Nove- Un mistero
Ieri usciti dalla festa io e Dorian siamo montati sopra la sua jeep nera e ci siamo appartarti in un qualche boschetto vicino la città più vicina. Inutile dire che è stata l'esperienza più brutta di tutta la mia vita, non tanto per la grande delusione anzi dovrei dire piccola, ma ogni suo tocco sentivo il disgusto che mi saliva su per tutta la trachea e non so neanche io come ho fatto a non vomitagli tutto addosso.
La cosa più difficile è stata rimanere immobile sotto al suo corpo e trattenere l'impulso di aprire quella portiera e scappare. Spero solo di dimenticare il più in fretta possibile questa esperienza.
<<Allora come e andata ieri sera con Dorian?>> mi chiese Erick, osservandomi appoggiato allo stipite della porta della mia camera mentre preparavo la borsa per la scuola.
<<Bene>> mi limitai solo a rispondere, intenta a ficcare dentro i grossi libri che mi servivano oggi per le lezioni nella borsa tarocca di desigual.
<<E te con Katerina? Sembravi davvero preso da lei>> l'immagine di quel orrido bacio mi passò ancora una volta nella mente. Non faceva altro che inseguirmi da quando li avevo visti con i miei occhi.
<<E una ragazza interessante>>
<<Fantastico...>> nel mio tono si poteva cogliere tutta l'ironia, già infastidita misi la bretella della tracolla su una spalla e uscí dalla stanza urtando volontariamente anche una spalla di quello stronzo dai capelli neri e ricci.
Per tutto il tragitto che divideva la comunità dalla fermata dello scuola bus non ci guardammo nemmeno negli occhi. Io non so se sotto a quella corazza che aveva messo su si stava domandando perché io ero così strana, in realtà neanche io sto capendo perché del mio comportamento. Dentro me sentivo un uragano di emozioni tutte alla rinfusa, avevo perso metà della mia grinta e le emozioni che avrei dovuto sentire con Dorian non si sono fatte vive neanche per un istante.
In mezzo a tutto il casino capisco solo che questa tempesta si placa se Erick e con me. Quando lui mi sfiora, mi tocca, mi parla, tutti i perché sembrano sparire e non avere più importanza.
Una volta arrivata a scuola vidi accostato davanti all'edificio il bus con attorno i più popolari dell'istituto intenti a fumare una sigaretta, mentre dall'altro lato del parecchio un gruppetto di ragazzi attirò la mia attenzione. Mi avvicinai per vedere meglio.
Tra tutti gli sguardi stupiti di maschi e femmine, gente del primo anno e anche ben più grande vidi una bellissima limousine bianca parcheggiata, e subito in testa mi balzò in mente la domanda che qua tutti intorno si facevano: di chi è questa macchina?
E molto strano vedere una tale auto di un tale lusso, posteggiata nei pressi di un istituto.
La campanella suonò l'inizio della prima ora, e la professoressa di storia entrò puntale in aula accompagnata dalla preside Brown.
<<Buongiorno ragazzi, oggi volevo presentarvi una persona molto importante il signor Corman Hits!>>
Subito dopo l'annunciò entrò un uomo di bell'aspetto, nonostante la sua matura età delimitata anche dai quei capelli grigi/bianchi pettinati ordinatamente. Indossava un elegantissimo completo blu scuro e quelle mani messe in tasca enunciavano ancora di più la sua importanza.
Corman Hits, il padre di Dorian, non che il fondatore delle Hits Corporation una tale catena di aziende sparse in tutto il mondo, che si occupava di estrarre il petrolio. Ovviamente nessuno sapeva che cosa se ne facessero gli Hits con esso ma era evidente che dava il suo profitto. Abbastanza da permettersi una limousine.
<<Buongiorno, andrò subito dritto al punto, si è innalzato un nuovo progetto per la nuova costruzione di una super strada che collega la nostra piccola cittadina The Vill, con la grande e magnifica Malibù. Per raccogliere fondi necessita l'aiuto di tutti, per questo è stata indetta una raccolta di beneficenza che coinciderà con il ballo di fine anno>>
Il silenzio piombò nell'aula.
<<Scusate il ritardo!>> poi la porta della classe chiusa si aprì e da lì sbucò fuori Erick affannato.
Alzai gli occhi al cielo nel vederlo, quasi come se fosse una cosa abituale. Sapevo che era arrivato in ritardo perché prima doveva ripassare la bocca di Katerina.
<<Si accomodi signorino Grenville>> la preside lo guardò storto poi con un cenno mortificato lui si sedette al banco vicino al mio.
Tutti noi poi aspettavamo che il riccone ritornasse a parlare, invece venti di noi stavano assistendo a una battaglia di sguardi, più sostenuta dal signor Hits che da Erick. Tutti noi ci domandavamo che cosa avesse avuto Er, per attirare quello sguardo fulmineo.
<<Bhe?>> domandò poi lui, stanco di avere addosso quegli occhi di ghiaccio.
<<Buon proseguimento, io devo andare...>> rispose fuggitivo.
Fissai Erick, e per un attimo avrei creduto che mi stesse guardando con la coda dell'occhio, forse per vedere se la mia faccia era perplessa quanto la sua.
Dopo di che le lezioni proseguirono regolarmente.
Il pomeriggio era sempre noioso, tutti erano in casa o in giro con amici, e ovviamente io ero in giro per fatti miei, a pensare come sempre.
Nel camminare mi divertivo a prendere a calci una lattina di coca-cola, ammaccata un bel po visto che la stavo martoriando da ben due isolati.
Disgraziatamente non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di quella serpe che...non voglio neanche immaginare come e andata avanti la serata di quei due, solo al pensiero mi veniva il voltastomaco. Così mi misi a pensare alle cose più senza senso di questa terra.
Ma se si bacia una vipera il suo veleno può contagiare?
No, a Erick non può piacere quella strega, e di sicuro sotto l'effetto di un incantesimo. Il che non sarebbe neanche poi tanto strano, sembra che per resuscitare i morti basta esprimere un desiderio.
Lanciai questa volta la lattina molto più lontano e vidi che si accostò vicino all'officina di Carl, corsi subito a riprenderla intanto ne approfittai per salutare il vecchio.
<<Hey Carl!>>
<<Ciao Brook, come va?>>
Non potevo mentirgli, e neanche poteva raccontargli tutto. Sapevo che mi avrebbe preso solo per matta.
<<Ci si arrangia>> risposi
<<Speravo appunto che passassi di qua questi giorni, guarda cosa sto aggiustando...una rolls royce nera metallizzata! E una bomba!>>
Insieme a lui entrai di più nel capannone mal messo, mandava un odore pestilenziale di grasso, benzina e lamiere arrugginite. La macchina era sollevata da terra da un grosso congegno, tipo un crik meccanico.
<<E perché dovrebbe importarmi qualcosa di questa macchina?>> domandai mentre la squadravo più attentamente con i miei occhi verde scuro. La carrozzeria era così lucida e messa a nuovo che mi ci potevo specchiare dentro.
<<Bhe, l'altro giorno e venuto un ragazzo, ha detto di essere tuo amico. Volevo proporgli questo gioiellino in cambio della runner rossa che ha ora, purtroppo non lo vedo molto in giro così ho pensato se potessi mandargli questo messaggio>>
E vero, Erick aveva detto che era passato di qua per far controllare i freni alla sua nuova macchina. Ad un tratto venni colta da un senso di protezione e di angoscia.
<<Senti, la roadrunner che hai controllato era a posto? Intendo i freni, andavano bene?>> chiesi
<<Mai vista macchina più sicura di quella, al contrario di questa. Questa macchina se le vista brutta qualche anno fa>>
Non feci subito caso alle sue parole, poi mi fermai davanti al cofano della macchina e con mia disgrazia i miei occhi caddero sulla targa. AZ4670, questa era la macchina con cui Erick si è andato a schiantare.
<<Dove hai preso questa macchina Carl?!>> il mio tono di voce si fece possente, forse fin troppo ma il mio corpo cominciò a tremare in presenza del mostro che ha ucciso il mio migliore amico.
<<In una discarica qua vicino, era messa male, ma ora è come nuova>>
<<I freni Carl! I freni come erano?>>
<<Quelli erano ridotti davvero male, sembrava che qualcuno li avesse sabotati. Chiunque appartenesse questa macchina spero solo che non si sia fatto male>>
I freni sabotati, questo vuol dire che qualcuno, quel giorno ha voluto che le cose andassero così.
Presa dal panico uscí dall'officina e cominciai a correre come se stessi scappando da qualcosa.
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