3.7
I giorni seguenti divenne facilmente irritabile, sempre stanco e con l'umore costantemente in bilico come un funambolo. Hayley diverse volte si chiese che fine avesse fatto suo marito, a stento lo a riconosceva. In alcuni momenti sembrò essere il solito Cory, altri invece era come assente o completamente estraneo a qualunque cosa che gli venisse raccontato.
Sfortunatamente per quanto cercasse con tutto se stesso di mantenere il controllo era già tutto perduto. Provò a nascondersi ovunque in casa nella speranza di fuggire dalle sagome ma lo seguivano ovunque e le voci si fecero sempre più insistenti.
Dopo un duro litigio con sua moglie il poliziotto decise di tenersi impegnato con qualche lavoro di falegnameria fuori casa, nulla di complesso ovviamente, cercò di creare una buca delle lettere. Quel giorno però successe qualcosa di orribile.
Il pomeriggio Hope tornò a casa con la sua amica Zoe e pranzarono assieme, Cory in uno degli ormai sempre più rari momenti di apparente normalità cucinò per loro.
Finito di mangiare le due bambine andarono a giocare in giardino.
Mentre loro si divertivano giocando alle maghe l'agente era ancora alle prese con la sua guerra privata con la cassetta che a stento riuscì a far stare assieme tutti i pezzi. Era talmente concentrato sul suo lavoro che non sentì, né tantomeno vide, le due bambine correre come inseguiti da qualcosa che non c'era.
<<Dai Zoe ora andiamo sulla casetta sull'albero come dicono i signori del lago.>> disse sorridente Hope indicando la piccola costruzione che avevano fatto Cory e i vicini per alcune delle case del paese qualche anno prima.
<<Certo, se lo dicono loro andiamoci subito!>> replicò lei entusiasta.
Salirono lentamente la piccola scala con ancora della neve ghiacciata sopra.
<<Come dici Andrew? Devo prendere la corda?>> disse la figlia di Cory.
<<Sembra proprio di si, forse vuole che facciamo una specie di altalena.>>
<<Esatto! Vogliono che sia tu la prima a provare, dicono che da quassù ti sembrerà di volare come un angelo.>>
Così prese una lunga corda per poi annodarla e lanciare un'estremità oltre un grande ramo dell'albero. Dopo aver preso la parte del cappio, glielo mise al collo.
Entrambe le bambine risero felici, anche quando Zoe saltò facendo stringere la corda iniziando a farla dondolare per aria, Hope continuò a ridere spensierata.
Quando Cory si accorse di tutto era ormai troppo tardi, Zoe si dimenò continuando a dondolare mentre la faccia divenne paonazza. Stava per esalare l'ultimo respiro.
Corse verso di loro con le risate isteriche di Hope, poi notò anche sei sagome di bambini tenersi per mano e saltellare cantando:
<<Giro giro tondo, siamo i bambini più fortunati del mondo.>>
<<Hope! Afferrala sta morendo!>> gridò Cory ma una sagoma vicino a lui replicò con:
<<Ormai è iniziato il rito, non puoi fare nulla.>>
Cercò di ignorarlo salendo velocemente sulla piccola scala. Scivolò e si fece una storta ma sopportò il dolore per andare nella casetta, allontanare sua figlia che rise fino alle lacrime, per poi afferrare il corpo di Zoe.
Dopo aver lasciato sul pavimento la bambina, ormai priva di vita, rimase con gli occhi sbarrati ancora incredulo di cosa fosse successo. Vide sulle travi di legno un simbolo molto simile a quello che fece Andrew, un segno dell'infinito con una foglia in un cerchio.
Questa volta però non vi era nessun pesce come sacrificio. Pare il ponte fosse stata Zoe.
Le sagome, sempre più numerose cantarono:
<<Uno, due, tre il lago è qui per te. Quattro, cinque, sei presto sarai con gli amici miei.>>
Quelle tenere e innocenti voci di bambini si fecero sempre più grottesche e distorte mentre Hope non smise di ridere. In tutto quell'insopportabile frastuono Cory sentì anche le onde del lago e l'odore insopportabile del bastone marcio di quello che sarebbe ol signor Lakeson.
Prese in braccio sua figlia e stringendola forte a se scese, o meglio, scivolò dalla scaletta battendo la schiena a terra ma rialzandosi subito nonostante il colpo.
Corse dentro casa per chiamare la polizia ma una voce disse:
<<Cosa stai facendo? Come pensi di poter spiegare ciò che è successo?>>
<<Tanto è tutto inutile.>> replicò un'altra.
Improvvisamente, per qualche istante, tutto cessò finché nel silenzio Hope smise di ridere.
Poi si girò con sguardo triste verso suo padre chiedendo:
<<Papà... sono un mostro?>>
<<No tesoro, i mostri non esistono.>>
<<Invece si e sono proprio le persone che si considerano normali.>>
L'ultima frase la disse ancora una volta la voce di Andrew, come un'eco.
Cory in preda al panico corse a sciacquarsi la faccia sperando che fosse tutto solo un'altro incubo. Quando aprì il rubinetto vide che l'acqua era nera come petrolio.
<<Il giorno è arrivato fratellone, ti avevamo avvertito. Cosa ne hai fatto del tempo che era rimasto? Sono molto deluso da te. Pensare che un tempo per me eri come un eroe.>>
Disse la sagoma di Andrew per poi fargli cenno di seguirlo.
Hope era fuori dalla porta e dietro di lei i signori Lakeson con diverse altre sagome.
Dal cielo grigio iniziarono a cadere copiose gocce di pioggia gelida.
La sagoma del piccolo fratello perduto si avvicinò alle altre che si fermarono a fissare l'uomo paralizzato dalla paura e completamente impotente.
<<Ti avevamo dato un ultimatum e pur di non accettare la realtà hai preferito farti del male e sprecare gli ultimi giorni con tua figlia.>> disse la sagoma maschile battendo il bastone a terra con tono rimproverante.
<<Hai provato a fermarci diverse volte, hai sofferto per ciò ma sopratutto hai sempre fallito. Tutto ciò ti ha portato a voler vivere come tutti gli altri qui a Small Lake Town. Convinto di vivere bene e che tutto possa essere perfetto vero?>> aggiunse la signora.
Cory non disse nulla, era immobile sotto la pioggia con gli occhi sbarrati.
<<È il momento che tu dica addio alla tenera Hope, da oggi lei è salva.>> dissero tutti quanti in coro mentre una grande pozzanghera si venne a formare in giardino.
<<Salvarla da cosa? Voi la state uccidendo!>> gridò disperatamente l'agente.
<<Sei così legato alle tue certezze che sei convinto di sapere realmente cosa sta succedendo anche quando non è minimamente così. Tipico degli umani.>>
Dopo una breve pausa il signor Lakeson disse:
<<La stiamo salvando da questo posto e le persone che ci vivono.>>
<<Con noi loro sono al sicuro, non invecchiano e manterranno sempre la loro innocenza. Li preserviamo dalle delusioni di questo luogo maledetto e che non avrà mai un futuro.>>
Aggiunse la signora tirando fuori una specie di vecchio giocattolo di legno ricoperto di melma per porgerlo alla piccola Hope, la quale lo afferrò felice.
<<Quello che dite non ha senso! Certo che qua c'è un futuro.>> replicò Cory.
<<Non può esserci futuro finché le persone rimangono ancorate al passato e disdegnano qualunque cosa sia nuova o diversa da loro. Le persone di questo piccolo paese vorranno sempre stare isolate e faranno di tutto per rimanere nella propria monotonia perfetta. Finché continueranno a negare ciò che succede non importa quante persone spariscano, basta che tutto rimanga esattamente come credono debba essere. È l'indifferenza e la riluttanza a ricordare che uccide più di ogni altra cosa su questo mondo.>>
La pioggia si fece sempre più intensa e per qualche minuto fu l'unico suono che non fece piombare un glaciale silenzio in giardino.
<<Però loro vogliono avere pietà di te fratellone, unisciti a noi e segui il buio aspettando un futuro più luminoso.>> la dolce voce di Andrew fece come risvegliare Cory.
Lui però scosse la testa e disse:
<<No tuto questo non è reale. Sono solo delle allucinazioni. Devo solo concentrami.>>
Chiuse gli occhi iniziando a fare respiri profondi per poi dire lentamente:
<<Quando li riaprirò sarà tutto finito.>>
Effettivamente così fu.
Le sagome erano già sprofondate nella pozzanghera ed rimase da solo.
<<Cory, che diavolo ci fai qua fuori con questo tempaccio? Te e Hope state bene?>>
Haley era appena tornata dall'ennesima, incredibilmente pesante, giornata da migliore - nonché unica - parrucchiera di Small Lake Town.
<<Ehm Haley... io credo... di averla persa.>>
<<Cosa?>> chiese lei preoccupata.
<<Ho perso Hope, stava giocando con Zoe.>>
Poi si interruppe bruscamente per poi scoppiare in lacrime dicendo:
<<E lei... lei è morta Haley!>>
In quel preciso momento l'agente coraggioso morì per sempre.
Quell'ennesimo fatto agghiacciante fece scalpore per i primi due giorni in tutto il paese per poi sparire inesorabilmente nel dimenticatoio anche se ciò non implicò l'assenza di voci. La più accreditata era che Cory, essendo impazzito a causa dell'astinenza dai farmaci, violentò le due bambine. Secondo quelli più informati aveva seppellito già sua figlia da qualche perte nei boschi e quando stava tornando per finire il lavoro venne sorpreso da sua moglie. Ovviamente sapete bene che non è così ma tutti in realtà si convincono di sapere davvero ogni cosa.
Poco importa però, ormai la sua vita era stata distrutta.
Perse il lavoro per essere allontanato ma gli garantirono comunque supporto economico, il minimo per vivere. Quando una sera tornò a casa, dopo aver fatto la spesa, trovò Hayley con dei tagli in verticale sulle braccia dai quale sgorgò il sangue. Cercò di intervenire ma rimase altro da fare oltre ad abbracciare un'ultima volta il suo corpo freddo.
Dopo il funerale, dove lui era l'unico presente, passò il resto della sua vita lontano da tutti e nell'indifferenza più totale. Di tutto ciò che fu la sua vita non rimase nulla.
Divenne un guscio vuoto. Così finisce la storia di Cory, l'ennesima vittima di Small Lake Town e sopratutto dell'apatia.
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