Capitolo XXXI: Sonreiras


-Ci sono persone, pensieri e ricordi , che verranno sempre con te, ovunque tu vada. - Cit.


23 Agosto

Se il rientro dalle vacanze è andato bene con poco traffico, musica a tutto volume e auricolare attivo, la ripresa delle attività di routine non è stata molto clemente.
Primo giorno ho rimediato un caffè che ho accidentalmente rovesciato su una presentazione che stavo finendo; il secondo giorno mi si è inceppata la fotocopiatrice e ho dovuto smontare metà coperchio per poterla fare ripartire; il terzo giorno ho trovato l' ufficio allagato a causa di una tubatura difettosa, Giovedì il PC si è beccato un virus informatico perché non ho provveduto a fare l' aggiornamento del antivirus, e oggi che è Venerdì, ho rimediato una veloce cena con Mara, ho molto da raccontare, e sicuramente dovrò rispondere alle sue mille domande. Domani pranzo da mamma e Domenica forse, riesco a stare tranquilla in una serata pigiama, pantofole e antiscivolo, a proposito, dovrei anche risistemare la soffitta.

Gianluca mi manca, mi manca molto e già lo sapevo, dopo tre settimane di ferie in cui la mia vita ha deciso di regalarmi una gioia, la sua voce, la sua dolcezza, ecco che mi scontro con la dura realtà. Sospiro mentre lo chiamo. Dopo diversi squilli riattacco non mi stupisce che non risponda, ma di solito richiama appena può. Dovevano girare uno speciale per un programma nel pomeriggio, forse non hanno ancora finito.
Poso il telefono sulla scrivania mi sento piuttosto scoraggiata ma non importa, passerà. Mi concedo una doccia rilassante. Il rumore dell'acqua è qualcosa che apprezzo molto, ho come l' impressione che solo nell'acqua posso percepire a pieno il rumore dei miei pensieri e il calore delle mie emozioni. È come se i sentimenti che provo per lui, abbiano l'effetto dissetante di una goccia d'acqua che cade su un filo d'erba ingiallito e piegato. Mi hanno ridato un sorriso laddove quel sorriso era scomparso.

Mi ridesto dall'incanto solo quando sento suonare il cellulare.
Indosso velocemente l' accappatoio e vado a rispondere e un nome si illumina e con esso mi illumino io: Gianluca in videochiamata.
Rispondo nonostante l' accappatoio, in fondo non è la prima volta che mi vede così.

"Buonasera Terremoto, scusa se non ti ho risposto ma ero occupato nella registrazione di un programma. Come stai? Bel look!" . Ridacchia del mio accappatoio taglia XXL perché mi piaceva questo colore - arancio tendente all' amaranto- e non c' era la mia taglia.
" Grazie. Io abbastanza bene dai, tu?" , lo guardo ed ogni volta mi dà sempre la stessa sensazione di farfalle nello stomaco anche a chilometri di distanza.
" Mi manchi." Sussurra mentre sciolgo l' asciugamano dai capelli. Noto i suoi occhi bellissimi attraversati da un'ombra. " Stasera cosa fai di bello?", chiede cambiando discorso.
" Cena con Mara in compagnia delle sue 1000 domande", ridacchio. Gli ho parlato di lei, sa chi è.
" Ah sì? E come ti vesti? Non così spero", il suo tono è indispettito.
" Dai Gian", mi tampono le ciocche mentre una spalla dell' accappatoio scivola," ...se vuoi mi aiuti a scegliere il look", dico con una sottile provocazione slacciando piano l' accappatoio consapevole di non aver sotto l'intimo. Si morde un labbro quando intuisce che non ho altro addosso.
" Sexy", sussurra, " Ed io non ti posso nemmeno sfiorare".
Gli faccio una linguaccia malandrina, gli volto le spalle mentre lascio totalmente cadere l' accappatoio a terra mostrandogli la schiena, indosso l' intimo per poi voltarmi,
" Era meglio prima sai? E poi vorrei averti qui". Mormora con un leggero colpo di tosse sistemandosi meglio sulla poltrona. Lo guardo mentre osservo la sua camicia slacciata, la sua barba incolta di forse uno o due giorni, un look da bello e selvaggio che mi destabilizza non poco. Gli rivolgo un sorriso complice.
" Una settimana passa in fretta Gian, il prossimo weekend vengo da te."
Mi guarda da dietro il display, gli occhi verdi profondi mi fissano, posa una mano sullo schermo come a volermi accarezzare. A mia volta cerco questo contatto virtuale, mai avrei pensato di essere così vicina eppure così lontana da colui che credo di amare. Mi sorride ma è un sorriso malinconico.
" Dai sorridi", lo incoraggio. " Sei più bello quando lo fai", sussurro arrossendo un po'. In fondo è vero, il sorriso è il miglior abito che si possa indossare.
Finalmente il suo volto mi appare più sereno, più disteso." Tutto bene il programma oggi?". Domando vaga, lo so che non può rilasciare nessuna anteprima in merito.
" Abbastanza grazie ". Scruto il suo volto cercando conferma a queste parole.
" I ragazzi stanno bene?", chiedo dolce.
" Si", esordisce mentre si tortura un labbro, " Tutto nella norma". Mi fa l'occhiolino. Intanto apro l' armadio.
" Rosso o blu?" Chiedo, mostrandogli due abiti che ho selezionato per la cena. Quello rosso è piuttosto audace con la schiena scoperta, quello blu più sensuale con il pizzo ." Non so decidermi." Dico infastidita dalla mia indecisione mentre sposto alcune grucce. Ridacchia.
" Rosso, un colore che ti sta molto bene", dice di getto con tono morbido.
" Cipria!", urlo facendolo sobbalzare colto alla sprovvista, mentre prendo l' abito in questione; un vestito scollato, corto con spallini sottili e la gonna piuttosto romantica con veli di tulle." Che ne dici?" , Lo porto davanti a me per mostrarglielo , Gianluca è a bocca aperta ma non so se perché apprezza oppure no.
" E tu usciresti con quel vestito stasera? Te lo proibisco! Troppo audace", ed ecco la risposta al mio quesito.
" Dai, qui sta per piovere, tanto ci metto la tua giacca sopra", dico cantilenando.
" La mia giacca?", chiede piuttosto stranito.
" Si", la prendo dalla sedia respiro il suo profumo ancora presente tra le fibre.
" Ecco perché non la trovavo! Ho dato colpa alla lavanderia", esordisce ridacchiando mentre si passa una mano sugli occhi.
" Ti dirò che non sapevo di averla. Mi sa che nel preparare la valigia ci è finita dentro" , preciso innocentemente, in fondo ho detto la verità.
" Allora se indossi la mia giacca tutta la sera va bene, metti pure il vestito cipria", dice trionfante come se avesse vinto una battaglia.
" Guarda che non mi serviva il tuo permesso", lo provoco volutamente, " L' avrei indossato lo stesso". Preciso rivolgendogli uno sguardo più che chiaro, ed intanto indosso l' abito.
" Lo so. " Ribatte in tono fermo. " Non sei una che si fa comandare", rivela consapevole della veridicità delle sue parole. Già. Sono testarda, mi impunto sulle cose, ci sbatto la testa facendomi male ad ogni caduta per poi ritrattare le mie posizioni, sono un controsenso anche per me stessa, anche se mi reputo una ragazza dal carattere piuttosto forte, so nascondere bene le mie fragilità e lui è una di queste.
Nel mentre qualcuno dietro di lui, forse Michele Torpedine stesso, reclama la sua presenza.
" Adesso devo andare Terremoto, ci sentiamo più tardi", mi manda un bacio prima di chiudere la chiamata.
" A più tardi" , gli rivolgo un sorriso dolce che tradisce la sua mancanza, però anche io vorrei averlo qui.
Cinque minuti dopo, mentre sto indossando la sua giacca, un trillo mi avvisa di un messaggio.

Gianluca 💖 - Sei bellissima con l' abito scelto, ma con la mia giacca addosso lo sarai ancora di più. Buona serata e mi raccomando...i due di picche. Kiss🧡 -

Sorrido capendo il senso del suo messaggio condito di gelosia. Anche se non sembra è geloso, ma non lo ammetterà mai, davvero allora quel che sto vivendo con lui non è un sogno?

Rispondo:
- Guarda che tra i due chi deve dare i due di picche a chi si avvicina troppo sei tu. Kiss🧡-
Sorrido tra me e me.

Indosso le scarpe con il tacco, il ristorante è vicino dista solo qualche via, Mara ha insistito per passare a prendermi e visto il tempo quanto mai incerto, mai scelta è stata più azzeccata.
Non metto il profumo prima di uscire, mi basta il suo che mi avvolge come una nuvola.

Il suono di un clacson. Eccola qui. Vedo la sua macchina azzurro puffo che adoro, parcheggiata sotto casa. Scendo ma sono piuttosto agitata, non per la serata, ma per il segreto che mi porto nel cuore. Lui. E dovrò stare attenta a parlare.

Attraverso il vialetto d' ingresso e nel cielo un tuono mi fa sobbalzare, tanto che quasi inciampo e cado, ma per fortuna, il cancelletto mi da appoggio. Direi che inizia bene la serata.
Salgo in macchina e subito Mara mi saluta calorosamente.
" Ciao Stellina! Che abbronzatura e che look! Sei più scura di questo cielo", azzarda notando che invece del mio solito color latte macchiato caffè, adesso sembro più color cappuccino.
"Ciao Gioia. Grazie, ma anche tu stai benissimo. Il verde ti dona parecchio e con questo taglio corto stai divinamente", mi sorride ed intanto ci avviamo verso il ristorante.
Cerchiamo un parcheggio nelle vicinanze ma chissà perché, sembra che tutti si siano dati appuntamento qui stasera. Mentre fa l' ennesimo giro del parcheggio, alla radio passa Grande Amore. Un tuffo al cuore, mi porto una mano sul petto quando sento la sua vellutata voce partire con gli accordi, per un'attimo mi perdo nelle sonorità, immedesimandomi nelle parole, sognando un suo abbraccio ed un suo bacio.

" Hei, sempre lo stesso effetto ti fa questa canzone", mi dice prendendomi un po' in giro.
" Sempre", ribatto ma il mio tono è sognante e non parto a parlare di ciò che mi scatena questa canzone e la cosa per Mara è abbastanza strana.
" Che cosa ti è successo in ferie? ", domanda a bruciapelo impreparata al mio silenzio.
" Tre settimane molto belle devo dire, peccato tu non abbia potuto venire con me".

Parcheggiamo nella via parallela in un posto di fortuna. Scendo dalla macchina, il tacco si incastra in una grata di scolo che chissà perché, è proprio sotto di me, pazienza...un sospiro. Con calma sfilo la scarpa per evitare di rompere il tacco poi cerco di estrarla dalla prigione senza danno, nel mentre faccio finta di nulla e mi guardo attorno mentre Mara sta cercando qualcosa nella borsa. Appena rivolgo il viso al viale principale, mi sembra di sentirmi addosso gli occhi di qualcuno. Scorgo una figura che da lontano sembra fissarmi, è un ragazzo con lui c'è n'è un' altro. Non do peso alla cosa anche se assomiglia a Davide.

La piazza del centro non è mai cambiata, da quando abito qui tutti i ristoranti che conosco sono ancora lì. Alcuni silenziosi come guardiani imponenti che si stagliano sull' orizzonte, altri più rumorosi, chiassosi, vivi.
Un controsenso che spiazza. Proprio come me.
Le prime gocce di pioggia cadono veloci e pungenti insinuandosi tra i vestiti facendomi rabbrividire, le scarpe affondano lievi negli accenni di pozzanghere che stanno per formarsi; futuri specchi sul mondo visto da una diversa prospettiva, il sotto diventa sopra, il cielo diventa terra.
Affrettiamo il passo mentre raggiungiamo l' entrata. Ristorante San Martino. Eccolo qui. Da anni esiste e da anni ha sempre molta gente.

Appena entriamo il cameriere ci accoglie con un sorriso.
" Buonasera, avete prenotato?" . Impeccabile la sua postura e l'impostazione elegante.
" Si. Mara", dice la mia amica.
" Prego, da questa parte. Vi ho messo in veranda con vista lago", sorride.
" Grazie" rispondo, nel mentre mi avvio verso il tavolo.
Il cameriere ci lascia il menù, le mie dita scorrono veloci sulla lista plastificata e mi fermo sulla sezione pesce.
Mara preferisce la carne.

Alzo gli occhi quando una bella ragazza bruna si avvicina con un mezzo sorriso.
" Benvenute. Ditemi ragazze", appena mi soffermo sul suo viso, ne riconosco i lineamenti ed il cuore sembra fermarsi, la mia espressione tradisce più di quello che dovrebbe. Lei. Lara. La sorella di Davide. A sua volta mi guarda, cerca di capire se sono o non sono io, è da un po' che non la vedo. "Perdonami, sei Giovanna giusto?", chiede e dal suo tono capisco che ha capito il nesso con suo fratello. Annuisco. Mi scruta poi sposta lo sguardo su Mara ma nel mentre domanda:
"Come stai? Ti trovo bene" "Abbastanza grazie", resto vaga, " Tu?" , chiedo giusto per cortesia, in fondo non ha colpa lei della parte che ha fatto suo fratello.
" Tutto bene, poco fa c'era qui anche Davide", mi dice "Era qui con un amico e non vi siete incrociati per poco". La guardo per un istante, non capisco che interesse abbia a dirmi ciò visto il modo in cui si è comportato suo fratello.
Mara sa, fa finta di nulla, eppure quando incrocio il suo viso, percepisco negli occhi lo stesso mio pensiero. Lara si allontana dopo aver preso le ordinazioni e finalmente io e Mara possiamo parlare liberamente.
" Allora...era bello l' albergo?" , mi chiede.
" Si molto, hai trovato un' offerta davvero ottima sia per qualità che per il prezzo. Il mio portafoglio ancora ti ringrazia." Sorrido.

" Mi è dispiaciuto molto non esserci, però le urgenze lavorative hanno un certo peso", si giustifica mortificata.
Prendo il cellulare, le mostro alcune foto e nel mentre le descrivo posti. Lei le fa passare più di una volta.
"Paesaggi, mare , spiaggia, Gianluca, Ignazio, Piero, Gianl..." , alza il viso. " Ma io vorrei vedere le tue foto di quella che doveva essere la nostra vacanza, non quelle dei ragazzi che scarichi da internet", mi dice ridendo.
" Sono quelle le foto della vacanza", sorseggio dell'acqua con indifferenza mentre Mara mi squadra. Alza un sopracciglio è diffidente ed indagatrice.
" Si certo, e adesso vuoi farmi credere che hai incontrato proprio i ragazzi", ipotizza.

La guardo con un mezzo sorriso mentre poso il bicchiere. In questa rivelazione di fatto ci sono due possibili conclusioni; se il risultato alla fine conferma l' ipotesi, Mara ha appena soppesato e misurato. Se invece il risultato è contrario all'ipotesi ha appena fatto una scoperta. Ma io sarei più propensa per pensare alla classica - botta di fortuna -.
" Si Mara, ho proprio incontrato i ragazzi, erano nello stesso albergo ed ho passato tre settimane in loro compagnia", rispondo con tono fermo e sicuro mentre cerco i suoi occhi.
" Ma dai Gio, smettila di prendermi in giro", ridacchia prendendo un boccone di pane.
" Non sto scherzando", pronuncio queste parole con sicurezza, " Davvero, non ti sto prendendo in giro", dico con orgoglio.
Le passo di nuovo il cellulare per recuperare giusto altre foto, in nessuna però ci siamo io e lui, nel mentre Mara sfoglia la galleria, sento un trillo. Un messaggio.
" Gio, ti scrivono", mi passa il telefono senza guardare. Mara non è quel tipo di persona anzi, è piuttosto riservata quando le si confida qualcosa. Guardo il display e sorrido leggermente.

Gianluca 💖: Terremoto, sono curioso...le hai già parlato di noi?🧡

Giovanna: Non ancora, ancora devo realizzare io che sia vero. Kiss 🧡

Gianluca 💖: Lo sai che non sei solo un' avventura estiva, sei di più. Kiss🧡

Giovanna: Lo spero. Kiss🧡

" A chi scrivi? Stai sorridendo", chiede. E mi conosce troppo bene.
" Scrivo ad un ragazzo ", sospiro sognante.
" A si? Incontrato in vacanza?", Adesso si che si fa curiosa. Il gossip la attira, soprattutto se ci sono iterazioni romantiche dietro. Mette i gomiti sul tavolo posandovi sopra il mento, mi guarda con occhi furbi e penetranti.
" Si", confermo.
" Vorrei sapere tutto. Ogni cosa", i suoi occhi mi fissano e sono illuminati da una luce perversa.
" Va beneee", rispondo cantilenando.
" Com'è?", prima domanda.
" Alto 1.72 circa, occhi verdi in cui ti perdi, capelli castani e fisico da morirci sopra", immagino il suo corpo svestito di ogni barriera come in una di quelle notti che abbiamo fatto solo nostre e ci siamo saziati a vicenda fino a quando ne abbiamo avuto forza. Mi mordo il labbro per l' audace ricordo.
" Caspita Gio, sembra che mi stai descrivendo Gianluca de Il Volo! Io preferisco Piero," mi dice mentre gioca con il bicchiere, " Anche se riconosco che Gianluca ha un certo fascino. Vogliamo parlare di Ignazio? Il suo carattere giocoso e l' energia a 1000, prendono parecchio"
"E poi dici che non sei una fan", la rimprovero bonariamente, osservando quanto anche a lei piacciano questi tre fenomeni.
" Non è che non lo sono, non sono così presa da loro come te", ribatte con una sincerità disarmante. " E come si chiama?"
" Lo sai. Hai appena pronunciato il suo nome", ridacchio .
" Piero?". Scuoto il capo.
" Ignazio?". Continua. Di nuovo dissento.
" Gianluca?" , chiede con una certa enfasi. Annuisco.

Intanto le mostro una foto, l' unica che ha scattato lui e che mi ha inviato. Ci sono io sulla barca. Accanto a me Mariagrazia, la sorella di Piero. Guarda la foto incuriosita, poi le mostro un'altra foto, questa volta Gianluca Ignazio e Piero con la stessa ragazza, l' ho scattata io e dietro è ben visibile in entrambe le foto, la siglatura sulla barca.
Arrivano i primi piatti ordinati, non è Lara a portarli ma un ragazzo.
Mara sembra iniziare a collegare alcune cose tra loro.
" Cioè...mi vuoi dire che tu sei stata in barca con loro? ", domanda inarcando un sopracciglio con una certa sorpresa.
" Si, e ho anche seguito da vicino alcune serate che hanno fatto". Addento la mia pasta al salmone.
"Come scusa?!", alza il tono ed io la invito a contenersi per evitare chiacchiere non gradite.
" Mara, il ragazzo di cui ti parlo è proprio lui. Gianluca."
In quel frangente la lasagna che ha ordinato le va di traverso e, il boccone rimasto sulla forchetta ricade nel piatto con uno splash nel ragù abbastanza d' impatto. Posso vedere chiaramente sul suo viso la forte sensazione di meraviglia mista a sorpresa che la coglie, una sensazione tale da toglierle quasi la capacità di parlare, agire e reagire. Sorrido con una certa riserva.
" Tutto ok?", ridacchio mentre le verso dell'acqua nel bicchiere per sopperire una sua necessità impellente.
Beve avidamente dal bicchiere prima di ritornare a concentrarsi su di me.
" Certo che potevi essere più delicata con certe notizie, quasi mi strozzo. Sentiti in colpa", mi dice con un certo disorientamento e la capisco.
"Guarda", le mostro il messaggio ricevuto e il mittente. La invito a leggere la chat giusto per farle capire che non le sto raccontando una fantasia.
" Basta così", mi dice gesticolando, mentre un sorriso a 32 denti si apre sulle sue labbra. " E come è successo?', domanda ed ero preparata a questa risposta, infatti tra una portata e l' altra le racconto a grandi linee le dinamiche di quel che è accaduto senza entrare in particolari troppo privati.
Lei ascolta con interesse, fa domande alla quale rispondo entro i limiti senza essere troppo specifica su nomi e cognomi, per evitare appunto dicerie che è meglio che non escano, ed effettivamente capisce e si trattiene. Se vorrà sapere altro lo saprà non certo in un ristorante affollato.
Dopo le mie rivelazioni è il suo momento di raccontarmi le novità delle tre settimane in cui sono stata via; mi riassume le cene fatte con gli amici comuni e mi racconta con gli occhi luminosi e belli che si ritrova, dell'interesse di una persona a lei cara nei suoi confronti.
" Ci stiamo frequentando da una settimana" mi dice, " vediamo come va", continua, e io mi auguro per lei che sia davvero la sua persona e non uno stronzo come tanti che le hanno rivolto attenzioni. Il nome del ragazzo in questione è Daniele.
" Sei felice?" , le chiedo notando lo sguardo innamorato di un pensiero che forse le sta attraversando la mente.
" Si", risponde morbida, " E tu?". Io alla domanda non rispondo subito, poi le confesso una verità che davvero mi preoccupa: " Ti direi chiaramente di si, ma ho tanta, tanta paura. Lo sai chi è...", lascio morire il discorso ma lei capisce perfettamente il mio timore.
" Lo so. Considerando il lavoro che svolge le tue paure sono giuste, anche con Davide che lavora alle regie televisive ti sentivi così" , e quel nome pronunciato dalle sue labbra ha ancora un certo peso.
" Già", sospiro." Mi auguro non sia come lui".
" Me lo auguro anche io, ma non posso dirti che sarà così", mi guarda, è seria. " Gio, voglio dire, tu l' hai vissuto, l' hai soppesato, solo tu puoi valutare come ti senti. Considera chi è e l' esposizione mediatica. Non è una critica è essere realisti", e lei è gran brava in questo.
Consumiamo la nostra cena conversando e parlando delle nostre giornate appena trascorse, fino a quando alle 23 decidiamo di chiedere il conto. Io vorrei andare a casa, ma Mara insiste per fermarsi in un pianobar qua vicino per bere qualcosa.

Paghiamo il conto e quando usciamo, ci dirigiamo verso il locale a piedi sotto la pioggia correndo con l'ombrello, come se la nostra corsa servisse a lasciare indietro la pioggia. Raggiungiamo i portici della Via prima di raggiungere il locale, alzo per un attimo gli occhi al cielo quando siamo finalmente all'asciutto, nel mentre un senso di nostalgia mi prende, e non è solo la pioggia a darmi questo effetto, ma l' immagine di due giovani innamorati che si tengono per mano nella Via accanto. Mi stringo nella sua giacca respiro il suo profumo, a volte è proprio un ricordo che mi cerca con insistenza e viene a bussare alla porta del cuore per farmi provare il peso di una mancanza.

La pioggia che ha scatenato il mio pensiero scivola fluida tra le dita con la stessa facilità con cui le immagini vengono soffiate dal vento, ma con la sua lenta costanza, ha il potere di minare tutto il mio mondo emotivo.
" Giovanna?", mi richiama Mara con apprensione.
" Si?", chiedo non rendendomi conto di essere stata a fissare il cielo dal portico per circa cinque minuti abbondanti.
" Ci sei?", mi prende in giro prendendomi sottobraccio.
" Ci sono", rispondo, ma una sensazione di vuoto all'altezza del cuore mi coglie. Cerco di scacciare il disagio, in fondo sono già stata fortunata ad averlo accanto; mi chiedo solo se durerà o sarà una storia destinata a prosciugarsi, proprio come la pioggia.
" Ti manca?", chiede intuendo forse il mio pensiero. La guardo e non mi stupisco che mi conosca così bene.
" Si, ma so che sarà sempre così, in fondo apparteniamo a due mondi diversi", ed il mio sguardo si fa più cupo.
" Due mondi che si sono incontrati però", la guardo con espressione stupita mentre un leggero sorriso increspa le mie labbra. Le stesse parole che mi ha rivolto lui in risposta ad un mio dubbio.
Mi sposto una ciocca di capelli dal viso.
" Sai, anche lui mi ha risposto nel tuo identico modo", sorrido. Mara mi stringe a se e mi dà un colpetto sul naso.
" Sarà destino. Ricordati quel che mi dici sempre: Se qualcosa è destinato a noi, non importa il come, il dove o il quando, ma quel qualcosa saprà come raggiungerci".
Già. Sospiro. Rispondo:
" Per quel che mi riguarda, spero che il destino non perda la strada allora", ribatto ironizzando sulla forza positiva di questo pensiero.
" Vivilo."
Sorrido in sua direzione.
" Scattiamo una foto, ti va? Così gli e la mando", chiedo a Mara, Lei annuisce, di solito è restia a fare fotografie, ma stranamente oggi è ben propensa.
Invio.

Raggiungiamo l' entrata del locale; un piano bar stile minimalista arredato con i toni del crema e noce. Varcata la soglia, un tepore ci investe, non è molto pieno rispetto al solito ma i tavoli sono comunque quasi tutti occupati.

Individuiamo un tavolo rotondo abbastanza vicino al palco dove troneggia un pianoforte a coda bianco, mentre ci muoviamo in quella direzione, mi scontro con qualcuno.
" Mi scusi", dico mortificata non guardando subito la persona.
" Nulla", risponde una voce che mi ricorda qualcuno.
Quel qualcuno mi prende per un polso. Appena alzo il viso, incrocio un paio di occhi conosciuti. L' espressione cambia. - E che cavolo, il locale non è pieno , ma c'è gente ed io con chi mi devo scontrare? Lui -
Mara mi guarda e sembra essere più sorpresa di me.

Gianluca pov's

Registrazione finita finalmente, è stata abbastanza lunga ed intensa. Piacevole certo, in fondo anche questo fa parte del nostro lavoro, ma decisamente impegnativa.
Bevo un sorso d' acqua, nel mentre i ragazzi mi raggiungono.
" Pizza?", esordisce Ignazio facendo capolino da una porta - che nemmeno pensavo si potesse aprire- con il sorriso più luminoso di un faro in piena notte e gli occhi pieni di entusiasmo.
" Dai, si può fare", gli batto un cinque avvicinandomi a lui.
" Va bene anche per me, ma vorrei provare un nuovo ristorante pizzeria che non è molto distante da qui", aggiunge Piero preciso come sempre, mentre si toglie la giacca piuttosto accaldato, Roma a fine Agosto è ancora rovente.
" Tu concediamo" (trad. dal siciliano: te lo concediamo), ribatte Boschetto con sguardo magnanimo.
Ci cambiamo velocemente, potremmo andare a piedi ma l'afa è tanta, preferiamo che sia l' autista ad accompagnarci.

Mentre siamo in auto, guardo il cellulare e trovo una foto che mi ha inviato Giovanna assieme alla sua amica Mara, resto a guardarla per qualche minuto e indubbiamente quel vestito e la mia giacca le stanno proprio bene.
" Chi è?", è Boschetto a parlare in tono morbido, ha preso il posto accanto, intravede la foto e ridacchia.
"Giovanna con la sua amica Mara, usciva con lei a cena stasera", preciso.
" Gianlu', sei cotto", ribatte Barone dietro di me sistemandosi gli occhiali dalla montatura scura mentre si sporge anche lui per vedere la foto.
" Ehi ragazzi, vige la privacy", esordisco fintamente infastidito per poi sciogliermi in un delicato sorriso.
" Ma quella che indossa Giovanna non è la tua giacca? Ci sono anche le tue iniziali", osserva Piero sicuro di se.
" Si, se l'è trovata in valigia ed io davo colpa alla lavanderia", mormoro colpevole di aver accusato ingiustamente persone innocenti.
"Niente male la Bresciana e anche l' amica", esordisce Boschetto, "Come si chiama? Mara giusto? Non ho mai avuto ragazze con questo nome", si liscia il pizzetto.

" Ignazio!", lo bacchetta amichevolmente Piero, " Ti sembra il caso?"
" Esploro nuovi orizzonti". Dice gesticolando, scoppiamo a ridere tutti e tre. Intanto chiamo Giovanna.
Uno squillo, due squilli, tre squilli.

"Ciao Gianlu", la sua voce è qualcosa che mi scalda il cuore, che bello poterla sentire, " Aspetta che mi sposto perché altrimenti non sento bene". In sottofondo dei mormorii.
" Come sta andando la serata?", chiedo con un leggero fastidio, in fondo vorrei che fosse qui.
" Abbastanza bene grazie, tu?", domanda gentile, con quella gentilezza che sa di tenerezza.
" Io e i ragazzi stiamo andando in pizzeria, ti salutano tanto."
" Grazie, contraccambia. Adesso io e Mara siamo in un pianobar, drink e poi a casa."
"Visto la foto. Ed Ignazio vorrebbe conoscere Mara", dico ridacchiando, " A proposito di drink, vacci piano, se mi ricordo bene, tu non reggi molto l' alcool", le dico, memore di un ricordo.
"Tranquillo, non mi ubriaco altrimenti potrei commettere cazzate e non è il caso", il soffio delicato di un sospiro, forse anche lei ha rimembrato quella sera. Continua:
" Di ad Ignazio che parte svantaggiato, Mara ha altre preferenze"
" Sentito Igna'?", rido.
" Sempre il solito fortunato sono...", sbuffa " Però potrei stupirla", insiste.
" Ne sono certa", ribatte senza troppi preamboli, anche lei ha imparato a conoscere Ignazio.
" Pizza al salame piccante?", Chiede ricordando il mio gusto preferito.
"Di solito è così, ma oggi provo il tuo gusto, pizza margherita con noci e origano", rispondo, la sento sorridere.
" Che!? Ti sei ammattito a cambiare il gusto della pizza?" , mi prende in giro Ignazio.
" Non ho mai provato questa abbinata, ma Giovanna dice che è buonissima. Giusto?", spiego, e in sottofondo sento lei rispondere:
" È molto gustosa", dice.
L'autista parcheggia.
La saluto perché adesso dobbiamo scendere.
" Ciao Terremoto, fai la brava in mia assenza ok?"
" Tranquillo. Sono sempre brava. Un bacio"
" Un bacio a te. Avvisami quando sei a casa", sono sempre premuroso con le persone a cui voglio bene.
" Lo farò."

Mi preparo per scendere.
Non appena scendiamo dall' auto, ci si fanno incontro alcune ragazze che vogliono una foto e ci hanno riconosciuto.
Due parole, tre sorrisi, una foto ricordo che resterà per sempre ad immortalare questo loro momento, ed è grazie a persone come loro se possiamo essere ciò che siamo.

Giovanna pov's

Resto a guardare il display del telefono. Mi sfugge un sorriso.
Ritorno da Mara dopo essermi assentata giusto il tempo di rispondere a Gianluca e vedo che non è sola, Lui è ancora con Lei.
La raggiungo con compostezza. È passato del tempo, non ho dimenticato il dolore che ho provato, non è vero che il tempo guarisce tutto, se è così il mio tempo non ha collaborato a dovere.
Lo guardo negli occhi, quegli occhi castani dalle sfumature verdi a lato che mi avevano conquistato, i capelli biondo miele spettinati e tenuti un po' lunghi  che adoravo percorrere con le dita, il viso ovale, i lineamenti delicati,  il suo corpo dalla carnagione abbronzata senza nemmeno troppo sole addosso, ricordi di Lui, ricordi che tornano certo, ma che fanno ancora male anche se adesso ho Gianluca nel cuore, eppure la presenza di Davide mi disturba. Con sufficienza e con una freddezza che potrebbe congelare il fuoco di un peperoncino Carolina Reaper il più piccante al mondo, mi rivolgo a Lui:
" Aspettavi me? ", chiedo fingendo di non aver capito il motivo per cui si sia fermato con la mia amica, Mara mi guarda, annuisce.
" Ti aspettava si, fai con calma, vado a sedermi", mormora per poi andare al tavolo individuato poco prima. Uno sguardo da lontano il suo, si è allontanata per discrezione, ma sono sicura che poi vorrà sapere.
" Sei solo? Non c'è Veronica?" , chiedo, lasciando intendere che non ho mai scordato. Incrocio le braccia al petto. Mi guarda per poi abbassare lo sguardo. I suoi lineamenti si irrigidiscono, forse non sta più con lei.
" Sono con un amico, ma quando ti ho visto be....scusa se te lo dico, ma sei sempre un bel vedere", si complimenta senza troppo timore.
" E mi hai aspettato solo per dirmi questo? I complimenti puoi anche risparmiarteli, non è troppo tardi?", rispondo di getto con tono piuttosto indispettito.
" Si, hai ragione...senti, possiamo parlare fuori da qui per un'attimo?", cerca un contatto visivo.
" Non ho niente da dirti per quel che mi riguarda". Il mio tono è fermo e non ammetto repliche anche se avrei molto da dire, ma rischierei di rovinare una serata che era partita decisamente bene. Un respiro più lungo degli altri, più profondo, poi un cambio prospettiva. Un colpo di coraggio. Forse questo momento sarà l'ultimo atto di uno spettacolo disdicevole che sta per concludersi. Riunisco tutto il rancore, tutta la rabbia che ho dentro, parlo, dico tutto quello che avrei dovuto dirgli ancora qualche mese fa. Fisso i suoi occhi, glaciale come un fiocco di neve imprigionato nel gelo. Continuo.
"In questo momento vorrei solo insultarti, prenderti a sberle, darti tutte le colpe di quel che ci ha portato qui, ma in realtà sono stata io a illudermi, sono stata io l' ingenua a credere di conoscerti ancora dopo i due anni passati insieme, ho creduto che fossimo gli stessi che eravamo all' inizio e invece non è stato così. Io sono cambiata, la vita mi ha cambiato, ed anche tu. Peccato solo che tu non abbia voluto tenere il mio passo ed io non ti abbia aspettato". Lo guardo, ho gli occhi lucidi si, perché lui per me era importante, non meritavo di essere trattata così, non nel momento in cui avevo più bisogno di Lui.
" Non hai sbagliato tu, sono stato io il cretino che a rovinato tutto, non avrei dovuto", sospira, la voce roca troppo bassa per essere solo un copione da recitare. " Ti sentivo distante, ti sentivo stanca, demotivata ed invece di affrontarti, di cercare di capirti, non sono stato alla tua altezza e sono scappato, ed ora rimpiango ogni minuto, divorato dal senso di colpa per aver perso colei che ho capito di amare" , confessa e queste parole sono nuovamente uno schiaffo in viso. Sono sale su una ferita ancora aperta. Chiudo gli occhi per un istante, ho bisogno di respirare fino a dieci prima di rispondere.
" Caxxo Davide! Mio padre era malato, mio padre stava morendo e solo io portavo il peso di questa verità. Non ho potuto dirlo a nessuno, non ho potuto  confidarlo a nessuno perché mia madre sarebbe crollata e mio padre si sarebbe spento sapendo di dover morire. Ti volevo vicino e tu eri a scopare con Veronica", alzo il tono, qualcuno ci passa accanto e ci guarda torvo.
" Io non sono mai stato veramente con Veronica! Ok quella volta ho ceduto, ci sono andato a letto, ma la cosa è finita lì e tu non hai nemmeno voluto ascoltarmi". S' infervora.                                 " A cosa sarebbe servito?". Lo fisso con occhi taglienti ."Mi hai tradito con una delle mie migliori amiche mentre io ero in ospedale a stringere la mano di un condannato a morte, e lui era mio padre!", cerco di trattenere le lacrime, certi ricordi feriscono, e anche a distanza di tempo fanno male, lo scanso via, passo oltre mentre lui cerca di trattenermi, la sua presa è salda sul mio braccio Mara vede la scena, mi raggiunge.

" Davide lasciala andare", ribatte mentre cerco di sciogliere la sua presa.
" L'ho già persa una volta Mara", cerca di giustificare il suo gesto Lui.
" Ci pensavi prima. La perderai anche adesso, che tu lo voglia o no." Tuona.

Mi affretto ad uscire dal locale, fuori l'aria si fa più respirabile," Gian..."sussurro al niente, come se il chiamarlo lo portasse qui da me, vorrei che fosse qui, vorrei un suo abbraccio ma so che non è possibile. Mi stringo di nuovo nella sua giacca.
Mara mi raggiunge: " Mi dispiace Gio, non pensavo di trovarlo qui", si giustifica Lei.
" Non è colpa tua, succede, ognuno è libero di andare dove vuole no?", dissimulo la delusione mentre alzo gli occhi al cielo asciugando una lacrima.
" Si certo, ma si è preso troppa libertà, e nemmeno ti ha chiesto se sei libera", borbotta Mara strappandomi un sorriso mentre mi urta leggermente la spalla.
" Già, e vorrei averlo qui in questo momento", esordisco, quando c'è Gianluca con me, mi sembra di avere più coraggio.

Un pensiero. Un sospiro. 

" E'passata solo una settimana..." Lei capisce l' allusione , mi stringe forte.
" È normale non credi?", cerca di darmi una ragione per il mio stato d'animo.
" Si, ma come farò quando sarà dall'altra parte del mondo per diverse settimane? Lo so che è il suo lavoro, lo so che non dovrei." Lo so che sono stata io a cedere, a scegliere di voler provare nonostante già sapessi la mia difficoltà nel gestire una distanza.
" È il rischio. Lo sapevi. Non buttarti giù, reagisci alla mancanza e sii felice di averlo al tuo fianco" Diretta la sua risposta, una risposta sensata e ragionata, matura.

Guardo il suo viso, ha dei lineamenti marcati ma dolci, i suoi occhi castani dalla forma grande ed allungata da dietro gli occhiali mi scrutano.
Le sorrido debolmente. Lei è quella parte di me che cerca sempre di sostenermi anche quando sono io la prima a non credere in me stessa. Lei è la sorella che non ho mai avuto accanto, l'amica delle lotte, delle pazzie e delle confidenze. Lei c'è sempre per me, ed io ci sono sempre per Lei.

" Tu credi nell'amore a distanza?", domando a bruciapelo come se fosse la cosa più naturale del mondo mentre fisso l'acqua increspata del lago davanti a me. Nell'aria il profumo di un estate ancora viva ma che ci sta accompagnando verso l'autunno, la mia stagione preferita.

" Sinceramente non ho mai vissuto un amore a distanza, ma sostengo che le distanze non contino poi tanto, ma serve la fiducia reciproca e la voglia di raggiungersi sempre", conclude.
" La voglia di raggiungersi sempre" ripeto, facendo eco al suo pensiero.

Stare lontani quando c'è in ballo un sentimento è davvero difficile, soprattutto quando so chi è lui e soprattutto il lavoro che fa, eppure non posso eternamente fingere. Mi mancano le coccole, il contatto fisico, mi basta sentirlo o vederlo anche solo in videochiamata per un attimo per sentirlo più vicino e gestire la nostalgia, ma è la felicità di un attimo perché poi mi scontro con la realtà della forza di ciò che provo, e mi sento uno schifo perché lui non c'è, ed io non posso condizionare la sua vita. Ed è qui che subentra la paura di provare un sentimento, i miei dubbi, le mie incertezze.

" Hei Giò", la sua mano scivola sulla mia spalla, " Sai a cosa stavo pensando?", Scuoto la testa guardandola di sbieco.
" Lui ha scelto te tra tante e non negare che non sia un partito ambito per molte" , sorrido con un po' d' imbarazzo mentre seguo il suo discorso. "Eppure in una semplice vacanza tra l' altro nella sua terra natia, ha incontrato te. Non dirmi che in tre settimane non ha avuto occasione di voltarti le spalle e andarsene, eppure non l' ha fatto. Ha voluto te", mi dice.
Capisco dove vuole arrivare.
" Non crearti insicurezze e dubbi, è normale che tu abbia questi pensieri, considera la portata di ciò che è la vostra situazione, ma non farti fregare dalla mente. Segui il tuo cuore. Lui sa prima di te cosa vuol dire amare", mi sorride ed io le getto le braccia al collo, solo lei oltre a Gianluca, sanno come farmi tornare il sorriso.
" Ti voglio bene amica mia".
Le sue braccia mi stringono forte mentre nell' abbraccio mi sussurra all'orecchio: " Anche io te ne voglio e voglio che tu sia felice. Forse il destino, quello in cui tu credi tanto, ti sta finalmente riconoscendo quel che meriti. Sorriderai finalmente con lui accanto, ne sono sicura", a questa affermazione, la stringo ancora più forte.

Chi lo sa cosa sarà, non nego che sarà difficile per tante cose, ma forse sono solo le mie paure perché non mi sento alla sua altezza. Nel frattempo mi torna in mente di nuovo una frase di una loro canzone: Forse questo è l'amore, inciampare per caso nel cuore di un altro e non farsi mai male.

E spero vivamente di non inciampare in una buca invece che in un cuore.

Gianluca pov's

"Inutile negarlo, la pizza in questo posto è ottima", dico addentando l'ultima fetta.
"Favolosa", aggiunge Ignazio.
"Decisamente approvata e a prova di intolleranze alimentari", conclude Piero.

Be si. Lui più di tutti noi tre deve stare attento a quel che mangia. Guardo i ragazzi con aria soddisfatta. Piero scorre il display del cellulare, era abbastanza tranquillo ma ora sembra essere un po' preoccupato, Ignazio è più scanzonato, più allegro.
" Caffè?", chiedo anche se so che lo berremo tutti e tre.
" Ai voglia! Certo che si", incentiva Ignazio guardando Barone.
" Piè chi hai?" , chiede, vedendo il suo volto teso.
" Questa settimana è abbastanza incasinata. Volevo tornare qualche giorno a Naro ma invece mi toccherà fermarmi a Bologna", risponde e capisco la natura della sua tensione. Posa il cellulare sul tavolo, nello sfondo una bellissima foto della sua famiglia.
" Dovremmo iniziare ad organizzare anche la scaletta per il tour in Russia l'11/09/2019 siamo a San Pietroburgo e il 12 a Mosca", ci ricorda il Narese.
" Si. E il prossimo week-end scende Giovanna, se non vi dispiace le chiederei di venire nello studio di registrazione così facciamo quel che dobbiamo fare e riesco a passare qualche giorno anche con lei, poi fino al concerto di Verona mi sa che non riusciamo ad incontrarci", un' ombra attraversa i miei occhi ed Ignazio la coglie.

Intanto al tavolo si avvicinano due ragazze e due ragazzi chiedendo se possibile una fotografia ed un autografo. Accontentiamo i nostri fans e nel mentre noto una moretta in abito verde che ci fissa qualche tavolo più in là. Da qui non riesco bene a figurarla ma assomiglia molto ad una ragazza di Montepagano. 
Scambiamo due parole con i ragazzi arrivati per la foto mentre aspettiamo che arrivi il cameriere per il caffè, la sconosciuta intanto non distoglie lo sguardo, poi quando i quattro si allontanano e ci viene servito il caffè, la misteriosa moretta si alza e si avvicina.

" Ciao Gianluca! Ciao ragazzi!", esordisce lei con un radioso sorriso. Osservo il suo viso. Noto la forma orientale dei suoi occhi che mi sembrano vagamente famigliari ma è solo quando scavo di più nella memoria e ritrovo quegli occhi castani screziati di verde che la riconosco.

" Giada?" , dico con un mezzo sorriso. Lei sorride gentile.  

"Ti sei ricordato", mi dice annuendo per poi avvicinarsi, per lasciarmi due baci sulle guance.

 "Caspita quanto tempo! E che look! Ti trovo bene", la squadro da capo a piedi e devo dire che è cresciuta bene la ragazza.

" Giada? Ma sul serio?" , aggiunge Piero sistemandosi gli occhiali per guardarla meglio.

"Sono io." Ridacchia gentile, poi il suo sguardo cade su Ignazio. Lui la guarda per un lungo istante come se stesse cercando un nesso con il suo passato, e io lo so che tra loro è stata solo l'avventura di una notte alcolica.

"Ciao Giada", risponde con gentilezza mentre le fa cenno di sedersi, a quanto pare si è ricordato.

"Cosa ti porta qui?", chiedo curioso, la conosco fin da bambino ma sinceramente non l'avevo riconosciuta con questo nuovo taglio di capelli e questo suo modo di porsi.

" Scuola di recitazione. Sto frequentando un corso, sai...era il mio sogno", chiarisce, e ricordo bene che da piccola voleva sempre giocare a travestirsi con i foulard delle rispettive nonne, la recitazione a quanto pare ce l'ha nel sangue.

" Bene, mi fa piacere. Come stanno i tuoi genitori?", domando con un sorriso.
" Abbastanza bene grazie, torno qualche giorno a Montepagano il 18 Settembre, se sei lì e non sei in giro per concerti magari ci vediamo per bere qualcosa insieme" , mi dice. Io non rispondo.
" E voi?" , guarda i ragazzi scrutandoli " Come va? Trovato la tua metà Ignazio o ancora pensi a divertirti?", sorride gentile, ma apposta chiede per vedere una sua reazione visto un precedente. Ignazio si morde un labbro, ma si limita ad un sorriso.
" E tu Piero? ", squadra Barone con curiosità.
" Tutto bene. Non mi posso lamentare ", chiarisce lui con garbo. 

Restiamo a chiacchierare per dieci minuti abbondanti, poi qualcuno la chiama.

" Adesso devo andare." Si alza sistemandosi il vestito, poi mi guarda: " Attendo di ricevere una tua risposta in merito al caffè" , esordisce con sguardo malizioso, ed io deglutisco piano. " Sai  quando eravamo bambini eravamo spesso insieme, mentre adesso ci siamo un po' persi, mi dispiace sai?". 

Lascia un bacio sulla guancia ad Ignazio e uno a Piero, poi si avvicina a me per salutarmi ma il suo bacio seppur delicato cade sulle mie labbra.
La allontano subito.

" Ehy!", la guardo con disappunto mentre Ignazio e Piero sono piuttosto basiti.
" Giada ti sembra il caso?" , la rimprovero.
" Da piccolo volevi sposarmi e io scappavo, invece adesso potrei inseguirti io. Ciao a tutti e tre", sgrano gli occhi alle sue parole mentre si allontana dopo avermi lanciato un ultimo sguardo.
" Gianlu' ma ti sei già scordato di Giovanna?" , mi rimprovera Piero.
" No... è che non me l' aspettavo, mi ha colto di sorpresa", mi giustifico.
" Io invece si", borbotta Ignazio sorseggiando un goccio d'acqua.

Usciamo dalla pizzeria, nonostante la calura, il cielo sembra essersi fatto scuro, forse anche qui pioverà. Saliamo sul Van nero, mi metto vicino al finestrino e mi perdo ad osservare la Città Eterna che pian piano si addormenta, adoro visitare Roma di notte, con la luce della luna ad accompagnare i passi è ancora più bella ed è proprio quando tutto attorno si fa silenzio che capisci realmente come è fatta una città e ti rivela la sua vera essenza. Quante volte ho visto Roma così? Tante.  Non c'è niente come tornare in un luogo conosciuto che non è cambiato da oltre 2000 anni , per rendersi conto di quanto invece sono cambiato io da quel lontano 2015.

"Ehy Gian." mi richiama Ignazio. Mi volto guardandolo.

" Hai una strana luce negli occhi stasera", mi sorride con quel suo sorriso accogliente e pieno.

"Tu dici?", domando in rimando.

Annuisce e Piero mi fissa. " Che c'è Piè?", noto il suo sguardo furbo.

"Sei malinconico. Ti manca?", una domanda a bruciapelo che istintivamente mi fa sorridere.

"Si nota così tanto?", ribatto mentre il mio sguardo si posa sul display del telefono.

"Dai, facciamoci una foto". E' Ignazio a proporre stranamente, lui non è molto per le foto.

Piero e Ignazio si avvicinano a me e mi abbracciano, ecco i miei fratelli spaiati che corrono in sostegno ad un cuore malinconico.

Scatto la foto, i nostri visi in primo piano, io un po' triste e tenebroso in mezzo a loro due sereni, alle spalle uno scorcio del Colosseo.

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Sotto la foto una frase: Roma di notte...una notte di note stonate.🧡

Un cuore arancio. Per lei.

Poco dopo un commento, il suo: Allora bisogna cambiare la nota centrale. 🖤🧡🖤

Un sorriso si forma sul mio viso. Capisco l'allusione. Quel cuore arancio non mente.








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