Terzo capitolo


Tornata a casa, Serena preparò il pranzo. Dal frigo tirò fuori un'insalata e del petto di pollo che Ester aveva già tagliato a cubetti, conoscendo la fobia dell'amica per i coltelli. Ogni volta che ne vedeva uno, veniva assalita dall'ansia. Non ne conosceva il motivo, Nina aveva liquidato la faccenda dicendole che la sua paura era legata ad un incidente che aveva avuto da bambina. Serena le aveva creduto sulla parola, sua sorella non poteva certo mentirle. Impanò i pezzi di carne con della farina e li rosolò in padella con una noce di burro. Dopo averli salati, terminò la cottura con un bicchiere di latte.

«Che profumino!» esclamò Ester, entrando in cucina e lasciando scivolare la borsa sulla spalliera della sedia. «Hai preparato il pollo al latte?»

Serena annuì distrattamente, ma non si era lasciata sfuggire il sorriso smagliante stampato sulla sua faccia. Condì l'insalata e il pranzo fu pronto.

«Stasera c'è la partita, ci vieni?»

«Come no, devo fare la mascotte.»

«La mascotte?»

«E' un'idea di Emis, prenditela con lui» replicò Serena. «Pronta per l'esame?»

«Quale esame?»

«Quello per cui stai saltando i corsi da due settimane.»

«Ah, quello». Ester abbassò lo sguardo sulla forchetta con cui stava giocherellando. «Ci sono quasi.»

«Hai bisogno di una mano?»

«No, tranquilla. Un ultimo ripasso e sono a posto.»

«L'hai detto anche la settimana scorsa». Serena guardò l'amica indispettita: make up da copertina; nail art perfetta; outfit da passerella. Ester non aveva per niente l'aria di una che avesse trascorso l'intera mattinata a studiare. «E' per l'esame che non stai frequentando, vero?»

Ester continuava a fissare la forchetta: "Quanti rebbi per una da dolce?"

«Ester, mi stai ascoltando?»

«Ehm, sì. Dicevi?»

«C'è di mezzo Dario, vero?»

«Può darsi.»

«No, Ester. Non dirmi che ti sei rimessa con lui.»

Ester continuò a masticare lentamente, sapeva che Serena non digeriva l'idea che lo frequentasse ancora.

«Perché ti butti via così? Dario è un imbecille, lo sai meglio di me.»

«E' cambiato.»

«I tipi come lui non cambiano, Ester. L'infedeltà è stampata nel suo DNA. Lascialo perdere, anche Emis è preoccupato per te.»

«Emis si preoccupa solo che porti a casa la vittoria», sbottò. «Vado, sai gli allenamenti. Emis collassa, se non mi vede arrivare». Ester si diresse verso la porta alla velocità di un batter di ciglia e se ne andò, senza terminare il suo pranzo.

Serena rimase a fissare la porta, chiedendosi perché Ester si lasciasse rovinare l'esistenza da un ragazzo. Prendersi. Lasciarsi. Prendersi ancora. Un bel taglio netto? Troppo doloroso. Ma se stare insieme fa comunque così male, allora che senso ha? Serena non aveva mai visto piangere Ester per un ragazzo. Le piaceva giocare e un set era più che sufficiente. Dario era stato l'unico, però, con cui avesse giocato una partita intera, tie-break compreso. La sua prima storia seria. Gli si era aggrappato come un koala ad un albero di eucalipto e non aveva mollato la presa neanche quando lui le aveva confessato di averla tradita. E non una volta soltanto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top