Capitolo 1.1

Sabato, 24 Ottobre 2015

«Sto arrivando, due minuti e sono lì» mi disse e chiuse la chiamata senza aggiungere altro.

La sua voce bassa e profonda e quel tono enigmatico avevano il potere di avvilupparmi in una coltre morbida e calda e mi trascinavano ogni volta altrove, isolandomi da tutto il resto del mondo. Quel timbro celava in sé un richiamo ancestrale, una promessa di piacere torbido e piccante a cui non ero capace di opporre resistenza. Mi era stato impossibile fin dall'inizio o forse non ci avevo mai nemmeno provato, ma non mi importava. Nulla più nella mia vita ormai poteva essere spiegato o giustificato usando la ragione.

La razionalità aveva da sempre guidato ogni mia scelta, ogni mio passo. Tutto nella mia vita aveva seguito uno schema preciso che io stessa mi ero preoccupata di curare fin nei minimi particolari, seguendo sempre la logica.

Finché una sera avevo deciso di metterla da parte.

Solo per una volta, una sola... avevo pensato.

Si dice che sia così che si finisca per diventare tossici o alcolizzati e non avevo motivo di non crederci, perché era stato così anche per me.

Una sola volta.

Tre parole che ti fanno sentire potente e che hanno il sapore dolce della sfida, dell'illusione di essere forte. Tre parole che lasciano un retrogusto amaro, quasi di sconfitta quando realizzi che quell'unica volta non era che la prima di una serie infinita. Quante? Ormai avevo perso il conto da tempo. Ma non ero pentita.

Avevo iniziato a uscire dallo studio sempre più tardi. Da alcuni mesi ad accogliermi trovavo solo una casa vuota e silenziosa. Il lavoro era diventato la mia medicina e così avevo iniziato a eccedere con il dosaggio, dedicando alla carriera tutto il mio tempo e tutte le mie energie. Un modo come un altro per non essere costretta ad affrontare il resoconto della mia vita. 

Dopo sei anni di fidanzamento e cinque di matrimonio Fausto, mio marito, aveva deciso che fosse il caso di rinnovare la sua vita ed era andato a convivere con la giovane amante. A suo dire il nostro matrimonio era stato un errore e io non ero in grado di riscaldargli il letto a sufficienza. Come se in un rapporto il sesso fosse la cosa più importante. Mi aveva accusata di essere fredda, noiosa e bigotta e questo solo perché delle volte mi ero tirata indietro e non avevo voluto soddisfare alcune suo richieste particolari.

Ci avevo provato, Dio solo sa se ci avevo provato! Ma ogni volta mi ero sentita inadatta. Sporca. Lui si limitava a pretendere: fammi questo, voglio farti quest'altro. Il mio corpo reagiva bloccandosi. A volte avevo acconsentito, pur non provando affatto piacere, ma lui ne aveva goduto e tanto era stato sufficiente a darmi un po' di fiducia. Altre volte però non ce l'avevo fatta. Lui aveva insistito, finché non si era ritrovato una statua di marmo fra le braccia e a quel punto il suo desiderio era svanito, perso come ci stavamo perdendo noi, in abbracci tiepidi che lasciavano le ossa al gelo. 


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A breve la seconda parte :-)

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