Capitolo XXI: Caos collaterale

-È una casualità che destino fa rima con casino?- Cit.


11 Agosto


Gianluca 's pov

Dormo e veglio, ho un sonno leggero piacevolmente disturbato, la mia mano ancora intrecciata alla sua, sento il suo calore, la morbidezza. Apro gli occhi piano incapace di tenerli ancora chiusi, come se il mio naturale gesto potesse disturbarla.Ritrovo il suo viso, ritrovo i suoi capelli sciolti sulle spalle, accarezzo la sua spalla nuda e fredda, lei si muove e, il suo profumo si muove con lei. I miei occhi scorrono il suo corpo cercando di imprimere ogni piega, ogni sfumatura; la curva delle sue labbra, il colore dei suoi capelli, la consistenza delle sue gambe sotto i pantaloni troppo grandi forse, per il suo fisico, le spalle strette . Tra una settimana tutto questo svanirà', lei non ci sarà, ognuno tornerà alla propria vita, alla propria città, ma io vorrei tenerla con me. Tra una settimana saremo lontani chilometri ci separeranno, chissà quando potremo rivederci, quanto mi mancheranno le sue labbra, i suoi sorrisi, ma questa è la vita che ho scelto di vivere, si chiama Musica e occupa l' altra metà del mio cuore; chissà se le nostre promesse basteranno a colmare le nostre assenze. Guardo la luna attraverso la grande porta finestra dalle tende scostate che cerca di fare capolino dalle nuvole ancora cariche di pioggia, rifletto su ciò che sono mentre le stringo ancora di più la mano.Sono decisamente una persona imperfetta, sono ostinato, impulsivo ed ora mi riscopro anche un po' geloso, posso essere stronzo lo so, ma non fingo mai sentimenti che non provo e, ciò che provo per lei va al di là di quel che credevo possibile. Ho fatto errori, ho fatto sbagli e anche cazzate se devo dirla tutta, ma con lei non posso e non devo sbagliare, è un'anima luminosa, forte e fragile allo stesso tempo, ma ancora non ho capito quale parte di lei la domina. Le notti resistono senza una luna, senza una stella, così dovremo resiste noi, quando purtroppo gli eventi porteranno uno dei due lontano. Forse sono solo un inguaribile romantico e sentimentale, forse ho solo bisogno di continue conferme, forse solo io mi guardo nel profondo, ma non credo di essere l'unico pazzo tra i due.

Cerco di togliermi la leggera giacca bianca sfilando piano la mia mano dalla sua, ho caldo, mi sento cuscino su questo letto che sa di noi benché non sia accaduto nulla che potesse lasciare un segno tra le lenzuola,  un letto con lei sopra che mi tenta alla cieca, che mi inquieta l'anima e scatena un desiderio che è meglio controllare, rovinerei tutto forse, o forse no, ma ora non me la sento di rischiare. Un movimento il suo, mentre lascio la presa per sfilare le maniche,  lei rotola di lato si allontana dal mio corpo, ma rotola sbagliando angolazione, raggiunge il bordo del letto e quasi cade, lancio la giacca che mi impedisce la presa, mi butto sul materasso stile lottatore di sumo, riesco appena in tempo ad afferrarle il braccio impedendole di cadere a terra, la tiro verso di me non si sveglia a quanto pare ha il sonno più pesante di Ignazio e, con un nuovo rotolamento questa volta contrario, me la ritrovo tra le braccia, il suo viso sul mio petto, i suoi capelli in faccia, una sua gamba incastrata tra le mie.
Sospiro.

-Ci mancava solo questa, già fatico a trattenere gli istinti da buon impulsivo qual sono ed ora....io ho salvato lei ma, chi salva me da lei con questa pericolosa vicinanza in un contesto che di innocente non ha proprio niente? -

Si accoccola sistemandosi meglio tra le mie braccia, io non mi muovo, fa tutto lei. Il respiro regolare, poi un brusio chiaro, 
<< Grazie che ...hai chiuso... la finestra...avevo freddo, ma ...ora al caldo... sto bene...>>
Non posso vedere il suo viso, ma giurerei dal tono che stesse sorridendo ed io, sorrido a mia volta cercando di dormire.

Giovanna 's pov

Sento caldo, un piacevole torpore ad avvolgermi il corpo stretta in un abbraccio, mi sento svanire come un soffio nel calore di una pelle più dolce della mia, un calore tanto vicino come se il sole mi splendesse accanto. Cerco di muovermi ma qualcosa mi impedisce di farlo, apro gli occhi, il profumo di Gianluca mi giunge fresco e rassicurante, una nota che non posso scordare. Le sue braccia mi avvolgono, le mie gambe tra le sue, una posizione ambigua direi che mi tenta come mi tenta il suo corpo dopo averne assaporato le labbra. Mi muovo cercando il suo viso, lo trovo piacevolmente addormentato; un accenno di barba, la bocca invitante, un' espressione serena, chissa se e cosa starà sognando. Cerco di sfilare la mia gamba, riesco a fatica ma nel farlo lui per riflesso si muove e mi stringe ancora di più a se. Una posizione scomoda ma calda,sono consapevole che di questi abbracci bisognerebbe conoscerne intensità e durata per non dimenticarli quando saremo lontani; quando la vita ci terrà separati, ed è ancora il destino questo; prima ci unisce, prima ci fa scontrare, poi incontrare, ed ora inevitabilmente separare. Pochi giorni per prepararmi a non averlo più con me, riuscirò a sopportare la lontananza?

Gli occhi si chiudono, i pensieri galoppano veloci lasciando solchi, le emozioni si amplificano e tutto si trasporta nel mondo onirico.

Gianluca 's pov

Il canto sottile e continuo di un usignolo sul balcone mi ridesta dal mio sonno, apro gli occhi piano e, accanto a me ancora sopita tra le mie braccia, ho la mia primavera. Guardo l' ora, le 08. Le accarezzo una guancia, respiro il suo profumo tra le onde de suoi capelli che, chissà come, stanotte hanno imprigionato le dita di una mia mano facendola prigioniera.Cerco di sfilarla senza disturbare ma...
< Ahi....>> biascica, << Chi mi tira i capelli?>>, la voce ancora impastata dal sonno. Si muove nel mio abbraccio , me la ritrovo supina, il suo respiro caldo infiamma il mio viso, mi chino su di lei, nel mentre i due turchesi che sono i suoi occhi, si spalancano al nuovo giorno...mi colgono di sorpresa...
<< Wow>> dico, dal tono si capisce lo stupore, un sorriso dolcissimo il suo, << Sai che ti dico? Ce ne vorrebbero tanti di risvegli così>>. Le sue mani fresche avvolgono le mie guance troppo calde, le nostre bocche si incontrano. Il bacio del risveglio si prolunga più del dovuto, le lenzuola giocano con noi imbrigliando i nostri corpi.
<< Mi spieghi adesso come facciamo a sbrogliarci?>> , dice sorridendo.
<< È necessario?>>, aggiungo.
<< Non fondamentale>>.
Ridiamo entrambi cercando di sgusciare fuori dal bozzolo che sono le lenzuola. Il primo a farcela sono io.
<< Colazione in camera?>>, chiedo.
<< Direi che ci sta.>>, afferma.
<< Che vuoi da mangiare?>>
<< Cappuccio e cornetto alla marmellata.>>
<< Ma sei fissata!>> 
<< Tu?>>, mi guarda con sguardo furbo.
Compongo il numero.
Risponde una receptionist
<< Per cortesia alla 510, un cappuccino con cornetto alla marmellata, un succo d' arancia, yogurt greco, cereali e una banana. Grazie>>
Riattacco, guardo Giovanna che nel mentre, è ancora sul letto e si tira le ginocchia al petto.
<< E poi sarei io la fissata?>> , puntualizza dopo aver sentito la mia ordinazione, di fatto questa è la mia colazione quotidiana preferita, di solito la consumo anche in tour. Mi mordo il labbro inferiore. Sono stato smascherato.

Giovanna 's pov

Mi stiracchio come una molla. 
<< Senti, posso fare una doccia?>>
<< Certo...>> mi dice, lasciando però la frase in sospeso. Gattono giù dal letto lateralmente ma mentre mi metto in piedi...
<< Dovrei farla anche io...sai la doccia è spaziosa, credo potremmo starci entrambe...>>, aggiunge sfilandosi la maglietta. Scosto lo sguardo troppo insistente sui suoi addominali scolpiti, mi guarda compiaciuto.
<< Che?>>, nel mentre fingo di non aver capito, il mio viso diventa rosso come un gambero. Resto impigliata con un piede nel lenzuolo, le ginocchia cedono e mentre cerco un appiglio, mi sbilancio, sbatto il ginocchio sul comodino, rovesciando la lampada prendendola fortunatamente al volo. Nel mentre bussano.
Gian trattiene un ghigno e va ad aprire. Alla porta ci sono Ignazio e Piero con addosso un grembiule bianco con dei merletti laterali.
-Santo cielo!-
Gian si lascia andare ad una risata goliardica guardando prima i suoi amici e poi me.
Piero e Ignazio mi fissano sconvolti, ho ancora il piede incastrato e la lampada tra le mani.
Io guardo i tre decisamente imbarazzata.
<<  Gian ma...sta bene?>>, chiede Piero indicandomi.
<< Tutto nella norma >>, aggiunge lui punzecchiandomi.
<< Non so che razza di giochi fate voi..>> , continua Ignazio squadrando Gian, << Ma la stanza è un casino.>>
Effettivamente. Tolta me e le mie stramberie, la giacca bianca di Gian è in terra, le mie scarpe sono chissà come, una per parte, la maglietta di Gian appena tolta è sul divano, le lenzuola be...quelle non esistono come tali...
<< Igna' hai preso giusta l' ordinazione dalla receptionist?>>, aggiunge Piero serio senza togliermi lo sguardo di dosso. Io lo guardo dubbiosa riponendo la lampada.
<< E ciertu, anche se a saperlo, dovevamo portare fragole e panna, altro che cornetto e banana...>>, i due siculi si scambiano un' occhiata più che chiara, << ...anzi, la banana potrebbe starci.>> continua.
<< Ignazio!>>, esordisco imbarazzatissima interpretando le sue parole con malizia.
<< Dici che questi due giocano forte?>> , è Piero a dirlo voltandosi verso il compare.
<< Ragazzi stop!>> esordisce Gian, per la prima volta riscopro la sua timidezza dietro una frase.
<< Entrate dai, a proposito, state bene con il grembiule sapete?>>, cerca di eclissare un discorso fin troppo personale.
<< Scordati che ti rifaccio il letto Ginoble>>, è ancora Ignazio.
Nel mentre riesco a ricompormi di decenza.
<< Arrivate con un tempismo perfetto>> ,osservo in un mix di ironia e imbarazzo.<< Gian stava andando a farsi una doccia>> giustifico il suo abbigliamento
<< Da solo?>>,lo fissa Ignazio con sguardo da pervertito.
<< Solo>> , specifica Gian con una certa sicurezza.
<< Siamo venuti a darvi il buongiorno. Vi stavamo aspettando in realtà, ma quando abbiamo sentito la receptionist  dire il numero della camera, abbiamo insistito per venire noi>>, spiega Piero.
<< E come avete fatto a contrattare?>>, chiedo avvicinandomi a Barone.
<< Diciamo che Ignazio ha un certo ascendente sulla ragazza del retro desk...>>
<< Oh>>, comprendo con un sorriso, non è difficile da capire.

I due siciliani prendono posto vicino al divano portando con loro il carrello. Oltre alle nostre due colazioni ce ne sono altre due, le loro.
Poggiano tutto sulla scrivania, recuperano le due seggiole sul balcone e allegramente, iniziano a mangiare in nostra compagnia, non esagero col pensare che questi tre sono davvero incredibili. Finiamo la colazione tra risate e battute, soprattutto quando la schiuma del cappuccino fumante mi fa da lucidalabbra istantaneo.
<< Che programmi avete per oggi tu e Gian?>> , mi chiede Ignazio.
<< Non dipende da me. Io sono in ferie, siete voi quelli impegnati di solito.>> , vado dritta al punto con un sorriso.
<< A parte stasera e nel tardo pomeriggio, nessun impegno imminente in agenda>>
<< Quasi quasi, ti porto a Montepagano, volevo salutare Ernesto prima che parta domani per l' isola d' Elba con la sua ragazza. Ti va?>> , mi chiede.
<< Sul serio? Cioè, vuoi portarmi a casa tua?>> , domando stranita.
<< Non vedo perché no>>, controbatte lui.
<<Quasi quasi un saluto ai tuoi lo faccio volentieri se possibile>>, aggiunge Piero.
<< Vengo anche io se non disturbo, così vi controllo.>>, sghignazza Ignazio serio, gesticolando in nostra direzione. 
<<Gian ricordati che stasera abbiamo un concerto quindi niente sesso >>
Ecco che da Piero arriva una gomitata diretta nello stomaco di Ignazio
<< Hei! >>, il bel marsalese si trattiene la zona bersagliata.
<< Statte zitte. Smettila di sparare minchiate>, ecco l' autorità di Piero che si fa sentire.
Sorrido.

Gianluca 's pov

Primo pomeriggio di una domenica estiva in tono autunnale, con strascichi di pioggia della sera appena trascorsa. La portafinestra aperta, il cielo ancora grigio e coperto, qua e là sprazzi di sereno, ma anche oggi pioverà. Piero e Ignazio ci aspettano al bar della hall, non è esattamente ciò che avevo in mente ma va bene così; solo con lei sarebbe stato un rischio arrivare a Montepagano, a casa mia, un rischio che avrei corso senza problemi, ma non voglio esporla troppo, in fondo stiamo insieme da due giorni si può dire, ma so che i miei vedono volentieri anche i ragazzi, ci sta'. 

Sono ancora a torso nudo appoggiato allo stipite della portafinestra, non fa freddo è più l' umido ad entrarti dentro, Giò è andata a prepararsi arriverà a breve, rivolgo lo sguardo al balcone della sua camera involontariamente, non so spiegarmi realmente il cosa mi abbia fatto questa ragazza, il cosa mi trasmettono i suoi occhi color del mare, so solo che quando li incrocio e li guardo,non c' è una logica che spiega ciò che mi succede, so solo che arrivano diritti dove dovrebbero; al cuore. Sensazioni nuove forse, o semplicemente sensazioni dimenticate, sfumature di un qualcosa che forse ancora non comprendo, innamoramento, amore, passione, desiderio di stringerla e chiedere di più, un agglomerato di emozioni che non credevo di ritrovare, non adesso, non di certo qui in vacanza a strappi in previsione di un lungo Tour invernale, eppure è accaduto, accade; questo si deve per forza chiamare destino.

Recupero una maglietta bianca dall'armadio, nel mentre qualcuno bussa.
Apro ed è Lei. Un profumo di muschio bianco misto ad orchidea la segue.
Le sorrido lasciandole un casto bacio sulle labbra morbide dal sapore dolciastro ,non mi spingo oltre, rischieremmo di ritardare troppo.
<< Vaniglia?>> , chiedo mentre chiudo la porta a chiave. Annuisce.
<< Ancora un po'..>>, sussurro malizioso, riferendomi al suo burrocacao, mentre mi prendo egoisticamente un nuovo bacio.
<< Andiamo Gian..qualcuno giù ci aspetta>>
Ed ha completamente ragione.

Giovanna's pov

Scendiamo nella hall, incrociamo per caso Diego, tra di noi uno scambio di sguardi, Gian mi tira a sé per un fianco come per proteggermi proprio da lui, come a voler marchiare il suo territorio. Lui ci guarda ha uno sguardo assente, duro e freddo. I suoi occhi sono strani, spenti, non so perché ma ho un brutto presentimento. Scosto lo sguardo mentre Diego dopo un attimo rimasto a fissarci, ci passa accanto senza dire nulla. Non deve e non può dire niente.

Raggiungiamo prima Piero che vediamo seduto sulla poltrona d' ingresso, è al telefono con sua sorella, sentiamo chiamarla per nome e poi Ignazio; ed è quest'ultimo a parlare per primo.
<< Finalmente, tra un po' prenotavo un taxi.>>, dice Ignazio, poi continua,<< Che look rock Giò, niente male direi, nero e argento, un bell'accostamento >>, mi fa l' occhiolino.
Arrossisco.
<< Forza ragazzi. Partiamo. Però guido io, sono il maggiore>>, conviene Piero
<< È no, l' auto è mia, la guido io, non mi fido troppo della tua guida>>, battibecca Gian con Piero, sono molto buffi. Ignazio si avvicina a me con passo sicuro,<< Sta a vedere come cambiano opinione adesso e si ritrovano d' accordo>>.
Il Marsalese prende le chiavi tra le mani di Gian che lo guarda diffidente, apre la portiera con un click, si mette al posto di guida.
<< Forza bellezze! In carrozza!>>, urla dal finestrino, attirandosi sguardi curiosi.
<< Che? >> , Gianluca strabuzza gli occhi.
<< Ok Gian.Guida tu>>, aggiunge in fretta Piero.
<< Ricevuto>> , controbatte Gian per poi avvicinarsi alla portiera, apre:
<< Scendi. Guido io>>, il suo tono è fermo.
<< Eddai! Fammela provare!>>
<< È questo il punto, no, è la mia auto. Scendi>>
<< Uff..>>, mi guarda, << Che ti dicevo?>>
Sorrido alla scena vista, confermo, questi tre sono proprio in sintonia.

Partiamo, sono seduta dietro con Ignazio, Piero ha voluto stare davanti.Guardo distrattamente fuori dal finestrino il mutevole paesaggio, cerco di cogliere sfumature e colori tra il grigio delle nuvole  ma ciò che accolgo è solo un' istantanea sui miei pensieri; sono piuttosto titubante su questo viaggetto, in fondo io e Gian stiamo insieme se così si può dire, da pochissimo tempo e, l' andare dai suoi genitori mi mette ansia. Sono imbarazzata ma al contempo contenta, insicura di questa decisione forse troppo azzardata, o semplicemente sono io che continuo a farmi problemi inesistenti. Mi passo una mano fra i capelli, un gesto meccanico che compio quando rifletto.
<< Tutto bene?>> , chiede Gianluca che dallo specchietto retrovisore deve aver colto il mio turbamento.
<< Si>>, rispondo per monosillabo.
<< Ignazio sta tenendo le mani apposto?>> , domanda Piero ridendo in direzione dell' amico. Ignazio controbatte:
<< No, non sto tenendo le mani apposto, sto rispondendo ad un messaggio>>, si affretta a dire, ed è vero, tutti sorridiamo.

Il viaggio è breve quindici,venti minuti circa, ricordo infatti le tempistiche che Gianluca mi disse, ricordo anche quel che mi ha raccontato, a proposito  di ciò che è accaduto qui tra lui e Marta quando l'ultima volta ha fatto ritorno. Un ricordo strano che fatico a dimenticare nonostante ci siamo chiariti al riguardo, eppure in questo momento mi sento un po' fuori luogo. Gian parcheggia non proprio vicino a casa. Apre la portiera e scendiamo tutti,  io mi guardo attorno con stupore. Il borgo di Montepagano dove il tempo sembra essersi fermato, con le sue pietre, i suoi ciottolati e le sue vie, ricorda un paese fortificato delle fiabe, un posto molto bello, evocativo.
Imbocchiamo una via percorrendo a piedi la distanza che ci separa da casa sua, nel mentre, incrociamo alcune persone che, incuriosite dallo strano quartetto dove io sono la pecora nera, ci fermano, salutano e chiedono di scattare una foto; mi tengo in disparte non voglio interferire. Mi scosto dal gruppetto arretrando cercando di non farmi notare, faccio un cenno a Gian che non mi perde di vista, capisce, annuisce con il capo. Mi ritrovo a pochi metri di distanza da loro. Sulla destra un bar, due ragazze sedute ad una panchina di spalle, sulla sinistra in una via parallela, noto una vista mare pazzesca tra gli antichi archi, mi avvicino. Mi perdo ad ammirare il panorama, i colori scuri e profondi, esso è l'immagine dell'infinito che attira i pensieri e, nel quale gli stessi pensieri vanno a perdersi. In natura credo che esistano tre grandi suoni elementari , il primo è il rumore della pioggia scrosciante, il secondo il rumore del vento in un bosco inesplorato e, il terzo, è l' evocativo suono del mare con le sue onde che si infrangono sulla spiaggia. Li ho sentiti tutti e dei tre, devo dire che il suono del mare è il più incredibile, bello e vario. Sono persa nei miei pensieri ma nel mentre, una voce femminile squilla dietro di me, come a volersi far sentire:
<< Scusa Arianna, ma quella?>>
Subito dopo in risposta, una voce più morbida le fa eco.
<< Quella chi?>>
<< Quella che sta lì alla balaustra.>>
Capisco che parlano di me.
<< Si be', cosa ha di strano?>>
<< Nulla in realtà, ma sono sicura, è lei>>
<< Lei chi?>>, ribatte la voce morbida piuttosto spazientita.
Dei passi intanto mi raggiungono:
<<Chi si rivede, non credo di sbagliarmi, sei tu vero?>>.
Mi volto. 
Una bella ragazza castana con un fisico da modella di Victoria secret's mi guarda con due occhi grandi dalla sfumatura dorata, il viso ovale dai lineamenti sottili, un abito nero a fiori rossi con le spalline sottili:
<<Come scusa?>>, la guardo a mia volta inizialmente confusa, l' ho già vista, ne sono quasi certa. Alzo poi gli occhi verso l' amica poco distante, una moretta niente male dal lungo abito verde che, appena mi vede, si irrigidisce. Ora la riconosco. Ho capito chi è. Torno sulla castana che mi fissa con superiorità.
-Tra tutte le persone che potevo trovare, proprio lei mi doveva capitare?
Stai calma Giò, mantieni la calma-
<< Dalla tua espressione si direbbe che hai capito chi sono.>>, sghignazza.
-Marta -.
Cerco di non mostrare nessuna emozione davanti a lei, ma in questo momento vorrei solo sparire.
<< Senti un po' rock lady>> , il suo tono è arrogante, << Non sono qui per scusarmi con te per il mio palese comportamento da stronza dell' ultima volta, d'altronde mai nessuno si è scusato con me per avermi trattato come pezza per piedi>>, la sua voce è alterata. Non ribatto, capisco l' antifona .
Si avvicina la moretta con passo svelto, mi accenna un sorriso, mette una mano sulla spalla dell'amica:
<< Marta, non esagerare, lasciala stare>>
<< Non ti intromettere Arianna per favore, vorrei solo scambiare due parole con la nuova amichetta del mio ex ragazzo.>> , scosta in malo modo la mano della ragazza.
<< Dico solo che lei non ha colpe. Pensaci.>>
La moretta cerca di mediare, di far ragionare Marta, però a quanto pare lei non vuole sentire.
<< Non preoccuparti, lasciala parlare.>>, dico guardando dapprima Arianna abbozzando un sorriso cortese, poi ritorno seria e mi rivolgo a Marta:
<< Ho un nome anche io.>>, preciso.
<< Non mi interessa saperlo, ma dovresti sapere che ruolo ricopri>>, è sempre più arrogante.
<< Non credo che dovrebbe interessarti in fondo io non so nemmeno chi sei e, questa risposta se non ti spiace, la tengo per me>>. Cerco di tenere la  compostezza, senza scompormi, ma lei da vera vipera insiste.
<< Bacia bene il ragazzo vero? Passionale e caldo, lo ricordo molto bene>>, si atteggia, mi provoca volutamente.
<< Se lo sai, cosa lo chiedi a fare? >>, ribatto acida.
<< Come sei scortese, in fondo vorrei solo metterti in guardia. Ti userà, ti sedurra' e poi ti abbandonerà come un giocattolo rotto vicino al ciglio della strada, sarà così>>, insiste.
<<Io non sono il giocattolo di nessuno. Sai cosa ti manca Marta? Il rispetto per te stessa e per gli altri, ecco perché se ne è andato>>
<< Quanta sicurezza! Non so come abbia scelto te dopo aver avuto me, non vali nemmeno la metà di ciò che sono io, sarai solo la sua amichetta per qualche notte>>
Mi colpisce sul vivo, uno schiaffo dato con forza mi avrebbe certamente fatto meno male. Cerco di resistere, di mantenere la pacatezza, eppure non riesco ad odiarla, comprendo il suo stato d' animo, la delusione, il rimorso, capisco dalle sue parole che lei a suo modo lo ama ancora, come potrebbe essere diversamente visto ciò che sono stati?
<<Badi troppo all'aspetto esteriore Marta, ti fermi al riflesso inviato dallo specchio  quando in realtà dovresti guardare e cercare più a fondo>>, le dico, un consiglio dietro ad un finto velo gentile.
 Interviene Arianna.
<< Stai esagerando Marta. Ti voglio bene ma smettila per favore, ti stai rendendo ridicola>>.
<< No, questa qui deve capire che Gianluca è uno stronzo, un approfittatore, uno che ti usa e getta a suo piacimento e lei viene a  parlarmi di rispetto.>>, mi punta un dito contro, non urla è controllata, ma è chiaro il suo odio nei miei confronti,<< Sarai il suo passatempo estivo, sarai una delle tante che scalda il suo letto, non illuderti!>>. 
Detto ciò si allontana sghignazzando, mentre io mi chiudo in me stessa nel mio antro più buio, davvero sono bastate le sue velenose parole a distruggere la mia autostima?
La osservo mentre distante, mi fissa con due occhi di brace che sono divenuti fessure, un pensiero prende forma nella mia mente, parole che vengono dal cuore ma si mescolano alla razionalità:
<< Sai che ti dico? Non so se tu abbia ragione o meno, non giudico e non ti giudico, ma una cosa te la voglio dire, tu non hai mai capito niente di Gianluca, ti sei semplicemente fermata a Gianluca Ginoble.>>, un mezzo sorriso tirato, mi volto, non voglio credere alle sue parole, mi rifiuto, ma se fossero invece vere? Mi sposto dalla balaustra, nel cielo irrompe un tuono mentre intanto muovo alcuni passi lungo la via, voglio allontanarmi da loro due o meglio, da Marta.
<Senti scusala, si sta facendo pavone ma in realtà credo che questa sia solo una facciata difensiva>> , è la sua amica, lo so che è così, ma mi sento in questo momento incredibilmente sbagliata e fuori luogo. La sensazione che avevo alla partenza non mi abbandona.Mi lascio alle spalle i ragazzi senza avvisarli,  il panorama del mare, le sue riflessioni, le due ragazze ; inizio a camminare cercando solo solitudine.

Mentre procedo, sussulto nel sentire una nuova voce questa volta maschile, uscire da un baretto a lato, mi coglie di sorpresa:
<< Ciao ragazzi, vado, che a giudicare dalla piccola folla che si sta accalcando, devono essere arrivati >>, sicuramente si riferisce ai tre; mi ridesto e senza rendermene conto mi scontro proprio con quella voce. Un urto.
Due braccia mi sorreggono le spalle evitandomi di cadere a terra come una pera.
<< Scusami. Tutto bene?  >>, chiede il ragazzo con un sorriso. Occhiali scuri, capelli scuri, dei tratti famigliari .
<< Si >>, rispondo atona, mentre il suo profumo mi ricorda vagamente Gianluca.

Gianluca's  pov

Era da prevedere l'afflusso di gente  in estate in un pomeriggio festivo, seppur con l' incombenza di un temporale sulle teste, anche se mi aspettavo di trovare più casino. Ci hanno riconosciuti, Giovanna si è defilata dalla folla, si è messa in disparte per non intromettersi. Prima la vedevo oltre il muro di gente, ora non più, dove si sarà cacciata? Montepagano non è enorme, non lo conosce, non sarà troppo lontana, almeno spero.
Tra la folla che chiede foto e autografi si fa strada un ragazzo, jeans strappati, maglietta bianca e maxi camicia a quadri, occhiali scuri, lo riconosco è Ernesto.

Tempo dieci minuti di attesa, la folla si disperde

<< Ciao Gian! Ciao ragazzi! Che bello vedervi>>, Ernesto mi abbraccia forte, quest' estate non sono stato propriamente a casa con la mia famiglia purtroppo, ma ho trovato un pezzo di essa. Giovanna.
<< Vi trovo bene!>> , aggiunge con nota spavalda riferendosi ai miei amici, ha un carattere piuttosto aperto, risalta un sorriso.
Piero e Ignazio lo salutano calorosamente. Tanto lo conoscono, ogni tanto viene con noi in Tour, hanno imparato a convivere con il suo carattere.
<< Che bello vedervi qui>> aggiunge, io ribatto: << E non siamo venuti soli. Volevo presentarti una persona>>
Ernesto mi guarda curioso. 

<< Una ragazza?>> , chiede. Annuisco.
<< Una ragazza.>>, confermano in coro i miei due compari sghignazzando.
<< Quella ragazza?>> , domanda con enfasi.
<< Quella>>, precisano, meglio delle anziane signore di Montepagano.
<< Si quella che mi ha ridato luce>>, Ernesto sorride, ed io rispondo ammettendo i miei sentimenti per Giovanna davanti a tre delle persone più importanti della mia vita.
<< Dov'è?>>, domanda Ernesto.
<<Giusto, dov'è?>>, enfatizza Ignazio, i suoi occhi scuri e profondi trovano i miei.
<< Era poco più avanti, ha voluto evitare la folla>>. Cerco quindi il viso di Giovanna scrutando la via, ma non la trovo.
<< Non capisco...era li...perché si è allontanata?>> 

Nel mentre in cielo un nuovo rombo, le prime gocce di pioggia iniziano a scendere sottili e gelide come spilli.
<< Li dove?>> , chiede Ernesto preoccupato seguito dai ragazzi. In una frazione di secondo mi muovo ma mio fratello mi raggiunge, mi posa una mano sulla spalla, mi trattiene. Cerca di fermarmi, mi blocca 
<< Gianluca non andare avanti. Ci sono Marta e Arianna in piazzetta>>
<< Che?>>, lo guardo stupito.
<< Sono uscito dal solito bar e passando per la via laterale, mi sono imbattuto in loro, non mi hanno visto>> , si affretta a specificare Ernesto.
<< Non é che..>> , Piero mi guarda, un dubbio si insinua in lui, come in me, gli avevo raccontato cosa era accaduto qui l' ultima volta, sa di Marta, Ignazio l' ha saputo in un secondo momento.
<< Che Giovanna abbia incontrato Marta?>>, domanda il marsalese dall'alto della sua statura.
- Che casino!-
Mi volto verso Ernesto, la mente elabora possibilità, il cuore batte ad un ritmo frenetico.
<< Hai visto se con loro c'era una ragazza? Capelli lunghi mossi, castani, occhiali, un look rock , gonna nera e canotta argentata>>
I miei occhi si fissano su mio fratello, è concentrato, sta pensando.
<< Erano sole, però...>>, l' intercalare di Ernesto mi fa capire che c'è dell' altro.
<< Però cosa.>>, insiste Gianluca.
<< Mi sono scontrato con una ragazza, non è che le abbia prestato molta attenzione, aveva lunghi capelli castani e occhiali, l' unico particolare è che profumava di muschio bianco ecco.>>
<<E' lei. È il suo profumo>>. Prendo mio fratello per le spalle , lo scuoto leggermente, sollevato.
<< Ragazzi vado a recuperarla! >> 
<< Cosa farai con Marta se ti vede?>>, mi ricorda Ernesto.
<< Nulla>>. Rispondo secco e deciso.
<< Ti aiutiamo a cercarla.>>. Mi vengono in aiuto Piero e Ignazio.
<< Vi ringrazio, ma non preoccupatevi Montepagano non è Pescara, non sarà troppo lontana. Intanto entrate, sta per scatenarsi un acquazzone.>>. 

Mi allontano da loro, percorro a passo svelto la via.Non ho l' ombrello e, le leggere gocce di pioggia, si fanno più cariche ed intense.Incrocio Marta e Arianna, trovo i loro volti non troppo sorpresi di vedermi e questo mi fa pensare che c'entrino in qualche modo con Giovanna e, il suo allontanamento. Rivolgo loro solo un cenno di cortesia, l' ultima cosa che mi ci vuole è perdere tempo con loro ma soprattutto con i suoi sproloqui. Sento Marta che mi chiama, pronuncia il mio nome, non mi fermo, fingo di non sentire, tiro dritto, devo trovare Giovanna, ma per ora lei non c'è. Una strana angoscia mi prende stringendomi un nodo al petto mentre percorro strade conosciute in cerca del suo viso, devo trovarla prima che il temporale si sfoghi e la trovi per primo.

Giovanna's pov

Ho percorso una via anonima, chissà dove sono finita, ho visto il cielo perdere colore, assumere sfumature antracite, questo cielo è preludio di pioggia ed infatti quelle che prima erano solo sporadiche goccioline, ora si fanno più fitte e scandiscono un ritmo prima inesistente, con me non ho un ombrello. Raggiungo uno spiazzo aperto dove alcune panchine nei pressi di un antico arco in pietra, donano riposo ai viandanti e agli animi inquieti, come il mio. Un lieve sorriso mentre osservo il luogo, - Ancora loro - penso ai ragazzi, penso a Lui, ora riconosco il posto. L' ho già visto in un video. Mi avvicino al parapetto incurante della pioggia. Quelle poche persone presenti mi osservano a tratti incuriosite, a tratti diffidenti, poi si affrettano diversamente da me, a correre ai ripari, in realtà non mi importa di bagnarmi se devo dirla tutta, adoro le giornate di pioggia, adoro questi momenti in cui tutto sembra fermarsi, questo istante sospeso nel tempo, in cui sembra di aver combattuto una battaglia in una guerra personale dall'esito quanto mai incerto; intanto i ricordi riaffiorano, cercano di uscire per prendere aria. Mi sento in questo momento come quei bambini che nella loro ingenua innocenza, giocano con le formine e si ostinano a voler incastrare il quadrato nel cerchio. Alcuni amori son proprio così...questo amore se posso definirlo tale, è così, io sono il quadrato, lui il cerchio, forse sto sbagliando, forse no, sta di fatto che Marta, con le sue velenose parole mi ha turbato. Ha scoperchiato un vaso di pandora fatto di dubbi ed incertezze, memorie di un tempo perduto che non dovevano essere scoperchiate.  Forse la strada giusta la si trova perdendosi, ma io mi sono già persa, mi sono poi ritrovata grazie a lui, a Gianluca ed allora perché sto scappando da lui e, dai miei sentimenti?

La pioggia si tramuta in scroscio, corro verso l' arco cerco un riparo tra i suoi centenari pilastri, mi lascio  scivolare a terra sul terreno rigido e asciutto, porto le ginocchia al petto, abbattuta, in preda ai miei controsensi.

- Perché ho deciso di incasinarmi la vita?-
Non dovevo
- Dove sei Gian?-
Vorrei averti qui per stringerti

Squilla il telefono.
Guardo il numero. Gianluca, rispondo.
<< Tutto bene terremoto? Dove sei finita?>>, chiede, sembra trafelato dal tono, forse sta correndo.
<< Scusami, non lo so di preciso, ma ti lascio un indizio; l' intro di L' Amore si muove, questo lo so >>, gli rispondo fingendo tranquillità. Questo posto è lo stesso in cui hanno girato il video della canzone, è l'unico indizio che poteva essere compreso visto che ho vagato senza meta. Avverto una risata cristallina dall'altro capo, mi sento più rilassata, Lui mi fa stare bene:
 << Come ci sei finita li? Arrivo. Riparati sotto l' arco. >>

Alzo gli occhi al cielo sopra di me spingendo lo sguardo oltre la struttura e l' imponenza dell' arco, il cielo diviene sempre più grigio.  All'orizzonte sopra il mare distante ma visibile, si vedono dei bagliori correre sulle nuvole scure, mi raggiunge un cupo brontolio; in pochi minuti i lampi e i tuoni sono sopra di me. Sono sola qui. Mentre lo aspetto fiduciosa, conto le gocce che si infrangono in una pozzanghera schizzando le gambe nude, il sibilo del vento che passa veloce fa smuovere immagini passate, ritagli di pellicole mai riavvolte completamente. Il passato è passato e deve restare tale. Purtroppo a volte si intreccia al presente alterando il futuro. Nella stessa pozzanghera vedo il mio tremolante riflesso, mi specchio in quell'acqua dalla consistenza pura, vedo i contorni del mio viso, le onde dei miei capelli ricadere morbide sulle spalle, il mio profilo imperfetto, poi penso a Marta, alla sua bellezza, fiera come una leonessa, sempre all' attacco, mai sulla difensiva, tutto l' opposto di me, eppure oggi ci sono io a fianco del ragazzo che lei ama.
Una goccia sfugge al cielo trascinandosi sulla roccia, accolgo la sua gelida consistenza posarsi sul palmo aperto della mia mano, osservo l' istante eterno del mondo attraverso la sua sostanza, attraverso questa goccia di pioggia, convengo che si possono vedere i colori del sole che essa ha catturato nella sua caduta; l' acqua è come noi, lascia scivolare, raccoglie, rimanda, l' acqua ha memoria.

Dei passi frettolosi crepitano nella ghiaia del selciato. Una voce chiama il mio nome.
<< Giovanna!>>
Ed eccolo li, lo vedo sbucare dalla via , un sole senza ombrello. Mi vede a sua volta, corre verso di me, ha sfidato la pioggia scrosciante per raggiungermi, io ancora accovacciata a terra. Non riesco a dire nulla, me lo ritrovo davanti, si inginocchia i suoi occhi verdi mi osservano, le sue mani calde si posano sulle mie spalle fredde. Un mezzo sorriso mentre increspa le labbra:
<< Finalmente ti ho trovata...come un regalo così inatteso, una sorpresa; tu qui per caso...>>, recita una riga di L' amore si muove, abbozzando un motivetto, il mio indizio ha funzionato. Sorride. Uno di quei sorrisi disarmanti e sinceri. Una carezza gentile mi sfiora la guancia, un bacio desiderato dato a fior di labbra; mi sposta alcune ciocche castane incollate sul viso, in risposta gli accarezzo una guancia dove la sua barba accennata mi solletica. Mi fissa per un istante, un istante che si fossilizza nello smeraldo screziato di topazio dei suoi occhi, capisco il suo timore, mi stringe forte nelle sue spalle accoglienti in cui sprofondo, affonda il suo viso tra i miei capelli bagnati, respiro il suo profumo misto alla pioggia che lo bagna. I nostri corpi vicinissimi, entrambi umidi, lo stringo a mia volta fortemente. Non volevo farlo stare in pensiero.
<< Mi dispiace>>, mormoro.
<< Di cosa? >>, sdrammatizza la situazione, il disagio imprevisto che gli ho causato a causa delle mie insicurezze. Si scosta appena da me.
<<Piuttosto, cosa è successo? Perché ti sei allontanata? Raccontami per favore, voglio capire, non come l' ultima volta.>>. Il suo tono è deciso, una punta di rimprovero sul finire della frase so a cosa si riferisce. Diego.
<< Ecco...io...non..>>, fatico ad esprimere liberamente le mie paure, a rivelare le mie fragilità emotive.
<< Gio...per favore.>>, insiste con garbo, tirandomi in piedi, la schiena poggiata alla ruvida roccia, le sue mani strette nelle mie.
<< Mi sono sentita sbagliata e fuori posto>>, dico, dando ancora una volta peso ad ogni singola parola pronunciata da Marta.
<< Come mai?>>, chiede, indagando scuotendo leggermente il capo, poi aggiunge:
<< Marta?>>
Non confermo, ma i miei occhi tradiscono quel nome, se è passato per la mia stessa via, è probabile che si siano incrociati.
 << Cosa ti ha fatto?>>, parla a denti stretti, percepisco il suo nervosismo.
<<Nulla, abbiamo solo parlato>>, mi affretto ad aggiungere.
<< Parlato? Con lei puoi solo ingoiare veleno>>, esordisce, è chiaro il suo riferimento. Scosto il viso per paura di essere fraintesa, per non svelare la mia fragilità. Lui.
<< Qualunque cosa ti abbia detto, è stata solo palese provocazione. La conosco. È subdola e meschina>>, precisa. Lo dice con sicurezza.
<< Forse. Ma lei ti ama ancora>>, gli dico senza mezze misure, pronuncio parole che fanno male al mio cuore.
<< Se davvero mi avesse amato, non si sarebbe comportata così>> , specifica, poi continua:
<< Ti senti fuori posto, fuori dal mondo perché il mondo lo porti dentro; ti senti sbagliata perché in realtà sei troppo vera, troppo trasparente>>
Parole che mi ridestano, che mi danno conforto, ricucendo gli strappi alla mia autostima.
<< Lo pensi davvero?>>, chiedo conferma, non fidandomi ancora una volta delle sue parole.
<< Si. Capisci chi sei.>>. Rafforza la sua convinzione.
Mi tira a sé con più forza, senza farmi male. Una mano stretta ancora nella mia, l' altra scivola sulla base della schiena.
<< Non dubitare mai di ciò che sei. Commetteresti un grave errore, andresti contro te stessa e non è mai la strada giusta>>, mi sussurra piano, in sottofondo il gorgoglio del temporale che ci ha raggiunto.
Gli sorrido con gratitudine.
<< Grazie...per tutto, per ciò che sei, per ciò che mi fai provare>>
Lo guardo negli occhi, fisso quindi le sue labbra, ricambia ed asseconda i miei pensieri
Allento la presa.
Lascio scivolare le mie mani sul suo petto umido di pioggia, la maglietta è diventata una seconda pelle, le lascio scendere piano fino all' altezza dello stomaco. Accosto la bocca alla sua, mordo piano il suo labbro inferiore sfiorandolo appena con i denti, avverto un brivido. Sposto quindi l' attenzione verso il suo collo, lo bacio lieve sotto l' orecchio. Il suo respiro si fa più pesante, più caldo, mi stringe ancor più a se. Cerca le mie labbra, vuole approfondire il bacio, ma nel mentre..
<< Gianluca!>> , una voce spezzata chiama il suo nome sovrastando la pioggia. 
Fermiamo il nostro bacio controvoglia, alzo lo sguardo, resto sorpresa, lui se ne accorge, si volta piano tenendomi stretta; è sorpreso quanto me. Una figura che prima non c'era si erge fiera nella pioggia, risaltando nel suo abito nero a fiori rossi, ci guarda con occhi attoniti, poco dietro Arianna.
<< Marta>> biascico.

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