Capitolo I : Imprevisti
- Ogni viaggio che sia 530 o 10 km, inizia sempre con un passo. - Cit.
Mi sveglio ad un' ora imprecisa gli occhi faticano ad aprirsi, mi giro cambiando posizione, un tonfo mi fa sussultare, metto a fuoco con fatica nonostante gli occhiali:
Il libro che stavo leggendo è caduto a terra.
Mi stiracchio come un gatto e mi rendo conto che mi sono addormentata sul divano, lo stereo a random dal volume basso continua a propormi il suo contenuto, lo fermo sulle note di Arrivederci Roma.
Mi metto in piedi, uno sguardo al cellulare, due o tre messaggi, nulla di che, spengo tutto, azzero i pensieri e mi dirigo in camera mentre scrivo un messaggio a mia madre che vuole sapere se sono già arrivata a Roseto, una meta in cui mi sono recata solo una volta da piccola a detta di mia madre.
- Mamma guarda che sono ancora qua. Parto domani in realtà. Ti avviso quando arrivo. Bacio -
Le scrivo allegando uno smile, consapevole che mia madre non avvezza alla tecnologia, si stia chiedendo se anche lei sul cellulare abbia queste faccette buffe chiamate in gergo emoji.
Intanto mi butto sotto il lenzuolo fresco di bucato e mi lascio cullare da Morfeo.
30 Luglio
La mattina giunge presto e stranamente sono puntualissima; è la voglia di ferie e di mare che muove le mie membra e mi conduce verso l' auto con il mio trolley che sta per esplodere, i miei jeans strappati sul ginocchio e la canotta gialla fluorescente, esattamente quel colore bellissimo che attira mosche e moscerini ad ogni passo, ma è una delle mie preferite e poi ho davanti a me 5 ore e 15 circa di viaggio se non trovo colonne in autostrada; ci sta una botta di colore.
"Provviste per il viaggio, acqua e pocket Coffee ci sono, pranzo in autogrill e dovrei arrivare a destinazione entro le 14. Forse. Se non sbaglio strada fidandomi del navigatore sbagliato."
Che il viaggio abbia inizio!
Ore 13.45 sono finalmente arrivata in prossimità dell'albergo; un quattro stelle superior prenotato con un'offerta molto vantaggiosa vista la durata del soggiorno.
"Tre settimane di spessore direi, dovrò ringraziare Mara per la selezione".
Un albergo dalla facciata bianca, fronte mare messo decisamente bene, ampio parcheggio a lato, balconi dalle balaustre trasparenti, qua e là fiori estivi dal meraviglioso profumo, si intravede una piscina nel patio dietro, poi una scala che scende verso il mare, direi nulla da obbiettare.
Entro con il bagaglio troppo pesante anche per le sue stesse rotelle; lascio il documento e prendo le chiavi della stanza dopo aver informato la reception che l'altra ragazza tarderà ad arrivare per un imprevisto, ma che provvederà comunque a pagare con bonifico l'equivalente dell'intero soggiorno.
Faccio per salire in ascensore ma mentre cerco di entrare, qualcuno senza guardare davanti a se mi urta:
"Igna' stai attento!", una voce dal timbro possente e dall' accento siciliano prorompe nel corridoio:
"Igna' Talia unni stai iennu!"( trad: Ignazio guarda dove stai andando)
"Che!?" , un'altra voce con lo stesso accento ma più morbida, ribatte.
Vengo urtata ad una spalla, mi sbilancio in avanti ma due mani grandi mi sorreggono prontamente per i fianchi da dietro, impedendomi di cadere, gli occhiali cadono sulla valigia, per fortuna non sento il crash delle lenti. Mi sento trascinare da due braccia verso un corpo e ne urto la consistenza.
"Tutto bene? Perdonami", chiede quello con la voce morbida mentre un profumo che identifico come Prada mi raggiunge. Non vedo il ragazzo che mi ha stretto, sono di spalle.
" Si...si. Tutto bene grazie", mormoro, mentre le braccia mi lasciano e io faccio per recuperare gli occhiali.
"Scusalo, era distratto", mi dice una terza voce più calda delle altre due porgendomi gli occhiali e giustificando l' amico. Sorrido gentile, non metto bene a fuoco il suo viso ma ciò che mi colpisce sono i suoi modi, credo di essere arrossita per un istante.
"Non mi ha visto, ero io ad essere in mezzo al corridoio. Grazie".
Allungo una mano per recuperare gli occhiali.
"Io ti ho vista", aggiunge con voce bassa.
Il ragazzo pare sorridermi e poi si allontana con gli altri due, tutti e tre salutano con un cenno. Rimetto gli occhiali, resto per un attimo sorpresa da quella semplice risposta inaspettata, li scorgo poi di spalle a parte uno, il più basso dei tre, lui si volta ancora una volta, in questo momento il mio cuore inizia a battere fortemente.
"Impossibile", mormoro.
Salgo in ascensore una di quelle panoramiche completamente di vetro, mi appoggio con la schiena ad una delle pareti, la mente persa in mille pensieri, lo sguardo che vaga sui piani che oltrepasso, nel mentre il mio viso si sposta su un palinsesto affisso alla porta: leggo un cartello evento che cattura subito il mio sguardo; Il Volo in concerto a Chieti il 30.07 presso Anfiteatro La Civitella.
Leggo e rileggo quell'avviso.
Mi porto una mano alla fronte mentre ho un calo termico, mi sento improvvisamente mancare pensando all'accaduto di poco fa, non avevo gli occhiali certo e sicuramente la stanchezza ha giocato un brutto scherzo, ma mai avrei pensato di trovarli qui, ma si può essere così cretine?
Esco dall'ascensore a testa bassa ferita nell'orgoglio, mi trascino dietro stancamente il bagaglio cigolante, ho fatto un lungo viaggio e sarebbe il caso di riposare almeno un paio di ore. Inserisco la tessera magnetica nella porta ma non funziona, avviso la reception, scendo lasciando il bagaglio, riferisco seraficamente che a quanto pare la mia stanza potrebbe avere problemi con l'apertura elettronica, ecco ci mancava solo questa. Manderanno qualcuno a controllare non appena rientra l'addetto, mi dicono ; comunque posso usufruire dei servizi dell' albergo e mi invitano pazientemente ad attendere.
Risalgo al quinto piano, recupero la valigia e la porto con me in un salottino adiacente, un divano blu e due poltrone del medesimo colore che sembrano chiamarmi, mi avvicino e siedo ad aspettare mentre invio tre, quattro messaggi in risposta, guardo distrattamente Instagram e poi schiaccio il tasto che mostra la mia playlist, sto aggiungendo canzoni che nell'attesa voglio ascoltare ma senza rendermene conto, il sonno mi coglie all'improvviso, il rilassarsi è stato fatale e mi addormento sul divano mentre il telefono scivola dalla mano cadendo sul tappeto dalla fantasia floreale, la cover dell'album Musica in playlist è ben visibile.
Nel dormiveglia sento una porta aprirsi dei passi che giungono ovattati ma ho le palpebre pesanti, fatico ad aprire gli occhi proprio come stamattina, è come se fossi accovacciata sotto strati di calde ed accoglienti coperte, poi sento un vociare:
"Sbrigati Gian che dobbiamo partire! Ancora davanti allo specchio stai!".
La voce morbida. Un nuovo rumore.
"Igna' che fai! Stai fermo!"
La voce calda.
"Lascia stare i suoi capelli, lo sai che ci è affezionato!"
La voce più possente seguita da una risata cristallina.
Mi muovo appena su quel divano e biascico ad alta voce.
"Per favore sono stanca, ho guidato per ore"
Poi il silenzio.
Sento qualcuno che si avvicina, non so chi sia, ma sento un profumo diverso da quello di prima, ma comunque un profumo maschile, forse Gucci, adoro i profumi e riesco a distinguerli perché li conosco.
Un brivido mi coglie risalendo braccia e schiena, mi accoccolo come un gatto nel mio giaciglio in cerca di un tepore negli spifferi del corridoio, le braccia fredde vengono coperte da qualcosa, forse la mia felpa. Sorrido inconsciamente come una bambina che sta sognando unicorni e principesse. Poi altri rumori, forse anche una luce che si è accesa per poi spegnersi. Infine il nulla.
Una voce maschile però poco dopo mi sveglia:
"Signorina mi scusi, è lei quella della 5103?", mi accomodo meglio e cerco di connettermi con il mondo che ho lasciato fuori mentre la felpa scivola e sulle ginocchia ho il telefono.
"Si...credo...avevo problemi con la serratura giusto?", l' uomo sorride gentile.
"L'ho riparata, mi scuso per il ritardo e il disagio recatole, ma ho dovuto proprio sostituire il lettore magnetico."
"Si figuri", rispondo imbarazzata per essermi accampata su questo divano, lui sorride nuovamente, forse l'ha capito.
"Grazie", mormoro.
"Buon soggiorno signorina", se ne va, salutando con garbo.
Mi stiracchio mentre cerco di far fluire nuovamente il sangue agli arti inferiori , prendo il telefono perché noto che sta lampeggiando, vuol dire messaggi in arrivo, quasi sicuramente Mara.
Sblocco lo schermo ma non è il suo messaggio a farmi svegliare del tutto. Con mia sorpresa mi ritrovo a fissare una cosa che mi lascia basita e al contempo mi fa sprofondare nella vergogna assoluta: un selfie di me addormentata sul divano e i tre ragazzi de Il Volo dietro.
Fisso con insistenza la foto che è bella solo perché ci sono loro e mi sento incredibilmente a disagio. Questa foto mi fa un po' arrabbiare, anche se in realtà mi ritrovo a fissarla con il sorriso. Indubbiamente hanno senso dell' umorismo, ma anche se sono il Volo, Gianluca, Ignazio e Piero mi sentiranno! Se li ho visti qui è probabile che vi alloggino almeno fino a domani. Stasera hanno un concerto e sicuro poi rientreranno a riposare qualche ora o forse no?
Scendo in reception dopo aver riposto le mie cose in camera controllando la serratura e chiedo:
"Mi scusi, ho visto i ragazzi de Il Volo al mio arrivo", la biondina dell' entrata mi osserva curiosa.
"Certo. Ma le anticipo subito che non posso rilasciare informazioni su camere o altro".
"O no. Non volevo sapere in che camere alloggiano", o meglio, in un certo senso saperlo mi avrebbe fatto piacere, ma evito.
"Volevo chiedere se si fermeranno qualche giorno".
La ragazza mi sorride ed annuisce, ha capito che sono una fan, poi chinandosi verso di me mi dice in confidenza:
"Anche io li adoro, il vederli qui mi crea felicità ma anche imbarazzo, io impazzisco per Piero".
"Oh", esordisco capendo il suo stato d'animo, questo è il loro effetto domino sui fans, me compresa.
Ed ecco che quando ho davanti a me qualcuno che sa chi e cosa sono, inizio a parlare di loro.
"Gianluca il romantico dallo sguardo tenebroso, Ignazio l'ironico dal sorriso dolce e Piero l'autoritario dal grande carisma; tre ragazzi diversi, tre voci diverse che insieme catturano. Li seguo da sempre".
Uno scambio di sguardi sognanti e sospiri tra di noi, complici nel non conoscerci:
"Comunque io mi chiamo Giovanna, resto per tre settimane", allungo una mano.
"Beata te che hai tre settimane di ferie. Comunque io sono Jessica", risponde indicando il cartellino allungando a sua volta la mano.
"Piacere di conoscerti", aggiungo stringendogliela con un sorriso.
Eccomi nuovamente qua con il primo capitolo. non sarò sempre così veloce, ma la storia c'è. Spero vi piaccia e se vi va...commentate a fiumi, anche le critiche sono ben accette. Baci
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