20. Con i se e con i ma non si scrive la Storia
La realtà, a differenza della fantasia,
non si preoccupa di essere verosimile
perché è vera.
Luigi Pirandello
Per fortuna quando sono rientrata sia mamma che zio Ambrogio dormivano, così è stato più facile, stamattina, sgattaiolare via a un'ora antelucana senza giustificazioni in vista della colazione a casa Frigerio.
Anche stavolta ho pescato a caso dal mio armadio un look abbastanza casual, per correre in stazione subito dopo a prendere il primo treno in partenza per Milano.
L'invito a sorpresa di Lorella mi agita proprio perché inaspettato ma l'unica soluzione, a quanto pare, è prendere il toro per le corna e affrontare la situazione di ambiguità che ho contribuito a creare con il mio comportamento. Perciò passo dal bar che è di strada e faccio incetta di brioche, sia mai che un po' di zuccheri raffinati aiutino.
‹‹Ciao›› mi saluta la padrona di casa, apparsa in vestaglia sulla soglia. ‹‹Grazie per la disponibilità››.
‹‹A te, per l'invito›› replico, entrando in casa. ‹‹A cosa è dovuto?››
‹‹Subito dritta al punto›› osserva Lorella ‹‹Lasciami almeno versare il caffè e fare quattro chiacchiere, prima››.
‹‹Okay›› la assecondo ‹‹Come va la vita?››
‹‹Potrebbe andar meglio›› afferma Lorella mentre tira fuori le brioches dal sacchetto del bar e riempie due tazzine di liquido scuro e fumante appena salito nella moka. ‹‹Zucchero?››
‹‹Sì, grazie, due cucchiaini›› accetto ‹‹Tu lo prendi amaro?››
‹‹Come la vita›› sentenzia lei, bevendolo tutto d'un fiato. ‹‹Ho saputo che hai cercato di contattare Patrizia Bianchi. Perché?››
‹‹Dipende›› prendo tempo.
‹‹Da cosa?›› ribatte, mostrando un'invidiabile faccia da poker. Devo ammettere che l'avevo sottovalutata, l'atteggiamento da svampita sfoggiato quando l'ho conosciuta mi ha dato un'idea diversa di Lorella Frigerio. Con ogni probabilità, sbagliata.
‹‹Dal motivo per cui lo vuoi sapere›› replico.
È una sfida di sguardi in cui nessuna delle due molla, lei perché sta valutando quanto sbottonarsi, io perché curiosa di capire cosa abbia scatenato una reazione simile.
A cavarci d'impiccio, paradossalmente, è chi ci ha messo lo zampino.
‹‹Che profumino›› esclama una voce nota in lontananza, seguita dallo stridio di una porta che viene socchiusa ‹‹Che te sei messa a cucina' pe colazione, Lore'? Pure er cane c'ha fame››.
Rumore di zampette in corsa e abbai felici confermano questa versione e preannunciano la comparsa di Fester, seguito dal suo umano di riferimento.
Mentre i miei occhi mettono a fuoco il fisico scolpito di Stefano Borghi, il mio cervello elabora tutti gli indizi, le informazioni casuali, le coincidenze sospette. I quali, davanti all'evidenza del Tamarro che gira per casa vestito solo di un paio di jeans logori da cui spunta l'elastico dei boxer diventa una prova. Osservando il suo torso nudo cosparso di tatuaggi, tutti i tasselli del puzzle vanno al posto giusto.
Lorella che sostiene siano vecchi amici.
Che gli tiene il cane quando è in viaggio di lavoro.
Che lo chiama il mio Step e lo difende a spada tratta.
E, d'un tratto, mi sento usata. Manipolata, come una bambola di pezza, senza nessun motivo.
‹‹Non sapevo che ci stava gente›› esclama Mr Zigomi Affilati, che non lo sono più tanto ricoperti da un velo di barba scura come i capelli, tornati indisciplinati. ‹‹Vado a vestimme››.
Fester, intanto, si avvicina in cerca di coccole ma gli riservo una carezza distratta, riportando l'attenzione sulla padrona di casa: ‹‹Chiedilo al tuo amico, che ci sono andata a fare dalla Bianchi›› replico ‹‹L'indirizzo me l'ha dato lui››.
Mi alzo in piedi, decisa ad andarmene.
‹‹Non tuo zio?›› chiede Lorella, affatto impressionata ‹‹In ogni caso, è meglio che tu stia alla larga››.
‹‹Con vero piacere›› esclamo, marciando verso la porta e sbattendola alle mie spalle.
Non so nemmeno da dove viene tutta questa rabbia che ho in corpo ma non darò soddisfazione a Lorella MILF Frigerio di mettere zizzania tra me e zio Ambrogio.
Okay, non lo conosco da tanto ma finora ha smentito tutti i miei pregiudizi.
Mamma sembra felice di stare da lui e ci ha supportate, economicamente e non, più di chiunque altro in tutta la nostra vita.
Se hanno dei problemi, che se li risolvano tra loro. Io non voglio più essere la marionetta di nessuno.
A questo punto, però, ci sono due possibilità: prendere il treno per Milano facendo finta di nulla oppure tornare da zio Ambrogio e tentare di saperne di più.
Un'indicazione in tal senso è fornita dallo squillo dello smartphone, che segnala in entrata una chiamata da parte di mia madre. Non le rispondo ma decido di andare direttamente a casa millantando una sorpresa.
Che è quello che urlo entrando dalla porta principale, facendo sobbalzare entrambi i fratelli Moratti, seduti sul divano del salone.
‹‹Alba, amore, non rispondi da ieri›› esclama mia madre ‹‹Mi stavo preoccupando››.
‹‹Beh, sono stata un po' impegnata›› taglio corto ‹‹Ma adesso sono qui››.
‹‹Menomale›› sentenzia zio Ambrogio ‹‹Agnese voleva già chiamare forze dell'ordine e ospedali››.
‹‹Mamma!›› sbotto ‹‹Sono a quarantacinque minuti di treno e abito con Sveva che conosci da quando è nata!››
‹‹Scusa, scusa, lo so›› si difende ‹‹È che non averti più per casa ogni giorno... Non mi ci sono ancora abituata››.
Scoppia in un pianto dirotto, mezzo isterico, che mi preoccupa non poco.
‹‹Ma non sei sola›› osservo ‹‹Adesso c'è lo zio con te››.
Sto per andare verso di lei e abbracciarla quando il diretto interessato si schiarisce la gola:
‹‹Alba, ti andrebbe di aiutarmi con le piante fuori?››
È una richiesta insolita perfino per lui, quindi non posso fare a meno di assecondarla.
‹‹È successo qualcosa fra di voi?›› lo interrogo non appena siamo fuori portata d'orecchio ‹‹Perché se avete cambiato idea sul vivere insieme...››
‹‹No, Agnese è solo un po' emotiva›› minimizza zio ‹‹Ma le cose si sistemeranno, vedrai››.
‹‹Quali cose?›› chiedo, per nulla tranquilla.
‹‹Le sue paturnie›› taglia corto. ‹‹Tu, piuttosto, come va a Milano?››
‹‹Bene›› lo rassicuro mentre infila i guanti da giardinaggio e comincia a ispezionare diverse piantine di fragole per cui ha creato una piccola serra. ‹‹Ho conosciuto pure Stella Valderamo Sant'Orsola. È una tua grande fan››.
‹‹La contessina è speciale›› afferma lui, affettuoso come non mai ‹‹Sapevo che avrebbe fatto strada››.
‹‹E con Sveva come va?›› si inserisce mamma, ripresasi in fretta dal suo crollo nervoso ‹‹La Gisa mi ha chiamato ieri per raccontarmi che non è tornata a Bradighera e Nella non l'ha mica presa bene››.
‹‹Ha avuto una proposta di lavoro importante›› riferisco ‹‹Da Castelli, quello col ristorante in Galleria››.
‹‹Claudio Castelli?›› domanda lei ‹‹Il giudice di Kitchen Talent?››
Con ogni evidenza, l'amore per i programmi trash passa per via genetica.
‹‹Proprio lui›› confermo ‹‹Era uno degli insegnanti di Sveva in accademia e le ha offerto un posto in brigata dopo il diploma››.
‹‹Beh, è un bell'uomo›› commenta mamma ‹‹Speriamo che sia pure bravo››.
‹‹E il master?›› chiede zio Ambrogio ‹‹Ieri non avevi la prima lezione?››
‹‹Sì, è andata bene›› dichiaro ‹‹Ho già legato con una collega e domani ho la prossima lezione››.
‹‹Bene, sono contento››. E sembra esserlo sul serio.
Forse è il momento giusto per approfondire il discorso Frigerio/Bianchi. ‹‹Senti...››
Molla le fragole per guardarmi, in attesa.
Per fortuna mamma è tornata di là e non ci sente, con il volume del televisore abbastanza alto da far ascoltare la nuova puntata della sua soap preferita a tutto il vicinato: ‹‹Ho conosciuto una persona›› esordisco ‹‹E credo la conosca anche tu››.
Zio Ambrogio tossicchia: ‹‹Avete fatto presto, col figlio di Oscar e Renata. Ai miei tempi ci si impiegava di più, a conoscersi››.
Cosa?! Devo averlo pronunciato ad alta voce.
‹‹Ieri sera ti ho vista rientrare in auto con Gabriele›› spiega ‹‹Ma tranquilla, non l'ho detto a tua madre››.
‹‹È che noi...›› provo a spiegare ‹‹Non sono sicura che sia quello giusto e non vorrei che mamma si facesse troppi film››.
‹‹Non preoccuparti, sono stato giovane anch'io›› mi rassicura zio ‹‹So come vanno certe cose. Il tuo segreto è al sicuro con me››.
‹‹Grazie›› esclamo, e lo intendo sul serio. Sono colpita, non mi aspettavo tanta comprensione da parte sua.
Ricambia con un cenno del capo, a chiudere il discorso, ma non sono d'accordo perché potrebbe essere la mia occasione per indagare meglio sulla Bianchi, se davvero zio c'entra qualcosa, come sostiene Lorella Frigerio.
‹‹Zio›› lo richiamo ‹‹Tu sei mai stato innamorato?››
‹‹Del mio lavoro, moltissimo›› replica.
‹‹No, intendevo di una persona›› obietto ‹‹Di una ragazza, magari, o anche un uomo, eh. So che ai tuoi tempi l'omosessualità era tabù ma a me puoi dirlo, non ti giudicherei mica››.
La precisazione sembra divertirlo: ‹‹Grazie, nipote, ma non serve tanta comprensione da parte tua››.
‹‹Quindi?›› lo incalzo.
Lo zio fa una risata esasperata: ‹‹Se il tirocinio al giornale di moda non andasse bene, potresti buttarti sull'investigativo. Sei peggio di un mastino››.
Rido anch'io: ‹‹Lo prendo come un complimento››.
‹‹Lo è›› mi assicura.
‹‹Ne sono lusingata›› affermo ‹‹Ma non abbastanza da dimenticare di cosa stessimo parlando››.
L'ilarità sfuma in malinconia e zio Ambrogio si fa assorto: ‹‹C'è stata una donna, una volta. È stato tutto assolutamente platonico ma forse le cose sarebbero potute in maniera diversa, in altre circostanze››.
‹‹Altre circostanze?›› insisto.
‹‹Se ci fosse stato più tempo, io fossi stato meno legato al mio lavoro, alla famiglia che ho servito e lei...››. La voce si spezza: ‹‹Non ha senso parlarne adesso, con i se e con i ma non si scrive la Storia››.
‹‹Quella con la S maiuscola, forse›› replico ‹‹Ma le altre eccome!››
Lo sguardo dello zio si fa sospettoso: ‹‹Perché tutte queste domande?››
Faccio spallucce: ‹‹Mi serve una buona traccia per un'esercitazione del master››.
Non credo di averlo convinto fino in fondo ma non importa. Un profumino invitante mi spinge in cucina, dove mamma sta sfornando una torta di mele dall'aspetto delizioso. Il mio stomaco vuoto, che non ha mandato giù altro che caffè, brontola e ne rubo una fetta al volo.
‹‹Non ti fermi a pranzo?›› chiede mamma ‹‹Devi ancora raccontarci un sacco di cose!››
‹‹No, ma', devo rientrare a Milano col primo treno›› la informo ‹‹Anzi, mi sa che è meglio che vada se voglio prenderlo››.
‹‹Ti do un passaggio in stazione›› propone zio e non posso che accettarlo.
Mentre recupero le mie cose lasciate nell'ingresso, però, mi cade l'occhio sulla mensola delle foto in bella mostra sotto la collezione autografata dei romanzi di Elizabeth Jane. A catturare la mia attenzione, di nuovo, è la cartolina natalizia del personale di servizio di Villa Diamante in posa con i vecchi conti, di cui ho già chiesto a zio Ambrogio. Ma i lineamenti familiari, stavolta, non sono solo i suoi.
Invece la governante, come hai detto che si chiamava?
Patrizia Rinaldi.
Il cognome è diverso ma potrebbe essere una versione più giovane della donna che ho trovato all'indirizzo fornitomi da Borghi, una Emma Thompson nei panni di Sally Kenton, la governante di Quel che resta del giorno.
Ci rimugino per tutto il tragitto in auto ma soltanto quando scendo, pronta all'ennesimo viaggio in treno verso il capoluogo meneghino, ho il coraggio di indagare ancora. Mi affaccio al finestrino del passeggero spalancato per un'ultima provocazione allo zio: ‹‹Se avessi la possibilità di rivedere la donna di cui mi hai parlato, che faresti?››
‹‹Non credo sia possibile, Alba›› ribatte lui ‹‹Sono passati tanti anni››.
‹‹Tu pensaci›› esclamo, prima di correre via.
Forse ho abbastanza materiale per rimettere insieme i pezzi di questo mistero ma ha senso farlo? Perché Borghi mi ha dato quell'indirizzo? Ho giurato a me stessa di non voler più agire come un burattino manovrato da altri però una parte di me vuole capire. Sarebbe più semplice andare a chiederglielo, se solo mi fidassi.
Mi tornano in mente la sua faccia da schiaffi, il ghigno onnipresente, gli addominali tatuati...
Non ci devo pensare, non adesso che rischio di perdere il treno. E nemmeno quando mi sono assicurata il mio posto sul convoglio, evidentemente, perché il mio smartphone comincia a squillare insistentemente.
È Sveva, a cui rispondo controvoglia:
‹‹Ehi, Viv››
‹‹Alba›› sbotta lei ‹‹Ma dove sei? Non ho tue notizie da ieri e non sei nemmeno a casa!››
‹‹È una storia lunga, ti racconto quando torno›› taglio corto, perché al momento non ho le forze per un riassunto e non mi va neppure di raccontare i fatti miei ad alta voce in mezzo a estranei ‹‹Comunque sto bene. Tu?››
‹‹Anche›› replica, un po' imbronciata ‹‹Ma quando torni? Perché oggi è il mio giorno libero e avevo pensato di organizzare una cena per presentarti Claudio››.
WTF?!
‹‹Stasera?›› domando.
‹‹Beh, sì›› conferma la mia migliore amica ‹‹È uno dei pochi giorni in cui sarebbe libero anche lui››.
‹‹Non so quando torno›› esclamo ‹‹Ti faccio sap...››
Oppure no, perché lo smartphone si spegne di colpo e io ho dimenticato il power bank da qualche parte che non è la mia borsa.
Sbuffo di frustrazione però, infine, mi rassegno a rimanere in compagnia dei miei dubbi e delle domande senza risposta.
Zio Ambrogio avrà anche ragione a dire che le ipotesi non fanno i fatti ma le sceneggiature dei film mentali sì, e pure belle dettagliate, degne degli Oscar.
Qual è quella peggiore?
Che Borghi e la Frigerio abbiano una relazione?
Che zio Ambrogio non ne abbia mai avuta una con la tipa che forse ho incontrato?
Che io potrei averne una con Gabriele, se solo riuscissi a bypassare l'assenza totale di chimica tra noi?
Che la mia migliore amica ne abbia una con uno stronzo manipolatore narcisista che vuole addirittura presentarmi a cena?
Quando la realtà supera l'immaginazione, è lì che cominciano i guai.
E io ci sono dentro fino al collo, mi sa.
Spazio autrice
È tornato zio Ambrogioooo <3
Per il resto, vi rigiro la domanda: quale scenario tra quelli immaginati da Alba sarebbe più spaventoso?
Vi leggo e spero di aggiornare presto ;)
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