Capitolo X: Forse questo è l' amore, inciampare per caso nel cuore di un altro.


- Ma tu chi sei che, avanzando  nel buio della notte,inciampi nei miei più segreti pensieri - Cit.


06 Agosto

Sento freddo forse uno spiffero d'aria che soffia dalla finestra. Fuori i rumori si fanno più acuti, le onde del mare che fino a ieri mi sembravano dolci flutti, oggi ruggiscono come leoni, tutto si amplifica elevandosi al cubo, lo stomaco mi odia ancora per la tortura di ieri, il mal di testa martella ma più lentamente. Apro gli occhi ma ciò che vedo non è il bianco del lenzuolo, quanto il parquet color legno del pavimento." Fantastico", biascico. 

La schiena è a pezzi, ho la gamba destra congelata posata a terra, la sinistra a temperatura ambiente sollevata a mezz'aria. Le lenzuola sono mezze a terra e mezze sul letto rigorosamente sfatto, il cuscino si è volatilizzato, forse spiumato da qualche gallo interstellare che ho sognato stanotte, assieme ad immagini sfocate che non ricordo. Ho la gola secca, ruvida come carta vetro, faccio per muovermi ma non appena mi alzo, sbatto la testa contro l'asse sospesa del letto, per fortuna sono stata attenta a non muovermi di slancio, oltre al mal di testa, ho anche un bel bernoccolo. Mi tiro a sedere senza capire come ho potuto cadere dal letto senza accorgermene, per fortuna non ho sbattuto contro qualche spigolo, sia ringraziato l'albergatore che in camera ha fatto mettere mobili senza spigoli, ma piuttosto tondeggianti. Finalmente riesco a mettermi in ginocchio e a recuperare gli occhiali, ma ogni movimento mi procura fitte alle tempie, cerco di alzarmi ma nel farlo, mi trascino dietro anche il lenzuolo, inciampo nello strascico per fortuna senza cadere, ma poso la pianta del piede proprio sui miei sandali lasciati a terra. Impreco in silenzio mentre mi slogo una caviglia, cerco di trascinarmi verso il bagno zoppicando, ma qualcuno bussa alla porta.                                                                                                     

"Arrivo" dico, mentre realizzo che sono in intimo. Uso il lenzuolo per coprirmi, è comunque troppo lungo, me lo avvolgo sulle spalle  finendo per assomigliare al fantasma formaggino di cui mi raccontava la nonna, mi appresto quindi ad accostarmi alla porta. Chiedo chi è prima di aprire, mi sento rispondere da una voce calda: "Servizio in camera"                          

Mi passo una mano fra i capelli sciolti, non ricordo di aver ordinato nulla ma magari l' ho fatto.
Giro la chiave, apro la porta e mi ritrovo davanti Gianluca, un caffè fumante e, un cornetto. Spalanco la bocca per la sorpresa, la mascella mi casca proprio, più per lui che per la colazione, è qui davanti a me, è davvero lui,  bello riposato, con addosso un completo sportivo blu piuttosto attillato nei punti giusti, lo osservo e quasi mi viene un mancamento.                               

"Dormito bene?", chiede ridendo del mio look. "Dovresti vederti". 
"Ho passato la notte sul pavimento, ho la schiena a pezzi, una gamba congelata, un bernoccolo e mi sono slogata un piede",  dico ignorando volutamente il suo sarcasmo appoggiandomi alla porta mentre il lenzuolo decide di non stare al suo posto.                                   
 "Allora avevo ragione, tu i guai li attiri", ride e per la prima volta forse, lo sento ridere rumorosamente di gusto.                                                    

"Avevamo pensato di vedere come stavi e di portarti la colazione in camera, non sapevamo se saresti scesa, hanno mandato me  perché Ignazio doveva farsi ancora la doccia dopo la palestra e Piero sta ancora là. Io mi sono svegliato molto presto. Ti salutano"

"Grazie. Un bel pensiero davvero. Entra ma attenzione a dove metti i piedi, qui è un campo minato, giuro sono disordinata ma non così caotica", mi guarda scuotendo la testa, entra senza farselo ripetere due volte, posa la colazione sulla scrivania,  apre le tende e spalanca la porta finestra. In controluce è ancora più bello penso, cercando di non fissarlo troppo, la luce infatti mi trafigge gli occhi e le fitte alle tempie aumentano.                                                

"Disgraziato, vuoi la morte mia, guarda che oggi sono come i vampiri", ironizzo sulla mia fotosensibilità alla luce del sole post- sbornia.

"Vuol dire che mordi?", mi canzona con malizia Gianluca senza offendermi, resto in silenzio anche se la prospettiva di morderlo a modo mio, potrebbe essere allettante. 

Nel proteggermi gli occhi con le mani dalla violenza del sole, il lenzuolo scivola del tutto, cerco di trattenerlo  ma senza risultato, Gianluca si volta proprio in quel preciso momento ed io mi ritrovo con il lenzuolo ai piedi e l'intimo blu davanti a lui, imbarazzata come non mai.                     

"Ops", farfuglio, fingendo indifferenza. So che mi ha già visto in costume ma questa è la mia camera ed io sono in intimo, una scenografia piuttosto insolita per due persone, per altro maschio e femmina, che si possono considerare non proprio amici, quanto conoscenti.

Gianluca pov's

Non ci posso credere. Scuoto la testa incredulo con un mezzo sorriso mentre vedo che il lenzuolo ha colpito, un colpo basso ed improvviso. Il tessuto è scivolato sul suo corpo accarezzandolo finendo a terra, rivelando un intimo blu bordato di pizzo davvero niente male. I miei occhi si fissano su di lei più del dovuto. Un colpo di tosse per rompere la tensione creatasi, lei si defila verso il bagno senza dire niente; recupera qualcosa alla rinfusa dalla valigia aperta, sento l' acqua scorrere, lei non parla non dice nulla, fisso l' arco d' entrata che va verso il bagno, aspettandomi non so cosa, ruoto intanto lo sguardo verso la stanza cercando di capire cosa ha combinato nella notte Giovanna,  ma nel mentre noto sulla sedia vicino alla porta finestra, un libro e vedo che, sulle pagine aperte, sono evidenziate con un tratto arancio due frasi:

"Il problema delle persone orgogliose, è che non dicono quel che provano per paura di soffrire. Si tengono tutto dentro e soffrono in silenzio. Le persone orgogliose vanno prese di sorpresa e poi abbracciate."

Leggo questa frase sentendola un po' mia, con una differenza, io per il mio fottutissimo orgoglio, con Marta, mi sono umiliato.

" Vuoi sapere come finirà? Tu sceglierai una delle tante, io sceglierò uno dei tanti e quando i nostri occhi si incroceranno, rimpiangeremo in silenzio il fatto di non esserci scelti"

Leggo anche questa frase, non so perché mi spiazza, è una frase molto bella, parla dell'amore, di un amore impossibile consapevole di esserci ed esistere a discapito di tutto, un amore che purtroppo non è destinato ad essere e  ancora una volta, Marta fa capolino nei miei pensieri.

In questo momento sento dei passi e vedo Giovanna uscire dal bagno, indossa quel che sembra un costume intero nero, pantaloncini bianchi e una camicia annodata in vita in tessuto trasparente, le maniche leggermente lunghe , ha raccolto i capelli in una coda, sta molto bene e per la seconda volta mi ritrovo a pensare a lei e alle parole di Piero di ieri sera. Giovanna si avvicina sorridendo debolmente:
"Quel libro è molto bello, tratta in una storia romanzata, di varie tipologie d'amore, è interessante " dice, mentre mi supera, lanciandomi un'occhiata rapida ed un delicato sorriso accostandosi al caffè fumante, si siede sulla scrivania accavallando le gambe. Stringe la tazza fra le mani, chiude per un breve attimo gli occhi, le lenti degli occhiali si appannano con il fumo del caffè, fa un respiro profondo: 
"Adoro il profumo del caffè al mattino, la sua corposa energia, la sveglia perfetta, chissà se mi aiuterà a far passare questo dannato mal di testa"

"Secondo me si",  le dico sedendomi sulla sedia con ancora il suo libro tra le mani.                     

"Senti, se la cosa non ti costa troppo sforzo celebrale...", ironizzo sul suo mal di testa, "Avendo letto questo libro, qual' è la tua idea sull'amore?", chiedo così di getto, giusto per restare in tema mentre sorseggia il caffè.

Giovanna pov's

Il liquido scuro scende nella gola riscaldandomi benché non abbia freddo, il suo sapore amaro compensa il sapore dolciastro dei cocktail di ieri sera, un toccasana e seppur per poco, il mal di testa si attenua. Nel mentre, la domanda che mi porge Gianluca, mi fa andare di traverso il caffè. Tossicchio rischiando di morire soffocata per un sorso di caffè , divento rossa come un gambero cotto per lo sforzo oppure proprio per la sua domanda? Entrambi le cose. 

Lo guardo dall'alto della scrivania mentre lui è seduto compostamente sulla sedia, ha le gambe leggermente divaricate, il viso immerso in quelle pagine, è gnocco anche quando riflette; che voglia di avvicinarmi, prenderlo delicatamente per il ciuffo e fargli alzare quegli occhi stupendi spesso velati da un velo malinconico.

Sorseggio e sbircio sopra i miei occhiali, il suo sguardo assorto mentre cerco una risposta, poso  la tazza, poso entrambe le mani sulla superficie in legno della scrivania e mi ritrovo a trovare risposte, guardando attraverso il tiepido vetro della finestra.

"In realtà non so spiegarti a parole cosa sia per me l'amore. Mi riescono meglio i fatti, di solito". Arrossisco per questa azzardata affermazione, "So che l'amore vuol dire perdono, tolleranza, tanta cura, un arcobaleno di emozioni che si alternano, nell'amore ci deve essere un po' di chimica, incastri, tessere simili di uno stesso puzzle e un po' di destino, brividi, capricci , risate e la voglia di avventurarsi insieme lungo i binari del tempo, un tempo che se ami però non esiste."
Non mi volto verso di lui, ma vedo nel vetro il suo riflesso, ha alzato lo sguardo, mi sta osservando, allora gli chiedo:
" Invece, cos'è per te l'amore?"
"Ti faccio una citazione di Bukowski parafrasando la situazione di ieri sera; una citazione in cui mi ritrovo". Annuisco, "Posso dirti che l'amore è come l'alcool. Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora e ancora. Stai male, tanto male che dici di non voler provare mai più. Ma poi, al prossimo bicchiere, al prossimo giro ci ricaschi. E non dici di no." 
"Vero. Tutto comunque dipende da noi stessi dalle nostre scelte e di solito i bivi più importanti, non hanno segnaletica. Sei solo tu. Tu è il tuo inconscio" .

Lo osservo cercando di capire cosa nascondono i suoi occhi, il suo sguardo, chissà se è innamorato, da queste parole capisco che forse qualcosa c'è, qualcuno attraversa i suoi pensieri,  più che altro certe volte mi sembra tormentato; secondo il gossip non è fidanzato ma potrebbe avere un amore, non ho il coraggio di chiedere e anche se fosse? Non credo lo confesserebbe. È giusto sia così.

"Gianluca?" lo richiamo, "A cosa stai pensando? Sembri così assorto", chiedo mordendo un pezzo di cornetto.
"Rifletto. Ma non ne voglio parlare ok?" , mi dice chiaro, schietto, irritato. Mi sa che ho toccato un tasto che forse, non avrebbe dovuto emettere la sua nota. 

Si alza dalla sedia, richiude il libro e me lo mette tra le mani. Siamo faccia a faccia. Lo guardo perplessa, una reazione che non credevo di scatenare.
"Ora devo andare, sono felice di sapere che stai meglio", il suo tono è piuttosto duro. 
Si avvia verso la porta, ma prima di uscire mi dice: "Se oggi ti va di scendere in spiaggia, noi siamo la"
Annuisco.

"Grazie per la colazione, ringrazia anche i ragazzi e salutameli", dico dispiaciuta per avergli scatenato un malumore.
Esce facendomi un cenno. 

La porta si chiude, ed io mi ritrovo sola a fissare la copertina rigida del libro, ne sfioro il titolo: I passi dell' amore.
- Chissà a che passo sei Gianluca. - Penso involontariamente.
Ancora una volta lui. 
Lui che da sempre adoro, eppure oggi credo che non sia solo l' amore platonico come fan a calpestarmi il cuore. Forse è qualcosa di più e questa cosa mi spaventa.
Non posso e non devo innamorarmi. Non di lui.

Gianluca pov's

Sono uscito dalla sua stanza, ma sono ancora qui, fermo immobile dietro la sua porta. Non so perché mi sono comportato così, in fondo io ho aperto il discorso, io ho chiesto per primo e lei ha semplicemente risposto. Forse ho reagito così perché le sue parole mi hanno infastidito, ma non certo per il modo in cui sono state pronunciate, quanto per come io le ho recepite. Nel mentre in fondo al corridoio vedo giungere Piero. Un ultimo sguardo alla porta chiusa, poi mi muovo verso di lui. Intanto vedo anche Ignazio uscire dalla sua camera, l'accappatoio arancio fluorescente non passa di certo inosservato, non appena mi vede, mi viene in contro.
" Gian haju dimenticato u gel, nun jè chi ni hai da prestarmi( trad. dal siciliano - Gian ho dimenticato il gel, non è che ne hai da prestarmi)?" chiede, ed io lo osservo.
"Di solito è Piero che corre nudo per i corridoi", canzono Ignazio indicando il suo outfit , ricordando la bizzarria del mio amico con gli occhiali. 

"Comunque Si. Ho la scorta. Vieni" . Lo oltrepasso, cammino avanti ma la testa è rimasta indietro. Raggiungo Piero e dietro di me Ignazio, avverto il ticchettare della gomma delle ciabatte. Li guardo entrambe.

"Ho bisogno di voi", dico ad entrambe, ed entrambe mi guardano seri.
"Ancora Marta?", chiede Piero.
"No. Non proprio"


La camera di Ignazio è quella più vicina. Entriamo tutti e tre. Nell'aria il profumo del suo bagnoschiuma. 
"Ti sei fatto il bagno nel profumo?" domanda Piero, ed Ignazio controbatte:
"No, nel latte di asina e petali di rosa in compagnia di una bella mora, tu non usi il bagnoschiuma?", risponde stuzzicandolo nella sua cadenza siciliana. Tutti e tre ridiamo.
Io e Piero ci sediamo sul letto, mentre Ignazio se ne sta in piedi appoggiato al muro.
"Che hai combinato Ginoble?", questo è il padrone della stanza.
"In realtà nulla. Ho portato la colazione a Giovanna e mentre si vestiva..."
"Aspetta...cosa...che?!". Piero
"Era in intimo, non pensate male".
"Io penso solo che bene", commenta Ignazio malizioso, raccolgo le sue calze a terra e gliele tiro.
"Dicevo. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e il discorso è caduto sul significato dell' amore, parlando mi ha detto delle cose che mi hanno lasciato perplesso, ho pensato anche alle tue parole di ieri", dico guardando Piero, "Ora sono piuttosto confuso, più di prima. Stavo pensando a Marta e, Giovanna, mi ha chiesto a cosa stessi pensando ed io le ho risposto in modo piuttosto infastidito ricordando appunto Marta, poi me ne sono andato bruscamente, ora mi domando perché? Perché ho reagito così.  In fondo Giovanna non ha fatto o detto nulla di male".
"Perché Giovanna ti ha ricordato una scomoda situazione e sai che comunque spetta ancora a te sbrigartela,  ma nello stesso momento io credo che Giovanna non ti sia indifferente, altrimenti non avresti dovuto uscirne ancora più confuso. Non dico sia amore, forse solo attrazione o semplicemente avete feeling di pensiero, quello lo puoi sapere solo tu", è ancora Piero.
"Cerca di riordinare le idee alla svelta latin lover però se davvero vuoi capire, lei è qui in ferie, prima o poi se ne andrà". Mi dice Ignazio. E ciò che dice è verità. Ma cosa provo, se provo qualcosa per Giovanna? Li guardo entrambe.                                                                                                     "Sono un casino" , penso a voce alta.

"In fatto di cuore, lo sei sempre stato", puntualizza Piero. E ha ragione.

Giovanna pov's

Primo pomeriggio, il sole di stamattina ha perso la sua luce ed ora il cielo è piuttosto coperto. È come se il cielo abbia capito il mio malessere da sbornia e abbia voluto darmi una possibilità di riscatto.  Esco sul balcone, valuto se sia il caso di scendere a mare oppure restare in piscina, non fa freddo, comunque l' aria è calda e le fitte alla testa e allo stomaco dopo un' aspirina, sono quasi passate, ma ne subisco lo strascico.  
Decido di scendere lo stesso. Recupero la mia borsa, il telo e il cappello, mi guardo allo specchio e mi sento uno zombie, ma non posso farci nulla, oggi sono così, dovevo stare attenta ieri. 
Sospiro mentre indosso gli occhiali da sole ed esco chiudendo la porta dietro di me. 

Raggiungo la spiaggia, visto il tempo molte persone sembrano abbiano deciso di non uscire, infatti molti lettini sono liberi. Avanzo nella sabbia, mi trascino stancamente, come le lumache che lasciano i segni al loro passaggio, io lascio solchi; ma non ho voglia di stare in camera e in questo stato non mi azzardo ad andare in giro da sola per Roseto. È già tanto che il lettino della prima fila accoglie il mio corpo. Domani starò meglio. 

Il cielo coperto, il rumore delle onde, il leggero vento caldo che si è alzato e un'onda anomala di sabbia che mi vola addosso improvvisamente, ruoto lo sguardo con la velocità di un bradipo addormentato, ma con occhi di falco, cosa che mi scatena un capogiro e; come una scena a rallentatore qualcuno urta il lettino, si sbilancia e scivola sedendosi accanto a me.
"Perdono", Ignazio." Sentivi la mia mancanza vero?", riconosco la voce anche se resa meno potente e più sottile. Ignoro la sua provocazione. Nel mentre arrivano anche Piero e Gianluca, a quanto pare stavano inseguendo Ignazio per qualche motivo.
"Capisco che oggi mi sento uno zombie, ma volermi seppellire sotto la sabbia come una mummia no è! Questo no!", dico alzando di due toni il timbro della voce, sono indispettita.
"Dai bedda scusami", mi dice facendo gli occhi dolci da cerbiatto, occhi scuri e profondissimi; mi lascia un vistoso bacio con schiocco sulla guancia.
"Se credi che questo basti a farti perdonare no! Oggi sono acida!" replico, trattenendo una risata. Ignazio se ne accorge ed inizia a farmi il solletico. Non resisto.
Come una tarantola cerco di allontanare le sue mani mentre rido di gusto.
"Sei più bella quando ridi", mi sussurra a bassa voce, poco dopo il solletico finisce quando cado dal lettino, finendo testa nella sabbia. Ora sono davvero una mummia.

Mi metto a sedere sui talloni, ho tutto il viso sporco, tutti e tre soffocano una risata; chi con un colpo di tosse, chi distoglie lo sguardo ma solo in apparenza, chi come Piero, si sdraia sul lettino accanto ridendo proprio di gusto. 
"Ribadisco il concetto di stamattina, i guai li attiri", mi dice Gianluca con un accenno di sorriso accostandosi a me, - sei tu il mio guaio più grande ora, Gianluca -  penso mentre mi porge una mano come un cavaliere, mano che accolgo, mi aiuta ad alzarmi e quando finalmente sono in piedi, mi spazzolo con il dorso delle mani la sabbia.
"Che stavate facendo prima che Ignazio mi travolgesse?" , chiedo, incuriosita.
"Battaglia con palle di sabbia, uno contro uno, Gianluca riprendeva e se la rideva", sghignazza Piero. 
"Direi che visto che mi sono ritrovata coinvolta mio malgrado, potrei cimentarmi anche io con questa nuova arte da spiaggia. Gianluca che ne dici? Due contro due?" , lo guardo, ma i suoi occhi tradiscono qualcosa, forse è ancora alterato per stamattina, comunque non rifiuta e stranamente accetta, dentro di me intanto sorrido. Un sogno che si avvera; faccio coppia con Gianluca seppur solo per gioco, infatti siamo Io e Gianluca contro Ignazio e Piero.
"Cosa credete di fare tu e l' abruzzese contro i due colossi siculi?" , aggiunge Ignazio, mimando una risata mettendo un braccio sulla spalla di Piero
"Vincere che domande", concludo, raccogliendo da terra un po' di sabbia plasmando una sfera, mi allontano correndo incurante del mal di testa che, almeno per il momento, sembra più sopportabile.
"Forza Gianluca! Facciamoli fuori! "
Io corro e lui corre con me.
Continuiamo così per un po'.
Il cielo intanto si fa sempre più coperto.

"Ragazzi, io ho sete", dice Ignazio, rivolgendosi a tutti. 
"Anche io. Vengo con te", aggiunge Piero, "Voi venite? ", conclude
"Io no grazie", rispondo cortese
"Io non vengo, prendimi per favore una bottiglietta d'acqua Piè", chiede Gianluca gentile e Piero annuisce.

I ragazzi si sono diretti al chiosco, io e Gianluca siamo rimasti  soli in spiaggia, troppo incentrati sulla nostra discussione "post partita", espletando  i nostri punti di vista con ironia, entrambi troppo orgogliosi per cedere, non ci accorgiamo subito che il cielo ha cambiato colore mentre un temporale estivo si sta addensando sulle nostre teste.

I primi goccioloni iniziano a scendere , i nostri sguardi si capiscono al volo, alziamo entrambi lo sguardo al cielo e lo vediamo tutto coperto da grigi ammassi di nuvoloni carichi di pioggia pronti a scatenare un diluvio , a passo svelto la gente si affretta ad andarsene quanto prima dalla spiaggia, ed infatti a parte noi due e qualche altro sventurato, non è rimasto quasi nessuno.
La pioggia inizia a cadere, dapprima pesante, poi lenta ed infine sempre più fitta, fredda e pungente. Se prima l'ombrellone poteva offrire un minimo di riparo, ora le raffiche di vento si sono fatte più forti, mentre il mare ha assunto i toni antracite.
Gianluca recupera portafoglio e cellulare poi mi prende per mano e mi trascina ancora in costume e a piedi nudi, in una corsa sulla spiaggia verso la vicina pineta dove a margine, ci sono dei gazebo in ferro battuto bianco dove trovare riparo, ho giusto il tempo di afferrare la mia borsa e la camicia, assecondarlo e raggiungere uno dei gazebo liberi mentre attorno a noi si scatena la tempesta.

Arrestiamo i nostri passi, le nostre mani ancora strette e i respiri corti per la corsa. Gianluca posa le sue cose e poi si volta verso di me:
"Tutto bene?", chiede gentile, sfilandomi la borsa per posarla a terra.
"Si"
"Scusa se sono stato brusco, ho agito d'impulso"
"Io lo chiamerei più istinto di sopravvivenza", sorrido ironica , mentre lui sorride pacato posandosi con la schiena ad un palo della struttura.
"Piero ed Ignazio se ne stanno al chiosco, appena smette di piovere li avviso, ora non sentirebbero, altrimenti se non ci trovano setacciano tutta la spiaggia".

Annuisco mentre mi perdo nei suoi occhi verdi, occhi attraversati da un'ombra, forse quella di aver già vissuto una situazione analoga e ancora ricordo l'episodio che potrebbe ricordarglielo, ho letto il loro libro. Il suo viso è ancora più bello sciupato dalla pioggia, mentre rivoli leggeri gli scivolano dai capelli.
Sono attirata ed attratta da lui. Troppo.

"La pioggia ti dona", gli dico sorridendo, avvicinandomi e sfiorandogli un ciuffo cadente e bagnato con l'unica mano libera. Al mio gesto, risponde prontamente bloccando la mia mano con la sua presa. Mi abbassa il polso secco e i suoi occhi mi fulminano per un istante. Poi arriva un tuono, un boato e sobbalzo involontariamente, Gianluca mi tira a se, finisco per cozzare contro il suo petto e nel mentre con gesto protettivo,  lascia il mio polso e mi stringe. Posso sentire il mio cuore accelerato per questo contatto e forse, lo può sentire anche lui. Intanto un brivido mi smuove mentre una grossa goccia sfuggita da una foglia che invade il gazebo, cade e mi scende sulla schiena facendomi rabbrividire.

 "Hai freddo? Oggi non ho la giacca però", domanda gentile, scherzando.
Un nuovo tuono.
"Non ho freddo, non oggi, amo la pioggia e sai cosa mi piace fare in momenti come questi?", mormoro con un sorriso, mentre mi svincolo dall'abbraccio e dal suo profumo. Sono visibilmente imbarazzata e odio sentirmi messa a nudo nelle mie insicurezze,  soprattutto davanti a lui, comprendo comunque di essere una povera pazza a volermi scostare dal suo corpo, eppure per la mia sanità mentale lo faccio. Mi guarda dapprima sorpreso, poi perplesso mordicchiandosi il labbro inferiore interno, forse troppo sicuro di se, mentre mi trovo nuovamente ad una distanza di apparente sicurezza.

"Cosa?" chiede,  il suo tono è chiaramente incuriosito mentre un mezzo sorriso increspa le sue labbra. 
"Sicuro di volerlo sapere?"
Mi volto e sorridendo, corro fuori dal nostro riparo verso i filari di pini. Gianluca sembra volermi fermare cercando di agguantarmi per una spalla senza risultato, lui resta lì, io esco. Intanto la pioggia filtra tra i rami delle piante giungendo al suolo  più delicata e meno rude , ed inizio a ballare sotto questa carezza, lasciandomi trasportare dalla musica di sottofondo che si confonde con la pioggia, trasmessa da un baretto poco distante. Adoro danzare , ed adoro la sottile pioggia estiva , soprattutto adoro sentirla sulla pelle nuda accaldata. Allungo le mani e mimo un gesto, come a volerlo chiamare, lui scuote la testa portandola all'indietro e ride di gusto.
"Dai vieni anche tu!", incito.
"Non sei normale. A saperlo ti lasciavo in spiaggia ", si accarezza la barba curata.

Nel mentre suona il suo telefono. Lancia uno sguardo al display.
"Ignazio". Esordisce.
Tempismo perfetto penso,  mentre lo vedo rispondere.
"Siamo vicino alla pineta"
" ..."
"Siamo riparati si...."
"···"
"Pure tu ti ci metti?"
Sembra infastidito.
"···"
"Arriviamo"
Chiude.

Un sospiro gli sfugge dalle labbra, si sistema il ciuffo scostandosi finalmente dalla posizione. 
"Ci aspettano"
Si avvicina a passo sicuro,  mi passa accanto e mentre fa finta di superarmi allarga un braccio e mi prende alla vita ridendo. Sono sorpresa da questa presa in contropiede, rido con lui di questa spigliatezza e questa volta non cerco di fuggire e nuovamente mi ritrovo contro il suo corpo caldo,  ma questa volta sono di spalle. L' atmosfera si fa tesa, la pioggia sta finendo la sua ultima caduta e scende come piccole pagliuzze d'argento, sento il suo respiro sull'incavo tra spalla e collo mentre il mio cuore mette in pausa un battito.
"Gio senti...per stamattina...io volevo...", mi sposta un ciuffo ribelle dall'orecchio.

 La sua voce di velluto mi accarezza l'anima, scuoto la testa , non voglio sapere nulla di ciò che mi vuole dire, non che non mi interessi anzi,  è solo che è un contatto troppo forte emotivamente per me e non vorrei rovinarlo con la mia voce, tradirei le mie emozioni e non voglio, lui non è mio purtroppo, qui sta solo giocando, come farebbe con un' amica. La realtà con questa consapevolezza, si congela in questo eterno istante.

Li conosco da sempre, li seguo come fan; qui ci siamo incrociati per caso; grazie ad un loro scherzo mi sono accostata a loro, poi uno scontro in spiaggia mi ha fatto avvicinare come conoscente e hanno ricordato la mia faccia, ed ora dopo una settimana e mezza di ferie con loro nello stesso albergo, mi hanno involontariamente permesso di conoscerli meglio e rivelare alcuni aspetti che i riflettori tralasciano sempre. Loro sono cantanti famosi, hanno fatto concerti in tutto il mondo e continueranno a farne, dopo questa vacanza ognuno ritroverà la sua vita, la sua cerchia di amici, ed io sarò forse solo un nome, un ricordo di uno scherzo in quel selfie burlone, forse nemmeno quello, eppure in cuor mio nonostante continuerò a seguirli con la loro musica, come fan, avrei voglia di un qualcosa di più. Una pretesa assurda lo so bene, ma lui....il principe d' Abruzzo dagli occhi verdi e lo sguardo malinconico....perché' mi attira così? Perché è divenuto il centro dei miei pensieri e poi perché sono venuta qui? 
Riavvolgo i pensieri e sento Gianluca dirmi qualcosa.
"Mi hai detto qualcosa?", chiedo ostentando una falsa sicurezza.
"Ma come? Nemmeno mi hai ascoltato?", ribatte in tono abbattuto.
"Scusami, il rumore della pioggia". Già, peccato che l'unico rumore che davvero ho sentito, è il silenzio sordo dei miei pensieri e delle mie paranoie. Non vedo il suo sguardo forse non si aspettava una risposta del genere, la sua presa si allenta, restiamo così. Lui dietro di me.
"Ho detto,  miss testa fra le nuvole, che guardando il mondo attraverso le tue lenti si vede un mondo di eterna pioggia. " -Come? - penso. "Hai tutti gli occhiali bagnati". La tensione si spezza e mi rilasso un poco mentre sorrido.
Non so se le sue parole siano state davvero queste prima, forse sono solo parole a copertura, eppure - un mondo di eterna pioggia - forse perché dopo diverse delusioni, sto ancora cercando il mio sole in un giorno di pioggia

Gianluca pov's

È scesa la sera. Piero ed Ignazio vogliono uscire, ma in realtà non ne ho voglia anche se so che, probabilmente, finirò per assecondarli. L' acqua in questo momento scorre calda su di me, ed io sono solo con i miei pensieri , eppure con il suo scrosciare, l' acqua è l' unica cosa che riesce a sovrastare il loro rumore.
- Perché oggi mi sento così?-

Sono più ombroso e malinconico del solito, a parte Marta che ha chiamato diverse volte e non ho risposto, non è accaduto nulla di strano, anzi, si. Lei. Giovanna.
Oggi pomeriggio è stato bello ridere, scherzare e giocare in sua compagnia, sfidare Ignazio e Piero ad una battaglia persa in partenza. Da quanto tempo ho dimenticato la spontaneità di un sorriso, il calore di uno sguardo, la bellezza della pioggia. È stata lei, lei con il suo spirito libero, il suo temperamento, la sua allegria a ridarmi il sole che mi mancava e loro l' hanno capito. Forse prima di me. 
Ma Marta cammina ancora sul cuore, la sua voce rimbomba ancora nei ricordi, frasi sussurrate a fior di labbra, respiri che ancora mi ricordano di ciò che siamo stati, eppure oggi a distanza di tempo, uno spiraglio di luce ha iniziato a sciogliere il mio cuore congelato, fermo nell'istante in cui l' ho vista, in cui tornavo da lei dopo diverse settimane di tour e promozioni con la speranza di trovare un suo abbraccio ad accogliermi, ed invece, lei non mi ha aspettato, si è fiondata tra le braccia di un altro, ed io ero lì, ed io l' ho vista. Lei ha sempre detto che è stata una debolezza del momento, ha giurato che tra di loro vi era solo una bella confidenza, peccato che io ho visto foto e ho avuto prove del suo tradimento, mai la perdonerò o meglio posso perdonare ma non dimentico. E infatti anche adesso che vorrei scordarmi di lei, adesso che forse sto ritrovando un po' di equilibrio con me stesso, rieccola; con i messaggi e le chiamate. È una tortura non rispondere, ma lo faccio per principio. 

Esco dalla doccia. Indosso l'accappatoio, mi asciugo un po' e poi mi butto sul letto, prendo tra le mani un libro che ho preso dalla libreria di casa con la voglia di non pensare per un po', Cronaca di una morte annunciata di Gabriel Garcia Marquez, dovrebbe essere, ma poi guardo la copertina e quel libro non corrisponde al titolo che avevo in testa, ne leggo i caratteri: I passi dell' amore.
"Ma che cavolo!" sbraito al nulla, a quanto pare ho preso il libro sbagliato dalla libreria, poi un flash, scatto a sedere sul letto. Io questo titolo l' ho già visto , i miei occhi l' hanno già letto e so anche dove. 
Giovanna, stamattina.
Mi passo una mano tra i capelli umidi, il respiro accelerato per la sorpresa.
"Com'è possibile?"
Le coincidenze non possono essere solo frutto del caso.



N.b. il titolo: i passi dell' amore, non contiene le due citazioni citate, semplicemente è un' aggiunta alla trama.

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