Capitolo 5

Esplorazione cittadina

Subito dopo aver finito di parlare con Marcus, io e gli altri ci dirigiamo di nuovo verso la nostra camerata dove ad aspettarci c'è uno strano ragazzo dai capelli color fanghiglia con il viso rosso e rigato di lacrime.

"Hey tu!" Dice a Quinn indicandolo con il dito indice in un tono più alto del normale.

"Tu hai barato! Io faccio parte della casata Wald! Com'è possibile che un popolano come te mi abbia battuto?! Io voglio la rivincita qui ed ora." Annuncia in modo così trionfale e teatrale che per un secondo inizio a pensare che sia solo fingendo anche se capisco che fa sul serio quando, mettendosi una mano dietro la schiena, estrae un piccolo pugnale con il manico in argento e la lama così tagliente da poter tagliare a metà un capello. Vedo Adamaris mettere una mano sul petto di Quinn e con la coda dell'occhio noto Alice e Nova farsi più serie. La ragazza dai capelli color carota si fa avanti e si mette davanti al fratello e a Quinn

"Senti dannato figlio di chiunque sia tua madre, non me ne può fregar di meno che fai parte della casata Wald, se non metti via quel pugnale immediatamente e ti allontani da mio fratello e dal nostro amico, posso giurare che quell'arma te la troverai conficcata nella giugulare." Lo mette in guardia e so che a tutti è salito un brivido su per la spina dorsale. Questa ragazza è spaventosamente forte.

Il ragazzo, con le guancie arrossate e i capelli ben pettinati rizzati per lo spavento, inizia ad allontanarsi da noi piano piano finché non inizia a correre per poi svanire dietro ad un corridoio.

"Wow! Sei davvero forte per essere una ragazzina scontrosa!" Quinn le dà una pacca sulla spalla abbastanza forte da farla barcollare e posso giurare di aver sentito il mio amico squittire a causa dello sguardo di fuoco lanciatogli da Nova.

Entriamo dentro la camerata e prendiamo le nostre sacche con dentro poche cose: qualche spicciolo, una bottiglia d'acqua e il coltellino da lancio in oro di Adamaris perchè, Hey, di tipi strani come quello di poco fa ce ne sono molti.

Usciamo e iniziamo a incamminarci per le strette vie affollate della città. Passiamo da bancarella a bancarella comprando le schifezze più strane. Quinn e Alice hanno preso delle caramelle rosse come il fuoco e dopo aver dato il primo morso le loro orecchie hanno iniziato a fumare mentre Adamaris ha comprato un intero sacchetto di noci ricoperte di caramello. Quasi non noto gli sguardi che le persone mi lanciano.

"Hey ragazzi, che ne dite di andare tutti a casa mia? È nello zona regale ma nessuno dirà nulla se porto degli amici!" Ci propone Alice saltellando di qua e di là.

"Certo ma come pensi di fare con Margot?" Dice Quinn ficcandosi una manciata di caramelle in bocca. Tutti mi guardano e io li guardo a mia volta uno ad uno. Non ho la mia mantellina dietro con me quindi sarebbe inutile anche solo provarci.

"Hey ragazzi non importa. Voi andate pure io rimango qui a farmi un giro. Non ho mai visto bene la città quindi sarà qualcosa di nuovo."

"Mi sembra scorretto lasciarti qui da sola." Mi dice Adamaris in tono dispiaciuto.

"Non preoccuparti per me. Andate e se trovate il principe salutatemelo!" Dico io incamminandomi attraverso la folla sentendo le voci dei miei amici sempre più lontane.

"Come se tu conoscessi il principe in persona!" Mi urla Quinn ridendo e non posso fare a meno di sorridere prima di lasciarmeli alle spalle.

Cammino sola per le vie della città scontrandomi un paio di volte con alcune persone ricevendo addirittura degli insulti per non guardare dove camminavo.

"Un demone?! Che ci fa qui?!" Sento un gruppetto di ragazzi urlare alle mie spalle. Mi giro di scatto e noto che sono all'incirca una decina e, senza capirne neanche io bene il motivo, comincio a correre il più lontano possibile da loro.

Ho sbagliato a farlo, credo. Insomma, perchè avrei dovuto iniziare a correre? Non ho mica rubato qualcosa o fatto del male a qualcuno! Devo imparare a controllarmi meglio.

Mi guardo indietro per un secondo e quando rigiro la testa in avanti, colpisco qualcosa in pieno volto sentendo un rumore metallico e il mio naso iniziare a sanguinare prima di barcollare all'indietro e di perdere i sensi.

Mi risveglio quando ormai il sole è calato da un pezzo. Sento la testa martellare e il mio naso pulsa ma almeno sono sveglia. Mi alzo lentamente appoggiando le mani al letto per poi grattarmi il retro della nuca ma non faccio neanche in tempo ad elaborare dove sono che la porta della stanza si spalanca e io per poco non cado dal mio giaciglio.

"Guarda chi si è svegliata! Come stai?" Mi chiede un uomo sulla trentina di bell'aspetto, con i capelli biondi raccolti in un codino e la barba non troppo lunga del medesimo colore. È vestito con abiti normali, una semplice maglia e dei semplicissimi pantaloni di tessuto, quindi cos'era quel rumore metallico che ho sentito? Forse l'ho solo sognato.

"Puoi non urlare?" Gli chiedo io in tono alquanto irritato. Dannazione Margot! Quest'uomo ti ha soccorso e tu lo tratti pure male? Mamma si arrabbierebbe se lo venisse a sapere.

"Oh scusa." Dice lui abbassando il tono e avvicinandosi.

"Io sono Felix, Felix Alaia e tu sei, se ho l'onore di sapere?" Mi chiedo lui non levandosi mai il sorriso dal volto.

"Margot. Margot Cloudshot. Dove sono?" Chiedo io alzandomi in piedi. Non devo fidarmi di uno sconosciuto, anche se il mio cervello è troppo stanco per combattere ora, se questo tipo prova ad avvicinarsi ancora lo farò pentire di avermi aiutata.

"Oh, sei nel quartier generale dell'Armata d'oro. Io sono il vice-comandante!" Mi risponde lui con lo stesso entusiasmo di un bambino che ha appena vinto una gara di qualsiasi gioco possibile.

"Si certo e io sono il capo dell'Armata d'oro. Senti ora io vado e-"

"Sono io il capitano se vogliamo essere precisi." Dice Xander mettendosi davanti alla porta per poi entrare e posizionarsi di fianco al sua vice. Sento il colore della mia pelle iniziare a svanire per lasciar posto ad un rosso scarlatto.

"Io le giuro che non volevo essere maleducata signore, ero solo agitata." Dico io sperando di non aver fatto arrabbiare nessuno dei due.

"Macché Macché, anzi, sei stata molto brava. Mai fidarsi degli sconosciuti." Dice Felix mettendo una mano sulla spalla a Xander mentre quest'ultimo fa uno sbuffo annoiato. Lo guardo meglio e, nonostante anche lui sia in abiti normali, tiene qualcosa sotto braccio, che riconosco essere la sua armatura.

"Il sangue è difficilissimo da levare da questo tipo di metallo. Mi ci vorrà un pomeriggio intero." Dice lui quasi incurante della mia presenza. Io lo guardo e lui mi guarda.

"Scusi se ho sporcato la sua armatura signore." Gli dico io guardando in basso.

"Lo so che sei dispiaciuta, non serve dirlo." Mi risponde e per poco non mi offendo. Facevo prima a non scusarmi neanche.

"Mi aspettavo un "Oh non ti preoccupare, scusami tu per averti rotto il naso" ma credo che anche così mi andrà bene." Gli dico in modo ironico cercando di imitare la sua voce profonda. Lui emette una specie di ringhio.

"Se non guardi dove corri non sono affari miei." Continua lui a denti stretti prima di uscire dalla stanza.

"Il caro buon vecchio Xander è sempre stato così. Non farci caso." Mi dice Felix facendomi l'occhiolino. Io sorrido e poi ripenso al fatto che mentre io sono qui probabilmente i miei amici mi stanno cercando.

"Devo andare ora, grazie per avermi aiutato signore." Lo ringrazio sorpassandolo e uscendo dalla stanza.

"Il quartier generale è abbastanza grande. Sei sicura di saper trovare la via d'uscita da sola?" Mi chiede lui affacciandosi dallo stipite della porta. Io ci penso un paio di volte e capisco che in fondo non ha tutti i torti, quindi decido di farmi accompagnare.

Dobbiamo passare tre corridoi lunghi come il mio villaggio e due sale enormi prima di essere finalmente alla porta d'uscita.

"Arrivederci signore e grazie ancora!"

"Oh, chiamami Felix, signore mi sa troppo da vecchio. Comunque non devi ringraziare me ma Xander, è stato lui a portarti qui!" Mi saluta chiudendo l'enorme porta dietro di lui. Chi se lo aspettava che sarebbe stato proprio quello scorbutico ad aiutarmi.

Mi incammino tra le vie della città e guardandole ora come ora sembrano molto più spaziose e larghe di stamani, senza le persone in giro sembra quasi un piccolo paradiso.

Senza far rumore entro all'interno dell'edificio dove c'è la mia camerata ma appena apro la porta per entrare nella mia stanza condivisa, vedo quattro volti davanti a me.

"Non ho parole per dire quanto sono arrabbiato!" Dice Quinn prendendomi per le spalle e iniziando a scuotermi come se fossi un albero i cui frutti maturi devono iniziare a cadere.

"Hai almeno la vaga idea di quanto ci hai fatto preoccupare?!" Mi dice Alice alzando ancora più i toni di quanto non lo abbia già fatto Quinn.

"Siamo stati tutti molto in ansia, ti prego di non nuocere della nostra salute mentale ulteriormente andandotene così." Mi rimprovera Adamaris anche se il tono preoccupato nella sua voce è abbastanza udibile.

"Non è come se mi interessasse davvero qualcosa ma il pensiero che qualcuno ti avesse fatto qualcosa metteva un po' di paura anche a me." Mi richiama Nova guardandomi in modo serio e incrociando le braccia.

"Aspetta, cosa? Da quando io e te siamo amiche?"

"Non lo siamo infatti, o almeno, non per ora. Puoi anche non starmi simpatica ma non mi piace sapere che a qualcuno è stato fatto del male mentre io ero in giro a divertirmi." Finisce la frase con un tono leggermente più basso e noto che Adamaris la fissa per qualche secondo prima di far ritornare il suo sguardo su di me. L'atmosfera si è fatta abbastanza densa e siamo tutti un po' imbarazzati.

"Beh... ora che sei qui, intendi spiegare questo?" Alice mi posa un dito sul ponte del naso e io sussulto leggermente. Probabilmente è fratturato.

"Sono andata a sbattere contro il comandante Xander." Dico io imbarazzata, diventandolo ancora di più quando Nova e Quinn scoppiano a ridere.

"Contro il nostro forse futuro comandante?! Come?!" Mi domanda Adamaris con uno sguardo tragicomico.

"Beh stavo correndo e non guardavo dove andavo. Gli ho sporcato l'armatura di sangue." Alice si sbatte il palmo sulla fronte e Adamaris sospira mentre gli altri due sembrano avere un attacco isterico a causa delle risate.

"Ok ok, non dovrei ridere per questo. Guardandolo così non mi sembra rotto, solo gonfio. Con del ghiaccio dovrebbe passare." Mi fa cenno Nova asciugandosi le piccole lacrime che le sono spuntate agli angoli degli occhi.

"Puoi fidarti, nostra madre le ha fatto seguire tre anni di studi medici."

"So asportare un rene in meno di mezz'ora." Dice lei in tono orgoglioso.

"Come fai a sapere il tempo esatto?"

"Beh ovvio, con la pratica." Mi risponde facendomi l'occhiolino e non capisco proprio se dovrei essere affascinata o terrorizzata da questa cosa.

Andiamo tutti insieme a prendere qualcosa da mangiare in un locale non troppo lontano dall'arena ma dopo aver mangiato vedo i visi di Alice, Nova e Adamaris farsi un po' strani.

"Tutto ok, ragazzi?" Domanda Quinn fissandoli in modo preoccupato.

"Diciamo che non siamo molto abituati a questo tipo di cucina... popolana, ecco." Gli dice Adamaris passandosi una mano sullo stomaco.

"Fottuti nobili." Li guarda lui battendomi una mano sulla spalla mentre ridiamo insieme.

La notte calò molto velocemente e in men che non si dica eravamo tutti sotto le nostre coperte di lana e sopra i nostri comodi giacigli. I rumori della notte sono ormai cessati da un pezzo e mentre sento i miei compagni russare piano, mi ritrovo a fissare il bianco soffito sopra di me.

"Ho sete, ma non voglio svegliare nessuno..." penso tra me e me sentendo la mia gola farsi secca ad ogni minuto che passa. Decido che non ho voglia di aspettare la mattina seguente e scendo quindi dal letto facendo un piccolo balzo e camminando in punta di piedi fuori dalla stanza.

I corridoi sono bui e spettrali e il pavimento di marmo sui miei piedi scalzi mi fa salire un brivido lungo la schiena. Passo davanti a molte porte e guardandole una ad una penso che forse in una di queste camera si cela uno dei nuovi componenti dell'Armata d'oro.

Continuo a camminare piano lungo i corridoi finchè tutto d'un tratto non sento un leggero lamento provenire poco lontano da me.

Il sangue mi si gela in modo immediato e la mia mente inizia a vagare. Non sono più una bambina, i fantasmi ovviamente non esistono, ma quel rumore mi ha fatto tremare le ginocchia.

Senza capirne neanche io il motivo mi avvicino al punto da cui ho sentito provenire il rumore e facendo sbucare la testa da dietro un corridoio, noto qualcuno seduto contro il muro intento a stringersi l'anca.

Mi avvicino il più lentamente possibile e quando sono a pochi passi lo riconosco. Com'è possibile che io e Atlas continuiamo a incontrarci nelle situazioni più improbabili?

"Hey, uhm, va tutto ok?" Gli domando allungando leggermente le mani verso di lui non sapendo neanche io bene come comportarmi.

"Torna a dormire." Mi risponde lui non alzando neanche lo sguardo anche se posso vedere delle piccole goccine di sudore sulla sua fronte.

"Non mi sembra che tu stia bene, hai bisogno d'aiuto?" Non mi fermerò finché non capirò cos'ha, se dovesse stare ancora più male mi sentirei in colpa.

"Non ho nulla che non vada." Finisce a malapena la frase che un altro lamento gli esce dalle labbra e noto che la presa sul suo fianco si stringe ancora.

Mi inginocchio accanto a lui e noto che ora mi sta guardando.

"Aspetta ma tu... sei quella ragazza con cui mi sono scontrato un po' di tempo fa, eri nella zona reale, come facevi ad essere lì?" La sua voce si sta abbassando sempre di più e il panico inizia a salirmi in corpo. Cosa faccio se peggiora? Ci sono dottori in questo edificio?

Senza rispondere alla sua domanda gli prendo la mano e la sposto dal punto in cui la teneva ma appena lo faccio sento il mio viso sbiancare. Sangue. Una grossa macchia di sangue che si è espansa sulla sua maglia bianca. La alzo di scatto e noto un taglio ancora fresco che non sembra propenso a richiudersi da solo.

"Cosa è successo?!" Faccio una specie di urlo silenzioso guardando il taglio e non sapendo cosa fare. 

"Il tipo che ho battuto oggi all'arena era abbastanza forte, credevo di essere riuscito a chiudere il taglio da solo ma a quanto pare non è così." Dice lui appoggiando la testa al muro con il respiro affannoso. Ha gli occhi semi chiusi e sembra sul punto di svenire.

"Non hai pensato di andare da un fottuto dottore?!" Gli dico arrabbiata e lui fa un mezzo sospiro divertito.

"I tuoi occhi..." Mi guarda con una specie di sorriso sbilenco in viso ma io a malapena mi rendo conto che sta parlando a causa della sua ferita.

"Sono di un azzurro meraviglioso." Finisce la frase per poi fare un ultimo lamento e chiudere le palpebre. Inizio a scuoterlo e quando sento che respira ancora sento un nodo alla gola andarsene. Senza pensarci due volte lo prendo in braccio in stile sposa e il più velocemente e silenziosamente possibile lo porto in camera mia. Fortunatamente conosco una ragazza che di queste cose ne capisce.

"Nova! Nova!" Inizio a chiamare la mia compagna che si sveglia di soprassalto con uno sguardo omicida e i capelli rosso fuoco arruffati.

"Margot, ti giuro che se non è una questione di vita o di mort- oh cazzo!" Esclama scendendo dal suo letto svegliando anche gli altri.

"Chi è quello?!" Dicono in coro Quinn, Alice e Adamaris

"Non è importante chi sia ora, Nova, tu ne sai qualcosa di medicina, non è così?"

"Appoggialo sul letto." Mi comanda e io stendo Atlas nel letto di Nova che intanto sta guardando nella sua borsa medica.

"Alzagli la maglietta." Mi dice e io, anche se controvoglia, lo faccio.

"È profondo ma non è difficile da ricucire, mi ci vorranno una quindicina di minuti."  Dice in modo troppo tranquillo iniziando a disinfettare la ferita con un panno imbevuto di alcool.

"Cosa è successo?" Mi domanda Adamaris guardando sua sorella all'opera.

"Ero andata a prendere un po' d'acqua quando l'ho visto contro un muro che si contorceva per il dolore. Non sapevo che fare e l'ho portato qui."

"Wow hai fatto una scelta intelligente, sono impressionata." Scherza Nova senza distogliere lo sguardo da ago e filo. Passano circa dieci minuti quando il taglio di Atlas sembra essere finalmente cucito e disinfettato.

"Speriamo non gli salga la febbre ora. Potrebbe significare la perdita delle selezioni per lui." Dice la ragazza dopo essersi buttata di peso nel letto del fratello.

"Adamaris, prenditi una coperta e un cuscino, dormire una notte sul pavimento non ti farà male." Gli dice girandosi dall'altro lato e stendendosi il lenzuolo sopra il corpo. Il rosso sospira e fa come gli dice la sorella maggiore mentre Alice e Quinn guardano per l'ultima volta Atlas prima di tornare anche loro nei rispettivi letti.

"Buonanotte Margot, non preoccuparti, starà bene, dormi anche tu ora." Mi dice Alice con un sorriso dolce e uno sguardo rassicurante prima di stendersi.

Continuo a guardare il ragazzo ferito prima di decidere di rimboccargli le coperte per poi arrampicarmi nuovamente nel mio letto e solamente quando il silenzio riempie nuovamente la stanza mi ricordo il commento che Atlas ha fatto sui miei occhi e sento le guance riscaldarsi. Certo, era delirante a causa della ferita ma chissà, forse lo intendeva davvero. Mi giro di lato e sento un lieve sorriso nascermi sulle labbra mentre mi gratto la nuca a causa dell'imbarazzo.

Queste tre settimane saranno davvero interminabili ma se sarò insieme ai miei compagni, forse non saranno così brutali come credevo.

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