2.2


Tra i soldi spesi per lo specchio, le varie migliorie da fare allo studio e per ingaggiare i modelli, i loro fondi rimasero davvero pochi.

Tant'è che Ryan, sia per cercare di allontanarsi un po' da sua moglie, la quale era diventata insopportabile poiché molto concentrata sul suo progetto, sia per avere dei soldi con cui vivere date le somme investite trovò lavoro come aiutante ad un banco del pesce al mercato. Quell'impiego gli fece odiare sempre di più la città veneta anche se non durò molto dato che dovette lasciare il lavoro per tornare dalla sua famiglia.

Suo padre era moribondo a causa di un cancro e sua madre un giorno cercando di andare in ospedale da lui venne investita da un'auto morendo sul colpo. Proprio quando si dice "se qualcosa può andare male lo farà" non trovate?

Il viaggio fu solitario come lo furono anche i pochi giorni trascorsi nella sua vecchia casa vuota. Gillian non si allontanò dallo studio e quasi non si accorse che suo marito fosse andato via. Ryan si sentì uno stupido perché, nonostante l'atteggiamento della sua amata, si preoccupava per lei. Era completamente incapace di non pensare a lei, si chiese spesso se mangiasse abbastanza o se si ricordasse di fare ogni tanto qualche pausa. In quel periodo però aveva ben altri problemi da gestire come i due funerali e cercare di aiutare il fratello. Era una situazione molto difficile dato che aveva dei debiti dovuti al gioco d'azzardo e la ferramenta non poteva coprire tutto così Ryan si trovò a dover scegliere se usare i pochi soldi che aveva da parte per il viaggio di ritorno, lasciando così suo fratello ai suoi problemi però così mettendo in difficoltà economica Gillian che avrebbe dovuto sospendere il suo progetto, oppure aiutarlo e lavorare per un po' alle ferramenta finché non sarebbe migliorata la situazione per poi tornare.

Dopo i funerali chiamò la sua adorata che non sentiva da giorni, ma il telefono squillò senza risposta. Non sapeva cosa fare, era come sotto un fuoco incrociato. I giorni passavano e tra i due sposi ci furono solamente sporadici scambi di messaggi nei quali lei però sembrava sempre molto distaccata e come estranea ad ogni problema.

Una sera litigò furiosamente con suo fratello il quale lo accusava di essere uno <<stronzo senza cuore>> e che voleva solo vederlo morto affinché potesse tornare alla sua meravigliosa vita a Venezia. Noi sappiamo però che quella vita non era così meravigliosa e Ryan, ormai preso eccessivamente dal litigio, disse la cosa che probabilmente è la più dolce e sbagliata che un uomo possa mai dire: <<Come puoi pensare che io voglia vederti morto? Non è minimamente così e so che ciò che stai dicendo è semplicemente frutto dell'invidia perché io, a differenza tua, ho una vita e non sono così coglione da spendere i soldi dei miei genitori per il gioco d'azzardo e finire in giri pericolosi. Se credi che io non abbia più un cuore è perché me l'ha rubato lei e non sarebbe giusto che le causi problemi proprio ora che si sta rimettendo in piedi.>>

Quelle parole ferirono suo fratello probabilmente più di quando avrebbero potuto fare quei criminali a cui doveva i soldi. Così le ultime parole che disse prima che Ryan lo trovasse impiccato furono: <<Quella donna ti ha reso cieco! L'amore... che cosa stupida.>>

Per non spendere altri soldi quella stessa notte, durante un temporale, Ryan lo seppellì nel giardino di casa mentre le aspre lacrime si mischiarono cona la pioggia.

Mandò un messaggio a Gillian nel quale le diceva che avrebbe preso il primo aereo disponibile in mattinata, dopodiché distrusse con un martello il telefono e si diresse in aeroporto. Voleva solo sparire ed essere tra le braccia di sua moglie.

Le giornate della sua consorte furono molto diverse, piene di lavoro e circondata non da persone in lutto ma da modelli. Era molto felice dei risultati che stava ottenendo, anche se a volte alcuni dei soggetti dicevano che quello specchio gli inquietasse ma lei rispondeva ogni volta con tono severo dicendo: <<Non siete pagati per dirmi cosa pensate, non sono una psicologa. Dunque zitti e posate, siete qui per questo!>>

Alcuni se ne andarono poiché sostennero di vedere cose strane allo specchio ma a lei non importava, le interessava solo di fare le foto dato che era fermamente convinta del fatto che la sua idea fosse fantastica. Erano foto abbastanza comuni tranne che per un particolare; in quasi ogni fotografia il riflesso era differente rispetto alla posa o addirittura come se riflettesse un'altra persona o anche più di una.

Gillian trovò quel particolare semplicemente magnifico, pensò che potesse essere uno strano difetto di quel vecchio specchio che però rese le sue foto davvero uniche.

Quando Ryan tornò a casa, a stento lo degnò di uno sguardo però entusiasta gli mostrò i suoi scatti. Lui in qualche modo riuscì a fingersi interessato e felice, l'unica cosa che lo rincuorò fu il pensiero che magari la nuova mostra fotografica, dove avrebbe esposto gli ultimi scatti, avrebbe potuto portare finalmente qualche soldo nelle loro tasche.

Passarono circa due mesi e venne finalmente il glorioso giorno della mostra dal titolo "Specchio nero" che fu un grande successo. Finalmente Gillian tornò sotto i riflettori come aveva sempre desiderato. Con i soldi ottenuti lei potè permettersi ulteriori migliorie per lo studio e di ingaggiare persone famose e modelli sempre di più alto calibro per nuovi servizi fotografici. Lui invece, grazie a quei soldi, potè permettersi una sbronza ogni fine settimana e una volta andò anche molto vicino al coma etilico.

Però indovinate? A lei ciò non importava perché tanto il suo animale domestico era sempre a casa ad aspettarla in ogni caso ogni giorno. Gli anni per l'intraprendente Gillian passarono velocemente e sempre in compagnia di vip e altri fotografi importanti, per il fedele Ryan da compagnia passarono molto lentamente e sempre da solo, generalmente in casa tranne quando delle volte andava in qualche bar a fare il pieno.

Una volta però, su ordine della sua padrona, dovette andare nello studio per verificare che tutte le luci funzionassero perché, tornata dal suo viaggio di lavoro sulle alpi per qualche scatto fuori porta, avrebbe dovuto fare subito un altro set fotografico - quella donna era instancabile -.

Una volta verificato tutto, ed averlo comunicato a Gillian, il suo sguardo stanco si posò sul telone impolverato che copriva l'antico specchio.

Realizzò di non averlo mai visto realmente se non dalle foto alla mostra. Quindi, colto dalla curiosità, si avvicinò dicendo:

<<Vecchio mio... anche te messo in disparte una volta diventato inutile eh?>>

Appoggiò la mano sul telo per poi tirarlo via lentamente e proseguire con:

<<Come ti capisco...>>

Per la prima volta contemplò lo specchio e si meravigliò della sua singolare bellezza.

<<Oh no! C'è un fallito in questa stanza!>> gridò per poi dire: <<Lo vedo dallo specchio... ah no vero. Quello sono io.>>

Disse ridendo tra se e se con una bottiglia di grappa in mano, poi trascinò una sedia e si mise a fissare lo specchio, facendosi un sorso ogni tanto. D'altronde non aveva molto altro da fare quella sera, esattamente come ogni sera precedente.

<<Dannazione... sono così solo. Solo e miserabile.>> proseguì.

Improvvisamente vide come il riflesso cupo di un'altra persona, dalle sembianze femminili che poggiò una mano sulla spalla del suo riflesso. Lui si girò spaventato ma non vide nessuno, quindi si voltò nuovamente di scatto verso lo specchio e quel riflesso di donna era ancora lì e stava accarezzando la spalla del riflesso dell'uomo dal fegato d'acciaio.

<<Ma cosa dici Ryan? Amore sei fantastico così come sei. Se solo ti sentisse tuo figlio!>>

Disse una dolce voce femminile che sembrò provenire proprio dallo specchio.

Lui trasalì e disse:

<<Chi o cosa sei? Non può essere vero, forse ho bevuto troppo anche oggi.>>

Si alzò dalla sedia e la ripose sotto uno dei tavoli nello studio, prese il telo e proprio mentre lo stava per poggiare sullo specchio notò un'altra sagoma, più piccola. Una voce da bambino riecheggiò nella sala e disse solamente: <<Papà!>>.

Lui, incredulo, rimase come di pietra.

<<Tesoro... ovvio che questo non è reale, tutto ciò non è successo perché tu non hai fatto nulla affinché succedesse. Hai preferito restare fedele a lei piuttosto che a te stesso.>> proseguì l'oscuro riflesso.

Ora quella voce femminile era incredibilmente simile a quella della signora Ricci, il che gli riportò alla mente quel venerdì ed iniziò a sudare freddo. Voleva solo fuggire in quel momento ma era consapevole del fatto che i ricordi ed i rimpianti sarebbero stati comunque più veloci di lui e non lo avrebbero lasciato facilmente. La sua mente si ritrovò in un funesto tornado di memorie. Gli cadde la bottiglia, che si ruppe in mille pezzi spargendosi ovunque nello studio. Si mise in ginocchio sul pavimento tenendosi la testa cercando di trattenere un fiume di lacrime che era stato ostruito per anni da una diga che però ormai pare avesse avuto un enorme punto di rottura.

<<Papà che succede?>> chiese in tono apprensivo ed innocente il riflesso del bambino. Quella breve frase lo ferì come se qualcuno lo avesse trapassato con una lancia.

<<Specchio perché mi stai facendo ciò? Cosa sei?>> chiese singhiozzando Ryan.

<<Io non ti sto facendo nulla cucciolo mio, non potrei mai ferirti.>> replicò la signora riflessa con tono apprensivo, poi proseguì dicendo:

<<Ciò che faccio è semplicemente mostrare alle persone la verità. I desideri oscuri che le persone sopprimono. Faccio uscire il lato peggiore delle persone ed è magnifico perché è quello più puro. Voi umani siete tutti animali ma amate credere di essere superiori e io vi conosco meglio di quanto voi stessi riusciate.>>

Ryan non aveva quasi più le forze di respirare ma riuscì comunque ad alzare lo sguardo verso lo specchio e notò che c'erano altre tre sagome di diversa altezza vicino al suo riflesso e a quello della sua finta famiglia, inizialmente non capì ma poi la donna disse:

<<Io so tutto di te mio dolce amorevole Ryan. So perfettamente che tutto ciò che volevi era semplicemente una famiglia, un sogno piuttosto semplice. Non hai mai avuto grandi aspirazioni ma non è questa la tua colpa, perché ognuno ha obbiettivi diversi nella vita. Il tuo vero errore è stato rinunciare ad essere un uomo pur di cercare di essere meno solo stando al fianco di una donna alla quale non importa ormai nulla di te. La tua vera colpa è aver sprecato la vita. Gillian te l'ha tolta, tu sei solamente un uomo morto!>>

L'ultima frase riecheggiò in tutto lo studio mentre Ryan era agonizzante ripiegato su se stesso sul freddo pavimento dello studio della sua carnefice.

<<C-cosa dovrei fare?>> chiese disperatamente singhiozzando a fatica.

Tutti e sei i riflessi dissero in coro: <<Ciò che desideri.>> dopodiché la donna aggiunse:

<<Non far finta di nulla, noi lo vediamo l'odio che ti corrode. Il tuo sogno più oscuro, quello che provi a nascondere, nonché quello che ti arde dentro da anni. Sai che finché sarai legato a lei tu non potrai vivere. Tu la vuoi uccidere.>>

<<NO!>> urlò Ryan <<Io la amo, non farei mai una cosa del genere.>>

Dopo aver smesso per un po' di piangere riuscì a trovare qualche briciolo di forza per alzarsi e dire: <<Non sono un omicida e mai lo sarò! Ora però vi prego, lasciatemi tornare alla mia vita.>> prese il telone e lo posò sullo specchio ma lo specchio riuscì a far uscire un ultimo cupo coro prima di essere messo via nuovamente:

<<Così sia, ti lasciamo tornare alla tua morte.>>

Ryan, a pezzi, se ne andò verso casa per poi addormentarsi sul divano.

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