11. Uno su mille ce la fa

Uno su mille ce la fa
E tu dovrai cambiare idea
La vita è come la marea
Uno su mille ce la fa

Gianni Morandi, Uno su mille ce la fa

Il panorama vista lago da Villa Diamante è bellissimo al tramonto.

O almeno così dicono perché io, che ci sono dentro dall'ora di pranzo, non ho avuto nemmeno cinque minuti di pausa. I catering a buffet aumentano in maniera esponenziale le probabilità che la serata organizzata finisca in tragedia. La festa vera e propria non è ancora iniziata e abbiamo già sfiorato il disastro almeno un paio di volte, evitandolo, gliene va dato atto, solo grazie alla prontezza di spirito di Stefano Borghi. Il braccio destro di Franz Landmann sovrintende all'organizzazione dietro le quinte, dimostrando sangue freddo e un'indole passivo aggressiva già noti dalla sera in cui ci siamo conosciuti ma che, in questo contesto, danno i propri frutti. Ha infatti ovviato al ritardo della responsabile del catering e all'infortunio di un cameriere con un aplomb invidiabile, paragonabile solo a quello di zio Ambrogio che, nella sua livrea di ordinanza, si sta preparando ad accogliere gli ospiti.

Proprio lui mi chiama sottovoce: ‹‹Alba››.

‹‹Dimmi, zio›› mormoro di rimando, avvicinandomi.

‹‹Borghi è riuscito a reclutare all'ultimo minuto una sostituta del cameriere infortunato›› rivela ‹‹Va' ad accoglierla sul retro e fa' in modo che sia pronta prima di subito››.

‹‹Okay›› lo assecondo, sperando di approfittare dell'attesa per rifiatare un attimo.

A dire il vero, sono già delusa e un po' scocciata perché, pare, sarà una festa per soli giovani. Niente vecchia guardia né pezzi da novanta, della famiglia Valderamo Sant'Orsola ci sarà solo il signor contino, come mi ha imposto di chiamarlo zio Fester pena disonore su di me e la mucca che non ho per le prossime settordici generazioni, e qualche conoscenza del mondo nautico.

Insomma, dovrebbe essere una cosa easy nonostante l'organizzazione in grande stile e questo crea qualche problema, soprattutto con Mariele Sabatini la quale, dopo il mio messaggio, attende qualche gossip succulento.

Una massa di ricci rosso menopausa, come un'autorevole testata di settore ha definito la tonalità di capelli che sfuma nell'amaranto adottata da parecchie cinquantenni, e grandi occhi chiari da manga o Bratz, la nuova cameriera sembra essere agitata quanto se non più di me.

‹‹Lorella Frigerio, piacere›› si presenta tendendo una mano che quasi non mi dà il tempo di stringere ‹‹Scusa ma la macchina mi ha lasciato a piedi e non ricordavo la strada per il retro››.

‹‹Tranquilla, nessun problema›› le assicuro ‹‹Ti mostro dove puoi cambiarti››.

‹‹Veramente già lo so›› replica lei ‹‹Non è la prima volta che vengo in questa casa, Step e io siamo vecchi amici››.

Recepisco l'informazione con un'alzata di sopracciglia ma la nuova arrivata non ci fa caso, impegnata com'è a infilarsi l'uniforme e ritoccare il trucco già piuttosto pesante:

‹‹Te invece non t'ho mai vista da queste parti›› commenta, con una voce roca da tabagista incallita, adesso che ci faccio caso.

‹‹Mi sono trasferita da poco, infatti›› la informo. ‹‹Alba, piacere››.

‹‹C'hai la faccia di una novellina, in effetti›› replica ‹‹Ma non ti preoccupare, andrà bene, basta guardarsi le spalle a vicenda››.

Mi dà un buffetto, poi mi precede su per le scale di servizio che portano all'androne, dimostrando un perfetto orientamento negli spazi.

Veniamo subito intercettate dalla responsabile del catering, una biondina segaligna dalla faccia imbronciata che, a pelle, non mi sta tanto simpatica: ‹‹Andate subito in sala›› ordina ‹‹Gli ospiti stanno arrivando››.

‹‹Sissignora›› ribatte Lorella, in apparenza sarcastica. Le vado dietro e, come pensavo, il suo giudizio non si fa attendere: ‹‹Ha ancora la bocca sporca di latte e vuole insegnarmi il mestiere››.

‹‹La conosci?››

Un sorriso amaro affiora alle labbra della mia collega: ‹‹E chi non lo conosce, i Pascucci››.

Drizzo le antenne: ‹‹Pascucci? Come il veterinario?››

‹‹Già›› conferma lei ‹‹Potrei dirti vita, morte e miracoli di tutti i presenti in questa stanza e ancora ne avanzerebbe››.

È un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare: ‹‹Tipo?››

La affianco dietro il tavolo, mentre ci prepariamo ad aprire il buffet non appena gli invitati metteranno piede in sala.

Lo sguardo di Lorella si focalizza su un ragazzo vestito elegante, che s'intravede dalla porta. È giovane, sui vent'anni forse, ma salta all'occhio per l'atteggiamento gioviale e una folta chioma fulva ben pettinata all'indietro, in coordinato con un velo di barba ben curata dello stesso colore e occhi castano verdi molto intensi.

‹‹È un bravo fioeu, il contino Sant'Orsola›› mormora, indicandolo ‹‹Vedendolo, somiglia a sua madre, ma poi è un pezzo di pane come il padre, anche se sono nati con la camicia››.

‹‹Da come lo dici, sembra una cosa brutta›› osservo, continuando a studiare l'ospite della serata.

‹‹È che quelli così finiscono nelle mani sbagliate›› sentenzia Lorella, a mezza bocca ‹‹Con certe arpie che non se li meritano, tipo quella biondina inglese che pareva una statua di sale con cui si era fissato, Dio solo sa perché››.

Veniamo interrotte dai primi presenti che si dirigono verso di noi, pronti a essere serviti ma, quando abbiamo fatto, riprendo il discorso: ‹‹E poi com'è finita?››

‹‹Al contino? Che si è messa di mezzo la sorellastra e li ha fatti troncare›› riferisce Lorella.

‹‹Intendi la figlia di primo letto del conte, la stilista?›› la incalzo.

‹‹La contessina Stella, sì, quella che si è risposata da poco col nipote dei Malaguti›› conferma ‹‹E la cugina vorrebbero piazzarla proprio col contino che è coetaneo, giusto per tenere tutto in famiglia, ma non credo che ce la faranno››.

‹‹Perché no?›› domando ancora, curiosissima perché questa parte sulle nuove generazioni nei romanzi di Elizabeth Jane non c'è.

‹‹Perché al cuore non si comanda›› esclama Lorella ‹‹E il contino c'ha gli occhi troppo tristi per guardare un'altra››.

La festa entra nel vivo e non ho più modo e tempo di ascoltare le chiacchiere di Lorella, eppure, alla luce delle sue rivelazioni, tengo gli occhi aperti.

È una serata informale, il giovane Sant'Orsola la fa da padrone, in tutti i sensi, data l'assenza dei genitori o di altri parenti e ha una parola per tutti. Indubbiamente sa come ci si comporta in questo genere di occasioni tuttavia, nel corso della serata, lo becco più volte a fissare la porta, come se aspettasse qualcuno che, però, non arriva.

‹‹Non ti pago per battere la fiacca, regazzina›› mi sento apostrofare ‹‹E Sirio Sant'Orsola è un po' fuori dalla tua portata››.

Stefano Borghi mi affianca e, sebbene la nasconda bene, avverto la sua stanchezza.

‹‹Perché lui è più piccolo o io sono troppo povera?›› lo sfido ‹‹Illuminami, visto che sembri non aver avuto problemi ad arrivare a trattare alla pari con questa gente e nemmeno con le regazzine, come le chiami tu››.

Gli restituisco la definizione, occhieggiando la responsabile del catering.

Miriam Pascucci, sorella di Gabriele, anni trenta ergo mia coetanea secondo le info ascoltate in giro nel frattempo, se lo sta mangiando con gli occhi e li ho beccati un paio di volte a ridere e flirtare, quindi è proprio l'ultima persona che può farmi la morale sul punto.

Il solito ghigno beffardo gli tende le labbra ma, prima che possa pronunciarsi, intercetto un cenno di zio Ambrogio e non perdo tempo nell'avvicinarmi.

‹‹Pare che ci siano un paio di ospiti inattesi in arrivo›› mi informa ‹‹Trova la Frigerio e chiedile di salire con te a preparare due stanze per la notte››.

‹‹Ma io non ho idea...›› balbetto, interrotta a sorpresa dalla mia nuova collega: ‹‹Io sì››.

Tra Lorella e zio Ambrogio passa uno sguardo duro, carico di tensione. Con un gesto, però, ci invita a sbrigarci e si fa da parte per lasciarci salire ai piani superiori.

La mia collega si dirige a passo sicuro verso corridoio in fondo a destra, dove ci sono due camere degli ospiti adiacenti e vuote.

‹‹Quanto spesso hai lavorato qui?›› indago.

‹‹Abbastanza›› minimizza ‹‹È rimasto tutto uguale, comunque››.

Prepariamo i letti in quattro e quattr'otto e, quando stiamo finendo l'ultimo, sentiamo il ronzio di un motore sul vialetto d'accesso alla Villa.

Lorella mi tira per la manica e spegniamo la lampada per avvicinarci alla finestra e dare una sbirciata.

Si tratta di un'auto scura, da cui scendono due ragazze in abito da sera.

Una è rossa di capelli, come il contino, l'altra invece è bionda, di una bellezza eterea che la fa assomigliare a una ninfa.

‹‹Che mi prenda un colpo se non sono la cugina del contino e la sua migliore amica›› esclama Lorella ‹‹Mi ci gioco l'ingaggio di stasera››.

‹‹Perché è così importante?›› la interrogo.

‹‹Perché la biondina è la ragazza del contino, quella che l'hanno costretto a mollare!›› spiega la mia collega ‹‹Vieni, dobbiamo scendere subito, non possiamo proprio perdercele››.

Non capisco il motivo di tanto entusiasmo ma, considerando che tutto fa brodo stasera, la seguo.

Per fortuna, riusciamo a cogliere il momento preciso dell'entrata in scena delle due.

Sirio Sant'Orsola sta tenendo un breve discorso di ringraziamento ai presenti, dicendosi felice che siano qui a festeggiarlo e orgoglioso del nuovo record stabilito eppure la scintilla che lo accende nel momento in cui si accorge che tra la folla c'è lei, la biondina che secondo Lorella gli ha rubato il cuore, è impagabile.

La gioia, i sorrisi, l'intensità degli sguardi che intercorrono fra loro, tutte cose che mi fanno credere che l'amore esista e augurare possa trionfare, almeno una volta su un milione.

Farei follie, per uno così.

Uno su mille ce la fa, canta Gianni Morandi.

Spero possa essere vero, in questo caso.

Infatti mi vedo già il pezzo pubblicato su Feminine, sui Romeo e Giulietta del Lago di Como. Se Lorella ha ragione, il riavvicinamento tra il contino Sant'Orsola e la sua bella, osteggiato dalla famiglia, potrebbe fare gola agli amanti dei rotocalchi, considerando anche il nuovo traguardo sportivo di lui che lo porta a distinguersi negli annali della motonautica.

La pista c'è, devo solo batterla.

Soprattutto al pc.

Scambio un'occhiata complice con la mia nuova collega che, nonostante ciò che ha detto prima, sembra intrigata quanto me dal risvolto imprevisto.

Non mi sfugge neppure la preoccupazione di zio Ambrogio, ma avrò modo di chiedergliene conto.

Per la prima volta dopo tanto tempo, non vedo l'ora di tornare a casa per mettermi a scrivere, magari facendo prima un ripassino circa i complicati rapporti sociali dei Valderamo Sant'Orsola.

Con questi presupposti, ci sarà da divertirsi.

E allora, che la festa abbia inizio.

Spazio autrice:

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