Capitolo XIX: Baci negati

-Baci uguali non esistono, ogni bacio ha il suo sapore- cit.


Il sole brucia sulle guance arrossate, il vento si infila dentro il vestito e sotto la camicia leggera. Le parole, così come i pensieri, si perdono nelle folate improvvise, i capelli ondeggiano pieni di riflessi improvvisi, le bocche si sfiorano. Siamo esseri così simili da non bastarsi. L'ardore dei baci non mi abbandona per diversi minuti, sono baci che lasciano una scia rovente, un ricordo sulla pelle scottata dal sole.
La gioia di questo nuovo ritrovarsi, di questo riavvicinamento dopo la bufera, mi spinge a sorridere senza apparente motivo, ma il cuore conosce molto bene ciò che cela nelle sue profondità.
Restiamo abbracciati senza parlare; guardiamo il tramonto iniziare a fondersi con il mare; ci lasciamo sfiorare dal vento che non riesce a raffreddare i nostri respiri. Momenti magici da assaporare con cautela. Momenti di fragile cristallo, un inconsapevole legame ci lega, un legame che, potrebbe però incrinarsi a causa di una micro frattura. Restiamo così, persi nei nostri infiniti pensieri, sognando un domani insieme. Forse.

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Rientro in albergo con Gianluca.
Parcheggia l' auto e scendiamo.
<< Siamo quasi in ritardo!>>, se ne esce così, sorrido, consapevole dei motivi di dissidio tra di noi che hanno contribuito ad accumulare minuti di ritardo sull' orologio.
<< Ci aspettavano per le 18.30. Li avviso del ritardo>>
Gian scrive un messaggio a Piero o ad Ignazio, forse ad entrambi, guardo il display del mio cellulare, diverse chiamate e messaggi Whatsapp tra cui Casa, Mara, Marina, Laura e, Francesca; le mie amiche; guardo l' ora: le 18.00.
<< Le 18.30?>> ripeto conscia del ritardo, realizzando che il tempo è tornato a scorrere, << Farò il possibile ma non garantisco. Di solito mi prendo un margine di venti minuti>>. Gianluca mi guarda alzando un sopracciglio piuttosto dubbioso mentre schiaccia invio:
<< Dai che puoi farcela. 30 minuti per prepararti e...se vuoi la schiena te la lavo io>>, mi fa l' occhiolino ed io penso alla sua allettante proposta.
Mi avvicino piano, mi alzo in punta di piedi passandogli le mie mani sull' addome e lo bacio.
<< È un si?>> chiede con malizia, mentre inizia a sbottonarsi la camicia. Lo guardo sorpresa e piuttosto sognante immaginando lui ed io insieme, sotto il getto caldo della doccia, ma il sogno si infrange subito, convengo che non è il momento di questi pensieri lascivi. Lo spingo fuori quasi dalla stanza imbarazzatissima, le guance in fiamme.
<< Gian!!! Vai anche tu a prepararti i trenta minuti sono già scesi a venticinque e....>> dico in tono scherzoso, poi aggiungo, << Abbottonati quella camicia nell'uscire!>>, concludo con una nota gelosa percepibile nel mio tono. Lui sghignazza della mia puntualizzazione ma vedo che è scioccato dalla mia risposta, ma io lo sono di più, scioccata dal suo essere decisamente diretto.
<< Passo da te tra venti minuti allora>>, aggiunge con sguardo dolce da tenero cucciolo indifeso, solo che di indifeso non ha proprio niente.
<< Va bene. Tieni la chiave della stanza allora, è probabile che io sia ancora sotto la doccia.>> preciso. Ma lui non desiste.
<< Arrivo in cinque minuti!>> risponde schietto e decisamente euforico.
<< Vai Gian!>> , gli urlo contro con le guance rosse, non che il pensiero non mi intrighi, anzi, ma non mi sembra il momento. Non ancora almeno.

20 minuti dopo...

Bussano alla porta della mia camera, so chi è.
<< Sono io >>
Faccio per aprire, ma la porta si apre da sé, Gian varca la soglia ed io lo accolgo con un po' di imbarazzo, come non mi era mai accaduto in precedenza, forse perché ho ancora in mente le sue parole di poco fa. Gianluca è qui davanti a me, la prima cosa che vedo non appena entra, sono il suo ciuffo ordinato e, i suoi occhi verdi magnetici, il suo viso dolce mi sorride, ed è elegantissimo; pantaloni scuri, camicia scura, giacca bianca.
<< Ciao Terremoto>>
<< Ciao Gian, caspita che eleganza>>
Gli sorrido.
<< Se per quello non scherzi nemmeno tu>> , esclama complimentandosi, mentre mi squadra ed io avvampo. In realtà non indosso nulla di che penso, ho indossato abbinamenti migliori, ma oggi mi sentivo così, classica ma sbarazzina; pantaloni modello capri a vita alta,fantasia a righe verticali bianche e nere, canotta nera in paillettes, con scollatura piuttosto profonda sul dietro, cerchi d'argento alle orecchie, mancano i sandali neri , gli unici rimasti; a completare il look, borsetta argento posata sul letto, capelli sciolti. Niente di troppo audace o elaborato credo, eppure lui con le sue parole,mi ha fatto sentire la più bella del mondo, una sensazione che avevo purtroppo dimenticato.
Mi volto per recuperare il cellulare da mettere nella borsa, nel mentre, lui chiude la porta dando un giro, sento il blocco, poi posa la chiave che gli avevo lasciato, lo vedo dallo specchio; mi raggiunge da dietro prendendomi per i fianchi tirandomi a sé, corpi a contatto, un contatto che come sempre, mi scatena un brivido; poi con la sua voce calda e sensuale si accosta all'orecchio e mi sussurra:
<<La chiamano legge dell' attrazione perché il dirti: ti sbatterei al muro anche solo quando posi i tuoi occhi su di me, suonava troppo diretto>>
Le parole di Gianluca mi eccitano e, rendono l'idea del momento ed io mi sento come sempre avvampare, i suoi modi seducenti mi attirano, eppure la mia timidezza di base se spinta al limite, prende il sopravvento.
<< Che audacia>> , gli dico sorridendo mentre la mia autostima va da 0 a 100 in un secondo, poi mi volto verso di lui, porto le mie braccia attorno al suo collo, lo guardo negli occhi << ...e comunque, nessuno ti impedisce di farlo.>> , lo stuzzico con malizia, poi lo bacio. Man mano che il bacio si fa profondo, l'atmosfera si scalda e per un attimo ci asteniamo dalla realtà che ci circonda, continuando a perderci nei nostri baci. La sua mano risale la schiena insinuandosi sotto la canotta, scivola sulla pelle nuda fino alla spalla, un tocco delicato che mi inebria. Mentre ci stiamo spingendo forse troppo oltre per il momento, ecco che bussano nuovamente alla porta.
Gianluca mugugna e non risponde subito.
Un altro colpo mentre cerca di ricomporsi.
<< Gian sei pronto?>>
La voce di Piero lo richiama, come se questa fosse la sua camera.
<< Ci siamo>> esordisce ombroso, si scosta da me con malavoglia sistemandosi la giacca, per poi andare ad aprire al mio posto.
<< Avanti signori...due minuti e siamo pronti>> fa la riverenza, prendendo in giro gli amici.
<< Sapevamo che ti avremmo trovato qui.>>
Il primo che vedo è Piero e, non è sorpreso di trovarci qui insieme. Anche lui molto elegante con la camicia bianca e , la giacca scura sopra i jeans attillati nei punti giusti. Sto con Gian, ho gli occhiali ma ci vedo bene, anche Piero merita ed ha un suo perché. Mi guarda sorridendo vistosamente; le parole non servono al momento per descrivere ciò che ai suoi occhi siamo io e Gianluca,non può non notarlo, i nostri sguardi si cercano complici, consapevoli che stavamo andando troppo velocemente e, troppo oltre:
<< Caspita Gio complimenti, stai benissimo, lasciamo qui Gianluca e, ti faccio io da accompagnatore stasera >> , dice avvicinandosi con fare aristocratico tipico del Barone, prendendomi sottobraccio.
Poco dopo sbuca anche Ignazio alla porta, anche lui decisamente niente male con la giacca blu, la camicia scura e i jeans strappati che credo, le ragazze finirebbero di strappargli volentieri; era al telefono, lui è invece più sorpreso di vederci qui; un fischio d' apprezzamento, guarda prima me e poi Gianluca.
<< Stasera sei troppo provocante con quella scollatura sul dietro...>> dice, poi si rivolge a Gianluca, << Per fortuna siamo arrivati altrimenti chissà cosa succedeva tra di voi.>>
Un nuovo scambio di sguardi, un colpo di tosse da parte di Gian, un improvviso sbalzo termico. Ignazio ha capito.
Interviene Gianluca a riportare l' equilibrio in una situazione decisamente destabilizzante, con ancora negli occhi la voglia di appartenerci, estraniandoci da ciò che ci sta attorno.
<< Voi Siculi per cortesia scansatevi, la ragazza sarebbe occupata stasera>> , aggiunge rimarcando le ultime due parole raggiungendomi, mentre si fa spazio tra i due tirandomi con se. Sorrido alla sua velata gelosia, al suo modo di farmi sentire sua, mentre superiamo i ragazzi ed usciamo poi tutti dalla mia stanza.

Piero ed Ignazio sono davanti a noi.Gian mi stringe forte la mano, sa che per stasera non appena scenderemo queste scale, non potrò stringergliela più, almeno non durante la cena e l' aperitivo. Ma è una cosa che già avevo messo in conto. Scendiamo le scale per raggiungere la hall verso la sala bar allestita per l' occasione in piscina. Il cielo è scuro, grosse nuvole si stanno addensando, tira un vento caldo a tratti forte, a tratti debole forse pioverà, speriamo solo che il tempo regga almeno per l'ora dell'aperitivo. A noi si uniscono Barbara e Michele, tutti e due elegantissimi, lei in abito rosso, lui camicia bianca giacca e jeans , entrambe ci aspettavano già all' ingresso:
<< Che look ragazzi!>> commenta Barbara.
<< Non dimentichiamo anche l' eleganza delle signore>> , aggiunge Michele alternando lo sguardo tra Barbara e me. Faccio un cenno del capo lusingata.
Un bacio delicato è quello che arriva da Gian davanti ai quattro presenti, ed io divengo rossa come un gambero sotto lo sguardo divertito di Piero, Ignazio, Michele e Barbara.
<< Quanto sei tenera tesoro con le guance rosse>> , mi dice Barbara quasi materna abbracciandomi.
E qui sprofondo ancora di più. Sulle mie guance in fiamme si potrebbero far cuocere uova.
Tutti e sei ci dirigiamo insieme verso la piscina ma io cerco di non stare troppo vicino a Gian, anche se mi è difficile, potrebbero esserci paparazzi in giro anche se non sono segnalati, ma io non voglio esporlo troppo. Certe cose è meglio che restino private, se saranno rose e, vorrà rendere pubblica la cosa, dovrà farlo solo e soltanto lui.
Più volte durante l'aperitivo, Michele e Barbara incrociano il mio sguardo e scambiano parole, come a proteggermi, come a chiedermi se è tutto ok, sanno cosa vuol dire avere lui accanto e, non poterlo sfiorare, non mostrare quello che proviamo, sanno come posso sentirmi, mi danno supporto, accennano un sorriso, annuisco piano mentre i miei occhi rispondono e, immancabilmente cercano quelli di Gianluca, li trovano, si capiscono, in questo momento tra noi valgono i nostri rumorosi silenzi.
Ignazio intanto mi segue al tavolo del buffet, si accosta a me e mi sussurra piano:
<< Tutto ok bedda?>>, domanda gentile
<< Si. Abbastanza, non sono abituata a questo, ma ..va bene così>>, rispondo pacata accennando un sorriso mentre recupero un panino e lo addento.
<< Stai tranquilla, stai andando bene, rilassati, l' aperitivo e la cena non dureranno in eterno e, poi basta guardare i nuvoloni che stanno arrivando, a breve pioverà e dovremo entrare>>, aggiunge, nel mentre lo vedo sorridere:
<< Che ti ridi Ignazio?>>
<< Rido al fatto che tu nel mordere il panino, ti sia sporcata un angolo della bocca con la maionese...ti da un certo tocco sexy>>
<< Ma dai! Dove?>>, non mi risponde subito, ed io resto confusa , poi lui prende un tovagliolo:
<< Proprio qui..>> mi dice, mentre con tocco gentile mi pulisce dalla maionese.

Gianluca 's pov

Sono in piedi,vicino al bordo piscina, una coppia gentile di anziani, chiede una foto con un vecchio cellulare per la nipote. Non nego la disponibilità, anche perché per certi versi, lui mi ricorda mio nonno; colui che ha reso reale il mio mondo nella musica, scambiamo due parole, mi ringraziano di cuore, poi si allontanano felici, queste sono soddisfazioni, vedere due anziani così felici insieme, così uniti nonostante gli anni. Sorrido.
Senza rendermene davvero conto, alzo il viso in cerca di Lei. Cerco oltre la piscina che ci divide, la figura di Giovanna, la scorgo al tavolo del buffet, riconosco i suoi pantaloni, con lei c'è Ignazio, stanno ridendo. Un senso di gelosia mi prende, memore del loro ballo insieme, ma è una sensazione controllata.
Mentre sono intento a guardarla, si volta, il mio sguardo la chiama e lei risponde. Alzo il calice in segno di brindisi, lei contraccambia complice e, anche Ignazio, Io stesso mi fa l' occhiolino. Poco dopo mi raggiunge Piero, proprio come accadde allora, anche allora Ignazio era con Giovanna.
<< Hai lo sguardo perso...>> , ironizza il narese sulla mia postura rigida, lo sguardo oltre la piscina verso un orizzonte dagli occhi verde mare.
<<Piè mi devo fidare?>>, chiedo con un certo nervosismo sorseggiando il bollicine senza dare spiegazioni.
<< Di Ignazio o di lei? >> , domanda, ha capito il mio turbamento.
<< Di entrambe>>, rispondo di getto, finendo l' ultimo goccio di vino.
Piero: << Perché questo dubbio?>>
Gianluca: <<Non lo so, forse solo un fattore psicologico o forse solo la paura di perderla.>>
Piero: << È successo qualcosa per farti pensare ciò? Prima in camera mi sembravate sulla stessa lunghezza d' onda, anche troppo.>>, precisa. Mi conosce. Conosce i miei momenti di insicurezza, conosce i miei occhi.
<< Marta, Arianna e Giovanna>>, mi affretto a rispondere.
Piero mi prende per una spalla, mi costringe a girarmi verso di lui, ha lo sguardo serio, preoccupato, sbigottito.
<< Minchia Gian. Che hai combinato? >>
<< Nulla di ciò che potresti pensare>>, mi affretto a specificare, poi gli riassumo quello che è accaduto giù alla Riserva e, quello accaduto con Marta in quei di Montepagano.
Piero è contrariato, schifato dal comportamento di Marta, infastidito dalla mia sottile vendetta a suo danno ma, comprende e appoggia nonostante tutto. È arrabbiato con Arianna e, preoccupato per Giovanna
<< Donne...la tua rovina. Marta non ti molla, Arianna che si intromette involontariamente creando problemi, Giovanna che è appena arrivata e già sta nel mezzo. Un triangolo decisamente fastidioso>>, sospira, poi continua:
<< Ho giurato a Giovanna di non dirtelo, ma credo dovresti saperlo, anzi tanto forse lo sai già.>>
<<Sapere cosa Piero?>>, lo guardo serio, cosa sa di lei che io non so?
<< Quella sera al Cocoa Beach, sono uscito per chiamare mia sorella, ma in realtà avevo anche visto uscire Giovanna piuttosto sconvolta dal locale, mentre tu ti intrattenevi con la biondina riccia. Ho parlato con lei e...ti riporto le sue parole, sei la sua contraddizione più grande, ma non voleva che te lo dicessi. A lei piaci, piaci sul serio ma ha paura di fidarsi completamente, non puoi biasimarla Gianluca. Sa chi sei, i giornalisti certo poi, non aiutano, conosce i rischi del mestiere, è pronta a rischiare per te, ma sappi che lei ti chiederà molto ma tu, conoscendoti, quel molto sarai disposto a concederglielo? >>. Conclude voltandosi, richiamato da qualcuno posandomi una mano sulla spalla fraterno, per poi allontanarsi verso colui che ha richiesto la sua presenza, Michele.
Resto qui, in balia dei miei pensieri, le parole di Piero mi hanno in qualche modo destabilizzato, nel mentre vedo Giovanna, mi fissa seria oltre la piscina, forse ha capito che qualcosa mi preoccupa, Ignazio è ancora vicino a lei.

Giovanna 's pov

Questa piscina non mi è mai sembrata così grande come adesso, l' acqua azzurra tremula, ogni tanto si vedono cerchi concentrici increspare la sua superficie, il cielo sta iniziando cauto a far cadere la sua rugiada. C' è proprio questa piscina tra me e Gianluca, un ostacolo che devo aggirare se voglio arrivare da lui, è ancora il destino a volermi dire qualcosa?
Mi perdo nel suo sguardo lontano ma vicino, chissà quanti altri ostacoli dovrò aggirare o superare per poter stare davvero con lui. Sospiro. Lo osservo dall'altra parte, come se questa piscina fosse impalpabile muro, stava parlando con Piero poco fa, ora è solo e i nostri sguardi si incrociano.Ancora.
Mi sembra serio, turbato, chissà di cosa stavano parlando mentre io sono qui a farmi pulire dalla maionese da Ignazio.
<< Vuoi da bere? Alcolico o analcolico?>> , mi chiede il marsalese.
<< Alcolico. Preferisco. Grazie>>, aggiungo distrattamente mentre continuo a fissare Gianluca. Ignazio si accorge di questo atteggiamento, mi regala un mezzo sorriso.
<< Dai...andiamo da lui...>> mi sussurra gentile, << ...prima che decida di venire qui a riprenderti.>> Avvampo.
<< Riprendermi dici? >> sorrido al suo pensiero, se davvero Gianluca è sincero , credo che ne sarebbe capace.
<< Sta già arrivando>>, aggiunge Ignazio indicandolo con un cenno del capo.

Ci avviamo verso la nostra meta, portando con noi due piatti decisamente ricchi, a metà strada però incontriamo Diego, Gian intanto è stato bloccato da un ragazzo.
Diego si ferma proprio davanti a noi, vuole farsi vedere, vuole essere visto. Uno scambio di sguardi, non un saluto, non un sorriso, solo silenzio ed è serio. In questo momento mi tornano alla mente le sue parole, un mezzo sorriso di circostanza, giusto per gentilezza, poi scosto lo sguardo da lui, lo oltrepasso senza aggiungere altro. Mentre gli passo accanto mi prende per un braccio, senza farmi male, mi trattiene, sento il suo respiro sul collo mentre si abbassa:
<< Devo parlarti>>, mi dice.
Ignazio lo squadra serio.
<< Non ho nulla da dirti, l' avrei già fatto>> ,rispondo senza troppi problemi, so di cosa vorrebbe parlare ma è il caso che non lo faccia.
Diego non demorde.
<< Lo so...per favore..>> continua, stringendo la presa.
<< Lasciami per piacere>>, ordino.
<< Solo cinque minuti>>, insiste.
Qui interviene Ignazio:
<< Mi sembra di aver capito che non vuole parlarti. Lasciala.>>, il suo tono è imperioso.
Diego: << Potresti stanne fuori? Grazie. Ho un discorso in sospeso con lei>>
Ignazio: <<Un discorso che non vuole essere affrontato mi sembra>>
Intervengo io, lo sguardo di fuoco.
<< Lascia stare Ignazio, non insistere. Adesso ci lascia andare>> strattono il mio braccio, Diego lascia la presa infastidito. Ci allontaniamo così, senza aggiungere altro. Non mi volto e riprendiamo il nostro percorso.
Ignazio: << Si può sapere cosa vuole quel ballerino?>>
Gio: << Un confronto. Un confronto che non serve avere, potrebbe uscirne ferito>>

Raggiungiamo Gianluca che a sua volta ci stava venendo incontro prima di essere fermato.Si avvicina serio guardandomi negli occhi, carezzandomi le braccia nude con entrambe le mani, il contatto dura purtroppo solo la durata di un attimo prima di cedere con un sospiro, lo accetto come compromesso anche se vorrei solo gettarmi al suo collo, dalla sua posizione ha visto sicuramente tutta la scena.
<< Tutto ok terremoto?>> chiede, io annuisco poi si rivolge all'amico.
<< Grazie Ignazio>>, Ignazio sorride e poi risponde:
<< Ha fatto tutto lei>>, la tensione si scioglie, da cavaliere Gianluca mi cede il passo, ad una distanza minima, procedo con i due , nel mentre due ragazze bionde e slanciate si avvicinano per chiedere una foto.
<< Guarda un po' chi arriva. Forse stasera rimedio un dopo cena interessante>> , ci fa l' occhiolino. Scuoto il capo. Ignazio non si smentisce, ma le due fermano anche Gianluca e chiedono di Piero. Ignazio e Gian si concedono all'obbiettivo, ma io me ne sto in disparte e proseguo verso Piero per segnalare la richiesta delle due bellezze, lo trovo con Michele.
<< Scusate il disturbo>> dico, richiamando la loro attenzione, << Due belle bionde, chiedono la presenza di Piero assieme a Gianluca e Ignazio se possibile>>, accenno un timido sorriso.
<< Nessun disturbo, non per me>>, scherza Michele.
<< Bionde chiamano e Barone risponde. Non che le castane , le rosse o le more siano brutte ne...>>, mi fa l' occhiolino per poi raggiungere gli amici. Lo osservo divertita e, come me anche Michele.
<< Mi permette una cosa signor Torpedine?>>
<< Ripeto. Michele, chiamami solo per nome e dammi del tu, preferisco>>
<< Secondo me tra i tre, Piero è quello che in silenzio si diverte di più>>
<< Occhio clinico mia cara...secondo me hai ragione e, penso di conoscerlo almeno un pochino>> ridiamo insieme.
Alzo intanto il viso, il vento si è alzato, guardo il fazzoletto di cielo sopra di noi con l' intento di cercare qualche brandello di azzurro tra il grigiore, ma mi accorgo che lì, nel punto dove è più nero, le nuvole si accalcano con una rapidità sorprendente, si gonfiano e si allargano, avanzano con fare minaccioso e mentre procedono, i colori cambiano, tutto diventa monocromatico, ora tutto appare come una vecchia fotografia in bianco e nero. Inizia a piovere.

L' aperitivo è andato. In fretta e furia, tutti si precipitano verso la sala interna, un caos ben gestito comunque. I ragazzi corrono, accompagnano le due bionde, mi raggiungono e Gian tra la folla, mi prende per mano per condurmi dentro con lui, nessuno si è accorto del suo gesto, tutti intenti ad affrettarsi per sfuggire alla pioggia che adesso si è fatta più fitta. Mi stringe la mano, si accosta a me e mi sussurra :
<< Ovunque sei, è vicinissimo>> , una frase molto dolce, seguita da un sorriso tratta dal testo della loro canzone, quanto vorrei stringerlo forte senza pensare alle possibili conseguenze, accantono il pensiero per il momento, adesso è ora di cena.
Lascia la presa, resto al suo fianco, accanto a me c'è Barbara che ci conduce al tavolo rotondo piuttosto appartato rispetto agli altri. Mi siedo tra Gianluca e Michele. Ogni tanto la mano di Gian scivola sotto la tovaglia in cerca della mia. Un tocco rapido e gentile come a dirmi, io ci sono.
La cena prosegue bene tra risate, discorsi di un certo livello musicale in cui io non ci capisco un gran che, racconti ed aneddoti della loro vita fatta di concerti, ospitate e poca privacy, in una continua rincorsa di aerei, treni, pullman e taxi, per raggiungere i più prestigiosi palchi del mondo. Nessun accenno per fortuna al nostro rapporto, in fondo siamo solo agli inizi, tante promesse, tante speranze, uno sguardo al futuro e, chissà se la strada sarà quella giusta per entrambe.
Verso le 21 al nostro tavolo, ci raggiunge un amico di Michele, vorrebbe parlare con lui e i ragazzi di un progetto. Il discorso inizia, capisco che si prolungherà' per un po', quindi scusandomi, sposto la sedia, guardo Gianluca, poi i ragazzi, lo invito a sedersi mentre mi alzo cedendogli il posto, Michele dice che non è un problema e che posso restare, ne avranno per una mezz'ora massimo, ma io preferisco lasciare il loro lavoro a loro che lo sanno fare bene; io riuscirei ad ascoltare con una certa confusione.
Saluto l' uomo, un discografico di cui adesso mi sfugge il nome, che contraccambia ringraziandomi, senza fare domande. Avviso i presenti- in particolare Gianluca - che vado fuori, nella terrazza adiacente che costeggia la sala ristorante vista mare, dove ci sono dei tavolini e alcuni divanetti ; ha smesso di piovere ed ho voglia di restare con i miei pensieri, quando avrà finito, mi raggiungerà li se vorrà.

Esco, respiro l' umidità della sera, i ragazzi stanno parlando con un pezzo grosso della musica, non è il caso che stia li, in fondo è la loro vita questa, la musica. Fuori l' aria è fresca, l' odore di umido e salsedine inebria l' aria, un profumo di fine estate che prelude ad un nuovo imminente autunno, pochissima gente fuori dopo l' acquazzone, giusto due o tre ragazzi e, una coppia felice seduta sul fondo, lei in braccio a lui, liberi di viversi, in questo momento li invidio tantissimo, anche a me piacerebbe vivere questo rapporto appena nato fino in fondo, eppure lo sapevo che con lui sarebbe stato così, inutile sperare nell'impossibile. Intanto mi avvicino alla balaustra bianca ancora bagnata, mi sposto sulla sinistra, sono più riparata dal venticello grazie al muro di pietre a lato. Alzo lo sguardo davanti a me, osservo il cielo scuro in cui le nuvole grazie al vento, stanno galoppando via riportando sprazzi di blu, dietro di me avverto dei passi.Non è lui, non è il suo profumo, quello che indossa lascia sempre una scia che arriva prima di lui. Sento che dietro di me il vento si è calmato, vedo un' ombra proiettata sul corrimano della balaustra dalla luce ambrata delle lanterne esterne.Mi volto, una mano trattiene la sbarra, ritrovo Diego.
<< Ancora tu.>> , osservo senza mostrare interesse
<< Ancora io. >> dice, accostandosi a me mettendosi speculare alla mia figura, poi continua:
Diego: <<Ero qua prima di te. Non ti ho seguito se questo è quel che pensi>>.
Gio: << Non l' ho pensato. Non saresti così pazzo>>
Diego: << Serve essere pazzi per seguirti?>> , sorride.
Gio: << Abbastanza. Non sono un tipo di ragazza che viene seguita spesso>>
Diego: << Non direi, forse non lo noti ma, lasci il segno>>
Non dico nulla, mi volto verso il mare, non replico, mi limito a perdermi tra i flutti distanti delle onde.
Diego: << Senti ma, tu e Gianluca...>>
Gio: << Sono cose che non dovrebbero riguardarti, te lo ripeto>>
Diego: << Voglio solo sapere se posso essere considerato da te>>
Ritorno con lo sguardo su di lui.
Gio: << Non nel modo in cui vorresti.>> , chiara, schietta, senza mezze misure. So che un rifiuto può far male, ferisce come un taglio nel sale, brucia, soprattutto perché nulla potrebbe cambiare la risposta.
Diego: << Nel tuo cuore hai Gianluca vero? Era a lui che pensavi su quel palco quando ballavi con me? >>, chiede. Diretto.
Non rispondo, non voglio rispondere, il discorso che stiamo affrontando è solo il nostro, non voglio che venga coinvolto qualcuno di esterno, tanto meno Gianluca.
Mi prende per un polso.
Gio: << Cosa vuoi Diego? Lasciami andare.>>
Diego: << È vero che non so molto di te, è vero che abbiamo condiviso poco, ma sei stata un colpo di fulmine. Voglio solo risposte. Me le devi e poi sparirò'.>>, la sua voce è spezzata. Soffre. Le sue parole mi colpiscono. Non sono abituata ad essere coinvolta in questi strani triangoli amorosi, ed in questa vacanza mi sta capitando di tutto.
Gio: << Mettiti il cuore in pace Diego. Il mio cuore appartiene già a qualcuno e, quel qualcuno non sei tu.>>
Noto una strana scintilla nei suoi occhi, la presa sul mio polso si fa più forte. Non ha gradito il rifiuto.
Diego: << Vedrai...ti userà e poi ti abbandonerà, quelli come lui fanno così>>, il suo tono è duro.
Gio: << Tu non sai niente, quelli come lui invece, proprio perché sanno chi sono, potrebbero essere capaci di sentimenti più nobili di altri.>>
Diego: << Sogni e illusioni bambina>> sogghigna malefico.
Gio: << Altri hanno giocato con i miei sentimenti e, non erano famosi. Non giudicare chi non conosci!>>
Mi strattona, mi attira a se.
Diego: << Vedrai, ti scotterai giocando con il fuoco>>, la voce seria a tratti macabra.
Gio: << Ti ho detto di lasciarmi>>, alzo il tono, ma nessuno può sentire, chi c' era qui ora è rientrato. Mi prende l' altro polso, mi spinge con forza contro il muro mentre cerco di sciogliere la presa, faccio per urlare ma le labbra di Diego smorzano il respiro mentre il suo corpo mi schiaccia

Gianluca 's pov - contemporaneamente a Giovanna

Gli accordi sono stati presi. Un nuovo in-store e un mini tour programmati per l' anno 2020.
Bevo un caffè con i ragazzi, mentre Michele e Barbara definiscono le ultime cose prima di raggiungere Giovanna in terrazza. Prima la vedevo attraverso il vetro ora non più.
Proprio dalla terrazza vedo entrare una coppia di giovani mano nella mano, li guardo ed intanto, inizio a fantasticare sul futuro, chissà se anche noi due saremo così felici, poco dopo quei due giovani si mettono a parlare, non posso non sentirli, non c'è più nessuno nella sala a parte noi:
<< Hai visto quei due? Stavano litigando pesantemente per qualcosa>> dice il ragazzo.
<< Per me c' era di mezzo una terza persona..>>, aggiunge lei.
<< Poverina lei. Quello mi sa che non è contento del due di picche>>
<< Lasciali stare, meglio non intromettersi>>
Anche Piero ed Ignazio hanno sentito la conversazione. Non so perché mi sento inquieto.
<< Dov'è Giovanna?>> domando ai due in tono basso.
<< Perché? Ha detto che stava in terrazza. Sarà ancora li. >>, risponde Ignazio mantenendo il tono.
<< Prima si riusciva a vederla, era proprio di fronte, si sarà spostata>> risponde Piero convinto senza farsi troppi problemi.
Alzo lo sguardo, nel riflesso del vetro dello specchio sulla parete, si vede uno scorcio della terrazza di fuori, ma lei non c'è.
Mi sento stranamente nervoso, non riesco a tenere la posizione per più di un minuto.
<< Ragazzi siete liberi. Tutto pronto>> , riferisce Michele soddisfatto.
<< Perfetto. Grazie>> esordisce Piero.
Salutiamo il discografico, avvisiamo che noi andiamo in terrazza, Barbara Michele e, l' uomo, salutano a loro volta e si avviano fuori dalla sala ristorante dopo averci dato appuntamento per domani mattina.
Tutti e tre ci avviamo verso la terrazza.
Esco per primo varcando la soglia, il clima fresco mi accoglie, si sente nell' aria ancora il profumo della pioggia. Cerco Giovanna , i miei occhi saettano da un capo all' altro della terrazza, ma la trovo solo guardando sulla sinistra. Strabuzzo gli occhi, sbalordito dalla scena che trovo.
Gio: << Ti ho detto di lasciarmi>>, qualcuno la spinge con forza contro il muro mentre lei cerca di sciogliere la presa, cerca di urlare ma le labbra del ragazzo che, riconosco essere Diego, la mettono a tacere, corpo contro corpo le braccia bloccate, agisco d'impulso. Di solito l'istinto sa quel che devi fare molto prima di quanto occorra alla tua mente per capirlo, scatto verso i due. Ignazio e Piero mi seguono.
<< Porca puttana>> ,esordisce Piero perdendo la sua compostezza.
<< Il confronto cazzo!>>, aggiunge Ignazio alludendo a qualcosa.
Prendo alle spalle il ragazzo. Lo allontano con forza da lei. La presa si scioglie, carico un destro e gli sferro un pugno in pieno stomaco , Diego si piega in due e sogghigna, occhi come fessure mentre si passa una mano sul viso ad asciugare la saliva, ma non cerca di difendersi.
Ignazio raggiunge Giovanna è visibilmente scossa. Faccio per colpirlo anche in viso ma Piero ferma il mio braccio.
<< Fermati Gian>>
Diego mi guarda.
Abbasso il braccio.
Ha gli occhi fissi e lucidi.
<< Ecco la risposta che volevo.>>, si passa una mano tra i capelli mentre con un braccio abbraccio Giovanna, la sento tremare stretta nella mia presa. Diego mantiene una certa distanza, poi si rivolge a lei.
<< Scusami, perdonami, non so cosa mi sia preso, volevo solo essere convinto forse, di ciò che pensavo, volevo solo....>>, smorza i toni,è consapevole della cazzata fatta. Giovanna si stacca da me, si porta davanti al ragazzo, uno schiaffo in pieno viso è la risposta di lei, poi aggiunge:
<< Non serviva arrivare a certi comportamenti, soprattutto quando già conoscevi la risposta!>> , gli si rivolge con rabbia dopo aver riacquistato un po' di sicurezza. Risposta? Cosa vuol dire?
<< Lo so...me lo sono meritato questo pugno. Mi scuso anche con te>> mi guarda con sguardo colpevole, << Sei un ragazzo fortunato Ginoble e lei non ha tradito la tua fiducia, è stata tutta colpa mia, ti ha difeso a spada tratta>>
Ignazio si avvicina a Diego:
<< Sapevi benissimo che non voleva questo confronto, non voleva ferirti eppure hai insistito perché?>>
<< Perché lei mi piace, mi è bastato quel tango per inquadrare carattere e temperamento, la sua riservatezza, la sua timidezza, il suo non mettersi in mostra quando avrebbe potuto ,sono consapevole della stronzata fatta ma... è stato più forte di me>>
Ascolto le sue parole, capisco il desiderio, un demone che consuma, è quello che provo io ogni volta che l' ho vicina, ecco il perché della mia paura. Piero mi guarda, annuisce appena, ha capito che ho ripensato al nostro discorso.
<< Se non arrivavamo cosa combinavi?>>, domanda Piero con tono fermo.
<< Non quello che potresti pensare. Non sono un maniaco>> , si affretta a puntualizzare.
<< Vattene Diego. Non avresti dovuto cadere così in basso>>, ringhio.

Se ne va così, sparisce mescolandosi con le ombre nere della sera, strascicando il passo stanco, consapevole che con lei, ha toccato il punto di non ritorno.

Guardo Giovanna, le accarezzo il viso, le scosto i capelli.
<< Stai ..bene?>> , domando titubante mentre le prendo le mani, sui polsi i lividi rossi della stretta. Una cieca rabbia mi prende.
Annuisce.
La stringo forte, non vorrei lasciarla andare, le lascio un bacio sui capelli che profumano di cocco.
<< Perché non mi hai detto che Diego ti importunava?>>, chiedo.
Mi guarda, a tratti smarrita a tratti impaurita. I suoi occhi cercano i miei ed io sprofondo nel suo mare.
<< Non volevo coinvolgerti.>>


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