VeNtIcInQuEsImO cApItOlO

Mi getto per l'ennesima volta su questo letto sempre più familiare. È una congiura contro di me? Cosa ho fatto di male da meritarmi tutta questa sofferenza? Prima Logan se ne va, e adesso scopro che mio padre è una sorta di egocentrico manipolatore... non posso crederci.

Bagno il cuscino di lacrime amare, perché so... so che mia madre ha ragione. Mio padre è una persona onesta e rispettabile, ma lo vedo come ci guardano le persone in città. So che sanno che mi ha sempre tenuto con il guinzaglio corto, ma non volevo ammetterlo. Lo dimostra anche il fatto che ha tolto qualsiasi mezzo con cui potessi distrarmi dalla mia vita con lui, insegnandomi ad essere una brava donna di casa, anche se, per chissà quale motivo, non mi ha impedito di farmi studiare e laurearmi, anche se non ho mai potuto frequentare troppo l'atmosfera studentesca e la normale vita universitaria. È una forma di sindrome di abbandono, si può riscontrare anche nei bambini. Succede in un adulto quando da bambino è stato abbandonato o è stato messo in disparte per molto tempo dagli adulti che dovevano prendersi cura di lui... Però a questo punto è anche colpa di mia madre, avrebbe potuto aiutarlo invece di andarsene.

Mi tiro a sedere asciugandomi le guance quando sento bussare alla mia porta. "Avanti."

Timidamente vedo il viso della signora Ferguson apparire nella fessura della porta. "Posso?"

Annuisco cercando di sorriderle. Lei si avvicina e si siede sul letto accanto a me. "Ah, bambina mia, capisco la tua reazione, sai?" dice mettendomi un braccio attorno alle spalle. Il suo gesto mi fa tornare a versare qualche lacrima. "Hai ragione, sai, tuo padre non è affatto un uomo cattivo. Ma..."

"No, so che mia madre ha ragione." La interrompo. Lei rimane in silenzio, prendendo ad accarezzarmi i capelli come farebbe una madre, aspettando che io mi sfoghi. "Mio padre non è cattivo, ma il suo comportamento con le persone che ama non è sano. Mia madre ha sbagliato, ha detto che forse l'amore che mio padre provava per lei era diverso, o meno forte, ma non è vero. Mio padre amava mia madre profondamente, altrimenti non avrebbe mai avuto quel comportamento con lei. Non avrebbe mai cercato di soffocarla con la paura che se ne andasse lontana da lui."

"Sapevo che avresti compreso. Adesso sei una donna, è per questo che tua madre ha aspettato tutti questi anni prima di tornare nella tua vita e dirti queste cose."

"Non mi sembra che sia dipeso da lei il nostro incontro. Io ero a casa sua a Chino per via di Veronica..."

"Già... Pensa alla sua meraviglia quando ha scoperto che la maestra della sua piccola bambina altri non era che la sua primogenita?" mi rivela con dolcezza. "Andrea insistette a farti venire a casa proprio per quello."

La guardo spaesata. "Vuoi dirmi che già sapeva che io insegnavo in quella scuola?"

"Lascia che ti dica una cosa, bambina mia," mi dice continuando a lisciarmi i capelli. "Quando se n'è andata dalla casa di tuo padre è venuta a vivere per alcuni giorni a casa mia. Ha cercato spesso di venire a trovarti, di non farti sentire la sua mancanza, ma tuo padre glielo ha impedito. Le dava continui ultimatum: O tornava definitivamente o poteva dirti addio. Forse così sperava che avrebbe deciso di tornare da lui, ma non ha fatto i conti con l'ostinazione di tua madre; non poteva tornare da lui se ciò significava vivere da reclusa. Puoi anche pensare che per te avrebbe anche potuto, che forse al posto suo tu lo avresti fatto, ma credimi, se fosse tornata non avrebbe fatto altro che darti un pessimo esempio di donna. Non voleva che tu crescessi con l'idea che la donna debba essere sottomessa all'uomo in tutto e per tutto. Ha preferito farti crescere nel migliore dei modi e aspettare il momento giusto per tornare nella tua vita. Possiamo dire che entrambi hanno avuto la loro parte di colpa se tu sei cresciuta senza di lei, non è tutta colpa di uno dei due."

Annuisco lentamente, non è che questo mi consola molto. "E com'è che siete rimaste in contatto?"

Lei sospira rumorosamente. "Tua madre non ha mai voluto allontanarsi troppo da te, ma la vita in quel paese stava diventando letteralmente impossibile. Tuo padre non ti faceva uscire, facendoti addirittura studiare in casa per un periodo, ricordi?" alla sua domanda annuisco, mi ricordo bene quando avevo iniziato a studiare in casa senza più andare a scuola, ma non venni mai a sapere realmente perché, non me lo disse mai. "Soltanto quando seppe che tua madre lasciò la città ti permise di tornare a frequentare la scuola come tutti gli altri ragazzi. Anche se non ti ha mai permesso di avere tutte quelle esperienze che hanno avuto tutti gli altri."

"E dove andò mia madre?"

"Tornò in Italia. Riuscì a scrivere alcuni libri di discreto successo, conobbe un bell'editore con il quale si sposò ed ebbe una bambina, ma parte del suo cuore era rimasto qui, e appena ebbe la possibilità tornò in America. Voleva poterti stare vicina, anche se tu non lo sapevi. Ha pure assistito alla consegna della tua laurea." Aggiunge con un sorrisino.

La guardo di scatto. "Era alla cerimonia?" Lei annuisce, orgogliosa. Mi alzo in piedi di scatto. "Dov'è, sempre in sala da pranzo?"

"No, tesoro, è andata da Veronica. Ma sono sicura che tornerà il più in fretta possibile."

In tutti questi anni ho sempre recriminato a mia madre di essere uscita dalla mia vita perché non mi volesse bene, pensavo che non avesse voluto vedermi crescere e laurearmi, invece adesso scopro che mi è sempre stata accanto ed ha assistito ai momenti più importanti della mia vita... Mi sento profondamente rammaricata per l'odio che ho provato per lei in tutti questo tempo, anche se era del tutto giustificato, ma al tempo stesso avrei preferito che si battesse di più per me. Ma la capisco, so benissimo che in un paese dove tutti si conoscono e non hai nessuno su cui appoggiarti è difficile riuscire anche solo a vivere. Forse mi sarei comportata esattamente come lei.

Non vedo l'ora che torni dall'ospedale. Ho voglia finalmente di abbracciarla e di recuperare tutto il tempo perduto. A questo punto vorrei andare da Logan per raccontargli tutto, in un momento di euforia sto quasi per allontanarmi e andare nella sua camera quando mi ricordo che lui è andato via... La sua assenza in questo momento è come una piccola scheggia conficcata nel cuore, è quasi invisibile ad occhio nudo, ma io la sento, e se puta caso la accarezzo fa un male cane.

§

Quando mia madre rientra dall'ospedale ci trova entrambe sul divano con la televisione accesa a chiacchierare e a bere tè come due vecchine inglesi. Appena la vedo apparire alla porta del soggiorno mi zittisco all'istante e la guardo imbarazzata. Sento tutta la rabbia che ho alimentato per lei in tutti questi anni svanire poco a poco, come se fossi un palloncino pieno d'aria che è stato bucato e si sta sgonfiando piano piano. Lei ci osserva con un'espressione sorpresa. "Cosa state combinando?"

"Oh, niente, cara..." risponde la signora Ferguson. "Io e tua figlia stavamo solo rivangando i tempi andati." Poi guarda il suo orologio e si alza in piedi. "Devo andare a fare una telefonata. Ci vediamo dopo." Ci avvisa e subito esce dal soggiorno lasciandoci sole.

Mi sento un po' nervosa a stare da sola con lei, adesso. Di colpo ho un vago senso di colpa per averle dato tutta la responsabilità del suo allontanamento. Certo, ha una buona parte di colpa, ma adesso che so che in parte è anche colpa di mio padre non riesco più ad avercela così tanto con lei. Nervosamente si toglie il cappotto e si siede sul divano accanto a me, la osservo in imbarazzo.

"Di cosa stavate parlando tu e Felicity?" Mi chiede.

"Mi ha detto che eri presente alla mia cerimonia di laurea."

"Sì..." mi guarda con gli occhi lucidi, "io... non potevo mancare. Avevo chiesto a Felicity di badare a te e di tenermi aggiornata su tutte le cose che ti succedevano. Come vedi ha fatto un buon lavoro."

Di colpo gli occhi iniziano a bruciarmi e le lacrime scendono, inesorabili ma necessarie. E senza che me ne accorga mi ritrovo abbracciata a lei, dando sfogo ad un pianto liberatorio. Sembra che un nodo in gola mi si stia sciogliendo lentamente, aiutandomi a respirare meglio.

Anche lei sta piangendo, bagnando il mio maglione. "Perdonami amore mio... non ti avrei mai abbandonata... ma ho sbagliato... non sapevo come fare... ero sola..."

Ok, forse mi dovrò abituare a riaverla nella mia vita, ma sono certa che con un po' di pazienza e di tempo ci riuscirò.

Decidiamo di festeggiare questo nostro esserci ritrovate uscendo per svago insieme alla signora Ferguson. Facciamo il giro di molti negozi e boutique, provandoci tutti i vestiti che ci stuzzicano la fantasia e fermandoci a fare merenda in un bar enorme in pieno centro. Mia madre ha un modo di fare estremamente piacevole, è divertente come una ragazzina, è davvero una bella sorpresa.

Alla sera torniamo insieme a visitare Veronica. Tutte e tre le facciamo compagnia fino a che non è l'ora di tornare a casa. Decidiamo di ordinare tre pizze e continuiamo a chiacchierare come tre vecchie amiche che non si vedono da molto tempo. La signora Ferguson sembra essere ringiovanita di botto, con mia madre ha un rapporto molto schietto e diretto, amano prendersi in giro di tanto in tanto, e io non faccio che scoppiare a ridere.

Quando poi mia madre mi chiede di parlarle di Logan ecco che un silenzio impacciato cade nella stanza. Sento che mi osservano entrambe in attesa di una mia risposta, ma io resto a fissare il pavimento, non so assolutamente cosa rispondere.

"Va bene, se non hai voglia di parlarne non sei obbligata. Ero solo curiosa, tutto qui." Mia madre cerca di sdrammatizzare.

"No, è che... non so proprio cosa dire. In realtà noi non stiamo insieme. Lo so che ti ha fatto credere il contrario, ma... abbiamo solo un rapporto di amore e odio. Abbiamo avuto alcune incomprensioni, se possiamo definirle così," sorrido imbarazzata. "E a quanto pare ci sono ancora molte cose di cui dovremmo parlare e chiarire, ma sembra non essere mai il momento giusto."

"Quindi non è dovuto tornare a Chino per via del lavoro, si è solo allontanato."

"Non lo so..." è la prima volta che prendo in considerazione che si sia volontariamente allontanato da me. Quando ho parlato con lui al telefono lo avevo pensato, ma non mi ci ero soffermata molto, volevo credere che quello che mi aveva detto fosse la verità, dando per buono l'incremento del lavoro sotto le feste natalizie. "Forse non siamo destinati a stare insieme." Concludo cercando di sorridere.

"Senti, io l'ho visto come ti guarda, e chi dice che il destino è scritto da qualche parte chissà dove è un idiota, il destino te lo crei tu con quello che fai e le scelte che prendi. Sono sicura che se troverete il modo di parlare e di aprirvi sinceramente risolverete qualsiasi problema avete. A volte le cose sono molto più semplici di quello che sembrano, basta solo affrontarle e prenderle per il verso giusto."

Credo che mia madre la stia facendo un po' troppo facile. O forse ha ragione. Sospiro, comunque sia finché saremo lontani non potrei fare assolutamente niente per migliorare questa situazione. Devo tornare il più presto possibile a Chino.

Spazio Autrice:

Salve! dato che sono arrivata ad un buon punto alla scrittura di questa storia ho deciso di regalarvi altri due capitoli. Spero che siano di vostro gradimento. Mi raccomando, se la risposta è sì non vi dimenticate di lasciarmi una vostra stellina, e se vi va, anche qualche commento per farmi sapere il vostro pensiero.

Un mega abbraccio a tutte voi!!!

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