Capitolo VI : Respiri
- A volte il silenzio, dice più di mille parole - Cit.
04 Agosto
Mi sveglio nel letto sfatto mentre gli occhi vengono investiti da una chiara luce mattutina, avrei dovuto tirare le tende. Sento la testa pesante ma è lo strascico del pianto della sera lo so bene. Credevo di aver incassato bene i colpi, invece mi è bastato ascoltare quella canzone, quella poesia maledetta per riportare a galla tutto; proprio vero che chiunque ha un dolore nascosto nel cuore la cui soluzione è piangere fino ad esaurire le lacrime, sa bene che ad un certo punto si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di apparente calma, quasi la certezza che non potrà succederà più nulla. Ecco lo stallo emotivo.
Uno stallo che non mi piace, incatenata al passato, incerta sul futuro, incapace di vivere appieno il presente, e la cosa so che dipende solo ed esclusivamente da me.
E tutto questo perché ho paura di soffrire.
Un insieme di cose mi ha scatenato la tempesta interiore di ieri sera: Mara, la canzone , il tradimento e la morte. Tutte cose che non si possono prevedere, l'unico problema è che quando arrivano, arrivano e sanno colpire facendo male.
Mi avvicino alla porta finestra che dà sul balcone, appoggio la mano e la fronte sul freddo vetro, ecco come mi sento, una fredda lastra di vetro che riflette il mio stato d'animo, rimandando non colori ma ombre. Respiro.
Gianluca 's pov
Mi sveglio prima del previsto, gli occhi assonnati faticano ad abituarsi alla luce, mi accorgo di non aver tirato la tenda. Mi muovo appena sotto le lenzuola che profumano di muschio, questa notte non ho riposato bene, non è colpa del materasso e nemmeno della temperatura, forse la stanchezza o semplicemente solo pensieri che tormentano.
Mi alzo piano sentendo il fresco del pavimento sotto i piedi, mi affaccio alla finestra che da sul balcone, da qui si vede il mare e i pensieri viaggiano paralleli alle sue correnti, vanno, vengono, si increspano per poi farsi schiuma e svanire così come arrivati, non sempre però, a volte ritornano per poi risvegliarsi nel mare chiamato anima. Mi passo una mano tra i capelli, vedo il mio riflesso nello specchio, ho proprio l'aria di chi ha avuto una nottataccia.
Esco sul balcone ancora in mutande, respiro il profumo del mare, mentre l' alba inoltrata si fa strada all'orizzonte. Sento il fruscio di una finestra aprirsi, mi volto alla mia destra e vedo Ignazio uscire sul balcone, resto stupito:
"Ciau Gianlu", sorride sornione stiracchiandosi.
"Ignazio ma stai bene? Cosa fai sveglio a quest' ora?", chiedo stupito ironizzando sul fatto che di solito Ignazio è un gran dormiglione.
"Pensa per te. Fattu i ore niche a stanotti? ( trad. dal siciliano - fatto le ore piccole stanotte) Guarda che faccia sciupata c' hai, ti sei perso dietro a due belle gambe?", sogghigna divertito provocandomi.
"Ma che. Nulla di ciò Igna', stanotte non ho preso il volo", controbatto serio spingendo lo sguardo all'orizzonte.
"Perdi i colpi Gian. Mi sa che il Barone ha colpito invece"
"Meglio per lui, speriamo si sia divertito anche per noi", rispondo con un sorriso. Ignazio è sempre il solito.
"E cu ti dici chi iu non ho consumato?", ( trad. dal siciliano - e chi ti dice che io non ho consumato?) risponde con aria di sfida.
"Non saresti qui a quest'ora a parlare con me, poi non sento nessuna voce femminile provenire dalla tua camera che ti chiama"
Ignazio si volta verso la sua finestra e poi ritorna con lo sguardo su di me.
"Effettivamente" biascica scombinandosi i capelli.
Poco dopo un nuovo rumore attira la mia attenzione, questa volta proviene da sinistra, faccio per voltarmi ma è Ignazio essendo già girato, che vede per primo.
"Guarda un po' chi c'è Gianlu"
Mi volto e vedo una figura femminile due balconi più in là, che si offre al sole del mattino stiracchiandosi come un gatto, indossa un completo corto nero a pois bianchi, posso vederlo dalla balconata con la ringhiera trasparente, un panorama gradito.
Per un attimo la osservo soffermandomi forse quel minuto in più del dovuto.
Ignazio's pov
Due balconi più in là vedo uscire da una stanza la ragazza che ho urtato al mio arrivo. Giovanna, quella di ieri sera, quella dei pantaloncini. Si è lei.
Resto ad osservarla per un attimo che si prolunga un po' più del dovuto, come me anche Gian la sta osservando. Non so perché mi ritrovo ad immaginare in una frazione di secondo, cosa celi sotto quel completo nero che trovo estremamente sexy infatti " qualcuno sotto" guidato dalle pulsioni, inizia a far sentire la sua presenza. Un colpo di tosse, mi ricompongo, ma vedo che Gian non stacca lo sguardo. Decido allora di metterlo in imbarazzo, così perché mi piace stuzzicarlo:
"A' Bresciana!", esordisco e subito Gian si volta verso di me fulminandomi con lo sguardo.
"Igna ma sei normale? La gente dorme ancora"
"Tu dormi ancora Gian. Sei li che la fissi come un baccalà", rido infierendo un colpo alla sua autostima.
Giovanna nel frattempo si è voltata. Ci vede, ci regala quel che sembra un sorriso da questa angolazione e sembra sorpresa quanto noi.
Giovanna 's pov
Esco nella frescura mattutina respirando l' aria che sa salsedine, come se lo iodio riuscisse a disinfettare i pensieri, invece no, li rende ancor più brucianti.
"A' Bresciana!", sento urlare dalla mia destra. Mi volto stupita nella direzione in cui sento provenire la voce, noto quindi due balconi più in là, due bronzi di Riace che mi osservano e mi fanno un cenno di saluto. Gianluca e Ignazio. Sorrido gentile in loro direzione, ma poi mi rendo conto in una visione completa d'insieme, che loro sono in mutande e che i balconi sono in materiale trasparente. In una frazione di secondo il fresco che percepisco inizia a tramutarsi in calore, mi sento avvampare realizzando che anche loro mi stanno vedendo in intimo, che cavolo! Maledetti balconi!
"Bel completo!", continua Ignazio, ed io sprofondo ancor di più nell'imbarazzo.
Vorrei urlare ma mi trattengo mentre cerco di tirare davanti a me la sedia sul poggiolo, con fare che non vi viene per niente naturale.
-O mamma! -
"Ignazio statte zitto! Non vedi che la stai mettendo a disagio?", sento Gian riferire all'amico con un certo tono contrariato.
-Meno male! Meno male che qualcuno lo ferma!-
"Intanto hai guardato anche tu ", gli risponde il principe di Marsala schietto, scoppiando a ridere.
"Ho visto si, ma di certo non lo spiffero ai quattro venti"
Che roba! Santo cielo! Ormai ciò che è visto è visto, madonna santa che disagio, ma proprio loro all'alba dovevo incontrare sul balcone della mia camera d' albergo? Decido comunque di controbattere utilizzando la stessa malizia di Boschetto.
"Grazie per l'apprezzamento, comunque siete stati fortunati, questo è il mio completo preferito, di solito non lo indosso nemmeno", esordisco.
Ogni risata si spegne. Il gelo piomba come ghiaccio su di noi cristallizzando il momento. Un leggero fischio del vento accompagna il mio sguardo mentre esso mi scompiglia la chioma. Li osservo, mi guardano straniti ed io scoppio a ridere dopo qualche minuto. Li ho spiazzati.
Dopo un primo attimo di smarrimento sembrano rilassarsi, ma da qui non ne sono completamente sicura.
"Uno a zero per lei Boschetto", aggiunge Gian voltandosi verso l'amico e poi verso di me.
"L' hai zittito che è un piacere", conclude Gian rivolgendosi a me sorridendo compiaciuto. Ignazio intanto sorride passandosi la lingua agli angoli della bocca, accarezzandosi il pizzetto.
"Ma sul serio? Voglio dire, dormi nuda?", chiede cogliendomi in contropiede.
"Ignazio che ti salta in mente. Scusalo Giovanna, ha dormito poco non sa quel che dice"
Rido rumorosamente mentre li vedo gesticolare in silenzio, non rispondo, non dico nulla, sono cose che a loro non devono interessare. Gian lo rimprovera e Ignazio se la ride. Dopo poco li saluto.
"Visto che siete svegli, scendete a fare colazione o aspettate Piero?", mi rivolgo loro gentile.
"Piero arriverà più tardi, noi ci pensiamo. Grazie", mi dice Gianluca.
"Vado a vestirmi. Se scendete ci vediamo giù", concludo cortese per poi rientrare in stanza a prepararmi. Intanto il mio cellulare suona: Mara.
Gianluca 's pov
"Senti un po' Boschetto, si può sapere perché ti sei comportato così?", chiedo con irriverenza
"Mi piace stuzzicarti Gian e concedimelo. Era troppo allettante la scena"
Sorrido, benché non ci sia propriamente nulla da ridere in ciò che ha fatto Ignazio, per fortuna lei ha saputo rispondergli a tono.
"Scendi a fare colazione o resti?", mi chiede.
"Scendo scendo!", confermo.
"Sistema il ciuffo, para chi ti hai alliccatu 'n cammello( Trad. dal siciliano - sembra che ti ha leccato un cammello)", se ne va sogghignando.
Faccio per rientrare dando appuntamento ad Ignazio da qui a venti minuti ma poi lo sento chiamarmi, mi volto e vedo la sua testa fuori dalla finestra.
"Hei Gian, ma secondo te, jè vìeru chiddu chi avi detto a proposito dell' intimo?"( Trad. dal siciliano - ma secondo te , è vero quello che ha detto a proposito dell'intimo?)
"Finiscila Ignazio!", gli dico rientrando in stanza con un certo fastidio.
Accendo l'acqua e mi faccio una doccia prima di scendere e ho bisogno di una doccia davvero gelata. Indosso una maglia bianca, jeans scuri, mi sistemo il ciuffo, sono pronto.Scrivo a Piero per avvisare che noi scendiamo a fare colazione, tanto lo sa che se vuole, sa il dove e come trovarci. Scrivo ad Ignazio ed attendo la sua risposta, risposta che non arriva subito. Mi porto alla finestra chiusa, un braccio poggiato allo stipite l' altra mano in tasca mentre osservo il mare.
"Oggi questo mare ha il colore dei suoi occhi, ieri non l' ho più vista", esordisco malinconico, dando voce ad un pensiero: "Chissà forse nemmeno immagina l' effetto che mi fa", scuoto la testa mentre il pensiero della sua ingenuità mi fa sorridere. Proprio vero che tra tante persone ci sono tocchi che restano addosso, profumi che ti camminano dentro, occhi che ti rubano tutto con un solo sguardo e poi ci sono loro, silenzi che possiedono tutto ciò e che ti tolgono il respiro. Lei è forse una di questi silenzi? Non lo so. In fondo la conosco da poco, come posso sentirmi allora così, soprattutto quando mi capita di incrociare il suo cammino?
Giovanna 's pov
Parlo con la mia amica Mara, chiariamo un po' la situazione che si è creata tra di noi, lei è molto dispiaciuta e sento dalle sue parole che non voleva farmi questo, capisco e comprendo, le dico di non preoccuparsi, la rassicuro, in fondo è vero che sono rimasta delusa, ma non è questa la delusione che scava e poi sono fatta così. Pur di non far soffrire le persone a me vicine, tante volte annullo me stessa, trattengo le mie emozioni e le mie ragioni, sono la classica persona che conta fino a dieci prima di parlare, ma sono consapevole che non è sempre un bene, ma a volte accettare le cose per come vengono è l'unico modo per aggirare il dolore. La saluto ripromettendomi di chiamarla presto.
Indosso pantaloncini marroni, camicia senza maniche alla coreana arancio, il mio colore preferito, infradito e sotto un costume due pezzi dalla fantasia tropicale. Recupero la borsa da spiaggia e scendo. Dopo colazione vado in spiaggia.
Raggiungo la sala ristorante e subito, non appena mi trovo davanti alla porta, vengo avvolta da una nuvola di profumi, torte, burro e marmellata, qualche nota cioccolatosa, un attentato alla linea di sapori amalgamati insieme. Chiudo gli occhi per un istante, beandomi di quell'istante caramelloso, respirando a pieni polmoni, poco dopo i profumi cambiano, oltre all'aroma dolce avverto tracce di profumo, apro gli occhi e davanti mi ritrovo Gianluca e Ignazio che mi sorridono, faccio uno scatto all'indietro non aspettandomi di trovarli li, nello scatto però, urto qualcuno, mi volto per scusarmi e incontro il petto di un uomo sbattendoci il naso, vedo dopo a chi appartiene quel petto, dietro le lenti vedo i suoi occhi, occhi scuri color cioccolato; ha un'espressione stranita ed è combattuto tra il ridere e il dispiacere. Piero. Ci mancava proprio lui.
"Ti sei fatta male?", chiede premuroso cercando di non scoppiare a ridermi in faccia abbassandosi alla mia bassezza per controllare il mio naso, posando entrambe le mani sulle spalle. I suoi occhi mi osservano, un calore mi attraversa ed io arrossisco per riflesso, in fondo è un bel ragazzo anche lui, è normale che abbia questo tipo di reazione.
Dietro di me gli altri due non si fanno problemi e scoppiano in una fragorosa risata.
"Tutto bene", biascico, " Allora è proprio vero che sei di marmo, a momenti mi rompo il naso", ironizzo sulla sua fisicità, ricordandomi di certe foto da infarto che lui e i suoi amichetti qua dietro, in particolare Gianluca; postano sui social.
Ecco che scoppia anche lui a ridere ed Ignazio sembra trattenere una battuta, dopo che Gianluca gli ha assestato una gomitata tra le costole.
Non posso non adorarli nonostante le figure del cavolo che faccio sempre e mi fanno fare in loro compagnia, com'è possibile tutto ciò? Qui il Karma sta giocando a carte col destino ed io sono una pedina. Lo penso e ne sono convinta.
Il cameriere di sala attirato dai nostri schiamazzi mattutini, ci invita gentilmente a non sostare nell'atrio davanti alla porta, ma ci chiede di entrare e prendere posto.
Giustamente ha ragione. E tutti e quattro assecondiamo il suo invito.
Entro e con il naso ancora dolorante, mi dirigo al mio tavolo mentre loro tre che ancora non la smettono di ridere, si accomodano al loro. Oltre a noi ci sono due coppie di anziani intenti a fare colazione, questi li osservano forse divertiti, forse infastiditi.
Poso la borsa, prendo un piatto e mi dirigo al banco buffet, -la morte mia- mentre la glicemia alla sola vista dei dolci li presenti, schizza alle stelle. Sono indecisa su cosa mangiare ed ecco che mi si accosta Gianluca che affonda il cucchiaio nello yogurt. Osservo di sbieco il suo piatto: frutta secca, cereali e yogurt greco, una colazione sicuramente salutare. Forse nota il mio sguardo, forse capisce la mia indecisione, sta di fatto che chiede:
"Cosa mangi di solito a colazione? ", domanda gentile senza voltarsi, tutto preso dal suo Yogurt.
"Tè verde e 5 o 6 biscotti secchi, a metà mattina però bevo un cappuccino"
"Io ti consiglierei quella torta laggiù allora" , aggiunge Gianluca indicando una crostata all'albicocca dalla fragrante consistenza con dello zucchero a velo sopra , "Ignazio dice che è squisita e, se lo dice lui", lascia la frase in sospeso, capisco l'allusione, Ignazio ha la fama di essere il più gastronomico del gruppo.
"Oh. Grazie!"
Aggiro il tavolo e ne prendo subito una fetta, nel mentre, alzo il viso e incrocio il volto di Gianluca dall'altra parte che mi sorride. Ha un sorriso molto dolce ed immancabilmente mi sciolgo. Mi allontano dirigendomi quindi nuovamente al mio posto e solo allora noto che Piero dopo aver preso da mangiare, scambia qualche parola con i ragazzi, da qui lo posso vedere senza essere invadente, poi si alza e viene verso di me mentre sto addentando un pezzo di torta.
"Perché non ti siedi con noi?", mi dice cordiale, "Anche loro sono d' accordo"
Il pezzo di torta non finisce nella mia bocca, quanto nel piatto mentre una nuvoletta di zucchero a velo mi fa tossire, sono stupita e al contempo lusingata da questo invito.
"Siete sicuri? Non voglio crearvi problemi", mi guardo attorno e vedo che oltre a noi ci sono sempre solo quelle due coppie di anziani.
"Figurati, l'invito parte da noi", mi dice, "Non preoccuparti, nessun problema e poi scusa, anche se qualcuno dovesse vedere o dire qualcosa, non stai ne stiamo facendo nulla di male" sorride.
Con gli occhi colmi di felicità per questa gradita sorpresa, accetto di prendere posto al loro tavolo, recupero la borsa e le mie cose:
"Ti aiuto", mi dice Piero prendendo la mia tazza e il piatto. Attraverso la sala e mi sento addosso gli occhi dei quattro presenti oltre a noi, mi siedo e osservo i tre felice.
"Grazie", riesco solo a dire.
"La colazione è migliore se fatta in compagnia", esordisce Gianluca mentre Ignazio mi passa un dito sul naso.
"Hai messo lo zucchero a velo per coprire la botta?", chiede, ironizzando sulla situazione di poco prima.
"Non sapevo che lo zucchero a velo avesse proprietà lenitive" Una nuova risata generale, ma questa volta più contenuta.
Consumiamo insieme la colazione tra una risata e l' altra. Intanto li osservo, non sempre capisco alcuni riferimenti, però inizio a capire il loro modo di porsi, la loro complicità, la loro unione, un legame molto forte, fraterno.
Il discorso si protrae e approda alla sera appena trascorsa:
"Ieri sei venuta al Cocoa, ti abbiamo visto ma poi sei sparita" , specifica Gianluca con una nota di dispiacere.
"Si c' ero, ma ad un certo punto sono andata via, non mi sentivo molto bene", mento, con la consapevolezza di farlo, un velo di tristezza mi offusca il sorriso e Gianluca sembra accorgersene perché dei tre è l' unico che smorza il sorriso sul momento.
"Oggi come stai?", domanda. Non rispondo subito, non saprei cosa rispondere, non voglio espormi così, non con loro o meglio, con Lui.
Accorgendosi del cambio piega discorso, Ignazio aggiunge:
"Mi sa che l'unico che se l' è passata bene ieri sera e stanotte è stato Piero, io ho dormito poco e Gian stamattina era da non calcolare, sembrava uscito da una lavatrice da tanto pareva sbattuto, ma poi si è ripreso" Lo vedo guardare Gianluca e sogghignare divertito. Gian dal canto suo lo fulmina mordendosi un labbro trattenendo l' impulso di rispondere a tono, la sua pacatezza è davvero un pregio che apprezzo.
"A si?", esordisco rivolgendomi a Piero mentre osservo un segno rosso sul collo, proprio dietro la felpa rossa slacciata
Barone tossicchia imbarazzato, ho capito l'allusione. "È stata una notte appagante ecco."
"E bravo Piero" , sghignazza Ignazio ed io aggiungo senza farmi troppi problemi:
"Di sicuro una notte che ha lasciato il segno", alludo con indifferenza senza svelare la natura delle mie parole, mentre sorseggio il succo d'arancia.
A queste parole Piero quasi si strozza con un pezzo di fragola facendosi più serio. Ignazio e Gianluca mi guardano senza subito capire, allora mi indico il collo e capiscono, sogghignano. In fondo io mi trovo seduta tra Piero ed Ignazio, non è facile notarlo da una posizione diversa dalla mia.
"Piè allacciati la felpa nonostante i 30 gradi, certi baci segnano" , puntualizza Ignazio.
Imbarazzato come non mai, si tira su la zip e fa finta di nulla. Tutti e quattro esplodiamo nuovamente in una risata.
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