Capitolo XIII: Quando sboccia un sentimento...
-Il mare presta la voce al vento, ma i sussurri li tiene segreti. E sono gocce di orizzonti nascoste dentro le conchiglie.- Cit.
Ho il cuore a mille.
In testa ancora la breve telefonata con Gian e quel - aspettami per favore, passo io a prenderti - queste parole che sanno di appuntamento.
Non so perché mi sento così, o meglio...chi voglio ingannare... so fin troppo bene il perché.
Sospiro guardandomi allo specchio mentre mi stringo nelle spalle, ci sto cascando ancora. Che senso ha credere in certi sentimenti quando so che questi sono impossibili?
Certi comportamenti di Gianluca mi fanno pensare che forse qualcosa da parte sua potrebbe esserci, eppure ho paura, paura di avere certezza di questo dubbio. Volevo cercare un finale perfetto per mettere fine al mio rimuginare sul passato, ma ad oggi ho imparato nel modo più duro possibile che alcune poesie non hanno rime, che alcune storie non hanno un vero inizio, un centro e un finale chiaro. La vita ci mette di fronte al non sapere cosa aspettarsi, il dover cambiare per sbrogliare le matasse diventate troppo strette, ci dice di vivere il momento e prenderne il meglio senza sapere cosa succederà dopo, ho solo una perplessità: e se fosse proprio quel dopo a fare più male?
Apro la valigia, prendo due vestiti, uno rosso e uno blu; il rosso è il colore della passione, dell'energia mentale e fisica, mentre il blu è simbolo di armonia ed equilibrio, nonché di calma, ha la facoltà di rilassare portando equilibrio nello squilibrio della sfera emotiva, opterei per il blu, ho bisogno di equilibrio, un equilibrio che, per colpa di Gianluca è sempre più precario.
Mi faccio una doccia veloce, mi preparo.
Gianluca's pov
Sono solo nel silenzio della mia stanza, un silenzio che da solo dice più di mille parole. Mi faccio schifo per quel che ho fatto a Marta, sono stato un palese stronzo, ma non ho nessun rimpianto e nemmeno devo giustificazione, so solo che ho voluto ripagarla con la stessa moneta e così ho fatto, così ho ottenuto ciò che volevo e, nonostante la bassezza del mio gesto sono contento di averlo fatto, non senza sensi di colpa certo, ma se l'è meritato, se ancora avevo qualche dubbio, è bastato vedere come si è presentata alla porta, è bastato capire i suoi gesti per trovare certezza nel dubbio. Zoccola era e zoccola resta.
Mi alzo dal letto, una doccia veloce, indosso una maglietta bianca, pantaloni scuri abbinati ad una giacca elegante ma casual, nulla di esagerato, sono quasi le 21, i ragazzi ci aspettano. Esco dalla mia stanza, due camere più in la c'è lei.
Mi avvicino, busso e mi sento nervoso.
Ed è lei che mi scatena ciò.
"Avanti"
Apro piano la porta.
Ho voglia davvero di vederla.
"Due minuti e sono da te" dice, è di spalle.
Entro, richiudo la porta e ciò che mi ritrovo davanti è qualcosa che non mi aspetto. Sono poggiato alla parete del corridoio d'ingresso alla camera, resto a fissarla nel riflesso dello specchio , sta finendo di sistemarsi i capelli ancora umidi sciolti sulle spalle, la vedo così bella, così seducente nella sua semplicità, così uguale alla gente comune, così diversa dalle solite ragazze, devo dire che l'abito blu ne risalta le forme; avrei voglia di baciarla di nuovo consapevole ancora di ciò che potrei scatenare, probabilmente un sonoro schiaffo, ma non vorrei fosse un bacio di quelli dove uno vuole prendersi tutto dell'altro, penserei di più ad un bacio lento leggero, abbastanza lungo da poter sentire il sapore della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra , quel tanto che basta per sentirla mia per un attimo.
Si volta, i suoi occhi azzurri illuminati dal mascara dietro le lenti mi guardano, mi sorridono:
"Ciao Gianluca".
"Ciao Terremoto" rispondo dolce, restando sulla porta rapito inconsapevolmente dalla sua figura.
"Hai trovato le tue risposte?", chiede sorridendo.
"Ho trovato un senso, ma non so se sia logico..." resto vago, ciò che mi sta capitando è illogico, contrario al comune buon senso, assurdo e, mi capita solo con lei. Lei che quasi nemmeno conosco. Lei che però ha saputo entrarmi dentro senza far rumore, lasciando al suo passaggio una scia che ha la forma della sua stessa ombra.
"Cosa c'è? ", chiede vistosamente imbarazzata forse dal mio sguardo troppo insistente.
"Nulla, ti guardavo. Il blu ti dona sai?", potrei dirle sei bellissima, ma sarebbe un complimento già utilizzato troppe volte e lei non fa parte delle -troppe volte -.
"Grazie e... tu sei perfetto", aggiunge con tono dolce.
"Diciamo che ho un certo gusto nel vestire", ironizzo.
"Troppo sicuro di te Gianluca, anche se devo darti ragione, ma non abituartici". Gesticola con le mani, mi stuzzica e poi mi smonta, credo che non riuscirò mai a capirla fino in fondo.
Ridiamo tutti e due. Recupera la piccola tracolla in tinta con i sandali e insieme usciamo. Per la prima volta ci stiamo recando in un posto da soli, insieme.
Giovanna's pov
Raggiungiamo il locale dopo circa venti minuti perdendoci tra una chiacchiera e l'altra, parliamo di tutto e scherziamo, ad un certo punto mi rendo conto anche di averlo preso sottobraccio, non so da quanti minuti lo stringo, sta di fatto che mi stacco in preda ad una mezza crisi di panico.
"Guarda che non mordo".
Mi dice sogghignando, ed io come ogni volta che mi parla con il suo tono caldo, divento un peperone.
"Magari ti da fastidio", rispondo.
"Sai Giò qual' è il tuo problema? Che ti fai troppi problemi. Se mi dava fastidio, mi sarei scostato io dal tuo braccio".
"Sapessi il perché mi faccio certi problemi", sussurro. Si nota una certa impacciata sicurezza, ma do voce ad pensiero improvviso e lui mi squadra curioso.
"Dimmelo...fammi capire", è dolce. Ci fermiamo fronte mare, siamo ancora a braccetto, mi alza il viso con la mano libera, mi guarda, occhi negli occhi e con il suo magnetismo mi sa scavare dentro, ma ciò che provo non deve uscire.
"Non è così semplice spiegartelo", dalla mia voce si capisce, ma faccio veramente fatica a dirlo. E per volere o per fortuna, ecco qualcuno.
"Eccovi qua. Che fine avevate fatto? È mezz'ora che Piero ti chiama Gian". La voce di Ignazio ci raggiunge.
"Si..scusa...non avevo la suoneria", risponde colpevole. Ignazio ci osserva, ha capito che forse ha interrotto qualcosa, infatti...
"Ho per caso interrotto qualcosa?"
Sono io questa volta a rispondere grata a Boschetto che ha avuto un tempismo perfetto per avermi tirato fuori dai guai in cui mi stavo cacciando.
"Stavamo solo parlando, non hai interrotto nulla" - Anzi si, lo hai fatto ma va bene così.-
Entriamo e Gian è in silenzio.
"Tutto bene?"
"Si...si..certo", mi sorride mordendosi il labbro inferiore, ma si capisce che tra di noi il discorso non è propriamente finito.
"Parliamo dopo Giò".
La sua presa di posizione mi coglie impreparata, mi prende per mano e mi conduce dietro ad Ignazio, portandomi dove ci sono Piero, due ragazze e tre ragazzi. Riconosco Eraldo e Giuseppe dalle foto che posta Gianluca sui social, poi l'altro no, la bionda e la castana non credo di averle mai viste. Siamo in 9. Il nostro tavolo è vicino alla pista da ballo.
"Ciao! Se devi lamentarti del tavolo fallo con Piero ed Ignazio, sono loro ad aver insistito per questa posizione", dice il terzo ragazzo che in seguito scopro chiamarsi Stefano.
"Nessuna lamentela, adoro ballare". Gianluca mi stringe forte la mano, come a dirmi, mi fido di te, si ma, per cosa? Poi la lascia e va a salutare. Mi presenta a tutti e questa cosa mi rende felice.
Parliamo del più e del meno, una compagnia simpatica, anche le ragazze.
"Ti ricordo che mi devi un ballo", esordisce Ignazio.
"Quando vuoi".
E Gianluca: "Cos'è questa storia?", sembra indispettito, poi aggiunge, "Comunque le promesse soprattutto se fatte a Ignazio, è giusto che vengano mantenute"
"Ovviamente", ribatte il marsalese fiero.
Intanto la musica parte ed io nel mio abito blu mono spalla con lo scollo decorato con balze sento il ritmo scorrermi nelle vene.
Ho voglia di muovermi, ho voglia di ballare.
Al tavolo si avvicina un animatore, chiede a me e alle altre due ragazze chi delle tre vuole ballare, Rebecca, la moretta dice che passa, Monica la biondina dice che non sa ballare, io non dico nulla, ma Piero indica me.
"Ti va?", chiede il ragazzo.
"Mi andrebbe sì, ma a dire il vero avrei un invito in sospeso", guardo Ignazio, i suoi occhi scuri si illuminano.
"Vai", mi dice, poi guarda l'animatore "Il prossimo giro però è mia" precisa. Noto uno scambio di sguardi con Gianluca. Gianluca mi guarda a sua volta, ma non capisco la durezza nei suoi occhi, poi aggiunge:
"Sa ballare bene...godiamoci lo spettacolo" dice, rivolgendosi agli amici, mentre io con un sorriso accolgo l'invito dell'animatore. Mentre raggiungo la pista, noto che gli otto rimasti al tavolo stanno parlando e, ogni tanto mi guardano. La musica è partita, una salsa molto romantica e lenta, cerco di prendere il tempo e non appena prendo il passo, partiamo.
Gianluca 's pov
Non so se ora mi sento così perchè dopo oggi pomeriggio mi sento finalmente slegato da Marta, non so se è così perché dopo aver liberato la mente, ora riesco a concentrarmi meglio sul presente, ma stasera sono davvero felice, felice che ci siano i miei amici, felice che sia venuta anche lei e stasera è davvero affascinante nella sua semplicità...anche troppo. La vedo volteggiare su questa pista, vedo le mani dell'animatore guidare abili il suo corpo che risponde ai comandi, ecco di nuovo un'accenno di gelosia, so che sta solo ballando e sa farlo molto bene, ma lei mi piace e certi tocchi che non sono i miei, mi disturbano.
Eraldo: "Allora è lei la ragazza di cui mi parlavi".
Gian: "Si, mi attira moltissimo".
Rebecca: "Assieme state bene, si vede che ti piace, basta vedere i tuoi occhi".
Ignazio: "Ginoble è innamorato"
Gian: "Non esagerare Igna'... la conosco da poco".
Piero: "Vero, su questo non ci piove ma ammetti che è spesso nei tuoi pensieri".
Gian: "La penso spesso si, ma spesso lei è sfuggente, a volte sembra abbia paura, a volte potrei pensare di piacerle".
Giuseppe:"Chiediglielo così chiarisci il dubbio".
Monica:"Giuseppe ha ragione, altrimenti qualcuno potrebbe arrivare prima di te"
Stefano: "Se ti piace diglielo".
Insistono i ragazzi sulla questione e vedo Stefano che guarda Monica con insistenza, mi sa che anche lui è nella mia stessa situazione.
I miei occhi sono fissi sulla pista, seguo la mia dama - mia solo in senso figurato purtroppo-; la vedo danzare, è elegante nei modi, nei gesti ed è dannatamente espressiva, anche i nostri amici ne restano rapiti. Quando balla la noti eccome. Passi perfettamente allineati scanditi nel tempo, lui che la muove a suo piacimento, lei che lo segue quasi fosse il prolungamento del suo braccio, sono molto belli da vedere mentre ballano e, questa cosa non mi piace, fatico a digerirla.
La musica finisce, il ballo si chiude, il ballerino le fa un baciamano come a ringraziarla, mentre raggiunge il tavolo viene fermata da un ragazzo che a quanto pare vuole ballare con lei, declina a quanto capisco e torna da noi, si siede accanto a me.
"Caspita, te la cavi proprio in fatto di ballo", si complimenta Eraldo.
"Ballo da tanti anni, fino ad un anno fa gareggiavo, ho fatto anche i campionati nazionali di danze latino americane nella mia categoria l'anno scorso; sono riuscita anche ad accedere alla fase finale a dieci, mi sono poi piazzata sesta ma, va bene così"
Chiarisce, spiegandoci il perché di tale bravura, allora aggiungo:
"Perché hai smesso allora?", chiedo con un certo interesse.
Mi guarda, ruota il viso verso di me, ha un'espressione seria, forse ho sbagliato a chiederle ciò:
"Non ho smesso di ballare, semplicemente ho smesso di gareggiare", chiude così il discorso, un'ombra attraversa il suo viso, vorrei approfondire ma forse qui non è il caso, ed infatti abbassa gli occhi, come se la mia domanda le avesse rammentato qualcosa.
"Ordiniamo da bere?", è Giuseppe a ridare tono al momento.
Tutti accolgono l' idea.
Giovanna pov's
La musica riprende a scorrere. Dalle canzoni lente si passa a quelle più ritmate, un bel susseguirsi di suoni, clave , tamburi, melodie che prendono. Poi è il momento della bachata.
Ignazio si alza, mi si avvicina:
"Riscuoto quel che devo" esordisce fiero, facendomi l'occhiolino e facendosi sentire, gli amici lo guardano interessati alla sua performance.
"Vedi di non pestarle i piedi", lo canzona Piero. Lui ribatte:
"Intanto sono più in pericolo io, dati i trampoli affilati", commenta.
"Tacchi Ignazio, si chiamano tacchi", specifico scatenando un certo brusio di sottofondo.
"Entriamo in pista tacco 12", dice con fare esuberante porgendomi una mano.
"10, questo è un 10"
"Miii se sei difficile. Anche con i tacchi resti comunque più bassa di me, ma superi Gianluca" ironizza e, senza lasciare diritto di replica all'amico che lo richiama, mi trascina in pista, Gianluca, Piero e, il resto della combriccola ridono.
Posizione di partenza mentre la musica scandisce gli otto tempi.
Noto subito che Ignazio ha una presa decisa e sicura, i nostri corpi come si addice ad una bachata, si sfiorano; questa è una bachata molto sensuale e si intitola Esclavo de tu piel di Ricardo Castillon, una delle mie preferite anche se è del 2009. La adoro.
"Adoro questa bachata", gli dico sfiorandogli un orecchio con la voce.
"Allora balliamo come deve essere ballata, sensuale fino in fondo", risponde e, il suo tono è caldo e seducente. Non mi aspettavo queste parole da lui.
Seguiamo la musica, assecondiamo l'una i movimenti dell'altro, lui è bravo e i suoi comandi sono precisi. Ne sta uscendo un ballo forse troppo caliente.
Un connubio perfetto di mani e gambe che permette la fusione dei nostri passi, il contatto fra i nostri corpi crea un'alchimia percepibile anche da chi sta a bordo pista a quanto pare.
Passo sul posto. Otto tempi scanditi solo con il bacino. Sento la leggera pressione della mano calda di Ignazio sulla mia schiena.
"Sei una ballerina fantastica, troppo sensuale, fatico a non ....insomma.. capiscimi, non spostarti ora però", è imbarazzato.
Arrossisco sogghignando e cerco di metterlo a suo agio.
Prendo le sue parole come un complimento, in fondo sono brava nelle danze latine, una delle poche cose che mi riesce bene in realtà. La canzone finisce, ne parte un'altra, una nuova bachata.
"Potremmo ballare anche questa per favore? Almeno non faccio figure".
Rido e, assecondo la sua richiesta; per fortuna è una canzone meno spinta.
Gianluca 's pov
Quei due stanno dando una bella prova di ballo, ballo fine a sé stesso spero, ma io non riesco a guardare oltre, rischierei di andare da Ignazio e tirargli un pugno in faccia senza motivo o meglio...il motivo l'avrei ma in fondo lei è libera di fare ciò che vuole, non è la mia ragazza e non mi deve giustificazioni, sta di fatto che quella confidenza mi indispone.
Mi alzo dal divanetto, mi dirigo al bar ho voglia di bere qualcosa di forte, ma non troppo.
"Dove vai Gian?", chiede Piero.
"A prendere da bere", rispondo secco.
"Vengo con te", mi segue.
Piero: "Si può sapere che hai? Sei strano".
Gian:"Lo credo bene...ma li hai visti?" , indico la pista dove stanno ballando Giovanna e Ignazio.
Piero:"Stanno solo ballando una bachata, sensuale certo, ma è un ballo", dice semplicemente.
Gian:"Due. È il secondo e lui si prende troppa confidenza".
Piero:"Smettila Gianlu', si chiama gelosia questa", sogghigna.
Gian:"Non sono geloso...", mi imbroncio.
Piero:"La gelosia amico mio, nasce quando capisci di tenere davvero a quella persona, ed è questo il tuo problema", conclude, poi aggiunge, "Dai vieni al tavolo".
Gian:"Quando hanno finito. Arrivo tra poco", è chiaro il mio malumore temporaneo, Piero si allontana, torna dai ragazzi, io ordino un coca avana e mentre aspetto cercando di sbollire, mi intrattengo a chiacchierare con una biondina ricciola che mi ha riconosciuto.
Giovanna 's pov
Rido con Ignazio di quello che gli ho causato, quando l'allarme rientra, torniamo a sedere al tavolo con il nostro piccolo segreto e ci ridiamo su.
"Molto bravi ragazzi", esordisce Monica.
Entrambe ringraziamo, poi chiedo:
"Dov'è Gianluca?", Piero mi guarda perplesso poi risponde:
"A prendere da bere".
"Vado anche io, volete qualcosa? Vi mando la cameriera?"
"Io vorrei qualcosa di molto fresco, mi hai fatto sudare", ride Ignazio e capisco l'allusione, poi aggiunge:
"Vado io tra poco però. Grazie"
Gli altri declinano l'offerta. Io mi alzo chiarendo che sarei tornata subito.
Raggiungo la zona bar con un sorriso, mi trovo bene con loro, anche se sono il Volo, mi sento a mio agio, ma nel mentre il sorriso si spegne. Vedo Gianluca di spalle, molto vicino ad una bella biondina ricciola vestita in modo molto appariscente, si sporge verso di lei allungando una mano sul bancone e io qui capisco che non voglio vedere altro. Trattengo a stento una lacrima per la delusione, una delusione immotivata dal sapore amaro, lui in fondo non è mio e, devo smetterla di fantasticare su di lui. Ma non riesco ad essere distaccata come vorrei. Ho bisogno di aria.
Mi volto affretto il passo, incrocio lo sguardo di Piero che forse mi ha visto, ed esco da una delle aperture ad arco laterali. Ho bisogno di stare sola, ho bisogno di non vederlo, non così, ho bisogno azzerare i pensieri.
L' atmosfera della sera è davvero fresca, ideale per riordinare i tormenti e cercare risposte a domande che sarebbero rimaste sospese a metà. Mi tolgo i sandali con il tacco e affondo i piedi nella sabbia camminando lungo la spiaggia, mi rilassa la piacevole morbidezza della consistenza sabbiosa, mentre cerco di calmare il mio cuore.
-Perché ho reagito così?-
-Perché sono fuggita letteralmente dal locale? Perché i miei occhi sono umidi?-
-Cosa pensavo? A chi pensavo?-
Tante domande e una risposta a senso unico: Gianluca. Lui.
Cammino senza meta soffermandomi nei pressi del pontile, un posto a me caro dove ho iniziato a conoscerlo più nel profondo e, resto ad osservare l'andirivieni delle onde, mi volto per uno scherzo del vento guardando verso il locale dove mi trovavo fino a poco tempo prima, nel mentre i miei occhi dietro gli occhiali scorgono una figura: un bel ragazzo con gli occhiali, fisico atletico, camicia bianca e pantaloni beige; lo riconosco, è Piero.
Piero 's pov
Esco nel buio della sera; le stelle sono luminose, troppo per certi animi addormentati, quanti pensieri, quanti sogni, quanti desideri affidati al cielo notturno. Il telefono non prende molto, mi sposto per vedere se ho campo ed intanto la cerco, Mariagrazia non risponde, pazienza proverò più tardi.
Assaporo per un attimo la tranquillità della spiaggia dopo il tramonto, il vento si sta alzando, faccio un respiro e nel mentre un turbine di sabbia alzatosi dalla spiaggia mi investe. Ruoto il viso per riflesso ed ecco che poco distante la scorgo; si staglia in piedi davanti al mare mentre il suo abito blu risalta sul colore dell'acqua, ha classe è una bella ragazza e possiede un certo fascino, ora capisco perché lui ne è attratto anche se non lo ammetterà con facilità, chissà perché è uscita così velocemente dal locale. La vedo voltarsi, forse per lo stesso scherzo che la sabbia ha giocato anche a me. Mi ha visto. Mi avvicino.
Giovanna 's pov
Sorrido gentile quando lo vedo avvicinarsi, cerco di apparire tranquilla mentre il suo profumo giunge per primo.
"Ecco dove ti sei cacciata, Ignazio ti reclama per una nuova bachata e Gianluca ti cerca", rivela con un sorriso, sorriso che contraccambio.
"Arrivo...ho solo bisogno di sentirmi meglio, comunque Ignazio balla bene", ribatto.
"Sai il tour in america latina è stato lungo e ci ha lasciato oltre che grandi emozioni anche questo insegnamento, Ignazio è il più carico infatti, io ho un bel movimento di bacino, la sua invidia, e Gianlù è un po' ingessato, ma se la cava a suo modo", ride e in quel sorriso avverto calore.
Ritorno con lo sguardo al mare nel sentire quel nome, un mezzo sorriso affiora:
"Povero Gianluca", ironizzo sul suo commento spiritoso.
"Senti, ti ho vista poco fa, tutto bene?", chiede allungando una mano sulla mia spalla, a quel contatto mi volto e con tutta la sicurezza che non possiedo ma voglio ostentare, lo fisso e rispondo:
"Tutto ok, avevo solo bisogno di aria".
Certo, come no, dentro di me so che sto mentendo. Piero mi guarda, si fa serio e il suo carisma mi investe facendo vacillare la maschera di sicurezza che mi sono costruita, lascia cadere la mano:
"Avevi bisogno di aria in un locale all'aperto?", ottima osservazione Piero. Cerco di non espormi.
"Pensavo e il caos e la visuale del locale non mi aiutavano di certo"
"Questa è una risposta più sensata, la accetto anche se i tuoi occhi tradiscono un'immagine diversa di te"
Cavolo...mi mordo un labbro maledicendo il subbuglio che ho dentro, uno scompiglio che nemmeno lontanamente dovrei avere, i ruoli li conosco.
"Senti...", chiedo cercando di non dire troppo , "...spiegami un po' come fate voi tre a non soccombere alla lontananza? In generale non in un campo specifico". Mi affretto ad aggiungere, prima di creare nuove domande. Lui si accosta a me, fissa il mare:
"Sappi che le nostre famiglie e i nostri affetti ci mancano perennemente, ma non viaggiamo mai soli abbiamo una squadra che collabora con noi, talvolta anche le nostre famiglie ci seguono, soprattutto quando facciamo tour lunghi". Uno sguardo al mare, poi continua fissando l'orizzonte: "Poi adoriamo far musica e ci piace portare il bel canto nel mondo e le grandi cose comportano sacrifici, sacrifici che devono essere fatti, anche in nome della musica; abbiamo la fortuna di fare un lavoro che ci piace e che ci da soddisfazioni, fin che possiamo seguiremo la nostra strada".
Ritorna con lo sguardo su di me.
"Una domanda lecita la tua. E tu? Hai un sogno? ", conclude serio.
"Vorrei fare la scrittrice. Adoro leggere e scrivere , soprattutto di Fantasy"
"La nuova Rolling? Un traguardo ambizioso, Ignazio approverebbe, adora Harry Potter". Sorrido.
"Chi lo sa cosa mi riserverà il futuro", ribatto.
"Se lo sapessimo non varrebbe la pena di viverlo. Vivere ogni cosa sempre, per evitare poi rimpianti. Se posso darti un consiglio lotta per quello in cui credi".
"Sei gentile eppure mi conosci da poco".
"E allora? Pensi che uno che vive di attimi da 10 anni a questa parte e, che sopporta e supporta quei due là , non abbia l'occhio allenato per riconoscere le persone che valgono da quelle che ne approfittano?"
Parole forti, un complimento velato tra le righe che di certo mi imbarazza.
"Grazie Piero".
"E di cosa?".
Una ventata di aria fresca ci avvolge.
"Sarà il caso che rientri o mi danno per disperso. Ero uscito a telefonare a mia sorella e poi ti ho vista, scusa se ho disturbato i tuoi pensieri, ma ti ho vista uscire e sembrava stessi per piangere".
"Sarà stata un po' di sabbia che per sbaglio mi è entrata negli occhi", cerco di giustificare la mia bugia.
"Faccio finta di crederci". Avanza di qualche passo.
"Piero?". Lo richiamo, si ferma e si volta.
"Dimmi"
"Non ci sono paparazzi in giro vero?".
Mi osserva perplesso.
"Non credo a quest' ora, teoricamente saremmo in ferie per 20 giorni, è un caso che siamo qui, solo perché abbiamo degli impegni mordi e fuggi in zona e ci era più comodo essere assieme invece che separati".
"Posso abbracciarti allora?", chiedo timidamente.
Mi sorride aprendo le braccia.
"Grazie davvero".
La sua mano calda mi stringe per un attimo e con l'altra mi accarezza i capelli, un gesto semplice quasi fraterno ma che per me significa molto.
"Andiamo dai. Ignazio ti aspetta, non ha trovato una ballerina che risponde bene come te ai suoi comandi e Gianluca potrebbe venire a cercarci". Ci stacchiamo e mentre lui si allontana, lo seguo. Nel mentre mi chiede:
"Posso farti una domanda personale?"
"Dipende a che livello di personale è ". Aggiungo scherzando. "Scherzi a parte, chiedi pure".
"Puoi anche non rispondere se vuoi ma sarò' diretto. Gianluca?"
"Gianluca? Cosa c'entra lui? Era al bar con una biondina", rispondo indispettita, ma capisco che Piero ha capito qualcosa.
"Ora capisco perché sei uscita", ride a labbra chiuse scuotendo la testa, "Non rispondermi. L' hai già fatto".
"Piero per favore.." lo supplico, " ...non dirlo a Gianluca".
"Ti piace vero?", è serio.
"È la mia contraddizione più grande, ma lui non deve saperlo. Promettimelo". Incalzo.
"Perché non vuoi dirglielo?", domanda.
"Ma mi hai visto? Hai visto lui? Eppure dovresti conoscerlo dopo 10 anni..." , quasi mi arrabbio con lui, ma lui non c'entra, è solo gentile.
"Non hai nulla fuori posto. Secondo me ti fai troppi problemi", conclude.
Siamo quasi davanti al locale. Lo prendo per un braccio prima di entrare:
"Promettimelo, per favore".
Mi guarda, sa che l' infrangere di questa promessa mi farebbe davvero male:
"Ti conosco da poco, ma sento che sei una persona per cui davvero vale la pena, in fondo a te tengo e, mi piacerebbe non perdere i contatti dopo questa vacanza, ma se non vuoi che Gianluca sappia, da me non saprà".
"Grazie Piero".
Annuisce. Rimetto le scarpe cercando in lui un appoggio.
Rientriamo nel locale.Il primo sguardo che incrocio è quello di Gianluca seduto al tavolo , guarda me, poi Piero, ma resta in silenzio.
Ignazio: "Eccoti finalmente, dove eravate finiti? Nuova bachata? Anche una salsa va bene", si capisce che Boschetto ha voglia di scatenarsi
"Prossimo giro. Ora bevo davvero qualcosa", sorrido gentile. Ma Gianluca sembra serio, parla, ride e scherza ma sembra a volte forzato quando parla con me, nervoso. Non lo capisco.
La serata trascorre tutto sommato serena tra chiacchiere, balli singoli,chiacchiere e balli di gruppo, risate ma di quelle genuine che ti riempiono il cuore, poi arriva l' ora di rientrare, sono in ferie certo, ma non ho voglia di fare le 06 del mattino.
"Ragazzi, è stata una bellissima serata ma io tra poco vi abbandono", ironizzo sulla mia condizione.
"Ci credo, hai volteggiato come una trottola su quella pista", conclude Piero, tra l'ilarità di tutti. Gianluca è sempre silenzioso.
Saluto intanto i ragazzi, uno ad uno, loro torneranno a Montepagano, io resto qui con Gian, Piero ed Ignazio. Le nostre ferie non sono ancora finite.
Tutti e quattro riprendiamo insieme la via del ritorno, rammentando la bella serata trascorsa, Piero e Ignazio ci precedono, io resto indietro di qualche passo con Gianluca.
"Giò...ti va di fare qualche passo in più?" mi chiede, ed io annuisco.
"Solo se camminiamo sulla sabbia, ho voglia di togliere i tacchi", esordisco cercando di strappargli un sorriso e ci riesco, mi prende poi per mano, sembra essere tornato il Gianluca di sempre.
"Igna', Piè.." li richiama, si voltano "Facciamo il giro largo, deviamo per la spiaggia".
I due annuiscono.
"A domani allora. Noi passiamo di qua", conclude Ignazio un po' dispiaciuto.
Resto sola con Gianluca e, questa cosa mi elettrizza ma al contempo mi mette ansia. Perché ha chiesto questo?
Forse proprio per terminare il discorso iniziato e mai finito.
Di solito odio i discorsi lasciati a metà, le mezze frasi, le mezze misure, infatti con lui preferirei non discutere mai, ne mettermi in discussione fino in fondo eppure non riesco ad essere razionale.
"Hai freddo?"
"No..stasera no...", ma il leggero tremore nella voce che mi coglie, tradisce la realtà dei fatti. Non è proprio freddo, è più un brivido
"Prendi la mia giacca" , me la porge mettendomela sulle spalle
"Non serve, ti ringrazio, passa. È solo un attimo", cerco di convincerlo
"Tienila",ordina con dolce imposizione, poi continua, "Senti Giò..perché con me ti fai un sacco di problemi?", ecco, lo sapevo. Mai una volta che me ne vada una giusta. Uff. E adesso cosa gli dico?
"Domanda di riserva?" sorrido a denti stretti, ride probabilmente della mia espressione buffa.
"Con Piero e Ignazio sei più spontanea", ribatte con una dolcezza disarmante, due occhi che mi guardano con le palpebre leggermente basse, malinconiche.
"Lo pensi davvero?", resto sorpresa da questa sua affermazione, ma non posso dirgli ciò che realmente penso di lui, che questo mio modo di essere con lui è dettato dalla volontà di non scoprirsi, di non rivelare ciò che il mio cuore sente.
"Si e, questa cosa un po' mi ferisce" ed è dannatamente sincero. Non so cosa aspettarmi da lui, forse solo amicizia, forse solo rispetto e, se fosse qualcosa di diverso?
"Mi dispiace", dico dispiaciuta, fa male sentirlo deluso e poi si che sono meno spontanea con lui, ma quando i sentimenti non devono uscire, cerco di tenerli nascosti, " Il fatto è che con te mi sento un libro aperto, mi sento vulnerabile su diversi fronti. Un libro senza copertina", ed è vero. Lui sa leggermi dentro come pochi, sa percepire la parte del mio cuore che vorrei solo nascondere nel profondo. Ho detto anche troppo, mi sono sbilanciata anche oltre. Stiamo camminando l'uno accanto all'altra, unica testimone del nostro parlare, la luna; una luna molto luminosa, proprio come quella che ci ha accolti ieri notte complici, in una situazione che si è creata.
"Sappi che io non giudico mai un libro dalla copertina, la copertina è una maschera ben costruita, che svela solo in parte il contenuto di un'opera. Preferisco cercare nel profondo".
"Vedi? Ecco perché mi rendi vulnerabile. Ci sono cose a volte che però, è meglio non sapere Gian". Resta in silenzio, ma sorride mentre pronuncio il suo nome come diminutivo:"Sai, fa piacere quando mi chiami così, non lo fai spesso".
"È un diminutivo che mi piace", arrossisco.
Resto per un attimo in silenzio, cammino scalza tra la sabbia, orme leggere tengono traccia del nostro passaggio. Mi scosto un po' da lui, raggiungo il bagnasciuga dove vi sono conchiglie, lui mi segue, ho sempre adorato raccoglierle. Ne trovo una, conica, bianca lucida con rilievi a chiocciola dorati, la raccolgo lasciando i sandali, mi volto verso di lui, gliela mostro stretta nel palmo della mano, poi la porto all'orecchio:
"Le conchiglie non conoscono le parole, eppure nel loro suono è descritto tutto il richiamo del mare, le ho sempre adorate proprio per questo" dico, riassumendo in un paragone quella che è la mia situazione odierna; io come conchiglia, non riesco ad esprimermi, ma i miei sentimenti fanno più rumore di un mare in tempesta, forse coglie l'allusione.
Mi stringe le mani prendendole nelle sue, come a voler entrambe proteggere questa conchiglia, questa conchiglia in cui rivedo lo specchio di me:
"Se le conchiglie potessero parlare, quanti sussurri potrebbero raccontare, mi piacerebbe proprio scoprirli" e, lo dice con una sicurezza che non mi aspetto, lo fa fissandomi intensamente. Perdo la cognizione di me, perdo la razionalità a discapito del cuore, sciolgo questa presa che si fa improvvisamente troppo intima, fatico a non perdermi dinanzi a lui e, riprendo a camminare con i sandali in mano, fuggendo al suo sguardo. Avanziamo restando paralleli al mare, siamo quasi arrivati all'albergo; l'andirivieni delle onde fa da colonna sonora al nostro peregrinare. Poi una nuova domanda posta:
"Perché hai smesso di gareggiare? Sei brava e, si vede che ti piace", capisco la sua curiosità e forse una spiegazione gliela devo dopo tutto. Mi fermo giusto qualche passo avanti, fisso il mare placido della sera, spingendo lo sguardo oltre un orizzonte lontano.
"Ecco...Davide, il mio ex...era il mio ballerino. Dopo ciò che è successo, ho voluto dare un taglio al passato, rompere ogni legame" schietta, chiara, senza troppi giri di parole.
"Capisco", è comprensivo.
Poco dopo alcune note di pianoforte provenienti da qualche piano bar in riva al mare, si spandono nell'aria, raggiungono il mio orecchio; "Riconosco queste note" e, guardando Gianluca che nel frattempo si è portato al mio fianco dal modo in cui mi sorride, capisco che le ha riconosciute anche lui, appartengono a Caruso di Lucio Dalla...la mia canzone preferita in assoluto.
Qui dove il mare luccica
E tira forte il vento
Sulla vecchia terrazza
Davanti al golfo di Surriento.
Gian intona questa canzone davanti al mare, anche se non è la baia di Napoli, ed io sono stupita quanto emozionata, che bello sentirla cantare dopo tanto tempo e, ancor più sentirla cantata dalla sua stupenda voce. Abbandono i sandali accanto a me.Mi porto le mani sul viso, ho gli occhi lucidi. Vede il mio gesto, mi prende entrambe le mani e me le abbassa stringendole. Mi regala un mezzo sorriso, capisce cosa mi smuovono queste note.
Un uomo abbraccia una ragazza
Dopo che aveva pianto
si schiarisce la voce
E ricomincia il canto..
Gianluca è uno di quei cantanti che sa creare attorno a se un'atmosfera magica. La sua vellutata voce da baritono, raggiunge facilmente le note alte da tenore senza perderne la dolcezza , la ricchezza di tono e, l' eleganza; è un qualcosa che incanta. Ed io ne resto rapita.
Te voglio bene assai
Ma tanto tanto bene sai
E una catena ormai
Che scioglie i sangue dint'e vene sai
Mi piace questa canzone, non sono molto intonata, se Gianluca è oro colato, io sono piombo fuso eppure mi unisco al suo canto...
Vide le luci in mezzo al mare
pensò alle notti la' in America
ma erano solo le lampare e
la bianca scia di un'elica
Canto, come so fare io, non sono certo alla sua altezza, non sono di certo la sua controparte femminile vocalmente parlando, sono solo una ragazza a cui questa canzone piace e, come ogni volta che la sento, canto e mi emoziono.
sentì il dolore nella musica, si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola
gli sembrò più dolce anche la morte
Le mie mani stringono le sue con forza, come a dirgli dammi il coraggio; dammi la forza per affrontare un qualcosa che mi cammina dentro, ho le guance in fiamme, emozione unica quella che provo, mi muovo verso di lui.
guardò negli occhi la ragazza,
quegli occhi verdi come il mare
poi all'improvviso uscì una lacrima
e lui credette di affogare.
Qui tutto torna in mente, un film di emozioni che mi passano davanti, chiudo gli occhi per un istante, perdendomi in immagini passate poi li riapro e, senza rendermene davvero conto, mi ritrovo molto vicina a Gianluca, lo guardo diretta negli occhi avverto il suo respiro, le sue mani mi trascinano ancor più verso lui, assecondo la sua presa.
Te voglio bene assaie
ma tanto tanto bene sa
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
-Come posso non soccombere a ciò che provo per te? -
Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso
che con un po' di trucco e
con la mimica puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano, così vicini e veri
ti fan scordare le parole, confondono i pensieri...
Schiudo involontariamente le labbra, mi sporgo consapevolmente verso di lui, non si ritrae, trovo le sue labbra che intanto tacciono, in sottofondo sempre queste note. Quel che ci unisce è un bacio gentile e sfuggente, un bacio soave dato a sfioro, in cui le labbra si incontrano e subito si distaccano, come all'inizio di un gioco erotico, che mi manda però in estasi il cervello e, riesce a scatenare brividi di piacere. Subito mi rendo conto però di quel che ho fatto.
"Perdonami non so cosa mi è preso...scusami" panico. Da zero a cento in un secondo. Sul mio viso si alternano i sette colori dell'arcobaleno. Slego il contatto, lascio le sue mani, sono spaventata, spaventata dai miei stessi sentimenti.
Dalle stelle passo alle stalle, mi vergogno di me stessa, del mio gesto, della mia incoerenza, arretro.
"Davvero Gianluca scusami...io non...", scappo.
Scappo dalla spiaggia, scappo da lui, dai miei sentimenti che sono sempre più forti. Mi segue, mi rincorre. Mi prende per un braccio.
"Giovanna".
"Lasciami andare per favore, non avrei dovuto".
Mi lascia, attraverso la strada e mi ritrovo nella hall dell'albergo, mentre corro scalza urto qualcuno..
"Mi scusi". Veloce, sbrigativa, non voglio farmi trovare.
"Giovanna?" è Diego.
Recupero la chiave.
Salgo in camera e chiudo il mondo fuori.
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