Capitolo XXVII: Anime

-Le anime innamorate sanno riconoscersi tra loro anche nei sentieri più oscuri della vita.- Cit.

15 Agosto

È da poco passata la mezzanotte. Raggiungo le scale che scendono al mare, poca gente attorno, sono tutti concentrati sui ragazzi. Prendo posto su un lettino vuoto e distante, alzo lo sguardo con l' ingenuo intento di scorgere Marte tra gli strali del cielo, ma prima mi trovo ad osservare le stelle; ho visto il grande carro il piccolo carro e una stella cadente.

"San Lorenzo è stato il 10, ma oggi è ferragosto, tutto è possibile", mormoro a fior di labbra.

Esprimo un desiderio in silenzio mentre spero in qualcosa, ad un futuro felice con Gianluca accanto magari, e penso anche a mio padre a quanto mi manca. A quanto un suo raro ma saggio consiglio mi avrebbe aiutato anche a sciogliere i nodi che mi porto dentro, poi, lui adorava le grigliate di ferragosto.

Intanto con gli occhi umidi ancorati al cielo, mi immergo nella luce delle timide stelle mentre sperimento la sensazione di un vento caldo respirando fotogrammi fantasy di un vecchio film, film che narra di un drago parlante che alla fine muore e forma nel cielo la costellazione di un drago. Sorrido da sola mentre una dolciastra fragranza di gelsomino proveniente dai rampicanti sul muro mi investe.
Non so perché penso a tutto fuorché pensare a ciò che mi ha portato qui, nel silenzio di questa notte, in compagnia dei miei pensieri ad osservare un mare troppo scuro persino per i miei ricordi.
Ho paura di fidarmi di nuovo di un ragazzo, paura di non riuscire ad amarlo come dovrei, di non riuscire a fidarmi completamente. Ho paura che tutto svanisca. Ho paura di fare l'amore, di cedere a quell'amore che unisce due persone in un' unica cosa, quell'amore che toglie il respiro e che rimane in testa indelebile, anche se le strade dovessero dividersi per qualche motivo. Ho paura a lungo andare di non essere accettata per ciò che sono, ho paura di riporre ancora una volta la fiducia in qualcuno e che quel qualcuno prenda la mia maledetta fiducia e la appallottoli come un pezzo di carta straccia da buttare. Gianluca non è così, spero non sia così, eppure perché mi sento così inquieta?

Dei passi annunciano l' arrivo di una persona.Lui. Il suo inconfondibile profumo.

" Il cielo è pieno di stelle stasera", dico senza voltarmi perdendomi nella sua immensità abbandonando le braccia stese dietro di me. Lui si avvicina alle spalle si porta davanti a me, si accuccia mi fissa con il suo sguardo che sembra trafiggermi. Resto imbrigliata nelle trame dei suoi meravigliosi occhi.
" Chissà perché però, la stella più bella e luminosa è triste stasera", aggiunge con dolcezza alzandomi il mento.

Abbozzo un sorriso guardandolo.

" Anche le stelle piangono e ne ho appena vista una cadere", ironizzo, ma il mio umore è tutt'altro che ironico.
" Solo quelle che hanno un dolore dentro", precisa sfiorandomi la guancia con il suo palmo.
"Stavo per baciarti Gian. Stavo per farlo davanti a tutti", specifico colpevole.
" Stavo per farlo anche io", ribatte.

Uno scambio di sguardi. Si rimette in piedi, appoggia la schiena alla colonna di un gazebo vuoto, vicino. Fissa il mare scuro.

" Ho paura Gianluca. Ho mille paure", abbasso gli occhi, fisso una conchiglia a terra, mi confesso come non ho mai fatto prima con lui.
" Anche io ne ho. Non sei l' unica" dice serio, ma la sua risposta mi conforta, mi rassicura.

Alzo di nuovo il viso, cerco il suo sguardo.

" Perché Gian? Perché se davvero è un sentimento a legarci, dobbiamo soffrire così la nostra vicinanza?", chiedo.
" Perché probabilmente è un sentimento talmente forte che ci ha investito con tutta la sua furia e fatichiamo a realizzare", sorride sbieco, si china verso di me ancora una volta, mi sposta i capelli dietro all'orecchio, mi porge una mano. Mi alzo accogliendo il suo palmo senza smettere di guardarlo e gli metto delicatamente le mani attorno al collo, mi rifugio nel suo petto cercando calore in un abbraccio che non tarda ad arrivare.
" Amami per quel che sono Gian so che ti chiedo molto, è tutto così bello che fatico ancora a credere e se tutto dovesse svanire?" , mi stringo ancora di più e lui stringe a sua volta. Le sue mani grandi avvolgono le mie spalle come coperta. Ammetto senza davvero confessarlo, il mio bisogno di lui nascondendomi nel suo petto.
" Giovanna", mi richiama, mi scosta da lui mi prende per le spalle, cerca i miei occhi e non vuole schiodare lo sguardo, " Non devi nasconderti, capisco benissimo come ti senti e poi, sei speciale così", precisa, poi continua:" Sai qual' è la mia paura? Ho paura che tu non riesca a tenere il mio passo, ho paura di correre a causa di ciò che sono, ho paura di trascurarti, di lasciarti indietro, ma se cadi voglio esserci io a sorreggerti. Ho paura di forzare troppo, di chiederti tanto a dispetto delle tue fragilità. Sono sempre in viaggio, spesso sono assente, se tu ti stufassi di aspettare? Adesso che ti ho qui, vorrei solo poterti abbracciare e tenere con me", ha la voce limpida, ma spezzata da un' amarezza.

" Gian", i miei occhi si fanno lucidi, il mio cuore sta urlando un Ti amo che fatica ad uscire.
" Ho avuto tante ragazze, tante avventure è vero. Sono stato uno stronzo a volte anche bastardo, non posso negarlo. Ma con te è diverso. Tu sei diversa. Non mi sono mai sentito così preso e coinvolto da qualcuna", leggo tra le parole la sincerità delle sue emozioni.
" E se fossi sbagliata per te?", rincaro la dose, seria.
" Vuol dire che mi sono rimbambito e non ho capito nulla delle esperienze passate", precisa.Lo fisso. Le sue parole mi scaldano il cuore e in questo frangente realizzo, siamo tante cose io e lui, siamo abbracci, carezze, parole di conforto, suggerimenti, qualche pizzico di gelosia non manifestato. Siamo tante cose, davvero, ma forse entrambi abbiamo solo paura di dircelo.

Piango e rido, non trattengo la tensione accumulata in questi due ultimi giorni bagnando la sua camicia. Mi stringe a sé lasciandomi sfogare sul suo corpo.

" Dicono che le lacrime siano più speciali di un sorriso, lo sai?", mi dice con calda gentilezza accarezzandomi i capelli.
" Perché?", chiedo calmandomi un po'. Mi scosto da lui le lacrime ancora vistose. Mi prende il mento. Mi fissa ed io mi sento troppo nuda e vulnerabile nelle sue mani.
" Perché un sorriso lo puoi regalare a chiunque, puoi anche fingerlo se necessario, mentre le lacrime sono gocce di emozioni che arrivano direttamente dal cuore. Un cuore che ama ed è capace di farlo incondizionatamente, come il tuo", mi sorride.
" Sono semplicemente me stessa", gli dico.
" Lo so" , risponde e dopo un nuovo disarmante sorriso, sento le sue labbra prepotentemente addosso come se fosse il nostro ultimo bacio, sanno di sale, il sale delle mie stesse lacrime.

Gianluca pov's

Asciugo le sue lacrime con le mie labbra. Vorrei vederla serena, vorrei portar via le sue tensioni, le sue amarezze, ma lei non lo sa che mostrandosi in tutta la sua fragilità emotiva, è ancora più bella. Sfioro con il pollice in un momento di respiro, la linea delle sue labbra rosate. Comincio a disegnarle come se uscissero dalla mia mano, come se per la prima volta si aprissero a me, come se già non le conoscessi. Azzardo a chiedere di più quando mi avvicino lentamente soffiando sulla sua bocca, da questo nuovo bacio che le rubo mordendola piano, lei non si tira indietro.

Mi regge il viso con una mano con una dolcezza ed una forza che mi disarma, con l' altra incastra il suo pollice nel passante della mia cintura, passione è quel che percepisco.
Sento la forza di ciò che ha dentro, sento lo scudo che ha innalzato cedere mentre mi spinge delicatamente sotto il gazebo cogliendomi impreparato. Mi sbilancio. Cado sul lettino matrimoniale vuoto ma la trascino e lei cade con me.

Ci stacchiamo appena per il contraccolpo. Lei è sopra di me, un ginocchio piegato, l' altra gamba distesa perpendicolare a terra. Nessuno dei due parla, solo i nostri respiri a spezzare il silenzio. Uno scambio di sguardi, una scintilla che si accende. Sfioro la sua caviglia risalendo la gamba, l' orlo del vestito si arriccia ed io scivolo un po' più sotto.

" Gian", mormora con le guance imporporate mentre le sue mani accarezzano il mio addome, sbottonano alcuni bottoni mentre mi sposta la camicia lasciandola scivolare da un lato sulla spalla per fare spazio alle sue labbra che vogliose, mordono la parte alta del mio petto bruciando, lasciando sicuramente un segno.

Questa sua presa di posizione mi eccita e mi prende in contropiede.

" Giovanna", sussurro soffocando un gemito di piacere.

Le mie mani sfiorano le sue curve sotto l' orlo del vestito, la spingo un po' più su, su di me, sul mio desiderio chiaramente percepibile adagiandomi tra i cuscini. Le sue mani risalgono sulle mie spalle, mi bacia dapprima l' angolo della bocca, poi mi morde appena il labbro inferiore per infine, prendersi per intero le mie labbra che vorrebbero esplorare il suo corpo senza pudore.

Rispondo con enfasi al bacio rubandole il respiro.

Un colpo di tosse ci distrae.

" Ragazzi"

Calmiamo le nostre voglie colti in un attimo troppo intimo , ma quando sento la voce, mi immobilizzo. Michele.

Scattiamo in piedi quasi come soldatini diligenti mentre imbarazzatissimi ci ricomponiamo, il suo sguardo si fissa severo su di noi, il suo carisma è noto, io e Giovanna ci squadriamo a vicenda.

" Ragazzi", ripete, "capisco le vostre esigenze e voglie ma un po' di controllo per favore, soprattutto in un luogo pubblico, non siete soli", ci bacchetta con gentilezza.

Annuiamo sappiamo che ha ragione.

" Gianluca, vi reclamano ancora sul palco, i ragazzi mi hanno detto che eri qui."

Mi guarda serio.

" Arrivo subito"

Prendo Giovanna per mano, la porto con me.

" Giovanna, posso parlarti?", la blocca Michele.
" Michele per favore, non è colpa sua", gli dico difendendo Giovanna.
" Ti aspettano", ribatte secco.

Lascio la sua mano di malavoglia mentre la guardo con fare dispiaciuto, cerco di regalarle un sorriso forzato per darle coraggio in questo confronto, io devo per forza raggiungere i ragazzi e Lei resta a testa bassa in piedi davanti a Michele. Spero solo non la riprenda troppo duramente.

Giovanna pov's

Il profumo del gelsomino ritorna ed io compostamente resto nella mia posizione.
Michele passeggia avanti ed indietro nel metro quadro davanti a me. Si ferma fissandomi.

" Giovanna", mi chiama con tono gentile e pacato, decisamente diverso da prima.

Alzo gli occhi osservando il suo viso. La tensione è altissima.

" Se vuoi stare con Lui, devi sapere che prima di ogni esibizione o concerto, non sarebbe possibile accoppiarsi", ride di gusto.

Strabuzzo gli occhi sorpresa da questa uscita troppo confidenziale.

"Tanto per ricordartelo, un ragazzo che si tira addosso la ragazza mentre sta cadendo e senza perder tempo la bacia fino a toglierle il fiato come ha fatto Lui con te e non solo, è da considerarsi Patrimonio dell' Umanità", mi sorride lasciando intendere oltre le parole, ed io sprofondo nell'imbarazzo totale; " Una bella prova quella di Gianluca, vi ho visto sai? Non vi stavo spiando. Sono venuto a chiamare Ginoble ma poi ho visto che era piacevolmente occupato, sono intervenuto perché altrimenti chissà a che ora tornava", ride voltandosi verso lo scorcio di mare.

Osservo Michele che dal canto suo, si volta e mi guarda come se fossi l'attrazione principale di un circo itinerante, devo avere un'espressione davvero sconvolta.

" Signor Torpedine, mi ha fatto preoccupare, pensavo di aver combinato qualcosa", dico cercando ossigeno.
" Si. Una cosa l'hai fatta, hai fatto innamorare Gianluca come nessuna mai prima di te", chiarisce avvicinandosi. Divento rossa, i complimenti fanno piacere certo ma non sono abituata.
" Mi piacerebbe fosse così", ribatto portandomi accanto a Michele, fissando a mia volta il mare, stringendomi tra le pieghe delle mie braccia strofinandomi gli avambracci.
" Cosa c'è che ti impedisce di crederlo?" chiede, poi aggiunge:" Ti va di farmi compagnia per una breve passeggiata?"

Annuisco.

Percorro un tratto di spiaggia in silenzio, poi parlo come se Michele fosse mio padre.

" Ho avuto prova dei sentimenti di Gianluca, non posso negarlo, il problema è che ho paura di non riuscire a stare con lui come vorrebbe". Il vento birichino gioca con i miei capelli, li trattengo. " Sono consapevole della sua fama, del lavoro che svolge, so che con lui devo accantonare la gelosia, sarei ipocrita a dire che non lo sono" sospiro, " So che la distanza tra noi sarà solo in chilometri, chilometri che si possono coprire, ma ho paura che la lontananza ci spinga in direzioni opposte, che la sua fama possa influenzarmi o influenzare lui. Sto vivendo uno spaccato di vita stupendo con Gianluca accanto, ma forse...forse non sono abbastanza".

Michele mi guarda serio. Si ferma portandosi tre passi avanti a me per poi voltarsi. Posa le sue mani sulle mie spalle bloccandomi, proprio come avrebbe fatto mio padre. Per un frangente rivedo lui negli occhi di Torpedine.

" Tu sei tutto ciò di cui ha bisogno, sei dolce, riservata, elegante nei modi, sensibile, con lui hai i piedi per terra, non fingi ciò che non sei, non pretendi nulla se non fiducia, ecco perché gli piaci tanto. Sei semplice, sei te stessa e soprattutto è Gianluca che ami e non Gianluca Ginoble de Il Volo". Mi commuovo, forse oggi sono troppo sensibile o semplicemente più vulnerabile. Porto una mano alla bocca ed una sul cuore.

Il sentirmi apprezzata anche da lui, lui che ha visto i ragazzi crescere e che li conosce come se fossero suoi figli, mi da coraggio. " Signor Torpedine, sono parole bellissime le sue", dico sopprimendo i singhiozzi.

" Dico quel che penso". Mi sorride porgendomi un fazzoletto, poi continua: " Asciuga le lacrime, non voglio ti veda così". Annuisco.
" Mi permette di abbracciarla?", chiedo timidamente. Lui sorride e mi avvolge con le sue braccia. Non ha il profumo di mio padre, non ha le sue mani grandi e nodose, non ha il suo respiro, eppure il calore che percepisco è quasi lo stesso.
" Grazie."

Rientriamo verso la struttura, dietro di noi le nostre impronte disegnate sulla sabbia; discorriamo di libri e di musica e devo dire che è una persona di grande cultura, mi rivela anche alcune cose del suo lavoro, dei dietro le quinte che non conoscevo ma che ho trovato particolarmente interessanti. Quando raggiungiamo la spiaggia dell'albergo, seduti su due lettini, scorgiamo tre figure.

Sono Gianluca, Piero ed Ignazio, i loro profili non li posso confondere.

" Michele?", chiede Piero sorpreso.
" Ecco dov'eri finita Gio'", esordisce Ignazio." Gianluca era pronto a chiamare Chi l' ha visto", ironizza mentre Gian minimizza la cosa:
" Esagerato! Lo sapevo che erano qui", ribatte. " Tutto bene?", mi chiede alzandosi e avvicinandosi, mi strofina le braccia nude, ma è Michele a rispondere.
" Si. Ero a passeggiare con una vostra fan dall'aria molto gentile e carina", mi indica.
" Buona serata ragazzi. Io risalgo, a breve ci saranno i fuochi d' inizio Ferragosto" precisa, un saluto. Uno sguardo tra me e lui, uno sguardo nostro che rivela una gratitudine celata dietro gli occhi.
" Grazie per la compagnia", mi dice allontanandosi con un cenno." Non dubitare. Ricorda quel che ti ho detto".

Annuisco.

" Grazie a te Michele"

Gianluca mi stringe forte scrutandomi con palese curiosità: " Spero non ti abbia trattato troppo duramente", chiede scostandomi i capelli dal viso.
" Lo credevo anche io. Invece no, è stato molto chiaro e gentile". Guardo Gianluca, gli sorrido rubandogli un timido bacio a fior di labbra. Poi vedo Piero ed Ignazio che ci osservano di sottecchi mimando violini.

Sono ancora stretta a lui e sto ridendo dell' atteggiamento dei ragazzi, quando nel cielo sento un colpo rimbombare, seguito poi da un altro e da un chiarore innaturale, mi accoccolo a lui come una bimba spaventata dai botti, lui mi sorride e mi stringe proteggendomi con il suo corpo.

Alziamo tutti e quattro gli occhi al cielo mentre tra le nuvole si susseguono colori, forme e scie luminose. Cespugli di luci illuminano il cielo ricadendo a terra come stelle cadenti, ma la cosa importante adesso non sono i fuochi d'artificio, ma il fatto di essere qui, questa sera in questo scorcio di mare, a guardare il cielo con lui. Un ritratto di noi due insieme nello stesso momento, ad ascoltare abbracciati il boato dei fuochi, con lo sguardo rivolto in su, guardando nella stessa direzione.

I fuochi d'artificio sul molo scrivono nell'aria; riecheggiano rimandando echi sul mare, sibilano per poi cadere nell'acqua disegnando scie argentate per poi spegnersi.

- Spero che queste immagini inscritte nel cielo raggiungano anche te papà-, penso tra lacrime nascoste.

" Benvenuto Ferragosto", dico con un amaro sorriso stringendo ancor di più il braccio di Gianluca.

" Terremoto, cosa c'è?", chiede. Si è accorto dal mio tono, che il mio stato d' animo è cambiato.
" Pensieri, solo pensieri"

Intanto la notte scende su di noi.

₪₪₪₪₪

Il caldo sole mi sveglia con i suoi timidi raggi, mentre si fa strada tra le tende tirate. Il mio sole invece ancora dorme beato. Mi metto a sedere con la sua camicia addosso che profuma ancora di Lui, le gambe incrociate. Gianluca dorme a pancia in giù ed io mi ritrovo ad osservare oltre le lenzuola cadute chissà come a terra, l' incavo della linea perfetta della sua schiena, la carnagione ambrata, fino a raggiungere con lo sguardo, la sottile striscia bianca che fa capolino all'altezza dei suoi fianchi.
Mi torturo un labbro mordicchiandolo. Inizio a fantasticare su di lui, sul suo corpo, come se lui non fosse davvero qui, come se non fosse reale, come se questo corpo già non lo conoscessi, anche se una parte di lui mi è ancora celata.

Si muove appena. Allungo una mano per recuperare il lenzuolo per coprirlo ma mentre cerco la stoffa sporgendomi dal letto posizionandomi ad arco sopra di lui, qualcosa mi prende alla caviglia, colta alla sprovvista raggelo e caccio un urlo, in tre secondi mi ritrovo non so come, sdraiata con la schiena sul letto, Gian sopra di me mezzo nudo che mi fissa con disappunto, mi soffoca l' urlo posando una mano sulla bocca.

" Ma sei normale?", esordisce un po' contrariato, "Altro che gli acuti di Piero, tra poco svegli tutto il piano", mi ammonisce togliendo la mano.
" Ma tu non stavi dormendo?", chiedo con il cuore a mille giustificando la mia reazione.
" La mia camicia che indossi, mi ha fatto il solletico", chiarisce sistemandomi il colletto per poi scendere lungo il tessuto verso il seno, fermandosi dove un bottone non gli da il permesso di passare.
" Mi hai colto alla sprovvista, scusami", dico mentre il suo profumo mi confonde i sensi. Un sorriso abbozzato. Mi guarda intensamente con i suoi occhi così uguali a quelli di sua madre, mi accarezza il viso, un tocco gentile. Mi perdo nel verde delle sue iridi così vicine e mi ritrovo prigioniera per mia volontà, nell'intensità del suo sguardo.
" Cosa c'è?", mi chiede con una dolcezza spiazzante, vedendomi persa mentre si appoggia al materasso.
" I tuoi occhi", rispondo di getto alzando le lunghe ciglia. Si passa la lingua sulle labbra, sorride.
" Cos'hanno i miei occhi?", domanda divertito senza scostare lo sguardo.
" Adoro quando mi fissi così intensamente." Ribatto.

I nostri occhi si scontrano, gli sguardi si intrecciano. Reggiamo entrambi la tensione del momento, poi Gianluca cala sulle mie labbra per baciarle. Le sue mani scendono a cercare le mie. Ci tiriamo a sedere, io sopra di lui.Gli prendo il viso fra le mani e lo bacio con una voglia intensa e piccante, complice anche i pensieri poco casti che mi sono fatta su di lui. Risponde al bacio con vigore. Mi slaccia piano la camicia, sotto indosso solo lo slip, la lascia scivolare sulle mie braccia, scende a baciarmi la gola per poi azzardare sui centimetri di pelle dove il sole non ha posato i suoi raggi.

Tremo. Un brivido mi anima sentendo il calore delle sue labbra.

Bussano.

" Non rispondere", mormora. Mentre esplora una delle parti di me che ancora non gli avevo concesso fino in fondo.
" Gianlu, siti pronti?", è la voce di Ignazio a richiamare la nostra attenzione.

-Cazzo la giornata al mare con colazione in spiaggia!-, talmente presi da noi che abbiamo perso la cognizione temporale.

" Che ore sono?", domanda riprendendo lucidità.

Mi allungo cercando il cellulare.

" le 07.30"
" So che ci siete. Forza pigroni! Alla sera leoni e alla mattina...non fatemi continuare", è Piero a parlare mentre Ignazio se la ride.

Un furtivo bacio sulle labbra di Gianluca che vorrebbe trattenermi,mi alzo svelta dal letto e corro in bagno a vestirmi. Chiudo la porta.

Si alza. Va ad aprire.

Avverto i passi dei ragazzi. Sento le loro voci.

Accendo l' acqua per rinfrescare il viso arrossato e smorzare i bollori; troppo presa dai suoi baci, troppo presa dal suo modo di volermi.

" Gio?", mi chiama Gianluca.
" Arrivo", urlo.

Qualcuno intanto apre piano senza entrare. Un cigolio.

" Ma che fai!" Questo è Gianluca.

Un braccio con in mano il mio costume nero fa capolino alla porta.

" È tuo questo?", non riconosco subito la voce, l' acqua che scorre copre le parole e camuffa gli accenti.
" Grazie", dico allungando una mano senza pormi il quesito recuperando il costume.
" No è mio. Ma che domande fai Igna!" riconosco Piero. Era Ignazio.
" Scusate, si da il caso che la mia ragazza sia in bagno a vestirsi", dice Gian con una punta di gelosia portandosi davanti alla porta.

Rido da sola mentre esco in costume passandogli accanto raccogliendo i capelli in una coda alta.
" Buongiorno Bedda", dicono in coro i due siciliani con un'espressione furba di chi la sa lunga.
" Buongiorno a voi" , rispondo.

Gian è stato velocissimo ed è già pronto, pantaloni aderenti e camicia hawaiana bianca e blu che personalmente adoro vedergli addosso, lui deve solo rinfrescarsi. Recupero la canotta argentata e la gonna nera di jeans, indosso le infradito e non appena Gianluca esce dal bagno, ci rechiamo al mare.

La spiaggia non è troppo affollata, due ombrelloni vicini si trovano senza fatica. Poso le mie cose su uno dei lettini liberi, tolgo le infradito e senza aspettarli, mi avvicino sempre di più al mare.L'acqua del primo mattino è piuttosto gelata ed appunto per questo credo sia meglio tornare più tardi ad assaporare il graffiante sapore. Respiro a pieni polmoni mentre fisso le onde incresparsi a riva; il mare è come uno specchio dove contemplo la mia anima nell'osservare l' infinito dell'onda che rotola. L' acqua insegna ai naviganti nei porti, che non si può mai attraversare l'oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva, e forse è davvero questo che fa di un marinaio un capitano.

Raggiungiamo il chiosco vicino così da tenere sotto controllo le nostre cose.

Ordiniamo tra le risate, quattro colazioni con cappuccino, succo di frutta e brioche. Ogni tanto si avvicina qualcuno per lo più ragazze, che vogliono una foto con i tre.

Qualcuna chiede chi io sia, ed io mantenendo un basso profilo, indosso un sorriso ed esordisco dicendo che sono un' amica che per caso si trova qui in vacanza e li ha incrociati. Di fatto non mento, di fatto sono venuta qui per caso; per Piero ed Ignazio sono solo un'amica, ma non per Gianluca ma non posso parlare, non posso mostrare, solo quando avremmo entrambi certezze, quando entrambi saremo pronti, allora potremmo dirlo al mondo.

La giornata trascorre allegramente. Fuori dall'acqua io e Gianluca cerchiamo di comportarci come amici, benché entrambi sappiamo ciò che ci lega, ma è mentre nuotiamo che cerchiamo dei contratti più intimi e ravvicinati; ci sfioriamo, giochiamo stretti nei nostri abbracci, sfidiamo Piero ed Ignazio ma sempre io e lui, sempre insieme . Diversi bagni dopo realizziamo che è ora di asciugarsi all'ultimo sole del giorno, anche perché i ragazzi hanno una cena di Ferragosto. Questa sera i fuochi di chiusura li guarderò ahimè da sola, nel silenzio della notte dietro il freddo vetro di una finestra.

₪₪₪₪₪

Io e Gianluca percorriamo insieme il corridoio dopo la giornata passata al mare insieme a Piero ed Ignazio.

" A che ora devi andare con i ragazzi?"
"Alle 19.30, è solo una cena ma avrei voluto portarti con me, purtroppo però è su invito e non è possibile", esordisce dispiaciuto.
"Non importa, è giusto così, non preoccuparti", gli dico sfiorandogli un braccio mentre i suoi occhi cercano i miei.

Apre la porta della sua camera.

"Mancano due ore e mezza e io vorrei restare solo con te", risponde gettando le cose che ha in mano sul letto prendendomi per la vita tirandomi a sé, per poi lasciare che le nostre labbra si assaporino a vicenda. Le sue sanno di sale e burrocacao , morbide e gustose, un leggero bruciore agli angoli per il troppo sole.

"Mi sono mancate oggi", dice.
"Anche le tue", rispondo a tono mentre gli accarezzo il petto sopra la camicia; questa volta sono io a rapire le sue. Di solito se siamo in compagnia cerchiamo di evitare certe effusioni anche se mi risulta difficile.

Squilla il telefono di Gianluca, poco dopo il mio. Ci stacchiamo, a quanto pare i nostri sconosciuti interlocutori si sono dati appuntamento.

È Mara. Rispondo.

Gianluca guarda chi è. Ernesto suo fratello.

Gli faccio cenno che esco sul balcone,così che le nostre voci non si sovrappongano.

15 minuti dopo.

Il telefono abbandonato su una delle due seggiole sul balcone. Respiro l'aria salmastra del mare, le onde distanti rimandano il loro eco; sono simili a ciuffi di panna montata, consistenti come la schiuma del latte in un frappe', paiono bianchi stalloni incatenati da un sortilegio; nei loro respiri irregolari nascosti nell' andirivieni delle onde sono rinchiuse storie di albe, tramonti lontani e sogni. Adoro il mare, non ricordavo la bellezza di questo stesso mare che vidi solo una volta da piccola prima di adesso, un ricordo fissato in una fotografia che giace da qualche parte usata come segnalibro e dimenticata tra i libri della mia libreria.

Dei passi giungono alle mie spalle attirando i miei pensieri, sono appoggiata alla balaustra, i gomiti sul corrimano, il mento posato sui palmi, sguardo sognante; due mani si accostano laterali ai miei gomiti, il suo corpo contro la mia schiena, un piacevole tiepido contatto.

"Sai cosa mi piace delle onde ? Il loro fragore. Quel sovrastare la voce dei pensieri quando provano a ricordarmi i miei errori, tra cui tu" , scherzo.
" Davvero? Ed io sarei un errore?", chiede piuttosto basito mentre mi bacia una spalla accaldata, ma comprendo che ha capito l'ironia contraria.
" Si, sei il mio errore più grande", rispondo ironizzando ulteriormente.
"E non c'è soluzione a questo terribile errore?" , domanda, mentre mi morde dolcemente il collo procurandomi un fremito.
"L' unica soluzione è assecondare l' errore commesso", rispondo con voce pacata e profonda offrendogli il collo.
"Tu elogi le onde comprensibile certo, ma le onde non sanno che quando ti bacio qui tra orecchio e collo..." , le sue labbra si posano in corrispondenza del punto descritto, "...provi un brivido di piacere che ti fa vibrare..." continua, mi sfugge un gemito mentre le sue mani cercano le mie: " Le onde non sanno che di notte a volte mormori nel silenzio mentre sei profondamente addormentata, non sanno che respiri piano, che tieni gli occhi chiusi mentre baci per gustare meglio il sapore...", la sua voce profonda mi incanta, le nostre mani si intrecciano, si incastrano mentre mi avvolge nel suo protettivo abbraccio. " Esse nella loro cavalcata, non sanno che provi un fremito mentre quando sei sdraiata, ti bacio qui..", la sua bocca lascia tracce sulla parte alta della mia schiena scoperta, mentre gli spallini della mia canotta argentata scivolano sulle braccia ,"Le onde non sanno che, quando te ne vai, desidero ancora assaporarti. Sei mia."

Porto indietro la testa, mi accosto a lui, ed ancora abbracciati prendo le sue labbra calde e insolenti.

" Quanta schiettezza", sussurro.

Ciò che ne scaturisce è un bacio lungo, potente e rovente.

" Gio, hai capito finalmente cosa siamo io e te ? " , domanda dolcemente, sfiorandomi la schiena con il suo petto nella penombra creata dal sole che fugge dietro le mura dell'albergo.
" Anime", rispondo pacata, voltandomi completamente verso di lui. Mi giro nel suo abbraccio portando le mie braccia attorno al suo collo rubandogli il respiro. Un respiro che si lascia fare prigioniero volentieri. In sottofondo da qualche camera accanto o da qualche radio nostalgica portata dal vento, partono le note tribali ed evocative di una vecchia canzone di Massimo di Cataldo che ricorda tramonti e savane.

Per le strade della mia città e sotto il cielo terso d'Africa
Quanta gente chiede ancora perché
Al di là dell'Adriatico e lungo i margini di un secolo
Quanta gente chiede ancora perché
Sono anime che vagano, disperate in un oceano
Come onde non riposano mai
E tu mi chiedi cos'è, che cos'è, questa mia malinconia
E fai l'amore con me, su di me, ma non sai mandarla via.

Sulle note poetiche di questo brano che conosco, i baci non si sprecano anzi, crescono e con essi le barriere si indeboliscono: " Fai l'amore con me", chiede Gianluca piano, riprendendo le parole della canzone baciandomi nuovamente sul collo mentre mi alza di peso mettendomi a sedere sul tavolino del balcone, l'ardore dei suoi tocchi è piuttosto esplicito. Una richiesta la sua che non mi spiazza, anzi mi eccita. Le sue labbra risalgono sulle mie quasi con frustrazione, una miriade di sensazioni mi investe mentre le sue mani scorrono sulle mie cosce sfiorando l'orlo della gonna nera di jeans. Le mie dita affondano nei suoi capelli, lo so che mi sta odiando in questo momento. Cerca un nuovo bacio ma io lo allontano da me, voglio leggere nei suoi occhi il desiderio pulsante della sua richiesta, un desiderio condiviso da entrambe benché io sia rimasta più riservata.

" Dimmelo ancora" , chiedo perentoria sostenendo lo sguardo.
" Fai l'amore con me", risponde serio schiavo degli istinti, fissando i miei occhi color verde mare in cui si sta scatenando una tempesta, scorgo poi una lama di fuoco che si mescola con il verde dei suoi:
" Sei la mia tortura", esordisce con fatica, il respiro corto.
" Tu il mio tormento".

Lascio che le mie mani dal collo scendano lente ad accarezzare e avvolgere le sue spalle, lascio che scivolino e prendano il colletto della sua camicia, lo attiro a me. Bocca contro bocca. Labbra che si cercano con una voglia da colmare.

Forse un giorno ci sarà uno scambio naturale di energie
E invece ora tu nascondi i sogni tuoi in un album vuoto di fotografie
Ma questa rabbia che c'è in noi, diventa amore se lo vuoi
Non fermarlo mai... oh mai... oh mai...

Le sue mani risalgono il mio corpo, una si insinua nella canotta esplorando la mia pelle, un contrasto caldo che inebria, l'altra sale, è più invadente e si ferma sul collo, gioca con il laccetto del mio costume nero lo slaccia per poi scendere sull' allacciatura sulla schiena. Intanto gli sbottono la camicia bottone dopo bottone passandogli poi le mani fredde sul petto, lui mi sfila da sotto la parte sopra del costume lo abbandona a terra, lascia la canottiera e, il contatto della pelle nuda con il ruvido tessuto mi solletica, sono sorpresa da questo gioco perverso, in un attimo di lucidità realizzo che siamo però su un balcone completamente esposti.

"Aspetta Gian", lo fermo forzatamente bloccando le sue mani mentre vorrebbe mordere le mie curve delineate dal sottile tessuto argentato.
" Cosa c'è?", domanda stordito e confuso, poi senza aggiungere altre parole realizza.

Si scosta da me, uno sguardo deciso e penetrante trafigge i miei occhi, la camicia svolazza sbattuta dal vento, allunga una mano, io la prendo e mi lascio condurre da lui verso la stanza.
Appena dentro bacio dopo bacio, voglia dopo voglia, il muro vicino accoglie i nostri corpi, gli sfilo la camicia senza remore, mi prende il viso tra le mani, mi bacia con una tale intensità da rimbambirmi, tale è la voglia che mi toglie aria, la testa vacilla, gli scudi cadono. Armeggio con i suoi pantaloni, lui slaccia la mia gonna che scivola a terra, sono un po' tesa, lui lo sente, se ne accorge, cerca di rallentare, di rassicurarmi, sto andando contro la mia assurda morale nonostante lo desideri con tutta me stessa.

" Lasciati andare", mormora al mio orecchio mentre mi sfila la canotta per poi scendere sulle mie labbra e poi sul mio corpo.
" Dimmi di si. Farò piano", sussurra.

Nelle giungle in Amazzonia,
Nella fredda notte artica
Quanta gente chiede ancora perché
Sono anime che pregano, disperatamente credono
E nel buio danzano insieme a noi...

Mi lascio scivolare sul muro, scendo a spogliarlo dei pantaloni troppo aderenti da scendere da soli, risalgo lasciando che il mio corpo nello spazio troppo stretto si strusci senza pudore sul suo.
"Giò...io ho bisogno di averti, potrei impazzire" , geme al contatto ravvicinato. La punta della mia lingua percorre le sue labbra che hanno il sapore e il colore del peccato.
Mi prende in braccio di peso, io avvinghiata a lui come edera selvatica, i nostri desideri a contatto.

E tu mi chiedi cos'è, che cos'è, questo freddo dentro
E fai l'amore con me, su di me, ma non sai che cosa sento
Presto un giorno ci sarà uno scambio naturale di energie
Adesso che raccogli i sogni miei in un album nuovo di fotografie
E questa rabbia che c'è in noi, diventa amore se lo vuoi
Non fermarlo mai... oh mai... oh mai...

Il letto morbido fresco di bucato, accoglie i nostri corpi.Una leggera spinta, cado con la schiena sul letto, Gian è sopra di me, uno sguardo d'intesa, un fuoco che sta per esplodere. Non servono parole per descrivere il momento, solo sensazioni gemiti e respiri accelerati. Il tempo e lo spazio spariscono, esistono solo i nostri corpi ora nudi, spogliati da ogni cosa, piegati dal piacere.

In questo momento non voglio più chiedermi niente, voglio azzerare i pensieri, respirare il suo profumo, non voglio chiedermi se i nostri sentimenti reciproci siano dovuti al destino o alla casualità, forse ci siamo incontrati per caso o per gioco del destino, sta di fatto che se siamo qui è semplicemente la scelta di entrambi perché è qui che entrambi vogliamo essere, adesso.

Un' ora è passata.

Ho caldo. Se ripenso a noi due mi gira la testa, svengo.
Sono sdraiata a pancia in giù, Gian è ancora nudo come me, coperto solo nel punto strategico dal lenzuolo, ci guardiamo entrambi poggiati sullo stesso cuscino. Ho ancora le guance in fiamme.

" Tutto bene terremoto?", chiede dolce accarezzandomi la schiena. Un brivido quando sfiora il coccige.
" Sto benissimo", rispondo accarezzando la sua guancia.
" Sbaglio o mi sei sembrata molto carica?", ride.
" Emotivamente persa nei tuoi occhi, fisicamente presa da Te...su più fronti", sussurro maliziosa.

Cerca le mie labbra. Rispondo al bacio e sento che non siamo ancora sazi l'uno dell'altra, infatti la sua lingua gioca con la mia, le sue mani si agitano ma lui ha un impegno.

" Non posso trattenerti qui con me, hai un impegno", gli dico ridendo, tentata dal mio demone dagli occhi verdi.
" In questo momento vorrei darmi per malato." Risponde giocando con le onde dei miei capelli.
" È solo una cena, le ore passeranno in fretta", lo tiro a me baciandolo di nuovo.

Sospira quando nota l' ora. Il tempo di una doccia senza disturbo da parte mia, vestirsi ed uscire.
Mi alzo dal letto sfatto indosso la sua felpa che mi copre il necessario mentre lo aspetto. Mi porto alla porta finestra, il tramonto avanza con i suoi colori, mentre il cielo si imbarazza davanti a ciò che provo ed ho provato, e ripenso a quel che abbiamo fatto e sono ancora incredula. Io e Gianluca abbiamo fatto l' amore.

Le gambe tremano per l' emozione, mi siedo per terra, mi stringo le ginocchia al petto. La schiena poggiata allo stipite. Ripenso al suo sguardo su di me, l'incontro con i suoi occhi; la comunicazione rapida e perfetta della nostra sincronia.
Uscito dal bagno, mi volto appena, mi sorride e ci sfioriamo con lo sguardo. E adesso siamo di nuovo l'uno di fronte all'altra, lui continua a guardarmi, come se i suoi occhi volessero insinuarsi dentro di me.

" Il colore della felpa ti dona", mi dice.
" Grazie", mormoro abbracciandomi da sola con la sua felpa turchese.

Lo raggiungo e lo aiuto a vestirsi non che gli serva, solo per il piacere di poterlo toccare, sfiorare, ancora una volta. Qualcuno bussa.

" Appena in tempo", gli dico all'orecchio.
" Appena in tempo", ribatte sorridendo.

Un bacio senza riserve mentre gli sistemo la cravatta sottile. In abito scuro e camicia bianca è troppo perfetto.

Bussano ancora.

" Torno presto da te", mi dice.
" Ti aspetto. Forse dormirò", dico poi continuo: " Questa ora di palestra da camera mi ha rubato molta energia."

Ride. Conosce il mio sguardo.

" A dopo Terremoto, la tessera se resti in camera, riportala giù, altrimenti come entro?", ridacchia. Esce dalla stanza salutandomi con un nuovo rapido bacio, lasciandomi poi sola in compagnia del suo profumo.

Gianluca pov's

Piero e Ignazio hanno mandato su qualcuno a chiamarmi. Finalmente li raggiungo.

" Già stanco di essere puntuale?", borbotta Piero
" Scusate. Avete ragione", sorrido ma è un sorriso radioso.
" Tutto ok Gianlu'? Sembri euforico" , chiede Ignazio.
" Lo sono". Taglio qui il discorso lasciando intendere il resto, memore di quel che potrebbe provare Ignazio e, per rispetto nei suoi confronti. Lui mi guarda di sottecchi incrociando il mio sguardo. Mi scruta assottigliando gli occhi scuri.
" Beddu si bonu Gianlu'. Ma stasira hai i occhiaie e 'na nuova luci negli ùocchi, na luci chi conusco (trad. dal siciliano - Bello sei bello Gian. Me stasera hai le occhiaie ed una nuova luce negli occhi, una luce che conosco)", mi sorride.

Contraccambio il sorriso. Insieme a Piero ci avviamo fuori dall'albergo per raggiungere il van nero che ci condurrà alla villa vicina, dove ci aspettano per la cena.

Non appena arriviamo, troviamo un bagno di folla ad attenderci. Diversi personaggi famosi presenzieranno alla cena di gala, mi dispiace aver lasciato Giovanna sola proprio a Ferragosto, ma non ho potuto portarla con me.

Prendiamo posto assieme a Barbara avvolta in un lungo abito verde e, Michele, anche lui molto elegante ed in tono con la serata. Le portate si susseguono rapide, intanto discutiamo ancora per il tour e parliamo di nuovi progetti lavorativi. Sono concentrato ma a volte mi perdo nei discorsi soprattutto quando incrocio occhi chiari, occhi che mi rimandano a lei, ai suoi baci, ai suoi sospiri.

" Programmi per domani?" , chiede Piero facendomi tornare con la testa alla serata.
" Giro in barca?", esordisce Ignazio.
" Volentieri ", rispondo, non aggiungo altro, hanno capito che non sarò solo.

Giovanna pov's

Sono le 23. Sorseggio un martini bianco con ghiaccio compostamente seduta al bancone della zona bar scambiando due parole con la ragazza al banco, incrocio le gambe mentre lo spacco dell'abito rosso a portafoglio è leggermente aperto. Intanto ascolto le evocative note del pianoforte suonato con maestria da un ragazzo ospite come me in albergo. Di tanto in tanto chiudo gli occhi, giocherello con le dita scorrendo il bordo del bicchiere in vetro portandolo poi alle labbra velate di lucidalabbra, penso a Gianluca. Alla sua dolcezza, al suo ardore.

Un trillo.
Un messaggio.
Gianluca. Sorrido.

Gianluca💖: - Cosa stai facendo adesso? Continuo a pensare al nostro ultimo bacio, al tuo sapore addosso, a quello che è successo tra noi.

Leggo. Le nostre menti pericolosamente sincronizzate anche a distanza, mentre ancora incredula rispondo:

Risposta💞: - Sono al bar dell'albergo, un pianista molto bravo sta suonando un pezzo classico molto bello che ti piacerebbe e nel mentre, penso a te. Il tuo addome contro il mio ventre, la dolcezza e passione in ogni tuo delicato tocco. Se ci penso vorrei averti qui ed ora, per replicare ogni istante...mi hai rubato l'anima Ginoble.

Un nuovo trillo

Gianluca💖: - E tu mi hai rubato il cuore. Ora mi chiamano. Un bacio

Questa volta prima di rispondere, qualcuno mi sfiora. Poso il cellulare chiudendo la borsa.Una mano cala sul mio polso con fare sicuro, mi invita a ballare.

Mi volto piano e con sorpresa vedo lui Diego. Completo scuro, fascino d' altri tempi, un bocciolo di rosa rosso nel taschino. Da quella volta non gli ho più parlato.Strattono malamente la presa portando il polso al petto.Scusami", mi dice dispiaciuto.

" Cosa vuoi?", gli rispondo in malo modo.
" Scusami", ripete risentito.
" Diego senti", richiamo la sua attenzione.
" Scusami per tutto", ripete implorante.

Mi guarda è serio, nessun sorriso, nessuna baldanza, il silenzio di solito è di chi tace ed acconsente. Annuisco.

" Non avresti dovuto". Ribatto con poca grazia fissando il suo volto accigliata.
" Lo so e mi sento terribilmente in colpa. Non so cosa mi sia preso quella sera, il sentirmi rifiutato per uno come...come..."
" Cosa vorresti dire?", alzo leggermente il tono.
"Per uno come lui intendo. Uno che può avere mille donne ed invece tra tante ha scelto te, ha scelto quella che piace anche a me. Forse la voglia di prevalere, forse solo per invidia o forse solo gelosia ecco ciò che mi ha spinto ad agire così...ho sbagliato lo so.", abbassa lo sguardo ferito; " Davvero Giovanna, perdonami se puoi".
" Troppo tardi per il perdono Diego", rispondo secca, cerco i suoi occhi : "La sai una cosa? Non importa quello che fa una donna, non importa come è vestita, non importa quanto ha bevuto,non importa se ha i capelli sciolti o meno; sappi che in quanto uomo, non ti dovresti permettere, mai, mai e poi mai, di toccarla senza il suo consenso tantomeno baciarla. Quanto hai fatto non ti rende un uomo, ti rende solo uno stronzo."

Mi fissa scosso dalle mie parole.Sono stata dura lo so.Non lascia però la presa sul mio polso.

" Concedimi un ultimo ballo, per favore. Posso?", chiede.
" Perché dovrei?",incrocio i suoi occhi.
" Ho parlato anche con lui, ho chiarito, mi sono scusato", specifica.

Lo guardo con sorpresa, quando si sarebbero parlati?
Qualcuno ci spinge verso la pista. Non inquadro subito il volto.

" Vogliamo vedervi ballare!", dice una voce femminile.
" Dai Diego, hai già ballato con lei no?", aggiunge qualcuno che a quanto pare ha visto lo spettacolo e che non sa cosa è poi accaduto.
" Dai Giovanna!", ok, ora capisco chi sono. Lui è uno dei ballerini.

Abbasso il viso fingendo un sorriso di circostanza.

" Che sia un unico ballo. Non ti ho perdonato", specifico sussurrando al suo orecchio.
" Lo so ".

Mi conduce sulla pista nel centro della sala.Le mani si congiungono, lascio sia lui a condurre il ballo , una bachata sensuale, un corteggiamento a passo di danza, in cui involontariamente la sensualità domina la scena. Ondeggiamenti, pause che accentuano le linee dei nostri corpi in modo estremamente sinuoso.

" Perché sei sola stasera?", domanda con curiosità sapendo a cosa si riferisce.
" Con tutto rispetto Diego, non credo debba interessarti". Chiudo il discorso.

La musica sta per finire.

" Mi hai fatto uno splendido regalo", bisbiglia sulle note finali, prima di chiudere con l'ultimo passo. Osservo i suoi lineamenti, osservo l' incresparsi delle sue labbra in un lieve sorriso. Mi fa un baciamano mentre i ballerini e non solo, applaudono. Non volevo accendere i riflettori su di me, eppure stasera è successo. Lascia la presa, usciamo dalla zona ballo, si avvicinano i componenti del corpo di ballo, mi salutano.
" Abbiamo fatto uno spettacolo qui vicino ed ora ripartiamo. Stiamo aspettando il bus transfer", mi chiarisce Ambra.
" Vedo che stai meglio finalmente", le sorrido.Annuisce.

Dieci minuti dopo le parole cedono passo al silenzio. Il gruppetto mi saluta, si allontana Diego resta ancora un attimo. Si sfila il bocciolo rosso dal taschino in silenzio, mi guarda e me lo infila nei capelli, all' altezza delll' orecchio.

" Sei una ballerina fantastica e sei molto bella. Non permettergli di toglierti il sorriso. Ok?". Si rivolge a me in tono pacato, spezzato da un rimorso. So a chi si riferisce.
" Va bene." Aggiungo senza troppi giri di parole, sorridendogli davvero questa volta.

Un cenno. Un saluto. Un ultimo sguardo e lo vedo allontanarsi lungo la sala.
" Buona fortuna", gli urlo quasi sovrastando il ritmo della musica.
Si volta ancora una volta sorridendo.

Gianluca's pov

La cena è terminata manca solo il dolce, una millefoglie con meringhe e fragole.
È mezzanotte scoccano i dodici rintocchi. L' organizzatore della serata, ci invita a raggiungere il giardino sul retro dove, una balconata antica decorata da fiori rampicanti percorre l'intero patio.

Accanto a me gli amici di sempre, i fratelli spaiati, Piero ed Ignazio, Barbara e Michele stanno parlando con un fonico. Siamo tutti con gli occhi al cielo e calici alla mano, aspettando lo spettacolo dei fuochi musicali a conclusione di questo particolare per me, ferragosto.
Ci facciamo scattare qualche foto dal fotografo di turno, ci intratteniamo con persone che vogliono un autografo oppure un selfie e poco dopo, le luci esterne si spengono, lo spettacolo inizia.

Le prime onde di luce fanno capolino dal centro del giardino, i primi colori vengono sparati nel cielo a ritmo di musica,mentre guardo con gli occhi curiosi di un bambino le linee e le figure che si creano ed intanto il pensiero corre a lei, a lei sola a guardare i fuochi sul mare senza di me.

" Che hai Gianlu?", chiede Piero sfiorandomi una spalla.
" Questi fuochi sono bellissimi", dico, ma sono assente, la voce nostalgica.
" Non prendermi in giro, non è a questo a cui stai pensando", ribatte calmo ma deciso Barone senza guardarmi.
" Non hai nemmeno afferrato la domanda", specifica Ignazio. Sospiro.

Fisso il cielo rischiarato dai sapienti giochi di luce: azzurro, come i suoi occhi, rosa come le sue labbra, giallo il colore del suo sorriso solare, rosso come la passione che ci ha investito e travolto e mai mi sarei aspettato. In ogni colore vedo un po' di lei. Quando assaggi ed assapori una persona e ti piace, le altre non hanno più sapore ne colore e la voglia di averla per me spinge mente e corpo in un'unica direzione. La sua e lo fa senza riserve.
Sorseggio il bollicine fissando una cascata di luce bianca - buon Ferragosto Terremoto -

Prendo il cellulare dalla tasca interna della giacca e riprendo un pezzo di spettacolo, così poi potrò mostrarlo a Giovanna.

Non so quanto tempo abbiamo passato con il naso all' insu' ad osservare lo show.

A poco a poco le persone entrano, ma io metto via il cellulare e resto appoggiato alla balaustra con ancora il calice tra le mani. Piero si appoggia con la schiena, Ignazio si siede sul corrimano.

" Sei nostalgico stasera?", domanda il marsalese con un mezzo sorriso.
" Non saprei." Chiarisco, poi aggiungo: " Forse sono solo innamorato", specifico bevendo l' ultimo goccio.
" Non forse. Lo sei", puntualizza Piero ridacchiando.
" Oggi è il 15 Agosto, il 18 riparte." Aggiungo con coscienza dando voce ad un pensiero che mi destabilizza.
Ignazio: " Lo hai sempre saputo questo"
Gianluca: " Si. Ma ora il 18 è vicino e lei sarà lontana."
Piero: " I giorni passano per tutti, è la tua ragazza no?", chiede guardandomi.
Gianluca: " Non è ufficiale, direi che al momento ci stiamo vivendo. Però si. Lo è"
Ignazio: " Da quando Ginoble ha paura della distanza? Da quando ha paura di vivere i sentimenti?"

Ruoto il viso verso Ignazio:

" Forse da sempre", rispondo.
Piero:" Forse da mai. Solo adesso ti senti così vulnerabile", ribatte.
Ignazio: " Non esistono distanze in amore. Esistono solo i chilometri, e quelli si possono coprire"
Guardo Ignazio : " Hai ragione, ma quando mi convinco di aver trovato le risposte che cerco, la notte arriva e si diverte a cambiarmi tutte le domande"
Piero: "Pensi troppo Gianlu", ridacchia.

Sorrido ai ragazzi. Loro sono parte della mia famiglia. Li stimo, li rispetto, li ascolto.
Tra di noi c'è un legame che ha alla base due ingredienti fondamentali, l' essere simili nelle nostre passioni e il rispetto di ciò in cui siamo diversi. Ecco cosa ci rende così uniti. Così legati.

Restiamo qualche minuto in silenzio. Ignazio si fissa le scarpe, Piero guarda il cielo. Tutti e tre concentrati su pensieri divergenti che attraversano le nostre menti.

" Ragazzi", si avvicina Barbara, " Siete troppo belli messi così", ci dice ridendo.
" Passatemi un cellulare che vi voglio scattare una foto"

Su instagram, quasi in contemporanea ecco tre notifiche; la stessa foto, tre stupendi sorrisi legati non solo dalla musica, la stessa didascalia - legami unici, legami fraterni-

Giovanna ' s pov contemporaneamente a Gianluca

La mezzanotte è arrivata portando con sé le retoriche del suo mondo fatto di sogni e incanto. Sono in piedi vicino alla piscina,sola con la gente attorno, tutti con i volti rivolti al cielo mentre aspettano i fuochi sperando forse in qualcosa, un qualcosa per cui valga la pena sperare. Intanto vedo una stella cadente, esprimo un desiderio.

Uno sguardo all' oscurità, un giro di Mojito offerto dalla direzione mentre a breve il manto della scura signora chiamata notte, verrà inondato da fulgide luci. Prendo posto sul muretto in una posizione piuttosto ottima, mi siedo sorseggiando il drink. Intanto i fuochi iniziano. I primi botti, i primi colori a rischiarare un caldo cielo estivo, prendo il cellulare e riprendo lo spettacolo pirotecnico, così poi potrò mostrarlo a Gianluca.

Quindici minuti è il tempo passato con il naso insu', solo adesso mi volto ed accanto a me scorgo la figura esile di Jessica.

Le sorrido " Fine turno?",chiedo gentile
" Fine turno finalmente. Si", sorride con ancora la sua divisa addosso.
" Ho incontrato tuo fratello prima", le dico cercando il suo viso.
" Lo so. Vi ho visti ballare", la sua espressione si fa seria mentre sembra nervosa.
" Mi dispiace davvero che Diego abbia osato tanto con te", è chiaramente dispiaciuta.
" Non è colpa tua e poi ci siamo chiariti, sia io , che lui , che Gianluca". Rispondo cauta.
" Grazie", mi regala un mezzo sorriso.
" E di cosa?", ribatto fingendo di non capire una questione ampiamente discussa.
" Di essere stata comprensiva, di non averlo giudicato troppo duramente, di aver ballato ancora con lui nonostante tutto", precisa.
" Benché non si sia comportato bene , non giudico mai se posso. Di sicuro lui avrà capito il suo sbaglio, in fondo è un bravo ragazzo no?", percepisco emozione nei suoi occhi e gratitudine nel sentirmi parlare così di suo fratello. Mi si affianca, mi abbraccia ed io la lascio fare ricambiando la sua stretta.
Un nuovo sguardo al cielo cosparso di migliaia di punti luminosi tremolanti: le stelle. Jessica saluta, va a riposare.

Un trillo. Una notifica.

Il nome di Gianluca si illumina sul display del telefono nella borsa.

Gianluca💖 : - Stai dormendo Terremoto? Qui abbiamo finito. Tra poco sarò da te. Hai visto che cielo stasera?

Rispondo - Non sto dormendo, non ancora. A proposito del cielo di stasera, ho visto una stella cadere ed ho espresso un desiderio.

Gianluca💖 : - Non si dovrebbe dire o chiedere, ma sono curioso. Che desiderio hai espresso?-

Rispondo: - Il desiderio di averti qui con me e dormirti accanto. -

Gianluca💖: - Se sei fortunata il tuo desiderio potrebbe realizzarsi. Un bacio. A tra poco-

Rispondo: - A tra poco Stella polare del mio cielo-

Eccolo qua il capitolo tanto atteso.
È un capitolo importante e spero di aver descritto tutto nel modo corretto. Grazie di cuore a chi legge, segue e commenta.

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