La tomba del mondo (parte 4)
Mi ritrovai in un deserto peggiore di quello che avevo appena attraversato: un gigantesco campo di nuda roccia, grigio e senza fine, di terra riarsa e priva di vita, sporcata dalla polvere e dal lerciume. L'unica vegetazione presente era costituita da alcuni fiori incompiuti, che faticavano a sbocciare in mezzo a quel nulla, misere piante incomplete e dall'aspetto malsano. Spuntavano dalla nuda roccia senza colore e senza forza, frantumandosi al vento, e rilasciando un odore nauseabondo. Nuvole nere e minacciose coprivano il cielo, da cui filtrava appena una luce debole e malaticcia. Quel paesaggio infernale sarebbe potuto essere il delirio di un pazzo, o di un genio del male.
Le lapidi riempivano tutto: ovunque posassi lo sguardo non vedevo altro che tombe. Era il cimitero di un intero pianeta, o qualcosa del genere. Mi aggirai riluttante in mezzo alle lapidi, ancora incredulo e indeciso su cosa fare. Notai che ogni pietra tombale riportava il nome del defunto con una sola data, presumibilmente quella della dipartita, a cui seguiva un altro nome, o anche più. Che diavolo significava? Per quanto vagassi in quel campo non riuscii a trovare una lapide che non presentasse la stessa bizzarria. Dopo un po' che giravo a vuoto ci arrivai: la data stabiliva il giorno di un omicidio, e ai nomi delle vittime seguiva quello del loro assassino (o assassini). Quello era il cimitero dei delitti, non un posto di pace eterna, ma un terra intrisa di sangue che urlava vendetta.
Cercai invano di trovare una via che portasse da qualche parte, un luogo qualsiasi dove trovare almeno un po' di pace, ma alle tombe seguivano solo altre tombe. Parevano non finire mai. E più mi aggiravo in mezzo ai morti, più la mia mente sconvolta si riempiva di immagini insopportabili. Ormai correvo senza meta come un dannato, quando sentii esplodermi il cervello sovraccarico, e fui invaso da immagini che non riuscii più a dimenticare:
uomini che uccidevano le donne;
madri che uccidevano i propri figli;
figli che trucidavano i padri;
rapine finite male;
soldati che sparavano al nemico;
professionisti che stanavano la loro preda;
massacri fra bande rivali;
serial killer schiavi delle proprie ossessioni;
criminali che sparavano tra la folla;
giovani che uccidevano per noia;
innamorati delusi con le mani sporche di sangue;
dittatori che cancellavano gli oppositori;
spie che facevano fuori i rivali;
l'indifferenza che lasciava soccombere i più deboli;
barconi carichi di migranti che vagavano nel Mediterraneo senza aiuto;
politici che fomentavano l'odio e la paura;
gente comune che si voltava dall'altra parte...
Tutto questo turbinò in una tempesta nella mente fatta di male e morte, che riuscì a piegarmi in due, spezzando il mio corpo e la mia volontà, costringendomi a chiudere gli occhi e a tenere la testa fra le mani, scossa com'era da un dolore atroce, insopportabile. Non riuscivo a smettere di urlare.
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