Capitolo XXII: Ragione e sentimento

-Se la ragione si serve delle parole per far tacere un sentimento, il cuore usa gli occhi per farlo gridare - cit.


La pioggia cade veloce ed incessante non accenna a diminuire la sua portata, si posa al suolo creando uno schizzo, un piccolo salto.

I miei occhi fissano da dietro la figura di Gianluca, il viso di lei, un volto tirato segnato dalla pioggia, l'espressione di chi ha capito, l'illusione di un incanto svanito. Conosco bene quello sguardo, lo stesso che ho indossato anche io davanti ad uno specchio. D'istinto stringo le mani sulla maglietta di Gianluca stropicciando il cotone, certe cose non si scordano; lui si volta, mi osserva come a chiedermi se va tutto bene nonostante la presenza; annuisco senza parlare mi stringe ancora di più a sé, rafforzando la complicità e il nostro legame per poi tornare con sguardo fermo e deciso, su Marta. Silenzio è l'unico accordo dissonante sotto il gocciolio della pioggia, un silenzio che spiazza. 

Lei sta scivolando lungo una strada sconosciuta,lo so, lo vedo. Ho ascoltato le sue parole, sto guardando i suoi occhi che sembrano aver perso la caratura dorata;  si sente persa, distrutta, affranta. Ha giocato troppo con il fuoco ed ora, con e per quello stesso fuoco, si è scottata.

È ancora lì ferma sotto l' acqua, la sua baldanza sembra svanita in un secondo, si lascia scivolare la pioggia di dosso come se bastasse quella a redimere i suoi sbagli, peccato che questa non abbia il potere di guarire un cuore infranto che batte ora ad un ritmo irregolare. Capisco quanto male può averle fatto l' averci visto così fragili e scoperti nella nostra intimità, un bacio può ferite e questo di certo l' ha fatto.

"Cosa vuoi Marta?" , chiede Gian piuttosto infastidito dalla sua presenza.
"Volevo solo aiutarti a cercarla" . Risponde con riguardo.

Resto sorpresa dalle sue parole, Gianluca forse lo è quanto o più di me. Mi sono allontanata da lui proprio perché mi sono sentita tremendamente sbagliata, proprio perché ho dato peso alle sue parole.

"Da quando Marta vuole aiutare?", la provoca volutamente con sarcasmo.
"È lei vero? Il vero motivo per cui hai deciso di chiudere", lui non risponde subito alla provocazione.
"Ti sbagli Marta, era già chiusa la nostra storia, ho semplicemente scelto di non cedere più a quel che tra noi c'è stato".

Queste parole se da un lato mi confortano, dall'altro risultano fastidiose da ascoltare. Sussulto. Tutto sembra muoversi attorno a noi, sembra sempre che qualcosa arrivi a minare la nostra felicità; tutto sembra correre verso lande inesplorate, un brivido mi ghiaccia la schiena, è solo una sensazione che mi avvolge ma che mi rende incredibilmente fragile dinanzi a Marta. Sono inquieta. Gianluca se ne accorge. Mi stringe ancor di più.

La ragazza scuote la chioma appesantita dall'acqua, ha gli occhi lucidi, da come la vedo io, non credo sia pioggia.

"Sai Gianluca, a volte penso di avere un problema con le cose che cambiano, è come se la mia mente rifiutasse di accettare il cambiamento stesso", un cambio di tono nella sua voce, si stringe nelle sue stesse spalle.
"Il tempo scorre in avanti, non torna indietro, ciò che è stato ora non è più. Forse anche allora era solo un gioco. Ti sei fatta beffe di me, io sono stato un debole, tu solo un' approfittatrice", ribatte lui nella sua ragione, la sua voce tuona tra la pioggia.
"Hai ragione, è vero lo sono stata. Ma non avevo fatto i conti con i sentimenti", afferma Marta cercando di mediare al suo comportamento subdolo. Avverto un sussulto in Gianluca questa volta, queste parole lo hanno scosso: 
"Troppo facile tirare le somme adesso, ma era già troppo tardi allora, non ho più nulla da dire" , una fredda e distaccata amarezza nel suo tono mentre senza voltarsi, mi prende per mano, la stringe forte, mi guarda come a cercare un consenso al suo gesto; mi trascina via con sé nonostante la pioggia. Rivolgo solo allora un ultimo sguardo a Marta, Arianna è con lei, non è sola, nonostante tutto, nonostante il suo accanimento, non me la sento di disprezzarla.
Bugie ed inganni hanno una scadenza, prima o poi non ha senso il loro esistere, prima o poi, quelle stesse bugie, quegli stessi inganni, finiranno per fare ancora più male.

Gianluca 's pov

Esistono al mondo diversi tipi di orgoglio quello positivo e quello negativo.
Quello positivo è la dignità ed il rispetto di sé, ed è quello che più volte Marta di me e di se, ha calpestato; quello negativo rappresenta il voler essere superiore, la presunzione di esserlo e  l'arroganza di mostrarlo, questo è quello che la identifica. Non ho voglia di sentire altre parole uscire dalle sue labbra avvelenate. Voglio solo andarmene da qui.

Mi allontano nella pioggia, la mano di Giovanna stretta nella mia. Non mi volto indietro, il passato deve restare tale. 
Tra di noi il silenzio mentre cerchiamo di fuggire dallo scrosciare ininterrotto, le parole non servono a sovrastare il fragore, nemmeno quello dei miei pensieri.

Aumentiamo il ritmo del passo, cerchiamo protezione negli spioventi delle case per quanto possibile, corriamo dove vi sono spazi aperti; un parchetto adiacente alla via giace abbandonato nella pioggia tra i mattoni di Montepagano, uno scivolo rosso e blu a castello domina la scena con i suoi colori, mi dirigo li . Il temporale non arresta la sua furia, devo chiamare mio fratello, così che venga a recuperarci almeno con un ombrello, intanto questo scivolo sarà il nostro momentaneo riparo. Saliamo la scala in legno sempre tenendoci per mano, raggiungiamo la cima, sembriamo due ragazzini che stanno giocando, ma in realtà siamo solo due ragazzi stanchi di scappare dalla pioggia in cerca di un riparo. 

Intanto chiamo Ernesto, risponde al primo squillo.
"L' hai trovata?", chiede con apprensione.
"Sono con lei", rispondo. Dall'altro lato si sentono mormorare Piero e Ignazio, Ernesto sembra emettere un sospiro di sollievo.
"Do stai Gian?", domanda.
"Sto al parchetto vicino al bar dove vai tu, appena si calma ci recuperi con un ombrello?"
"No problem"
"Grazie"
Chiudo. 
"Ci recupera appena si calma. Non dovrebbe durare ancora per molto", riferisco abbozzando un sorriso mentre la guardo, con i capelli bagnati ed arruffati.

Sorrido.

Si scuote i capelli, si scrolla di dosso l'acqua ed è davvero buffa.

"Cosa c'è da ridere?", chiede guardandomi un po' perplessa.
"Sembri un pulcino infreddolito. Dai vieni qui", chiedo, invitandola a sedersi sulle mie gambe, mentre le friziono la schiena cercando di cedere calore. Nel farlo si accoccola sulla mia spalla, in questo momento sembra così fragile, un cristallo pregiato che ho paura di scalfire. Fatico a staccare gli occhi da lei, gli abiti bagnati, avviluppati attorno al suo corpo mi fanno percepire più del dovuto, una calda tentazione che nemmeno l'umidità della pioggia attenua. Le gocce che scivolano dalle sue onde castane, disegnano rivoli argentei sulle guance per poi incrociarsi e morire sulle sue labbra morbide. Le mie dita si posano su quelle labbra percorrendo i contorni, un tiepido contatto, un respiro che le schiude. I nostri occhi si trovano per un istante, per poi lasciarci travolgere dalla voglia di appartenerci. Un bacio lungo, che sa di pioggia e terra, dolce come le fragole mature, lieve come un battito d' ali. Non esiste più niente solo noi due e i nostri respiri.
"Mi dispiace per prima", mormoro mentre mi stacco da lei con tono basso. Occhi negli occhi. Mi accarezza con il palmo della mano la guancia ruvida dalla barba, un tocco gelido ma che porta calore e conforto. Per un istante chiudo gli occhi lasciandomi sopraffare da ciò che mi attraversa. Poso per un attimo la fronte sulla sua spalla mentre li riapro e la sento parlare, torno quindi a cercare i suoi occhi:

"Mi dispiace per te e, per lei", risponde mordendosi il labbro inferiore con una dolcezza disarmante, anche per me. Non sono abituato, anzi, mi sento spiazzato dalla sua pacatezza nonostante abbia tutto il diritto di essere infastidita dal comportamento di Marta. 
"Non dispiacerti, non per me, in un certo senso me la sono anche cercata", riassumo brevemente la mia motivazione, mentre i pensieri corrono ancora al primo incontro con Marta. Non che la cosa mi interessi più ormai, ma solo per capire come ho fatto io, a stare con una come lei; come ho fatto a restare cieco dinanzi all'evidenza di ciò che era già allora, cadendo vittima della sua malia.

Attorno intanto, nessun turista, nessun passante, solo qualche sventurato come noi sorpreso dal temporale che si affretta con un ombrello troppo piccolo e leggero; affrontando questo cielo nero tuonante. Dentro il parco solo noi, le nostre voci interiori.
Lascio  che la mia mano si insinui tra i suoi capelli, mentre un velo di tristezza oscura il verde mare dei suoi occhi, la stringo ancor più a me, le bacio delicatamente i capelli mentre un senso di inquietudine mi assale

"A cosa stai pensando?", chiedo dolce assumendo una posizione più comoda. 
Alza i suoi occhi, così belli, così cristallini. I miei si perdono nel mistero del suo impenetrabile mare fatto di silenzi, emozioni, parole non dette;  cerco di stare a galla in una turbinosa corrente che spinge in profondità.
"A voi due. A quello che siete stati. Non ho un motivo preciso. Marta quando mi ha visto, mi ha detto cose piuttosto pesanti lo ammetto, mi ha ferita. Mi sono sentita persa, vela in balia di una corrente contraria, eppure in quel momento, ho capito il suo animo. Ho sentito il rumore sordo del suo cuore. Mi sono sentita sbagliata e colpevole senza reato. Quando poi l'ho vista così fragile sotto la pioggia, ho avuto conferma di ciò che provava e prova ancora per te"

Ascolto le sue parole, mi stupisco di quanto profondo sia il suo animo, di quanto sia simile a me senza saperlo. Di quanta verità ha estrapolato.

"Conosco quel che Marta prova, so che è così. Ma i miei sentimenti verso di lei non sono più gli stessi. Ho conosciuto la sua parte più profonda, ma non c'è sentimento vero in lei, solo superficialità", continuo guardando un punto colorato all'orizzonte. Un disegno strappato dalla pioggia.
"Le cose cambiano", aggiunge lei con malinconia, alludendo ad un significato ambiguo, il suo sguardo fugge da me, si rifugia lontano. Io ascolto e poi rispondo:
"Tu non sei sbagliata, lei lo è, soprattutto per se stessa. I sentimenti non sono un gioco. Non per me. Lei ha giocato con me, ed io le ho permesso di farlo. Sono stato un debole e forse, non era amore a legarci, ma solo attrazione"

Cerco di giustificare la fine di ciò che siamo stati, troppo stanco  di discutere con lei e forse nel farlo, ho involontariamente sbagliato io per primo su più fronti, ma se davvero l'avessi amata, avrei fatto di tutto per tenerla. L' amore merita amore. 

"I sentimenti vanno coltivati, sennò alla fine poi va sempre così, ti stanchi di metterci cuore e sentimento dove questi non ci sono, ti stanchi di esserci, dove quel qualcuno non c'è, allora te ne vai, cercando di fare meno rumore possibile".

Lascio cadere il discorso, Giovanna ascolta silente il mio sfogo, senza fare domande.

 "Stringimi" chiede,"Vorrei uno di quegli abbracci che anche quando smetterai di stringermi, io non smetterò di sentire", il mio sguardo scorre su di lei, con la mia mano cerco il suo viso. Con tono fermo e deciso replico:
"E chi ti dice che smetterò? Non ne ho proprio l' intenzione"

Ed ecco che arriva, l'esondazione delle sue emozioni nel letto di un fiume. I suoi occhi si fanno grandi e lucidi. Sento il suo calore, il suo cuore battere all'unisono con il mio. Siamo esseri immersi in un silenzio umido; lontani dagli occhi altrui. Lontani dal mondo. Racchiusi in un attimo solo nostro. In un' intimità improvvisa, inaspettata, eppure imperturbabile. Senza parlare, senza ragionare, ci avviciniamo, ci baciamo. Un bacio profondo, dolce quanto intenso. Le labbra salmastre e morbide dalla pioggia, fredde ma calde. Le mani strette, aggrappate ora, l'uno alla schiena dell'altra, una goccia di pioggia sfuggita al cielo che per caso cade giù, scorre lungo la pelle, insinuandosi nell'incavo del suo collo congiungendosi al calore umido dei nostri corpi ancora bagnati.

Giovanna 's pov

Un brivido mi prende. Le sue mani che mi stringono come se fossi la cosa più preziosa ed importante, una sensazione che da troppo tempo mi mancava.

"Sai, ancora non realizzo completamente di essere qui con te", si giustifica.
"Se per quello nemmeno io, sei la mia eccezione, di solito non mi lascio mai andare così, soprattutto con una fan e tu lo sei", arriccia il naso, regalandomi un mezzo sorriso.
"Non chiedermi di smettere di esserlo perché non lo farò!", replico piccata.
"Non pensarlo nemmeno", mi guarda serio, piantando letteralmente il verde muschio dei suoi occhi su di me, ne scaturisce una luce affusolata  che trafigge come spada.
"Sai è una cosa strana quella che ho da dirti, sappi che tu sei sempre stato nel mio cuore fin dagli esordi, ma dai sogni alla realizzazione capisci che c'è una linea ben definita e questa linea si chiama realtà. Trovarmi qui con voi, con te,  per uno strano caso beh, già sembrava un sogno ed ora sembra invece di viverci dentro" , mormoro stringendomi ancora di più a lui.
"I sogni non sono tangibili, sono incorporei, filari di papaveri negli strali del cielo, io invece sono qui con te e sono reale. Sentimi. Vivimi".
La sua mano caldo, mi solleva il viso:
"Gianluca, tu sei il mio sole nei giorni di pioggia e la mia pioggia nei giorni di sole", mi sorride complice, cambio tono abbassando la voce di mezzo timbro: 
"Dopo diverse delusioni che hanno lasciato il segno ecco che sei arrivato tu, il più improbabile ed inarrivabile ragazzo che mi potesse capitare".

Arrossisco, ancora fatico a credere di essere davvero qui fra le sue braccia calde ed accoglienti; il suo profumo misto a pioggia è un qualcosa che cattura. 

"E tu? Io di Roseto, tu di Brescia, eppure ci siamo incontrati fuori dai riflettori, su un palco che si chiama vita".

Realizzo in un attimo che i sentimenti hanno una forza tale da spingere la mente, corpo e cuore, verso  direzioni impossibili da conoscere, se non solo avventurandosi. Ma il mio problema è che qui, mi sto giocando tutto. Sarò all' altezza?

Gianluca 's pov

La pioggia ha finalmente arrestato la sua furia. Ora un timido sole filtra tra i rami delle piante secolari del parco ancora gocciolanti, regalando pezzi di arcobaleno nelle gocce che ancora cadono. Le nostre mani intrecciate in una silenziosa danza fatta di silenzi e sguardi, mentre insieme guardiamo nella stessa direzione con una consapevolezza in più su di noi e, i nostri reciproci sentimenti.

Un trillo. Un messaggio. Guardo il display.

-Parto - scrive.
- Ti veniamo incontro- rispondo.

Allungo una mano verso di lei.
"Piove poco, te la senti di raggiungere Ernesto che è per strada?", chiedo.
Annuisce con un sorriso prendendo la mia mano. Si alza in piedi ma nel farlo non calcola bene la distanza con il legno del tetto, risultato? Un bel bernoccolo.

Sorrido.

"Certo che hai la testa dura, terremoto", ironizzo.
Mi avvicino a lei , le scosto i capelli dalla parte lesa, controllo il danno: 
"Ti sei fatta male?" 
"No, tranquillo. Tutto ok", sorride massaggiandosi.
"Stai attenta" , la rimprovero bonariamente,"Ma per evitare che tu possa scivolare dai gradini bagnati dello scivolo...", lascio cadere il discorso, la prendo in braccio cogliendola di sorpresa, me la carico in spalla come se fosse un sacco di patate e la porto giù tra le sue imprecazioni.
"Gian lasciami!",urla.
"No", rido.
"Lasciami giù!"
"Non lo farò!"
Avanzo di qualche metro con ancora lei issata sulla spalla tra risate e proteste. Arrivo al cancello, scalcia senza farmi male, la lascio giù. Si sistema la gonna, si liscia la canotta mentre si allontana un po'. In controluce in uno spiraglio di sole alle sue spalle, posso vedere ogni curva celata dietro il vedo/ non vedo di quella canotta. Mi guarda con aria seria, aria di sfida. Uno sguardo fiero che mi spiazza da dietro le ciglia folte e scure,una leggera traccia di rimmel colata per la pioggia, ha lo sguardo di chi non si arrende, di chi ha lottato. Mi avvicino.
"Vai via", mi dice con gentile rifiuto, senza distogliere lo sguardo, arretra; fugge da me come se fossi il suo predatore.
La raggiungo, il suo sguardo limpido sempre su di me, la spingo contro il muro e senza mezze misure la bacio.

Un colpo di tosse.
"Ehmm, scusate il disturbo, ma io sarei arrivato"
Si scosta rapida da me, spingendomi via, si sottrae alla mia presa. Abbasso la testa, passando la lingua sulle labbra, sulla bocca ancora il suo bruciante sapore. Ridiamo insieme, ma lei è decisamente imbarazzata. 
"Ci hai beccati Ernesto", esordisco.
"Bel modo di baciare Gianlu", poi aggiunge:
"Ciao ragazza dello scontro. Bresciana e di nome Giovanna, giusto? Quella che balla vero?", chiede Ernesto con palese curiosità, ed io realizzo che Ignazio e Piero sotto tortura di mio fratello, gli abbiano raccontato molte cose. Di sicuro mi hanno risparmiato la narrazione.

Mi sposto da lei, permettendole di vedere mio fratello, sul viso un rossore diffuso.

"Si, sono io", credo che in questo momento se ho imparato a capirla, vorrebbe solo sprofondare.

Raggiungiamo casa mia accompagnati da Ernesto, durante il breve tragitto, mi ha riassunto cosa si sono detti lui e i ragazzi in nostra assenza, io e Giovanna ci siamo guardati diverse volte, sappiamo entrambe gli eventi che ci hanno portato fino a qui, e con Ernesto li abbiamo ripassati tutti. In fondo è normale che abbia voluto sapere.
"Come sta Katia?", chiedo a mio fratello.
"Bene. Sta terminando di studiare per un esame e poi finalmente Isola d' Elba", è al settimo cielo, finalmente lo vedo felice accanto ad una ragazza.

Giovanna 's pov

Non riesco a parlare, sono ancora imbarazzata per il modo in cui mi sono presentata a suo fratello. Con uno scontro, poi con un bacio piuttosto intimo e inzuppata d' acqua; almeno in queste due ultime cose non ero sola però.
Entriamo in casa con un certo rigore, le scarpe cigolano sul pavimento lasciando scie d' acqua disturbando i presenti, infatti si voltano tutti fissandomi.

Mi si fa incontro una bella donna bionda sulla quarantina, sguardo gentile ed un sorriso molto dolce, si muove sicura ed elegante nei modi, è Eleonora la madre Gianluca, la riconosco. Intanto scorgo anche suo padre, mi salutano entrambe; mentre noto Piero ed Ignazio intenti a sorseggiare tè e gustarsi una fetta di torta. Il mio stomaco brontola rumorosamente.
"Scusate", mormoro a denti stretti con un mezzo sorriso, maledicendo il mio stomaco che reclama cibo stuzzicato dal profumo intenso del dolce.
"Cara hai fame? Forse è meglio che voi due vi facciate prima una doccia calda altrimenti vi ammalate, intanto vi preparo qualcosa da indossare" dice, in tono cordiale.
"Ci penso io mamma. Non preoccuparti, a dopo con le presentazioni", risponde mentre mi prende per mano e mi trascina via. 
"Guarda che anche tu dovresti farti una doccia, vai di là su, sto io con lei"
Non rispondo, sono totalmente sconvolta ed infreddolita, Piero ed Ignazio sghignazzano per la mia espressione assieme ad Ernesto e al padre di lui, trattengono una risata per lo sbuffo di Gianluca; ci mancava solo di dover fare una doccia in compagnia di Eleonora.

La seguo arrendendomi al mio destino.

"Ecco il bagno, ti accendo l'acqua, prenditi tutto il tempo, tanto Gianluca di solito impiega venti minuti", ecco, un dettaglio che abbiamo in comune, come faccio a dirle che le tempistiche sono le stesse? Mi limito ad un "Va bene, grazie"
"Intanto ti recupero dei vestiti puliti e asciutti, non metterai di certo questi! Ti lascio il costume"
"No...no ...certo". Annuisco poco convinta.
In realtà li avrei asciugati con l'asciugacapelli, ma se insiste... 
Sparisce oltre la porta per poi tornare meglio di flash, con una salvietta pulita, un paio di pantaloni della tuta , una maglietta nera a maniche corte con il logo de Il Volo e, il nome del Tour Musica impresso sopra.
"Non ho molto, i miei vestiti ti andrebbero troppo larghi, questi sono di Gianluca, li ho tenuti in parte ma a causa di un lavaggio sbagliato si sono un po' ristretti, dovrebbero andarti", sorride compiaciuta.
"Grazie mille. Andranno benissimo", per fortuna qualcosa di famigliare.

Eleonora esce con le mie cose ed io cerco di prendere confidenza con il bagno.

Dieci minuti dopo...

"Giò ci sei?", è la voce di Gian che mi chiama da dietro la porta.
"Si.  Entra pure, mi sto asciugando i capelli"

La porta si apre, lo vedo bello come il sole con indosso dei pantaloni larghi grigi della tuta, ed una maglietta nera aderente, mi squadra appoggiandosi con la spalla allo stipite.

"Ci siamo messi d' accordo?", esordisce con un sorriso avvicinandosi a me. Capisco l' allusione all' abbigliamento. La sua figura riflessa nello specchio accanto a me mentre mi fono i capelli.
"Sai con i miei vestiti addosso sei decisamente sexy>>. Mormora in tono basso ma profondo.

Mi abbassa le mani con gentilezza, intreccia le dita alle mie, mi porta a se baciandomi dapprima il collo, per poi risalire verso l' orecchio. Un brivido di puro piacere mi coglie sul mio punto debole.
"Gian non..", le sue labbra si prendono avide le mie soffocando ogni parola, mentre i nostri sapori si mescolano creando un'alchimia perfetta; da sotto intanto Ernesto ci chiama:
"Hei voi due, scendete o avete cambiato stanza?"
Io arrossisco, Gian risponde.
"Cinque minuti e scendiamo"

₪₪₪₪₪

Eccoci finalmente in albergo. È stato un pomeriggio parecchio animato, sono felice di avere ora un po' di quiete. 

Saluto i ragazzi, devono prepararsi per il concerto di beneficenza, lascio un veloce bacio sulle labbra di Gian e salgo in camera mia, ci rivedremo più tardi.

Appena entro lo specchio a muro rimanda il mio riflesso, è strano vedermi così, capelli scompigliati e ribelli, abiti maschili che vorrei non togliere. Praticamente sono tornata - a casa - con i vestiti di Gianluca ancora addosso. I miei sono stati gentilmente lavati e sistemati da sua madre, una persona deliziosa.

Ora è il caso che mi rilassi un po'.

Prendo il cellulare dallo zaino, chiamo prima mia madre per un saluto, poi Mara.
Apro la finestra e mentre parlo al telefono, mi godo il meraviglioso cielo al tramonto post pioggia.

 
L'ora è giunta. Quando arrivo loro tre sono lì su quel palco bellissimi ed eleganti e stanno cantando Vicinissimo. Un pezzo che personalmente adoro.

-Certe cose poi succedono non le puoi cancellare non ho mai cercato amore prima di incontrare te...-

Mi perdo tra le note e le parole facendole un po' mie, con sguardo sognante sto assaporando ogni istante della serata, mentre una calda brezza al sapore di salsedine, serpeggia tra i tavoli.

Sono seduta sola al tavolo verso il fondo della terrazza, un tavolo che ho chiesto di riservarmi. Voglio vederli cantare su quel palco in tutta la loro bravura ed intanto li ascolto persa in queste strofe e note, nel mentre mi si avvicina uno con fare spavaldo che a quanto pare, ha già bevuto e fatto passare tutti i tavoli presenti.

"Dolcezza sei sola?"
"Al momento si, ma poi sarei occupata"
"Allora posso offrirti da bere adesso"
"No grazie, sono apposto"
"E dai non fare la preziosa"
Il tizio allunga una mano a toccarmi una spalla nuda, lo allontano con garbo e visibilmente infastidita.
"Ho detto che sono apposto grazie", accentuo il tono.

Intanto sul palco mentre canta Piero, vedo Gianluca avvicinare un' addetto alla sicurezza e parlargli ad un orecchio. L'addetto in questione guarda in mia direzione e poi sparisce.  5 minuti dopo, me lo ritrovo dietro.

"Tutto bene signorina? Dal palco chiedono se è tutto ok o se devo allontanare il signore"
Guardo il palco, Gianluca mi guarda serio mentre canta.Sorrido appena.
"Tutto bene grazie. Apprezzo la preoccupazione ma il ragazzo se ne sta andando"
 Il tizio mi guarda sorpreso grattandosi imbarazzato la testa .
Ha capito che deve stare alla larga.
La guardia mi sorride e torna verso il palco.

₪₪₪₪₪

Sono sola sulla spiaggia fronte mare, mentre la luna riflette il suo disco argenteo sull' increspatura dell' acqua. Attendo che i riflettori si siano spenti su di loro prima di raggiungerli, attendo che le foto siano state scattate, attendo che gli autografi siano stati firmati così come i baci e gli abbracci. Respiro l'aria della sera mentre mi stringo nelle spalle e mi avvolgo nella stola di cotone in tinta mentre l'orlo dell'abito sbatte sospinto dal vento.

La sabbia non fa rumore ma una traccia di profumo si.
Mi volto e lo vedo, è dietro di me.

Mi sorride mentre prende la sua giacca e me la posa silenziosamente sulle spalle.

"Grazie, è la terza volta questa che lo fai"
"Lo farò sempre"
Lo osservo in quegli occhi verdi e brillanti incapace di aggiungere altro se non:
"Sei qui"
"Sono qui."

Mi dice mentre mi abbraccia affondando il suo viso tra le onde castane dei miei capelli ed io poso la mia testa sulla sua spalla.

"Ti cercavo ma sei fuggita, che non diventi un' abitudine", puntualizza.
"Non sono fuggita. Aspettavo. So farlo"
"Hei...guardami" 
La sua voce morbida mi richiama mentre i suoi occhi si illuminano.
Alzo il viso e gli sorrido felice.
 Mi bacia, un bacio dolce e delicato.
"Non so cosa dire"
"Non dire nulla"

Un nuovo bacio, intenso e passionale mentre l'andirivieni delle onde ci fa da colonna sonora.
I nostri respiri si fondono mentre un'onda birichina si spinge più delle altre lambendo i nostri piedi. Schizzi d' acqua salata raggiungono i nostri corpi rabbrividendo e, i nostri visi ci scambiamo uno sguardo. Sciolgo l'abbraccio per poi prendere a correre sulla spiaggia.
"Prendimi!"

Sorrido e corro felice sentendo la morbida consistenza della spiaggia sotto ai piedi, poi due mani mi prendono da dietro alla vita, nella foga mi sbilancio e cado a schiena in giù sulla sabbia  mentre gli spacchi laterali dell'abito scoprono le gambe. Gianluca è sopra di me, mentre una sua mano mi sfiora involontariamente la gamba nuda.

"Di al tuo abito di stare al suo posto per favore"
"Vediamo se mi ascolta" 
Ribatto mentre rotoliamo a lato e le posizioni si invertono, mi siedo su di lui mentre Gianluca si appoggia sugli avambracci e io gli circondo il collo e lo bacio.
Poco dopo mi stacco da lui, poi una domanda spontanea prende forma:
"Perché mi hai scelto? Voglio dire hai avuto ragazze bellissime, anche Marta è molto bella"
Il suo volto si incupisce mentre i suoi occhi mi scrutano con sguardo offeso.
"E chi dice che le altre sono più belle di te? Ho avuto varie ragazze si, però mi sono anche stati attribuiti flirt senza fondamento se non solo per una foto scattata per caso"

Si tira completamente a sedere e con una mano mi accarezza i capelli:

"Sei semplice, elegante, spontanea mi piace la tua risposta pronta, il tuo modo di bisticciare quando calpestano il tuo orgoglio e le tue ragioni, il fisico poi, alla quale non sono indifferente sia chiaro; passa in secondo piano, ma credimi, tu sei bella perché sei tu. Basta sottovalutarti!"

Lo ascolto e mi sembra ancora strano tutto ciò. Non mi rendo ancora conto che sono qui, tra le braccia di colui che per tante notti ho sognato sulle note di una canzone.

"E tu?" , chiede curioso," Perché io?"
Mi accoccolo un po' su di lui stringendomi nella sua giacca, il suo profumo.
"È come se fin dal nostro primo sguardo, si sia creato un ponte tra me e te, non so se so spiegarmi, è come se tu avessi sempre fatto parte della mia vita."
Mi guarda, gli occhi risplendono nel riflesso della luna sul mare:
"Chi lo sa, forse siamo predestinati"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top