Capitolo VII: Bivi
- È meglio aver amato e perso che non avere mai amato - Cit.
04 Agosto
Gianluca's pov
"Forza , riproviamo", la potente voce di Piero mi richiama all'ordine, i suoi occhi mi fissano, sanno leggermi dentro. Ignazio giocherella con il microfono ma sono convinto che anche lui abbia capito oggi, la mia indisponibilità verso la musica.
Prendo posizione, ma quel messaggio ricevuto ieri sera non vuole lasciare la mia testa. Il prossimo brano è Meravigliosa creatura, la canzone d' amore più bella e sentita mai scritta, una canzone di cui oggi non possiedo anima.
Oggi sono qui ma la testa non c'è, vaga tra le nuvole cercando un angolo per se. Continuo a sbagliare tempi ed attacchi, non lo faccio apposta, ma i pensieri che mi girano in testa martellano, facendomi confondere, ed è ancora colpa sua.
Ignazio all'ennesimo attacco sbagliato si arrabbia quasi, si toglie le cuffie e mi fissa serio.
"Gian ma ci sei? È tutto il pomeriggio che non ti riesce questa canzone, ed era l'unica che non ti ha mai creato problemi sin da subito, si può sapere che hai?", osserva.
Squadro entrambe i ragazzi, hanno ragione, Ignazio ha ragione, che cavolo sto facendo?
"Venite con me per favore, ho bisogno di parlarvi". Il mio tono è greve. Piero ed Ignazio si guardano e sono sorpresi da questa mia richiesta, ma se c'è qualcuno in grado di chiarire la mia posizione e con la quale posso realmente parlare, quelli sono proprio loro due.
Poso le cuffie, fanno cenno di pausa allo staff, mentre io mi appresto a percorrere i corridoi e ad uscire dalla sala seguito dai due. Mi si fanno vicini.
Fuori il sole splende ma il mio animo è una monocromia di grigi, bianchi e neri, c'è un motivo per cui mi sento così.
"Gian abbiamo un' ora, credi di riuscire a spiegarci che hai? ", incalza Piero con un mezzo sorriso. Annuisco.
"Sapete perché nonostante siamo in Abruzzo poco distante da casa mia, io a casa non sono ancora andato e ho preferito restare in albergo?"
"E no che non lo sappiamo, non siamo come frate indovino, ci è parso strano quello si, ma tu non dicevi nulla quindi abbiamo deciso di rispettare il tuo silenzio", aggiunge Ignazio.
"E lo apprezzo, davvero", dico sedendomi su un muretto adiacente al giardino dello studio preso in affitto, i ragazzi siedono davanti a me.
"Tornare a casa adesso per me, vuol dire tutto uguale a prima, stesse sensazioni, stesse cose che non vanno insomma, poi un incognita. Lei"
"Lei?", ripete Piero aggrottando le sopracciglia, forse ha capito a chi mi riferisco.
"La mia ex"
"Ma chi, ancora Marta? Ma non vi siete lasciati?", sottolinea Ignazio indispettito, a lui Marta non è mai piaciuta.
"Certo che si. Da più di cinque mesi", aggiungo e poi continuo :
"Ci siamo incrociati due volte davanti a casa mia dopo la famosa litigata fatta a causa del suo comportamento, quella che conoscete anche voi. Ha cercato di spiegarmi i suoi motivi per l'ennesima volta, ma ho capito la sua vera natura, ho capito che lei è solo un opportunista e non mi va, eppure..." sospiro , "Ho cercato di dimenticarla senza risultato, sento ancora un forte sentimento verso di lei, ne sono ancora attratto, quelle due volte poi che ci siamo visti ci sono ricascato, siamo finiti a letto, mi sono quindi detto basta, ma fatico ad uscirne. Sono stanco di lei e delle sue bugie, soprattutto della sua falsa morale, ieri sera mi ha scritto un messaggio dopo diverso tempo"
Prendo il telefono dalla tasca, apro la messaggistica e lo mostro ai ragazzi:
- Voglio i tuoi baci. Voglio i tuoi abbracci. Voglio sentirmi i tuoi occhi addosso. Voglio te. Dimmi che non te ne frega niente di me, dimmi che non mi vuoi, ma so benissimo che tu senza di me non puoi stare. Quando torni che saprò come farmi perdonare? Marta -
"Minchia Gian, questa sta giocando troppo secondo i miei gusti e tu non sei scemo", aggiunge Piero fissandomi.
"Non torno perché non voglio ritrovarla, non voglio ricascarci, non è il sesso che cerco e so benissimo che con lei sarebbe solo questo, non merita il mio amore, ci ha provato anche con mio fratello giusto per farmi ingelosire, ma fortunatamente Ernesto è intelligente"
"Questa non ti merita. Specifico. Troppo falsa opportunista e meschina, io te l' ho sempre sconsigliata, ma tu hai voluto sbatterci la testa e infine le corna", puntualizza Ignazio facendo dei gesti più che eloquenti.
Un quadro perfetto di lei, sogghigno.
"Sei ancora innamorato?", domanda Piero comprensivo, mettendomi una mano sulla spalla, proprio come farebbe mio fratello se fosse qui.
"Non lo so. Alla luce di tutto ti direi di no. Ma sento che mi sto annientando e a volte la giustifico anche". Termino.
Il pensiero è ingannatore perché può farti credere qualsiasi cosa e fartene vedere altre che non ci sono, solo per costruirti attorno un muro di carte, pronto a crollare al primo soffio.
"Questa qui a parole ti promette il mondo, ma in realtà dispensa illusioni, non farti fregare una seconda volta Gian", conclude Ignazio. Nonostante lui sia un burlone, è anche serio e capace di centrare il punto quando qualcuno ha bisogno di lui.
"Per difendere i tuoi sbagli non lasciare che questi stessi sbagli ti cambino, io sono convinto che tu sai già come rispondere, è solo che la cosa difficile per te non è dimenticarla, ma è ricominciare dopo l' orgoglio ferito, imparando la lezione dal passato, ed abituarti alla sua assenza", conclude Piero. E forse ha ragione, forse è proprio così.
"Ti risolvo il problema canzone intanto Gian. Non la cantiamo, così non ti turbiamo. Lasciamola in stand by, almeno fino a quando sarai pronto per ricantarla. Non farci aspettare mesi però", conclude Ignazio ironizzando sulle mie tempistiche ottenendo anche l'approvazione di Piero.
Li guardo entrambe, li stimo. Li abbraccio.
Non dico nulla. Loro capiscono la natura dei miei silenzi. Sempre.
Giovanna 's pov
Sera.Fresca brezza estiva. Un foglio di giornale accartocciato che si diverte a farsi trasportare dal vento. Una locandina affissa sulla passeggiata del lungomare. Loro.
Un concerto di beneficenza che si terrà tra una settimana esatta. Adesso che ci penso, speravo di incontrare i ragazzi in spiaggia, ma è da stamattina a colazione che non li vedo aggirarsi, come non vedo gruppi di fans rincorrerli per una foto o un autografo. Quasi sicuramente staranno provando per l' evento, è curioso infatti siano tutti e tre ancora qui.
Immersa nei miei pensieri, avanzo sulla passerella ma poi decido di deviare il passo e addentrarmi sulla spiaggia. Le mie orme delineano sprofondando nella sabbia, un immaginario percorso verso una meta indefinita che solo la mia mente conosce conducendomi dove essa vuole. Sono sola in compagnia di me stessa e devo dire che la solitudine in questo momento non mi pesa, anzi, mi permette di scavare a fondo nelle mie emozioni, paure e ambizioni.
Raggiungo un lettino solitario probabilmente dimenticato dal bagnino, ne leggo il nome Bagno Sunset, sorrido ricordando gli ultimi tramonti in quest'unica parola. Poso le infradito gioiello e la borsa a terra, mi sdraio ed intanto, osservo in lontananza il cielo da questa nuova angolazione. Affascinante, sembra la fusione del bacio degli amanti, già' proprio amanti, anche il cielo si diverte a prendersi gioco di me ricordandomi loro. Gli ultimi strascichi della sera infatti, colorano di riflessi violacei l'orizzonte che si ritrova a fondersi con il blu oltremare delle acque, un'unione talmente perfetta da risultare quasi astratta, eppure la sto osservando con i miei stessi occhi. Respiro l'aria della sera, il sale si mescola alle onde dei miei capelli e sull'abito , posso vederne i cristalli posarsi leggeri sul tessuto blu del vestito.
Mi tiro le ginocchia al petto come faccio ogni volta che voglio proteggermi dai miei pensieri, come se questa posizione facesse da scudo. Mentre penso a mio padre, a Davide, a Veronica, a quello che con loro ho condiviso, quello che ho perso; noto sulla battigia nelle luci sfumate di un faro di un locale vicino, l'elegante figura solitaria di un ragazzo vestito di scuro. Mi ritrovo a fissarlo ma non so chi è.
Gianluca's pov
Devo riordinare le idee.
Sono circa le 21.30 ed Ignazio si è ritirato per recuperare il sonno arretrato, idem Piero. Dopo la notte passata con la ragazza incontrata al Cocoa, aveva proprio bisogno di recuperare anche lui.
Io nonostante la notte tormentata, nonostante l'alzataccia, resisto. Non voglio rifugiarmi in camera, non adesso. Rischierei di farmi sopraffare dai pensieri e invece devo combatterli. Loro non devono dominare me, sono io che devo dominare loro. Di solito riesco bene ad aiutare gli altri in certe faccende ma con me è diverso, possibile che io non riesca ad aiutare me stesso?
Forse davvero ho già la risposta ai miei pensieri, solo che non sono ancora pronto.
Cammino lungo la battigia, a quest' ora è strano non incontrare molta gente, anche se so che nella via centrale c'è la notte bianca e una mostra di pittura con bancarelle, forse molti sono andati proprio lì, di solito queste manifestazioni attirano. Meglio così, stasera è meglio non esporsi. Mi soffermo ogni tanto a contemplare una conchiglia, un pontile, ripenso a quello che è stato con Marta, quello che è accaduto, quello che credevo fosse, sbagliando. Tante emozioni entrano in gioco, sembrano sciocchezze in confronto a tanti problemi che potrei incontrare nella vita, ma al momento sono confuso, in bilico tra ragione e sentimento. Il cuore vorrebbe averla, la mente vorrebbe solo cancellarla.
Mi passo una mano nei capelli imprecando, mentre mi trovo all'altezza del Bagno Sunset e nel mentre, alzo lo sguardo e vedo nella luce di un faro alle sue spalle, una figura che sembra guardare in mia direzione, è vestita in abiti scuri seduta su un lettino dimenticato. Non so perché mi blocco nello scorgerla. Non so nemmeno a chi appartenga ma poi mi casca l'occhio su una borsa, una borsa che ho già visto e che giace li a terra. Muovo alcuni passi risalendo la spiaggia, incuriosito da quel particolare, resto sorpreso nel riconoscerla. Lei. Giovanna.
Un mezzo sorriso increspa le mie labbra, sono incredulo e i pensieri si sfumano. Tra tanti proprio lei dovevo incontrare? La guardo e capisco che mi ha riconosciuto perché mi saluta. Mi avvicino ritrovando un po' di serenità.
"Allora non sono solo stasera a vagare per la spiaggia, qui c'è un'anima inquieta quanto la mia", esordisco
"Forse", mi sorride gentile, un sorriso molto dolce che le dona.
"Non ci sono i ragazzi?", chiede.
"No, sono rimasti in albergo", chiarisco.
"Anima inquieta, cosa ti porta da queste parti allora, se posso chiedere?", ironizza lei, ma la domanda mi infastidisce.
"Potrei farti la stessa domanda", rispondo di getto. Secco.
"Ne avresti tutto il diritto", replica senza aggiungere altro.
La osservo mentre si sistema i capelli scompigliati dal vento che soffia sempre sul mare, mentre un delicato profumo di muschio bianco mi raggiunge.
Giovanna 's pov
Ecco chi era l'elegante figura che passeggiava. Lui. Gianluca.
Mi fissa mentre mi sistemo i capelli per alleggerirli dal sale, arrossisco, ma per fortuna è sera e il faro che ho alle spalle, non ha una luce tanto chiara ed intensa da illuminarci chiaramente. Ha uno sguardo intenso, tenebroso, che questa sera risalta ancora di più tra le ombre della spiaggia. Indossa una giacca blu credo, pantaloni scuri e maglietta scura. Un look sofisticato in pieno stile Ginoble, a parte che lui starebbe bene anche in pigiama, ma ho dei dubbi sul fatto che lo utilizzi; e comunque, se uno è gnocco è gnocco e basta. Quando poi come adesso, mi capita di incrociare i suoi occhi potendo solo immaginare il verde che li contraddistingue, un calore mi pervade e non posso non sentirmi lusingata di avere questi occhi su di me, un breve istante che mi pare infinito. Slego il contatto cercando di essere il più naturale possibile, mi sento a disagio, un disagio che però vivo volentieri; esistono accordi sul cuore che non devono essere suonati, e lui con questi occhi è capace di far vibrare uno di questi accordi, ma credo sia così per tutte quelle che incrociano un suo sguardo. Io non sono un eccezione.
"Cosa c'è?". Chiedo gentile abbassando lo sguardo fissando una conchiglia abbandonata semisepolta tra la sabbia.
"Perché scosti sempre lo sguardo se qualcuno ti guarda?", chiede, ed io mi sento precipitare.
"Perché mi sento in imbarazzo credo, di fatto sono insicura e forse è una forma di difesa, semplicemente uno scudo, per non mostrare ciò di cui mi vergogno", mormoro, tornando sul suo volto sorridendo debolmente.
Lo vedo prendere posto su una grossa roccia accanto al lettino:
"Sai, anche io sono un eterno insicuro, alla continua ricerca di conferme che poi a dirla tutta, non portano a nulla di concreto ma contribuiscono se arrivano, ad alzarti l' autostima Impara a piacere a te stessa. Quello che pensi tu di te stessa, è molto più importante di quello che pensano gli altri"
Ascolto le sue parole, dirette e profonde. Parole che colpiscono e lasciano il segno.
Ed è strano sentirle pronunciare da certe labbra.
"Non ci conosciamo da molto o meglio, tu conosci noi, ma io non so molto di te, sei una persona anomala, come poche ho incontrato fino adesso, sarei curioso"
-Cioè? Sul serio Gianluca Ginoble de Il Volo, vuole sapere qualcosa di me?-
Resto spiazzata da questa richiesta ma decido di rispondere, effettivamente ci incrociamo, parliamo, abbiamo persino condiviso la colazione eppure per lui come è giusto che sia, sono una perfetta sconosciuta.
Raccolgo involontariamente da terra un legnetto, ed inizio a tracciare disegni sulla sabbia mentre penso:
"Vediamo un po'. Non sono una ragazza perfetta e nemmeno voglio esserlo. Amo la mia spontaneità che a volte mi fa fare certe figure che te le raccomando; amo il mio prendermi in giro; amo sorridere, sono testarda e fin quando non ci sbatto infierisco; non sono troppo ordinata ma nel mio disordine creativo, riesco a trovare tutto", traccio un diagramma di Tris, "Ho sempre qualcosa in disordine, non ho un trucco preciso ed impeccabile anzi, spesso uso solo il mascara e metto sempre lo smalto quello si; ma mi vado bene così. Sono una sognatrice che ama scrivere e perdersi nelle letture e nella musica, adoro cantare ma solo in auto o in doccia. Ecco come sono", continuo disegnando cerchi concentrici, "Sorrido per nascondere una lacrima, a volte la troppa sensibilità mi penalizza. Amore, amicizia e rispetto , devono viaggiare in binari paralleli con la fiducia, mi piace scherzare ma mai con i sentimenti degli altri", concludo tracciando un cuore su cui poi metto una x.
"Una descrizione niente male", mi sorride lui; "Sappi che non serve essere perfetti, a volte certe imperfezioni diventano punti di forza"
Restiamo in silenzio per un lungo momento tutti e due, a fissare un punto indefinito all'orizzonte, poi è ancora lui a rivolgermi una domanda mentre abbandona le braccia all'indietro posando le mani sulla sabbia inarcando la schiena, sembra quasi rilassato.
"Stai meglio stasera?", chiede con una premura spiazzante.
"Non lo so, forse", ribatto, ricordando che ieri forse mi ha davvero visto andar via dal Cocoa.
"Ti ho visto andartene ieri, ero girato verso il pubblico dove stavi anche tu, sembrava stessi piangendo", gira il viso verso di me e il legnetto che ho usato poco prima si spezza.
"Ecco appunto, sembrava...ed è meglio non parlarne, per favore", biascico con poca convinzione, posando la testa sulle ginocchia piegate, mentre è chiara la tristezza che rievoca quella richiesta.
"Scusami"
"E di cosa? Domandare è lecito rispondere è cortesia, si dice così dalle mie parti caro abruzzese, ma stasera su questa richiesta non voglio essere cortese", aggiungo con tono pungente e forse un po' arrogante. Scoppia a ridere, una risata contagiosa la sua che illumina la notte, alza quindi le mani in segno di resa:
"Ok ok, mi arrendo!", esordisce "Non ne parlerò più solo se accetti di farmi compagnia in questa sera solitaria, per un drink al bar Sunset qua sopra" . A questa richiesta sobbalzo.
Il cuore salta un battito.
"Come scusa? Ho capito bene?", chiedo strabuzzando gli occhi incredula, non che non sia mai accaduto anzi, in questa vacanza sembra stia succedendo spesso di condividere il tavolo con loro e la cosa fa sempre effetto, soprattutto perché non me lo aspettavo. Non sono gnocca, non sono una modella, sono una persona normale, magari mi sbaglio ma forse è proprio la normalità che a loro manca.
"Cosa c'è di male? Non posso invitarti? ", chiede allungando una mano in mia direzione. "Troppo imbarazzante?", sottolinea ricordando le mie parole. "Imbarazzo che posso controllare direi. Certo che puoi invitarmi, mi farebbe molto piacere", rispondo sincera con un sorriso.
Avvampo pronunciando queste parole perché in fondo so di essere attratta da lui e dai suoi modi. Accolgo la sua mano mentre mi aiuta ad alzarmi dal lettino, nel scendere mi ritrovo vis a vis con lui senza volerlo, tensione, ogni singolo muscolo del mio essere si tende, deglutisco ed involontariamente le mie labbra si schiudono, il cuore prende a battere forte, ma cerco di controllarmi e subito dopo pronuncio:
"Sei sicuro? E se ci vedesse qualcuno?", chiedo, consapevole di accettare un invito da parte di un personaggio pubblico mediaticamente esposto. Il suo volto si fa ombroso, come se avessi appena detto una cosa fuori luogo, mi guarda fosco:
"Sarebbe un problema? Non posso bere un caffè con un'amica?", mi dice con la sua voce calda, mentre mi trascina mano nella mano verso il locale. Amica dice, magari lo fossi, siamo due persone che viaggiano su binari diversi, che al momento condividono solo per un fortuito caso, un pezzo di rotaia assieme.
Raggiungiamo il locale, non c'è molta gente effettivamente vedendo da fuori, ma qualcuno l'ha riconosciuto e si dirige verso di noi:
"Guarda chi c'è! È Gianluca quello de Il Volo! O mamma! ", già è Gianluca Ginoble appunto, ed io perché ho accettato l' invito? Amarezza mi coglie, per riflesso cerco di sciogliere la presa riuscendoci e lo lascio con la mano a mezz'aria. Si volta dispiaciuto, ha un'espressione interrogativa, non voglio creargli problemi.
"Vai", sorrido debolmente a mia volta, mentre tre splendide ragazze, una rossa e due castane, gli si fanno incontro, lui mi dice:
"Faccio presto"
"Sono fans è giusto che gli dedichi del tempo, per loro è importante", le capisco, perché essendo anche io fans, per me lo sarebbe.
"Ti aspetto dentro se ti va"
Annuisce, un ultimo sguardo e mentre loro tre lo raggiungono, io lo supero fingendo indifferenza; le ragazze nemmeno mi calcolano ma va bene così, cavoli però, sono bellissime e che stacco di gamba, soprattutto la rossa.
"Gianluca facciamo una foto dai! "
"Ignazio e Piero dove sono?"
"Ero al concerto e..."
Le voci si affievoliscono mentre mi allontano da lui ed intanto entro nel locale. Subito mi si fa incontro un cameriere in camicia bianca e pantaloni scuri:
"Buonasera, è sola?"
"Forse. Un tavolo per due ma non so se verrà, in un posto non troppo in vista. Grazie". Mi fa cenno di seguirlo e mi ritrovo seduta sul fondo della sala ad un tavolino in ferro battuto bianco, tra due grosse piante di fiori finti che variano nella colorazione dal rosso all'arancione, al giallo; pochi tavoli e nessuno seduto attorno, solo all'entrata c'è gente, ma da qui , posso scorgere la porta d' ingresso. Le luci soffuse dalle tonalità ambrate non aiutano di certo i pensieri, voglio ordinare ma aspetto. Mi ha detto che faceva presto. Guardo l'ora sul cellulare le 22.30, voglio fidarmi, l'ultima volta che un lui mi ha invitato e mi ha detto torno subito, ho scoperto che si era intrattenuto con una delle mie migliori amiche. Veronica.
Circa quindici minuti dopo, vedo Gianluca varcare la soglia del locale, dietro di lui le tre ragazze e altra gente gli si fa attorno. Sono quasi tutti vestiti di bianco in pieno dress code della notte bianca, solo io e Gianluca a quanto pare, non ce ne siamo preoccupati, grazie a questo però, riesco a distinguerlo. Passano altri dieci minuti di sorrisi, abbracci e foto e poi eccolo raggiungermi.
"Scusa se ho tardato", mi guarda con espressione da cucciolo.
"Figurati, sono passati solo venticinque minuti in tutto, pensavo ci mettessi di più", gli sorrido prendendolo un po' in giro.
Mi guarda accigliato per poi sciogliersi in un sorriso.
"Hai ordinato?"
"Non ancora. Coca cola?", chiedo.
"Quasi quasi. Invece no, stasera vario, che ne dici di due creme caffè?"
"Dai. Vada per la crema caffè"
Tra un discorso e l'altro ci ritroviamo a parlare di libri , musica e, anche film. Ogni tanto qualcuno si avvicina al tavolo chiedendo una foto e un autografo. Alcune persone mi guardano con interesse, altre fanno finta di nulla e si pavoneggiano. A volte mi viene da sorridere, altre volte fingo di non vedere. Solo una ragazza biondina con due occhi blu bellissimi, avvicinandosi, guarda prima me e poi Gianluca:
"Posso fare una foto con lui?", mi chiede, nel mentre la crema caffè mi va di traverso.
"Non dovresti chiedere a me", rispondo mentre Gianluca sorride sotto i baffi vedendo probabilmente la mia espressione.
"Non sei la sua ragazza?"
In quel momento avvampo. Subito sento le guance andare in fiamme, devo essere diventata rossa come un peperoncino piccante, guardo lui che a stento non scoppia a ridermi in faccia.
"In realtà ci siamo incrociati in spiaggia. Stiamo solo bevendo qualcosa insieme" Non mi sbilancio, non aggiungo altro, tante, troppe parole a volte possono essere fraintese. Le sorrido.
"Oh. State bene comunque assieme" , aggiunge. Io resto incredula, questa non porta gli occhiali ma forse con tutto rispetto, ne avrebbe bisogno, io accanto a Gianluca Ginoble? È un sogno da sempre, ma destinato a restare tale, comunque le sono grata e rispondo con un grazie sussurrato.
Gianluca non si espone.
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