Capitolo 1.4
Non mi chiese di entrare. Non lo invitai. Credo che una sera dimenticai semplicemente di chiudere la porta e inserire l'allarme o almeno fu quello che raccontai in quel momento a me stessa, tanto per mettere a tacere la mia coscienza borghese che per qualche giorno, o forse per qualche settimana, riuscii a zittire e a ignorare, pur sapendo fin dall'inizio che non saremmo potute vivere entrambe. Una delle due tra me e lei prima o poi sarebbe dovuta morire e non sarei stata io. Ma prima sarebbe passato del tempo, tempo in cui avrei mentito a me stessa raccontandomi la favola che io, in quelle sere, non mi ero resa conto di essere seguita. Che ero stanca, distratta e che avevo commesso un errore.
Bugie. Quelle erano solo bugie della mia mente, della vecchia mente che apparteneva alla vecchia me.
Solo che io non ero più quella donna e mai più avrei potuto tornare a esserlo, non dopo essermi sporcata le mani di sangue assassinando lei, la mia coscienza. Perché adesso che la vera me aveva preso il sopravvento, non potevo permettere a ciò che mi ero illusa di essere stata di distruggere ciò che avevo scoperto di essere, non più.
Chiusi il mio diario e lo appoggiai sul comodino insieme alla penna. Infilai con cautela le scarpe dall'alto tacco a stiletto, presi un soprabito e mi assicurai di chiudere tutti i bottoni, prima di allacciare la cintura. Le apparenze andavano salvate e mostrare quello che indossavo, o meglio che non indossavo, avrebbe fatto inorridire i vicini che mi avrebbero di certo scambiata per una delle tante prostitute che adescavano clienti sui marciapiedi anche di quel quartiere così perbenista.
Inserii l'allarme, chiusi la porta e chiamai l'ascensore. Pensai alla serata che mi attendeva. Era un'incognita, non sapevo bene cosa aspettarmi, potevo solo provare ad avanzare delle ipotesi e questo in altre circostanze, in un altro tempo, mi avrebbe creato molta apprensione. Adesso invece ero elettrizzata, pervasa da un fremito di piacere assoluto, calda, pronta e impaziente.
Dopo quasi sei mesi, quella era la prima volta che uscivamo, insieme. Un passo avanti che aspettavo da settimane. Da quando gli avevo confessato di amarlo e lui non aveva risposto. Ma ormai lo conoscevo abbastanza da sapere che non era il tipo da fiori e cioccolatini e smielate frasi romantiche. No, lui era diverso da tutti gli altri uomini ed era proprio questo ad aver fatto sbocciare in me un sentimento così intenso e viscerale, lo stesso che ero certa di leggere nei suoi occhi quando mi guardavano, prima di salutarmi o nei momenti in cui si prendeva cura di me.
Certo, immaginavo che non sarebbe stata una banale cena romantica in un ristorante di lusso, l'avevo capito quando avevo aperto il pacco che mi era stato recapitato quel pomeriggio con dentro quello che avrei dovuto indossare. D'altronde nulla in quella relazione avrebbe mai potuto definirsi banale o semplice. Tutt'altro. Ma con lui ogni cosa era stata una scoperta intima e sconvolgente, non avevo dubbi che sarebbe stato così anche per quell'appuntamento. Sarebbe stata una serata unica e indimenticabile, ne ero assolutamente certa.
Fine primo capitolo! Margherita ha scritto i suoi pensieri sul diario ed è pronta per la sua serata speciale. Dalla prossima puntata vi porterò indietro a qualche mese prima e saprete cosa è accaduto quando ha lasciato che lo sconosciuto la seguisse fino a casa...
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