TrEnTaNoVeSiMo CaPiToLo
"Oddio, tesoro, mi dispiace così tanto! Vorrei essere lì con te per abbracciarti. Ma sappi che anche se sono lontana fisicamente, ti sono vicina con lo spirito."
Sandy ha una voce così melodiosa al telefono. L'ho chiamata per sapere come le vanno le cose in Francia, e così le ho raccontato di mio padre. Non ho voluto dirle tutto nei minimi particolari, per telefono non mi piace parlare di certe cose, le ho solo detto che l'ho trovato morto in camera sua e lei si è subito rammaricata di non potermi stare vicina. Per quel che mi riguarda va bene anche così. Ultimamente la vicinanza delle persone sta iniziando a darmi sui nervi, tutti a dirmi quanto gli dispiace, quanto era bravo mio padre e bla bla bla. Ok, li capisco, ma sono un po' asfissianti alla fine. Fortuna che quasi nessuno di loro si avventura fino a Chino per farmi le condoglianze di persona, si sono limitati tutti a intasarmi il telefono.
Io non so più cosa pensare. Non sto male come dovrei, anzi, non sto soffrendo per la morte di mio padre, ma non mi sembra una buona cosa. Sto continuando a pensare a quello che mi disse mia madre, che il destino non è scritto da nessuna parte e che ognuno se lo crea da solo; di conseguenza quello che è successo è colpa mia... E forse questo mio sentirmi vuota e inutile è quello che mi merito. Senza contare che tra pochi giorni sarà Natale e oggi Logan mi ha trascinato in giro per negozi convincendomi a fare i regali insieme a lui, come se sentissi lo spirito di questo feste. Ma a parte a mia madre, alla signora Ferguson e a Veronica non sapevo proprio a chi farli, quindi il nostro giro è finito prima del previsto. E per me è andata meglio così. Ultimamente non ho voglia di fare niente, mi sento spenta.
Anche con Logan sembra che sia cambiato qualcosa, non so che cosa, ma stare con lui è diventato quasi monotono. È normale per due che stanno insieme da nemmeno un mese? Molto probabilmente è qualcosa che dipende da me, ma non ci posso fare niente.
O forse non voglio.
"Vuoi vedere qualcosa tu?" Mi chiede mentre cambia canale. Dopo lo shopping di oggi ci siamo rifugiati in casa sua a riscaldarci sul suo divano. Sua madre è di turno all'ospedale e siamo soli in casa.
Faccio spallucce facendogli capire che per me non ha importanza cosa guardiamo; fa ancora zapping per un po' e poi si ferma su uno spettacolo circense. Restiamo in silenzio a guardare la tv per un po', poi mi mette un braccio attorno alle spalle e senza tanti complimenti mi stringe verso di sé. Io non mi oppongo, ma spero che si limiti a voler stare solo più vicino perché sinceramente ho poca voglia di fare altre cose. Da quando siamo tornati a Chino non abbiamo più passato un momento di intimità, ma sinceramente non ne sento la mancanza. Forse dovrei...
D'improvviso la sua mano inizia ad accarezzarmi la spalla in un movimento lento e circolatorio, ma io resto impassibile guardando la tv. La sua mano scende, accarezzandomi il braccio per tutta la sua lunghezza, per poi fermarsi sul mio fianco e stringermi contro di lui, tuffando il naso tra i miei capelli. Con un gesto irritato muovo le spalle facendogli capire che mi dà fastidio. Lui stacca subito la mano da me e mi guarda senza dire niente. Sento il suo sguardo sconcertato addosso, come se mi stesse chiedendo cosa c'è che non va. Ma io non gli rispondo, non ho assolutamente niente da dirgli. Poi finalmente sbuffa e decide di affrontarmi.
"Sara, va tutto bene?" Lo guardo senza rispondere, annuendo come per fargli capire di sì e subito riporto la mia attenzione alla tv. "E allora perché non vuoi più stare con me? È per tuo padre?"
Faccio spallucce. "Non lo so, no. Ormai è quasi una settimana che l'ho trovato morto, ma sto bene."
"Non voglio costringerti a fare una cosa che non vuoi fare, posso capire che la morte di un genitore può sconvolgere..."
"Ti ho detto che sto bene!" Lo interrompo alzando la voce. "È solo che non ho voglia, tutto qui."
"Sì ma... sembra che ogni volta che ti tocco ti dà noia. Sembriamo una coppia in piena crisi del settimo anno."
Non so se voleva fare dello spirito con questa battuta ma a me non fa affatto ridere. "Non vedo l'ora che queste feste finiscano. Quest'anno non lo sento lo spirito natalizio. Scusami." Mento.
Lo so, non è affatto questo il motivo, ma come faccio a dirgli che la sua vicinanza non mi dà più quel brivido che mi dava appena una settimana fa? Come faccio a dirgli che dopo quasi due settimane che stiamo insieme già mi è venuto a noia? No... non posso dirglielo.
Ma lui sembra credere alle mie parole, stringe nuovamente le mie spalle e mi da un bacio sulla tempia. Poi torna a guardare la tv in silenzio, senza aggiungere altro.
Ci mancava anche il senso di colpa verso di lui, adesso!
Quando torno nella mia stanza è mezzanotte passata, e di Lily neanche l'ombra. Meglio così.
Mi preparo per andare a letto e mi infilo subito sotto le coperte. Spengo l'abat-jour e rimango al buio più completo, ripensando alla giornata appena trascorsa, senza più alcuna traccia di sonno. Fissando il buio tiro le somme di oggi; ho comprato una catenina per mia madre con due ciondoli, uno a forma di V e uno a forma di S, come le iniziali mie e di mia sorella. Per la signora Ferguson ho comprato un paio di guanti rossi coordinati con un cappellino e una sciarpa, mentre per Veronica ho trovato la bambola che aveva menzionato tanto dopo che era tornata dall'ospedale, sono sicura che le piacerà. Adesso aspetto che tornino da New York il 26 e potrò darglieli di persona. Fortunatamente il sonno torna a farsi sentire e piano piano scivolo nel mondo di Morfeo, coccolata dal caldo del mio letto...
Nel lavandino ci sono ancora i piatti sporchi... ma dove mi trovo? Mi guardo intorno e mi accorgo di trovarmi nella casa di San Bernardino. Sembra tutto così buio, spento, come se nessuno venisse più in questa casa da mesi. Voglio controllare se anche il resto della casa è così e mi dirigo fuori dalla cucina e verso le scale, quando passo davanti alla porta d'ingresso sento Zeus ringhiare là fuori. Che cosa gli prende, perché ringhia? Vorrei aprirgli per calmarlo ma mi fa paura, quindi decido di lasciarlo fuori e salgo le scale in un silenzio di tomba. La porta della mia stanza è socchiusa, riesco a vedere la parete di fronte al mio letto, quella che ospita la mia scrivania con la libreria, ma è spoglia. Come mai non c'è niente? Che fine ha fatto la mia roba? Sto quasi per avvicinarmi e aprire la porta del tutto quando un uggiolio sommesso mi fa guardare verso la porta di mio padre, dove trovo Zeus accucciato a terra che piange. "Perché piangi?" gli chiedo andandogli vicino e facendogli due carezze sulla testa, ma il suo uggiolio non cessa e torna a guardare la porta di mio padre. A quel punto la spalanco. Di colpo ho il cuore che mi batte all'impazzata, mi sembra di averlo nelle orecchie, nello stomaco. Una paura inspiegabile mi sconvolge, finché non vedo mio padre disteso completamente vestito sul suo letto. Sembra che dorma. Mi avvicino lentamente e lo osservo con un sentimento di sgomento e terrore, poi di scatto apre gli occhi e mi guarda, col suo solito cipiglio severo e autoritario.
"Dov'eri mentre ero qui? Cosa facevi mentre io stavo morendo?"
Mi tiro a sedere di scatto sul letto, ho il fiato grosso e il cuore a mille, deglutisco e respiro convulsamente in preda ad un attacco di panico non indifferente. Era un sogno, solo un bruttissimo sogno! Ma era così reale!
Mi guardo intorno cercando di capire dove mi trovo... sento Lily rigirarsi nel suo letto e mugolare qualcosa di incomprensibile nel sonno. Cerco di calmarmi portandomi le mani al viso, ma sembro non riuscire a rilassarmi. Ci metto un po' ma alla fine riesco a riportare il mio respiro ad un ritmo normale, e anche il mio cuore rallenta per permettermi di distendermi nuovamente sotto le coperte. Questa volta il sonno è scomparso del tutto. Ma la cosa che continua a sconvolgermi è l'immagine di mio padre che mi guarda dal suo letto, il suo sguardo che mi fissa adirato continua a ripresentarsi alla mia memoria, incessantemente. Come chiudo gli occhi lo rivedo...
Che cosa facevo mentre lui era in casa a decidere di togliersi la vita?
A giudicare da quello che mi hanno detto era morto da poco più di ventiquattro ore... ovvero mentre io stavo ripercorrendo la strada da New York con Logan.
Di colpo spalanco gli occhi in preda ad una rivelazione, come se la tenue luce che arriva dalla finestra possa aiutarmi a capire quello che mi sta succedendo... Un forte dolore in mezzo al petto mi fa capire che è tutta colpa mia!
Mentre mio padre soffriva per la mia lontananza, sicuramente pensando che io lo avessi abbandonato esattamente come fece mia madre a suo tempo, io ero felice tra le braccia di Logan. Ho vissuto tutto quello che lui mi avrebbe impedito perché non era lecito. Ed era vero, mi sono data ad un uomo dopo nemmeno una settimana che lo frequentavo, infischiandomene di tutti gli insegnamenti che mio padre mi ha dato, fregandomene del suo dolore. Ho messo sotto i piedi i valori morali che ha cercato di trasmettermi soltanto per brevi attimi di passione, e cosa mi è rimasto in cambio? Niente.
Il risultato del mio comportamento è che mio padre è morto.
Deglutisco finalmente consapevole delle mie colpe. Sono una figlia ingrata, irresponsabile e immatura. Come ho potuto fregarmene così altamente di lui? Come ho fatto a ignorare le sue chiamate, a non volergli parlare per paura che potesse rovinare il mio umore? Davvero la mia felicità è stata più importante della vita di mio padre? Davvero il mio amore per Logan è più forte dell'affetto che provo per l'uomo che mi ha generato e mi ha cresciuta con amore? Come può essere che l'amore di Logan mi ha reso insensibile fino a questo punto? Sono proprio una pessima figlia!
Mi rigiro nel letto ma il sonno ormai è evaporato del tutto. Rimango sotto le coperte immobile, aspettando che mi torni, ma non succede niente, quindi decido di alzarmi. Mi infilo le pantofole e una vestaglia pesante per affrontare il freddo di questa casa e me ne vado in cucina. Senza pensarci mi siedo sul divano guardandomi attorno con la sola luce proveniente dalla finestra. Mi sembra tutto così stupido, così vuoto. Ogni cosa che mi circonda non ha nessuna utilità, è tutto così... inutile. Come me.
Dopo alcuni minuti mi ritrovo distesa sul divano, mi copro alla meglio con una coperta e rimango a fissare il soffitto.
Sono così vuota... forse è per questo che la morte di mio padre non mi ha fatto soffrire come avrebbe dovuto, perché sono una persona orribile. Non ho mai pensato prima a questo momento, ma credo che per un figlio piangere per il proprio padre dovrebbe essere una cosa naturale, persino Zeus lo ha fatto! Come mai a me non viene?
Mi volto da un lato e guardo la finestra. Il cielo nero non mi è di nessuna consolazione. Tra un giorno sarà la vigilia di Natale e ho promesso a Logan che sarei stata con lui, che avrei passato i giorni di Natale con lui e sua madre e che poi saremmo andati con i ragazzi a casa di uno di loro... ma non credo di meritarmi di festeggiare alcunché. Una persona senza sentimenti non dovrebbe festeggiare il Natale come una persona normale...
Due labbra morbide si posano leggiadre sulle mie, strappandomi dal mio mondo onirico. Mi sembrava di essere tornata bambina, ma non mi ricordo cosa facevo. Apro gli occhi e il volto di Logan riempie il mio intero campo visivo.
"Buongiorno Principessa!" sorride dandomi un altro bacio sul naso, poi si alza. "Come mai hai dormito su divano?"
Mi guardo attorno svegliandomi del tutto. "Ieri sera non avevo sonno e poi sono crollata qui. Chi ti ha fatto entrare?"
"Lily. È appena uscita, non si è rifatta nemmeno il letto..."
Mi stiracchio mettendomi a sedere e Logan si siede vicino a me, avvolgendomi con un braccio. "Come ti senti oggi?"
Sono un po' stufa che continui a chiedermelo. "Bene."
"Perfetto, perché mia madre non vede l'ora di passare il Natale con te per conoscerti meglio, finalmente. Ha detto che ti ha comprato un bel regalo che è sicura apprezzerai."
E adesso come faccio? Deluderò anche lei, come ho deluso mio padre, e come sto per deludere anche Logan. Mi alzo in piedi e mi rifugio nel bagno, senza degnarlo di una parola, lasciandolo lì, imbambolato sul divano.
Mi appoggio al lavandino e mi guardo allo specchio.
Sara, non puoi più andare avanti così, finirai per farlo soffrire inutilmente.
La voce del mio subconscio sembra avere le idee chiare. Molto più di me. Ed ho paura che abbia ragione. Io non sento più niente per lui, non posso fingermi la sua ragazza se non mi ci sento. Non mi merito un ragazzo come lui... Io non mi merito niente!
Mi sciacquo il viso e mi pettino i capelli, legandomeli stretti in una coda alta. Faccio un profondo respiro ed esco dal bagno, decisa a cessare questa pagliacciata.
Lui si merita una ragazza migliore di me, e che soprattutto gli voglia bene. Non una che non riesce a provare più un minimo di interesse nemmeno per quello che dice e che ha addirittura iniziato a sentire fastidio ogni volta che la abbraccia...
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