Capitolo 1

Carmelo Leone entrò con passo sicuro, e il mantello ondeggiante, nella stanza avvolta nella nebbia illuminata solo dalla fievole luce delle candele tremolanti. I suoi penetranti occhi verdi scrutavano l'ambiente con estrema attenzione.
«È qui.» sussurrò una madre, indicando la figlia che si agitava e contorceva nel suo letto. «La aiuti, signor Leone, non è più la stessa.»
Carmelo le si avvicinò senza distogliere il suo sguardo serio e determinato.
«Devo parlare con lei.» disse fermamente, inginocchiandosi accanto al talamo. La bambina si mosse mentre un sorriso inquietante si formava sulle sue labbra.
«Non puoi scacciarmi.» mormorò con voce bassa e melodiosa.
L'esorcista si piegò in avanti, con il cuore che batteva forte nel petto.
«Sono qui per aiutarti.» rispose, mantenendo i nervi saldi. «La luce ti libererà.»
La madre si avvicinò implorante con il volto rigato di lacrime.
«La prego, faccia qualcosa!»
Carmelo sollevò una mano, spruzzando un po' d'acqua benedetta.
«Spirito maligno, abbandona questo corpo!» esclamò, mentre la bambina continuava a contorcersi.
Il sudore gli imperlava la fronte, ma tenne la posizione senza distogliere lo sguardo dalla creatura che si trovava davanti.
«Non mi caccerai!» urlò insistente la bambina.
Lui si concentrò chiudendo gli occhi.
«La tua anima è al sicuro.» disse, ripetendo più volte la formula mentre la bambina continuava a contorcersi e ad agitarsi.
Poi, lentamente, mentre la nebbia veniva spazzata via da un vento di origine ignota, si calmò. Dopo un interminabile momento di silenzio, aprì gli occhi, lucidi e innocenti.
«Mamma?» chiese confusa, la voce tremante.
La madre la abbracciò continuando a piangere, ma questa volta di gioia.
«Sei tornata!» esclamò con immane sollievo.
Carmelo, osservando la scena, sentì un misto di soddisfazione e sollievo.
«Ora, se non le dispiace...» disse poi richiamando l'attenzione. «Il mio compenso, per favore.» aggiunse tendendo la mano. «Ho rischiato la vita, ed è giusto che riceva qualcosa in cambio.»
La madre tirò fuori il portafogli senza alcuna esitazione.
«Ma certo.» disse prendendo i soldi «Se li è pienamente meritati.»
«La ringrazio.» rispose l'uomo ricevendo la sua paga «Che la mia benedizione l'accompagni.» e si congedò con un nobile inchino.
Abbracciato dalla frescura della notte sentiva il cuore pesante e la mente in tumulto.
«Ehi, capo!» chiamò una voce familiare. «Come è andata?»
Carmelo si voltò verso il suo assistente dal sorriso sornione e i riccioli neri scompigliati dal vento cercando di mantenere un atteggiamento spensierato.
«È andata bene Sergio, come sempre.» rispose, cercando di mantenere un tono di sicurezza.
Sergio scoppiò a ridere, il suono che risuonava come un campanello. «Le hai detto che il demone è andato via?»
«Certo. La bambina voleva solo maggiori attenzioni così ho recitato alla madre la verità che voleva sentire.» rispose scrollando le spalle. «Abbiamo fatto quello che dovevamo fare.»
«Certo, certo.» continuò il ragazzo con il sorriso che si allargava. «È stata una bella mossa quella del ghiaccio essiccato per la nebbia. E la distrazione della madre con i ventilatori? Geniale!»
«Già.» rispose seriamente «Geniale.»
«Dovrebbe essere contento capo.» gli disse il suo assistente. «L'abbiamo fatta franca anche stavolta e abbiamo ottenuto una lauta ricompensa.»
Lui si lasciò andare a un sorriso stanco.
«Hai ragione. Torniamo all'agenzia nel caso arrivi un'altra chiamata.»

***

L'ufficio di Carmelo era in disordine, con fogli sparsi ovunque il telefono silenzioso, e una leggera patina di polvere accumulatasi su oggetti dimenticati. Direttosi verso la propria scrivania, il suo sguardo si posò sulla posta accumulata.
Sfogliando le buste, tra bollette e pubblicità, trovò in fondo alla pila una lettera dall'intestazione elegante. Ma, vedendo da chi proveniva e dopo averne letto il contenuto, il suo volto si deformò in una smorfia di disgusto.
«Non ci posso credere.» mormorò. «Ancora loro.»
Sergio, che stava sistemando alcune carte, alzò lo sguardo.
«Chi sono?»
«I mistici.» rispose Carmelo, lanciando la lettera sul tavolo con disprezzo. «Un'organizzazione truffaldina i cui membri fingono di essere maghi che combattono le forze del male. Per l'ennesima volta vogliono che mi unisca a loro ma, come al solito, rifiuterò.»
«E perché?» chiese il suo assistente, incuriosito. «Potrebbe essere un'opportunità.»
«Per cosa? Diventare parte di un circo di ciarlatani? No, grazie.» ribatté con fermezza. «Sono un truffatore ma, al contrario di loro, ho dei limiti.»
Si sedette, preda della frustrazione. Quella lettera era l'ennesima prova che, nonostante il suo desiderio di allontanarsi da quel mondo, continuava a essere tirato dentro. Sarebbe mai riuscito a liberarsene?

***

Carmelo si trovava alla facoltà di psicologia, accanto al professore, con gli occhi di tutti gli altri studenti puntati su di lui. Il momento era carico di tensione e aspettativa.
«Per il mio compito...» iniziò, guardando seriamente il pubblico calmo e pacato. «...vorrei parlarvi di un concetto che considero fondamentale nella vita di ognuno di noi: la resilienza.» Inspirò profondamente, raccogliendo i pensieri. «Di solito si dice che si usa per riprendersi dalle cose brutte, ma è anche di più.» Queste parole lo fecero riflettere sulla sua vita passata e su come fosse felice di esserne uscito. «È un processo dinamico che ci fa adattare e crescere attraverso le avversità.» Carmelo si soffermò un attimo a contemplare il panorama fuori dalla finestra, ispirato dal panorama. «La possibilità di trasformare le esperienze difficili in opportunità di crescita.» continuò con un sorriso che si faceva strada sul suo volto. «È come un albero nella tempesta che si piega al vento senza spezzarsi.» Si appoggiò leggermente al tavolo, sentendo il sostegno delle sue parole. «E sono varie le cose che lo rendono così forte. Il sostegno degli amici e della famiglia nei momenti difficili ci aiuta a trovare la forza di andare avanti.» Era bello pensarlo, quasi confortante. «La consapevolezza di poter sviluppare le nostre abilità con impegno e apprendimento, vedendo errori e ostacoli come opportunità di crescita personale per migliorare noi stessi.» Si passò la mano sui capelli, come per scacciare i brutti ricordi. «La capacità di tenere sotto controllo le proprie emozioni nei momenti di stress, rispondendo in modo adattivo.» aggiunse chiudendo gli occhi facendo un respiro profondo. «Saper pensare a lungo termine, ricordando che anche nei momenti bui, si può sempre pianificare un futuro migliore.» Li riaprì, mostrando uno sguardo determinato. «E soprattutto, saper imparare dalle sfide, soprattutto quelle difficili.» Le sue parole risuonarono nella stanza, cariche di significato. «In definitiva, la resilienza è la capacità di crescere e adattarsi con il tempo, l'impegno, il coraggio, la determinazione e la volontà di imparare.» Con un gesto deciso, puntò il dito sulla tempia. «Grazie per la vostra attenzione.» Concluse con il cuore che batteva forte mentre faceva un inchino teatrale.
Dopo un momento di silenzio assoluto, il pubblico esplose in un fragoroso applauso, mostrando i loro sguardi di approvazione.
Il professore si alzò in piedi con un sorriso soddisfatto.
«Bravo signor Leone! Ha fatto un lavoro eccellente. La sua capacità di esprimere concetti complessi in modo chiaro e coinvolgente è davvero notevole.»
Carmelo sentì un'ondata di calore e orgoglio mentre gli elogi continuavano.
«La resilienza è un tema fondamentale e lei l'ha trattato con grande sensibilità, mettendo il cuore nel suo lavoro. Si merita un punteggio eccellente per la sua comprensione profonda del tema. Continui così!»
Mentre il docente tornava al suo posto, gli applausi continuavano a risuonare nella stanza.
Il ragazzo sorrise, fiero di sé, consapevole che i suoi sforzi personali e il sostegno dei suoi cari stavano finalmente dando i loro frutti.

***

«Immaginate se potessimo aiutare le persone a superare le loro paure.» diceva Carmelo con voce ferma e appassionata, circondato da studenti che lo ascoltavano con attenzione. «La psicologia non è solo una scienza; è un modo per restituire speranza a chi ne ha bisogno.»
Un ragazzo con occhiali spessi intervenne:
«Ma come possiamo davvero fare la differenza? Certe cose sembrano complicate.»
Lui rispose prontamente con un sorriso.
«Certo, ci sono sfide, ma ogni piccolo passo conta. Pensate a come un terapeuta può guidare qualcuno attraverso un trauma. Ogni sessione è un'opportunità per ricostruirne la fiducia e la resilienza.»
Una ragazza, seduta in fondo, alzò la mano.
«E se la persona non è pronta ad affrontare le proprie paure?»
Carmelo annuì convenendo che fosse un'ottima domanda.
«La chiave è il rispetto del tempo e dei limiti di ciascuno. La psicologia ci insegna che il cambiamento avviene quando la persona è pronta. Dobbiamo essere pazienti e comprensivi.»
Un altro compagno, visibilmente scettico, si fece avanti.
«Ma non pensi che a volte le persone abbiano bisogno di più di una semplice chiacchierata?»
Il ragazzo si fermò un attimo, riflettendo.
«Hai ragione. A volte, le persone hanno bisogno di interventi più diretti, come la terapia cognitivo-comportamentale o altre tecniche. Ma la base di tutto è la comunicazione. Senza un dialogo aperto, non possiamo nemmeno iniziare a capire le loro paure.»
Il dibattito si animò, con gli studenti che condividevano esperienze personali e opinioni. Carmelo si sentiva sempre più coinvolto, le sue parole fluivano con naturalezza.
«Immaginate un mondo in cui ognuno di noi può contribuire a creare un ambiente sicuro per gli altri. La psicologia non è solo per i professionisti; ognuno di noi può fare la differenza nella vita di qualcuno.» disse sentendosi sempre più ispirato. «In definitiva, la psicologia è un ponte verso la comprensione e la guarigione. Se possiamo aiutare anche solo una persona a superare le proprie paure, stiamo facendo un lavoro straordinario.» Con un sorriso concluse: «E chi sa, magari un giorno saremo noi a guidare le successive generazioni verso un futuro migliore.»

***

Tornando a casa pieno di entusiasmo per il dibattito andato a buon fine, Carmelo era ansioso di condividere con i suoi genitori quella magnifica giornata immaginando il loro orgoglio.
Ma, quando girò l'angolo, frenò bruscamente d'innanzi alla scena che gli si presentava facendogli stringere lo stomaco: Un furgone della polizia era parcheggiato sul marciapiede, con due poliziotti davanti all'abitazione
Il cuore gli batteva forte nel petto mentre si avvicinava.
«Cosa sta succedendo?» mormorò, sentendosi crollare il mondo addosso alla vista dei suoi genitori ammanettati.
«Signore, deve allontanarsi,» disse uno degli agenti, alzando una mano per fermarlo.
«No! Aspettate!» urlò il ragazzo con la voce tremante. «Cosa sta succedendo?»
«I suoi genitori sono stati arrestati per frode.» rispose l'agente con tono professionale ma privo di empatia. «Hanno cercato di truffare una multinazionale benefica.»
Carmelo sentì il sangue defluire dal suo viso.
«Ma non è possibile! Loro non sono così!»
La madre si voltò con il volto pieno di lacrime.
«Carmelo, noi... non volevamo che tu lo sapessi in questo modo. È tutto un malinteso!»
«Un malinteso?» ripeté Carmelo sentendosi mancare il fiato in corpo. «Come può essere un malinteso?»
«Carmelo, ascolta.» disse la madre, cercando di avvicinarsi. «Ti promettiamo che tutto si sistemerà. Dobbiamo solo...»
«Basta!» interruppe lui, il cuore in tumulto. «Non voglio sentire altre promesse. Non posso credere che abbiate fatto questo!»
Con un ultimo sguardo ai suoi genitori mentre venivano portati via, Carmelo si allontanò da casa con la vista offuscata dalle lacrime sentendosi più solo che mai. La gioia di prima era svanita, sostituita da un'angoscia logorante.

***

Seduto al tavolo del suo studio, continuava a fissare la lettera ricevuta dai mistici, tormentato come un incubo dalla memoria di quel giorno fatale.
Sapeva fin da piccolo che i suoi genitori erano truffatori. Nonostante disapprovasse le loro azioni, aveva accettato che i suoi studi in psicologia fossero stati finanziati con i loro guadagni illeciti, illudendosi che, una volta laureato, avrebbe potuto redimere la loro storia, ricavando qualcosa di buono da quei crimini. Si era fatto promettere che non avrebbero più truffato nessuno, credendo ciecamente alla loro parola.
Ma ora, a causa di quell'evento, aveva perso tutto. I beni di famiglia erano stati congelati, e con essi la sua possibilità di continuare gli studi. Nessuno aveva voluto offrirgli lavoro, considerandolo il figlio di truffatori, e si era ritrovato costretto a usare le stesse tecniche che aveva disprezzato per guadagnarsi da vivere. Le abilità apprese nei suoi anni di studio diventate strumenti di inganno, lo avevano reso ciò che aveva sempre odiato.
Per quanto desiderasse fare qualcosa di buono per gli altri che non fosse un'illusione, temeva che ormai sarebbe rimasto per sempre incatenato nel ruolo in cui era stato relegato.
Sopraffatto dalla rabbia, afferrò la lettera dei mistici e la strappò a brandelli, come se potesse esorcizzare la frustrazione che lo attanagliava.
Sergio lo osservava in preda alla preoccupazione.
«Carmelo, calmati! Non risolverai nulla così!» esclamò, cercando vanamente di fermarlo.
All'improvviso qualcosa di lucente attirò l'attenzione di Carmelo. Tra i resti della lettera vi scintillava una chiave color d'oro. La raccolse con cautela, osservandola da ogni angolazione. Era un vecchio modello medievale. Perché gliel'avevano inviata? A quale porta apparteneva?
«Ma che cosa ci facciamo con quella chiave?» gli chiese il suo assistente condividendo la sua perplessità.
«Non lo so.» gli rispose. «Ma potremmo ricavarci un buon gruzzolo vendendola.»
Sergio si avvicinò, scrutando l'oggetto con attenzione.
«Non saprei. Magari ci porta a qualcosa di importante. Dobbiamo scoprire a cosa serve.»
L'improvviso squillo del telefono interruppe i loro pensieri.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top