Capitolo XXVIII: Istinti
- Si frangerà l'onda color rubino sui miei piedi spargendo miriadi di stelle. - Cit.
16 Agosto
È quasi l' una, le luci sulla piscina iniziano pian piano ad affievolirsi, se prima erano fari luminosi ora sono solo strascichi di pallida luce. Convengo che è il caso di tornare in camera. Appena raggiungo il piano, lascio la porta socchiusa frapponendo una scarpa tra stipite e battente, poi scendo alla reception a riconsegnare la chiave. Ad accogliermi il sorriso di un ragazzo, lo stesso che mi ha dato la chiave.
" Buon riposo", mi dice appendendo la tessera magnetica guardandomi con curiosità. Sicuramente è strano vedere una che sale con tacchi e chiave in mano e scende subito dopo in ciabatte per riconsegnarla. Sorrido gentile e, senza dire nulla risalgo.
Entro in stanza chiudo la porta dietro di me. Apro la finestra dalla quale fa capolino la luna e mentre aspetto Gianluca, mi metto comoda sul divano a leggere il mio libro rimasto nella sua stanza dal pomeriggio dopo essere caduto fuori dalla borsa. Una luce bianca punta su di me ad illuminare le pagine mentre lascio che le parole d' inchiostro simili a ricami barocchi di un merletto, scorrano e fluiscano come fresco torrente.
Gianluca pov's
È l' 01.45 quando finalmente rientriamo in albergo. Le sedute del van nero sono troppo comode e per un attimo credo di essermi appisolato su qualcosa di duro. Sbatto gli occhi piano mentre cerco di capire e mi ritrovo a fissare un colletto bianco, a pochi centimetri il viso di Piero.
" Cazzo Piè, magari fossi stata una bella donna", mormoro piano passandomi le mani sul viso riprendendo coscienza di me.
" Non sono io che mi sono appisolato Gianlu' e poi ritieniti fortunato, tante avrebbero voluto essere al tuo posto", ribatte Piero con un sorriso sarcastico, lo so che ha ragione.
" Buongiorno Ginoble, peccato sia sera", aggiunge Ignazio fissando fuori dal finestrino canzonandomi.
Mi abbandono sul sedile, le mani incrociate dietro la testa, un leggero cerchio.
" Quanto ho dormito?", chiedo curioso, di solito non capita mai.
"Ammeri 30 minuti, si propriu crollato comu 'na pera cotta ( trad. dal siciliano: Circa 30 minuti, sei proprio crollato come una pera cotta)", mi aggiorna Ignazio.
" A quanto pare fai le ore piccole", ribatte Piero poggiando un braccio sulla mia spalla.
" Fatti gli affaracci tuoi Barone", sghignazzo divertito, poi chiedo: " Domani mattina a che ora per il giro in barca?"
" Considerando gli orari tuoi e quelli di Ignazio azzarderei mezzogiorno, ma direi le dieci al molo", precisa Piero.
Annuisco mentre Ignazio fa pollice verso.
Finalmente arriviamo. Scendo dal van stiracchiandomi. L' aria della sera è fresca e frizzante, mi fa riprendere un poco.
Recuperiamo le chiavi delle rispettive camere, saliamo insieme al piano.
Saluto i ragazzi, ma è Ignazio a parlare per ultimo con fare scherzoso: "Picca casino astanotti, vogghiu ruormiri ( trad. dal siciliano -Poco casino stanotte voglio dormire)". Ridacchio, Ignazio non si smentisce mai.
" Ti canto una serenata dal balcone Igna' va bene?", lo prende in giro Piero ridendo.
" Nun ci pruvari ( trad. dal siciliano - Non ci provare)", ribatte serio con sguardo minaccioso.
Ridiamo di nuovo. Un ultimo saluto e poi ognuno si reca nella propria stanza.
Inserisco la tessera magnetica nel lettore, entro piano, cerco di fare meno rumore possibile, ho tardato e forse dorme. Mi aspetto di trovarla nel letto invece no, la vedo scompostamente addormentata sdraiata sul divano, la lampada accesa e un libro scivolato a terra. Recupero il suo telefono caduto, il display si illumina, è fisso sulla nostra chat di Whatsapp. Sorrido, forse sono stato io il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi. Sposto le sue cose un leggero rumore, un fruscio, si muove appena e la scollatura malandrina del suo abito come a farmi dispetto, le scivola dalla spalla mentre l' apertura dello spacco lascia scoperti un po' troppi centimetri di coscia colorando l' atmosfera. Resto ad osservare la linea del suo corpo, rapito dalle sue curve che giusto qualche ora prima ho fatto mie, rispondendo ad un desiderio ed una voglia che mi stava logorando dentro.
È bella cazzo. Troppo.
Allento la cravatta mentre controllo il respiro, mi prendo un piccolo spazio di divano tra il suo petto e le ginocchia rannicchiate sulla seduta. La brezza della sera che giunge dalla finestra aperta, muove le onde dei suoi capelli. Le sfioro piano le labbra morbide con il pollice, esse si schiudono involontariamente nel sonno, sembra sorridere. Mi chino per baciarla sperando di non svegliarla, ma dal contatto avverto un fremito.
" Gian", mormora mentre la sua mano prima abbandonata lungo il corpo, si solleva posandosi con delicatezza sulla mia guancia.
" Ciao Terremoto", dico piano in un sussurro prima di baciarla ancora.
" Non è un sogno vero?", chiede con ancora il torpore del riposo negli occhi. Ridacchio.
" Sono reale", prendo intanto la sua mano libera, la stringo e me la porto sul cuore:" Non volevo svegliarti" , sorrido.
" Non preoccuparti. Volevo aspettarti sveglia ma non ce l'ho fatta", arrossisce come se dovessi fargliene una colpa.
" Se il sonno chiama è giusto cedervi no?", sorrido. Si mette a sedere.
" Tutto bene alla cena?", chiede passandomi una mano fra i capelli, con la mano libera la sostengo dalla schiena.
" Si. Ho ripreso anche i fuochi per poi mostrarteli", fisso i miei occhi nei suoi mentre una luce gli attraversa.
" Anche qui hanno fatto i fuochi, li ho ripresi per te, così possiamo guardarli insieme", arrossisce nuovamente a questa affermazione ed io la trovo di una dolcezza spiazzante. Annuisco mentre la stringo a me.
" Mi sei mancata Terremoto. Com'è andata la tua serata con il pianista?", domando curioso o forse, solo un po' geloso.
" Bene. Con te sarebbe stata perfetta", specifica con dolcezza, portando la sua fronte contro la mia.
Le rubo un bacio improvviso, un bacio che ricambia con un fuoco troppo caldo, le sue mani si posano sul mio petto aggrappandosi alla camicia in preda ad un bisogno da colmare, un bisogno che sento anche io. Porto la mia mano che prima stringeva la sua, dietro al suo collo.
" E saresti scesa così stasera?", domando roco per occhi non miei che l' avranno sicuramente ammirata.
" Certo che sono scesa così, questa non è di certo la mia divisa per la notte. Non ti piace?", chiede con malizia stuzzicandomi un po', cerca il mio sguardo.
" Anche troppo", specifico burbero. Con le dita sposto i suoi capelli a lato, cerco il suo collo dove la scollatura si diverte a provocarmi, sfioro il ciondolo che le ho regalato lasciando scie di baci, poi risalgo voglioso le sue labbra dolciastre:
" Sai di menta", le dico assaporando quel sapore fresco e frizzante condito con rum bianco, succo di lime e zucchero di canna.
" Be, ho ascoltato ottima musica e bevuto un buon mojito", risponde mordendomi appena il labbro inferiore, " Tu sai di bollicine".
Le sue labbra si fondono con le mie, il desiderio di lei torna prepotente a sfidarmi nonostante l' ora tarda, nonostante la stanchezza. Un bacio che ha qualcosa di mio e qualcosa di suo, un connubio perfetto. Fresco come la menta, frizzante come le bollicine.
Le mie mani scivolano sul suo corpo senza pudore, indugio qualche istante con lo sguardo sui suoi seni appena visibili sotto la scollatura. Percorro tutta l' apertura piano, lentamente, per poi discendere con le dita al suo ombelico dove di lato slaccio il portafoglio del suo abito e scendo sempre più giù sfiorandole il fianco, accarezzando le gambe.
" Perdona queste mani e questa bocca, ma ho ancora voglia di te. Non sono ancora sazio", le dico lascivo con tono caldo accostandomi al suo orecchio.
" E allora saziamoci a vicenda Gian."
Giovanna pov's
Facciamo l' amore così, in una notte che lascia il segno, una notte in cui lui torna da me dopo una serata passata senza di me.
La sua bocca lascia baci ovunque essa si posa, traccia un sentiero nuovo e caldo sulla mia pelle umida. A governarci c'è di mezzo una voglia un po' impaziente, un po' feroce, selvaggia; mai avrei pensato di potermi concedere così senza troppi perché, ma ora non mi pento assolutamente di averlo fatto.
I vestiti non esistono più tra noi, la sua mano sulla mia bocca per soffocare respiri e sospiri che altrimenti verrebbero sentiti fuori vista la vicinanza con la finestra aperta. Insaziabili ci desideriamo a vicenda e ognuno di noi due si prende per se quel che vuole.
Sudati e stanchi ci ritroviamo abbracciati su questo divano che ci ha visti amanti per un tempo indefinito con la luna a fare da testimone. Sento le sue dita spostare i miei capelli, accarezzarmi piano mentre ci tiriamo addosso il mio vestito e restiamo così a guardarci in silenzio e contemplare i nostri occhi. Gianluca accarezza la mia pancia dove, spostandosi verso il fianco, è visibile un vistoso segno violaceo. Un leggero pizzicore mentre mi sfiora con le dita della mano in quel punto.
" Mi sa che domani il due pezzi in barca non conviene", ride ed io ribatto:
" Qualcun altro invece non dovrebbe togliersi la maglietta", dico ridendo accarezzando la parte alta del suo petto, dove è ancora visibile il segno lasciato ieri sera dopo la gara di pizze. Sfioro la zona con un timido bacio, un soffio caldo, ed un sussulto lo anima. Si bea del mio tocco mi tira sulle sue gambe con dolcezza e si prende avido un bacio. Bacio che non nego anzi, cerco e voglio mentre i nostri respiri si rubano l' ossigeno
" Gio, prima di dormire avrei bisogno di una doccia, la fai con me?", mi sfiora i capelli dolcemente poi continua " Farò il bravo lo prometto", ridacchia. Ed io muoio sulle sue labbra in questo istante.
L' acqua calda scorre lasciando traccia del suo calore nell'aria,in contrasto con le piastrelle fredde color crema delle pareti. Entriamo nella doccia, lo spazio è ristretto ma sufficiente per due, stiamo vicini.
D'istinto mi spinge piano con la schiena all'indietro e, tra il muro e la mia pelle, mette le sue mani a schermarmi dal freddo. Così posso percepire solo il suo tocco. Quello caldo delle sue mani bagnate e quello della sua pelle umida. Un piacevole torpore mi avvolge quando lo abbraccio per i fianchi e lui cala sul mio collo lasciando baci dal tocco erotico piuttosto accentuato, mi accarezza, mi sfiora senza pretendere nulla eppure basta questo per farmi battere il cuore a 1000, per farmi perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Mi confonde. Godiamo di questo gioco perverso tra un bacio ed un morso che non hanno nulla di casto, ma se dovrò andare all' inferno con lui, ebbene, ci andrò in grande stile.
Usciamo dal bagno con addosso gli accappatoi, la frescura di metà Agosto frizza insinuandosi tra i corpi. Ci rivestiamo parzialmente e ci coccoliamo un po', lui sdraiato in intimo sul letto con la testa appoggiata alle mie gambe, io indosso una sua t- shirt blu; lascio che le mie dita scivolino tra i suoi capelli umidi, un gesto che solitamente lo infastidisce ma ora sembra rilassarlo, scendo con le dita sul suo petto poi risalgo; guardiamo insieme i due video dei fuochi d' artificio poi mi racconta la serata, io con lui faccio lo stesso , gli accenno anche di Diego, ma sembra quasi assente, infatti osservo i suoi occhi bellissimi chiudersi piano al mio ultimo tocco, sento il suo corpo abbandonarsi al materasso, a quanto pare la stanchezza ha preso il sopravvento. Sorrido sfiorandogli il petto un'ultima volta mentre recupero l' accappatoio asciutto posato accanto per poterglielo mettere addosso. Lo lascio dormire sulle mie gambe per non disturbarlo, io invece cerco di sistemarmi come posso. Solo all' alba delle 03.30 decido di impormi di dormire senza davvero riuscirci.
Le lenzuola portano addosso il ricordo dell' amore che ci siamo scambiati.
" Ancora tre giorni...", mormoro al niente fissando il mio riflesso nello specchio con la consapevolezza che poi non potremmo più essere uniti come lo siamo adesso, questa cosa mi fa paura, stringo una sua mano. In amore sono sempre stata un casino ed ora Gianluca è il mio casino più grande.
Un ultimo sguardo, un ultimo bacio lasciato sulla sua fronte prima di chiudere gli occhi e raggiungere Morfeo.
Gianluca pov's
Rotolo di lato cadendo dal cuscino con la testa, apro gli occhi piano scombussolato da questo atterraggio strano. Da quando il cuscino è così alto? Mi ritrovo con la luce del sole puntata dove di solito il sole non batte, perché mi trovo in orizzontale rispetto al letto? E Giovanna?
Mi giro sul lato opposto, la prima cosa che vedo sono un paio di gambe nude piegate a lato. Alzo la testa confuso e colgo Giovanna semi seduta mezza sdraiata sui cuscini in una posizione piuttosto insolita, ha solo una mia t- shirt addosso ed è ancora addormentata. Dal corpo mi scivola qualcosa mentre mi metto a sedere, il mio accappatoio, qualcosa non torna. Osservo la sua figura colta nella sua delicata fragilità, in un sonno che sembra risaltare i suoi contorni. Lei simile ad una rosa che mette le sue spine per difendersi dal mondo e difendersi anche da se stessa. Quante spine dovrò togliere per arrivare davvero a comprenderla fino in fondo?
Le sposto i capelli, quasi sorride nel sonno, sulle gambe noto un vistoso alone rossastro dalla forma ovale, questo segno mi fa capire che devo aver dormito con la testa posata proprio lì, la sua mano aperta abbandonata sul lenzuolo, mano che teneva la mia prima che cadessi, ne sento ancora il calore. Quanta forza e quanta dolcezza in una sola persona, nei suoi gesti; non posso permettermi di perderla. Non lei.
Resto a guardarla, perla rara dalla sfumatura rosacea in un oceano di perle bianche monocromatiche. Poco tempo ancora mi resta da passare davvero con Lei, spero di non soffrire troppo la nostra assenza. Raggiungo il suo viso, le lascio una leggera carezza, la chiamo piano:
" Giò ", mormoro. Non vorrei svegliarla ma sono le nove meno un quarto e Piero ed Ignazio ci aspettano per le dieci.
" Gio'" , la richiamo alzando leggermente il tono. Si muove appena, biascica qualcosa mentre allunga le gambe stiracchiandosi con fatica, la posizione deve essere stata parecchio scomoda.
Apre gli occhi e sono gli occhi più belli, dolci e ancora addormentati, che io abbia mai visto. Mi sorride massaggiandosi il collo cerca gli occhiali. Mi sento in colpa per averle dormito addosso senza permetterle di sistemarsi.
" Buongiorno Terremoto", sorrido dandole un buffetto sul naso.
" Buongiorno a te. Dormito bene?", chiede biascicando in un rumoroso sbadiglio.
" Addosso a te sempre bene", ironizzo. " Scusami". Le indico le gambe abbassando lo sguardo.
" Ecco perché non riuscivo a muovermi stanotte, il tuo dolce peso mi ha tenuta ancorata al materasso". Ridiamo insieme felici, due giovani che stanno bene insieme e sanno di essere al posto giusto nel momento giusto.
" Dai vestiti che i ragazzi ci aspettano per le dieci", le dico lasciandole un delicato bacio a fior di labbra, mentre le porgo i suoi vestiti, una mia t-shirt , la sua gonna e il costume rigorosamente intero. Sorride.
" E tu terrai la maglietta?", chiede con tono basso gattonando verso di me per poi passare le dita sull' addominale scolpito.
Fermo la sua mano inchiodando i miei occhi nei suoi. La tiro a me con forza e la bacio con passione.
Giovanna pov's
Ore dieci. Io e Gianluca stranamente puntuali. Ignazio sta arrivando mentre Piero è già sul motoscafo. Accanto a lui due ragazze formose che si contendono le sue attenzioni e una foto. Poco dopo vedo arrivare lungo l' imbarcadero una ragazza mora, capelli lunghi, lisci, labbra rosse. Occhi scuri, molto espressivi, occhi che quando la vedo raggiungere Piero scansando le due con classe, non posso non notare la profondità del suo sguardo, la similarità con Barone.
" Ciao Mary!", la saluta calorosamente mentre scende dal motoscafo scusandosi con le due, per poi stringerla fortemente.
Osservo la scena mentre stringo la mano di Gianluca.
" Ma quella non è Mariagrazia?", chiedo. La seguo su Instagram ha uno stile niente male.
" Si. È sua sorella", si affretta ad aggiungere Gian con un sorriso.
" Non sapevo venisse", continuo.
" In realtà non lo sapevo nemmeno io", specifica Gianluca. Mi volto piano verso di lui fermando il passo. Lascio la sua mano.
" Giò?", domanda confuso prendendo posizione davanti a me.
" Se ci vede così? ", ribatto con il cuore a mille portandomi una mano sul cuore.
" Lascia che ci veda. È la sorella di Piero! Sa come comportarsi", ribatte sfiorandomi le braccia nude prendendomi poi entrambe le mani. Stringe forte tirandomi a se.
Mi ritrovo rannicchiata nel suo abbraccio, protetta nelle larghe spalle che mi avvolgono con calore.
" Fidati di lei." Un sussurro il suo che arriva caldo al mio orecchio.
Alzo il viso, incontro il suo. Osservo la linea della sua mascella, la barba corta e curata. Fisso dapprima le sue labbra, poi mi perdo nei suoi occhi. Un fascino che mi intriga. Capisce cosa voglio nonostante io cerchi sempre di proteggerlo e proteggerli da eventuali problemi. Si china su di me dall'alto del suo metro e settantadue, sfiora le mie labbra una, due, tre volte, le mie mani si chiudono sul suo petto stringendo il tessuto della sua camicia, chiudo gli occhi mentre mi sento stringere ancora di più, un abbraccio che con il suo calore sa mettere fine agli inverni del cuore.
" Gian io...", le sue labbra morbide e calde calano sulle mie fermando parole forse troppo superflue in questo istante.
" Non aver paura di mostrare ciò che siamo, non con loro"
Un nuovo lungo bacio, poi ci dirigiamo insieme per mano verso i due.
È Barone a vederci per primo. Scambia due parole con le due fan, un'ultima foto con tanto di abbraccio poi loro si allontanano forse un po' deluse nel non aver strappato un appuntamento a Piero. Quindi ci saluta e ci si fa incontro. Mariagrazia dietro di lui sorridente.
" Oggi niente bikini?", chiede Piero curioso. Di solito lo indosso sempre.
" Chiedi al tuo amico Gianluca perché", ridiamo lasciando sott'intendere troppo.
" Ciao Mary!", esordisce Gianluca.
" Ciao. Ti trovo bene devo dire", lascio la mano mentre lei lo abbraccia. Poi si rivolge a me allungando una mano.
" Ciao anche a te! Sono Mariagrazia la sorella di Piero, ma forse lo sai già", mi sorride gentile. Ricambio il sorriso, stringo la sua mano: " Io sono Giovanna e...ecco...", balbetto perché non so come giustificare la mia presenza accanto a Gian, uno sguardo il mio verso di Lui, una richiesta che comprende.
" Lei è la mia ragazza", dice senza problemi ed io avvampo vistosamente.
" È un piacere". Ed è sincera. Non chiede altro. Basta quello.
" Vi dispiace se viene anche lei con noi? È passata a farmi una sorpresa", aggiunge Piero.
" Nessun problema. Anzi, è sempre un piacere avere con noi la Baronessa", ribatte Gianluca, ridiamo tutti e quattro. Intanto vediamo arrivare Ignazio di corsa.
" Ciao Igna'", si sbraccia lei.
" Che sorpresa! Ciao Bedda!"
15 minuti dopo siamo sul mezzo.
Mi posiziono a prua stendo il mio telo mare con le ciliegie, accanto a me Mariagrazia mentre i tre si stanno contendendo il titolo di capitano.
Sorrido del loro battibeccare.
" Non mi fido di te Piè", inizia Ignazio.
" Io non mi fido di voi due", continua Gianluca.
" Fino a prova contraria, il migliore nel test parcheggio della fiat 500, sono stato io", esordisce Piero, fiero del suo risultato.
Dal canto mio li ascolto ma poi mi volto a fissare l' acqua davanti a noi. Adoro il mare mi piace osservarlo da ogni angolazione o prospettiva anche la più imperfetta, mi piace godere della sua azzurra immensità, del profumo di salsedine, della candida sabbia sulle sue rive, ma appena penso alla sua profondità, ai segreti che cela nei suoi abissi, rabbrividisco un po', non per questo ai miei occhi perde il suo fascino romantico. Mi rasserena sapere che spesso i ragazzi vanno in barca, sanno governarla e conoscono il mare visto che tutti e tre vi sono nati. Piero e Ignazio poi sanno nuotare, Gianluca meno. Il motoscafo intanto con un brusio d' elica si stacca dal molo, scivola sul mare sotto la spinta del potente motore, fende l'acqua con la prua, mi sembra di essere nel film titanic sperando di non fare la stessa fine. Lancio uno sguardo a poppa , alle nostre spalle una scia bianca di spuma. Avverto subito una sensazione di piacere, di quiete che mi prende e mi avvolge senza pretese.
" Ti piace il mare?", chiede Mariagrazia osservando la mia espressione rilassata.
" Si. Poi sai,sono nata in pianura ed ogni volta che vedo il mare mi innamoro sempre di più"
" Sicura sia solo l'effetto del mare?", un cenno verso Gianluca che ha lo sguardo fisso all' orizzonte, Piero è alla guida, Ignazio è sdraiato sulla seduta di poppa e sembra stia sonnecchiando.
" No, non credo sia solo il mare il mio problema", capisco la sua allusione. Lei mi sorride ed io ricambio.
" State bene assieme sai?", aggiunge.
" Grazie. Spero anche per lui sia così"
Il motoscafo s'allontana velocemente dalla costa di cui ora intravedo solo il profilo frastagliato da scogli emersi che si ergono come vedette, simili a guerrieri armati eretti a protezione di un immaginario regno oltre i loro limiti. Il motoscafo navigava sulla distesa grigio verdastra dell'acqua, alzo gli occhi verso un cielo azzurro animato qua e là da nuvole leggiadre dalle forme più strane. Alcuni gabbiani sorvolano le imbarcazioni stridendo e tuffandosi sui pesci che non curanti del pericolo, s'affacciano in superficie.
Mi sistemo comodamente di fianco sui cuscini di prua all'ombra del mio cappello dalla larga falda, fisso il mare osservando il movimento delle onde, poco distante un' altro motoscafo. Gianluca intanto mi raggiunge abbracciandomi da dietro per poi baciarmi il collo, poi scendere verso una spalla. La sorella di Piero ci guarda felice per noi, per ciò che siamo.
Io e lui restiamo un po' così, abbracciati a coccolarci mentre parliamo con Mariagrazia e Piero che nel frattempo ci ha raggiunto, mentre Ignazio si è deciso ad alzarsi dalla siesta e prendere il timone.
"Fermiamoci qui e facciamo un tuffo", esorta Piero attendendo lo stallo, buttandosi quindi a motore fermo e ancora di sicurezza fissata. Il salto fa ondeggiare lo scafo.
Gianluca indossa il giubbetto di salvataggio, non è un gran nuotatore non vuole correre rischi inutili. Ignazio invece si toglie la maglietta lanciandola verso di noi, sono distratta dal suo gesto così naturale e succede che nel lancio, mi arriva dritta in faccia fermandosi sulla mia testa. Tutti e quattro Mariagrazia compresa, ridiamo.
" Ignazio non sono un attaccapanni", puntualizzo ironizzando.
" Peccato. Saresti un bel complemento d' arredo ", mi punzecchia e provoca volutamente.
Scendiamo tutti in acqua. Sono l'ultima a scendere.
Mi immergo piano, la percezione dell' acqua fredda entra in contrasto con il corpo accaldato dal sole. Brividi, tensione, i muscoli sentono freddo si tendono per poi rilassarsi abituandosi all'escursione termica. Abbasso lo sguardo verso il fondale attirata dal suo misterioso richiamo, l' acqua in questo punto è uno specchio blu profondissimo, mi muovo con coordinazione, non sono una provetta nuotatrice ma so stare a galla. Raggiungo Gianluca schizzandolo per suo disappunto. Tra i presenti inizia quindi una lotta ad armi pari combattuta tra risate, acqua e sole prima di decidere di risalire.
Io inizio a sentire freddo, avviso i ragazzi che salgo a bordo. Giro attorno al motoscafo, a quanto pare non sono sola. Dietro di me scorgo Piero. Metto i piedi sui primi scalini della scaletta, l' acqua scivola dal mio corpo mentre salgo, intanto mi volto verso i ragazzi spalle al timone per vederli, Piero sta raggiungendo anche lui la scaletta che occupo ma nel mentre, un'onda anomala provocata da un motoscafo passato vicino alla nostra imbarcazione a forte velocità lo fa ondeggiare. Senza rendermene conto scivolo dalla scaletta grattando la schiena su un gradino a causa delle onde, un bruciore intenso mi coglie mentre cado in acqua ed un crampo mi attanaglia alla caviglia che ho sbattuto qualche giorno fa.
"Gio", sento chiamare il mio nome con un certo timore, ma giunge ovattato prima di lottare con l' acqua per stare a galla cercando un appiglio. Il cuore inizia ad aumentare il suo ritmo a martellare fortemente. Due forti braccia mi recuperano dal mare facendomi aderire al loro tornito corpo, issandomi di forza mettendomi sulla sporgenza della coda del motoscafo. Uno, due, tre colpi di tosse. Mi tolgo l' acqua dagli occhi e mi ritrovo sdraiata sulla schiena, davanti a me Piero, il viso a pochi centimetri da me, mi fissa preoccupato. Le sue mani salde sui miei fianchi. Ci fissiamo per un istante, i suoi occhi scuri più profondi forse di quelli di Ignazio, rimandano un certo timore poi entrambi fuggiamo lo sguardo.Arrossisco e questo colorito tradisce il mio imbarazzo facendo risaltare il mio disagio di certe situazioni dove tutto vorrei dimostrare, tranne la mia fragilità.
" Tutto bene?", chiede con apprensione con un leggero sorriso, atto a mascherare un certo disagio anche suo.
" Si, grazie", rispondo con gratitudine.
" In questo momento sto sfidando l' ira e la gelosia di Gianluca, sappilo", mi dice.
Rido mentre le guance si imporporano ancora una volta. Lui continua: " Preferisco però sfidare la sua ira guardandoti e salvandoti, piuttosto che vederti annegare e sfidare la sua ira nel non averti aiutato"
Sorrido. Risale con un balzo il dislivello, i suoi muscoli si contraggono nello sforzo, impossibile non notarlo, prende posto accanto a m mentre mi metto a sedere.
" Ti fa male la schiena? Fammi vedere", chiede gentile mentre le sue mani grandi sfiorano la mia schiena.
" Brucia un po' ", rispondo di getto.
Intanto arriva Gianluca piuttosto allarmato, subito dopo Ignazio con Mariagrazia sulla schiena.
" Che succede?", chiede Gian scrutando la nostra vicinanza. Si avvicina piano, si mette dove stava Piero giusto poco prima, ma lui si concede un altro tipo di approccio.
" Abbiamo sentito urlare", esordisce Ignazio.
" Tutto ok. Stavo risalendo la scaletta, l'onda del motoscafo che è passato vicino mi ha fatto scivolare, ho battuto la schiena sul gradino e sono caduta in acqua, ma non riuscivo a nuotare a causa di un crampo. Piero mi ha visto e mi ha aiutato". Riassumo i fatti, Piero conferma annuendo senza timore, sotto lo sguardo indagatore di Gianluca che intanto mi lascia un tenero bacio sulla coscia.
" Guarda Gianlu", gli dice spostandosi, facendogli posto, " Ha strisciato la schiena, stavo guardando l'entità della ferita", un tocco gentile.
" Una leggera abrasione, per fortuna", ribatte Gian. Con la coda dell' occhio noto uno scambio di sguardi tra i due:
" Grazie Piè, se non ci fossi stato tu...". Le sue parole lasciano intendere un pensiero condiviso e riscaldano il cuore.
" Di nulla", dice con un mezzo sorriso senza aggiungere altro. Una stretta di mano tra i due. Una fratellanza.
La giornata dopo il mio incidente che per fortuna non ha portato gravi conseguenze, trascorre allegra tra risate sole e bagni senza troppi intoppi o casini, fino all' ora in cui il cielo comincia a cedere il passo alla sera imporporando il suo orizzonte.
" Ragazzi rientriamo, si sta facendo tardi", annuncia Ignazio lanciando uno sguardo all' orologio. Tutti annuiamo.
" Stasera vi va di uscire per mangiare un super piatto di pesce?", esordisce Piero posando il mento sulla spalla della sorella.
" Ottima idea", aggiunge lei, " Dove ci porti Gianlu? Sei tu l' esperto di zona", ridacchia Mariagrazia trattenendosi i capelli. La collana di perle che indossa riflette gli ultimi raggi del sole morente.
Le mani di Gianluca mi accarezzano dolcemente la schiena mentre ho la testa posata sul suo petto, sul lato del cuore, posso sentirne il forte battito regolare, chiudo gli occhi per un istante
" Fatemi pensare. C'è un locale sulla spiaggia dove fanno musica e si mangia dell' ottimo pesce, non è troppo distante. Dall' albergo saranno 10 minuti."
" Aggiudicato! Io ho già fame", aggiunge Ignazio.
Gianluca pov's
Rientriamo al porto.
Lasciamo il motoscafo dividendo per tre le spese. Mentre andiamo a pagare, lasciamo Giovanna e Mariagrazia a conversare in riva al mare. Stanno ridendo di qualcosa, forse un discorso solo loro e, tutto al femminile. Le osservo da lontano, mi arriva una gomitata da Piero tra le costole.
" Guarda che è in buone mani", mi dice, notando il mio sguardo proiettato sulle due ragazze.
" Lo so", mi volto verso di lui con un sorriso dietro le lenti scure degli occhiali.
" Sei sicuro Piè? ", ribatte Ignazio con un' espressione sorniona," Adesso vado io ad importunarle", risponde il marsalese ridacchiando.
Torniamo da loro mentre Boschetto anticipa il passo e le prende entrambe sottobraccio cogliendole di sorpresa.
" Andiamo signorine, stasera vi farò divertire", ed ecco un espressione goliardica ad impadronirsi di lui e del suo modo d'essere sempre così fedele a se stesso e reale. Lo fisso per un istante e forse un po' lo invidio. Io a differenza sua, tendo a trattenere le emozioni, a volte cerco di mascherare le mie insicurezze, nonostante siano anni che calpesto palchi e vivo di folle, questo mio modo di percepire me stesso e i miei sentimenti non cambia, sono anche io fedele alla mia natura ma spesso non nella sua interezza.
Raggiungo Giovanna, la rapisco ad Ignazio; Piero riprende sua sorella , lui ci guarda stranito per poi scoppiare a ridere.
" Va be. Io salgo in camera", aggiunge con un mezzo sorriso.
" Anche io salgo", ribatte Piero.
" Io fratellone devo fermarmi da te, poi domani mattina riparto. Spero tu non abbia qualche appuntamento romantico", osserva Mariagrazia pacata guardando il fratello. Stessi occhi, stesso magnetico carisma.
" Magari ne avessi uno. L' unico appuntamento che ho è con Ignazio e Gianluca, anzi di più Igna', Gianlu è occupato", Barone fa un occhiolino in mia direzione.
Io e Giovanna dopo aver salutato i ragazzi, restiamo ancora un po' in spiaggia. L' appuntamento è alle 20, possiamo ancora goderci il mare.
Camminiamo lungo la battigia l' uno affianco dell'altra stringendoci per mano e raccontandoci di noi. Poca gente attorno, e il tramonto di oggi merita di essere visto in prima fila. Corriamo scalzi nell'acqua azzurra e fresca di un mare inquieto come noi schizzandoci i vestiti, mentre ridiamo della nostra stessa incoscienza. Ci fermiamo di colpo vicino ad un gruppo di scogli. Arresto per primo la corsa mentre la prendo per un braccio e la tiro a me. Le sue mani sul mio petto sotto la camicia sbottonata mentre la stringo sul cuore. Con la mano libera sfioro il suo mento, un tocco gentile mentre i nostri sguardi si cercano e la bacio così, sulla spiaggia fresca con il suono delle onde in sottofondo, un caldo sole rosso a fare da spettatore. Il mio sorriso preme sulle sue labbra salate, mentre i miei occhi cercano i suoi.
" Come stai?", chiedo dolce riferendomi al livido sulla sua schiena. La sfioro piano.
"Sopravvivo", sorride.
"Non ti posso lasciare sola nemmeno un minuto", imbarazzata scosta lo sguardo.
" Allora non farlo, non adesso". Allunga le sue mani sul mio collo ed io ne approfitto per rubarle un nuovo profondo bacio.
Ci stacchiamo solo dopo diversi minuti in cui esistiamo solo noi e il mare. Torniamo a riva e Giovanna posa la borsa estraendo i teli.
" Sediamoci qui, ma è il caso di usarli se non vogliamo farci uno scrub con la sabbia", ride ironizzando su una variante decisamente da prendere in considerazione.
Prendiamo posto mentre il cielo si fa corallo, poche nubi all'orizzonte, si prospetta una serata decisamente serena.
Fisso il mare davanti a me, quel mare che avrebbe potuto portarmela via rapito dal colore dei suoi occhi.
Mi imbroncio:" Mi dispiace sai?", le dico forse fuori luogo, ma è un pensiero che voglio esternare.
" Per cosa?", domanda.
" Io non ti ho protetto". Spiego serio ed incisivo. Lei sospira.
" Non è colpa tua, è stato il motoscafo e poi è sopraggiunto il crampo", specifica cercando di alleggerire il mio senso di colpa.
" Se non ci fosse stato Piero..", dico quasi con rabbia, ma non verso Piero anzi, rivolta più a me stesso per non esserci stato nel momento del bisogno.
" Proprio come con Diego." La mia mente ritorna al momento in cui l'ho visto violare le sue labbra senza un consenso.
La sua mano calda mi accarezza la schiena. Un mezzo sorriso mentre mi sfiora una guancia per farmi voltare verso di lei.
" Non è così", mi parla con dolcezza.
" Diego è stato uno stupido, io sono stata sciocca a non dirti subito di come lui ci abbia sottilmente provato. Ma tu sei arrivato. Mi hai salvato. Oggi è stato diverso, è stato un incidente, per fortuna nulla di grave".
Sorrido debolmente. " Ma la tua schiena.."
Avvicina il viso al mio, posa il suo indice sulle mie labbra, " Shhhhh, non dire altro per favore, non sentirti colpevole dell' imprevisto. È solo un graffio, passerà", ed ecco che la stringo ancor più a me. Un bacio dolce è quel che scaturisce mentre il sole arrossisce al nostro ardore.
Giovanna pov's
Sospiro mentre la mia bocca si muove sulla sua. Un respiro caldo che amplifica i sensi. Le sue mani esplorano i miei vestiti, sfiorano la mia pelle che al contatto si tende. Il bacio si fa più intenso, il cuore a mille. Lascia solo per un istante il contatto delle nostre lingue per poi ricercare la mia freneticamente.
So che mi vuole. Il suo sguardo se si scosta da me, cade continuamente sulle mie labbra, sul mio decoltè, accarezza piano le mie gambe nude risalendo lento verso la schiena insinuandosi sotto la maglietta. I miei occhi resi brillanti dalla luce del fuoco del tramonto, si perdono nei suoi e tradiscono un desiderio che vorrebbero colmare, una distanza che vorrebbero placare, ed intanto vogliono vedere e sentire i suoi addosso, così verdi e sensuali, ma non si può. Non qui.
" Gian...io...", capisce senza parlare.Si alza con un sorriso, la mia stessa voglia ad accenderlo. Mi porge la mano mentre recupera i teli.
"Andiamo in albergo", bisbiglia al mio orecchio stringendomi a sé per un fianco quasi con prepotenza. Il suo profumo è qualcosa che stordisce, che resta addosso. Il nostro contatto all'altezza dei fianchi rivela il desiderio di azzerare questa distanza, assecondando il mio perverso pensiero.
Raggiungiamo la stanza senza parlare.
Sappiamo entrambi cosa vogliamo. I nostri sguardi complici si capiscono parlando una chimica tutta loro. Apriamo la porta chiudendola subito dopo, a doppia mandata.
La borsa cade a terra con un tonfo sordo mentre scivola dalla spalla. Appoggio la schiena contro la porta, lo attirò a me prendendolo per l'allacciatura della camicia:
" Adesso dimmi che sono io il perverso", aggiunge con tono languido mentre sorride sulle mie labbra e senza dire una parola, in risposta lo bacio con forza e urgenza.
"Per tutto il giorno ho avuto voglia di te, voglia che ho dovuto reprimere per rispetto", chiarisco mentre è la passione bruciante di un tizzone ardente a farmi parlare. Gianluca rinvigorito da questa confessione, stringe con mano salda la mia nuca afferrandomi i capelli senza farmi male, mi preme addosso tutto il suo peso calibrando la forza mentre con l'altra mi prende alla vita facendomi inarcare la schiena e aderire a lui.
" Abbandonati a me", dice soave mentre mi bacia appena sotto l' orecchio. Un brivido, un tremore. Annaspo tra le emozioni in cerca di aria. Sollevo una mano tremante ad accarezzare la sua guancia, occhi che si cercano nella calda luce del tramonto che proviene dalla finestra. Leggera, lenta, quasi impercettibile, faccio scorrere la mano più volte sulla sua pelle accaldata, con l' altra affondo nella sua schiena e lui si irrigidisce. Esita per un attimo cercando di controllare il suo impulso incontenibile e appoggia le dita sulle mie labbra vogliose che si schiudono al contatto. Qualcosa però non riesce a mediare con i suoi desideri, respira velocemente, percepisco il battito del suo cuore e mi ritrovo senza nemmeno rendermene conto, le sue labbra inchiodate alle mie mentre la sua lingua si fa strada prepotente nella mia bocca. Le sue mani sono dappertutto sul mio corpo ed io mi abbandono totalmente al suo modo di farmi sua. Lo stringo, lo tocco , le mie mani si infilano sotto la camicia, la sfilo senza remore gettandola sul letto. Allunga una mano mi afferra per la sua maglietta, mi attira di nuovo a sé spogliandomi con foga.
" Ti voglio", mi dice sfacciato con voce piena di pathos mentre anche gli ultimi indumenti cedono alla passione.
Entrambi prigionieri, entrambe carcerieri, ci abbandoniamo sul letto, solo il flusso della nostra ardente complicità a guidarci.
Un bacio sul collo, lungo, morbido, bagnato, senza fine, un bacio che sale fino alla parte posteriore dell' orecchio
Il tocco delle sue labbra umide e vogliose a sfiorare la mia pelle. Il respiro caldo.
Nulla di noi due si piega alle leggi della ragione, niente di ciò che siamo si cura minimamente di quello che riceverà in cambio, vogliamo entrambe appartenerci ed esprimerci fino in fondo, imporre le nostre volontà. Desideriamo solo amarci.
Gianluca pov's
Il sole è ormai tramontato. Schiudo gli occhi quando muovendomi appena, un ultimo raggio violento decide di trafiggermi l' iride. Ritraggo il viso cercando rifugio tra le sue onde castane.
" Gian" ,mi richiama con voce dolce, una risata cristallina." Sei un vampiro?", ridacchia scostandosi leggermente.
" Tu credi?", borbotto per poi mordere delicatamente il suo collo.
Una flessione del capo, il profumo di noi due ancora nudi ancora addosso.
Il bacio si prolunga più del dovuto. E avverto il brivido del suo corpo caldo a contatto con il mio, l'incastro perfetto dei nostri pieni e dei nostri vuoti, il suo respiro vicino al mio orecchio.
" Gian..dobbiamo... vestirci. I ragazzi ...ci aspettano", la sua voce è rotta da sospiri perché lo so che questo mio modo di baciarla sul collo, è il suo bacio preferito.
" Lo so..", sussurro terminando il mio bacio sulle sue labbra umide.
Ci alziamo dal letto sfatto. Una doccia veloce. Sono le 19.15 e i ragazzi ci aspettano alle 20.
Lei è la prima a correre in bagno ma io la raggiungo bloccandola in un abbraccio.
" Doccia mia!", esordisco lasciandola andare per poi superarla, aprendo l' acqua per primo.
" Ginoble sei un imbroglione", risponde imbronciandosi assumendo un'espressione molto tenera.
" Dai non arrabbiarti terremoto", ridacchio mentre mi appresto ad entrare.Si avvicina con sguardo serio, mani puntate sui fianchi, i suoi occhi verde giada fissi su di me. Mi prende il viso fra le mani e mi bacia spingendomi dentro sotto l' acqua ancora fredda, ma io la trascino con me.
" Tu sei pazza", rido mentre il suo sorriso si infrange sulle mie labbra.
" Mai quanto te", ribatte.
Usciamo dal bagno in tempo record.
Ci vestiamo velocemente. Lei jeans e camicia nera dalle maniche trasparenti, un look semplice che le dona, capelli ancora bagnati raccolti in un'alta coda. Io jeans e t- shirt bianca. Ci vantiamo entrambi allo specchio ridendo di noi e delle nostre stranezze.
"Vestito così potresti essere quasi un angelo, anche se sei un bel diavoletto", mi provoca sistemandosi un orecchino a forma di piuma lanciandomi un fugace sguardo. La guardo prendendole i fianchi, le sue mani sul mio petto.
" E tu con questa camicia tenti, provochi, giochi, ma potrei castigarti sai?" , ribatto a mia volta con malizia.
" Potresti si, in fondo non ho detto che sei un angelo" , mormora con tono caldo, " Ho detto che potresti quasi esserlo".
Ed ecco le sue labbra velate di rossetto posarsi sulle mie. Lo specchio nella flebile luce del fine tramonto, riflette un'immagine precisa di noi: due figure distinte, due corpi ben visibili, il bianco ed il nero, uniti però in un unica ardente anima. Un cuore che batte allo stesso martellante ritmo.
Giovanna pov's
Finalmente raggiungiamo i ragazzi e il ristorante poco distante. Mariagrazia indossa un abitino giallo che risalta sulla sua carnagione, Piero una felpa rossa, Ignazio una maglietta nera , entrambe in jeans fascianti, indubbiamente curve di un certo spessore come del resto Gianluca che mi cammina accanto mentre parlo con la sorella di Piero.
Il ristorante è sul mare, una vetrata stupenda con vista Roseto, ed è piuttosto affollato. Gian aveva chiamato e viene accolto dal proprietario in giacca e camicia che per evitare urla e strepiti tra i clienti, donne in primis, ci fa passare da una porta secondaria per raggiungere una saletta privata completamente arredata di bianco, con tovaglie e tende azzurre abbinate. La serata parte bene, ridiamo e scherziamo e Mariagrazia si rivela essere molto dolce e simpatica.
Le ore passano, il pesce è delizioso, una goduria di sapori e profumi sul palato; Piero si fa una scorpacciata di spaghetti ai ricci di mare, mentre noi quattro andiamo di spaghetti allo scoglio e grigliata mista con contorno di bollicine.
Undici rintocchi e mezzo, un orologio poco distante segna le 23.30. Ci alziamo dopo il caffè e la richiesta del conto.
" Pago io", esordisce Ignazio.
" Ma figurati, c'è anche mia sorella", aggiunge Piero.
" Piero ha ragione, ci sono le ragazze", esordisce Gian posandomi un braccio sulle spalle.
" Allora offri tu Ginoble! Dai che domani piove!", ridacchia Ignazio.
Non appena arriva il cameriere prendo possesso dello scontrino.
" Pago io dai. Fate fare a me", dico convinta prima di vedere il conto, 250 euro di pesce. Per un attimo sbianco ma poi riprendo colore.
" Non esiste che paghi una donna, non con me", dice Ignazio serio, rubandomi la comanda di mano fissando i suoi occhi scuri nei miei. Quasi mi confondono con la loro profondità e io resto spiazzata da questa presa di posizione.
Usciamo dal ristorante, una passeggiata sul lungomare tra risate e salsedine. Mariagrazia vuole arrivare al pontile ma i ragazzi hanno già virato verso l' imbocco dell' albergo.
" Ragazze?", ci richiama Piero.
" Dieci minuti bro, voglio scattare una foto sul pontile", annuncia entusiasta.
" Andate pure, l'accompagno io", dico sorridendo alla sorella di Piero, in risposta mi salta al collo felice.
" Gian mi faresti un favore prima di andare in camera?", chiedo gentile allontanandomi appena.
" Certo Terremoto, dimmi", mi sorride con quel suo sorriso accattivante mentre mi raggiunge.
" Passeresti dalla mia stanza a recuperare la mia valigia? Visto che mi fermo da te...", arrossisco come se questa confessione fosse uno scandalo, ma in realtà è solo un bellissimo momento per stare insieme per il tempo che ci resta.
" Va bene", risponde lasciandomi un leggero bacio sulle labbra, " Non stare via troppo", sussurra dolce. Annuisco mentre mi sento malinconica al pensiero di avere altri due giorni con lui prima di riprendere ognuno la propria vita. Insieme certo, ma come gestiremo la lontananza? Un pensiero che Mariagrazia forse percepisce.
Uno sguardo. Un sorriso.
" Ci vediamo tra poco", dico.
Gianluca pov's
Raggiungiamo l' albergo. Salutiamo due signori che ci hanno riconosciuto, poi raggiungiamo il bancone della hall.
" Buonasera la chiave della 5103 per favore", sorrido cordiale.
Il receptionist digita il numero sul computer poi si fa serio e mi si rivolge con fare gentile:
" Scusi se mi permetto, ma questa stanza è occupata da una ragazza", mi dice quasi imbarazzato non sapendo bene come comportarsi. Lo guardo a mia volta rendendomi conto che forse avrei prima dovuto dargli una spiegazione alla mia richiesta:
" Si lo so. È la mia ragazza", chiarisco secco. Il receptionist strabuzza gli occhi:
" Allora c'è qualcosa che non va signor Ginoble", mi dice imbarazzato ed io alzo un sopracciglio con fare dubbioso, " Ho appena fatto recapitare un mazzo di fiori, ma credo l'occupante fosse fuori, non ha risposto e li ho fatti lasciare fuori dalla porta", si passa una mano sul viso, come se questa rivelazione lo mettesse in un forte stato di disagio; "Forse ho sbagliato " bisbiglia recuperando un biglietto sgualcito.
"Come scusi?", sono basito. Mi scambio uno sguardo con Piero ed Ignazio anche loro non capiscono cosa stia succedendo.
" 5103 è la stanza di consegna", mormora, si gratta il capo. " Caspita, chiedo perdono sono nuovo e forse ho fatto un po' di confusione", arrossisce violentemente cercando di tamponare una situazione scomoda per entrambi. Lo guardo con diffidenza, poi gli sorrido e lui si rilassa." Faccio un ulteriore controllo, in caso chiedo umilmente perdono".
" Si figuri. Puo' succedere. Le faccio una confessione sperando possa aiutarla. La ragazza della 5103 è la mia ragazza da poco per quello non alloggiamo nella stessa stanza", chiarisco una situazione che potrebbe generare fraintendimenti.
" Dorme con me stanotte", come anche le altre notti del resto da quando ci siamo dichiarati, ma questo è un dettaglio che non credo interessi a Gregorio, questo il nome del receptionist impresso sul badge.
" Comunque dovrei solo recuperare la sua valigia", parlo con tono lento e fermo.
" Tutto chiaro. Salga pure.", mi dice consegnandomi la chiave.
" Grazie", sorrido.
Chiamiamo l' ascensore, la mente vaga ma io sono un po' infastidito dal timore di scoprire chissà che.
-Chi ha mandato fiori a Giovanna?-
La domanda mi indispone e mi rende inspiegabilmente nervoso. Mi appoggio con la schiena al freddo vetro della parete, un qualcosa di indefinito mi smuove lo stomaco, guardo i ragazzi: " Secondo voi ha sbagliato il ragazzo della reception?"
Tutti e due mi guardano seri, in silenzio.
" Non lo so Gianlu, non sono frate indovino", esordisce Ignazio sistemandosi la giacca.
L' ascensore trilla. Abbiamo raggiunto il piano.
" Adesso lo saprai". Termina Piero uscendo per primo.
Lo oltrepasso ritrovandomi a fissarli con una certa apprensione.
" Venite con me", chiedo perentorio, potrei aver bisogno di un loro sostegno.
Raggiungo la sua stanza ed effettivamente davanti alla porta 5103 , c'è un mazzo di fiori confezionato in elegante carta arancione, un fiocco dorato e un biglietto chiuso. Osservo stranito la composizione:
Foglie come lance e petali dolcemente ondulati, sembrano Iris, di colore blu e poi, fiori a calice, sono tulipani bianchi. Una composizione insolita.
" Iris e tulipani", esordisce Piero dando conferma alla mia intuizione.
Nel mentre vedo Ignazio digitare qualcosa sul cellulare. È serio mentre si liscia la barba.
" Dall' web l' iris blu significa speranza, coraggio e ammirazione. Invece sempre secondo il web, il tulipano bianco è associato a un nuovo inizio e per questo sono spesso scelti per realizzare bouquet di scuse", esordisce senza troppi giri di parole con voce sicura. Alza gli occhi su di me.
" Cioè Igna', sei andato a vedere il significato dei fiori?", chiedo con un certo stupore aggrottando le sopracciglia.
" Gianlu i fiori a volte esprimono quello che a parole non si riesce a dire", aggiunge Piero appoggiandosi con la schiena al muro.
Li guardo entrambe. I miei occhi scivolano sui loro visi mentre congetture prendono forma destabilizzando il mio già precario equilibrio mentale.
" Un qualche ammiratore segreto che ha dovuto scusarsi per qualcosa?", domando a voce alta più alla mia coscienza che altro.
" Forse", esordiscono i due in coro.
Sono combattuto sul leggere o no quel biglietto assicurato alla carta tramite una molletta a farfalla.
La parte gelosa di me sarebbe curiosa.
La parte più razionale mi dice di non fare cazzate.
Nel mentre le ragazze ci raggiungono.
" Vi pensavamo già in stanza", esordisce Giovanna allegramente.
Tutti e tre la osserviamo seri.
" Che succede Piè?", chiede Mariagrazia interpretando l'espressione seria sul viso del fratello.
" Aquantu pare je passata la De Filippi, c'è posta pi tia Gio."( trad. dal siciliano - A quanto pare è passata la De Filippi, c'è posta per te Gio) spiega Ignazio con un mezzo sorriso.
" Come?", domanda Giovanna stranita non notando subito il motivo del quesito di Ignazio.
" Fiori per te",replico con un po' di acidia consapevole di non dovergliene fare una colpa.
Mi passa accanto fissandomi confusa mentre si avvicina. Osserva la composizione senza dire nulla. Si china sulla busta ne estrae il contenuto, legge ad alta voce schiarendosi la voce.
-Sai certe emozioni si percepiscono e basta, come una cosa che sai di sapere senza davvero conoscerla, come un pensiero che fluisce costante e devi padroneggiarlo prima che sia troppo tardi. Tardi lo è stato . Per favore so che non eravamo niente, ma se puoi perdonami - Diego
Richiude la lettera.
È piuttosto scossa o semplicemente sorpresa. Stringo i pugni involontariamente. Mi sento tradito anche se non è così. Mi sento come un sasso scagliato che rimbalza sull' acqua, consapevole che prima o poi dovrà inabissarsi.
Guardo i ragazzi che a loro volta mi fissano cercando di capire la mia reazione.
" Io non..", le parole le muoiono in gola.
" Perché ti ha spedito dei fiori? Eppure ero stato chiaro con lui", dico perentorio dando voce ad un pensiero. " Ma forse non sei stata chiara tu". Aggiungo.
Si volta verso di me. Mi guarda con occhi velati di malinconia.
" Io non so perché l' abbia fatto. Poi è partito ieri", chiarisce.
" Ieri? Allora vi siete visti?", domando nervoso
" Si. Te l' ho anche detto ma forse nemmeno mi hai ascoltato perché stanotte ti sei addormentato" , aggiunge e il mio nervosismo si attenua. Noto dei sorrisini ironici sui visi di Ignazio e Piero
La guardo mentre si stringe nelle spalle.
" Dopo quello che ha tentato di fare, ancora a calcolarlo", ribatto freddo prendendole un polso.
" Non è così, mi sono ritrovata a ballare con lui", risponde sostenendo il mio sguardo che si fa di fuoco.
" Ci hai pure ballato! Ma con che coraggio dico io!", ribatto. Scioglie la presa.
" È chiaro che adesso non vuoi ascoltare", mi fissa con sguardo fiero, un colpo basso. Le iridi risplendono negli occhi lucidi, forse delusa, forse infastidita. Mi passa accanto con passo sicuro. La catenina riluccica. Il suo profumo mi avvolge la guardo e vorrei solo tirarla a me per baciarla, per dimostrarle quanto tengo a lei, per quello la situazione mi indispone.
" Dove vai?", la fermo prendendola al fianco.
" Lasciami Gian", risponde con voce roca e corre via.
" Giò", urlo. Ma lei è già lungo le scale.
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