10. Non si fraternizza col nemico

Credo in una sola vita

Che ti possa dare tutto

Anche senza la fatica

Che possa farti stare bene

Senza domandare

"Che ti ho incontrato a fare?"

Canova, Vita Sociale

Il resto del fine settimana lo trascorriamo mangiando schifezze spalmate sul letto della camera di Sveva mentre la tv passa programmi trash.

Di sera vorrei tornare al Belli e Dannati nella speranza di rimorchiare qualcuno allo speed date danzante ma Sveva si oppone, perché ci ha lasciato un curriculum e teme di avere meno chance di essere presa se la vedessero spesso come cliente.

Perciò la costringo a maratonare con me la serie tv tratta dai romanzi di Anna De Giorgis e ci prende talmente tanto che rifiutiamo di giocare a Taboo con i suoi coinquilini.

‹‹Comunque sta serie è tanta roba, in tutti i sensi›› bofonchia a un certo punto, con la bocca piena di popcorn. ‹‹Tuo zio avrebbe un sacco di cose da raccontare e tu parecchio materiale su cui scrivere››.

‹‹Ma sarebbe roba vecchia di almeno vent'anni›› protesto ‹‹E comunque dovrei avere fonti certe, altrimenti potrei beccarmi qualche querela››.

‹‹E tu indaga, no?›› mi sprona la mia migliore amica ‹‹Potrebbe tornarti utile su più fronti››.

‹‹Pensi che dovrei davvero fare la spia con la Sabatini?›› le chiedo, riferendomi alla proposta della caporedattrice di cui le ho parlato. ‹‹Tutti i sordidi segreti degli ex datori di lavoro di mio zio e della loro cerchia di amici in cambio, magari, di un contratto nella redazione del giornale dei miei sogni?››

‹‹Non suona nemmeno troppo male›› replica Sveva ‹‹Magari potresti capire anche che fine ha fatto la governante e darle giustizia››.

‹‹Zio Ambrogio è molte cose ma, per come ho imparato a conoscerlo, non un tiranno ingiusto›› mi trovo a obiettare ‹‹Se sostiene di aver fatto il possibile per quella poveretta, io gli credo››.

‹‹Ma sentila, come lo difende›› mi prende in giro Viv ‹‹Non è che, sotto sotto, ti ci stai affezionando?››

La bizzarra ipotesi le fa guadagnare una cuscinata eppure, in fondo, potrebbe essere vera, perché quando scendo dal regionale per Como e lo trovo ad aspettarmi al binario mi scopro contenta che sia lì per me.

‹‹Ehilà›› lo saluto mentre si ostina ad aiutarmi col bagaglio ‹‹Scommetto che non ti sono mancata per niente››.

‹‹Potrei dire la stessa cosa›› ribatte ‹‹Visto come te ne sei andata, senza farti sentire nemmeno con tua madre››.

Il tono risentito mi fa sbuffare: ‹‹Guarda che ho trent'anni e mamma sapeva benissimo dov'ero››.

‹‹Milano non è il paesino dove abitavate prima›› sbotta lui ‹‹Non sai mai cosa può accadere››.

‹‹Se sei venuto a prendermi solo per farmi la ramanzina, posso andare benissimo a piedi›› esclamo ‹‹E, per la cronaca, stavo per essere investita qui, nella tua amata Como, giusto il giorno in cui me ne sono andata a Milano››.

Come previsto, zio Ambrogio si agita: ‹‹Quando? Da chi?››

Ripenso alla scena:

‹‹Mentre stavo portando Fester dal veterinario e tranquillo, non lo conosci›› dichiaro ‹‹Comunque non preoccuparti, si è risolto tutto per il meglio e adesso il cucciolo ha comunque una famiglia››.

‹‹Mi dispiace che non l'abbia preso tu›› se ne esce ‹‹Potrei essermi sbagliato sull'allergia››.

‹‹E me lo dici solo adesso?!›› esclamo, ma non ho modo di andare avanti con le recriminazioni perché siamo arrivati a casa e mia madre ci sta venendo incontro sorridente: ‹‹Alba, amore, bentornata››.

‹‹Ciao, mamma›› la saluto ‹‹Grazie, è bello vederti››.

‹‹Come sta Sveva? E com'era Milano? Devi raccontarmi tutto››.

Sono indecisa se seguirla in cucina o recuperare il trolley dall'auto dello zio. Alla fine vince questa ipotesi o lo farebbe se, aprendo il portone appena chiuso alle mie spalle, non mi trovassi di fronte l'ultima persona al mondo con cui vorrei avere a che fare.

Anche lui pare sorpreso di vedermi, perché resta a fissarmi come un allocco finché zio Ambrogio, spuntato da chissà dove, lo richiama all'ordine:

‹‹Signor Borghi, cosa posso fare per lei?››

Dal tono che usa, professionale ma distaccato, intuisco che il nuovo venuto, oggi senza coppola e occhialoni a nascondere la massa di capelli, i baffi e i lineamenti peculiari ma con, in bella vista, una felpa dei Metallica e dei jeans che hanno visto giorni migliori, non gli vada granché a genio.

‹‹Mi servono le chiavi della Villa›› comunica Mr Zigomi Affilati, spostando lo sguardo su di lui, finalmente ‹‹Per organizzare il catering di sabato››.

Catering di sabato?

Lo zio si irrigidisce: ‹‹Non ho ricevuto alcuna comunicazione in merito››.

‹‹Beh, glielo sto dicendo io, Moratti›› replica il Tamarro ‹‹Pietro ha chiesto a Franz di occuparsi del rinfresco post gara del figlio e quindi eccomi qua››.

Zio Ambrogio valuta un attimo la situazione, poi sentenzia: ‹‹Verifico un attimo, se non le dispiace››.

Sparisce di là, mentre Stefano Borghi torna a guardarmi scuotendo la testa: ‹‹Siete parenti? Capisco da chi hai preso i problemi di fiducia››.

Incrocio le braccia al petto: ‹‹È mio zio e no, non hai capito proprio niente››.

Fa spallucce: ‹‹Se lo dici tu››.

Il diretto interessato ricompare, con in mano un mazzo di chiavi: ‹‹La accompagno in Villa, con il benestare del signor conte››.

Borghi alza le mani in segno di resa e lo segue.

‹‹Vengo anch'io›› annuncio, aggregandomi alla comitiva pur senza essere stata invitata.

È un'occasione d'oro, se voglio saperne di più.

Villa Diamante, dal vivo, è ancora più spettacolare che dalle foto sul web. Ha una vista mozzafiato sul lago, un viale d'accesso costeggiato da cedri, un giardino all'italiana e diverse fontane da quel che riesco a vedere. Gli interni, ricchi di stucchi, oggetti d'arte e arredi vintage, la rendono ancora più solenne, tanto che il paragone con i beni tutelati da qualche museo non mi sembra affatto esagerato.

‹‹Proprio una topaia, eh?›› commenta Borghi, notando il mio stupore.

‹‹Uguale al mio appartamento di Bradighera, sì›› decido di stare al gioco.

Zio Ambrogio richiama la nostra attenzione: ‹‹Questo è il salone delle feste, di solito il tavolo dei rinfreschi lo posizioniamo qui››.

‹‹Perfetto›› decreta il braccio destro di Franzlander ‹‹Chiamo la ditta, così possono fare un sopralluogo››.

‹‹Che si festeggia?›› chiedo

‹‹Il signor contino è una promessa della motonautica›› mi informa zio Ambrogio ‹‹E ha appena battuto il record di percorrenza della tratta Monte Carlo - Venezia››.

‹‹Motonautica?!›› mi sorprendo ‹‹Figo››.

‹‹Sì, è una specie di Formula Uno, ma con le barche›› tenta di spiegare Mr Zigomi Affilati.

‹‹So benissimo di cosa si tratta›› replico ‹‹Era lo sport praticato dal secondo marito di Carolina di Monaco, tuo omonimo, che era di queste parti, ed è pure morto durante una gara››.

‹‹Omoche?›› domanda lui.

‹‹Aveva il tuo stesso nome›› chiarisco ‹‹E sì, se non si fosse capito, sono una royal watcher››.

Fa una smorfia, come se volesse aggiungere qualcosa, poi sentenzia: ‹‹Parli difficile, regazzina››.

Il tono profondo venato di fastidio e da una lieve inflessione romanesca mi fa esultare in maniera silenziosa, anche un po' infantile.

‹‹Se non c'è altro, mia nipote e io andremmo›› interviene lo zio.

‹‹Veramente c'è›› ribatte Stefano Borghi ‹‹Ho ancora bisogno di tutti e due››.

‹‹Per cosa?›› lo interrogo.

‹‹Moratti, lei dovrebbe supervisionare gli addetti al catering e al servizio in sala›› lo istruisce ‹‹E tu mi servi come cameriera››.

‹‹Davvero?›› Sono così sarcastica che sarebbe impossibile non notarlo.

‹‹Se non ti fanno schifo cento euro più eventuali mance›› ironizza di rimando ‹‹Però forse le RoyalQualcosa non ne hanno bisogno››.

‹‹Andata›› accetto senza battere ciglio, anche se non per i motivi che pensa lui.

La risposta gli fa spuntare il suo solito sorrisetto beffardo sulle labbra.

‹‹Perfetto›› esclama ‹‹Più tardi passo a lasciarti la divisa››.

Ci rivolge un ultimo cenno, dopodiché le nostre strade si separano. Zio Ambrogio e io, infatti, torniamo a casa mentre lui va in tutt'altra direzione.

‹‹Stefano Borghi è solo un cafone arricchito›› dichiara il fratello di mia madre ‹‹Non mi piace che lo frequenti››.

‹‹Non lo sto frequentando›› puntualizzo ‹‹Mi ha soltanto offerto un lavoro››.

‹‹Non ti servono quei soldi›› sentenzia lui ‹‹Sono stato molto chiaro sostenendo che vi avrei mantenuto io, te e Agnese, se aveste accettato di trasferirvi qui››.

‹‹Mese di prova, ricordi?›› colgo l'occasione di rinfrescargli la memoria ‹‹Finché non finisce, decido io con quali soldi mantenermi››.

Zietto Caro alza gli occhi al cielo ma, per fortuna, ha la perspicacia di non insistere.

Almeno su questo argomento.

‹‹Comunque non mi hai detto come vi siete conosciuti››.

‹‹È una storia lunga›› taglio corto. ‹‹Tu piuttosto perché hai le chiavi della Villa? Sei o non sei in pensione?››

Si irrigidisce: ‹‹Il signor conte me le ha lasciate perché controllassi ogni tanto. E poi un maggiordomo resta sempre in servizio, finché il dovere chiama››.

Sarebbe il mio turno di sbuffare ma preferisco soprassedere e filare nella mia stanza per chiamare Sveva e informarla della novità.

‹‹Quindi ti imbuchi alla festa dei Sant'Orsola per carpire qualche scoop?›› sintetizza lei.

‹‹Beh, dovrò lavorare›› le faccio presente ‹‹Però sì, l'idea è quella››.

‹‹Lavorare con Borghi›› precisa la mia migliore amica ‹‹Come l'ha presa quando ha scoperto chi sei?››

‹‹Beh, ha solo capito che sono la nipote dell'ex maggiordomo›› affermo ‹‹Mica ci siamo scambiati confidenze a cuore aperto››.

‹‹Brava, non si fraternizza col nemico›› mi ricorda lei ‹‹Ricordati che ti ha scippato il cane e guastato la festa col veterinario››.

‹‹Veramente l'ultima è stata colpa tua›› le faccio notare ‹‹Gabriele e io eravamo in perfetta sintonia quando mi hai fatto fretta per andare a rovesciare la birra in testa alla Miranda Prestley wannabe››.

‹‹Che però potrebbe essere l'occasione d'oro per realizzare i tuoi sogni, quindi ringraziami›› replica Viv ‹‹E non farti sgamare, Mata Hari››.

‹‹Vedrai, sarò brava›› le assicuro, ridendo.

‹‹Don Rodrig... ehm, zio Ambrogio sarà fiero di te›› ironizza.

‹‹Scema›› ribatto sullo stesso tono, prima di mettere giù.

Un attimo dopo, sento bussare alla porta. È mamma.

‹‹Lo zio mi ha detto che andrai a una festa alla Villa›› esclama, tutta contenta.

‹‹Ci vado per lavorare, non mi hanno mica invitato›› puntualizzo di nuovo.

‹‹Tuo zio è di casa lì›› minimizza lei ‹‹Avrai contatti col bel mondo!››

Ecco che l'avida divoratrice di romanzi rosa e soap prende il sopravvento.

‹‹Solo per porgere champagne e indicare la strada per il guardaroba›› tento di riportarla con i piedi per terra ‹‹Per quella gente siamo invisibili, ma', lo sai››.

‹‹Beh, ad Anna De Giorgis è andata diversamente›› commenta.

‹‹Soltanto perché è venuto fuori che sua madre era una riccona›› ribatto ‹‹Non ti illudere che tutto quello che c'è scritto nei suoi romanzi sia realtà››.

Il suono del campanello mi fa trasalire ma è un ottimo pretesto per mettere un punto alle fantasie di mamma.

È di nuovo il Tamarro, con in mano un sacco contenitore di abiti: ‹‹Ti ho portato la divisa per domani sera››.

‹‹Di già?›› esclamo, colpita ‹‹Ma io non ti ho dato le misure››.

‹‹Sono andato a occhio›› minimizza lui ‹‹Puoi sempre aggiustarla, se non ti va bene, però non credo ne avrai bisogno››.

‹‹Non ci conosciamo abbastanza bene perché tu possa dire una cosa del genere›› affermo ‹‹Quindi abbassa la cresta››.

Alza le mani in segno di resa: ‹‹Vedrai se non ho ragione››.

Faccio per tornare dentro senza degnarlo di una risposta però mi trattiene per un braccio: ‹‹Aspetta, non abbiamo finito››.

‹‹Che c'è ancora?›› sbotto, esasperata.

‹‹Cosa sai dei Sant'Orsola e dei loro amici?›› chiede ‹‹Lavorare a feste del genere non è come servire polenta in locande di provincia››.

L'insinuazione mi offende: ‹‹Guarda che sei stato tu a propormi l'ingaggio, non mi sono offerta volontaria››.

Fa spallucce: ‹‹Mi sembrava conveniente per entrambi e tu hai accettato ma se non te la senti››.

‹‹Certo che sì›› replico ‹‹Quindi non venire a fare certi discorsi, perché so benissimo come comportarmi, io››.

‹‹Perché il tuo zietto maggiordomo con la puzza sotto il naso ti ha spiegato tutto, immagino›› ribatte ‹‹Beh, lo spero, perché altrimenti sarò io a risponderne››.

La domanda mi sale alle labbra d'istinto: ‹‹Perché ti interessi di questa roba? Credevo fossi il manager di Franzlander››.

‹‹Mi occupo della gestione della catena di pub di Franz, sì, non saprei fare altro visto che dietro il bancone ci sono cresciuto›› conferma ‹‹Ma in questo caso si tratta di un favore, visto che Sant'Orsola e il mio capo sono amici››.

Questo conferma la mia teoria eppure Borghi sembra a disagio, come se parlarne non lo facesse sentire a posto.

D' un tratto mi viene la curiosità di saperne di più: ‹‹E come ci sei finito, a lavorare per una star, partendo dal bancone di un pub?››.

‹‹Vuoi sapere troppe cose, regazzina›› si mette subito sulla difensiva ‹‹Non è una storia buona per uno dei tuoi articoli››.

‹‹E se non volessi conoscerla per quello?›› lo sfido ‹‹Se mi interessasse a titolo personale?››

Rimane a fissarmi in silenzio per qualche minuto, credendo forse che lo stia prendendo in giro. Poi però la vedo, la scintilla di interesse che gli accende lo sguardo, nello stesso momento in cui le sue labbra si tendono nel tipico ghigno beffardo che mette ancora più in risalto i lineamenti peculiari e affiliati. Scuote la testa, aggiungendo: ‹‹Ci vediamo domani sera. Non farmi fare brutta figura ché mi fido››.

‹‹Contaci›› replico, ma è già fuori portata d'orecchio, perciò caccio via la vaga delusione che avverto in fondo allo stomaco e vado a provarmi la divisa che, mannaggia a lui, mi cade a pennello.

Non si fraternizza col nemico.

Stefano Borghi è solo un cafone arricchito.

Se davvero hai qualche storia da raccontare, teniamoci in contatto.

Chiudo gli occhi e poggio la fronte contro lo specchio nel quale mi sto rimirando. La superficie fredda aiuta a schiarire le idee.

Per la prima volta dopo un sacco di tempo, ho delle priorità e degli altri obiettivi.

Per realizzarli, devo fare subito due cose.

La prima è mandare un messaggio a Mariele Sabatini.

La seconda è finire il libro di Anna De Giorgis alias Elizabeth Jane sugli ex datori di lavoro di mio zio. Che, per una sera, saranno anche i miei.

E che da lassù me la mandino buona.

Spazio autrice

E bentornati/e con un nuovo capitolo!

In realtà non ci speravo più ma poi è letteralmente saltato fuori, nel senso che l'avevo già scritto ma, per tutta una serie di cose, me n'ero dimenticata e l'ho ritrovato solo adesso quindi... Enjoy!

Ormai, se mi leggete da un po', sapete che nelle mie storie ci sono sempre delle feste in grande stile... Pronti per entrare a Villa Diamante? (Io ormai ci sono abituata, essendo di casa da circa tre anni, ma ho appena realizzato che quelle storie sono inedite per voi quindi... :P )

Buona lettura e buone feste (anche se ancora per qualche ora!)

A presto!

PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI, SEGUIMI SUI SOCIAL:

INSTAGRAM: elsagianninistories
TikTok: elsagiannini

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top