DoDiCeSiMo CaPiToLo
"No, rallenta... frena!" ordina di colpo alzando la voce. Io inchiodo spaventata e vado a sbattere col seno contro lo sterzo, mentre Logan fa appena in tempo a pararsi con le mani contro il cruscotto. Mi tasto dove ho picchiato, sta iniziando a fare un po' male. Logan sbuffa irritato. "Ma che casino hai fatto? Ti ho detto che il piede sull'acceleratore dev'essere leggero. Ma ti sei fatta male?" chiede poi, appena mi guarda.
"Io... un pochino."
"Fa vedere." Mi dice togliendomi la mano dal petto e appoggiando la sua appena sotto le clavicole, mi tasta lo sterno, assicurandosi che non ci sia niente di rotto. "Ti fa molto male?"
Guardo la sua mano, pietrificata. Non si sta rendendo conto che mi sta toccando... Mi sta toccando in un punto un po' particolare. Mi sta toccando e io glielo sto lasciando fare. Alzo lentamente lo sguardo su di lui, mentre il cuore inizia a battermi forte. Lentamente anche lui alza lo sguardo e i nostri occhi si incastrano tra di loro. La sua mano sale leggermente, posandosi al lato del mio collo, con il pollice mi accarezza la mandibola mentre i suoi occhi sono fissi nei miei. Deglutisco confusa, cosa sta succedendo? Poi lentamente sale ancora, fino a sfiorarmi il labbro col pollice. Ormai il mio cuore sta battendo ad un ritmo tutto suo. Mi guarda le labbra e io le mordo, ma il ricordo doloroso delle sue parole e la consapevolezza di quello che ha fatto con Lily mi riscuotono dall'imbambolamento. Sbatto le palpebre e abbasso lo sguardo, interrompendo il contatto. "Mi dispiace... no... non mi fa male..."
Lui stacca subito la mano da me, come se avesse preso la scossa, e se la appoggia sulla coscia. "Scusa Sara, non volevo..."
Non voleva? Non voleva, cosa? Non voleva toccarmi? Mi sento come se mi avesse rifiutata un'altra volta, ma non voglio fargli capire che mi ha dato fastidio.
"Non importa, è tutto ok."
Lui scuote leggermente la testa guardando fuori dal finestrino. "Ok. Continuiamo, che ne dici?" mi guarda come se niente fosse, mi dà un po' fastidio. "Rimetti in moto e riparti, con delicatezza questa volta, come ti ho insegnato."
Sbatto le palpebre per concentrarmi di nuovo su quello che mi ha detto. Non so con quale spirito riesco a fare finta di niente anch'io, tiro un bel respiro e torno a girare la chiave nel quadro, il motore romba sotto i miei piedi, schiaccio la frizione e metto di nuovo in prima, poi lentamente alzo il piede dalla frizione e schiaccio l'acceleratore, cercando di muovermi in maniera fluida. La macchina inizia a camminare all'interno del parcheggio della tavola calda. Siamo sempre qui, come la cadillac parcheggiata davanti all'entrata. Mi avvicino al marciapiede e cambio marcia, metto la seconda.
"Brava, così, lentamente. Vedi che ci riesci?" mi incita lui. Sorrido mentre la macchina fa un giro attorno al parcheggio. "Perfetto, stai andando benissimo."
Io rido: "È divertente." Lo guardo sorridente.
"Lo so, ma guarda sempre dove stai andando." Mi dice indicando davanti a me.
"Sì... scusa."
Continuo a sterzare per girare attorno al parcheggio, mantenendo un'andatura lenta e costante. Continuo a sorridere, è una bellissima sensazione. "Mi sembra di capire che ti piaccia guidare."
"Sì." Lo guardo un secondo, ma subito riporto l'attenzione alla strada. Continuo a girare sempre in tondo. Poi decido di invertire il senso di mancia e cerco di formare un otto per girare la macchina.
"Che stai facendo?" chiede un po' preoccupato.
"Voglio cambiare verso."
"Sì, ma devi cambiare marcia, perché..." non lo lascio finire che sento la macchina singhiozzare, sta quasi per spegnersi, per evitare che si spenga accelero di colpo, "Sara, no!" grida lui, ma di colpo non ho più il controllo della vettura, il volante mi scappa di mano e finisco per scavalcare il marciapiede che contorna il parcheggio e, guarda caso, andare addosso all'unico palo presente. Un piccolo urlo mi scappa dalle labbra quando la macchina si contorce, abbracciando il palo con il muso, esattamente al centro.
"Merda!" esclama Logan fuori di testa. Uno sbuffo di vapore sale da sotto il cofano, nel punto in cui è schiacciato contro il palo, che nonostante la sua circonferenza importante ha ricevuto una bella botta. Scende velocemente dall'auto e va a controllare il danno. Mortificata lo seguo all'esterno. "Porca miseria, hai sfondato il radiatore!" afferma mettendosi le mani nei capelli.
"Mi dispiace tanto, Logan... mi è scappata di mano..."
"Se avresti avuto pazienza, come ti ho ripetuto mille volte, e mi avresti ascoltato, avresti saputo che dovevi cambiare marcia per svoltare!" Mi rimprovera aspramente guardandomi con occhi incendiari.
"Mi dispiace, Logan, io..." Mi sento un nodo in gola, come ho fatto a combinare una cosa del genere?
Per tutta risposta mi fa cenno di tacere senza nemmeno guardarmi in faccia. "Taci, per favore!" mi incita adirato, "non puoi capire il danno che hai fatto." Rimango in silenzio mentre lo vedo aprire il cofano e dare un'occhiata al suo interno. "Merda! Il radiatore è completamente andato. Ma come cazzo hai fatto?" impreca senza nemmeno guardarmi.
Sono talmente mortificata che non riesco a spiccicar parola.
Con gesti stizzosi richiude il cofano con un tonfo secco, facendomi sobbalzare, poi si avvia all'interno della tavola calda. Lo guardo varcare quella porta cercando di non cominciare a piangere. Mi ha trattato veramente male. Ok, me lo merito, ma non mi aspettavo una reazione simile. Quando torna fuori è al telefono e sta parlando concitatamente. "E quanto ci metterete ad arrivare?" Lo vedo osservarmi con un'espressione che non promette niente di buono, poi posa lo sguardo sulla macchina, "e quanto mi costerà?" Di colpo chiude gli occhi e si passa una mano nei capelli, la riposta a quella domanda non deve essergli piaciuta molto. "Capisco... D'accordo, vi aspetto qui, la ringrazio. Arrivederci." Saluta chiunque sia dall'altra parte e chiude la conversazione.
Subito abbasso lo sguardo, mortificata. Non ho il coraggio di sostenere il suo sguardo. "Sono desolata, io..."
"Ti prego, non dire niente... lasciami stare." Mi avverte senza nemmeno guardarmi. "Hai combinato proprio un bel pasticcio, Sara. Mi verrà a costare un occhio della testa farla aggiustare."
"Ti ripagherò ogni centesimo. È tutta colpa mia."
"Puoi dirlo forte che è colpa tua!" mi rimprovera alzando nuovamente la voce, "sai quanto sudore ho versato per potermi permettere quest'auto? Tu non ne hai idea!"
Sono veramente al limite, non so se riesco ancora a trattenermi dal piangere. Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, altrimenti scoppierei. Lo sento sospirare nervosamente e all'improvviso il mio cellulare inizia a squillare. Lo afferro dalla borsa e guardo il display. Mio padre? Lo osservo squillare e decido di non rispondere, lo rimetto nella borsa, attutendo la suoneria.
"Perché non rispondi?" mi chiede.
"Non mi sembra il caso di parlare con mio padre in questo momento." Gli dico senza nemmeno guardarlo.
Lui sbuffa frustrato. "Vieni, aiutami a spostarla da lì." Ordina avvicinandosi alla macchina.
Con un po' di fatica lo aiuto a spingerla giù dal marciapiede, mentre lui gira lo sterzo attraverso il finestrino aperto mentre la spinge a sua volta. Ho davvero combinato un bel guaio. "Non si può più mettere in moto?"
L'occhiata che mi rivolge mi incenerisce. "Sara, hai sfondato il radiatore, sai cosa significa?" scuoto la testa e lui sospira esasperato. "Significa che il motore non può più riuscire a raffreddarsi e se anche riesci a metterlo in moto si fonderebbe. Allora sì che ripararla costerebbe molto. Preferisco limitarmi a cambiare il radiatore prima di fare altri danni." Non ho la più pallida idea di quello che ha detto ma non credo che chiedere spiegazioni sia il momento giusto.
Quando siamo riusciti a metterla in una posizione migliore monta al posto di guida con fare adirato, io sono talmente rammaricata che non riesco nemmeno a parlargli. Lo guardo attraverso il finestrino trafficare con i documenti nel cruscotto, mi sento terribilmente in colpa. Mi metto a camminare su e giù, a stare ferma mi prende il freddo. Poi noto che mi guarda e mi apre lo sportello.
"Sara, monta, per favore."
Lo guardo diffidente ma decido di dargli retta. "Non era mia intenzione spaccarti la macchina. Mi dispiace."
Lui sembra pensarci su e scuote la testa. "Quello che più mi preoccupa è che siamo nel bel mezzo del nulla, possiamo chiamare qualcuno per farci venire a prendere? Io non conosco nessuno capace di venire fin quaggiù."
Resto in silenzio, desolata. Nemmeno io conosco nessuno che potrebbe venire quaggiù a prenderci. Mi sento un vero impiastro. "E adesso che si fa?"
"Intanto aspettiamo che il carro attrezzi venga a prenderla, se il meccanico ha già un radiatore adatto in officina possiamo farci portare in qualche hotel qui vicino e aspettare che lo cambi. Se gli dico che c'è una certa fretta potrebbe farlo subito."
"E questo non ti costerà di più?"
"Sì, Sara, molto probabilmente vorrà dei soldi extra per aggiustarmi subito la macchina. Faccio il suo stesso mestiere, so come funziona." Risponde stizzito.
"Ok... scusa."
"Basta, smettila di scusarti!" Sbraita di colpo e scende dalla macchina. Dà una pedata imbestialita alla ruota e inizia a passeggiare con le mani in tasca e la schiena ricurva. Siamo proprio in un bel casino.
Lo guardo allontanarsi sentendomi profondamente in colpa. Faccio mente locale dei soldi che dovrei ricevere dalla scuola per la fine del contratto di lavoro, ma non sapendo quanto spenderà Logan per aggiustare la macchina resterà un ragionamento a vuoto.
Sbuffo, non so cosa fare. Scendo anch'io e lo raggiungo. "Lascia che ti dia i soldi che ti servono per aggiustarla."
"Non ci pensare nemmeno." Sbotta ironico.
Una luce gialla intermittente rimbalza sulla sua faccia, mi volto verso l'entrata del parcheggio e vediamo arrivare il carro attrezzi con il lampeggiante giallo acceso sul tettuccio entrare lentamente. Logan si avvicina subito senza dirmi niente, mi sento sprofondare sempre più in colpa. Adesso penserà che sono solo una piantagrane.
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