Capitolo XXIV: Calamità naturale
-Ognuno di noi è dentro un sogno o dentro qualcun altro. Dentro il suo guaio. - Cit.
13 Agosto
Gianluca 's pov
Sto ancora dormendo, ma sento chiaramente sulla pelle il calore del sole che sta sorgendo.
Mi giro nel letto, la cerco, voglio rubarle il primo bacio del mattino prima che il sole arrivi a sfiorare le sue labbra. Tasto con mano accanto a me, ma del suo corpo caldo nessuna traccia, il materasso è freddo, il lenzuolo ed il cuscino sono vuoti, la sua imprevista assenza si fa sentire, mi sveglio di colpo, il cuore a mille eppure so che stanotte era qui, ho respirato il suo profumo, l'ho tenuta stretta tra le mie braccia.
Mi tiro a sedere sul letto sfatto, sono confuso, agitato, avverto però un fruscio provenire dal bagno. Mi alzo piano, mi avvicino, la porta appena socchiusa forse proprio per non disturbare il mio sonno.
Apro piano e la trovo in intimo, con ancora la mia camicia addosso che le fa quasi da vestaglia. Sorrido al pensiero che quella camicia, non sarà più mia, a quanto pare le piace proprio.
Le morbide curve si nascondono dietro al completo verde mare sotto la tela della camicia, la leggera abbronzatura risalta, il mio desiderio in questo momento si amplifica complice il mattino; cerco di non pensarci, devio il pensiero su altri fronti, cercando di non scatenare nulla.
Si sta lavando il viso, l'acqua le scorre addosso ed alcune gocce scivolano scendendo sul collo, mi mordo il labbro inferiore mentre deglutisco e mi appoggio allo stipite con la schiena, in questo momento invidio quelle gocce.
Appena si asciuga, nota la mia presenza. Ruota lo sguardo.
Le sorrido ma lei mi guarda seria, sembra quasi arrabbiata. La osservo ancora più stranito.
" Hai fatto proprio un buon sonno stanotte. Bravo!", esclama all'improvviso con una smorfia voltandosi, puntando le mani sul lavandino alle sue spalle.
Stupito dalla sua affermazione rispondo:
" Perché? Che ho fatto?", sbianco pensando di aver combinato qualcosa a suo danno inconsapevolmente. Ma credo che se avessi fatto qualcosa di strano me ne sarei ricordato. Mi gratto la nuca.
" Ti ho sentito stanotte. Hai pronunciato due nomi di donna. Chi sono Luna e Priscilla? ", sbuffa incrociando le braccia al petto senza spostarsi dalla sua posizione, mi fissa assottigliando gli occhi. Non appena sento quei nomi, non le do nemmeno il tempo di infierire colpevolizzandomi con insinuazioni strane, che scoppio in una risata fragorosa e tanto spontanea che non lascia dubbi.
In questo momento la vedo diventare di tutti i colori, sfumature infuocate imporporano le sue gote, le si legge negli occhi che si è resa conto in ritardo, di aver detto una grande cavolata. Mi avvicino a lei scuotendo il capo trattenendo il riso. La raggiungo e lei imbarazzata mi si getta al collo nascondendo il viso nell'incavo della mia spalla.
Sento il suo respiro caldo profumato di menta sfiorarmi la pelle, la stringo forte, questa sua gelosia improvvisa mi lusinga e al contempo mi diverte, ma posso capire la sua reazione. Lascio che le mie mani scivolino a livello vita avvolgendole i fianchi, la sollevo di peso e la faccio sedere sul lavandino, non vuole mostrarmi il suo viso, non vuole mostrare la sua espressione, è davvero mortificata.
" Giò", la chiamo," Ascolta"
Nel sentire il mio tono per nulla accusatorio, solleva appena il viso. I suoi occhi sono gonfi e lucidi. Mi guarda timidamente, sprigionando una tenerezza che non ho mai visto in nessun altri occhi.
" Sai che ho una cagnolina giusto?", le dico dolcemente fissandola, mentre mi scosto un po' da lei per poter vedere la sua reazione:
" Luna", risponde per poi sorridere scuotendo la testa, qualcosa le ha sfiorato la mente.
" Come ho potuto non pensare subito a lei. E Priscilla?", chiede indagatrice, con voce sottile sprofondando ancora nella mia spalla, stringendomi fortemente come se fossi il suo gioiello più prezioso.
"Priscilla è il nome della cagnolina del mio vicino che gioca spesso con Luna, stanotte devo averle sognate entrambe, ma sinceramente non ricordo".
Cerco i suoi occhi che si negano a me, occhi di mare rei di una colpa innocente, " Scusami. Sono stata precipitosa", il suo tono è colpevole mentre si perde ancora nella mia spalla.
" Be' a cosa hai pensato?", domando curioso scompigliandole i capelli, sapendo già cosa le sia passato per la mente.
"Magari qualche tua conquista", ribatte schietta.
" Ah" rispondo con un mezzo sorriso, rincaro la dose, "Credo che se proprio, mi sarei ricordato solo di una, non tengo i piedi in due scarpe", brontolo poi permaloso.
Entrambe le mie mani scivolano dalla sua schiena, avvolgendosi morbide sulle sue cosce nude appena celate dietro la mia camicia. Risalgono poi il fianco, la vita, si fermano alle spalle stringendola fortemente mentre le sfioro la fronte con un bacio.
"Lo ammetti allora?", scatta improvvisamente, il suo tono si alza. È più duro. Resto immobile.
" Cosa? Che! "
Sento il gorgoglio di qualcosa che scorre dietro di lei, ha aperto il rubinetto, prende un po' d'acqua sul palmo e me la schizza addosso, bagnandomi il viso.
" Altro che conquiste! Vediamo se ti rinfresco le idee", esordisce piccata mentre ride per il suo dispetto.
Nello stesso istante le prendo i polsi, la spingo contro lo specchio alle sue spalle. Le rubo un bacio e non mi importa niente delle sue proteste. La morbidezza delle sue labbra mi inebria; la Terra smette di muoversi, e, allo stesso tempo, il mondo intorno inizia a girare, avverto fuoco di un tramonto estivo. Sento il cuore battere più veloce prima nel petto, poi nelle orecchie, ma è silenzio attorno, a martellare è qualcosa che viene da dentro. Lascio la presa sui polsi, le sue dita cercano ed intrecciano le mie, le nostre mani si incastrano alla perfezione.
" Non pensare più una cosa del genere", la ammonisco accigliato.
" E tu vedi di non sognare esemplari di sesso femminile e chiamarli nel sonno!"
Uno scambio di sguardi mentre ci guardiamo seri, in questo momento siamo davvero noi, veri ed autentici.
" L'unico esemplare femminile che vorrei avere se ancora non l'hai capito, sei tu". Le dico senza mezze misure.
Giovanna 's pov
Guardo Gianluca schiudendo involontariamente le labbra, vedo la sua anima forte e gentile come la sua terra, verde come le distese di sentimenti ed emozioni che ha dentro, sento uno strano calore in corrispondenza del petto, qualcosa che prima già batteva, ma ora riecheggia ancora più forte; le sue parole toccano i vertici di un cuore che si è pietrificato a causa della vita, a causa di un passato difficile, a causa di avvenimenti che, per proteggermi dalle mie stesse emozioni, hanno creato un involucro scudo. Spesso sono stata etichettata come fredda, troppo razionale, distante, ma in realtà ho tanto calore dentro, un calore che ora cerca di fondere lo scudo per far uscire la vera essenza. E' bello stringere le sue mani, sentire la sua voce che parla direttamente al cuore, ma il vero casino che rivoluziona, inizia quando si incrociano ed entrano in ballo le menti.
Mi sporgo verso di lui lascio che le nostre mani stiano unite, mi prendo un bacio al sapore di peperoncino, ma grazie a questo bacio, così intenso, così sincero, gli ho appena dato il pezzo del mio cuore che lui ha contribuito a sciogliere. Un pezzo del calore, dell'amore e delle emozioni che ho dentro, un pezzo di me raro, che solo due persone prima di lui hanno scalfito, Mara e Davide, ma che solo lui ha potuto vedere nell'interezza.
I nostri sguardi si capiscono, i nostri corpi si cercano, vogliono la vicinanza di un contatto. Porto le nostre mani intrecciate dietro al suo collo, le sue scendono stringendomi alla vita, lo stringo forte come un Koala appeso all'Eucalipto, lascio che l'abbraccio ci avvolga e che ci faccia capire che ci apparteniamo.
" Cosa fai oggi?", mi chiede Gian sciogliendo la presa.
"Oggi pensavo di fare un giro per la via principale di Roseto a caccia di Souvenir", rispondo, ricordando che lui e i ragazzi oggi devono presenziare ad un servizio fotografico, per una nota marca di gioielli; sapevo sarebbe tornato nel tardo pomeriggio.
" Se vuoi ti posso consigliare i negozi migliori", sorride accarezzandomi le braccia, cercando i miei occhi.
" So che sei l'ambasciatore dell' Abruzzo nel mondo, ma non sapevo fossi anche personal shopper", ridacchio.
" Solo per te", dice con sguardo intrigante. "Anzi a volte consiglio anche Piero ed Ignazio. Adesso che ci penso, mi piacerebbe fare un giro nei negozi con te, credo sarebbe divertente", ride solleticandomi, prendendosi un po' gioco di me.
" No dai! Fermo! Fermati!", rido a mia volta cercando di proteggermi dalle sue dita birichine.
Mi muovo, mi agito, dimeno i piedi, mi sbilancio in avanti, i miei piedi toccano terra, ma la caviglia ancora dolorante, non regge bene l'atterraggio.
Gianluca si vede volare addosso cinquantaquattro chilogrammi di peso, mi prende ma sbilanciandosi anche lui preso alla sprovvista, cade a terra di schiena finendo per farmi da dolce materasso, per fortuna c'è un tappeto morbido a fare un po' da spessore.
Mi ritrovo con le sue gambe tra le mie, i nostri fianchi a contatto, il mio viso premuto contro il suo petto, le mie mani strette sui suoi possenti bicipiti. Non mi muovo, il suo profumo è un qualcosa che respiro e catturo.
" Tutto bene?", gli chiedo, consapevole di non essere un peso piuma nonostante la sua muscolatura.
"Mai stato meglio", sghignazza scuotendo la testa guardandomi con malizia.
" Sai che sei comodo come materasso?", ironizzo alzando il viso, fissando da sotto il suo mento i suoi occhi, così verdi, così belli.
" Quasi quasi...", fingo ingenuità mentre le mie mani prendono a scorrere sulle sue braccia per poi percorrere lascive, il fascio di muscoli del suo petto, "...stanotte dormo proprio qui", nel mentre le mie dita disegnano cerchi concentrici sul suo addome. Lo sento irrigidirsi.
" Sei sicura di quel che dici? Io credo che qui sopra non dormiresti o meglio, io non ti lascerei dormire", risponde provocandomi.
" Dai Gian!", esordisco divenendo rossa tirandomi a sedere su di lui, prendendolo a pugni leggeri.
" Se vuoi farmi male, devi colpirmi con più forza", ride di gusto mentre ferma le mie mani.
Mi tira giù su di lui, ribalta le posizioni, il tessuto del tappeto con la sua morbida trama, accoglie i nostri corpi.
Restiamo così, distesi sul tappeto del bagno, occhi negli occhi, i respiri che s'infrangono come onde sugli scogli.
" Sai, ancora fatico a credere che tu sia reale e non un sogno", sussurra con la sua voce baritonale, bassa e seducente.
"Non hai idea di quante notti io ti abbia cercato in un sogno, ed ora ad occhi aperti, tu sei qui", gli mormoro consapevole di questa verità sorridendogli gentile.
I nostri sguardi distinti ma complici, si riflettono negli stessi pensieri, le sue mani risalgono il mio corpo provocando brividi; si puntano sul pavimento all'altezza della testa, gli prendo il viso tra le mani e per dieci minuti abbondanti ci lasciamo guidare dal sentimento. Labbra che si cercano, si trovano, si allontanano, si scelgono, si consolano teneramente a vicenda, crogiolandosi nei silenzi spezzati solo dai respiri accelerati, nel caldo panorama d' Abruzzo.
Gianluca è uscito, sono rimasta sola nella sua stanza che ultimamente è diventata piuttosto nostra. Ancora non realizzo quel che sta accadendo. Riordino a suon di musica emessa dal mio cellulare, quelle poche cose fuori posto, osservo la stanza nella sua interezza, sui suoi abiti il suo profumo, gli prendo una maglietta bianca con il logo alato del gruppo per sentirlo vicino, nell'aria ancora il suono delle nostre risate del primo mattino.
Prima di tornare nella mia stanza per recuperare i vestiti, prendo il burrocacao rosa perlato dalla borsa, mi reco in bagno e sullo specchio quadrato, nel centro, scrivo una frase.
La traccia in corsivo si nota, il riflesso dello specchio ne amplifica la lucentezza, un po' come la luce che si sprigiona nei miei occhi ogni volta che incrocio i suoi.
Spero che la signora delle pulizie nel resettare la stanza, non cancelli la scritta; sorrido e decido di scattare una foto della mia opera d'arte, lascio poi un biglietto per sicurezza chiedendo gentilmente a chi entrerà, di non pulire lo specchio.
Chissà come reagirà Gianluca nel vedere la scritta.
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Ho indossato la sua maglietta bianca, troppo grande per il mio fisico, la gonna lunga nera, tracolla, scarpe comode abbinate, uno stile urban street che mi piace, lo trovo adatto per un giro di shopping. Mi sento incredibilmente felice, e so che la mia felicità è lui.
Cammino a mezzo metro da terra da quando è entrato nella mia vita, un vento caldo di scirocco che mi ha investito con il suo fuoco, una sensazione che credevo dimenticata.
Attraverso la strada, mi soffermo sul muretto della camminata sulla pedonale, osservo il colore del mare, un colore talmente bello che si confonde con il cielo azzurro d'Agosto. La spiaggia invece è quella sintonia di contrasti fra sabbie gialle e calde e, azzurre acque fresche, il mare soprattutto questo, profuma di lui, mi fa sentire in pace anche con i miei tormenti, quieta l' anima .
Mi alzo dal muretto, mi incammino sulla pedonale decisa, diretta in centro, intanto però, una voce conosciuta e gentile mi richiama:
" Giovanna!", mi volto piano. Il sole alle mie spalle brucia.
" Ciao Jessica!", esordisco con un cenno della mano dall'altro lato della strada.
" Aspetta", mi dice mentre attende il passaggio delle macchine.
La osservo mentre l' aspetto, sembra un folletto danzante.
Ha una coda alta, un corto abito rosso in leggero chiffon, un leggero trucco dorato che le fa risaltare gli occhi molto dolci ed espressivi sottolineati da un eyeliner nero.
Inutile dire che è una bella ragazza e per certi versi assomiglia al fratello.
" Scusami se ti ho fermato"
"Figurati, come sei bella! Giorno libero?"
Annuisce arrossendo leggermente.
" Ho ascoltato il video che mi hai girato finalmente, lo sai che canti anche tu?", sorride.
" Santo cielo! Allora ho rovinato il video!", esordisco tremendamente dispiaciuta, io da quella sera non l'ho più guardato, troppo quello che mi ha smosso dentro.
" Ma scherzi? Non sei male dai, qualche stonatura ma i ragazzi compensano. Scherzi a parte, canti solo nell'ultimo pezzo", sospiro.
" Meno male, sai che figure! Già mi è bastato il tango con tuo fratello", esordisco ricordando il favore che ho fatto a lei e a Diego. In questo frangente si incupisce.
" Ho forse detto qualcosa di male?", penso.
" No, mi è dispiaciuto moltissimo per come si è comportato, voglio dire, da quel giorno non ci parliamo molto e lui Giovedì parte", i suoi occhi prima luminosi, si fanno opachi.
" Capisco. Forse è stata colpa mia", ripenso a quella sera, alle mie risposte, all'evolversi degli eventi
" Non dirlo nemmeno per scherzo! Chi si è comportato male, è stato lui"
Mentre parliamo avanziamo lungo la via e senza rendercene conto, abbiamo raggiunto il centro. Ci guardiamo attorno stupite di trovarci qui. Ridiamo scambiandoci uno sguardo d' intesa.
" Jessica visto che siamo qui, ti va un giro per negozi? Ero partita con l'idea di fare compere, mi chiedevo se ti andava di restare in mia compagnia, ovviamente senza impegno", chiedo timidamente, consapevole che forse ha di meglio da fare che stare con me.
"Mi farebbe piacere se non disturbo, non ho impegni imminenti, anzi si, uno ma non ho orario fisso e puoi venire con me, poi volevo andare a comprare dell'intimo nel negozio nuovo che hanno appena aperto, se ti va potresti consigliarmi"
Sorrido in sua direzione.
" Ti va un caffè prima?"
Annuisce.
" Notte impegnativa?", scherza facendomi l'occhiolino. Lei sa cosa siamo io e Gianluca.
Arrossisco lasciando il dubbio.
Raggiungiamo un localino piuttosto elegante arredato in stile provenzale vicino al negozio in cui Jessica vuole andare, prendiamo posto fuori, Caffè Rendez vous, si chiama, me lo ricorderò; poco distante anche una gioielleria e un negozio di fiori, nell'aria infatti si respira un buonissimo profumo di gelsomino e lavanda. Ci sediamo come due amiche di vecchia data, nessun accenno alla mia relazione con Gianluca, di questo la ringrazio, parliamo di noi stesse, dei nostri sogni e anche dei tre ragazzi senza però entrare troppo in dettagli personali. Mezz'ora passa veloce ed ora, giro di shopping.
Le strade del centro sono piene di gente, chi passeggia, chi esce dai negozi carico di borse, chi si abbandona stancamente su una panchina e chi, attende la moglie o la compagna evitando il giro tra appendini e scaffali. Qua e là profumi di dolci, fiori e mare, un connubio perfetto per godersi appieno il pomeriggio estivo. Intanto svoltiamo l' angolo ed entriamo in qualche negozio.
Gianluca 's pov
Fuori c'è un sole stupendo, giornata perfetta per stare al mare, tra acqua, sabbia e sale, magari anche in dolce compagnia.
Sono appoggiato col gomito alla finestra, lo sguardo perso oltre un orizzonte dove tra gli scorci delle case, dalla vetrina, vedo un pezzo del mio mare. Un mare che come ogni giorno di sole, indossa il color acquamarina dei suoi occhi.
" Gianluca?", qualcuno mi richiama, ma io sento solo l'eco del mio nome sul finale. Mi volto verso la voce, ho lo sguardo perso nemmeno mi accorgo della luce del flash della macchina fotografica. Il fotografo scatta.
" Caspita che sguardo! A chi pensavi?" È Ignazio con fare malandrino a sbucare fuori dal dietro della schiena del fotografo, facendolo sobbalzare con il suo tono; intanto sbircia gli ultimi scatti.
" Guarda Piè, vieni a vedere il profilo di Romeo qua", sghignazza.
Barone si avvicina sistemandosi meglio gli occhiali:
" Bello sguardo Gianlu. È uscito bene anche l'l'orologio coordinato con il bracciale della linea Zeffir uomo.", conclude ironizzando.
" Smettetela dai, stavo solo pensando!", ribatto sentendomi vulnerabile.
" Lo sappiamo!", esordiscono in coro per poi saltarmi addosso.
" Ultimamente ti succede spesso", continua Piero.
" Di pensare invece di agire? Piè hai ragione", ribatte Boschetto, lo guardo di traverso ma lui è così, si diverte a prendermi in giro.
Il nostro legame è unico, fratelli spaiati che si sono ritrovati, spesso complici, spesso leader, spesso in contrasto; ma noi siamo tre in uno e questo spero non cambi mai.
Tra di noi ci capiamo senza parlare, a volte basta uno sguardo e, ci siamo detti tutto.
I due sorridono a questo scambio di amicizia sincera ed io con loro, mi conoscono troppo bene per non capire i miei sbalzi d' umore, la mia felicità o la mia tristezza, così come anche io ho imparato a capire loro. I loro momenti, le loro menti.
Il set fotografico procede.
Le foto vengono scattate. Noi scegliamo le nostre preferite. Le fotografie raccontano sempre una storia, rivelano luoghi, emozioni, stati d'animo, è scrivere con la luce senza una penna, catturare istanti della durata di un secondo che però durano in eterno.
A noi adesso si uniscono tre belle ragazze, una bionda e due more, modelle di professione ingaggiate per mostrare la controparte femminile della linea Zeffir uomo. Inutile negare che sono davvero belle e lo sguardo anche se tale resta, casca su certe parti del corpo che di certo non passano inosservate, hanno solo un difetto; sono troppo alte.
Ignazio si avvicina mormorando al mio orecchio:
" Tieni le mani a posto. Sei occupato", mi provoca verbalmente con un sorriso.
" Hai ragione. Però posso guardare no?", faccio il finto tonto, in fondo non faccio nulla di male e nessuna di queste tre bellezze statuarie dovrebbe entrare in competizione con Lei. E sono sincero.
" Ehi voi due, qui vi chiamano", ci rimprovera Piero bonariamente.
" Arriviamo", esordiamo in coro.
Anche queste foto vengono concluse. Questa volta sono scelte dal fotografo tra 100 scatti:
Prima - Una foto di me e la mora dagli occhi castani vicino ad un grande specchio, mani che mostrano anelli e bracciali, mani che si sfiorano, sguardi che si riflettono nei frammenti di luce sfuggiti dagli orecchini di lei.
Seconda - Una foto di Ignazio abbracciato all'altra mora con gli occhi verdi, la più alta delle tre, dalle gambe chilometriche, lui è appoggiato al muro, qui si vedono orologi, ciondoli al collo e orecchie, il tutto completato da bracciali di zaffiri tintinnanti.
Terza - Una foto di Piero seduto sensualmente sul sofà in velluto blu con in braccio la bionda. Si scambiano uno sguardo molto complice, mentre le pietre blu addosso alla ragazza, si fondono con quelle indossate al polso da Piero.
Tre foto stupende, sensuali e cariche di pathos, devo solo pregare che la mia non venga vista da Giovanna, potrei pentirmene vista la gelosia mostrata stamattina al risveglio.
Sorrido a quel ricordo, mentre sulle labbra mi sembra di sentire ancora il suo sapore.
Finito gli scatti, ci ritiriamo nei camerini, davanti ho Piero ed Ignazio dietro di me le ragazze, ma è la mora con cui ho condiviso foto e set a fermarmi. Piero ed Ignazio entrando in camerino notano l'atteggiamento audace di lei ma non dicono nulla.
"Permetti?", mi chiede portando a lato la chioma corvina mentre mi blocca per una spalla cercando il mio sguardo.
" Certo dimmi", sorrido gentile, fingendo di non aver notato il suo modo di porsi nei miei confronti.
" Io e le ragazze volevamo prendere un caffè, vi unite a noi? In amicizia ovviamente o....altro se preferite", mi fa l' occhiolino e il suo sorriso ammaliatore mi spiazza. Resto per un attimo interdetto dalla richiesta, non per il caffè, quanto per - o altro se preferite-, molto diretta direi.
" Credo che il caffè sia prerogativa di tutti. Chiedo ai ragazzi", rispondo pacato lasciando la risposta in sospeso.
Entro nel camerino.
" Che voleva Gianlu?", chiede Ignazio notando una certa confusione nel mio sguardo.
" Invitarci per un caffè con le amiche", chiarisco indicando la porta.
" Un caffè con o senza di loro, io lo berrei. Voi?", chiede Piero.
" Aggiudicato", incalza Ignazio, poi mi guarda:" Che hai risposto?"
" Che chiedevo a voi". Mi avvicino alla poltrona e recupero i miei vestiti.
Dallo specchio vedo che i due mi guardano divertiti.
" La ragazza ti fa bene allora!", esordisce Piero.
" Mi sapi chi Gianlu jè cotto, Piè( trad. Dal siciliano: Mi sa che Gian è cotto, Piero)", cantilena Ignazio.
Sorrido alla sua insinuazione, si lo sono, sono cotto di Giovanna.
Giovanna 's pov
Usciamo dall'ennesimo negozio.
Io e Jessica ci stiamo divertendo come matte ad improvvisarci modelle, lei potrebbe farla, io non credo mi mancano un po' di cose, a partire dall'altezza; ma ci provo per non deludere le sue aspettative goliardiche.
Passiamo accanto a bellissime vetrine estive, i colori del mare risaltano su motivi e tessuti, ci fermiamo davanti al caffè di prima; un'insegna leggermente sbiadita che ha per simbolo una farfalla che prima non avevo notato attira i miei occhi, poco dopo entriamo proprio in questo negozio, - Butterfly- un negozio di abiti da sera.
Mi guardo attorno piuttosto spaesata, tanti tessuti, trionfo di sete, rasi e pizzi dalle mille sfaccettature e colorazioni.
" Che ci facciamo qui?", chiedo ingenuamente, posando di colpo lo sguardo su un abito lungo in raso con striature color cielo e color terra, uno spacco laterale vertiginoso; non bado al fatto che Jessica però sta parlando vivacemente con la commessa.
" Scusami Gio, questa è mia cugina Ilenia, il negozio è suo", mi dice. Mi volto sorridendo, allungo una mano per presentarmi.
" Lei è Giovanna, un ospite dell'albergo con cui ho stretto amicizia, ci siamo incrociate e, l'ho portata con me."
Annuisco un po' in imbarazzo.
" Hai fatto benissimo. Sei pronta Jessica?", chiede la commessa castana con un sorriso, per poi sorridere anche in mia direzione.
" Certo", risponde Jessica, io continuo intanto a fissare il vestito e a non capire cosa ci facciamo qui.
" Sai Jess, stavo guardando la tua amica, avrei due o tre abiti che potrebbero starle bene. "
Jessica mi guarda capendo dal mio sguardo perso, che nemmeno ho ascoltato il loro discorso, nel mentre sfioro l'abito a righe che mi ha colpito subito all' ingresso.
" Che ne dici? Hai voglia di improvvisarti modella ancora una volta?", esordisce Jessica.
Alle sue parole, il manichino vicino a me vacilla, per poco non mi prende un colpo.
" Che!? Io!? Ma mi hai visto? Sono alta un metro e tre banane e questi abiti non sono propriamente adatti a me."
Divento rossa come un peperone, strabuzzo gli occhi e le due scoppiano a ridere, devo essere proprio ridicola.
" Pensaci intanto. Io vado verso i camerini con Ilenia", precisa Jessica, rivolgendomi un mezzo sorriso. Intanto rifletto sulle sue parole:
-Dovrei improvvisarmi modella per sua cugina, come se questi abiti si adattassero a me, al mio stile; però sono così belli, morbidi, eleganti.-
" Giovanna?", mi richiama Ilenia con tono fermo. Lo sapevo non dovevo toccarli. Ritraggo le mani colpevole.
" Ti decidi a provarlo?", ribatte imperiosa Jessica con un sorriso.
" Si scusami io non...cosa?", straparlo.
" Dai fammi vedere come ti sta addosso!", una richiesta gentile quella di Ilenia.
" Dai Giò!", insiste Jessica, mentre lei indossa un lungo abito rosa di raso dal corpetto nero a tulipano che le sta' d' incanto.
Guardo l'abito, lo ammiro, vedermelo addosso mi incuriosisce.
" Davvero posso? Voglio dire, è un abito così bello!", sogno ad occhi aperti come una novella cenerentola.
" Provalo", aggiungono in coro le due, chiudendo la questione.
Il camerino è stretto ed angusto, cerco di non rovinare l'abito facendolo incastrare in angoli o spigoli, ed intanto lo indosso cauta, quasi con reverenza. Appena mi volto per allacciare la cerniera, mi ritrovo faccia a faccia con il mio riflesso rimandato dallo specchio, ne resto affascinata, non tanto per me, quanto perché l'abito mi calza a pennello, forse è appena abbondante sul seno, per il resto mi sento bellissima.
" Ragazze?", mormoro timidamente mentre esco dal camerino, Ilenia mi si fa incontro con un paio di scarpe in vernice turchese tacco 8.
"Mettile per favore", chiede. Eseguo.
Mi guardano, mi squadrano, mi sento sotto esame. Jessica con gli occhi che brillano mi scatta una foto con il cellulare.
" Che ne dite?", balbetto timidamente.
" Ti sta benissimo e il colore si intona ai tuoi occhi", esordisce Jessica.
Poco dopo un campanello avverte dell'arrivo in negozio di un cliente.
Ilenia va ad accoglierlo e appena mi volto attirata dal suono, noto un viso conosciuto, in un frangente sprofondo. Incrocio due occhi da gatta, lunghi capelli lisci, l'espressione della cliente muta osservandomi, spegnendo ogni sorriso apparente ad addolcire le sue labbra al veleno: E' Marta.
Stupore e inquieto turbamento mi smorzano il respiro. L'atmosfera divertente di poco prima, si trasforma in apatia ed io non so come comportarmi. Involontariamente stringo tra le mani il tessuto cangiante dell'abito. Anche lei mi ha riconosciuto, lo sguardo fisso su di me, gelido come il ghiaccio del polo, Ilenia e Jessica si accorgono di qualcosa di strano tra noi, ci scrutano di sottecchi curiose, ma non chiedono.
Marta si avvicina piano, resto ferma sulla mia posizione, deglutisco a fatica ingoiando un boccone amaro, memore del nostro ultimo incontro.
I suoi passi sembrano amplificare il loro eco, mente ticchettano nervosi sul marmo bianco e lucido del pavimento del negozio, è come se mi stesse portando al patibolo.
" È per lui?", chiede indicando l' abito con sufficienza squadrandomi da capo a piedi.
" Io non....in realtà non...no, non è nemmeno per me..", dico con risentimento abbassando il viso e il tono, soprattutto sul finale
" Peccato, perché ti sta bene", esordisce Marta voltandomi poi la schiena ed io alzo di colpo la testa.
" Come scusa?", domando con palese sconcerto.
" Ti sta molto bene", ripete guardandomi di traverso.
" Marta, va tutto bene?", chiedo meravigliata da questo suo apprezzamento imprevisto nei miei confronti
" Senti, posso parlarti?", mi chiede.
Cerco di capire il suo gioco, voglio vedere dove va a parare e perché vuole parlare proprio con me, non lo dice apertamente, ma so che il motivo è ancora Lui.
" Abbiamo qualcosa da dirci forse dall'ultima volta?", faccio la sostenuta, ma dal mio tono traspare un po' di timore.
" Vorrei parlarti ", mi fissa con insistenza.
Mi volto verso le ragazze.
Mi guardano, hanno capito che io e la cliente abbiamo dei precedenti, non stanno origliando ma le nostre voci sono state chiare.
" Jessica fai con comodo, esco un attimo", le due annuiscono, ed io torno con lo sguardo su Marta.
" Il tempo di cambiarmi", preciso entrando nel camerino.
Gianluca 's pov
Ritiro un pacchetto al banco che avevo chiesto di tenermi da parte, lo pago e lo metto nella tasca interna della giacca, è una sorpresa per Giovanna. Ignazio e Piero lo sanno, mi hanno aiutato nella scelta, di solito sono io che consiglio loro, ma ci tenevo anche ad un loro parere, cosa stranissima, visto che corre voce veritiera che io sia piuttosto testardo e se mi fisso sono guai.
Usciamo dal retro della gioielleria, con noi ci sono le tre ragazze del set fotografico che abbiamo scoperto chiamarsi Sara, Eleonora e Celeste; un caffè bevuto in compagnia non è un reato e ne avevamo tutti necessità.
Camminiamo diretti al caffè più vicino parlando del più e del meno, le ragazze ci prendono sottobraccio, come se fossimo tre coppie di fidanzati, infatti i passanti ci guardano piuttosto incuriositi ma in realtà non stiamo facendo nulla di male. Spesso ci capita di essere avvicinati da qualcuna e spesso nei Meet and Greet incontriamo gente che ci abbraccia e bacia, per noi il nostro camminare con loro sottobraccio è solo una forma di galanteria.
Raggiungiamo il caffè Rendez vous, il localino provenzale che tanto adoro, conosco il proprietario è un amico di famiglia, ogni volta che sono in zona mi fermo.
Prendiamo posto ad un tavolino all'aperto piuttosto in angolo per non restare proprio sul corso principale, da qui abbiamo una buona visione della strada tenendoci un po' in disparte. Poso il telefono sul tavolino per godermi finalmente un caffè in relax, quando alzando lo sguardo, noto un viso conosciuto che mi fissa: Diego.
I suoi occhi saettano da noi a me, da me alle ragazze con palese disappunto, soffermandosi troppo su colei che mi è seduta accanto, vedo che in un gesto involontario, stringe il pugno attorno alla rivista che ha tra le mani, posso immaginare il perché della sua reazione.
Come me lo notano anche Piero ed Ignazio. È seduto da solo, forse aspetta qualcuno, o forse no, nei suoi occhi odio puro si tramuta in lama di coltello. In un attimo tutta la mia calma decide di tramutarsi in nervosismo, non ho dimenticato quello che ha fatto a Giovanna.
" Calma Gianlu", mi sussurra Piero notando il mio repentino cambio d' espressione. Annuisco, non è il caso di dare spettacolo.
" Avete visto qualcuno?" , chiede Sara, la biondina notando i nostri sguardi.
"Una vecchia conoscenza", puntualizza Ignazio, alle tre non serve sapere altro.
Arriva il cameriere, ordiniamo ma cerco di essere neutrale ed impassibile, per quanto possa tenere a bada la mia impulsività.
In un primo momento con le ragazze, parliamo di musica, moda e concerti, poi il discorso prende una piega diversa, più personale, ed infatti Eleonora, la ragazza dagli occhi verdi, quella più alta chiede:
" Ma tre bei ragazzi come voi non hanno la ragazza? Io non ci credo", civetta lei.
Per un istante i visi di noi tre si scontrano.
" È importante saperlo?", ribatto acido, complice anche il malumore del momento.
Ecco che Celeste, l'altra mora parte all' attacco con fare sensuale:
" Allora stanotte sognerai me Gianluca?", ridacchia civettuola a voce alta facendosi sentire mentre mi sfiora un braccio.
In un frangente vedo Diego scattare in piedi, la sedia stride e poi vacilla. Mi sta fissando con un cieco odio. Giurerei a cosa stia pensando vedendoci in compagnia di queste tre bellezze.
Faccio per alzarmi dalla sedia, Ignazio mi blocca per un braccio scuotendo la testa, nel mentre, quando guardo verso Diego, vedo uscire dal negozio di fronte tra lo sfarfallio dei fiori di lavanda, Giovanna; il mio cuore perde un battito, ma non è sola, con lei c'è Marta.
" Che cazzo succede?", biascico senza rendermene conto, tanto è lo stupore del momento.
Lo stomaco si ribella assorbendo il mio malumore.
" Minchia che casino", aggiunge Ignazio vedendole, traducendo quel che è anche un mio pensiero.
" Mo' son cazzi", questa volta è Piero a perdere la sua compostezza.
La mia sedia stride.
Giovanna alza lo sguardo, incrocia le nostre figure, si blocca. Mi ha visto, ha visto i ragazzi, ha visto con chi siamo seduti. Non dice nulla si limita a fissarmi ma qualcosa nei suoi occhi mi ferisce.
Abbassa lo sguardo.
Lo so che non saluta per non esporsi visto che siamo in compagnia, lo so che lo fa per non creare problemi, eppure vorrei solo abbracciarla alla luce del sole.
Diego si volta verso il negozio incuriosito dal mio cambio di atteggiamento, faccio per andare da lei, non mi importa se mi vedranno, questa volta però è Diego a fermarmi:" Non farlo", mi dice calmo ma forzato, ed io mi volto verso di lui. Un velo d' ombra attraversa i miei occhi.
Giovanna intanto, avanza lungo la via senza voltarsi, cammina rapida, dietro di lei Marta che a sua volta mi guarda con risentimento e disappunto.
- Perché Marta è qui?-
Poco dopo dal negozio, vedo uscire anche Jessica, la sorella di Diego.
Uno strano senso di angoscia mi prende, un brivido mi scorre sulla schiena come capita d' un tratto, quando torna a galla una vecchia paura che credevo superata.
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