SeCoNdO cApItOlO
Fuori sta facendo sempre più freddo e io sono tornata a cercare conforto nei miei vecchi maglioni di lana. Loro almeno non mi deludono mai. È da due giorni che sono rintanata in camera mia senza alcuna voglia di uscire da qui. Ultimamente il mio passatempo preferito consiste nell'osservare il cielo attraverso i vetri delle finestre, e rimuginare sulla piega che ha preso la mia vita. Sono ancora scioccata dalle parole di mio padre... "sei una grande delusione", non riesco a comprendere come posso essere arrivata ad una situazione simile. Io mi sono solo innamorata, non avrei mai creduto che sarebbe successo tutto questo casino. Chi se lo immaginava che la mia foto sarebbe apparsa in quel genere di riviste? Io non sono nessuno, sono solo una normalissima ragazza di provincia. Ma Nate no, Nate è famoso... e per lui le apparizioni pubbliche equivalgono a pubblicità. Avrei dovuto pensarci, e forse le parole che mi ha rivolto me le sono meritate. Ma la reazione che più mi ha sconcertata è stata quella di Logan. Davanti a quegli occhi blu tremendamente arrabbiati e delusi mi sono sentita piccola piccola, mi ha rivolto le peggiori parole che potesse rivolgermi, non mi ha nemmeno dato il tempo per spiegarmi. Mi si inumidiscono di nuovo gli occhi al ricordo di ciò che mi ha detto.
Ma adesso basta, devo reagire! Devo riuscire a voltare pagina. Non posso continuare a piangermi addosso per un amore non corrisposto. Perché è così, la confessione che fece in casa sua è ormai acqua passata, ho visto quello stesso sentimento svanire dai suoi occhi mentre mi rivolgeva quelle parole... e io non voglio più sentirmi così! Mi ha detto che sono una stronza, che non valgo niente, che sono come tutte le altre. No, non ha nessun diritto di pensare questo di me. E poi a quanto pare si è già consolato...
Deconcentro lo sguardo e metto a fuoco il vetro di fronte a me; forse dovrei pulire queste finestre. Sbuffo, ma chi ne ha voglia? La mia vita è appena andata a rotoli e io penso alle finestre? Mi volto e guardo la mia stanza con aria assente, mi viene in mente la prima volta che sono entrata qui, mi sembrava tutto così strano, così spoglio e dismesso. Anche mio padre aveva avuto la mia stessa sensazione... e adesso mi domando cosa farebbe ancora se sapesse che sono stata licenziata dal lavoro per il quale ero venuta a vivere in questa città. Oh, non posso pensarci!
L'unica persona che mi è un po' di consolazione è Sandy, ma non mi piace venire consolata continuamente, non posso fare a meno di pensare a come mi sentirei io se dovessi consolare costantemente una persona come me, che non riesce nemmeno a mettere naso fuori di casa. Ha pure cercato di ricreare uno dei piatti che una volta mi vide cucinare, ma non sono riuscita a mangiare niente.
Mi passo una mano sulla faccia; sono stanca.
Mi azzardo ad uscire dalla stanza alla ricerca di un po' d'acqua. Non riesco a mangiare niente ma almeno riesco a bere. Subito vedo Sandy uscire dalla sua stanza e sorprendersi di vedermi nell'ingresso.
"Sara, come stai?" mi chiede premurosa. Mi stringo nelle spalle senza rispondere e mi dirigo in cucina. Lei mi segue. "Hai fame? Sono quasi le sette, volevo fare degli hot dog, ti vanno?"
Apprezzo la sua proposta ma non ho proprio voglia di mangiare. "Grazie, ma non mi va. Ho solo sete."
Lei annuisce tristemente e non insiste. Menomale. Mi segue in cucina e inizia a tirare fuori dal frigo i wurstel e i panini per fare gli hot dog. Io prendo un po' d'acqua e la sorseggio sedendomi sul divano, mentre la osservo prendere una padella dal cassetto in basso e accendere il fuoco. Vedo che mi rivolge un'occhiata in tralice. "Sei sicura che non ne vuoi uno? Non mi costa niente farlo anche per te."
"Sono sicura, grazie."
Lei mi guarda storgendo la bocca. "Dovresti mangiare, sono tre giorni che non mangi niente. Si vede, sai?"
"In che senso si vede?"
"Sei dimagrita... i vestiti ti stanno larghi."
Mi guardo addosso. Ho il mio maglione con le trecce che mi copre fino a metà coscia. "Ti sbagli, questo maglione è sempre stato così lungo."
Lei sospira ma non ribatte. Ti prego Sandy, lasciami stare. Quando mi tornerà la fame mangerò, per adesso sto bene così.
Qualcuno suona alla porta e io e Sandy ci guardiamo con uno sguardo interrogativo. "Chi sarà mai a quest'ora?" chiede prima di pulirsi velocemente le mani e andare ad aprire. Io rimango in silenzio sul divano, non ho proprio voglia di vedere chi sia. Ho ancora il bicchiere mezzo pieno in mano quando Sandy torna in cucina con una faccia tetra. "Sara... c'è una visita per te."
La guardo un po' spaesata, non riesco a pensare a nessuno che possa venire a casa mia a cercarmi a quest'ora, ma lo stesso il mio cuore parte in quarta. Ma quando si fa di lato e appare la persona dietro di lei rimango interdetta. Sento il sangue defluirmi dal viso e mi gira la testa. Cosa ci fa lei qui? Come ha fatto a sapere dove abito?
Mia madre mi fissa immobile sulla porta della cucina, guardandomi con uno sguardo dispiaciuto e sofferto. Un lungo cardigan di lana copre il suo fisico perfetto, i suoi vestiti sono raffinati ed eleganti, immagino che debbano costare molto. Perfino i piedi trasudano femminilità, calzati da un paio di stivaletti con un tacco alto che slanciano ulteriormente la sua figura. Si è tagliata i capelli, adesso li porta a caschetto, quando la vidi per il compleanno di Veronica li portava lunghi. Ad ogni modo... cosa diavolo ci fa qui?
Lei fa finalmente un passo verso di me, mentre io non riesco a muovermi. "Ho chiesto alla segretaria del preside della scuola quale fosse il tuo indirizzo... ho bisogno di parlarti."
Rimango imbambolata a fissarla, ha bisogno di parlarmi? E cosa mi deve dire di così importante da venire a casa mia a quest'ora? Poi vengo colta da una strana rabbia che mi sale dallo stomaco e mi invade il petto. Mi lascio prendere da questa rabbia e mi alzo in piedi, pronta a combatterla, non la voglio qui. Ma lei mi fissa con gli occhi umidi di pianto, adesso mi rendo conto che il suo trucco è sbavato e ha gli occhi rossi. Un'onda di tristezza mi calma un pochino, poi mi viene in mente una cosa, ma non doveva essere a New York?
"Dimmi." Esclamo senza neanche accorgermene. Un'ombra di sollievo le attraversa lo sguardo e fa un altro passo nella mia direzione.
"Ho saputo da Iris che sei venuta a casa nostra alcuni giorni fa."
"Iris?" chiedo disorientata.
"La nostra governante, quella che ti ha aperto la porta nella nostra casa di Chino."
Ah, ok... quella donna spagnola. "E allora?"
"Beh... come mai eri venuta?"
La sua domanda mi fa tornare la rabbia che ero riuscita ad accantonare. "Di certo non per te, tranquilla. Volevo solo vedere Veronica, era da un po' che non la vedevo nemmeno a scuola... glielo avevo promesso."
Il suo sguardo si fa di colpo più tenero e dolce: "Sì... anche lei è molto affezionata a te, ti menziona spesso..."
Mi sto già stancando di questo teatrino. "Insomma, posso sapere perché sei qui?" Chiedo interrompendo il suo discorso.
Lei torna seria, vedo che si stringe nelle mani. "In realtà si tratta proprio di lei."
"È successo qualcosa a Veronica?" chiedo di colpo preoccupata.
Lo sguardo che mi rivolge mia madre è fin troppo eloquente. "Iris ti ha detto che siamo a New York in questo periodo, no?"
Ma perché la fa così lunga? "Sì, e allora?"
"Non ti ha detto il motivo della nostra partenza?"
"Mi dispiace ma la vostra governante parla solo in spagnolo, e io non ne capisco una parola." Mi sto stancando di questa storia.
Lei sembra fare un grosso respiro per prendere coraggio, poi finalmente esclama: "A Veronica è stata diagnosticata una leucemia linfoblastica acuta. Ci siamo trasferiti a New York per ricoverarla nel miglior centro oncologico del paese. Lei... ha bisogno di un trapianto di midollo osseo..."
Rimango senza parola a fissarla profondamente sconcertata. Non posso crederci!
Spazio Autrice:
La prossima settimana sarò molto impegnata, non so se potrò aggiornare, quindi lo faccio oggi... cioè, l'ho appena fatto.
Spero che la posizione della madre di Sara non peggiori ai vostri occhi di fronte a questa richiesta, dopotutto è logico che cerchi di salvare la figlioletta malata in qualsiasi modo, ma una richiesta del genere... dopo essere sparita per ben dieci anni... è dura da accettare. Sara deciderà di aiutare la sorellina o deciderà di non farsi coinvolgere dalle richieste della madre che l'ha abbandonata?
Ci vediamo la prossima volta, un bacione e grazie della vostra costanza!
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