24. Belle labbra, tra parentesi

Dimmi ancora una bugia,

poi una bugia,

poi la verità

Lazza, 100 MESSAGGI

Mai stata una persona mattiniera, soprattutto nei finesettimana, ma oggi ho fatto un'eccezione e sono molto fiera della mia produttività.

Ho appena finito di scrivere il pezzo per il master e adesso sto trascrivendo gli appunti della videocall con la contessa Valderamo Sant'Orsola.

Perché sì, ieri è stata la mia giornata fortunata fino in fondo e l'incontro fortuito con il contino mi ha permesso di fare passi da gigante nella mia piccola indagine personale su Patrizia Rinaldi Bianchi, come avevo cominciato a sospettare durante l'aperitivo con Sirio, che mi ha pregato di continuare in futuro a chiamarlo per nome dopo avermi riaccompagnato a casa in taxi.

L'ex governante di Villa Diamante, infatti, dopo essere stata licenziata da lì ha ricoperto la stessa posizione presso il Castello Capranica di Bracciano.

Lo ha fatto per oltre quarant'anni, fino alla scomparsa della precedente proprietaria, Linda Capranica, bisnonna di Sirio Valderamo Sant'Orsola dal lato materno, come confermatomi via smartphone dall'attuale contessa, la quale mi ha confermato i rapporti d'amicizia intercorrenti tra la propria famiglia d'origine e quella del marito anche prima della loro unione. Da qui, non ci vuole un genio per fare due calcoli e ipotizzare che la Rinaldi Bianchi, nel frattempo rimasta vedova e senza figli, abbia deciso di tornare nella natìa Milano e godersi la pensione.

Quello che non mi torna è il motivo per cui, pur licenziandola, la vecchia contessa Valderamo Sant'Orsola l'abbia raccomandata alla sua buona amica nel Lazio. E, più di ogni altra cosa, perché diavolo Stefano Borghi abbia tirato fuori la questione adesso, con me.

Dovrei chiederlo a lui ma, visto come ci siamo lasciati l'ultima volta, vorrei evitarlo.

Non posso più nascondere a me stessa che pensare a lui mi fa sentire strana. Vulnerabile, indifesa, tutte sensazioni che non vorrei provare in relazione al Tamarro.

‹‹Beata te, che puoi stare in mutande a fissare il vuoto›› esclama Sveva, riscuotendomi. Si sta trascinando dietro un trolley che ha l'aria di essere piuttosto pesante.

‹‹C'è sempre l'opzione fingiti morta›› le suggerisco ‹‹Io lo farei, anziché trascorrere due giorni con tua madre››.

‹‹Grazie, eh›› sbuffa la mia migliore amica ‹‹Guarda che mi sto sacrificando per te, ché mamma aveva minacciato di venire lei da Bradighera a vedere come ce la passiamo››.

Faccio finta di rabbrividire: ‹‹In quel caso mi sarei data per dispersa io››.

Le strappo una risata amara: ‹‹Prega che sopravviva fino a lunedì oppure mi troverai in cronaca nera al tg››.

‹‹Ornella Dalmasso non vale la fedina penale sporca›› la incoraggio ‹‹Non dopo tutti gli sforzi che hai fatto per arrivare fino a qui, ricordatelo››.

Ci abbracciamo finché un trillo dell'app sullo smartphone non l'avverte che il taxi la attende.

Ma la trattengo ancora un attimo:

‹‹A parte la preoccupazione per tua madre, va tutto bene?››

Negli ultimi giorni, anche dopo la sbronza colossale al festino universitario, l'ho vista più agitata del solito.

‹‹Magari quando torno ne parliamo›› replica, confermando i miei timori.

‹‹Viv, qualunque cosa accada possiamo risolverla, okay?›› tento di rassicurarla ‹‹Non c'è niente di definitivo a parte la morte››.

‹‹Certo che siamo proprio allegre, oggi›› sdrammatizza lei ‹‹Devo andare››.

La osservo chiudersi la porta alle spalle e l'inquietudine che sentivo torna con prepotenza.

Forse dovrei lasciare perdere la Rinaldi e le storie vecchie di quarant'anni per concentrarmi su Claudio Castelli.

Il tipo è viscido come una serpe, non vorrei averlo sottovalutato.

Nel frattempo, magari, dovrei anche vestirmi di qualcosa che non siano questi pantaloncini ridicoli e la maglia fitness fluorescente, tanto mi sembra chiaro che non farò work out neppure oggi, non ne ho voglia.

L'ho giusto sostituita con una maglietta bianca di cotone, da casa, quando suona il campanello.

Pensando che Sveva abbia dimenticato qualcosa, mi precipito.

Per poi trovarmi davanti, a sorpresa, Stefano Borghi.

Ha fatto manifesting in modo sbagliato, evidentemente. Grazie Universo.

‹‹Come diavolo fai a conoscere il mio indirizzo?›› lo interrogo sul pianerottolo, incrociando le braccia al petto in un atteggiamento affatto disteso.

‹‹Non sei l'unica che riesce a sapere le cose, quando vuole›› replica lui ‹‹Mi fai entrare?››

‹‹Dipende dal motivo›› gli tengo testa.

‹‹Sono venuto a riscuotere il favore che mi devi›› annuncia.

‹‹E bisogna mettersi comodi per farlo?›› lo sfido ‹‹Perché ricordo che il sesso non rientrava tra le opzioni››.

Mi rivolge un ghigno beffardo: ‹‹Per essere una a cui non interesso, lo tiri fuori spesso››.

Non mi scompongo: ‹‹Che vuoi?››

‹‹Che tu la smetta di cercare informazioni su Patrizia›› dichiara ‹‹È una storia vecchia, non serve a nessuno saperla e fa soffrire molte persone, soprattutto Lorella, quindi...››

‹‹Allora si spiega tutto›› ironizzo, tornando dentro ‹‹Ciao, Borghi››.

Faccio per chiudere la porta ma non me lo permette, spalancandola con una manata:

‹‹Sono serio, Alba›› aggiunge, e il tono di avvertimento indica che non sta scherzando.

‹‹Avresti dovuto pensarci prima›› sibilo ‹‹Sei stato tu a cominciare e ormai vado fino in fondo››.

‹‹Sono stato un idiota›› ammette ‹‹Ero incazzato perché mi avevi mollato al ristorante da solo e volevo darti una lezione coinvolgendo tuo zio, ma non ho considerato il resto››.

C'è una supplica nel suo sguardo che, mio malgrado, non mi lascia indifferente:

‹‹Ho già chiesto a zio Ambrogio più volte e credo sia stato sincero nel dirmi tutto quello che sapeva›› affermo ‹‹Lui e la Rinaldi avevano una specie di rapporto platonico finché lei non ha dato le dimissioni senza un motivo apparente e se n'è andata››.

‹‹E hai saputo il resto dai Sant'Orsola›› taglia corto il Tamarro.

‹‹Non la ragione per cui la governante è andata a lavorare dai Capranica a Bracciano, con ottime referenze dalla precedente datrice di lavoro nonostante si sia dimessa›› puntualizzo.

‹‹Ecco, sarebbe meglio non saperlo›› ribadisce lui ‹‹Potrebbe succedere un casino, altrimenti››.

Dall'esitazione con cui sceglie le parole, intuisco che si tratti sul serio di un argomento delicato.

‹‹Soprattutto per Lorella›› insisto.

‹‹Sì›› ripete.

Mi prendo un attimo per pensarci su.

‹‹Okay, smetterò di cercare risposte in giro›› acconsento ‹‹Ma solo se mi dici perché la Frigerio è così importante per te››.

Borghi si fa subito più rilassato: ‹‹Qua, sul pianerottolo?››

Per tutta risposta mi scosto, lasciandolo passare ed entra nell'appartamento.

‹‹Quindi è questa la casa di una giornalista›› commenta, guardandosi intorno.

‹‹Ci abito con la mia amica Sveva, che fa la cuoca e sono stata pure molto fortunata, visto l'andazzo del mercato immobiliare in città›› ribatto ‹‹Magari ti sembrerà modesta, in confronto alle regge da ricchi che frequenti, ma per me è okay››.

Alza le mani in segno di resa: ‹‹Non stavo criticando››.

‹‹No, infatti, stavi per raccontarmi di te e l'amica tua›› torno sul punto ‹‹Vuoi qualcosa? Io mi ero fatta un caffè prima che arrivassi››.

‹‹Va bene anche per me, grazie›› si accontenta. ‹‹Cosa vuoi sapere?››

‹‹Te l'ho già chiesto, Borghi›› gli faccio presente mentre inserisco una cialda di caffè Bertrand nella macchinetta. ‹‹E vedi di non fare il furbo, perché me ne accorgo››.

‹‹Sissignora›› mi asseconda, mimando un finto saluto militare. ‹‹Allora, beh, Lorella e io ci conosciamo da tanto tempo››.

‹‹Quanto?›› lo interrogo, passandogli il caffè. Le nostre dita si sfiorano in un contatto brevissimo, dando vita a una leggera scossa, che entrambi ignoriamo.

‹‹Ci vuoi zucchero?››

Fa di no con la testa: ‹‹Da quando è diventata la compagna di zio Leo››.

La rivelazione mi sconvolge: ‹‹Vai a letto con la ex di tuo zio?››

‹‹Certo che ti sei proprio fissata su sta cosa›› ribatte lui, stizzito ‹‹Lorella e io non scopiamo né succederà mai perché le voglio bene come a una zia, appunto››.

‹‹Okay, scusa›› mormoro ‹‹Ma quando sono venuta a casa vostra tu stavi lì mezzo nudo, lei era in vestaglia e ho pensato...››

‹‹Hai pensato male›› sentenzia ‹‹E non sarebbe la prima volta››.

Stiamo in silenzio per un po', poi continua:

‹‹Lei e zio Leo non si sono mai sposati ma mi è stata vicina anche dopo che è morto. E visto che a Roma e dintorni non aveva più nessuno, quando ho ceduto il The Lion King a Franz per renderlo uno dei suoi pub con birrificio a chilometro zero e lui mi ha offerto di essere il suo braccio destro gestendo tutta la catena come general manager, ho chiesto a Lorella di venire con me e lei ha accettato, anche se non ha buoni ricordi da queste parti››.

‹‹Perché lei è nata qui, come la Bianchi, e per un periodo ha lavorato pure a Villa Diamante›› ipotizzo.

‹‹Sì, come apprendista cameriera quando ci lavorava anche Patrizia›› conferma ‹‹Sono cugine››.

‹‹E Lorella c'entra con la decisione dell'altra di lasciare il posto da governante a Como per trasferirsi a Bracciano›› deduco ancora.

Il Tamarro annuisce: ‹‹Fermati qui, però, non posso dire altro. È meglio per tutti››.

Ci rimugino su un attimo:

‹‹Va bene, mi fido››.

‹‹Ti fidi?›› ripete lui.

‹‹Rispetto la lealtà che dimostri nei confronti di una persona a cui vuoi bene›› specifico ‹‹Comunque vada, sapere tutto non cambierebbe nulla, perché zio Ambrogio non mi è sembrato interessato a scoprire di più e avrebbe avuto tutto il tempo di farlo se gli fosse importato qualcosa di Patrizia››.

‹‹Lo penso anch'io›› concorda Borghi. ‹‹Quindi possiamo smetterla di litigare e ripartire da capo?››

‹‹In che senso?›› domando, finendo di sorseggiare il mio caffè.

‹‹Nel senso che quando ci vediamo ci salutiamo, ci beviamo una cosa›› propone lui ‹‹E un giorno o l'altro torniamo a cena insieme e finiamo la serata come si deve››.

‹‹Ah sì?›› lo sfido ‹‹E come dovrebbe finire la serata?››

‹‹Dai, lo sai›› replica lui, evasivo, senza guardarmi ‹‹Stavamo andando bene, l'altra sera››.

‹‹No, invece›› lo smentisco ‹‹L'altra sera sarebbe stata un fiasco in ogni caso perché noi non siamo così››.

‹‹Così come?›› chiede.

‹‹Io non sono la bambolina tirata a lucido, vestita griffata, che si accontenta delle porzioni mignon e tu, di sicuro, non il pinguino ripulito che mi scosta la sedia e mi versa il vino mentre vorrebbe solo sdraiarmi sul tavolo e fare le peggiori cose››.

Il caffè è un eccitante e mi ha chiaramente dato alla testa o forse no.

Magari è la consapevolezza della vicinanza dell'ultimo uomo al mondo da cui avrei immaginato di essere attratta e del fatto che io vorrei davvero che mettesse in pratica quello che ho appena detto.

Dunque faccio un passo verso di lui, audace, mentre il suo sguardo passa da sbigottito a famelico. ‹‹Le peggio cose?›› ripete.

Eppure, quando sono talmente vicina che gli basterebbe inclinare la testa affinché le nostre labbra si tocchino, ha ancora la lucidità necessaria per pronunciare il mio nome come  chiaro segno di avvertimento: ‹‹Alba››.

‹‹Che c'è?›› lo stuzzico ‹‹Scopi con qualcun'altra?››

‹‹No›› sussurra ‹‹Ma tu stai col bel dottorino››.

‹‹L'hai detto tu che non posso vincere contro un'ossessione›› ribatto.

‹‹E tu che il sesso non era un'opzione›› mi fa notare.

‹‹Prima, sì›› confermo ‹‹Di questo, però››.

Gli afferro il volto tra le mani e lo bacio, visto che non si decide lui per primo.

Gli ci vuole un attimo per realizzare e un altro ancora per ricambiare ma, quando lo fa, non ho dubbi che sia stata la mossa giusta da fare.

I suoi baffi mi solleticano il naso e poi il collo, mentre ne percorre tutta la linea con baci leggeri che mi provocano la pelle d'oca.

‹‹Dio, Pavesi, mi fai impazzire›› mormora, scostando l'orlo della maglietta mentre io faccio lo stesso con la sua. ‹‹Ti sogno tutte le notti con quel vestito rosso che non vedevo l'ora di sfilarti››.

‹‹L'ho restituito al negozio, mi dispiace›› lo informo, ansante ‹‹Ma puoi sfilarmi quello che indosso adesso, non mi lamenterò di certo››.

Ride e mi abbraccia, poi fa un passo indietro: ‹‹Non voglio essere solo una scopata memorabile per te›› dichiara ‹‹Che ne dici se domani ti chiamo e facciamo le cose con calma?››

‹‹Okay›› mormoro, confusa ‹‹Ma una cosa non esclude l'altra››.

Stefano scuote la testa: ‹‹Non richiamo mai quelle da una botta e via. E tu non lo sei››.

‹‹Potresti cambiare politica›› propongo ‹‹Venire a letto con me adesso e farti comunque sentire domani, giusto per dimostrare che non sei uno stronzo››.

‹‹Sapevo che, in fondo, anche tu eri rimasta colpita›› mormora, con un accenno di sorriso.

‹‹Non dovresti nemmeno telefonarmi›› insisto ‹‹Basterebbe un messaggio, un piccione viaggiatore, anche solo un segnale di fumo...››

‹‹Alba...›› mi ammonisce.

‹‹Presente, sembra di sentire l'appello›› ironizzo.

‹‹È meglio se me ne vado›› stabilisce lui, liberandosi dalla mia stretta. ‹‹Ci sentiamo domani››.

‹‹Potrei anche non rispondere, visto che sei stato così crudele›› lo minaccio.

Per tutta risposta, si sporge a rubarmi un altro bacio.

‹‹Lo farai se ne vuoi ancora›› profetizza ‹‹E anche di più››.

‹‹Ti preferivo Tamarro›› dichiaro mentre se ne va, ridendo.

‹‹A me piaci sempre, regazzina›› afferma prima che chiuda la porta alle sue spalle.

Mi lascio cadere sul divano, frustrata e insoddisfatta.

Perché mi tocca sempre aspettare per le gioie?

Allungo la mano a recuperare il telecomando dal tavolino basso di fronte alla tv. Magari un po' di programmi trash mi aiuteranno a staccare.

O forse no, perché non riesco a credere a quello che vedo.

Serena Riva sta infatti annunciando in uno spot pubblicitario gli ospiti della prossima puntata di Love Post, il suo programma di interviste alle coppie VIP.

E tra loro ce n'è una composta da Claudio Castelli e una ragazza.

Che, però, non è Sveva.

Spazio autrice

Quando dicono che i personaggi si scrivono da soli, beh, questo è un esempio pratico, sappiatelo xD

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