Intermezzo #6
Un silenzio pieno di paura. Quello fu il suono che seguì il calar del mio sipario.
Chiusi il mio minuscolo balcone sul quale mi poggiai per tutto quel tempo a narrare, poi uscì dal carretto per mettermi davanti alla folla e dire:
<<Così si conclude il nostro tenebroso viaggio. Abbiamo camminato attraverso racconti spesso così oscuri da farci sentire persi. Questa sensazione in particolare è veramente orribile non trovate? Sentirsi soli, senza avere la minima idea di dove si stia andando nel gelido buio.>>
Feci una breve pausa per avvicinarmi ulteriormente al mio pubblico e dissi:
<<Succede sia quando, come voi quest'oggi, ci si addentra nell'abissalmente contorta mente umana che quando ci troviamo a dover cambiare vita. Se vi fermate per un istante a riflettere, in ogni racconto questa è stata una costante. Forse alle radici della paura, insieme al timore del diverso e il dover prendere decisioni c'è un'ultima oscura incognita: il cambiamento.>>
Alcuni spettatori mi lasciarono passare vicino a loro, inoltrandomi nella folla.
<<Clark era pietrificato dalla paura di dover fare una cena con la sua fidanzata, il che implicava - oltre a morte certa ma non lo sapeva - a qualcosa di nuovo per lui. Gillian era terrorizzata anche solo dall'idea di creare una nuova vita, temendo di condannarla a qualcosa di simile al suo passato; mentre Ryan aveva timore di lasciare sua moglie convinto di essere felice con lei, facendo il possibile per non accettare un cambiamento come sarebbe potuto essere ad esempio quello di vivere con la signora Ricci, pur di mantenere le cose come erano. Un discorso molto simile si può fare anche di Cory, una volta creata una propria famiglia l'idea che tutto stesse cambiando lo fece impazzire allontanandosi da tutto ciò che un tempo fosse. Chantal, invece, si ritrovò investita da un cambiamento a dir poco traumatico, il che la portò a scappare dalla realtà fino a non poter più sopportare quella folle corsa sfiancante..>>
Preso da questo mio monologo, a stento mi accorsi di essere giunto al centro dello sciame di persone, le quali nell'insolito religioso silenzio, rimasero ad ascoltarmi. Dopo essermi fermato ad ammirare tutti quanti così vicini a me con uno sguardo colmo di ammirazione, mescolata a dell'incantevole curiosità, dissi:
<<Ovviamente non intendo dire che ogni cambiamento porti alla follia e che la gente voglia sempre fuggire da esso, vi ricorderei di Joseph. Certo per lui non è finita comunque bene ma questo per altri motivi tra i quali la superbia improvvisa, eppure sentì che fosse la cosa giusta da fare perché voleva cambiare. Solamente lui ed il falciatore, tra queste storie, sono stati così coraggiosi di accettare il fatto che tutto è soggetto al cambiamento. Pensateci: effettivamente è l'unica costante nelle vite di tutti quanti, è il principio e al contempo la fine. Dunque, perché siamo così tanto spaventati?>>
Dopo una breve pausa conclusi il discorso dicendo:
<<Perché è caos. Il nostro desiderio di controllo assoluto ci porta a voler lottare in una crociata senza fine contro l'indomabile entropia che governa l'universo.>>
Feci un inchino in mezzo alla folla al quale seguì un fragoroso applauso.
Apparentemente il mio discorso era piaciuto, non sono sicuro che proprio tutti lo abbiano capito ma confido che per lo meno abbia portato qualcuno a riflettere.
Mentre la folla lentamente si disperdeva io tornai al mio piccolo carro, pronto per ripartire.
Quando però mi diressi verso i cavalli, pronto per sedermi in attesa del prossimo viaggio, sentii qualcosa tirarmi il pantalone. Mi voltai temendo che il costoso tessuto del mio amato sarto di fiducia si stesse strappando, invece vidi il ragazzino che qualche storia fa rispose ad una mia domanda.
<<Signor narratore, scusi se la interrompo ma posso chiederle una cosa?>> chiese timidamente il giovane con sguardo ricco di ammirazione.
<<Certo, dimmi tutto giovane esploratore delle tenebre.>>
Chiamandolo in quel modo lui sorrise fieramente guardando suo nonno per vantarsene.
<<Tutte quelle storie, le ha inventate lei o sono successe veramente?>>
<<In ogni storia raccontata, per quanto semplice o strampalata possa essere, c'è sempre della verità ragazzo.>>
<<Ma molte cose che ha detto sono davvero strane signore. Oltretutto sono anche molto spaventose.>>
<<Credi che avrei potuto mentire a te, tuo nonno e tutte quelle persone? Per certe cose ci sono i politici, non mi potrei mai abbassare a tanto.>>
L'anziano sorrise alla battuta per poi dire:
<<Dai Rick credo che il narratore sia stanco, mi scusi l'abbiamo disturbata abbastanza.>>
<<Non si preoccupi, anzi vorrei dire un ultima cosa se posso.>>
Poi, guardando il piccolo, dissi: <<Ti faccio i miei complimenti per aver resistito a tutte queste storie, non ti sei fatto fermare dalla paura, anzi ti sei fatto guidare sempre dalla curiosità.>> mi inginocchiai rapidamente per essere più vicino al bambino e dirgli:
<<Continua così, sempre. Non perdere mai la voglia di conoscere il mondo.>>
<<Scusi ma che senso avrebbe? Poco fa ha detto che tanto è tutto inutile perché l'unica cosa che governa l'universo è il caos.>>
<<Ottima osservazione Rick, però il mio discorso non era che tutto è inutile. Se si vuole cambiare il mondo non si deve volerlo dominare, sarebbe qualcosa di disumano, la cosa migliore da fare è conoscerlo il più possibile per saper come vivere in esso. Quando sarai grande, se avrai fatto come ti ho detto e avrai imparato qualcosa più degli altri, sarà tuo compito guidare più persone possibile verso la conoscenza.>>
<<Questo è quello che fa lei quindi?>>
<<Diciamo di sì.>> poi gli sorrisi e mi alzai dicendo:
<<Le cose sono un po' più complesse di così e ci sono ancora molte cose che non sai, quasi quante quelle che non saprai mai probabilmente.>>
Salendo poi sul mio carro dissi una cosa anche al nonno:
<<Faccio i complimenti anche a lei che ha avuto la pazienza e, ancora più importante, l'elasticità mentale di lasciare suo nipote ad ascoltare quelle storie.>>
<<Sinceramente ero un po' preoccupato all'inizio ma poi ho visto che era felice a sentirla e cosa può contrastare la felicità di un bambino?>> dopo aver stretto il piccolo Rick sorridendo mi guardò e aggiunse: <<Poi a dirla tutta ero molto curioso anche io di sentire cosa avesse da dire, quindi sono contento che abbia avuto il coraggio di restare.>>
Sono sempre più rare le persone con cui si ha piacere di parlare ultimamente, dovremmo tutti tenercele strette quando si trovano ma io non posso. Terrò comunque stretto nel mio cuore il ricordo di quelle parole, sopratutto le ultime cose che ci siamo detti:
<<Dove andrà adesso signor narratore?>>
<<Non lo so, ed è proprio quello il bello.>>
Sorrisi salutando il bambino e l'anziano, i quali si allontanarono per tornare a casa. Dopo qualche passo però Rick si voltò nuovamente verso di me, vedendo rapidamente la fredda oscurità risucchiarmi. Non si spaventò, anzi, mi salutò felicemente con la mano.
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