PrImO CaPiToLo

Sara...

Alcuni giorni prima...

Mi avvicino tremante alla porta bianca, talmente lucida quasi da accecarmi. Il battente dorato raffigura la testa di un leone che tiene in bocca un anello con una palla al centro, atta a fare rumore e rimbombare all'interno della casa quando questa viene sbattuta contro il legno. Ma è bloccata, non si muove. Con la mano ancora più tremante vado a suonare il campanello alla destra dello stesso portone, tutte cose a cui non avevo potuto far caso la prima volta che venni qui. Il nome impresso sopra è solo uno: Bartoli. Chissà perché mi aspettavo di vederne due. Sento il suono del campanello rimbombare all'interno della casa e arrivarmi attutito alle orecchie.

Dopo alcuni secondi la porta si apre e una donna dai tratti ispanici si affaccia timidamente. "¿Quien es?" domanda nella sua lingua. Accidenti, io non parlo spagnolo...

"Buona sera... Sto cercando il signor Bartoli, è in casa?"

"Los señores no están allí. ¿Puedo saber quién los busca?"

La guardo spaesata, e adesso cosa ha detto? Forse mi avrà chiesto chi sono. "Ehm... sono... cioè, ero la maestra di Veronica. Sono qui perché... non posso, ehm..." oddio, e ora cosa le dico? Non so nemmeno se mi capisce.

Poi di colpo questa sgrana gli occhi e mi guarda sorpresa, "¿Señorita Sarah? Lo siento, pero... los señores están en Nueva York por culpa de la chica. Así que sería mejor!"

Rimango interdetta cercando di capire quello che ha detto. Mi è sembrato di sentire il mio nome, ma l'unica altra parola che credo di aver riconosciuto è New York. Sono andati a New York? Perché? Vedo che questa continua a guardarmi immobile con uno stupido sorriso di circostanza in faccia senza aggiungere altro. Le rivolgo un sorriso tirato prima di ringraziarla e andarmene. Mi incammino lungo il marciapiede di questo quartiere curato e lussuoso, speravo davvero di poter salutare la piccola Veronica almeno un'ultima volta. Mi sono addirittura avventurata fin qui, rischiando di incontrare mia madre... per niente!

Sconsolata continuo a camminare verso la più vicina fermata dell'autobus, quasi non mi accorgo che sto passando di fianco a quel giardinetto in cui mi sono sfogata a piangere la prima volta che la rividi, e dove Logan ha mostrato per la prima volta il suo lato dolce e affettuoso. Immancabilmente mi torna alla mente l'immagine di Lily che esce dal suo portone la mattina dopo del ricevimento, dopo quella dannata festa di cinque giorni fa, dove tutto il mondo mi è crollato addosso! Mi ero alzata presto senza aver chiuso occhio per tutta la notte, avevo deciso di fare quattro passi per schiarirmi le idee e calmarmi, a restare in casa mi sembrava di impazzire. Nel momento stesso in cui ho messo piede nel pianerottolo lei stava uscendo dall'appartamento di Logan; ecco dove aveva passato la notte! Aveva i capelli spettinati e il trucco sbavato, mi ha guardata con un'aria di superiorità che mi ha fatto sentire una nullità, poi ha distolto in fretta lo sguardo ed è entrata in casa nostra. Cosa vuol dire, sono tornati a letto insieme? È andato a letto con lei nonostante mi avesse detto che per lui Lily è solo un'amica? Non riesco a crederci, ma dallo stato in cui versava quando l'ho vista e da come mi ha guardata mi sembra che la cosa sia abbastanza ovvia. Forse ci è andato per ripicca... per colpa mia. No, non voglio pensarci!

Deglutisco e continuo a camminare, completamente assorta nel mio mondo, senza accorgermene sorpasso la fermata dell'autobus e finisco per farmela tutta a piedi. Persa nei miei pensieri non mi accorgo di aver camminato per quasi tre isolati.

Quando finalmente arrivo davanti al mio palazzo mi risveglio dal mio stato catatonico e guardo sorpresa il portone di fronte a me, per abitudine lo spingo e inizio a salire le scale. Con movimenti meccanici cerco le chiavi nella mia borsa e apro la porta di casa, ma appena faccio un passo dentro mi blocco a guardare verso la cucina. Mio padre mi sta guardando con aria severa e arrabbiata. Rimango pietrificata sulla porta aperta, non riesco a muovermi. Conosco bene quello sguardo, quello di quando sta per rimproverarmi aspramente per qualche errore che ho commesso.

Con un estremo sforzo di volontà mi riprendo nuovamente e mi chiudo la porta alle spalle. "Papà... cosa ci fai qui?" Chiedo con voce tremante cercando di nascondere il mio nervosismo. È parecchio tempo che non lo sento e non lo chiamo, da prima della fatidica festa. A dir la verità non ne ho avuto il coraggio, specialmente da quando è arrivato il responso del mio esame. Come potevo dirgli che mi hanno licenziato su due piedi? Poi una paura mi attanaglia il cuore: che qualcuno lo abbia avvisato che sono disoccupata?

Quando entro in cucina noto Sandy in piedi appoggiata al lavandino con aria preoccupata, ma torno subito a guardare mio padre, aspettando una sua risposta. "Mi devi una spiegazione, signorina." Esordisce in tono grave. Si alza in piedi e si allunga sul tavolo per afferrare una rivista di gossip, per poi gettarla nuovamente sul tavolo in modo che io possa vederla meglio. Non capisco, da quando in qua compra certe riviste mondane? Ha sempre sostenuto che fossero spazzatura! Ma quando riesco a vedere bene la foto che c'è sulla copertina una doccia fredda mi raggela sul posto.

"Cosa... cosa sono quelli?" domando confusa.

"È quello che voglio sapere anch'io." Mi dice con fare ancora più severo. "Ero convinto che tu fossi fatta di una pasta diversa, Sara. Invece mi accorgo che ti sono bastati pochi mesi di indipendenza per diventare esattamente come tutte le ragazze frivole che stai frequentando."

Sento Sandy sospirare contrariata ma non dice niente. Io invece sono sempre più confusa. "Non capisco, io..."

Ma lui non mi fa finire la frase e con gesti stizziti afferra il giornale e me lo passa, è davvero nero. Lo recupero con mani tremanti e guardo mio padre. Con il solito cipiglio mi esorta a leggere il suo contenuto. "Esigo delle spiegazioni, Sara. Mi fidavo di te, sei davvero una gran delusione!"

Mai... mai, in tutta la mia vita, le sue parole mi hanno fatto così male. Inizio a sentire gli occhi inondarsi di lacrime ma tento di trattenerle mentre apro la rivista, ignoro la foto di Nate che campeggia in copertina con la scritta "nuovo amore o nuovo buco nell'acqua per il nostro cantante?" E vado alla pagina indicata in copertina. Subito rimango a bocca aperta. In primo piano c'è una foto che mi ritrae mentre scendo dalla Jaguard in compagnia di Nate, mentre cerca di scostarmi le braccia dal viso. Una voragine dolorosa si apre nel mio stomaco. Che stupida che sono! Avrei dovuto immaginarmi una cosa del genere con tutti quei paparazzi appostati lì di fronte. Ma non è finita qui, subito nella pagina a fianco, una nuova foto di me mi ritrae allacciata al collo di Logan, mentre balliamo insieme in quel giardino dove mi ero rifugiata. Non avrei mai potuto immaginarmi che qualcuno mi avesse fotografato con Logan. Sembra quasi che mi stessero seguendo per potermi pizzicare in un momento simile. Alzo lentamente lo sguardo su mio padre, incontrando il suo cipiglio tremendamente adirato. "Papà, io non..."

"È così che mi ripaghi? Eh?! È così che mi ringrazi per tutti i sacrifici che ho fatto per te? Per farti studiare e per farti crescere con saldi principi? Per insegnarti quei principi che adesso ti vedo gettare dalla finestra come se non valessero niente!" Accidenti, sta quasi per alzare la voce. Non lo aveva mai fatto con me, non più di tanto, in nessuna occasione. Per lui alzare la voce è sinonimo di non saper mantenere la padronanza di sé... e adesso ho paura. Una lacrima mi scende sul viso, non sono riuscita a trattenerla.

"Papà, posso spiegarti tutto! Io non credevo che mi stessero fotografando, non lo sapevo. Io..."

"Come facevi a non sapere che ti stavano fotografando!? Mi dispiace, ma non riesco a crederti. Mai mi sarei immaginato di vederti sopra questi giornaletti osceni, mai avrei pensato che mia figlia si facesse immortalare per finire come una qualsiasi poco di buono. Per di più sembra proprio che tu abbia una doppia vita, stai con Nate ma ti vedi con quel... quel..." Non riesce a finire la frase tanta è la sua disapprovazione. Mi sento terribilmente mortificata, non so nemmeno cosa dirgli. Ma tanto in questo momento non starebbe nemmeno ad ascoltarmi. Abbasso lo sguardo e lascio che le lacrime mi scendano sul viso, silenziose. Non riesco a sostenere questo momento. Dato che non parlo lui mi strappa il giornale dalle mani e mi schiaffeggia con quello. Persino Sandy sembra voler intervenire, ma poi ci ripensa e si blocca, ancora più preoccupata. Non mi ha fatto male, non in senso fisico almeno. "Quando mi dimostrerai che sei tornata ad essere ancora la stessa ragazza che ho cresciuto allora ti perdonerò, ma fino a quel momento sarai solo una delusione per me!" Esclama con rinnovato livore, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta d'ingresso.

"No, papà, ascoltami!" esclamo cercando di fermarlo, mentre le lacrime continuano ad inondarmi il volto. Lo seguo verso la porta, lo guardo mentre la apre e tento di nuovo di fermarlo: "Papà, fermati, non è come pensi!" Ma lui è già con un piede fuori, non vuole assolutamente ascoltarmi. Poi lo vedo fermarsi di colpo, con lo sguardo fisso verso qualcuno sul pianerottolo.

"Tu?!" Esclama sorpreso e sempre più adirato. Con chi ce l'ha adesso?

Lo vedo irrigidirsi alcuni istanti, poi sbuffa e avanza verso le scale, ignorando chiunque sia sul pianerottolo. Mi avvicino alla porta in un ennesimo tentativo di fermarlo, ma mi blocco quando vedo Logan fermo davanti al suo appartamento che mi fissa sbalordito e confuso. Sento il mio cuore fermarsi per poi riprendere a battere più lentamente, in modo doloroso. Le lacrime continuano a scorrermi sulle guance senza sosta, la vergogna si sta sommando alla mortificazione di fronte alla sua espressione. Faccio un passo indietro allontanandomi, non riesco più a guardarlo, non dopo tutte le occhiate astiose che mi ha rivolto ogni volta che ci siamo incontrati in questi ultimi giorni. Non dopo il sospetto che stia andando a letto con Lily... non dopo quello che mi ha fatto e che mi ha detto.

Non so da che parte riesco a trovare la forza per chiudere la porta d'ingresso. Vedo la sua faccia scomparire oltre quella barriera, finché il suo tonfo annuncia definitivamente una rottura inevitabile.

Finalmente mi lascio andare e permetto alle lacrime di scendere copiose, mentre i singhiozzi mi scuotono le spalle e il petto. Le fresche braccia di Sandy mi avvolgono per consolarmi, ma me ne accorgo a malapena.

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