19. It must be exhausting always rooting for the anti-hero

I have this thing where I get older but just never wiser

Midnights become my afternoons

When my depression works the graveyard shift

All of the people I've ghosted stand there in the room

Taylor Swift, Anti-Hero

Tornare sulle rive del lago di Como si sta rivelando quasi familiare.

È una bella sensazione, che va a sommarsi alla felicità momentanea che provo adesso.

Alla stazione, stavolta, non c'è nessun viso familiare visto che non ho avvisato nessuno del mio arrivo tranne Gabriele.

La casa di zio Ambrogio è vuota, forse lui e mamma sono usciti a fare la spesa, ma non mi dispiace. Ho del tempo per stare tranquilla e rilassarmi prima dell'appuntamento con Gabriele. Chissà dove mi porta. Ed è pure la prima volta che usciamo. Mi sa che è meglio prendere qualcosa in prestito dall'armadio di mamma che, con questo trend del re-wear, rischia di essere più in di me. Ed è tutto dire, per essere una che aspira a lavorare in un giornale di moda.

Alla fine, opto per un semplice vestito in denim con giacca coordinata e converse blu che pesco dal guardaroba rimasto qui.

In fondo meglio non avere aspettative troppo alte per un primo appuntamento, no?

Pare pensarla così anche Gabriele, che indossa un outfit simile al mio: Levi's, Timberland gialli, una camicia azzurra con maglioncino dello stesso colore, in pendant con i suoi bellissimi occhi e un Moncler scuro a coprire il tutto.

‹‹Ciao›› mi saluta con un bacio sulla guancia, un po' impacciato, quando salgo in auto.

‹‹Ciao›› lo imito, anch'io un po' nervosa ‹‹Grazie per aver accettato subito la proposta di vederci››.

‹‹Figurati, sai che mi fa piacere›› replica lui ‹‹E ti porto in un posto spaziale››.

‹‹Ah, sì?›› domando ‹‹E dove?››

‹‹Una pizzeria napoletana appena inaugurata›› mi informa ‹‹Il titolare è il fratello di un collega››.

‹‹Ah, bello›› esclamo ‹‹Mi va proprio una pizza come si deve››.

Gabriele ride: ‹‹Un'altra cosa in comune››.

‹‹Un'altra?›› lo stuzzico.

‹‹A parte l'amore per gli animali›› mi ricorda lui, immettendosi in una via in cui troviamo parcheggio.

‹‹Già›› confermo ‹‹Come stanno i cuccioli di cui mi hai mandato le foto?››

‹‹Benissimo, li ho dimessi stamattina insieme alla madre›› mi aggiorna ‹‹E poi è stata una giornata abbastanza tranquilla››.

‹‹Ragion per cui hai potuto portarmi a cena›› lo stuzzico.

‹‹Lo avrei fatto comunque›› afferma lui ma, prima che possa aggiungere altro, veniamo interrotti per le ordinazioni.

‹‹Dottor Pascucci, buona sera›› saluta il cameriere. ‹‹Signorina››.

Replico con un cenno mentre Gabriele si illumina: ‹‹Ehi, Genna', come va?››

‹‹Tutto bene, tutto bene›› dichiara quello ‹‹Abbiamo aperto da poco ma c'è tanta gente ogni sera››.

‹‹Sono contento, successo meritato›› esclama il mio accompagnatore, passando poi alle presentazioni ‹‹Alba, questo è Gennaro Esposito, il miglior pizzaiolo che conosca nonché fratello del mio carissimo amico e collega Antonio, di cui ti dicevo››.

‹‹Piacere›› dichiaro ma il titolare non dà segno di aver sentito:

‹‹Tony parla sempre di lei e dei bei tempi dell'università, con la signorina Malaguti›› commenta ‹‹Credevamo vi sareste sposati e invece...››

Gabriele si rabbuia subito e il cambiamento viene notato anche dal finora poco discreto Esposito, che decide di tagliare corto: ‹‹Comunque offre la casa, buona serata››.

Quando se ne va, rimaniamo un paio di minuti in silenzio.

‹‹Simpatico il tuo amico›› osservo, per sciogliere la tensione che si è creata.

‹‹Anche un po' pettegolo›› ribatte Gabriele, ancora teso.

‹‹Ehi, rilassati›› provo a rassicurarlo, cercando la sua mano attraverso il tavolo senza trovarla, perché l'ha ritratta. ‹‹È il nostro primo appuntamento, stiamo mangiando una pizza››.

Che arriva proprio in questo momento, portata da un cameriere diverso da Gennaro Esposito.

‹‹Potremmo avere anche due birre alla spina?›› chiedo ‹‹Due bionde piccole, grazie››.

‹‹Io non bevo›› sentenzia Gabriele.

‹‹Magari potresti fare un'eccezione›› suggerisco ‹‹Giusto per scioglierci un po'››.

Accetta con una smorfia, cambiando argomento: ‹‹Com'è andato il tuo primo giorno di master?››

‹‹Beh, tutto sommato bene›› considero ‹‹Anche se è un po' presto per tirare le somme››.

‹‹E a Milano?›› domanda ‹‹Come ti trovi?››

‹‹Non ho visto molto ma, per il momento, mi piace›› affermo ‹‹Tutt'altra cosa rispetto a Bradighera, non c'è nemmeno da dirlo››.

‹‹Quindi sei una ragazza di città›› deduce Gabriele ‹‹Non torneresti mai a vivere in un piccolo centro o, che ne so, in campagna?››

‹‹Beh, dipende›› puntualizzo ‹‹Como mi piace, ad esempio, e non è grande quanto Milano››.

Un sorriso tiepido gli spunta sulle labbra e, poco dopo, arrivano le nostre birre. Non mi sfugge che si tratti di Landmann Brau. Pensare a Franzlander e, per sillogismo, al suo manager mi viene naturale. Quindi mi sforzo di non farlo, rigirando la domanda a Gabriele: ‹‹E tu? Più cittadino o country boy?››

Il tono gli strappa una vera e propria risata: ‹‹Ragazzo di campagna, decisamente››.

‹‹Beh, ma avrai vissuto in città per l'università...›› indago.

L'allegria svanisce subito. Ecco, siamo tornati al punto dolente. Brava Alba, il master su come rovinare i primi appuntamenti è già tutto tuo.

‹‹Sì, ho frequentato Veterinaria a Milano›› mi asseconda, stringato ‹‹E ci ho vissuto con il fratello di Gennaro, Tony, e Dafne Malaguti. Ma non l'ho mai particolarmente amata››.

Dovrei trattenermi ma me l'ha servita su un piatto d'argento, senza contare che è l'elefante nella stanza da quando Esposito l'ha citata: ‹‹Dafne Malaguti o Milano?››

La mia curiosità ha preso il sopravvento ma non me ne pento.

Per tutta risposta, Gabriele ingolla mezza pinta della sua birra alla spina: ‹‹Scusa, ma non mi va di parlarne››.

‹‹Okay, okay›› lo assecondo e finiamo per mangiare le nostre pizze in silenzio.

Quando usciamo dal locale, esordisce: ‹‹Senti...››

‹‹No, tranquillo›› minimizzo ‹‹È colpa mia, non si parla degli ex a un primo appuntamento. Scusa, sono stata indelicata››.

‹‹Dafne Malaguti non è una mia ex›› puntualizza Gabriele ‹‹Eravamo compagni di scuola da quando si è trasferita qui, e colleghi in università››.

La puntualizzazione mi sorprende: ‹‹Ma il tuo amico ha detto...››

‹‹Ero innamorato di lei, sì›› chiarisce ‹‹Ma non ricambiato. Fino alla fine dell'università ho sperato che la nostra amicizia potesse diventare qualcosa di più, però non è successo››.

‹‹Oh, capisco›› commento, imbarazzata ‹‹Quindi...››

‹‹Dafne non è più un problema›› sentenzia ‹‹Dopo avermi friendzonato, si è trasferita in Inghilterra e non l'ho più sentita. So che si è sposata, ha una figlia e le auguro ogni bene. Questo è tutto››.

La rigidità della mascella racconta un'altra storia però decido di fidarmi. Dopotutto non deve essere facile superare una situazione del genere e, comunque, si sta impegnando.

‹‹Non c'è stata più nessuna dopo di lei?›› domando.

Gabriele scuote la testa, poi mi guarda: ‹‹Ci sei tu, ora, se mi vuoi ancora nonostante questa serata terribile››.

Il suo sguardo ceruleo si fa di colpo così intenso da non riuscire a sostenerlo:

‹‹Beh, io...›› balbetto, subito interrotta.

Perché, in due falcate, Gabriele mi è vicino, tanto, forse troppo. E le sue labbra si schiantano sulle mie, in un bacio sorprendente, per una serie di motivi che però non sono quelli giusti. Perciò non lo ricambio o, perlomeno, così mi racconto.

Gabriele non insiste, allontanandosi di un passo: ‹‹Sono stato impulsivo, ti ho spaventata›› considera.

‹‹No, è che non me lo aspettavo›› ammetto ‹‹Cioè, io non ho rotture traumatiche o ex problematici ma non vorrei che stessimo correndo troppo››.

‹‹Correndo troppo?!›› sbotta lui ‹‹Sono settimane che flirtiamo, ci commentiamo le storie su Instagram, faccio di tutto per assecondarti nella tua vita da aspirante donna in carriera e in ogni caso mi tieni a distanza››.

Ripenso alle parole di Sveva e realizzo che è la verità.

‹‹Hai ragione›› ammetto ‹‹È che il problema non sei tu, sono io››.

Alza gli occhi al cielo: ‹‹Per favore, basta cazzate››.

‹‹Mio padre se n'è andato quando ero piccola e non riesco a fidarmi degli uomini›› esclamo ‹‹È un banale cliché, me ne rendo conto, ma secondo la terapista da cui sono andata per un po' è il motivo per cui non ho mai avuto una vera relazione››.

Abbasso gli occhi mentre ne parlo, piena di vergogna, ma quando li rialzo incontro lo sguardo di Gabriele e non ci trovo alcuna traccia di scherno. O di giudizio.

Torna ad affiancarmi e passeggiamo per un po' in silenzio.

‹‹Non hai più avuto contatti con lui?›› mi chiede.

Faccio cenno di no con la testa: ‹‹Non ci ha più cercate, né me, né mia madre. A dire il vero, credo siano ancora sposati sulla carta, perché nessuno dei due ha mai avuto abbastanza soldi per il divorzio››.

E procedo a raccontare la mia triste storia.

‹‹Certo che è la serata delle grandi confessioni›› commenta lui, alla fine, quando siamo arrivati nei pressi della sua auto.

‹‹Infatti›› concordo ‹‹Per la serie: due casi umani fanno una coppia normale, forse››.

Gabriele ride: ‹‹Tu dici?››

Faccio spallucce: ‹‹Non lo so. Hai intenzione di scoprirlo?››

Per tutta risposta, si avvicina di nuovo ma stavolta sono io a baciarlo per prima.

Non è spiacevole eppure non sento le farfalle nello stomaco né alcuna emozione in particolare.

Però magari è davvero colpa mia, ché mi sono fatta troppe aspettative romantiche su come debba essere una relazione sentimentale, quando invece la realtà è ben diversa.

E Gabriele Pascucci, finora, ha dimostrato di poter essere una buona scelta.

Perciò risaliamo in auto e sarei pure pronta ad accettare se mi proponesse di trascorrere la notte a casa sua ma lui, da perfetto gentiluomo, mi riaccompagna da zio Ambrogio.

‹‹Domani riparto nel pomeriggio›› lo informo ‹‹Magari potremmo fare colazione insieme››.

‹‹Devo essere in clinica prestissimo›› replica ‹‹Bisogna fare il punto con il resto dell'equipe per un intervento delicato su una puledra››.

‹‹Capisco›› esclamo ‹‹Beh, magari uno di questi giorni potresti venire a Milano e farmi da cicerone, visto che la conosci meglio di me››.

‹‹Mi organizzo e ti faccio sapere, ok?›› ribatte ‹‹Intanto posso avere un ultimo bacio della buonanotte?››

Lo accontento ma l'assenza di chimica si fa sempre più evidente e mi imbarazza da morire, dunque è uno scambio piuttosto breve.

Dopo essere scesa dall'auto e aver attraversato il vialetto fino alla porta di casa, mi giro per guardarlo andar via.

Ho appena infilato le chiavi nella toppa quando sento vibrare il telefono in tasca.

Sorrido all'idea che mi scriva nonostante ci siamo separati da un paio di minuti.

Ma il messaggio non è suo bensì di una persona da cui non speravo più di avere notizie, Lorella Frigerio.

L: Ciao

L: Quando torni a Como possiamo parlare?

A: Ciao, sono già in città

L: Bene

L: Sei libera a colazione?

Forse è stato un bene che Gabriele non lo fosse

A: Sì

L: Ti aspetto a casa mia alle otto

L: Non dirlo a nessuno

A: Okay

A: A domani

Nuovo livello d'ansia: sbloccato

E ora, deve passare la nottata.

Spazio autrice

So cosa sta pensando chi ha già letto Quello che siamo diventati: Dafne Malaguti è imparentata con Alvaro ma non è sua moglie né sua figlia.

Non entro nei dettagli perché potrebbero costituire spoiler, semmai mi decidessi a pubblicare la storia del nostro Soler dei poveri cit.- qui mi pare piuttosto improbabile, e la stretta sulle linee guida non fa che confermare l'impressione generale che la piattaforma stia andando verso il baratro - ma giusto per saperlo.

Se invece non avete letto QCSD, just saying, il problema non si pone.

Per il resto, se vi va, finché la storia rimarrà online vi aspetto nei commenti.

Spero sia stata una buona lettura.

A presto!

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