6.9


Ci vollero diversi mesi prima che si riprendesse da quello scontro, venne curato fuori città da una squadra di medici scelti personalmente da Angelo Guerra. Il suo mostro doveva ancora vivere, perderlo proprio in quel momento avrebbe reso quasi tutto vano.

Anche se ormai era salito al potere come sindaco di San Francisco e l'organizzazione criminale era quasi completamente smantellata, voleva di più.

Continuò a ripetersi ogni giorno "memento mori" o frasi come "finché il lupo è vivo nessuna pecora è al sicuro" quindi sentiva di non poter stare calmo. Aveva ancora un ultimo piano per porre fine a tutta quella follia.

Una mattina degli inizi di dicembre un uomo portò nella casa isolata del falciatore una lettere che recava scritto:

<<Verranno a prenderti presto ma non sanno chi tu sia realmente. Ti porteranno da Robert e potrai completare la tua vendetta. Appena avrai letto brucia questa letta. Buona fortuna figliolo.>>

Obbedì bruciando il messaggio e tre giorni dopo entrò in casa sua una pattuglia che lo arrestò. Anzi, per essere precisi, arrestò un certo Roy Navarette - mai esistito - che a quanto pare aveva rubato diversi oggetti di valore e fatto una rapina a mano armata.

Con qualche dollaro, ed un pizzico di sana teatralità che non guasta mai, Angelo Guerra fece in modo che il falciatore andasse dritto ad Alcatraz senza che nessuno lo sapesse. Così facendo non era lui rinchiuso con Robert, il quale comandava quel posto, bensì il signor Johansson rinchiuso con il falciatore.

Era attivo come carcere da poco tempo ma la disperazione delle persone detenute lì era equivalente a quelle dei dannati dell'Inferno.

Quando giunse sulla roccia venne fatto spogliare, come tutti i nuovi detenuti, essendo poi costretto ad una marcia umiliante fino ai controlli, dove successivamente gli sarebbero stati dati gli abiti del penitenziario. Fin dai primi giorni si mise a studiare le abitudini delle guardie, orari per il cambio, chi fosse potenzialmente più vulnerabile e la stessa cosa la fece per qualunque persona fosse incarcerata. Osservò ogni cosa per più volta e diverso tempo, per la prima volta dopo anni era in un posto nuovo per lui. La cosa più importante era avere il vantaggio di conoscere il posto.

Dopo un intero anno vide solamente un paio di volte Robert, di sfuggita senza che lo riconoscesse, anche se il desiderio era enorme. Rimase calmo, anche se richiese uno sforzo di portata titanica per lui, giorno dopo giorno finché non si sentì pronto.

Fu un azzardo senza eguali, non aveva più la forza di un tempo dopo quella domenica e lì era completamente da solo. Ogni errore poteva essere l'ultimo.

Diverse volte qualche carcerato cercò di provocarlo, quasi come se la regola numero 5 per il quale sono assicurati solo l'acqua ed il cibo ed ogni altra cosa è un privilegio, per alcuni non valesse. Mantenne sempre la calma per non attirare l'attenzione.

Tanto per cambiare non legò con nessuno e mantenne sempre un basso profilo, poi dato le persone che erano con lui ad Alcatraz, tra tutti i vari criminali pericolosi lui rimase sempre come un fantasma. Nessuno fece caso al fatto che spesso rubasse delle posate, tantomeno qualcuno notò che lentamente iniziò a scavare una buca sotto il suo letto.

La stanza era minuscola e nascondere il suo lavoro in bella vista fu incredibilmente semplice. Dopo mesi e mesi trascorsi lontano da tutti quanti, sempre e solo ad osservare ogni singolo dettaglio o scavare lentamente, giunse il momento.

La notte in cui avrebbe compiuto la sua vendetta.

In realtà tutto quel lavoro e fatica fu quasi inutile, non scappò scavando una tana come un coniglio né tantomeno ci si nascose. L'idea originale prevedeva qualcosa di simile ma la sua mente oscura scelse qualcosa di più macabro e contorto.

Durante l'ora d'aria prevista per lui e gli altri detenuti della sua ala, decise che fosse il momento di attuare il piano: finse di stare male improvvisamente auto inducendosi il vomito rigettando su uno dei carcerati. Ovviamente non ebbe una reazione tranquilla, anzi lo colpì diretto con un pungo sul volto, così intervennero rapidamente le guardie.

Allontanarono il falciatore ed un agente lo riportò nella sua cella.

Tutto stava procedendo perfettamente, erano solo loro due in tutta quella zona così prima che lo chiudesse dentro lui fece un salto verso di lui e in breve tempo gli tappò la bocca mentre gli faceva perdere l'equilibrio, infine gli strinse forte il collo con un braccio mentre trascinava nella cella il malcapitato. Dopo aver sentito il corpo diventare freddo lo spogliò indossando la sua divisa e nascose il cadavere nella piccola fossa sotto il letto.

Per evitare che la sua copertura saltasse preparò preventivamente una specie di manichino, composto da vecchi pezzi di giornale per lo più, mettendolo sul letto sotto quella specie di fine carta da forno che osavano chiamare coperta.

Era perfettamente consapevole che non sarebbe durata a lungo la sua controfigura e che avrebbe avuto poco tempo per fare ciò che doveva, così il lupo travestito da pecora si allontanò iniziando la caccia della sua tanto agognata preda.

Sapendo perfettamente la routine di praticamente tutti gli agenti sull'isola si studiò un tragitto preciso per raggiungere la zona degli alloggi dei personale penitenziario, prima di cercare Robert. Voleva sfruttare il fatto che fosse fine settimana per ripagarlo con la sua stessa moneta. Sapeva che spesso alcuni familiari degli agenti potevano andare sull'isola a fargli visita durante dei giorni prestabiliti, così aggirandosi tra le persone civili che controllavano i mostri della roccia trovò dove abitasse il direttore del penitenziario.

Negli anni il falciatore aveva fatto molte cose e dimenticate altrettanto, nella sua mente quasi non vi era neppure una parvenza di ricordi felici, tra tutto però non scordò mai il giorno del massacro. Quelle memorie erano le uniche cose che ancora vivevano in lui all'infuori dell'odio e la continua sete di sangue.

La famiglia Johansson alloggiava in uno dei piccoli edifici bianchi, ovviamente loro erano in quello più spazioso dato il grado alto quanto l'ego di Robert, così bussò nella speranza che ci fosse qualcuno. Si avvinò alla porta la moglie, una donna bellissima donna con uno sguardo incredibilmente annoiato, sperava fosse suo marito per poter passare del tempo con lui ma si trovò solamente un giovane, finto, agente.

Ancor prima che lei potesse dire qualcosa il falciatore le afferrò la testa e con forza la fece sbattere contro lo stipite della porta. Lo spigolo le fratturò il cranio facendola morire in silenzio in una pozza di sangue e in preda a degli spasmi mentre i suoi occhi sbarrati rimasero puntati sull'uomo che chiuse la porta per poi andare lentamente verso il piano superiore dove udì i due figli della coppia chiedere: <<È tornato papà?>>

Per evitare che ci fosse troppo rumore rischiando così di insospettire qualcuno si nascose in attesa che uscissero dalla camera, infatti poco dopo il più piccolo dei due attraverso la porta ma la sua corsa verso le scale finì piuttosto rapidamente dato che il falciatore lo afferrò con facilità rompendogli l'osso del collo in pochi istanti.

L'altro bambino ebbe una sorte più brutale, per lui decise di rompere un vaso e usare uno dei cocci per tagliargli la gola, proprio come Robert fece con lui. Dopo aver messo i corpi teatralmente davanti l'ingresso, passò alla fase successiva: scatenare il caos necessario per attirare allo scoperto la sua preda.

Mantenendo la divisa ebbe modo di ottenere alcune chiavi delle celle e sfruttando la rigida routine dei poliziotti iniziò a liberare alcuni carcerati facendo cenno di rimanere in silenzio. Inizialmente alcuni obbedirono ma altri non ressero ed iniziarono ad uscire per aggredire alcune guardie. Mentre il disordine e la brutalità della mente umana si stava scatenando, lui si aggirò nello scompiglio con l'agilità e l'eleganza di un corvo.

Passò dunque a liberare altri detenuti versando sempre più benzina sul fuoco facendo passare l'intera isola in stato d'emergenza.

Quel tentativo di evasione fu fallimentare su tutta la linea, diversi carcerati morirono sotto colpi di arma da fuoco, altri invece dopo essersi buttati nell'oceano presi dalla folle idea di riuscire a tornare a riva semplicemente nuotando morirono annegando, alcuni invece più saggiamente si sottomisero dopo qualche manganellata o semplice timore.

Poco importa però, il falciatore ottenne ciò che desiderava.

Mentre Robert si avvicinava all'abitazione per far allontanare la propria famiglia finché tutto non si fosse sistemato, il dolce ipnotico tramonto che stava colorando lo specchio d'acqua di un fantastico colore rossastro e arancione, venne coperto da delle nubi oscure come l'inchiostro illuminate solamente da qualche lampo.

Quando aprì la porta abbassò lo sguardo per terra poiché aveva sentito di aver calpestato qualcosa, erano le corde vocali del figlio. Una volta sollevato lo sguardo verso le scale rimase pietrificato nel vedere la sua famiglia.

Il falciatore arrivò appena in tempo per osservare l'uomo iniziare a rompersi in mille pezzi.

Finalmente, dopo diciotto lunghi anni, Robert Johansson era davanti lui. Inerme e fragile.

Una parte di lui avrebbe voluto ucciderlo istantaneamente ma controllò quell'istinto, aveva immaginato per troppo tempo quel momento, finirlo così sarebbe stato troppo semplice. Voleva, e sentiva, di dover lottare contro di lui. Quando iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia il falciatore si avvicinò a lui e gli posò le mani sulle spalle per poi scaraventarlo a terra. La pioggia nel mentre iniziò a cadere sempre più intensamente e le nubi oscure coprirono del tutto il cielo facendo piombare l'intera isola di Alcatraz e tutta la città di San Francisco in un'irreale notte prematura.

Il suono fragoroso dei tuoni si mescolò a quello dei fucili e le pistole che provenivano da dentro il carcere, mentre le urla vennero sopraffatte dalla pioggia scrosciante.

Robert Johansson si rialzò rapidamente e guardò con aria confusa il finto agente e disse:

<<Che stai facendo ragazzo? La mia famiglia è morta e sta tutto andando in malora.>>

Poco prima che potesse continuare a parlare, un lampo illuminò a giorno tutta l'isola rocciosa facendo vedere il volto del falciatore e la sua cicatrice sul collo.

<<Cazzo! Come... no. Non è possibile!>> disse Robert ripetendolo più volte mettendosi le mani tra i capelli disperatamente.

Il falciatore poi gli fece cenno di farsi sotto, così il direttore tirò fuori la pistola ma l'assassino con un movimento velocemente gli colpì la mano facendogliela cadere a terra.

Da quel momento in poi la vita di Robert era giunta al termine, anche se non se ne rese ancora conto. Il falciatore aveva il vantaggio assoluto.

Mentre l'uomo perse le staffe il sicario era in controllo di tutta la situazione. Era stato forgiato in modo tale da non provare quasi nulla così da mantenere sempre il sangue freddo ed essere sempre concentrato. Quando Robert iniziò la lotta con dei goffi tentativi di colpirlo il falciatore lo schivò diverse volte fino a quando non gli fermò il polso destro per poi rompergli il braccio. Il suono delle sue ossa rompersi fu come musica per lui.

Vedendolo soffrire per la ferita decise di infierire e di colpirgli un ginocchio dando un calcio per farlo cadere, poi gli posò uno scarpone sul collo iniziando a premere.

Quando nel lontano 1917 Robert citò quel passaggio della Bibbia fece un grave errore: non aveva a che fare con un'aquila, bensì un dragone il quale attese alto nei cieli per abbattersi sulla terra con tutta la sua furia.

Rimase per qualche istante a vedere la faccia di Robert arrossarsi mentre, soffocando, cercava di chiedere pietà. Lo implorò diverse volte senza avere successo.

Sharoan ripensò rapidamente ancora una volta a quel giorno maledetto, poi sollevò lo stivale e, guidato dalla rabbia, colpì con tutta la forza che aveva in corpo con una pedata la testa di Robert Johansson spaccandola.

Per sfogarsi il falciatore urlò, senza mettere suoni, fino a cadere sulle proprie ginocchia mentre la pioggia lavava via il sangue del defunto.

Tre colpi di pistola lo colpirono alle spalle, vedendo il suo stesso sangue mescolarsi con la fredda acqua piovana mentre la sua vita stava per abbandonarlo. Venne colpito da un agente che cercava il direttore ma arrivò troppo tardi per salvarlo. Dopo aver ferito a morte l'assassino andò a chiamare rinforzi ed informare di quanto fosse accaduto.

Era tutto finito. Tutti gli sforzi per giungere su una roccia a morire con l'uomo che gli rovinò la vita. Ne valse la pena? Cosa lasciava su questo mondo oltre una scia di morte?

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