Capitolo XXIX: Fragili


- I fiocchi di neve sono tra le cose più fragili della natura, eppure guardate cosa possono fare quando si fondono insieme - Cit.


17 Agosto

Raggiungo la spiaggia asciugando velocemente gli occhi con il dorso della mano. Poca gente a quest'ora che passeggia felice tra le ombre tremule della sera mano nella mano scambiandosi sorrisi. Una foto d'insieme che mi ferisce, uno strappo in una tela apparentemente perfetta.

Mi siedo sulla sabbia chiara fatta di granelli e lunga chilometri. Alzo gli occhi all'orizzonte, mi ritrovo a fissare il confine tra cielo e mare: uno spettacolo inimmaginabile.

È sera inoltrata spira una leggera brezza salmastra molto piacevole nonostante il caos che ho dentro. I colori del mare sono tanti, troppi . Miriadi di sfumature che si mescolano, si intrecciano, proprio come i miei pensieri. Mi stringo nelle mie stesse braccia, nessuno si accorgerà di me, dei miei sentimenti, riflesso di un'anima errante che vaga sola tra sabbia e mare sprofondando nei suoi stessi tormenti. Poso la testa sulle ginocchia. Ho gli occhi lucidi.

"Perché?", mi chiedo.

"Perché ha reagito così? Non sapevo nulla dei fiori". Parlo al niente solo per cercare giustificazioni, giustificazioni che nemmeno sapevo di dover dare.

" Perché deve essere così testardo? Nemmeno mi ha lasciato spiegare", mormoro affidando le parole al mare mentre una lacrima solitaria sfugge dagli occhi scivolando sulla guancia.

Mi abbandono schiena a terra sdraiandomi sulla morbida spiaggia incurante del fatto che potrei diventare io stessa parte di questa sabbia. A farmi compagnia la bianca luna e le timide stelle che si riflettono tra i flutti delle onde. Chiudo gli occhi azzerando ogni pensiero.Sotto le pieghe di ogni singolo granello, è sepolto il respiro dell'universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità e Gianluca , in questo frangente lo è stato.

Gianluca pov's

Costeggio il mare cercando lei.La salsedine mi si appiccica addosso nella camminata. Ho un pensiero che mi domina dentro e si fa strada tra mille, lo trovo espresso ovunque, in ogni direzione in cui volgo lo sguardo, in ogni scoglio che si scontra con la mia natura testarda, ne sento persino il profumo nel vento. Rapidamente il tormento rimbomba come tsunami.

-Dove si è cacciata?

-Che stupido sono stato!

Mi passo una mano sul viso scostandomi i capelli scesi scompostamente sulla fronte.

"Cazzo Gianlu! Non è colpa sua!", la voce di Piero tuona potente.

"Piero ha ragione. Nemmeno sapeva dei fiori e del biglietto", nelle orecchie ancora i rimproveri dei ragazzi.

"Avresti dovuto ascoltarla. Non giudicarla". Questa frase pronunciata da Mariagrazia è arrivata investendomi come doccia gelata.

Percorro la battigia lasciando solchi profondi al mio passaggio, solchi che solo le onde possono portare via spingendosi oltre. Sono troppo impulsivo, faccio cose avventate e non tengo sempre conto delle conseguenze. Sono in ribellione totale contro la mia stessa mente, quando vivo, vivo per impulso, per emozione, per incandescenza, mi scaldo subito per poi finire bruciato dal mio stesso fuoco.

-Perchè devo essere così?-

Inizio a camminare più velocemente, corro cercando lei, lei che è il mio respiro, lei che mi manca come l' aria e nemmeno me ne rendevo conto.

" Cazzo Giò!", mi ripeto con un mantra, "Dove ti sei cacciata?", urlo quasi con rabbia al cielo dando calci alla sabbia, ma la colpa è soltanto mia.

Ad un tratto mentre mi guardo attorno vicino ad un gruppo di scogli vedo qualcosa, una macchia nera a tratti velata . Non una macchia , una maglia, su un corpo. Il suo. A terra.

Subito un senso di inquietudine mi prende attanagliando testa, cuore e respiro; mi sento frastornato dal rumore del mio mondo che crolla . Si è sentita male? Corro da lei.

" Gio" , urlo raggiungendola per poi gettarmi in ginocchio a terra affondando nella sabbia. Le cingo le spalle calibrando la forza senza farle male, la metto a sedere poggiando la sua schiena al mio petto implorando il cielo che stia bene, sento il suo respiro accelerato, la stringo forte mentre ripeto il suo nome, lei si divincola con decisione.

" Ma che!", è sorpresa, quasi spaventata dal mio atteggiamento. Mi fissa incredula non capendo la natura del mio gesto, come se si fosse risvegliata da un sonno in pieno stato confusionale.

" Gianluca lasciami!". Fredda. Distante. La sua presa di posizione mi ferisce. Mi scansa reggendosi da sola.

" Giovanna, io... scusami ".Imploro con gli occhi lucidi lasciando scivolare le braccia a terra,il tono spezzato di chi ha commesso ancora una volta un errore con lei.

" Per cosa ti scusi?", controbatte tremante fissandomi con eccessivo controllo emotivo gesticolando nervosamente.

" Pensavo ti fossi sentita male", chiarisco la mia reazione deciso, mentre osservo il suo viso serrato in un'espressione cupa, uno sguardo rassegnato e deluso, occhi che mi raggelano. Ignora la mia preoccupazione con sufficienza. Resto inginocchiato davanti a lei, dietro il sibilo del mare mentre il vento si fa più impertinente, rabbrividisco.

" Fisicamente sto bene, non devi preoccuparti", precisa fulminando i miei occhi con lo sguardo. I suoi occhi dietro gli occhiali sono impeto di tempesta.

Si scosta da me, si mette a sedere tirando le ginocchia al petto chiudendosi in se stessa ed io prendo posto accanto cercando di non sfiorarla, anche se vorrei solo abbracciarla. Fissa il mare ma il suo sguardo è lontano,un'onda ghiacciata mi schizza leggermente il viso facendomi sobbalzare,  di seguito do voce al cupo silenzio che ho deciso di spezzare.

"Giovanna, non volevo davvero. Mi sono lasciato prendere". Mi scuso, colpevole. Reo di una colpa che è stata capace di ferire l' orgoglio.

"Lasciato prendere da cosa? Da un mazzo di fiori che nemmeno sapevo di aver ricevuto? Da un ballo accaduto per caso influenzato da fattori esterni indipendenti da me?", domanda con rabbia fissando le sue iridi su di me. Schietta.

" Non avrei dovuto reagire così ma...", cerco di non espormi, ma proprio non riesco " Sono geloso, okay?!", La guardo a mia volta, il cuore a mille risalito in gola. Le confesso ciò che non ho avuto il coraggio di ammettere,non con questa certezza fino a poco fa. Mi guarda, uno sguardo serio ma fiero sotto quelle ciglia scure. Lo sguardo di chi sta minando il mio autocontrollo e mettendo a nudo inconsapevolmente la mia anima scavando sotto strati di armature.                     
" E sai perché sono geloso?Perché ho paura. Ho paura che tu possa trovare una persona migliore di me", mi espongo come non ho mai fatto. Sposto lo sguardo su una barca a vela in lontananza, una luce a riscaldarla: "Ammettiamolo dai. Dico sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, mi arrabbio facilmente, sono orgoglioso, stronzo a volte , troppo impulsivo e anche...anche troppo coinvolto da te". Preciso senza difese vulnerabile a lei, abbassando il tono. Continuo: "Quindi ho paura.Ho paura che uno di questi giorni in cui saremo lontani, tu ti accorgerai del mucchio di errori e sbagli che hai davanti, ti stancherai di me dei miei momenti di lontananza e te ne andrai, portando via con te il mio cuore" , allungo una mano verso di lei con rispetto e dolcezza, la alzo a mezz' aria, sfioro con le dita la catenina al suo collo, troppe emozioni mi stanno camminando dentro, la voce trema. La chiave del mio cuore. Perché sì, lei ha il mio cuore. "E se te ne vai e te lo porti via, io resto senza niente, perché tu per me sei tutto". Cerco i suoi occhi alzando lo sguardo, afferro la catenina e tiro leggermente verso di me. I miei di contro si fanno lucidi, incrocio i suoi dietro le lenti degli occhiali.

I lineamenti del suo viso si ammorbidiscono, ma la cosa che più mi colpisce che mi blocca il respiro e che mi fa restare sospeso in un limbo, sono i suoi occhi. I suoi fantastici occhi. La loro forma allungata, dolce. Verde mare. Un mare ricco di meraviglie che anche nell' ombra della notte, riescono a mostrarmi l'essenza più pura, più lucida, la sfumatura dell' infinito cielo in un pomeriggio d'estate che porta dentro di sé.

-È possibile provare questo per qualcuno?-

Giovanna pov's

Schiudo le labbra alla sua azzardata affermazione. Abbozzo un timido sorriso dopo un' attimo di smarrimento. Mi mordo cauta la parte interna del labbro inferiore mentre mi ritrovo ad alzare una mano; gli sposto una ciocca ribelle che lo rende incredibilmente dannato, percorro sfiorando con le dita la sua guancia, poi la sua bocca. La linea fragile delle sue labbra è nervosa, agitata da un lieve tremito che percepisco battere all'unisono con il ritmo del suo cuore e, sembra armonizzarsi con le vibrazioni della sua anima. Incateno i suoi occhi. Fisso le sue iridi attraenti e complesse colme di pianure inesplorate che aspettano solo di essere scoperte, riflessi dorati della corona del sole durante un'eclissi; impossibili da guardare senza sentirsi sotto giudizio,senza sentirsi completamente persi.

A volte è meglio che io rimanga così,protetta nel mio guscio, chiusa in me stessa, armatura sul mio cuore; perché basta un suo sguardo per farmi vacillare, basta la sua mano protesa verso di me, verso la mia debolezza interiore perché immediatamente avverto quanto sono fragile e vulnerabile davanti a lui, lui che nemmeno pensavo di poter incontrare personalmente un giorno. E lo so che lui è la mia debolezza e al contempo la mia forza. Lui fa la differenza.

" Gianluca, tu non sei uno sbaglio, la tua gelosia immotivata lo è", preciso cercando l'altra sua mano stretta a pugno nella sabbia, la stringo forte poi continuo:

"Mi sono ritrovata a ballare con Diego per caso, non è stata cosa voluta. Il gruppo di ballerini era rimasto affascinato dalla nostra danza e ha voluto vederci ballare un'ultima volta. Mi hanno spinto in pista con lui", chiarisco con dolcezza, non sono fatta per essere troppo dura, troppo drastica, non davanti a lui.

" Lui però era affascinato da te, non solo dalla tua danza, è bastato quel tango che avete ballato durante l'esibizione per farmelo capire" , aggiunge con accidia, il tono basso. Uno sguardo tenero ma triste, lo sguardo di chi ha paura di perdere qualcosa a cui tiene. Ecco la sua reazione. Ecco la sua giustificazione. Sorrido timidamente.

"Sei troppo precipitoso sai? Non sempre ciò che vedi è ciò che è. L'ho capito che Diego aveva un certo interesse, lo sapevo e lui però aveva capito prima di me che quel tango non era realmente suo" . Un mezzo sorriso.                                                                                                                                          

" Ah no?". Arriccia le labbra ed io faccio cenno di no con la testa.

Stringo la sua mano nella sabbia, ora lo sento più rilassato. Mi avvicino a lui.                                        

" Quando saremo lontani non nego che sarà difficile sopportare la distanza, la voglia di te, di un tuo bacio o di un tuo abbraccio, tutto ciò si farà sentire , brucerà, già lo so". Fisso il mare senza interrompere il contatto delle nostre mani.                                                                

"Ma se dobbiamo vivere questo rapporto dobbiamo avere fiducia non credi?", domando con imbarazzo per la semplice e spudorata chiarezza. Continuo: " Tu dici che sei geloso di me, ed io? Cosa dovrei dire?", alzo leggermente il tono." Chissà quante ragazze vorrebbero infilarsi nude nel tuo letto, oppure rubarti un bacio, chissà quante nei tour o per strada si butterebbero sotto la tua macchina per farti fermare."

Lo sento ridacchiare. "Esagerata."

" Tu sei esagerato, nemmeno ti rendi conto. Tu rappresenti il tutto per molte ed io rispetto i loro sentimenti ed i loro cuori, come anche Piero ed Ignazio del resto sono il sogno proibito di tante e tanti. Ciò non ti porta a capire che io potrei essere un tantino gelosa di te?", rafforzo la presa, sono gelosa marcia ma mi contengo perchè non è giusto esserlo, non con una persona come lui perennemente sotto i riflettori ed attorniato da donne e uomini bellissimi.
"Credimi, davvero non sapevo di quei fiori. Diego ha solo voluto carinamente chiarire la sua posizione per chiudere il cerchio, non certo per corteggiarmi. Lo sapeva che il mio cuore era già stato rubato, e lo sapeva ancor prima che me ne rendessi conto io"

I nostri viso si cercano dopo un lungo istante sospeso tra il silenzio e il rumore sordo del cuore. Lui si avvicina piano, non dice una parola. Posa un palmo sulla mia guancia.

"Scusami per il mio comportamento", pronuncia queste parole con vero dispiacere e tanta dolcezza." Tra i due forse sei tu quella più matura e forte", puntualizza.

"No Gian non è detto, è solo questione di saper ascoltare invece di reagire d'impulso".

"Forse hai ragione", le sue dita sfiorano la mia bocca, " Terremoto, ti sembra strano adesso se ti dico che è questo stesso impulso che mal tolleri a volte, a voler assaporare le tue labbra?", la sua dolcezza dopo la consapevolezza mi attira.

"Non mi incanti Ginoble", mi alzo di scatto, fingo di non essere attratta da questa sua duplice manifestazione di un bisogno da colmare. Mi alzo allontanandomi di qualche passo senza scostare lo sguardo.

"Davvero?", si alza di riflesso, mi cinge per la vita con forza senza farmi male, mi stringe a se azzerando la distanza, mi stringe come se fossi il suo pezzo mancante, ci sbilanciamo e di peso ricadiamo nuovamente a terra sciogliendoci in una risata.

"La gravità ci reclama", esordisce ironico. Affondiamo entrambe nella sabbia, lui sopra di me mentre le nostre mani si cercano, si incastrano nella cornice del mare.

"Cosa vuoi fare?", chiedo con malizia incurante del luogo.

"Potrei essere ripetitivo se ti dicessi che voglio sentire ogni fibra del tuo corpo fremere ad ogni mio tocco..." , le sue labbra sfiorano il mio collo vogliose, mi sfugge un gemito, sussulto: " Tu sei il mio peccato preferito Gianluca", pronuncio queste parole con voce rotta dalla perversione del momento con una sicurezza che non credevo di possedere preda della voglia di lui da colmare.

"E tu sei il mio demone dagli occhi di mare". Ribatte.

Mi morde piano per poi conquistare la mia bocca resa arida dal sale. Le sue labbra bruciano sulle mie mentre poi i nostri sguardi di cercano. Le nostre mani si stringono con forza raccogliendo sabbia. Ci vogliamo e non ha colpa nessuno, le nostre menti prima ancora dei nostri corpi si trovano intrecciate in una danza che ha il sapore peccaminoso di un tango, un tango percepito come danzato al tramonto in un torrido pomeriggio estivo dove l' unica consolazione è togliersi di dosso ogni millimetro di tessuto.

-Assecondare o no questo desiderio?-

Il cuore dice si. Cedi.

La mente dice no.Resisti.

Ma noi siamo istinto e passione. Viviamo.

Gianluca pov's

Mi muovo piano, qualcosa scivola da me, un profumo di muschio bianco mi avvolge, ho addosso ancora il suo profumo. Apro gli occhi ma la luce che filtra dalla finestra mi colpisce, cerco di schermarmi con il braccio. Ruoto il viso per sfuggire ai caldi raggi per dedicarmi alla percezione di un altro tipo di calore; il suo, ed il suo corpo è qui, accanto a me, indossa la mia camicia come sempre ultimamente quando dorme. Sorrido sistemando l' orlo.

La osservo profondamente addormentata mentre le scosto una ciocca dal viso, sembra così piccola ed indifesa stretta nella mia camicia, distesa morbidamente su questo letto forse troppo grande, eppure fino a qualche ora fa era una tempesta. Resto a guardarla rapito ripercorrendo nella mente quei momenti e penso : Metà donna, metà bambina. Con lei puoi mangiare gelato e caramelle per ore con entusiasmo innocente , poi farci l' amore per tutta la notte. Un delizioso contrasto. Quando mi guarda, mi entra troppo in profondità, quando sorride, sorride davvero con tutto il suo corpo. Ci posso parlare per ore , restare in silenzio e percepire i suoi pensieri ed accarezzarla mentre mi lascio cullare dal suo abbraccio.

Si nasconde sempre come fragile cristallo nei suoi silenzi, ha paura di dire la cosa sbagliata nel momento giusto, o fare qualcosa di giusto tra parole sbagliate, eppure proprio in quei momenti di controsenso inconscio, mi mostra il suo mondo interiore. I suoi tormenti. Le sue paure, le sue voglie, i suoi bisogni.Quelle come lei le ho incontrate poche volte nella vita, forse una, adesso. È una stella che brilla di luce propria che con la sua dolcezza potrebbe illuminare un'intera galassia. Se la sfioro o la tocco mi brucio, lo so, eppure non posso fare a meno di voler bruciare accanto a lei abbracciandola e baciandola. Lei mi rende vulnerabile, ed io posso o tenerla stretta accettando anche la sua testardaggine, i suoi lati bui, i suoi difetti, oppure rimpiangerla per sempre, ma  adesso vorrei solo amarla. Sospiro ricacciando indietro le mie riflessioni, tra poco i ragazzi saranno qui. Abbiamo le prove per la sfilata e l'esibizione di stasera, nel trambusto delle ultime ore, ho dimenticato di avvisarla.

Squilla il mio cellulare. Una notifica sul gruppo whatsapp

Piero: - Gianlu se sei sveglio sbrigati, tra quindici minuti ti busso. -

Gianluca: - Arrivo io da te, Giovanna dorme e non voglio disturbarla -

Ignazio: - Comu si nun l'avessi già disturbata astanotti. Sunnu i 09. 30 tu si ancùora a lìettu e idda ancùora rùormi. Chi aviti fattu? - ( Trad dal Siciliano: Come se non l'avessi già disturbata stanotte...sono le 09.30 tu sei ancora a letto e lei ancora dorme. Che avete fatto?)

Gianluca: - Ignà Lu létte è fatte de rose se 'nge se dorme ce se arepose. Fatti gli affari tuoi.  -  (Trad. dall'abruzzese - Ignazio il letto è fatto di rose se non ci si dorme ci si riposa. Fatti gli affari tuoi.)

Una carezza gentile, le rimbocco il lenzuolo, nel sonno sorride, la chiamo debolmente ma lei non risponde, si stringe nel cuscino rannicchiandosi.

Mi alzo dal letto cercando di non disturbare oltre, mi precipito nella doccia, i ragazzi lamentano sempre i miei ritardi ed hanno ragione anche se ultimamente sono migliorato, ma oggi sono decisamente in ritardo. Lascio accesa l'acqua, recupero i vestiti al Volo,  jeans corti e camicia hawaiana bianca a blu e, in tempo lampo sono fresco di doccia e profumato.

Strappo un foglio dall'agenda sulla scrivania, con tratto fermo ed elegante  scrivo poche e semplici righe in una calligrafia composta ma leggermente sbieca.

-Starai dormendo, è per questo ti scrivo. Vorrei darti il mio personale buongiorno, ma aspettati la mia personale buonanotte . Oggi purtroppo non potrò stare con te, abbiamo le prove della sfilata e l'esibizione di stasera, mi ero dimenticato di avvisarti. Ci vediamo più tardi verso l'ora di cena. Un bacio - Gian

Le lascio un bacio sulla fronte mentre poso il biglietto sul comodino, raccolgo una rosa bianca dal mazzo che ogni giorno viene messo fresco sulla scrivania. Uno sguardo al sole che giace nel mio letto accoccolata ad un cuscino che in questo momento mi sento di odiare, sorrido del mio assurdo pensiero mentre esco. Intanto faccio una chiamata mentre raggiungo Piero.

Rispondono al primo squillo.

Giovanna pov's

Ultimo giorno di vacanza. Una vacanza strana per diverse dinamiche e domani ripartirò e lui non sarà al mio fianco, almeno non fisicamente. Uno sguardo oltre la terrazza, verso questo mare che tra imprevisti e sorprese ci ha fatto incontrare e ancora mi ha fatto sperare nell'amore, ha rianimato un cuore troppo stanco per battere assecondando il ritmo di un altro cuore, un cuore come il mio, ferito, tradito, illuso. Sospiro mentro sorseggio il mio succo all'arancia seduta sul lettino della piscina in compagnia del mio libro.

Alzo lo sguardo per posare il bicchiere e quasi lo faccio cadere ma lo salvo per un pelo evitando il disastro, troppo distratta a rispondere alle amiche e a mia mamma che chiedono quando ritorno. Nel premere invio sull'ultima frase mi rilasso un po' e mentre mi sistemo meglio sul lettino, scorgo una ragazza davanti a me intenta a specchiarsi nella piscina per sistemarsi il laccio del costume ed i capelli mentre attende qualcuno che la sta raggiungendo scendendo le scale, sorrido del suo modo di fare, farsi bella per il suo lui, un accorgimento apprezzabile, anche se io credo fermamente che bisognerebbe farsi belle in primis per se stesse. A volte mi chiedo se sono normale o strana, o meglio, non mi identifico completamente con la massa o con quello che la gente si aspetterebbe, non critico e non giudico, osservo, ma mentre lo faccio mi sembra di essere totalmente fuori dal mondo.  Per un appuntamento non mi sistemo mille volte, impiego in media trenta minuti doccia compresa e sono pronta. Alla mattina come mio solito se non c'è Gianluca o chi altro nei paraggi, impiego cinque minuti per prepararmi e trenta minuti per fare colazione, idem per il pranzo; tempo di cambiare il costume bagnato indossare un abito pulito e scendere mentre mi raccolgo i capelli, tempo stimato due minuti, tempo impiegato sei, pranzo un'ora e sono da sola. Ok sono strana, mi domando e rispondo per i fatti miei sulla base di pure osservazioni personali, a pensarci bene questi tempi mi fanno capire quali sono le mie priorità: cibo e dolcezza, ed ho paragonato la preparazione pre appuntamento ad una lunga ed abbondante colazione, un accostamento che non ho mai valutato, ma forse dovrei. Io e i miei ragionamenti macchiavellici. Rientro nei binari del pensiero, è il caso di proseguire la lettura di questo libro, la mente fa troppo rumore ed io ho voglia solo di portare avanti qualche pagina. In lontananza l' eco del vento che serpeggia tra le mura degli edifici rimanda le note di Grande Amore, saranno nel bel mezzo delle prove.

Due righe, uno schizzo, il tavolino urtato e l'aranciata rovesciata, direi che il pomeriggio parte bene.

"Ciao Giò. Scusami! Volevo parlarti di una cosa e sono stata distratta", una voce conosciuta, una cadenza nota. Jessica.
"Buongiorno Jess", rispondo con un mezzo sorriso.
"Aspettami, recupero un panno e arrivo. Ho bisogno di te", replica senza mezze misure, aggrotto le sopracciglia, quando mi dice così di solito predice guai.

Rapida torna da me e si mette a pulire.

"Tranquilla, non è successo nulla, capita", cerco di tranquillizzarla fermando la sua mano ma al tocco sento tensione. " Che succede?" Chiedo con apprensione.
"Mia cugina. Ti vuole alla sfilata stasera."
Mi dice tutta d'un fiato inchiodando i suoi occhi nei miei.
"Spero tu stia scherzando! Ma dove vedi una modella? Se proprio, chiedi alla biondina seduta al gazebo, di certo ha più centimetri e metri di me!", rispondo con un certo disappunto.
"Ti prego dai! Devi indossare cinque vestiti, non ha trovato nessuno a cui donino come addosso a te, questo è quel che ha detto. Mi ha chiesto di convincerti", ribatte con entusiasmo.
"Tua cugina ha il senso dell' umorismo vero? ", continuo a sostenere l' inadeguatezza della mia fisicità per tale ruolo.
"E dai! Indosserai anche l' abito che hai provato in negozio", prende una manica del mio kaftano bianco e inizia a tirare.
"Ti prego". Congiunge le mani, mi supplica con voce ed occhi è speranzosa.
Ricordo quell' abito, me ne ero innamorata.
" Giuro, se vieni te lo regalo io. Fallo per Ilenia e per me e poi ci saranno anche i ragazzi", insiste. Lo so che ci saranno, Gianluca mi ha avvisato e ci sarei andata comunque a quella sfilata.
"Uff...Jess... non sono convinta, non sono una modella e nemmeno so come si cammina su una passerella", sbuffo gesticolando nervosa.
"Ci sono le prove per questo e per te non sarà difficile, in fondo ci balli sui tacchi". I suoi occhi si fanno grandi, languidi, occhi da panda tenero alla quale difficilmente puoi dire di no. Una folata di vento ci avvolge spingendomi quasi verso di lei.
"E va bene. Ma non dirlo ai ragazzi. Mi vergogno". Concludo fissandola.
Jessica mi fissa, il sorriso si allarga, il suo sguardo si fa luminoso, aperto, mi stringe forte sussurrandomi all' orecchio: "Grazie amica mia"

Appena si stacca da me recupera le mie cose mettendole alla rinfusa nella borsa, mi chiude gentilmente il libro, mi prende per mano e cerca di farmi alzare.
"Ma Jessica che fai?", rispondo curiosa ma al contempo infastidita dal gesto.
"Ci sono le prove ti ho detto", precisa cantilena di senza mezze misure.
"Quando?", domando con un certo panico indossando le ciabatte
"Adesso "
Mi trascina con sé.

Gianluca pov' s

Chissà se finirà
Se un nuovo sogno
La mia mano prenderà
Se a un'altra io dirò
Le cose che dicevo a te
Ma oggi devo dire che
Ti voglio bene
Per questo canto e canto te
È stato tanto grande e ormai non sa morire
Per questo canto, e canto te, canto te
Per questo canto, e canto te.

L'ultma nota. Un respiro profondo.Una canzone d'amore questa che apprezzo molto, celebra un amore purtroppo finito. Un amore che, una volta sfumato, ha lasciato solo solitudine.  Nel ritornello ci si chiede se mai un giorno questa solitudine e questo vuoto che si percepisce termineranno, se si incontrerà mai una persona da amare come è stata amata colei che ora non c'è più, ed ora io posso cantare queste strofe senza ricordare un passato che mi ha ferito, io dico che si può sempre tornare a sorridere, basta incontrare il giusto sguardo ed il giusto sorriso.

Una breve pausa, il pomeriggio estivo tra prove di canto e prove sfilata è più lungo del previsto. Mi porto vicino alla finestra,  poso la schiena alla vetrata da qui si può vedere la piscina adiacente al mare, quanto vorrei farci un tuffo e perché no, magari in ottima compagnia. Mi raggiungono anche Piero ed Ignazio, assetati e accaldati, come me.

"Acqua fresca?", offro loro delle bottigliette di acqua naturale prese dal frigobar.
"Meglio una tonica", ribatte Piero.
Assecondo il suo desiderio mentre noto  Ignazio che sta fissando qualcosa fuori dalla vetrata che sembra divertirlo.
"Che hai Ignazio?", domanda Barone sorseggiando la tonica ghiacciata.
"Non è Giovanna quella?", indica una figura vestita di bianco ridacchiando. Io e Piero ci avviciniamo accostandoci a lui per vedere meglio quella macchia in contrasto tra l' azzurro il colore dominante della piscina e, il pavimento color legno.
"Se non è lei le somiglia, il kaftano è il suo", osserva Piero.
"Anche i capelli e anche la salvietta con le ciliegie", aggiunge il marsalese.
"Voi due, lei sarebbe la mia ragazza, non vi sembra di guardarla troppo?", ribatto un po' infastidito dal loro atteggiamento osservando prima uno e poi l' altro con sufficienza. I due sghignazzano.
"Da quando fai il geloso Ginoble?", gli occhi scuri e profondi di Ignazio sembrano sfidarmi. "Hai idea sul che cosa stia facendo?", continua curioso quanto me.
"Hei voi due, cane e gatto", ci rimprovera Piero, "Non è Jessica l' altra?", incalza poi.
"Sono loro si. Che stanno combinando?", domando ad alta voce senza quasi rendermene conto.
"Una tira, l' altra fugge", ridacchiano i due. Fisso la sua figura allontanarsi di malavoglia dalla piscina per entrare nella hall dell'albergo e non posso non chiedermi che cosa stiano combinando quelle due.
"Secondo voi cosa stanno architettando?", domando nuovamente cercando di trovare risposte pertinenti. Poso il gomito al vetro, appoggio la fronte sull' avambraccio fisso il punto dove poco prima c'era seduta lei.
"Non lo so Gianlu, ma credo lo scoprirai presto", aggiunge Piero con un sorriso richiamando la mia attenzione posandomi una mano sulla spalla.
" Pausa finita ragazzi, si vola", conclude Ignazio gettando la bottiglietta d'acqua ormai vuota. Intanto mille pensieri e congetture prendono forma tra miriadi di altri divisamenti . Essi sono come le onde del mare, vanno, vengono, si increspano, si fanno schiuma si infrangono, per poi svanire nel momento in cui prendono forma le parole del testo che devo intonare.

È pomeriggio inoltrato quando le prove finiscono.                                                                                               
"Ottimo lavoro! Avete un'ora e mezza ragazzi, poi cena e come sapete la sfilata vi attende", è Michele Torpedine a ricordarci tempi e calendario dopo un lungo applauso per l'esibizione in sala. Oggi va così, una giornata scandita da ritmi frenetici che mi ricordano che da domani le ferie sono finite e si dovrà ripartire per un nuovo anno di musica con ancor più entusiasmo e frenesia. Una sfida che accetto volentieri ma una condanna per i miei sentimenti.

Esco dalla sala prove, dietro di me i ragazzi, tutto sembra calmo, tranquillo, cheto nel suo silente frastuono, poche persone attorno, tutte in attesa della sfilata di stasera forse. Ho scritto a Giovanna ma a distanza di ore ancora non ha risposto, di solito è più celere, pazienza, probabilmente sarà occupata, ma non nascondo un pò di apprensione. Saluto Ignazio e Piero, ci separiamo ognuno per i fatti nostri, tanto ci ritroveremo a breve, vado in camera a prepararmi per la serata che si preannuncia decisamente lunga ed impegnativa.

Appena entro, la semi oscurità della tenda tirata mi accoglie, a quanto pare Giovanna non è nemmeno rientrata, non vedo le sue cose in giro. Mi sdraio sul letto fresco di bucato che stamattina ho dovuto lasciare controvoglia, abbandono il cellulare a lato, la mia camicia ben piegata sul suo cuscino porta ancora addosso tra le fibre il suo profumo misto al mio. Chiudo per un attimo gli occhi ma non voglio rischiare di addormentarmi, il pericolo c'è ed io non posso permettermi ritardi. Scatto in piedi, apro la tenda e la finestra, esco sul balcone respiro l'odore del mare stiracchiandomi. Fisso l'increspatura lontana di un' onda, il mare non ha strade, non ha spiegazioni eppure esprime benissimo il moto delle emozioni che mi si agitano dentro.

Il click di una serratura che viene aperta. Credo sia lei, i suoi passi leggeri ma decisi li riconosco.

"Gian?", la sua voce mi chiama.    
"Sono qui", rispondo dal balcone e poco dopo mi raggiunge.

Arriva da dietro abbracciandomi, prendendomi alla vita. Un leggero bacio sul collo mentre accoccola la testa sulla mia spalla, ha addosso un profumo che non riconosco.

"Come sono andate le prove? Mi sembri abbastanza provato", mi dice accarezzandomi delicatamente le spalle, al suo tocco mi irrigidisco mentre poso la mia mano sulla sua.                  
"Abbastanza bene grazie", mi volto piano beandomi nel suo abbraccio mentre mi poso al parapetto con la schiena e solo ora nel vedermela davanti nella sua interezza, noto che ha i capelli raccolti, uno spillone gioiello a forma di fiore a trattenere lo chignon, occhi sottolineati da un ombretto dalle tonalità aranciate e dorate, matita nera a dare profondità allo sguardo ed un rossetto rosso fuoco che ha lasciato sicuramente un segno sul mio collo oltre che una traccia indelebile come fulmine a ciel sereno sul mio cuore, cuore che ha mancato un battito nel vedere questa sua versione di se che non mostra mai a nessuno, la sua passionalità ed il suo fuoco sono ben espressi nel trucco deciso, ma credo siano noti a pochi questi lati di lei ed io ne ho la prova. La fisso con curioso interesse alzo un sopracciglio, noto che indossa ancora il costume sotto il kaftano bianco.                               

"Dove sei stata?", chiedo serafico, omettendo che l'ho vista con Jessica allontanarsi a piedi dalla piscina. Lei arrossisce visibilmente come a sentirsi in colpa per qualcosa, come un bambino colto sul fatto a rubare caramelle.

"Mi hai scoperto", mi dice un pò dispiaciuta incrociando le braccia al petto mettendo il broncio. "Mi hanno coinvolto nella sfilata, nemmeno volevo, ma davanti all'insistenza di Jessica ho ceduto, non ho saputo dirle di no e le ho dato una mano", conclude con imbarazzo. Sorrido di questa sua ingenua confessione. Cerco le sue mani, sciolgo la sua chiusura, la porto verso di me.  "Stai molto bene", mi complimento con lei, sono sincero, non sono abituato a vederla in queste vesti.                                                                 
"Prove di trucco.Mi ci hanno acconciata così, non mi sento propriamente a mio agio", sbuffa, ed io rido di gusto per la sua affermazione azzardata. Prendo posto sulla seggiola sul balcone e la tiro con me invitandola a prendere posto sulle mie gambe, lei asseconda la mia richiesta.        
"Anche se non ti senti a tuo agio, permettimi di dirti che questo trucco rispecchia un lato nascosto di te che sto scoprendo pian piano". Il mio tono è piuttosto esplicito. La guardo intensamente mentre le guance le si imporporano per le mie parole. Con una mano la stringo a me trattenendola per la schiena, con l'altra le sfilo lo spillone dall'acconciatura, i suoi capelli ricadono scomposti e ribelli sulle sue spalle, ed è qui che la riconosco, qui che rivedo tutto ciò che mi ribalta il cuore. Poso il fermaglio e poi le prendo il mento tra le dita accostandomi alle sue labbra vermiglie e tentatrici, lei risponde al bacio con una nuova sfumatura di passionalità che ancora non avevo assaporato ed intanto le sua braccia si stringono attorno al mio collo. Sento tramite questo contatto ogni singolo dettaglio: il suo respiro, le sue labbra, il suo cuore che batte veloce come un martello pneumatico impazzito, i movimenti del suo corpo che cercano il mio, adrenalina. Una voglia radicata dentro di me che vuole solo averla tra le braccia, stringerla e non lasciarla andare. Ci stacchiamo con il respiro corto, fronte a contatto cercando di calmare gli istinti.

"Non c'è tempo di lasciarci andare" , ribatto piano con fatica, contenendo una frenesia che mi percorre.            
"Lo so", risponde fissandomi intensamente, il rossetto lievemente sbavato ma la sua bellezza ai miei occhi non ne viene disturbata, le sue mani scivolano sul mio corpo e slacciano veloci i bottoni della mia camicia, si infilano tra pelle e cotone lasciando carezze che eccitano. Troppo. Scende con la sua bocca sul mio petto lasciando l'impronta delle sue labbra in corrispondenza del mio cuore. La fermo scostandola da me, sorride, sa che questo gioco mi piace, mi stuzzica.     
"Giò" , mormoro giocando con il laccio del suo costume sul collo, "Devo andare a prepararmi", preciso con fermezza cercando di non farmi dominare dalla voglia. 

"Anche io", annuisce cercando un ultimo bacio mentre si alza e si dirige verso l'interno della stanza.

Appena dentro è di spalle, la vedo sfilarsi il vestito. La raggiungo cogliendola di sorpresa.               
"Aspetta, ti aiuto io", le dico con malizia accostandomi al suo orecchio, risalgo cauto con le mani la linea morbida dei suoi fianchi. Un fremito. A questa richiesta scosta i capelli dalla schiena e senza dire nulla lascia ricadere il tessuto sulle sue curve, alza le braccia portandole all'indietro cingendomi al collo arrendendosi a me. Afferro l'orlo del kaftano mentre la bacio tra collo ed orecchio e ne approfitto per accarezzare il suo corpo tastandone la dolce consistenza, è caldo al mio tocco. Sfilo l'indumento piano lasciandolo poi cadere a terra, la spingo con impeto senza imprimere troppa forza sul letto, finisce sdraiata prona offrendomi la schiena. Ride di questo improvviso gesto. Le slaccio il costume ed intanto percorro la sua schiena con lingua e labbra, la sento rabbrividire ed intanto la temperatura cresce.

"Gian, non possiamo, non ora, lo sai", mi dice dolcemente in tono basso, e lo so, lo so che ha dannatamente ragione, ma mi tenta, è una deliziosa tortura il non poter finire quel che nemmeno è iniziato.

Si alza piano facendomi scivolare a lato. La osservo con sguardo malandrino sistemandomi meglio sul letto, chissà se si ricrede sul da farsi a costo di arrivare in ritardo, la visione del suo corpo quasi senza veli con addosso il ciondolo che le ho regalato mi inebria, ma è lei a riportarmi con i piedi per terra: " Mezzo nudo con un vistoso bacio rosso sul petto e semi sdraiato, cosa direbbero le fans se ti vedessero così?", domanda chinandosi verso le mie labbra soffiando piano, le sue dita disegnano cerchi concentrici sul mio addome provocandomi bellamente, soprattutto facendo leva sul fatto che posto spesso immagini piuttosto sensuali sui social.

Rispondo alla provocazione con un mezzo sorriso. " Vuoi vedere le reazioni?", le dico a bruciapelo con espressione strafottente mentre prendo il cellulare. Prontamente me lo sfila dalle mani.                                        
"Non ci provare mister Ginoble, l'unica che vorrebbe avere il diritto di lasciare un bacio del genere sul tuo petto, vorrei essere solo io, grazie". E' seria troppo. E ricordo cosa stava per combinarmi quando mi sono azzardato a provocarla giocando con il fuoco. Mi confisca il telefono abbandonandolo sulla poltrona vicino all'armadio mentre si allontana per raggiungere il bagno. Adesso si sta facendo davvero tardi.

Giovanna pov's

Cammino a passo svelto per i corridoi stringendo tra le mani un lembo della lunga gonna bianca a fiori blu che indosso, sono un pò in ritardo per essermi intrattenuta più del dovuto con Gianluca e per fortuna non ci siamo spinti oltre, ed infatti però non sono riuscita a cenare, lo stomaco brontola, ma mi rifarò dopo con il buffet dello chef. Appena esco raggiungendo l'area esterna, mi manca il respiro, una botta di calore pazzesco rispetto alla frescura degli interni. E' una sera calda e afosa per una sfilata, insieme a me a farmi compagnia come sempre i miei pensieri in contrasto che fanno a pugni tra di loro: chi me lo ha fatto fare ? Da una parte mi suggeriscono che ho fatto una schiocchezza nell'accettare di sfilare, dall'altra mi dicono coraggio, e lo fanno perchè mi stanno tremando le gambe per la tensione. Mentre avanzo dietro di me avverto un fruscio che attira la mia attenzione. Mi fermo per voltarmi e mi ritrovo Jessica con addosso un lungo abito in raso color smeraldo che fa risaltare molto i suoi occhi. E' davvero bellissima.

"Giovanna! Finalmente! Ma dov'eri? Manchi solo tu, ed infatti sono venuta in camera a cercarti ma non ha risposto nessuno, nemmeno da Gianluca", mi rimprovera prendendomi sottobraccio. "Hai ragione, scusami. Sono scesa in ritardo", rispondo colpevole affrettando il passo. Iniziamo bene. Sospiro.                                                                                                                                                                 

"La parrucchiera e la truccatrice ti stanno aspettando, anche Ilenia per assegnarti gli abiti". Conclude portandomi con lei scortandomi fino ai camerini.

Non appena entriamo mi sento quasi male dalla miriade di stoffe, colori e profumi che mi volano addosso come a trasportarmi in un mondo totalmente sconosciuto ma elettrizzante. Ragazze e ragazzi dello staff dell'albergo e non, che corrono a destra e a manca chiedendo rossetti, cravatte e mollette. Un vociare continuo ed infinito rumoreggia rimbombando tra le pareti di cartongesso dei camerini improvvisati, Ilenia che riconosco, consegna rapida sugli apendini i vestiti ai relativi destinatari. Mi vede, mi si fa incontro, mi rivolge un grande sorriso: "Sono felice tu abbia accettato. Grazie". Gratitudine è quella che avverto dal suo tono e dal suo sguardo, e quello che mi sembrava una cosa assurda, ora mi sembra solo una gentilezza fatta ad una ragazza che si è fidata di me.

"Postazione 24. Sarai una delle ultime ad entrare in sfilata ad ogni turno", mi dice cordiale, ed io annuisco e ringrazio in silenzio, meglio far sfilare prima le altre, almeno il pubblico non noterà subito i miei errori. Raggiungo la mia destinazione, Jessica è accanto a me ma lei è già pronta.
"Postazione 15, dietro la tua". Mi fa l'occhiolino non appena vede l'espressione rilassata alla sua vista sul mio viso, ed io ringrazio il destino per questa sincronicità. Arriva la truccatrice, poi la parrucchiera, inizia la preparazione. Cerco di rilassarmi, faccio qualche respiro per poi concentrarmi sulla scena giusto per non pensare alla prossima imbarazzante figura che farò.

Metri di tessuti leggeri ed impalpabili scivolano tra gli stand dei camerini indossati alla perfezione da modelle od improvvisate tali. Avverto  brusii sottili appena percettibili, giri di seta e raso dai mille colori che mi riportano per certi versi alla mia infanzia, alla vecchia sartoria della zia, mille sfaccettature che si sovrappongono, una sfilata dai toni arcobaleno con accostamenti bizzarri ma molto d'effetto. Chiffon di seta emettono il loro inconfondibile strofinio mentre la parrucchiera e la truccatrice  terminano su di me il loro lavoro. Mi specchio stupendomi pur non riconoscendo molto della mia me, eppure mi ritrovo nelle sfumature delicate e decise di mani ferme che mi hanno truccato come se fossero state colte parti di me che nemmeno io conosco. Sorrido alla giovane minuta e pallida  dai lunghi capelli rossi che avrà si e no vent'anni, approvo  il suo lavoro.
Mi vesto. L' abito lungo, il mio abito, quello provato in negozio. Raso turchese con striature colore caramello, alto spacco sulla coscia, decisamente un outfit che non indosso praticamente mai, eppure mi ha attirato subito. Indosso le scarpe barcollando sul tacco 10 a stiletto,di solito non ho problemi ma oggi è diverso, l'ansia  gioca brutti scherzi. Diversi minuti dopo e qualche pericolo slogatura di troppo, ritrovo il baricentro. Cammino avanti ed indietro per abituare il piede, dalla finestra laterale senza tende, una modella con passo da gazzella da letteralmente vita alla coda dell' abito che indossa e resto per un attimo ad osservare il suo incedere elegante. Sicuramente modella di professione, non avrebbe di sicuro problemi ad indossare un Armani con un taglio di classe e raffinato, le linee pulite e senza fronzoli di uno stile dai toni naturali ; come non farebbe fatica a rapportarsi ad un Versace che mira a stupire, che ama le linee dal taglio particolare con fronzoli ed orpelli molto in linea con il trend giovanile, di sicuro non ho un decimo della sua versatilità e grazia eppure mi ritrovo qui, spero almeno di non cadere.
Una mano sulla spalla a distrarmi, un tocco amico. Jessica.
"Nervosa?", chiede notando il mio disagio, il mio stringere con forza la gonna dell'abito rischiando di stropicciarlo.
"Io non sono come lei, cosa ci faccio qui?", rispondo senza troppo riflettere fissando i suoi occhi, intanto le indico la modella.
"Se per quello nemmeno io, quasi nessuno di noi qui è professionista nel campo", sorride cercando di darmi fiducia, raccoglie le mie mani, le stinge con orgoglio.
"C'è la farai. Andrai benissimo. E poi...", lascia la frase con la cadenza in sospeso, si accosta al mio orecchio cercando di essere il più discreta possibile :"Stupirai Gianluca"
Nel sentire quel nome il cuore sussulta. Inizio a sudare freddo.
"Lo sa?", Chiede gentile con sguardo che cela curiosità.
"Più o meno, sa che ti ho aiutato ed ero alle prove della sfilata, non sa però che sfilerò, io non gli è l'ho detto", mi mordo un labbro colpevole.
"Perfetto. Voglio proprio vedere la sua faccia sul momento, credo sia già in camerino con Piero ed Ignazio, sfileranno anche loro per la collezione maschile", detto ciò le luci si abbassano ed io sono completamente spiazzata da questa rivelazione, sapevo che dovevano cantare ma non che avessero sfilato.
"È ora?", domando con voce tremante allontanando l' ansia. Jessica annuisce, mi prende per mano e raggiungiamo il gruppo prendendo le nostre posizioni.

Gianluca pov's

Le luci si abbassano, la zona piscina da dietro le quinte sembra completamente presa d' assalto. Michele e Barbara sono in prima fila, Mariagrazia non c'è è partita ancora presto stamattina, peccato, avrei voluto salutarla dopo gli avvenimenti di ieri, faccio scorrere lo sguardo sulle poltrone ma tra gli organizzatori non vedo ne Giovanna ne Jessica, dove saranno? E pensare che è uscita prima di me.
Parte la musica di sottofondo, un mix di classica e suoni della natura, il suono del ruscello, le onde del mare in risacca, la pioggia tropicale in lontananza, una sensazione di rilassamento costante, un perfetto connubio per una sfilata all' aperto con proprio il mare a fare da sfondo. All' orizzonte ancora alcuni sprazzi di tramonto, un dolce raggio perpendicolare all' acqua cattura l' occhio distraendomi dalla passerella.
Accanto a me Piero ed Ignazio.
"Che hai Gianlu?", chiede Piero notando il mio sguardo in fissa. Se ne sta appoggiato ad una parete.
"Per me ha avuto una visione", rimbecca Ignazio stuzzicandomi.
"Smettetela ragazzi, stavo solo osservando il riflesso del sole morente sul mare", affermo con sicurezza restando con lo sguardo fisso senza associare particolari pensieri.
"Come sei romantico ed ispirato", continua Piero.
"Senti Romeo mmeci ri taliari u mari, talia a.(trad. dal siciliano :Senti Romeo invece di guardare il mare, guarda la)". L' accento di Ignazio si riconosce. Mi urta volontariamente indicando un punto sulla passerella con un sorriso ironico.
"Incredibile", sogghigna Piero divertito scuotendo la testa sistemandosi la giacca. Seguo con lo sguardo il suo indice nodoso puntato verso le quinte opposte a dove siamo noi, la luce non permette una buona messa a fuoco a coloro che sono opposti alla nostra posizione, ma nel fissare lo sguardo resto completamente spiazzato e rapito, incapace di formulare una parola, un disorientamento provocato da qualcosa di inatteso.

Lei. Giovanna. Non sapevo. Questa scoperta mi lascia alquanto spiazzato e perplesso mi incuriosisce, involontariamente schiudo le labbra.
"Gian?". Qualcuno mi chiama ma non collego testa e cuore. Fisso lei con curiosità, mi passo una mano sul mento mentre mi mordo leggermete il labbro. La sua figura si erge fiera nonostante non sia sua inclinazione naturale esporsi così in certi eventi, credo che il suo orgoglio stia facendo a pugni con la sua paura, smontando il suo guscio protettivo. È bellissima con quei capelli semi raccolti, quello sguardo deciso e concentrato che cerca di nascondere il nervosismo e l'inquietudine. Quel vestito le calza a pennello, le sembra cucito addosso.

È il suo turno, esce dopo un profondo respiro, vedo i suoi movimenti e da qui posso notare la tensione che la sta' divorando dentro, il suo respiro è veloce. Osservo il suo corpo muoversi piano ma con una certa sicurezza, in contrasto con l' immagine che ho visto poco prima; un passo alla volta, un respiro alla volta. Avvolta nel lungo abito, avanza come circondata da una nuvola in raso che fa risaltare la sua fisicità, da quando è così alta? Noto poi lo stiletto e l' alto spacco che rivela troppo delle sue gambe abbronzate, una nota di fastidio, uno stile molto distante dal suo essere, ma che lei indossa con disinvoltura, un abito che lascia intuire il suo lato nascosto, quel lato piccante e provocante che cela sotto la sua armatura. Deglutisco sopprimendo un certo impulso per istinto di protezione ed una certa tensione.                               
Allento appena la cravatta.

L'eleganza in una donna e fatta  di movenze, di atteggiamenti, è una dote innata e molto rara, eleganza non significa bellezza, non dipende dall'abito che si indossa, ma è fatta di codici di comunicazione non verbale, è semplicemente una dote naturale ed in questo momento Giovanna, il mio Terremoto, sta comunicando fin troppo bene con il suo corpo.
"Ah però...", apprezza qualcuno del nostro staff poco dietro di noi, non so se sia diretto a Giovanna o a qualcuna delle altre modelle. Stringo leggermente i pugni preso da un attacco di gelosia. Vorrei parlare, vorrei urlare chi è lei e che posto occupa nel mio cuore, ma non posso, non devo.
Piero ed Ignazio notano tutto lo so, ma non dicono nulla, mi conoscono, sanno che sono impulsivo, ma sanno anche che sto imparando a gestire questo mio lato del carattere. Distolgo lo sguardo. Più resto a guardarla più vorrei correre da lei per proteggerla da non so che cosa. Mi costringo a restare. Devo sopportare nel silenzio questa distanza che vorrei solo azzerare.

La sfilata prosegue, dopo la collezione femminile ci sarà una pausa e poi toccherà a noi sfilare con altri ragazzi, ma è proprio verso l' intermezzo che sancisce la fine di questa prima parte che percepisco la mia stessa fine, sudo freddo quando la vedo uscire con il suo quinto abito.

Un abito lungo color rosso papavero, tutto in pizzo, molto bello da vedere, molto intrigante. Linea che riconosco essere a sirena, ormai dopo tutte le sfilate viste e fatte sono quasi un esperto nel settore; aderente sui fianchi si allarga aprendosi sul fondo. Collo alla coreana. Schiena nuda. Gioco di trasparenze. Audace. Decisamente un look che stimola certe aree del cervello che dovrebbero solo restare in silenzio, nessun problema direi se non che lo indossa Lei. Quest' abito è la mia rovina, la mia mazzata alla gelosia. Il suo trionfo. È troppo.

Un senso di attrazione mi prende misto a fastidio , quello che ti fa venire voglia di avvicinarti, stringerla e baciarla incurante dei presenti, quello che non ti fa più sentire i rumori attorno ma che nel contempo vorresti rendere meno letale per l'ego, ecco cosa provo. Il desiderio di lei non soddisfatto poche ore prima, si fa strada, una voglia da colmare.

"Chi l' avrebbe detto? La bresciana sa il fatto suo", esordisce Ignazio con tono provocatorio ed un mezzo sorriso mentre si appoggia alla mia spalla sporgendosi. La vedo traballare ad un passo incerto, ma recupera.
"Zitto Igna', già è difficile da gestire e da vedere", esordisco acido stringendo i denti.
"Tu sai chi e cosa è per te, nessuno potrebbe biasimarti Gianlu'", il tono di Piero è comprensivo, sa cosa mi sta agitando dentro, eppure non posso espormi, non posso mostrare il mio interesse.

Ci raggiunge Ilenia.

Giovanna pov's

Un ultimo passo. Un ultimo giro. Respiro cercando aria, per fortuna la prima parte della sfilata è quasi terminata. Torno tra le quinte, Ilenia e Jessica mi sorridono facendo pollice verso. Ricambio il loro sorriso. Mi sposto a lato, verso i camerini, sto cercando di rilassarmi dopo il momento in cui l'ansia mi ha fatto vacillare ma mi viene difficile. Io ce l'ho messa tutta, spero di non aver deluso le loro aspettative, anche se i loro sorrisi hanno parlato per loro. Mi metto spalle al muro, chiudo gli occhi per un istante abbandonando la testa all'indietro, poi un profumo famigliare mi passa accanto ed una voce che conosco raggiunge il mio orecchio stringendo la mia mano per un breve momento ed una scossa elettrica mi attraversa, stringo la presa tremante, ho le mani gelide: "Mi scusi, se stasera è libera vorrei invitarla fuori, mi ha stupito". Sorrido senza voltarmi, Gianluca non si smentisce mai, ma sto al suo gioco.
"Mi dispiace, ma stasera sarei già impegnata", ribatto cercando i suoi occhi.
"È un peccato signorina", esordisce con tono vellutato,"Non sa cosa si perde", continua.
"È così che rimorchia le fans?", lo punzecchio voltandomi appena, regalandogli un occhiata di sottecchi con aria di sufficienza,"Non sono affatto una ragazza facile, non è semplice catturare i miei sensi". Ribatto decisa assumendo una posizione più rigida e meno rilassata.
In risposta mi sento trascinare dietro uno sfondo di quinta, le braccia di Gianluca mi bloccano tra il freddo muro ed il suo corpo caldo.
"Lo so che non sei affatto una ragazza facile, ma so che ho un urgenza", il suo tono si fa più rigido," Vorrei un tuo bacio, tra poco tocca a me e ai ragazzi sfilare", esordisce malizioso. Sorrido.
" Non posso, mi sbavi il rossetto", rincaro il rifiuto, ma poi cedo ai suoi occhi che mi trafiggono come lame. Poso le dita sulle sue labbra umide impedendogli di controbattere e poi mi avvicino piano alla sua bocca: "Giochi sporco con me, lo sai che difficilmente posso resisterti", nel mentre qualcuno lo cerca, una voce lo chiama, il bacio viene solo rimandato lasciandogli addosso un senso di frustrazione, ma il bacio se lo prende senza mezze misure, un bacio lieve ma bollente che lascia sulle labbra una scia che brucia.
"A tra poco Terremoto". Si allontana così, con un ultimo sguardo, un mezzo sorriso malandrino. Ed io resto li, sospesa tra il sogno e il reale, davvero era lui? Davvero mi ha rapito per cinque minuti solo per rubarmi un bacio? Si. Lo so che è così, eppure non posso fare a meno di arrossire sprofondando nelle mie mani per la sua audacia mentre il cuore mi martella nel petto.

"Giovanna?", Ilenia mi chiama dopo diversi minuti di mia assenza.Cerco di calmare il battito, credo che si romperebbe addirittura il vestito se non riesco a controllare la mia emozione.

 "Arrivo", mormoro con un colpo di tosse assumendo compostezza.

"Dove ti sei cacciata?", domanda non vedendomi, passando oltre e sentendo solo la mia voce come guida. Esco allo scoperto.                                                                                           

"Eccomi".                                                                                                                                                                             

"Cosa ci facevi li dietro?", una nota di dubbio. Innarca un sopracciglio aggrottando la fronte con fare indagatore.                                                                                                                                                              

"Mi stavo solo calmando, sono parecchio agitata", mento a metà sapendo di farlo. Nervosa si per la sfilata, ma agitata per colpa di Gianluca.                                                                                                              

"Forza, ti chiedo un'ultimo sforzo". La guardo con stupore.                                                                    

"Dovresti indossare ancora un abito, ma devo adattarlo alla tua figura", sorride timidamente. Forse un pensiero strano le sta attraversando la mente.

" Ancora un abito?", domando balbettando."Ma non erano cinque gli abiti che dovevo indossare?", preciso giusto per non pensare all'ansia da prestazione.

"Si, inizialmente si. Ma poi ho pensato visto l'apprezzamento del pubblico per la sfilata, di far sfilare i tre abiti da sposa che fanno parte della nuova collezione ancora in realizzazione, come anticipazione della stessa."

"Ah, bell'idea ma... cosa c'entro io?", scuoto la testa dubbiosa. Lei sorride regalandomi uno sguardo luminoso e speranzoso, come se cercasse approvazione per qualcosa.               

"Durante la prima parte della sfilata mentre voi eravate in passerella, ho chiesto ai ragazzi de il Volo che sfileranno per la collezione maschile di farmi una cortesia se volevano, ho deciso di sorprendere il pubblico facendoli uscire a fine sfilata prima della loro esibizione, accompagnando proprio le tre spose."                              

"Si. E quindi?", continuo a non capire, non mi avrà visto baciare Gianluca spero. Panico.

"Quindi loro hanno accettato di buon grado, gli ho detto di scegliere la modella con la quale volevano sfilare visto che i tre abiti non erano previsti per nessuna ragazza, loro hanno scelto modella e abito e tu sfilerai accompagnata da Gianluca".

Raggelo all'istante. Prendo fuoco in una frazione di secondo. Le guance avvampano, l'ansia cresce, la pressione tracolla, vacillo cercando appoggio.

"Tu sfilerai con Gianluca, Jessica con Piero ed Ignazio ha chiesto di sfilare accompagnandosi a me". Conclude con un certo imbarazzo da parte sua, soprattutto sull'ultima parte, forse è segretamente innamorata di Ignazio, come Jessica mi pare di capire lo sia di Piero. Non connetto. Non ribatto. Prendo atto, qui il destino sta giocando le sue carte migliori.                            

-Sarò all'altezza? - 

"Giovanna ci sei? Non sei felice dell'opportunità?", chiede Ilenia saltellando allegramente. La fisso con sguardo da pesce lesso a metà tra il sogno e lo sconcerto.

"Si be...insomma...io...io non so se sarò all'altezza", fatico ad articolare le parole accampando scuse. Sfilare in abito da sposa con Gianluca accanto, troppo bello, troppo difficile, questa sfilata sarà la mia rovina, la mia condanna, lo so.Già mi sento male.

Gianluca pov's

La sfilata maschile è finita. Un successo ben più del previsto. Indubbiamente Ilenia ha talento, è in gamba e credo che farà molta strada nel campo della moda. Di sicuro il suo carattere deciso e la sua indole gentile e creativa, con quel pizzico di intraprendenza, la porterà lontano, gli e lo auguro.

Faccio un respiro profondo. Ignazio e Piero mi guardano sogghignando mentre attendiamo la pausa per poi uscire con le spose al fianco.

" Sei tremendo Gianlu", mi rimprovera bonariamente Ignazio con un sorriso comprensivo e complice."Però l'avrei fatto anch'io", aggiunge appoggiando la mia azzardata scelta.                  
"Chissà come l'ha presa Giovanna", sorride Piero dando voce ad un pensiero che lo incuriosisce. "Secondo me è svenuta", ironizza ancora Barone.                                                                                           
"Dai ragazzi, ho colto l'attimo e poi sono curioso di vederla in abito da sposa", aggiungo sistemandomi la cravatta e i gemelli della camicia.                                                                                      
"Curioso o desideroso?", continua ignazio con fare indagatore.                          
"Mi sa che quella ragazza ti ha completamente fatto andare fuori di testa Ginoble", incalza Piero sorseggiando acqua.                                                                                                                                            "Esagerati dai. Vivo nel qui ed ora, e poi non ci sarebbe niente di male se così fosse", faccio il sostenuto, non voglio ammettere a me stesso davanti agli altri, quanto Giovanna sia importante per me.                                                                                                                             
"Di sicuro nulla di male, ma azzardato visto che vi frequentate in pianta stabile da una settimana e mezza più o meno", impera Ignazio con un pò di fastidio. Fingo di non sentire. Non voglio rispondere.                                                                            
"Ignà, Gianlù, andiamo, pausa finita le spose ci aspettano", ci richiama Piero con il suo modo imperioso ed autoritario. Un modo di fare il suo che non ho mai compreso fino in fondo, però spesso a fatto da paciere tra la testa calda mia e quella di Ignazio.

Percorriamo la distanza che ci separa dalle ragazze scelte con una certa fretta, i tempi stringono e dopo abbiamo l'esibizione, questo è stato un surplus, un colpo di scena per mettere fine alla sfilata con il botto, quindi non possiamo tergiversare troppo. Raggiungiamo la postazione e non appena arriviamo, tutti e tre restiamo ammaliati e piuttosto basiti, posso notare negli sguardi di Piero ed Ignazio un certo compiacimento di quel che stanno osservando, ma poi con un sorriso, mi concentro su Giovanna.  Abito bianco lungo in raso. Semplice scollo a barca con alette in pizzo, le spalle nude, una linea semplice con una leggera coda a strascico, ma è il dettaglio a dare sensualità e a provocare certi istinti che devono essere dominati. Sul fianco sinistro  per tutta la lunghezza dell'abito, c'è un inserto in pizzo che sfocia nella coda e lascia intravedere ciò che si cela sotto. Un abito sexy, ironico, apparentemente semplice, ma sicuramente elegante, piccante. La guardo, i nostri occhi si incrociano, si cercano, si fissano. Ha i capelli raccolti in un basso chignon laterale, due fiori bianchi infilati a spezzare il castano della sua chioma.Nessuno dei due parla, sono rapito da colei che credo di aver capito di amare come mai prima d'ora, gli occhi si fanno luminosi, dicono tutto. Le sue guance arrossate rivelano imbarazzo. Deglutisco.

Una bella ragazza che piace agli occhi è come un gioiello, una buona di carattere che piace al cuore è un tesoro troppo prezioso da tradire ed ingannare. La bellezza è soggettiva, ma è l'aspetto complessivo di una persona a darci l'immagine di bellezza, non bisogna certo limitarsi ad ammirare solo singole parti. Lei è così per me. Non è perfetta, non è divina, ma è lei con tutto il suo cuore, le sue forme e le sue contraddizioni ad avermi rapito. Mi avvicino piano senza smettere di guardarla, sorrido e lei abbassa gli occhi. In questo istante esistiamo solo io e lei nello spazio della mia mente. Allungo una mano, lei la accoglie tremante, la tiro leggermente a me, siamo molto vicini basterebbe un nulla ad incatenare le nostre labbra, a svegliare i nostri corpi assopiti, ma sono consapevole nonostante le sensazioni che mi stanno attraversando, che questo è solo un abito, questa è solo una sfilata, è solo un momento, non è la realtà di una situazione. Nonostante tutto sono emozionato. Vorrei dire tanto, ma non dico nulla, ho paura che una parola in questo momento possa essere di troppo.

"Andiamo?", chiedo stringendo la sua mano con un mezzo sorriso, cercando di non dare a vedere i miei stati d'animo. Il suo profumo mi tenta, il suo tocco mi agita. Forse aveva ragione Ignazio, sono stato tremendo a voler sfilare con lei ed adesso sto castigando me stesso perchè ho paura che potrei rivelare ai presenti tutto di noi due. E non posso, non devo. Non è né il luogo né il momento, rischierei di urtare la sua fragilità, aumentare visibilità ed alimentare le sue insicurezze. Non siamo pronti.                                                                                                                             Annuisce alla mia domanda, ma sento la sua mano tremare, vacilla ma deve sorreggersi da sola. Questa tensione che ho contribuito a creare, sta minando anche me e il mio autocontrollo.

"Tremi", le sussurro piano mentre le luci si abbassano, siamo gli ultimi ad uscire, prima Ignazio ed Ilenia, poi Piero con Jessica. Un leggero vento ci stuzzica.                                                              
"Sono completamente esposta al pubblico in balia delle mie emozioni e sto stringendo la tua mano con addosso un abito da sposa, pensi sia semplice?", mi risponde con un certo disappunto velato,non posso non darle ragione.                                                            
"Abituati", le dico sorridendo ritrovando un pò di calma mentre ci avviamo in passerella verso i presenti, verso il mondo fuori da noi. Non risponde, si limita a stringere la mia mano ancora più forte.                            
"Non lasciarmi cadere", biascica mentre iniziamo la sfilata.                                                                           "Mai", le rispondo con sicurezza.

Pochi semplici passi, una giravolta, un inchino scherzoso per stemperare la tensione. Le nostre mani sempre unite, le menti sempre connesse. Ci voltiamo, ritorniamo al punto di partenza e vedo Ignazio e Piero, Jessica compresa, sorridere di sottecchi cercando di non sbilanciarsi troppo. Loro sanno. Gli applausi partono, Ilenia viene accolta con calore ed è il momento di sciogliere le nostre mani, giusto il tempo dell'applauso finale , i ringraziamenti ed i saluti.

Mi accosto al suo orecchio mentre la vedo sorridente è più rilassata.

" E' andata bene no?"

" Ti odio", mi risponde a denti stretti simulando odio, ma capisco dai suoi occhi che non è proprio così.

"Ti odio anch'io", le rispondo sciogliendomi in una risata, " Ti rimetti l'abito rosso però adesso?", chiedo implorante. "Non che questo sia meno pericoloso, ma è troppo".

"Sciocco...", mormora mentre si allontana. Abbasso lo sguardo ritrovando compostezza, mi mordo un labbro mentre attendo Piero ed Ignazio, arrivano e con fare fraterno, mi posano entrambi una mano sulla spalla comprensivi, ora è il momento di cantare.

Giovanna pov's

Dopo il rinfresco l'esibizione e i saluti, io e Gianluca rientriamo in stanza. Le luci dei lampioni sulla camminata a mare illuminano debolmente l' interno. Gianluca si toglie subito la giacca, si avvicina alla lampada sul comodino, l' accende come ogni sera, è piuttosto abitudinario, sorrido appena mentre lo riscopro così ogni volta. Posa le sue cose, io le mie le lascio sul letto poi mi raggiunge prendendomi da dietro per la vita tirandomi a se. Sento il suo respiro caldo sul collo, vicino all' orecchio.

" Quando ti ho visto sfilare con il vestito di pizzo be, non ti dico che pensieri mi sono fatto, ma l'abito da sposa è stato il top", mi stringe ancor di più. Sorrido debolmente mordendomi il labbro mentre mi sposta piano alcune ciocche sfuggite allo chignon lasciandomi una scia di roventi baci sulla parte alta della schiena nuda. " E si possono conoscere questi pensieri?", chiedo languida assecondando il suo gesto per poi indietreggiare con la testa e accostarmi alle sue labbra sensuali lasciandolo fare, mentre le sue mani esplorano le mie curve. "Potrei mostrarteli, sai...mi prende una strana voglia di te e questa volta non hai scusanti", risponde con voce suadente mentre mi volta rapido, mi tira nuovamente a sé con foga e mi bacia con passione. Le sue labbra sulle mie, un bacio che nulla lascia all' immaginazione.
" Potresti" , ribatto sospirando, cercando ossigeno in un bacio che giunge come uragano. Le sue mani scivolano avide sul mio corpo percorrendo la schiena nuda, i nostri corpi a contatto, leggeri strati di tessuto a tracciare distanza. Le mie morbide curve nude sotto il vestito, incontrano i suoi pettorali scolpiti celati dalla camicia, l' atmosfera tra di noi si scalda, ho caldo troppo, in mio soccorso arriva una brezza dalla finestra aperta. Un nuovo bacio, più forte e potente. Prende le mie labbra ancora velate dal trucco della sfilata. Mi allontano da lui con una spinta maliziosa giusto quel tanto che basta, uno sguardo piuttosto eloquente. Lo vedo allentare la cravatta con un mezzo sorriso malandrino, rispondo a quel sorriso inarcando le sopracciglia in un chiaro gesto di approvazione. Gli volto la schiena, sciolgo piano la chioma , scosto i capelli a lato con un gesto lento e controllato mostrandogli la parte alta del collo, so quanto gli piace, lo sto provocando, lo so: "Mi aiuteresti a slacciare il colletto?", domando con finta innocenza, mentre le sue dita agili rispondono alla richiesta e slacciano i tre bottoncini del collarino. " La prossima volta te li strappo", dice mentre le asole cedono.​Subito la rigida striscia di tessuto scivola accartocciandosi scendendo a livello del seno.
Resto di spalle slacciando la cerniera a lato; muovo alcuni passi in avanti, nel mentre, sfilo il vestito dal mio corpo, lo lascio cadere a terra, sono completamente svestita tranne sul fondoschiena, che è ancora coperto dall'intimo in pizzo nero. "Dopo il caldo afoso di stasera, prima di dormire ci vorrebbe una doccia, che ne dici?" , preciso lasciandogli sottintendere un chiaro invito ruotando il viso di tre quarti: "Sai benissimo che so resistere a tutto, ma ultimamente non alle tentazioni", risponde.                          
" Giochiamo sullo stesso territorio", ribatto. Un mezzo sorriso il mio, mentre non aggiungo altro e mi dirigo con ancora i tacchi ai piedi verso il bagno socchiudendo la porta. Apro l' acqua, lascio che il suo tepore si riversi nel piccolo spazio. Sono di spalle quando la porta si apre, Gianluca mi raggiunge rapido incatenandomi i polsi con le sue mani, mi tira leggermente indietro, inarco la schiena, si accosta a me facendomi sua prigioniera. Un bacio. Il suo petto posato alla mia schiena, un altro bacio questa volta più caldo, poi una scia selvaggia che lascia il segno di un fuoco indelebile sotto pelle, una serie di baci sul collo che mi sconvolgono i sensi facendomi rabbrividire. Trasalgo. Lascia le mie mani ancora sue prigioniere, mi spinge contro il vetro della doccia con garbo. " Quando ti bacio, perdo la cognizione di me, non so dove finisce il mio fuoco, ma so dove comincia il tuo", dice.
" A volte l' incendio deve essere domato e...spento", mormoro. I nostri corpi si scontrano. Pelle bollente, mentre il sangue ribolle dentro impazzito. Mi prende per mano, ci denudiamo, mi sfilo i sandali abbandonandoli a lato. Entriamo in doccia. Ci possediamo senza tregua, il rumore dell' acqua in sottofondo a coprire i nostri gemiti di piacere. Le voglie si mescolano al sentimento, alla passione, Lui fluisce dentro di me come onda inarrestabile che mi spinge alla deriva per poi riaccendermi e spingermi di nuovo al largo. Gianluca mi fa superare i miei limiti ancora prima che io stessa me li ponga. Non resisto perché non voglio resistere. Lascio lui a condurre il gioco perverso che coinvolge le nostre menti ancor prima del corpo ed io rispondo al suo richiamo. Ci sentiamo nel profondo scavando tra i desideri inesplorati ed emozioni ingestibili. Mi accarezza piano come soffio di vento il viso. Mi scuote, mi trattiene quando esplode in me prendendosi la parte più intima del mio io, lasciando uscire l' istinto animale che ha dentro. E in questo istante infinito possiede anche la parte più intrinseca della mia anima.

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