VeNtInOvEsImO cApItOlO

Sono in una confusione perenne. Credo che confusa sia diventato il mio secondo nome, oltre che a indecisa e stupida. Quando ero più ragazzina e leggevo i miei primi romanzi, mi meravigliavo di come certe protagoniste potessero innamorarsi così facilmente di uno o più spasimanti. Le reputavo ingenue e senza carattere, come se avessero per forza bisogno di un uomo per poter andare avanti, come se da sole non ci sarebbero mai riuscite. Ho sempre pensato che io non mi sarei mai invischiata in storie problematiche e che non avrei perso la testa per questo o per quell'altro. Mi figuravo completamente indipendente, credevo che avrei avuto un unico grande amore quando sarebbe giunto il momento, senza mai problemi di sorta o confusioni inutili. Per come mi vedevo da piccola io sarei stata molto più forte di quelle fanciulle indifese. Avrei avuto il mio lavoro e la mia casa, senza dover mai dipendere da qualcuno, e soprattutto, avrei avuto le idee chiare sin da subito.

Come mi sbagliavo!

In questa ultima settimana Nate è sempre stato molto impegnato, ha lavorato molto per questo fantomatico lavoro, anche se ci siamo sentiti tutti i giorni in lunghe telefonate. Mi ha continuamente ripetuto i suoi sentimenti, facendomi sentire bellissima e desiderata, lasciandomi sciogliere come neve al sole.

Nel frattempo anche Logan ha cercato di destabilizzarmi...

Non uscendo con Nate la sera non avevo niente da fare e Lily mi ha convinto a seguirla tutte le sere al pub. Strano dato il suo palese interesse per Logan, ma a quanto pare ha capito che non può farci niente e ha voltato pagina, almeno credo. Per quel che riguarda Logan, invece, ha cercato in ogni modo di attentare ai miei sensi. È incredibile la sua capacità di farmi sentire desiderata e sexy solo grazie ad un gioco di sguardi e discorsi a doppio senso.

Se Nate è dolce e romantico, Logan è forte e passionale... e io sono nella merda. Lo so, non si dice, ma è così!

Ogni sera sono tornata a casa sempre più confusa, alla fine di questa settimana ho solo voglia di sbattere la testa al muro. Non so decidermi con chi dovrei stare. Da una parte sarebbe più giusto Nate per me. In effetti noi staremmo già insieme se non fosse che sento esserci qualcosa di sospeso tra noi, qualcosa che deve essere chiarito. Ma siamo usciti insieme molte volte, ci siamo baciati altrettante volte e mi ha detto di amarmi... E poi ha conosciuto mio padre, cosa non da poco. Mi ha fatto sentire bene, amata e adulta.

In realtà anche Logan ha conosciuto mio padre... Anche se non è stato proprio un incontro ma più uno scontro. Con lui mi sento desiderata, mi sento bellissima e forte, devo ammettere che più di una volta stavo quasi per cedere con lui. Più di una volta avrei desiderato che prendesse l'iniziativa e mi baciasse, o che accorciasse maggiormente le distanze, invece mi ha sempre rispettata, cosa che non mi sarei mai aspettata da un tipo come lui. Dopo che gli ho detto di stare ancora con Nate ha iniziato a riempirmi di attenzioni particolari, mi offre da bere, mi sta sempre vicino, e quando non lavora, viene sempre a prendermi a scuola. L'unica cosa è che non ha smesso di sfottermi e di chiamarmi principessa. Ma va bene così, non sarebbe lui se cambiasse completamente. Anche perché non mi da più tutta quella noia che mi dava prima questo soprannome.

C'è anche un terzo uomo che ultimamente me lo ritrovo spesso a salutarmi all'uscita di scuola, ovvero il padre di Veronica.

Ha sempre un sorriso cordiale per me quando viene a prendere sua figlia, ogni volta sembra che debba dirmi qualcosa ma con Veronica tra i piedi si trattiene, e si limita a salutarmi. Non ho parlato a nessuno di questo fatto, nessuno sa che ho ritrovato mia madre, solo Logan. E ora che credevo che la mia vita si stesse sistemando ecco che torna a minare il mio equilibrio. Tanto lo so cosa vuole il signor Bartoli da me, anche se non mi ha detto niente. Fortuna che ho notato che si trattiene dal parlarmi quando c'è Veronica nei paraggi, quindi quando usciamo la prendo sempre per mano e la accompagno io da lui, almeno so che così non mi dirà che mia madre vorrebbe riallacciare i rapporti con me e bla bla bla. Perché è questo che vuole, lo so. Non mi interessa, sono stata bene senza di lei per più di dieci anni, starò bene per altrettanti dieci.

Suona la campanella e questa ultima giornata della settimana è finita, almeno quella lavorativa. Mentre tutti i bambini mi salutano correndo verso l'uscita io mi avvicino a Veronica sorridendo.

"Sei pronta, tesoro? Usciamo insieme anche oggi?"

Lei annuisce felice e prende la mia mano. Camminiamo tranquillamente nel corridoio mentre tutti gli altri bambini corrono per uscire, passandoci vicino. Ho trovato un bel modo per eludere il discorso di suo padre, e lei sembra essere felice di questo diversivo, si sente importante se la maestra la accompagna all'uscita. Quando arriviamo fuori però, c'è qualcosa di strano; suo padre non è solo, ma in compagnia di una splendida signora di circa quarant'anni. Si è fatto l'amante? Oddio, forse sua moglie se lo meriterebbe anche, però non ce lo vedo a fare una cosa del genere, mi sembra un uomo così per bene. Il dubbio si dissolve non appena Veronica vede questa donna accanto a suo padre.

"Zia Greta!" Esclama con travolgente entusiasmo, lascia la mia mano e corre incontro alla signora, le salta addosso e lei la prende al volo, abbracciandola e accarezzandola. Ok, non è l'amante del padre, è la sorella. Con un sorriso di circostanza mi avvicino a loro, rimanendo sempre a una certa distanza. Di solito la salutavo a qualche metro da suo padre e la facevo andare da lui dopo un breve saluto gestuale tra noi, ma oggi qualcosa mi dice che non posso fare così. Non vedendomi più nei paraggi Veronica si volta verso di me, "signorina Hall, dove sei?"

"Sono qui tesoro." Mi avvicino.

Suo padre prende la palla al balzo. "Greta, ti dispiace accompagnare Veronica alla macchina? Io vengo subito."

Prima di andarsene Greta mi guarda con curiosità e poi mi fa un sorriso e un gesto con la testa. Mentre si allontana Veronica si volta e mi saluta con la mano, contenta della visita della zia. Io rimango sola con suo padre, questa volta non ho potuto evitarlo. Appena sono ad una certa distanza lui sembra prendere coraggio.

"Finalmente ho l'occasione per parlarle, miss Hall."

"Mi scusi, ma so già quello che vorrebbe dirmi e non sono interessata. Buona giornata."

Faccio per andarmene, ma lui non mi lascia andare: "Ti prego, lei ha pensato tantissimo a te in tutto questo tempo. Non ti ha mai dimenticata."

Il tono confidenziale con cui di colpo si rivolge a me mi blocca sul posto. Mi volto verso di lui con uno sguardo glaciale. "Ha uno strano modo per dimostrarlo."

"È la verità, Sara, devi credermi! Posso capire la tua reticenza a volerla incontrare, ma dalle almeno un'opportunità. È stata molto male per averti abbandonato, ma... beh, non spetta a me raccontarti gli affari suoi. Vorrebbe tanto potersi giustificare..."

"Non ha niente di cui giustificarsi," lo interrompo con una calma che non mi appartiene. Non mi metto ad urlare solo perché sono sul mio luogo di lavoro, e perché so contenere i miei stati d'animo, ma giuro che se potessi inizierei a urlare e a maledirla in tutte le lingue che conosco. "Se è stata male è solo colpa sua, io ero solo una bambina quando se n'è andata. Se lei ha sofferto può immaginare quanto abbia sofferto io. Arrivederci!" Concludo voltandomi e allontanandomi da lui.

Mi sento come se un macigno fosse appena caduto sopra il mio stomaco. Quella donna più sta lontana da me e meglio sto. Spero solo che suo marito capisca che non ho alcuna intenzione di conoscerla e che la smetta di importunarmi. Con quale coraggio pretende di rivedermi dopo tutti questi anni? O è lui che è venuto da me senza che lei lo sapesse? Mmm... non credo che potrebbe prendersi una libertà simile, anche se si tratta di sua moglie. Non mi sembra il tipo.

Sono talmente presa dai miei pensieri che non mi accorgo di Nate che mi sta chiamando insistentemente...

"Ehi, amore mio, sei diventata sorda?" Finalmente la sua voce vicina mi risveglia dal mio torpore. Mi volto e me lo ritrovo a pochi passi da me, che mi viene incontro. È strano il sollievo che provo alla sua vista. Senza pensarci mi getto tra le sue braccia, allacciandomi al suo collo. "Accidenti. Che bell'accoglienza! Devo restare assente più spesso." Esclama sorpreso.

Il suo calore e le sue braccia che mi stringono mi impediscono di farmi portare via dall'ansia. Il marito di mia madre mi ha messo addosso un brutto malessere. "Quanto mi sei mancato!" Gli sussurro vicino all'orecchio.

"Anche tu mi sei mancata!" Mi coccola, accarezzandomi la schiena. "Chi era quel tipo?"

Mi stacco da lui e mi volto verso il marito di mia madre. Come mi suona strana questa frase. Lo vedo salire in macchina e allontanarsi con Veronica seduta dietro che gioca con una bambola... o almeno credo. "Nessuno, solo il padre di una mia allieva." Mi viene in mente che Nate non sa niente di mia madre, non gliel'ho detto. Ma non mi va di parlarne, adesso. Sono ancora troppo agitata per quello che mi ha detto quell'uomo.

Fortunatamente Nate non mi fa altre domande. "D'accordo. Ti va di pranzare insieme? Dovrei parlarti."

Lo guardo negli occhi e annuisco. Vorrà finalmente svelarmi il segreto del suo lavoro? Sarebbe anche l'ora!

Sotto mia insistenza andiamo a mangiare un panino vicino a casa mia. È stato difficile convincerlo ma alla fine ci sono riuscita. Insiste per sedersi in un posto un po' appartato, lontano da occhi indiscreti, come dice lui. Non so a cosa si riferisca ma a me non importa. L'importante è pranzare insieme.

Ci sediamo e ordiniamo subito i nostri panini, per tutto il tempo non mi lascia un attimo la mano, come se avesse paura che possa scappare via, ma sono talmente felice di averlo accanto che quasi non me ne accorgo. Con il pollice inizia a scorrere sulla mia pelle, facendomi un lieve solletico. Mi piace.

"Che pelle morbida e liscia che hai." Sorride. Gli restituisco il sorriso timidamente e lui prende anche l'altra mano e mi fissa negli occhi. "Credo che non abbia più la possibilità di procrastinare oltre, non è vero? È giunto il momento di dirti tutto quello che riguarda il mio lavoro."

Sembra che mi stia per svelare il quarto segreto di Fatima dall'aria tesa che si respira. Nessuno lo sa, nemmeno lui, ma lo sta per svelare a me.

Lo vedo deglutire. E adesso perché sembra poco sicuro? Prende un profondo respiro e torna a guardarmi negli occhi: "Prima di tutto vorrei dire che non ho mai conosciuto una ragazza come te. Sin dal primo momento sei stata come una ventata d'aria fresca, è per questo che mi sono innamorato di te."

Sorrido lusingata, ho solo paura che voglia sentirselo ripetere. Forse dovrei dire qualcosa. "Io... grazie a te ho capito cosa vuol dire sentirsi amati..." Il suo viso si accende in un sorriso radioso, "prima di te non avevo mai..."

"Certo che è proprio piccolo il mondo!"

La voce di Logan ci interrompe, intromettendosi tra di noi come una secchiata d'acqua gelida. Sento il cuore balzarmi nel petto da una strana emozione che non ha niente a che vedere con Nate. Ci voltiamo contemporaneamente e lo vediamo in piedi di fronte al nostro tavolo che ci guarda col suo solito sorriso strafottente. Nate rotea la testa palesemente irritato. "Ecco perché non volevo venire in questo posto," sussurra in modo che possa sentirlo solo io.

Logan afferra una sedia e si siede al tavolo con noi, vicino a me. "Allora, cosa vi porta in questo posto? Soprattutto tu, Nate, è strano vederti qui." Dice in tono irritante.

Nate sembra trattenersi a stento dall'urlargli contro, fa uscire tutta l'aria dai polmoni e guarda a terra. "Credo che non siano affari tuoi, Logan. Io e Sara vorremmo stare un po' da soli."

"Ma dai, e per quale motivo?"

Questa situazione mi sta piacendo sempre meno, cosa posso fare?

"Devo farti un disegnino? Io e Sara stavamo parlando." Risponde Nate sempre più irritato.

Logan non si scompone, anzi, si avvicina più a me. "Scusa, oggi hai un aspetto particolarmente radioso, è successo qualcosa che dovrei sapere?" Mi chiede guardandomi negli occhi. Lo fa apposta, sa benissimo il potere del suo sguardo e lo sta usando su di me davanti a Nate. Non si vergogna di niente. E devo dire che ha ragione, perché non sto capendo più chi sono. Già la situazione in sé è davvero paradossale, se poi mi guarda così...

Con due colpi di tosse Nate ci ricorda di non essere soli. "Lo vuoi capire che non ti vogliamo qui?" Proprio in questo momento, il cameriere viene a portarci i nostri panini. "Ecco, vedi? Dobbiamo mangiare, puoi andartene, per cortesia?" Chiede Nate con malcelata tranquillità.

Logan sembra non averlo nemmeno sentito. "Scusa, puoi portarne uno anche per me? Con una lattina come le loro, grazie." Ordina come se niente fosse, poi si volta a guardarci. Nate lo sta fissando mandando lampi dagli occhi. "Che c'è? Devo mangiare anch'io." Fa spallucce.

Abbasso lo sguardo sul mio panino, questa situazione mi ha mandato via l'appetito. Mi sento come in una realtà parallela, come in una bolla d'aria, due ragazzi che litigano per me... se me lo avessero detto qualche mese fa avrei riso in faccia a chiunque fosse stato, anche se potrebbe sembrare una sorta di sogno che si avvera. Ma adesso, ritrovandomici nel mezzo all'improvviso, devo ammettere che non è come si potrebbe immaginare. Ho paura che tutta questa storia non finirà bene.

Nemmeno Nate ha ancora iniziato a mangiare, tenta di ignorare Logan ma proprio non ci riesce. All'improvviso sbuffa, "Sara, per favore, vuoi dirglielo tu che siamo venuti qui per stare da soli?" Mi chiede con impeto.

Oddio. "I-io... " qualcuno mi aiuti!

"E perché dovrebbe?" Ribatte Logan, "Sara, tu non vuoi che me ne vada, vero?" Mi chiede, però continua a guardare Nate negli occhi, sfacciato come solo lui sa essere. Questa storia mi piace sempre meno.

"E invece lo vuole, altrimenti non sarebbe venuta qui con me." Risponde lui.

"E chi lo dice?"

"Lo dico io."

"E tu chi saresti?"

Sembrano due bambini. A questa domanda Nate si sporge verso di lui appoggiandosi al tavolo. "Il suo ragazzo. La cosa ti disturba?"

Logan lo fissa in silenzio per alcuni istanti, poi sorride a mezza bocca e si appoggia al tavolo anche lui. "Sai, sei davvero divertente, ma secondo me non dovresti esserne così sicuro, altrimenti non avrebbe accettato la mia compagnia, ultimamente." Poi si avvicina ancor di più e abbassa la voce, come per rivelare un segreto, "e credimi, se avesse voluto cacciarmi avrebbe potuto farlo, ma è sempre stato evidente quanto le piacesse avermi accanto."

Nate torna serio e mi guarda. "Di cosa sta parlando?"

Oddio, oddio, oddio. "Beh..." Di colpo il mio cellulare inizia a squillare, salvata in estremis! Lo afferro con mani tremanti e rispondo, "pronto?"

"Ciao Sara, come va? Allora, siamo sempre d'accordo per stasera, vero? A che ore posso venire a casa tua?"

Oh, no! Mi ero completamente dimenticata di Amanda!

Spazio Autrice:

Non ho capito se la telefonata di Amanda sia stata un bene o un male.

Secondo voi come finirà questo scontro? 

Sì... tanto lo so che non mi risponderete... perché faccio certe domande?

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