Capitolo XXV : Prospettive


- La prospettiva rende possibile ciò che non lo è, ovvero l'incontro di rette parallele. - Cit.


Avanzo sul marciapiede a passo svelto.

La gonna svolazza strusciando al mio passo. Ho visto i ragazzi, ho visto Gianluca. Tutti e tre in compagnia di tre bellissime ragazze. Non voglio fraintendere nulla, non voglio insinuare nulla, stanotte ero con lui, mi sono svegliata al suo fianco, ma in cuor mio lo so che Gianluca non sarà mai solo mio. Non so perché mi viene da piangere, non ho un vero motivo, chissà quante volte ha preso il caffè in compagnia di donne bellissime, eppure saperlo non mi disturba più del dovuto, ma il vederlo ha tutto un altro sapore, è come ingoiare un limone acerbo cosparso di sale.

Raggiungo uno scorcio a mare seguendo il marciapiede, trovo una distesa blu sotto i miei piedi, in lontananza una sottile striscia turchese quella linea di demarcazione che divide mare e cielo, la vedo offuscata, imprigionata nelle maglie delle mie lacrime, ma cerco di trattenermi non posso piangere; una mano gentile intanto, si posa sulla mia spalla. Chiudo gli occhi per un istante, una lacrima sfugge ma è subito portata via dal vento. Respiro cercando di calmare il cuore. Mi volto piano e trovo gli occhi felini ed espressivi di Marta che mi guardano compassionevoli, ora so cosa ha provato nel vedermi baciare Gianluca. Lo stomaco sembra un centrifugato di emozioni, alcune arrivano distorte, altre amare mi controllo.

" Giovanna io te lo avevo detto", mormora alludendo alle parole precedentemente dette. La guardo sopprimendo un dolore silenzioso.

" Se Gianluca e i ragazzi erano lì, avranno avuto i loro motivi, non stavano facendo nulla di strano", dico forzatamente cercando di farmi una ragione di quel che ho visto.

" Però tu ci sei rimasta male", puntualizza lei toccando fili d'argento di un'anima che sarebbe meglio non sfiorare.

Non rispondo al suo essere comprensiva, ho paura di sbagliarmi sul suo conto, mi limito a guardarla.

" Scusami Marta", le dico consapevole che quel che sto passando, lo ha provato anche lei e forse ben più forte di me.

" Per cosa?", un mezzo sorriso.

" Montepagano", non servono dettagli, sono sicura ricordi benissimo due giorni fa.

Scuote il capo, si morde il labbro inferiore. Cerca di non incrociare i miei occhi.

"Chiamarlo ex dovrebbe voler significare qualcosa, ma lui continui ad essere tutto per me, ovvero lo stronzo che non mi ha scelta, ma so di essere stata io la stronza di turno "

La guardo, quella che mi sta facendo è una confessione a cuore aperto.

" Non infierire per favore", rispondo con una punta di accidia prendendo posto sulla panchina in pietra vicina.

" Hai ragione, ma non è questo il mio intento", replica.

" Posso?", chiede avvicinandosi a me indicando la stessa panchina. Annuisco senza realmente capire le sue intenzioni.

" È da quel giorno che vorrei parlarti. Oggi è un caso che sono qui, sono in zona per delle commissioni ed adoro quel negozio; ma forse non è un caso il fatto di averti incontrata, forse era destino", specifica.

" Per favore, non dirmi che aspetti un figlio da Gianluca, anche se credo che se dovesse essere, si vedrebbe già". La butto lì. Un sorriso ironico le increspa le labbra imporporate da un velo di rossetto.

" No. Tranquilla", mormora, " Sai, grazie a te, alle tue parole ho avuto modo di guardarmi dentro, ho capito perché Gianluca ti ha scelta", mi guarda piegando il capo, prende la mia mano posata sul ginocchio, me la stringe ed io tremo," Poi sai, accettare che una relazione è finita è davvero la cosa più difficile da gestire. Me la sono presa con te, ma in realtà devo solo incolpare me stessa"

Osservo la mano di Marta, la pelle morbida, le unghie laccate, è perfetta cavolo; ed in questo momento la mia nemica si sta consolando e sfogando con me.

" Gianluca è fortunato ad averti", replica Marta lasciando la mia mano per poi stiracchiarsi sulla panchina, fissa un punto all'orizzonte e non posso non vedere quanto siano dolci i suoi lineamenti dal profilo, mi ha odiato, ma ha avuto un motivo per farlo. Continua:

" Avrei voluto scusarmi già quel giorno per i miei modi, ho capito dalle vostre parole quanto sia forte il sentimento che vi lega, ho visto il modo in cui ti stringeva a se, come a volerti proteggere da me, non sono cieca; ma quando vi ho visti così complici ed in sintonia, mi è montata dentro una gelosia che ha fatto uscire il peggio di me, mi sono chiesta perché lei e non io; davvero, non ti posso dire che approvo, ma apprezzo la sua scelta, non fraintendermi, capiscimi. Sei dolce ed elegante nei modi, semplice e sensibile, proprio ciò che piace a lui", mi dice forzatamente, vedo quanto le costa dirmi ciò.

L' ascolto e fatico a vedere quella Marta al veleno che mi ha ferito ed umiliato, osservo il suo viso, sta piangendo.

In un istante l'abbraccio, la stringo forte.

" Non dirmi altro per favore, va bene così, tutti commettiamo degli errori, l'importante è riuscire ad ammetterlo a sé stessi"

Quanto è difficile consolare qualcuno che soffre per la perdita di un amore a cui ha aperto il cuore quando ormai era tardi, sapendo poi che questo qualcuno soffre indirettamente per causa mia, è ancora più difficile. Sto male per lei, per quello che sta passando eppure i fatti sono questi. Non sono di ghiaccio e pietra, sono corpo e acqua, mi lascio influenzare dalle maree delle mie emozioni, vorrei aiutarla ma non posso aiutare qualcuno a dimenticare quando farlo è impossibile.

Quanto è difficile guardarla negli occhi, li c'è il riflesso della sua anima; quanto è difficile sapere di spegnere il suo sorriso sapendo che la ragione del mio sorriso è proprio colui che uccide il suo.

Gianluca pov's - contemporaneamente a Giovanna.

Fisso il marciapiede dove poco prima c'era Lei. Rivedo il suo viso passarmi davanti come pellicola, i suoi occhi distanti, chissà che cosa ha pensato.

" Ma Gianluca sta bene?", sento la voce della biondina di nome Sara rivolgere la domanda ai ragazzi.

" Perché ha reagito così con quel ragazzo?", chiede Eleonora la spilungona con fare curioso.

" Si conoscono. Hanno avuto un diverbio", risponde Piero, a quanto pare non hanno notato essendo io di spalle a loro, come ho reagito nel vedere Giovanna e Marta uscire insieme dallo stesso negozio.

" Secondo me c'è di mezzo una ragazza", osserva Celeste. Stringo i pugni mentre ascolto le loro chiacchiere e ancora fisso Diego.

" Chi lo sa", aggiunge sbrigativo Ignazio, sapendo di mentire.

I loro discorsi cambiano. Mi volto verso di loro, vedono la mia espressione tesa.

" Se devi parlare con lui fai pure. Ti aspettiamo. Non metterci ore però", esordisce Piero, facendomi capire sottilmente che è il caso che mi sposti da qui.

" Torno subito", annuisco con il capo.

Diego che ha sentito il breve discorso fatto, mi fa cenno di seguirlo, non mi fido, con lui ho dei precedenti non troppo pacifici, però lo seguo consapevole di essere in un posto comunque pubblico, intanto raggiungiamo la terrazza panoramica del caffè, ci appoggiamo alla balaustra come due vecchi amici in cerca di privacy fissando il mare poco distante, lui si appoggia con la schiena al parapetto, io mi pongo invece di spalle ai ragazzi, intanto mi parla:

" Che cazzo stai facendo?", chiede Diego in tono duro giocherellando con un fiore.

"Perché mi hai fermato?", sorvolo la sua domanda, capisco l'allusione.

" Perché sai che ho ragione", mi dice. Lo squadro.

" Cosa credi di sapere di me?", rispondo piccato.

" Tu e Giovanna. Lei ti ha visto con le tre gnocche statuarie ", precisa ragionevolmente.

" Tu non sai niente. E poi, a te che importa?", ribatto calmando un po' il nervosismo.

" Certe cose si sentono a pelle e si notano, poi mi importa per lei, non fare lo stronzo Ginoble, già la tua fama parla chiaro, se vuoi giocare con lei e approfittarne, non ti conviene", rabbia nelle sue iridi.

Fisso i suoi occhi mentre i miei si fanno lama ardente. Sostengo il suo sguardo.

" Porca puttana Diego chi ha cercato di approfittare di lei sei tu!", gli urlo contro senza mezze misure cercando di mantenere un basso profilo, qualcuno si volta, sopprimo l'impulso di colpirlo, darei un indecente spettacolo; " Se Piero non mi avesse fermato, credo che ne saresti uscito proprio male", la voglia di prenderlo a pugni è ancora presente.

" Lo so. Hai un destro ben piazzato", un mezzo sorriso di circostanza si delinea sul suo viso, ha capito il suo sbaglio, abbassa lo sguardo

" Anche se sei famoso, te lo dico comunque in modo diretto. Non giocare con lei. La perderesti", aggiunge serio con amarezza.

" Lo so", ed il pensiero di perderla mi fa sprofondare in un baratro di tenebra emozionale. Mi calmo un po'.

" Sono qui per caso oggi, aspetto un amico che è in ritardo", mi dice , " Speravo comunque di riuscire a parlare con te di quel che è successo con Giovanna prima di ripartire", mi guarda, io annuisco incitandolo a continuare.

" Mi sono ritrovato a conoscere e ballare con Giovanna per caso, ma mi è bastato un intero giorno in sua compagnia per apprezzarla, poi con il suo tango mi ha stregato, ma quel tango che ha ballato con me su quel palco l' ha ballato pensando a te, ne sono sicuro."

" Tu dici?", un mezzo sorriso ironico.

" Forse. Ma secondo me è così", il suo tono è distante, perso nel ricordo.

" Quel giorno, nemmeno immaginavo cosa sarebbe successo tra noi", ribadisco un pensiero che ultimamente si presenta con frequenza, non mi aspettavo di trovare lei qui, in ferie in Abruzzo.

" Quando l'ho vista sulla terrazza del ristorante, ho voluto parlarle per tentare di spiegarle ciò che provavo, di capire, ma sentendomi rifiutato da lei ho reagito così, di solito non mi comporto in quel modo, non ho problemi a rapportarmi con le ragazze, a volte prendo cuori, a volte picche, ma non so perché con lei è stato diverso, o meglio, lei è diversa lei è..", fatica a trovare le parole, continuo parlando io.

" È vera e sincera. Ti conquista con un sorriso, la sua gentile timidezza addolcisce ogni suo tratto, ti seduce con la sua semplice sensualità, sensualità che nemmeno sa di possedere", lo dico parlando con il cuore.

Diego mi guarda, vedo il suo riflesso incresparsi sull' acqua di una fontana sottostante. Le mie parole escono chiare e sincere.

" Gianluca, davvero ti piace allora", esordisce Diego con stupore.

" Cazzo si! Eccome se mi piace. L' averla vista andare via poi così, senza potermi spiegare mi ha un po' destabilizzato" , lo ammetto.

" Ma cosa siete voi in realtà?", chiede non tanto per gossip, quanto per il suo bisogno personale di sapere.

" Non so che dire, non siamo amici, non riuscirei; non posso dire fidanzati, la nostra storia è ancora all'inizio, non è ancora alla luce del sole; so solo che entrambe siamo incasinati da morire, ma vogliamo viverci"

" Ti rendi conto che queste tue parole equivalgono ad una dichiarazione d' amore con l'apostrofo sul ti amo?", ridacchia.

Non dico nulla in risposta al suo quesito, ma sono io questa volta a fare una domanda:

" Cosa provi per lei?", chiedo a Diego. Diretto al punto.

" Attrazione e forse qualcosa di più"

Mi guarda voltando anche lui le spalle al locale, vedo i suoi occhi tristi e lontani mentre un petalo di rosa rosso cade volteggiando planando nella fontana.

Restiamo in silenzio fissando lo stesso petalo, entrambi consapevoli dei nostri sentimenti verso di lei, ed io sono geloso:

" Gianluca senti, davvero mi dispiace per il mio comportamento, ti chiedo solo di perdonarmi e di non farla soffrire, lei ha scelto te"

Annuisco con decisione.

" Stai lontano da Giovanna", lo minaccio bonariamente.

" E tu non fare lo stronzo e non farti incantare dalle belle gambe della mora seduta accanto a te o da gnocche simili"

Allungo una mano. Diego la stringe. Sorridiamo complici.


Ritorno dai ragazzi. Sono più sereno anche se so che la parte più difficile sarà parlare con Lei. Ignazio e Piero mi guardano, così come le ragazze:

" Tutto ok?", domanda il Marsalese preoccupato, forse ha sentito il mio scatto di rabbia.

"Abbiamo risolto", dico ma non spiego nulla, sanno che se voglio parlare con loro, lo farò in privato.

Mi siedo al posto di prima, sono presente fisicamente ma la testa è altrove, sfioro inconsapevolmente con la mano il punto della giacca dove ho il regalo per Giovanna, Celeste mi guarda ed io ruoto il viso verso di lei:

" Sono sporco di caffè?", chiedo calmo.

Posa i gomiti sul tavolo, mi fissa posando il mento:

" No. Sei semplicemente perfetto", dice e i presenti restano piuttosto basiti per questa affermazione.

Un sorriso di circostanza il mio," Ti ringrazio ma non è vero che sono perfetto. Come tutti ho i miei difetti", le dico.


I discorsi si susseguono per una decina di minuti, poi ci alziamo con l'intento di pagare. Diego è ancora seduto, con lui il suo amico che è arrivato, a loro si è unita adesso Jessica. Giovanna e Marta invece non sono ancora passate di qua. Sono un po' preoccupato per ciò che potrebbe accadere visti i precedenti. Mi passo una mano sul viso come se questo gesto bastasse a ridarmi la calma, invece non fa altro che aumentare la mia ansia. I due fratelli intanto ci salutano con un cenno mentre gli passiamo accanto, il compare che ci ha riconosciuto, ci ferma per chiedere una fotografia di gruppo, accettiamo con piacere benché io non sia dell'umore adatto, allo scatto si uniscono anche le ragazze. Celeste mentre fisso l'obbiettivo del cellulare dell'amico di Diego in attesa dello scatto, si stringe a me baciandomi all'improvviso vicino alle labbra lasciando una traccia rossa di rossetto, un brivido mi coglie ma non è piacere, è più disturbo, mi scosto da Celeste con garbo, cercando di non dare troppo a vedere il disagio che si è creato fissandola serio, l' allontano con gentile disappunto senza troppi fronzoli: "Mi hai colto alla sprovvista, non me lo aspettavo", la rimprovero con tono fermo.

Ignazio e Piero cercano di soppesare la situazione per far si che non si creino motivi di ulteriori contrasti, in questo scenario che ha del surreale però, ritrovo il viso di Giovanna che mi fissa; stupore, turbamento, inquietudine è quello che leggo nei suoi occhi, un velo grigio piombo è calato su di lei, così come il silenzio di ogni sorriso. Mi guarda dall' angolo esterno al caffè, la vedo sbiancare di colpo, perdere ogni colore sul viso, ha gli occhi lucidi e con lei c'è ancora Marta.

" Ciao ragazzi", esordisce entrando con passo lento fingendo che vada tutto bene, ma le leggo in viso che sta indossando una maschera per proteggersi dalla situazione, Celeste la squadra da cima a fondo:

" Vi conoscete?", chiede Eleonora l'altra mora, con gentilezza.

" Si. Siamo nello stesso albergo", le sorride Giovanna, ma quel che si delinea sulle sue labbra è solo un riflesso della sua solarità. Mi sento colpevole. In fondo tutti i presenti tranne le tre ragazze e l' amico di Diego, sanno cosa c'è in ballo tra di noi.

Intanto vedo Giovanna che sembra star male. Si porta una mano alla bocca ed una allo stomaco, cerca un appoggio. La osservo preoccupato gli altri sembrano essersene accorti quanto me, ma questa volta non m'importa di nulla, non mi interessa cosa diranno o commenteranno i presenti, ha bisogno di me; mi porto accanto a lei, le prendo le spalle, le alzo il viso.

" Stai male?", chiedo fissando i suoi occhi dietro gli occhiali.

" Un bagno", riesce solo a dire sopprimendo l'istinto di vomitare l' anima.

" Aspettateci", dico ai presenti con una certa apprensione, mentre l'accompagno dentro rapidamente portandola alla toilette.

Giovanna pov's

Raggiungiamo il bagno passando per uno stretto corridoio, Gianluca è al mio fianco ed entra con me sorreggendomi consapevole di entrare abusivamente nel bagno delle donne, ma la cosa sembra non interessarlo, intanto non c'è nessuno oltre a noi. Mi accosto al lavandino, accendo l'acqua, il malessere sale dallo stomaco, lo sento gorgogliare sembra che io stia per vomitare ma in realtà non vomito nulla, solo sussulti. Un' ombra scura attraversa il mio viso mentre osservo riflesso dallo specchio del bagno il bellissimo viso di Gianluca. Mi scruta serio, un senso di colpa mi impedisce di parlare, mentre lui mi trattiene morbidamente i capelli a lato ed io singhiozzo.

" Giovanna", mi chiama con dolcezza, io non rispondo, un nuovo conato sale, ma poi lascia solo l'amara illusione vuota. Un violento colpo di tosse.

" Calmati ti prego", mi dice implorante prima di abbracciarmi delicatamente da dietro con la mano libera, per poi posare morbidamente il suo mento sulla sommità del mio capo.

Passano interminabili minuti, minuti che sembrano ore, finalmente lo stomaco decide di collaborare, sembra essersi apparentemente calmato.

" Sto bene, passa", rispondo acida con un po' di sforzo.

" Non stai bene", replica serio parlando attraverso il riflesso dello specchio.

" È stata una giornata emotivamente pesante e questo è il risultato". Abbasso lo sguardo sul lavandino fingo tranquillità, una condizione che non rispecchia certo il mio animo. Quando infatti la mia emotività viene messa a dura prova dagli eventi, mi si blocca lo stomaco, sto male. Mi rinfresco bocca e labbra, l'acqua gelida si scontra con il mio viso ed io un po' mi riprendo. Un silenzio strano cala su di noi, ci guardiamo nella liscia superficie riflettente, sembra che entrambi stiamo aspettando che sia l'altro a parlare per primo.

" Se sono io la causa del tuo malessere, non volevo farti star male", replica stringendomi ancora di più. La mia schiena sfiora il suo petto, il suo viso sfiora i miei capelli.

" Le tue amiche invece, ci sono riuscite benissimo", ribatto mentre cerco di controllare lo stomaco, vedo il suo riflesso fissarmi serio da sopra la mia chioma mordendosi un labbro rassegnato poi continuo, " Sai cosa c'è?", alzo il viso, ho gli occhi lucidi, il mio tono è abbattuto, " Ho il brutto vizio di restarci male e far finta di niente; quel brutto vizio di morire dentro e continuare a sorridere per non sprofondare". Finalmente mi volto nel suo abbraccio.

Il viso di Gianluca è qualcosa di bellissimo ma pericoloso, i suoi occhi come lama di smeraldo mi uccidono per poi farmi rinascere ogni volta, in questo momento ha un'espressione tesa e tirata:

" Non sapevo che Marta fosse qui", abbassa il tono, si allontana da me per poi posare la schiena al vicino muro, mi scruta:

" Invece le tre ragazze sono le modelle con cui abbiamo lavorato oggi per le foto della nuova collezione di gioielli di cui siamo testimonial. Per favore credimi, lo so cosa potresti aver pensato ma non è così". Lo guardo assottigliando gli occhi, soppesando le sue parole.

" Tra me e la mora col rossetto, non c'è niente, ti confesso che lei ci ha provato, questo è vero non lo nego, ma io ho subito cercato di evitarle lo sforzo, l'ho allontanata. Hai visto no?", il suo modo di porsi mi fa capire che è sincero.

" E se io non ci fossi stata? In fondo è una bella ragazza, è persino una modella", ribatto mentre lo rimprovero.

Mi guarda con occhi supplichevoli, scuote la testa contrariato:" È bella certo non posso negarlo ma non sei tu. Chi altre potrebbe rubarmi una maglietta dalla valigia indossandola come se fosse sua se non tu?", indica il mio piccolo furto con riscatto, "Credimi Giovanna l'unica ragazza che voglio e desidero sei tu", aggiunge con un mezzo sorriso allungando le sue mani verso di me. Io non posso far altro che assecondare il suo gesto. " Le cose non sono sempre come sembrano ", aggiunge. Prende le mie mani per poi tirarmi a sé, mi abbraccia, vacillo per un istante e restiamo così, abbandonati a noi stessi con la schiena contro il muro anonimo di un bagno.

Respiro il suo inconfondibile profumo.

"Sai perché me la sono presa?", chiedo affondando nel suo petto con imbarazzo, la voce camuffata dal tessuto, "Perché tengo a te più che a me stessa, non voglio perderti quindi finisco per prendermela per ogni singola cosa, lo so che non dovrei, in fondo è la tua vita, è il tuo lavoro. Per quanto possa faticare ad accettarlo è così", ribadisco un concetto già affrontato.

"Lo so. Comprendo il tuo punto di vista, conosco il mio mondo, in fondo, sono solo dieci anni che lo vivo", lascia la frase in sospeso prendendosi un po' gioco di me, ma so che è sincero. Mi stringe ancora di più, cerca il mio viso con una mano staccandomi dal suo petto, i nostri occhi si scontrano, onde su scogli pronte a buttarsi nel mare delle emozioni, mi ruba un bacio delicato, uno di quelli dolci come il miele, mi sfiora con un respiro caldo: " Mi dispiace di non essere solo Gianluca con te", si rattrista, " Però la musica è il mio mondo, fa parte di me, non posso negare quel che sono", una carezza gentile sulla mia guancia.

" Non devi negarlo, tu devi essere tu. In fondo come cantate voi, per difendere i tuoi sbagli, non lasciare che il mondo ti cambi", aggiungo beandomi in questa dolce carezza.

" Tu il mio mondo", gli dico sorridendo.

" Tu il mio sbaglio", risponde strappandomi un nuovo bacio." Uno sbaglio che rifarei altre mille volte"

In quel momento la porta del bagno si apre, Marta ci raggiunge.

Non è sorpresa di vederci così vicini. Un sorriso tirato le increspa le labbra.

" Ero venuta a vedere se era tutto apposto", dice spostandosi una ciocca imbarazzata dalla situazione," Ma credo di si", abbassa gli occhi.

"Marta!?", biascica Gianluca con stupore.

Lei incrocia il viso di lui in un istante sentendosi chiamata in causa.

"Sono io", ironizza.

" Va tutto bene", rispondo. Gian ci osserva incuriosito dal nostro strano rapporto, non ha tutti i torti, fino a due giorni fa eravamo nemiche giurate a causa sua.

" Io e lei abbiamo parlato di te", chiarisco la mia posizione nei confronti di Marta, mentre guardo Gianluca. Annuisce.

" Mi sembrava di essere stato chiaro", puntualizza serio, rivolgendo uno sguardo tagliente alla sua ex ragazza.

" Non risponderle male, per favore", cerco di difenderla, in fondo lui non sa cosa ci siamo dette. Sposta lo sguardo su di me:

" Fidati". Ribatto.

" Sono venuta io per evitarvi inutili imbarazzi e prolisse spiegazioni, fuori vi aspettano". Ed ha ragione.

Annuisco.

Passiamo accanto a Marta, appena la supero, ecco che lei afferra Gian per un braccio. Lui si volta, una sua mano ancora stretta nella mia.

" Parlo contro il mio interesse, ma per favore trattala bene. Lo merita", dice sciogliendo la presa sul braccio di lui, abbandonando le sue braccia lungo il corpo.

Noto i suoi occhi lucidi mentre lo fissa, finge un sorriso e so quanto dolore questo le provoca.

" Lo prometto Marta". Un timido sorriso.

" Andate. Io arrivo tra poco". Ha la voce spezzata mentre si asciuga una lacrima sfuggita per averla troppo trattenuta.

Ci resto male nel vederla così.

" Marta", la richiamo. Mi guarda.

Lascio momentaneamente la presa su Gianluca e raggiungo la ragazza stringendola fortemente.

" Grazie di cuore", le dico sottovoce, ma Gian ha sicuramente sentito.

" Vai da lui. Io arrivo", scappa dentro ad un bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Gianluca mi sorride gentile mentre mi bacia la fronte capisce il mio gesto.

" Sei calda", osserva poi con preoccupazione.

" No. Sto bene, solo il sole", aggiungo mentre usciamo dal bagno, vicini ma distanti, consapevoli di ciò che siamo, ma riservati sul nostro rapporto, almeno fino a quando entrambi saremo pronti a viverlo davvero alla luce del sole.

Gianluca pov's

Finalmente siamo rientrati in albergo, oggi sono un po' stanco, il servizio fotografico è stato più pesante del previsto, anzi, è la situazione che si è creata dopo ad essere stata fonte di tensioni che fortunatamente si sono risolte.

Il tepore del sole ancora lo sento sulla pelle umida e abbronzata, l'acqua fresca non ha ottenuto l'effetto desiderato.

Esco dalla doccia prendendo l'asciugamano appeso e solo adesso mi ritrovo a fissare delle parole scritte sullo specchio con un rossetto rosa, il suo:

- Tu sei il mio sogno- recita la frase, la firma è un cuore continuo che termina con una G nel mezzo.

Mi avvicino allo specchio resto per un attimo ad osservare la piccola pazzia, scorgo anche il biglietto lasciato per l'inserviente. Poggio la mia mano in corrispondenza di questo cuore, sorrido da solo divertito e lusingato da questo gesto, mi rendo conto vedendo la sua firma, che oggi avrei potuto non averla qui con me e il solo pensiero è qualcosa che brucia.

Rifletto lucido. Penso a Giovanna, penso che il mio cuore abbia trovato il suo posto nel mondo; non è istinto, non è chimica questo sentimento che sento crescere, questa paura che lei mi sfugga dalle dita. È davvero amore? So che innamorarsi è un grosso rischio, ma non farlo è un gigantesco errore ed io credo proprio di averlo commesso proprio con Lei.                                        Prendo il cellulare nella tasca dei pantaloni poggiati sulla poltrona della stanza, mi scatto un selfie a mezzo busto, la scritta alle spalle e ben visibile.

Scrivo una didascalia:

-Tu il mio sogno ed oggi avrei potuto perderti. Dove sei? Stai meglio?-

Invio.Subito un trillo.

Giovanna💞: - Sono proprio qui. Fuori dalla tua stanza. Meglio grazie.

Sorrido

Esco dal bagno con l'asciugamano ancora legato in vita, mentre un tramonto rosso fuoco penetra dalla vetrata della finestra. Apro la porta.

" È il modo di venire ad aprire?", mi riprende squadrandomi con un sorriso nella sua eleganza sbarazzina.

" Se vuoi lo tolgo anche l'asciugamano", rispondo con voce suadente provocando volutamente.

" E se era la mora del servizio fotografico? ", ribatte con una smorfia e mentre entra, chiudo la porta alle spalle.

" Me lo sarei fatto togliere da lei. " Le dico stuzzicandola, faccio un po' lo stronzo, la prendo da dietro alle spalle, poso il mento sulla sua spalla, le soffio sul collo.

" Attenzione che il trio potrebbe diventare un duo dopo questa affermazione", mi minaccia senza mezze misure. Si volta, mi allontana con una leggera spinta. I suoi occhi mi fissano gelidi come il ghiaccio, bollenti come il mare dei tropici, sottili come lama, grandi come la luna, scorre più volte il suo sguardo su di me:

" Aiuto", fingo paura recitando la parte, mentre arretro ridendo.

Lei però non sta ridendo.

Mi fissa, è seria. Uno sguardo ambiguo.

Sostiene il mio sguardo che la sta gustando pericolosamente. Inizia a sbottonarsi la camicetta bianca leggera, un bottone dopo l'altro un po' nervosa, mi appoggio al muro con la schiena tenendo le braccia incrociate, la guardo a metà tra l'ammirato e lo stupito, non chiedo spiegazioni, mi passo la lingua sulle labbra morbide pregustando chissà che tentazione, in questo istante la sto mangiando con gli occhi. Vorrei spogliarla io, magari lentamente, magari lasciando scivolare le mie mani su di lei, sulla sua pelle accaldata dalla doccia, ha ancora i capelli umidi; mi stringo gli avambracci per non cedere al desiderio che sento pulsare. Un desiderio di placare la fame di lei, del sublime piacere che, notte dopo notte, mi agita l'anima e mi rende irrequieto. Deglutisco. Si dirige verso il balcone. Mi muovo verso di lei inseguendo la mia preda come un'ombra famelica pronto a scattare, incurante del fatto che i ruoli qui sono inconsapevolmente invertiti. Le prendo una mano, la tiro a me, lasciando che il suo corpo si fermi contro il mio, siamo vicini troppo, respiro il suo profumo, potrei sfiorare le sue curve se solo me lo permettesse. Anche questa volta però mi allontana sostenendo fiera il mio sguardo, sguardo che non nasconde nulla ed io mi sento confuso e stordito.

-A che gioco sta giocando?-

Apre la porta finestra , è splendida mezza svestita, la camicetta sbottonata le è scivolata come scialle sulle braccia, i capelli si muovono alla brezza. Alle spalle il fuoco del sole sembra incorniciare la sua figura, quel fuoco che sembra essersi impadronito di lei, della sua anima ardente che è tutto fuorché fredda ed innocente, lo sento a pelle. E questa cosa contribuisce ancor di più ad alimentare la voglia di lei. Prima di uscire resta sull'arco per un istante poggiando le mani agli stipiti, mi guarda con aria di sfida, arretrando verso l'esterno.

" Se tu puoi girare senza asciugamano o vuoi fartelo togliere mostrandoti alla mora..", in un attimo la temperatura sale ancora di qualche grado, si sfila del tutto la camicetta senza distogliere lo sguardo da me, la butta sul divano prima di uscire. Si sfila la gonna . Resta in intimo, un completino color rosa pallido che risalta sulla leggera abbronzatura, una visione che gradisco, lei ha le guance rosse, forse accaldata, forse imbarazzata:

" ...vuol dire che anche io posso girare nuda su questo balcone no? ".

Una scintilla nei suoi occhi, non sta scherzando. Il riso si spegne sulle mie labbra.

Fa per slacciarsi il reggiseno sul balcone, io le blocco le mani poco prima che ci riesca trascinandola nuovamente dentro.

" Che cazzo stai facendo?", domando autoritario con tono brusco e infastidito trattenendola per i polsi.

" Qualche problema?", di nuovo mi affronta.

" Io stavo solo giocando, ho solo voluto stuzzicarti", preciso.

" Giochi troppo con il fuoco", sussurra con le sue labbra piene velate di lucidalabbra; continua:

" Lo sai che con il fuoco ci si scotta?", un'allusione la sua che comprendo.

" Certo che sei stronza", ribatto a questa sua provocazione atta a punirmi per lo scherzo.

" Mai quanto te". Puntualizza. E so di esserlo stato, so che ha ragione.

Ci guardiamo seri ed immobili senza aggiungere una parola ma non abbiamo bisogno di dirci niente. I nostri sguardi dicono tutto, le mani si abbassano, gli scudi d' orgoglio cadono. Le nostre labbra si cercano si vogliono, si fondono. Astinenza, dipendenza, un contatto goloso, lussurioso. Le dita si incastrano mentre i baci si sprecano. Dieci minuti dopo ci stacchiamo, i respiri corti, affannati.

" Non ti permetto di mostrarti così agli altri", dico con gelosia repressa posando la fronte sulla sua, stringendola contro il mio petto, le sue mani sulle mie spalle, i respiri che sanno di noi.

" Non farlo nemmeno tu. Bastano le tue foto su Instagram a mostrare anche troppo", mi scruta scostandosi, palesando la sua gelosia.

La guardo con un mezzo sorriso amaro.

" Ti danno fastidio per caso?", chiedo curioso cercando i suoi occhi.

" Non è che mi danno fastidio è che fai innamorare un terzo del mondo ed io non so se riuscirò a difenderle tutte da te e dai tuoi occhi."

" Ah sì? ", ridacchio giocando con alcune onde dei suoi capelli, " Difenderesti loro e non me?" , domando con diffidenza cercando un leggero bacio a fior di labbra.

"Milioni di cuori quelli delle fans; ed una sola chiave, la tua. Chi ha più bisogno di protezione allora?". Riflette a voce alta con tono caldo baciandomi a sfioro, un soffio gentile al sapore di fragola.

" Per le fans ho un amore platonico, per te invece se me lo permetti, sarei disposto a cedere quella chiave", la mia voce trema e sono sincero. Mai come con lei sono così preso e coinvolto.

" Non fare promesse che non sai se puoi mantenere", la sua dolcezza sfuma un po', si incupisce. La prendo per le spalle deciso, la scosto da me, cerco i suoi occhi:

" Tu sei la mia promessa, tu hai messo in discussione tutto, persino me stesso. Ma se non ti fidi, se hai dei dubbi lo capisco, so che stare con me non è e non sarà facile, non te ne faccio una colpa."

" Il mio problema Gian è la tendenza ad allontanarmi dalle cose, dalle persone e dalle situazioni che mi fanno stare bene, semplicemente perché ho paura di perderle all' improvviso e di starci doppiamente male". Il suo viso fugge da me ma qualcosa sembra scuoterla.

" Ti faccio una citazione: qualcuno ha detto che non amare per paura di soffrire, equivale a non vivere per paura di morire. Tu cosa scegli?".

Mi allontano da lei con uno sguardo, recupero la maglietta che mi ha riportato e i jeans scuri, ritorno in bagno. Il desiderio di lei è qualcosa che mi scava dentro, non posso controllare la mia mente, ma solo il corpo, il problema è che il corpo vorrebbe agire, la mente dice - non si può non devi,non così - ed io mi sono fottuto da solo. Devo calmarmi. Accendo l'acqua gelida per rinfrescarmi il viso, ho gli occhi lucidi, piegati al rispetto che ho per lei, non appena uscirò da qui, spero si sia rivestita altrimenti non reggerò un nuovo confronto. Non con lei così.

Esco dal bagno davanti a me con il viso rivolto al tramonto vedo lei di schiena sul balcone, si è fortunatamente rivestita. Gli ultimi raggi del sole appena visibili nella loro forma sullo sfondo, circondano nuovamente il suo corpo. La camicia che indossa in controluce rivela fin troppo di quel che è celato nella sua ombra. Mi avvicino piano, ne sono nuovamente rapito. Il cielo davanti a lei ha assunto una sfumatura dai toni caldi che sconfina dal giallo dell'orizzonte al tono oltremare dell' acqua. La sua figura solenne e solitaria che ammira questa vastità è un qualcosa che mi prende, colpisce. Mi metto accanto a lei guardando prima l'orizzonte, poi il suo profilo.

-Dio quanto è bella.- penso.

Le morbide onde castane incorniciano il suo viso, si volta piano trattenendosi i capelli. Mi sorride gentile, il sorriso di cui mi sono invaghito o forse davvero innamorato.

" Hai scelto?", chiedo con il timore di un rifiuto senza sfiorarla.

" Scelgo ciò che mi fa stare bene e, chi mi fa stare bene adesso, sei tu Gianluca".

Il mio cuore sussulta. Mi sciolgo come ghiaccio al sole . Il desiderio confinato a fior di labbra ritorna . La stringo forte a me, le sue mani sul mio viso. In un attimo le nostre labbra si fondono insieme e assaggio ancora una volta il suo sapore. La sento cedere al mio bacio, si lascia condurre nella mia danza mentre le mie mani esplorano il suo corpo, l'unica cosa che al momento mi è concessa. Scendo sul suo collo baciandola scendendo sempre più giù, sussulta, sospira, la testa si abbandona a me reclinandosi all'indietro mentre la tiro leggermente per la chioma. La spingo contro la balaustra imprigionandola con il mio corpo mentre la mia mano scende sul suo seno sbottonando il primo bottone.

Giovanna pov's

Quando provo certe emozioni, sento una forza dentro di me, una voce che mette un freno ai miei sentimenti e al desiderio di lasciarmi andare, e questa forza è solo la paura stessa di amare. Amare mi mette in una posizione di debolezza di svantaggio e mostra tutta la mia fragilità, ma se voglio veramente raggiungere il cuore di Gianluca, trattenerlo con me, devo davvero essere disposta a rischiare e con lui scelgo di farlo.                                                                                                    Sento le sue mani scivolare su di me come fuoco, avverto il suo desiderio crescere, la passione rovente nei suoi baci mi inebria. Mi sfiora piano mentre i bottoni cedono.                                            Poco distante una finestra scorre.

Un colpo di tosse.

"Fate puri iu fingo ri nun vìriri" ( trad. dal sic. Fate pure io fingo di non vedere), Ignazio.

Subito ci fermiamo, bloccati in un pericoloso lascivo limbo. Le mani frementi bloccano la loro corsa sui nostri corpi consapevoli adesso, che stavamo andando troppo oltre per essere su un balcone. Calmiamo i nostri cuori e i nostri respiri accelerati, un ultimo sguardo complice in cui riveliamo anche troppo di noi. Ci voltiamo cauti verso la voce piuttosto imbarazzati, notiamo Ignazio appunto, vestito sportivo, un completo chiaro che ne risalta la carnagione; ci saluta con mano e un sorriso sornione mentre prende posto alla sedia, posa i piedi sulla balaustra completamente a suo agio.

" Ignazio", Gian si gratta il capo sconsolato coprendo il disagio con un mezzo sorriso imbarazzato.

" Aspettavo solo l'ora di cena, ma voi continuate pure, nun mi scandalizzo"

" Il problema è che lo so", ribatte Gian con un sorriso. Scuote la testa, poco dopo qualcuno bussa alla camera.

" Vado io se non ti spiace", dico a Gianluca cercando un modo per fuggire allo sguardo indagatore di Ignazio, senza buttarmi giù dal balcone per la vergogna della scena che gli abbiamo mostrato.

" Fai pure", dice. Credo abbia capito.

Mi allontano e mentre raggiungo la porta mi sistemo la camicia.

" Si?"

" Sono Piè"

Apro la porta pensando che sia lui che Ignazio abbiano una sincronia perfetta.

" Entra pure", sorrido gentile.

" Ciao Piè", risponde Gianluca da fuori mentre si sente una fragorosa risata di Ignazio.

Piero mi guarda non capendo la reazione dell'amico, intanto lo invito ad uscire sul balcone con noi, anche lui ha scelto la comodità, pantaloncini bianchi e t- shirt rossa.

" Che ha Igna'?", chiede rivolgendosi a Gian che finge indifferenza, mentre il Marsalese continua a ridere.

"Tu dicu iu chi cc'è. ( trad. dal siciliano: Te lo dico io cosa c'è)", riprende fiato

" Chisti dui stavano facennu 'n piccantec aperitivo apprima ri cena, ma iu li haju involontariamente interrotti, poi hai tuppuliato tu a la porta.( Trad. dal siciliano: Questi due stavano facendo un piccante aperitivo prima di cena, ma io li ho involontariamente interrotti, poi hai bussato tu alla porta)"

Piero ci osserva con fare curioso.

" Proprio sul balcone dovevate stare?", incalza con un sorriso appoggiandosi alla balaustra, il corpo rivolto verso di noi nel lato vicino ad Ignazio.

Qui sprofondo ancora di più nell'impaccio.

Sembriamo due schieramenti in un campo di battaglia; io e Gianluca contro Barone e Boschetto. Cerco lo sguardo di Gianluca, mi guarda mordendosi un labbro e Cristo Santo quanto lo trovo sexy quando lo fa. Non devo guardarlo.

" Cosa ti serviva Piè?", chiede Gianluca gentile cercando di deviare il discorso.

" La batteria di riserva del tuo cellulare per favore, domani la recupero perché il mio cavo è completamente andato"

" Te la prendo subito", dice " Siediti, tanto tra poco è ora di cena", nel mentre si allontana.

" Non disturbiamo?", mi chiede Piero con finta innocenza squadrandomi con un sorriso disarmante per chiunque.

" Nessun problema"

" Sicura?", insiste.

Annuisco con vigore.

" Allora abbottonati bene la camicia"

" Che!?", esordisco divenendo color porpora acceso mentre noto di aver saltato un'asola, lasciando intravedere anche troppo.

" Per me può anche lasciarla slacciata.", ribatte il Marsalese.

" Ignazio!", urlo mantenendo un tono serio.

Piero scoppia a ridere.

" Certo che tu e Gian siete proprio un'accoppiata ben assortita, tu che ti imbarazzi per poco, lui che tendenzialmente è timido", è Piero a parlare.

" Poco fa ti assicuro che non erano per niente timidi o imbarazzati, mi sembravano tutti e due impegnati in una certa rovente sintonia", questo è Ignazio.

" Dai ragazzi!", ecco Gianluca finalmente.

" Ti prego salvami", gli sussurro scherzando sparendo nel suo petto cercando rifugio in un abbraccio, un abbraccio che ricambia.

" Da chi dovrei salvarti?", chiede ridendo.

" Da loro", biascico ironizzando indicandoli. Devo avere un'espressione molto buffa perché tutti e tre scoppiano a ridere.

" Dai scendiamo che è ora di cena", aggiunge Piero, in lontananza un campanile scocca la mezza.

" Si. Io ho fame", continua Ignazio strofinandosi le mani.

" Scendiamo allora", conclude Gianluca prendendomi per mano, trascinandomi con loro.

₪₪₪₪₪

La cena è volata tra chiacchiere e risate, ho mangiato con loro e più di una volta mi sono sentita occhi puntati addosso; forse solo curiosi, forse indagatori, forse rivelatori. Io e Gian non ci siamo sfiorati nemmeno una volta, bastano i nostri fugaci sguardi complici a rivelare più del dovuto, per fortuna però mi sono messa spalle alla sala.                                                                                          Beviamo dopo cena un caffè con Michele e Barbara che si sono uniti per una partita a Scala 40 nel bar della piscina, un clima perfetto in un tempo perfetto, solo una leggera brezza a disallineare l'assetto climatico. La serata procede così, una serata tra amici che si divertono, solo che i compagni di partita, non sono persone comuni, sono i ragazzi de Il Volo, Michele Torpedine e Barbara Vitali ed io sono divenuta se così mi posso definire, la ragazza di Gianluca. Chi l'avrebbe immaginato?                                                                                                                                                     È sera inoltrata. Ennesima vittoria schiacciante di Barbara a carte, tra le proteste di Ignazio e Michele, Piero io e Gian ridiamo e il legame che noto tra loro è un qualcosa di speciale che mi fa sorridere.

"Sei felice?", mi chiede Gianluca seduto accanto a me, sfiorandomi un braccio con un tocco gentile notando il mio sorriso.

" Si", lo fisso incurante degli sguardi degli altri seduti al tavolo. Ci sono persone che entrano nella vita per farci felice dopo tanta oscurità, e credo proprio che Gianluca sia una di queste.

Vorrei baciarlo, tre ore senza un suo bacio sono la mancanza di un qualcosa di cui ho bisogno. Una necessità in questa vicinanza.

₪₪₪₪₪

Saliamo in camera, una luce è rimasta accesa, un cono luminoso a squarciare le ombre della notte; nell'aria ancora il profumo del bagnoschiuma usato da Gianluca. Non servono parole tra noi appena varchiamo la porta, lasciamo tutto il mondo fuori e siamo solo noi due. Le nostre labbra vogliose si saziano a vicenda.

" Troppo tempo senza sfiorarti", mi dice calmando il respiro mentre mi stringe a sé.

" Avevo bisogno di un tuo bacio", gli rispondo sistemandogli lo scollo della maglietta. Mi sorride.

Un altro bacio, una carezza. Prendo posto sul letto ordinato, mi sfilo le scarpe, anche Gianluca si mette comodo, chiede la mia vicinanza. Ha gli occhi stanchi, gli sfugge uno sbadiglio mentre resta con i jeans sfilandosi la maglia. Avvampo, non mi sono ancora abituata ad averlo accanto così, lo trovo tremendamente sexy.

Mi sdraio di fianco a lui, mi mette un suo braccio intorno alle spalle, io porto le mie braccia intorno alla sua vita, una gli accarezza la schiena, lo sento rilassarsi, l' altra disegna cerchi leggeri sul suo addome, un sospiro. La testa posata sul suo petto nudo; da qui, posso sentire il battito del suo cuore, respiro il suo profumo. Lascio scivolare i miei piedi freddi sui suoi, caldi. Per riflesso si scosta, poi li cerca.

" Gian hai voglia di guardare un film?", chiedo senza spostarmi, ho solo voglia di tenerlo con me così.Nessuna risposta, solo un mugugnino.

Mi muovo nel suo abbraccio, alzo il viso e lo ritrovo addormentato, gli occhi chiusi, il ciuffo spettinato, l'espressione serena un accenno di sorriso. Sfioro la catenina che porta sempre al collo, un regalo di Piero ed Ignazio per i suoi diciotto anni mentre gli lascio un delicato bacio. La sua testa scivola di lato. Lo fisso per un lungo istante, lo accarezzo piano, gli sposto il ciuffo, e, senza quasi rendermene conto, lascio che il sonno mi colga, cullandomi protetta nelle sue forti braccia, incurante della luce accesa e dei vestiti ancora addosso.

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