VeNtIdUeSiMo CaPiToLo
Mi sento profondamente mortificata, non riesco a capire cosa possa aver dato noia a Logan così tanto da comportarsi in quel modo. Salgo le scale svogliatamente e quando arrivo davanti alla porta del mio appartamento mi volto e osservo quella di Logan. Guardo il legno lucido, talmente pulito da potermici specchiare, seguo con gli occhi la scritta su quella targhetta, il suo cognome in un corsivo elegante, ricco di ghirigori e colorato di blu... abbasso lo sguardo e osservo i fiori finti in quel vaso di rame che sembra più un portaombrelli. Sospiro ed entro in casa. C'è molto silenzio, rotto solo da un borbottio proveniente dalla camera di Sandy. Mi trascino stancamente in camera mia e mi siedo sul letto, in mano ho sempre il mio cellulare, non l'ho nemmeno riposto. Lo osservo e provo a chiamare Nate. Appoggio il telefono all'orecchio e ascolto. Resta in silenzio per un po', poi scatta la voce registrata che mi indica che il suo cellulare è irraggiungibile. Chiudo la telefonata e mi dirigo in cucina per un bicchier d'acqua. Nel mentre, la porta di Sandy si apre e ne esce il signore dell'altra volta. Stavolta però è vestito in modo più casual, ha una felpa scura col cappuccio e dei semplici jeans. Rimango immobile ad osservare la scena, questi si volta per andarsene e mi vede, mi saluta con un sorriso e poi sparisce oltre la porta d'ingresso. Sandy è sulla sua porta, ad osservare con le braccia conserte e gli occhi rossi di pianto.
"Sandy, stai bene?"
Lei si volta verso di me con gli occhi lucidi: "Ogni volta mi dice sempre la stessa cosa. Ogni volta mi dice che non ci sono novità... che il personale medico..." si blocca, la voce rotta dal pianto. Le corro incontro e la abbraccio.
"Dai, calmati, io ti credo... non ti rassegnare." Il suo corpo è scosso dai singhiozzi, esattamente come il mio non molto tempo fa, "io sono convinta che la verità salterà fuori prima o poi."
Si stacca da me e mi osserva con le lacrime agli occhi. "Dici sul serio?"
"Sì... io credo nel tuo istinto." Mi osserva attentamente e in questo preciso momento so che è vero, mi fido di lei. L'istinto di madre non può fallire.
§
Busso con le nocche su quel legno scuro e lucido mentre fisso quel solito cognome a caratteri blu sopra quella targhetta. Busso un'altra volta con più insistenza e finalmente Logan spalanca la porta e si affaccia. "Si può sapere cos'hai da bussare tanto?!" Sbraita.
Ci fissiamo in silenzio per alcuni istanti, mi tuffo in quegli occhi ipnotici finché con uno sforzo mi costringo a parlare.
"Ho bisogno del tuo aiuto!"
§
Quale miglior modo di non pensare ai propri problemi se non quello di pensare ai problemi degli altri?
Osservo la strada fuori dal finestrino mentre Logan sta parcheggiando sotto casa di Leonore, Susan ed Emily.
"Sei sicuro che quell'uomo sia la persona giusta?" Gli chiedo per l'ennesima volta.
"Sarà la centesima volta che me lo chiedi. Te l'ho detto, è uno degli avvocati migliori della città. Sono sicuro che se gli racconti tutta la storia per filo e per segno lo convincerai subito."
"Speriamo..." borbotto a bassa voce, "speriamo anche che non abbia una parcella troppo onerosa."
"Ce ne preoccuperemo se se ne presenterà il problema," risponde pragmatico.
Scendiamo insieme dall'auto e saliamo fino al secondo piano, Susan ci apre la porta e subito ci sorride cordiale, facendoci entrare. Ci scorta fino al salotto dove Leonore è seduta in poltrona, coinvolta in una conversazione con una coppia sul divano. Lui sembra avere all'incirca trentacinque anni, distinto e posato. Un paio di occhiali da vista gli danno un'aria seria, ma da come gesticola e sorride si capisce che è un tipo alla mano. La moglie sembra un po' più giovane, capelli lunghi, castani e mossi, resta in silenzio accanto a lui ma è attenta alla conversazione. Anche lei sembra un tipo molto distinto ma giovanile. Leonore si accorge del nostro arrivo e si alza in piedi, accogliendoci con un sorriso cordiale.
"Sara, Logan, avete fatto presto. Lasciate che vi presenti i padroni di casa, i signori Wilson."
Solo adesso mi rendo conto che Leonore ha qualcosa di diverso. Non è truccata come al solito, i capelli non sono sciolti e voluminosi lungo le spalle, ma legati di lato da una treccia sfatta e addosso ha una comodissima tuta di flanella. È la prima volta che la vedo così trasandata. Che sta succedendo anche a lei?
"Chiamatemi Jensen," dice l'uomo venendoci incontro e stringendoci la mano, "e questa è mia moglie Michelle."
Sorrido e stringo la mano ad entrambi, cosa che fa anche Logan, e poi mi accomodo nell'unica poltrona libera. Logan si mette a sedere sul mio bracciolo, e non so se la cosa mi da fastidio oppure no. Non capisco se per le altre persone potrebbe significare che abbiamo un certo tipo di confidenza quando invece non c'è.
"Allora, Sara, posso chiamarti per nome, vero? Leonore ci ha detto a grandi linee quello di cui volevi parlarmi, ti va di dirmi tutto quello che sai?"
Il signor Wilson è davvero una persona che riesce a metterti a tuo agio con poco. Gli sorrido e comincio il mio racconto. "Si tratta della mia padrona di casa..."
Racconto tutto quello che so di lei e di quello che mi ha raccontato. Del suo matrimonio con un uomo che non era ben visto dalla sua famiglia, del suo viaggio a Parigi, di quello che ha dovuto patire laggiù e che ha dei sospetti riguardo al figlio che ha partorito... Mentre parlo noto sia Leonore che Logan osservarmi rapiti. Soprattutto Logan... ha un'espressione diversa mentre mi osserva. Mi fa sentire strana...
"Lei è convinta di averlo sentito piangere prima di perdere i sensi, poi invece le hanno detto che era nato morto. Ma io credo che abbia ragione, non so dire perché ma sono convinta che non se lo sia inventato."
Jensen mi osserva accarezzandosi il mento, pensieroso. "Come hai detto che si chiama l'avvocato che va a farle visita ogni tanto?"
"Vincent... Lowfalls, sì, Vincent Lowfalls."
Lui spalanca li occhi di colpo: "È un nome che non mi è nuovo, ma non credo che sia un avvocato. E comunque, se è il nome che mi sembra di ricordare, non è una persona ben vista nella comunità."
"Dice che potrebbe essere un ciarlatano?"
"Non lo so, però c'è un modo per sapere se è iscritto all'albo degli avvocati." Dalla sua giacca tira fuori un palmare e inizia a digitare qualcosa, dopo pochi minuti esclama, soddisfatto: "Come immaginavo, questo Lowfalls non è affatto un avvocato, il suo nome non compare!"
Mi sto allarmando. "E allora perché dovrebbe spacciarsi per avvocato? Non capisco."
"Beh... questo è tutto da scoprire, non credi, Sara?"
"Vuoi dire che è un caso interessante per te?" Chiedo azzardandomi a dargli del tu. Dato che non replica, posso sentirmi autorizzata.
"Direi proprio di sì, ma da quanto ho capito la tua amica è ancora scombussolata da questa storia, potrebbe non ragionare lucidamente se la informassi del rischio che quel suo avvocato non sia affatto un avvocato, preferirei che non le dicessi niente. Mi hai detto che lei non sa che ne stai parlando con me, giusto?"
"No, non sa niente."
"Bene, lascerei le cose così come stanno." Si alza in piedi, seguito da sua moglie, "adesso dobbiamo andare, mi ha fatto piacere conoscerti Sara," dice allungandomi una mano. Io mi alzo in piedi e gliela stringo, poi vedo che la stringe anche agli altri. "Appena avrò qualcosa tra le mani te lo farò sapere..."
Io continuo a guardarlo preoccupata, non riesco ad esprimere miei pensieri. Fortunatamente sembra accorgersi della mia titubanza. "Tutto bene?"
"Ehm... sì, ma..." deglutisco, non so se affrontare l'argomento onorario o no. Fortunatamente Logan viene in mio soccorso.
"Sara era preoccupata per la tua parcella."
Jensen sembra sorpreso. "Direi che ancora è presto per parlare di questo. Non ti preoccupare." Conclude, dopo di ché si congeda da noi. Che strano! Mentre Leonore e Susan accompagnano i loro ospiti alla porta, io e Logan rimaniamo da soli in salotto. Lo guardo di sottecchi, mentre cerco di far finta di niente. Sembra a disagio.
"Mi dispiace per oggi... in macchina." Borbotta di colpo. Lo osservo in silenzio e vedo che si passa una mano tra i capelli, "non volevo trattarti in quel modo, ho esagerato."
Annuisco senza aggiungere altro, non so proprio cosa dirgli. Mi piacerebbe sapere il motivo di quella reazione, ma al tempo stesso ne ho paura. Non so perché.
Tutto questo mi fa tornare in mente mio padre e il fatto di avergli confidato dell'esistenza di Nate... adesso vorrà conoscerlo, sicuramente. O forse no? Mi ha detto che mi avrebbe lasciato più libertà, che avrei avuto la possibilità di fare le mie esperienze. Spero che non si sia inventato tutto sul momento come scusa per parlarmi... no, non lo farebbe mai.
Resta sempre il problema "mamma". Sospiro rumorosamente... non voglio pensarci, sono ancora molto scossa dopo averla rivista.
Quando io e Logan torniamo a casa saliamo le scale insieme in silenzio. Non ci siamo detti più una parola dopo che mi ha chiesto scusa e l'aria tra di noi sembra essere tesa. Arrivati al pianerottolo mi saluta senza voltarsi ed entra in casa. Mi volto appena in tempo per vedere la sua porta chiudersi. Meglio così... più lo conosco e meno lo capisco.
Entro in casa dove c'è un silenzio totale, ma quando entro in camera mia noto Lily alla sua scrivania che sta ascoltando della musica con gli auricolari. "Lily... sei tornata presto stasera!" Esclamo cercando di farmi vedere.
Lei si toglie gli auricolari e mi fissa. "Mi ha detto Sandy che eri uscita con Logan..."
Ahi. Chissà cosa avrà pensato. "Lily, non è come credi, tra me e Logan non c'è assolutamente niente."
Lei abbassa lo sguardo, sembra dispiaciuta anche solo di averlo pensato. "Lo so... ma non ci posso fare niente. Cosa siete andati a fare?"
Mi mordo le labbra, posso dirglielo? "Sai mantenere un segreto?"
Spazio Autrice:
Non so se sia una buona idea parlarne con Lily... ma forse è talmente presa da se stessa che se ne dimenticherà subito.
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