Capitolo 3
I due truffatori erano ancora scossi quando uscirono dal palazzo. L'aria fresca sembrava contrastare con l'angoscia che portavano dentro.
Decidendo che avevano bisogno di informazioni, Carmelo aveva chiesto a Iliana quando erano iniziati i problemi, scoprendo che il bambino aveva cominciato a comportarsi in modo strano dalla notte di Halloween.
«Ha degli amici a cui chiedere cosa faceva quella notte?» le aveva chiesto, cercando di mantenere un tono professionale, ma la sua voce tradiva una certa apprensione.
Sul volto della donna c'era un velo di tristezza, come se ogni parola fosse un peso insopportabile.
«No, non ne ha. A scuola è sempre isolato e solo.»
L'idea di un bambino abbandonato, senza amici, fu come un pugno allo stomaco per il falso esorcista. Sospettando che fosse in quel periodo che era accaduto il fatto, si era fatto dire dove si trovasse la scuola di Aronne, per poi avviarsi da quelle parti per indagare.
Appena lontani da sguardi indiscreti, Sergio si fermò, voltandosi verso il suo capo con un'espressione di incredulità.
«Non posso credere che tu le abbia detto che l'aiuteremo davvero.» iniziò con fare critico e carico di ansia. «Hai visto quel coso? Io non ci tengo minimamente a tornare lì dentro.»
«Lo so. Ma era così disperata che non me la sono sentita di abbandonarla.» gli rispose cercando di mantenere la calma.
Le parole del suo assistente risuonavano nella sua mente, ma la vulnerabilità di Iliana lo aveva toccato.
«E cosa pensi di fare?» esclamò il suo assistente con il viso contratto in una smorfia di preoccupazione. «Non siamo veri esorcisti. Chiunque le abbia detto di chiamare noi deve essere un vero idiota. Se insistiamo, finiremo col farci uccidere.»
Carmelo sentì un brivido lungo la schiena.
«Hai ragione. Ho paura anch'io, ma è troppo tardi per tirarsi indietro.» La verità era che la paura lo attanagliava, ma c'era anche una parte di lui che si sentiva obbligata a fare qualcosa, a non lasciare che il dolore di Aronne rimanesse inascoltato.
«E cosa speri di trovare alla scuola di quel bambino?» chiese sarcasticamente Sergio, a braccia conserte, con uno scetticismo palpabile.
L'uomo si fermò a fissare l'orizzonte, perso nei suoi pensieri. La scuola di Aronne rappresentava un'opportunità, un luogo dove forse avrebbe potuto scoprire la verità.
«Non lo so. Ma se ci fosse anche solo una possibilità di aiutarli, dobbiamo provarci.»
Sergio sospirò, il suo atteggiamento si ammorbidì leggermente.
«Va bene, ma se è possibile evitiamo di metterci in situazioni pericolose.» La preoccupazione del suo assistente era giustificata e Carmelo sapeva che avrebbero dovuto muoversi con cautela. Ma la determinazione di aiutare Aronne stava crescendo sempre di più in lui e non si sarebbe fermata.
***
Arrivati alla scuola, fingendosi assistenti sociali, ai due truffatori fu concesso un appuntamento all'ufficio del consulente scolastico, il dottor Marco Rossi, e all'insegnante di Aronne, la signora Laura Bianchi. Entrambi apparivano visibilmente preoccupati, i loro volti segnati da una tensione palpabile. L'ufficio era decorato con poster educativi e fotografie di eventi scolastici, ma l'atmosfera era carica di ansia.
«Siamo qui per capire meglio cosa stia succedendo ad Aronne,» iniziò Carmelo cercando di rimanere calmo. «Ci hanno detto che ha avuto dei problemi a scuola.» aggiunse, osservando attentamente le reazioni dei due educatori.
«Sì, purtroppo.» rispose la signora Bianchi con lo sguardo abbassato, come se stesse rivivendo momenti dolorosi. «Il poverino è stato vittima di bullismo. È sempre stato un ragazzo un po' in sovrappeso, e alcuni compagni non hanno esitato a prenderlo di mira. Il peggiore di tutti è un ragazzino di nome Andrea Gallo.» Le parole della docente erano cariche di empatia, ma anche di impotenza.
Sergio si fece serio in volto, riflettendo sulla gravità della situazione.
«E quando ha iniziato a comportarsi diversamente?» chiese, cercando di raccogliere informazioni cruciali.
«Il suo comportamento è cambiato drasticamente dopo Halloween.» spiegò il dottor Rossi, incrociando le braccia in segno di preoccupazione.
«Prima, a causa del bullismo, si limitava a starsene da solo in un angolo, ma poi ha cominciato a diventare più aggressivo.» La sua voce era ferma, ma Carmelo poteva percepire la frustrazione e la tristezza che si celavano dietro le sue parole.
«Qualche giorno dopo, anche Andrea ha cambiato atteggiamento. È ansioso ed evita i suoi amici. Non ha detto niente, ma deve essergli successo qualcosa che lo ha profondamente traumatizzato, e temiamo sia legato al cambiamento di Aronne.»
I due complici si scambiarono uno sguardo preoccupato. A quanto pareva, il povero Aronne se la passava male anche prima della presunta possessione
«Grazie per le informazioni. Adesso dobbiamo parlare con Andrea.» disse Sergio, la sua voce ora più decisa. «Potete dirci dove si trova?»
«Andrea è in aula adesso, ma possiamo contattarlo per farlo venire qui.» rispose la signora Bianchi, prendendo il telefono con una mano tremante. «Dovrebbe essere disponibile a breve.» Anche lei era determinata quanto loro ad aiutare i ragazzi, nonostante ignorasse la verità.
Carmelo e Sergio si prepararono ad affrontare Andrea, consapevoli che la verità su ciò che era accaduto a Halloween potesse rivelarsi cruciale per comprendere la situazione di Aronne.
Nell'attesa, Carmelo si ritrovò a pensare al proprio passato e alle similitudini che aveva scoperto di avere con Aronne.
***
In un giorno di scuola come tanti altri, con il suo zaino pesante sulle spalle e il cuore che gli batteva forte, Carmelo si avviava verso l'entrata della scuola. Le risate dei suoi compagni che risuonavano nell'aria e la loro vivacità, per lui erano solo un eco di dolore, un contrasto stridente con il suo stato d'animo che gli ricordava costantemente la sua solitudine ed esclusione.
«Ehi, guarda chi c'è!» urlò un ragazzo alto con un sorriso beffardo, il suo tono carico di scherno. «Il nostro piccolo mago! Cosa stai leggendo oggi, Carmelo? Magia per principianti?» Le parole del bullo risuonavano come un colpo di tamburo, amplificando la sua angoscia. Le derisioni si alzarono come un coro, e Carmelo si sentì affondare. Ogni risata era un colpo al suo orgoglio, un affondo nel mare della sua insicurezza.
Avrebbe tanto voluto nascondere il viso e passare inosservato, ma ogni sguardo appuntato su di lui lo colpiva al cuore, come frecce avvelenate.
«Lasciami in pace,» mormorò, ma le sue parole si persero nel rumore, come foglie trasportate dal vento. La sua voce, fragile e tremante, non riusciva a farsi sentire sopra il brusio della derisione.
Il bullo si avvicinò, il suo sguardo era un misto di scherno e malizia. «Oh, ma dai! Non sei solo un mago, sei anche un perdente!» disse, spingendolo con forza. Il gesto era tanto fisico quanto psicologico, un attacco che lo faceva sentire vulnerabile e impotente. Il bambino barcollò, tormentato dal dolore fisico ed emotivo che gli veniva inflitto ogni giorno, facendolo sentire solo e impotente.
La sua unica consolazione erano i libri, rifugi che gli permettevano di evadere in mondi fantastici dove la magia esisteva e i buoni vincevano sempre. In quei mondi, era un eroe, capace di affrontare qualsiasi sfida, di sconfiggere mostri e salvare principesse. Ma purtroppo, la sua realtà era un incubo senza fine di crudeltà e umiliazione, chiedendosi una sola cosa:
«Perché?»
***
Quella domanda lo aveva tormentato tutta la vita ed era stata la ragione che lo aveva indotto a studiare psicologia: per poter finalmente comprendere le ragioni del male. Ogni teoria, ogni concetto, sembrava un pezzo di un puzzle che non riusciva mai a completare. Le risposte che aveva trovato erano varie e spesso contraddittorie, lasciandolo con più domande che certezze. La sua mente era un labirinto di idee e ogni nuova scoperta sembrava allontanarlo ulteriormente dalla verità che cercava.
Ora, ripensando ad Aronne, Carmelo si chiese se il ragazzo patisse la stessa vulnerabilità, la stessa solitudine e la stessa impotenza che lui aveva provato. Si domandava se quel bambino ricorresse ai suoi stessi trucchi per sfuggire alla realtà, rifugiandosi in mondi fantastici. Immaginare come potesse sentirsi rinnovò la sua determinazione nell'aiutarlo. Non avrebbe abbandonato quel bambino al suo stesso dolore; avrebbe davvero fatto la differenza questa volta.
Pensando a tutto questo, vide la porta aprirsi e un ragazzino di circa otto anni, con i capelli disordinati e un'espressione ansiosa, entrare nell'ufficio. Il suo sguardo era impaurito, e Carmelo notò subito la tensione nei suoi piccoli gesti.
«Ciao, Andrea,» iniziò, cercando di sembrare amichevole, ma tradendo una certa apprensione. «Siamo qui per parlare di Aronne. Ci hanno detto che hai avuto qualche problema con lui.»
Andrea si strinse nelle spalle, evitando il contatto visivo, esternando paura e disagio.
«Non lo so... Non voglio parlarne.» rispose con un sussurro.
Sergio si fece avanti, cercando di guadagnare la sua fiducia.
«Capisco che possa essere difficile, ma è importante. Aronne ha bisogno di aiuto e noi vogliamo capire cosa è successo.»
Il ragazzo si morse il labbro, visibilmente in difficoltà.
«È solo che... è cambiato. Dopo Halloween, è diventato ancora più strano del solito.» La sua voce tremava facendo intuire il peso del segreto che portava dentro.
«Cosa intendi per "strano"?» chiese Carmelo, cercando rimanere calmo e concentrato, sapendo che ogni dettaglio poteva essere cruciale.
Il ragazzino tremava.
«Non lo so. Era con il fratello e i suoi amici quella notte. Hanno fatto qualcosa, ma non so cosa. Da allora Aronne è diventato cattivo con tutti.» Le sue parole erano cariche di paura, e il truffatore si rese conto che il bambino stava lottando con un trauma che non sapeva come esprimere.
«Hai visto cosa hanno fatto?» insistette Sergio, cercando di ottenere più dettagli.
«No, non lo so.» rispose Andrea, scuotendo la testa con il viso segnato da frustrazione e confusione.
I due complici si scambiarono uno sguardo preoccupato. Quelle parole confermavano che qualcosa di più profondo stava accadendo, e la loro missione si stava complicando.
«Grazie, Andrea. È stato molto utile.» disse Carmelo, cercando di rassicurarlo. «Se ti viene in mente qualcos'altro, non esitare a contattarci.» La sua voce era gentile, ma sapeva che il ragazzo aveva bisogno di tempo per elaborare tutto ciò che stava vivendo.
Andrea annuì, visibilmente sollevato di aver finito la conversazione.
Usciti entrambi dall'ufficio, i due truffatori decisero il da farsi.
«Dobbiamo parlare con Ryan.» disse Sergio, preoccupato e carico di urgenza. «Se Aronne ha passato Halloween con lui, potrebbe sapere di più su quello che è successo.»
«Sì, e non capisco perché non ce lo abbia detto prima.» rispose determinato Carmelo con la mente già proiettata verso il prossimo passo. «Torniamo indietro!»
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