2.3
La mattina seguente Gillian tornò e lo svegliò delicatamente dando un calcio al sofà e sgridandolo del fatto che vi fossero dei pezzi di vetro per terra e lamentandosi dell'odore di alcol nello studio. Lui era veramente stanco ma le chiese umilmente scusa, poi si alzò lentamente. Si sentì la testa pesante come una palla da demolizione ma, per quanto distrutto da ciò che era successo, si diresse comunque - da bravo animale obbediente - in cucina a preparare la colazione per la sua apprensiva mogliettina.
Lei continuò ad urlargli contro dandogli dell'irresponsabile che voleva solamente rovinarle il lavoro. Il fatto che il fegato di suo marito stesse ormai diventando un lontano ricordo non le interessava. Era talmente concentrata su se stessa e sul suo lavoro che non si accorgeva che a Ryan servisse un aiuto, non vedeva nessun problema anche perché per Gillian ormai era poco più di uno stupido animale da compagnia.
Non si dicevano "ti amo" da tempo immemore, forse perché per entrambi non era più così ma erano talmente legati alla routine e spaventati dall'idea di rimanere soli che continuarono a fingere. Delle volte è più semplice tenere una maschera ed essere attori mediocri piuttosto che essere la persona che si è veramente.
Passarono diversi giorni e Gillian continuò a lavorare senza sosta mentre Ryan rimaneva da solo, come sempre. Perse sia la voglia di bere che l'appetito, la frustrazione e i mille pensieri che aveva ogni secondo in mente lo fecero stare come su un altro pianeta.
Tornava sulla Terra solo quando Gillian rincasava per chiederle come fosse andata la giornata ed ascoltare le sue lamentele o racconti di cose successe a lavoro. Lei era tutto il suo mondo, non usciva più di casa, mangiava a stento e non riusciva nemmeno ad ingannare il tempo la tv oppure dedicandosi a qualche hobby.
Diverse volte passò notti insonni ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se alcune cose fossero andate diversamente. Una volta non chiuse occhio addirittura per tre notti di fila e in quell'occasione un nuovo pensiero entrò nella sua mente. Un pensiero molto più oscuro che però gli fece provare più piacere di qualsiasi altra cosa. Quella volta dal punto di rottura di Ryan uscì il suo lato oscuro, non riuscì più a sopprimere il desiderio di uccidere Gillian. Fu una lotta interna estenuante e i rimorsi prevalsero sulla sua forza di volontà.
Riecheggiarono nella sua mente le parole dello specchio, le quali lo portarono ad immaginare diversi modi per uccidere colei che lo uccise lasciandolo vivere una vita insulsa. Cercò di opporsi ma ad ogni scenario che immaginava provava un insolito ed inquietante piacere. La bestia dentro di lui ormai aveva preso il sopravvento.
I suoi occhi divennero colmi di un rosso acceso ed iniziò a tremare a causa dell'incredibile scarica di adrenalina che scorse lungo tutto il corpo.
<<Ryan sono a casa, non puoi capire cosa oggi...>> disse Gillian appena varcata la porta ma si interruppe sentendo uno strano rumore dalla cucina, era il nostro uomo bestia che goffamente cercò di prendere un coltello.
<<Che hai fatto cadere questa volta?>> chiese lei in tono scocciato.
<<Nulla. Scusami stavo cercando di apparecchiare per cena, pensavo tornassi più tardi quindi mi hai colto di sorpresa. Scusa amore mio.>> disse Ryan per rassicurala.
Gillian posò il cappotto sull'appendiabiti all'ingresso, dunque attraversò il piccolo salotto e giunse in cucina dove trovò suo marito che, con gli occhi spalancati e le braccia dietro la schiena, si avvicinava lentamente a lei per poi chiederle con tono molto pacato:
<<Vita mia, esattamente noi cosa stiamo facendo?>>
<<Cosa intendi dire?>> chiese lei impassibile senza accorgersi del pericolo.
<<Intendo questo, tutto questo. Cosa ne stiamo facendo della nostra vita?>>
<<Io la sto vivendo facendo un lavoro che amo e facendo i soldi che ci consentono di stare in questa città e vivere decentemente.>> rispose glacialmente Gillian per poi invitare Ryan a sedersi a tavola.
Lui riuscì a non far vedere il coltello e sopratutto a gestire la scarica d'adrenalina e calmare i vari pensieri nella testa riuscendo a sembrare quasi normale.
<<Tu invece cosa mi dici della tua vita? Perché ora queste domande?>>
Lui scoppiò in una breve risata stridula per poi dirle:
<<Erano anni che non me lo chiedevi.>>
<<Ma che stai dicendo? Non capisco perché ti stai comportando così, anzi dovresti smettere di fare queste scene ed apparecchiare. Vorrei mangiare in fretta per andare a dormire presto, domani ho diversi appuntamenti per le foto.>> si alzò dal tavolo e Ryan rimase in silenzio a fissare il tavolo spoglio così lei gli disse di sbrigarsi.
<<Cosa ti dico della vita? Non lo so dato che...> si alzò di scatto per avvicinarsi a lei ed afferrarle un braccio per poi urlarle: <<tu me l'hai tolta!>>
Gillian spostò il braccio e lo guardò con aria interrogativa ma senza dare peso a ciò che stesse facendo suo marito. Credeva che gli sarebbe passato in fretta e quindi si voltò per andare nella camera da letto ma lui non la fece andare via. Si abbassò e rapidamente le fece un taglio all'interno ginocchio destro facendola cadere. Solo in quel momento Gillian ebbe paura e i suoi occhi divennero come quelli di un cervo che vede avvicinarsi una macchina.
Mentre la donna era ferita a terra, Ryan leccò il sangue dalla lama del coltello.
<<Ryan! Ma che diavolo ti è preso?>> chiese lei con voce tremolante mentre strisciava via. Lui le prese i capelli e la trascinò verso il salotto per poi spingerle violentemente la testa contro il pavimento. Nel mentre che aumentava la forza, lei urlava disperatamente e lo supplicava di smettere, ma lui ovviamente non lo fece. Le aveva obbedito troppe volte.
<<Sai? Sei bellissima con tutto questo sangue sulla faccia. Ora sembri umana.>>
Le disse afferrandole la faccia ed avvicinarla per guardarla dritta negli suoi occhi colmi di terrore. Dato che Ryan cessò per qualche istante lei, anche se grondante di sangue e paralizzata dalla paura, disse:
<<T-ti prego Ryan smettila. N-non capisco perché ora sei così.>>
Lui lasciò la presa dandole tregua, si sedette sul divano e rispose:
<<Semplice amore mio. Perché tu mi hai reso così!>>
<<Io, ma che stai dicendo? Io non ti ho fatto proprio nulla. Anzi dovresti ringraziarmi, sei qui grazie a me.>>
<<Ti sbagli piccola mia, sono qui solo perché sono stato talmente coglione da credere ad ogni costo che noi due ci amassimo. Ho rinunciato a tutto per te e per cosa? Per nulla, per essere poco più di un cagnolino. Ho perso la mia famiglia e non hai mosso ciglio, come se solo perché non facesse parte di uno sei tuoi stupidi set fotografici fosse poco importante. Sono stato male e annegavo i miei dispiaceri nell'alcool ma ti è importato solo quando si ruppe una bottiglia nel tuo bellissimo studio. Sono stanco, sono dannatamente stanco di te Gillian! Mi hai tenuto in una gabbia lasciandomici morire. Sei una persona orribile e io sono veramente stanco di essere un morto.>>
Gillian strisciando contro il muro che aveva alle sue spalle cercando un riparo disse:
<<Non sei l'unico che ha rinunciato a qualcosa, le relazioni sono fatte così. Ho rinunciato a diversi contratti per restare qui il più possibile, per te per non lasciarti solo. Non hai idea di quanti soldi abbia lasciato.>>
<<Basta cazzate Gillian!>> urlò Ryan avvicinandosi alla sua sanguinante consorte.
<<Almeno risparmiati di fingere anche di fronte alla morte. Ti prego sii sincera almeno oggi, almeno in questo momento accetta la realtà. Sei così profondamente concentrata su te stessa che non hai visto di aver ucciso l'uomo che dicevi di amare e al quale hai giurato di stare accanto in ogni momento, positivo o meno. Invece dove eri? Ah giusto a fare quel lavoro che tanto ami. Solo perché quasi tutte le sere tornassi a casa non vuol dire che non fossi solo perché ero consapevole che era come se non ci fossi. Tu per me non ci sei mai stata veramente. Io ti ho detto che ho perso la mia famiglia e te mi vieni a dire che il tuo sacrifico è stato rinunciare ai soldi?>> si interruppe ridendo a squarciagola per qualche momento, dopodiché inginocchiatosi affianco a lei proseguì:
<<Anche in questo momento, che ti sto massacrando, sembro meno mostro di te.>>
Lui le poggiò delicatamente la fredda lama del coltello sulla gola e quando baciò le fece lentamente un taglio orizzontale dal quale schizzò fuori una cascata di sangue.
Si alzò per guardare sua moglie morire sotto i suoi occhi. Non fu mai in vita sua così appagato.
Vedere sua moglie soffrire come una bestia era veramente il suo più grande sogno. Ripensando però a tutte le cose al passato fu colto dall'ira e affondò il coltello svariate volte sul corpo della donna facendo schizzare il sangue ovunque nella sala.
I suoi abiti, come la faccia e le braccia si sporcarono di rosso. Non contento di ciò, dopo averle anche tagliato il dito al quale aveva l'anello, le afferrò la testa e la fece sbattere contro il muro fino a spaccarla.
Finalmente ci fu silenzio.
Ora la sua mente non era più stracolma di pensieri. Passò la notte accanto a ciò che rimaneva di Gillian. Quella notte dormì come un neonato. La mattina seguente si fece una lunga doccia per togliersi il sangue di dosso, preparò una valigia e se ne andò. Nessuno sa bene dove sia ora, non ha lasciò tracce e, tranne che alla polizia, a nessuno interessò sapere dove fosse.
Lo specchio nero invece tornò misteriosamente dal suo venditore, in attesa di mostrare la verità a nuove persone.
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