TrEnTaSeIeSiMo CaPiToLo

Jensen è davvero una persona fantastica. In questi pochi giorni è riuscito a scovare una serie di articoli francesi riguardanti lo smercio di bambini. Mi ha portato stralci di giornali e fogli stampati che riportano notizie sconcertanti. Molto più spesso di quanto si possa pensare ci sono mamme che entrano in ospedale per un parto gemellare e poi si ritrovano a tornare a casa con un solo figlio, pensando che l'altro sia morto di complicazioni durante il parto. Oppure di mamme come Sandy, che tornano a casa a mani vuote perché viene detto loro che il loro bambino è morto durante il parto o è nato morto. In altri articoli ancora ci sono mamme che, a distanza di anni, continuano imperterrite a cercare i loro figli, convinte che non siano affatto morti. Non potevo mai immaginare che potesse esserci un giro del genere dietro a queste morti neonatali. Il tutto a discapito di giovani madri ingenue e deboli, che dopo aver vissuto nove mesi con il loro figlio in grembo, dopo averlo sentito crescere e muoversi dentro di loro, dopo aver sognato di stringerlo tra le braccia per nove lunghi mesi, hanno dovuto affrontare una delle cose peggiori e dolorose che una donna possa mai sopportare.

"È un fenomeno che si registra soprattutto nell'Europa centrale, e si registrava soprattutto negli anni cinquanta o sessanta, ma non si è mai arrestato. Si è solo dimezzato da quando nell'Europa dell'Est hanno aperto delle cliniche dove è possibile affittare un utero." Mi spiega Jensen.

"Nei paesi dell'Europa centrale non è possibile l'utero in affitto?"

"No. E spesso chi è senza scrupoli è disposto a tutto pur di avere un bambino di un'altra, anche a costo di strapparglielo dal seno appena nato."

"È terribile!"

"Non immagini nemmeno il giro di soldi che c'è dietro."

Mi soffermo a leggere uno dei fogli stampati. Una madre, dopo 20 anni dalla nascita dei suoi gemelli, ha scoperto che suo figlio non era morto come le avevano fatto credere grazie alla cartolina per il reclutamento al servizio militare che le hanno recapitato a casa insieme a quella del gemello rimasto con lei, e da lì, ha speso anni della sua vita alla ricerca del figlio scomparso, per poi ritrovarlo dopo circa 30 anni*. Sono sconvolta.

"Ma per quanto riguarda il figlio di Sandy? Hai novità?" Chiede Logan di punto in bianco. Lo guardo e lo vedo chino vicino a me, seduto sul bracciolo della poltrona dove sono seduta io. Ero talmente presa dal discorso di Jensen che non mi ero accorta che si era spostato sedendosi qui, e adesso la sua vicinanza mi lascia un po' interdetta. Cerco di far finta di niente e ascolto la risposta alla sua domanda.

"Per poter fare un'indagine più approfondita bisognerebbe farla sul campo, ma per me in questo periodo è impossibile recarmi in Francia. Fortunatamente però ho un collega che abita a Marsiglia e si dà il caso che mi deve qualche favore..." Sorride pregustando il favore da chiedere al suo collega.

Non riesco a non pensare al dolore che deve aver sofferto Sandy quando le hanno detto che il suo bambino era nato morto, con la consapevolezza interiore che invece era vivo e vegeto, e che cresceva da qualche parte lontano da lei.

"E di quell'avvocato che va sempre da lei cosa ci dici?" Chiede di nuovo Logan.

Jensen congiunge le mani davanti a sé, accomodandosi meglio al centro del divano. "Come vi avevo detto, non fa parte dell'albo degli avvocati, altrimenti lo avrei riconosciuto. Ho fatto una breve indagine su di lui, ed ho scoperto che è un ex investigatore privato, ha perso la licenzia in seguito a diverse cause a suo nome e per alcune denuncie contro di lui per circonvenzione di incapace o truffa. Ma sembra che non abbiano mai trovato una prova soddisfacente per fermarlo. "

L'espressione di Logan a questa affermazione fa quasi paura, si può distinguere chiaramente la rabbia dentro al blu dei suoi occhi. Ma lo capisco, anch'io provo una forte rabbia nei confronti di quell'individuo. Ma quando succedono queste cose ti senti impotente, perché la prima cosa che vorresti fare è sfogarti su queste persone che si approfittano della debolezza degli altri, vorresti fare loro del male fisicamente, ma sai che peggioreresti solo le cose.

Ci salutiamo e decido di andarmene portando a casa tutti quei fogli e quei ritagli di giornale. Prima o poi dovrò parlarne con Sandy, voglio farmi trovare preparata. Saluto Jensen e Leonore, che era rimasta in disparte per tutto il tempo, e mi avvicino alla porta. Prima che possa aprirla, Logan mi segue e mi ferma. "Vuoi un passaggio?"

Rimango pietrificata. "Beh... io..."

"Oh, scusa, non stai andando a casa?"

"Sì, io... sì.." balbetto. Non mi aspettavo che mi offrisse uno strappo.

"Sì nel senso che stai andando a casa o sì che vuoi un passaggio?" Mi chiede ammiccando.

Io sorrido e annuisco. "Sì, gradisco il passaggio, grazie."

Un lieve sorriso compiaciuto gli increspa le labbra e mi precede ad uscire dalla porta. Sorrido anch'io e lo seguo fuori dall'appartamento.

In macchina c'è tensione, il silenzio regna sovrano, io guardo fuori dal finestrino e ogni tanto gli rivolgo uno sguardo veloce. "Che macchina è questa?" Chiedo per stemperare l'atmosfera.

Ma invece di rispondermi lo vedo deglutire e mi dice tutt'altra cosa: "Ammiro molto quello che stai facendo, sai?"

Rimango un attimo spaesata. "Riguardo a cosa?"

"A come stai cercando di aiutare Sandy. Scommetto che ti ha detto di non dirlo a nessuno, potrebbe arrabbiarsi molto appena verrà a saperlo."

Sospiro amareggiata. "Lo so, ma spero che possa esserci un lieto fine per lei. Certe cose non dovrebbero proprio succedere."

"Hai ragione."

"In fondo non sto facendo niente, è Jensen quello che fa tutto il lavoro."

"Senza di te non avrebbe fatto niente nemmeno lui."

"Ma se non vuole nemmeno farsi pagare!"

"Evidentemente sa che può farlo anche senza parcella. Una sorta di probono."

Sbuffo incredula, in realtà Jensen non mi ha permesso di intavolare il discorso della sua parcella, quindi non sono convinta che alla fine non possa chiedermi dei soldi, ho paura che la cosa mi sia sfuggita di mano. Ma in quel momento sentivo che avrei dovuto fare qualcosa, non potevo lasciar correre sapendo che avrei avuto la possibilità di aiutare una persona... aiutare un'amica.

Logan posteggia la macchina nel parcheggio sotto casa, spegne il motore e mi rivolge un sorriso cordiale. Che cosa gli prende, adesso? Senza dirmi niente scende e fa il giro della macchina, prima che possa aprire il mio sportello lo apre lui e mi allunga una mano per aiutarmi a scendere. Lo guardo sbalordita, di tutte le cose che avrei potuto aspettarmi da lui, questa è decisamente l'ultima. Metto la mia mano in quella che mi tende e mi aiuta ad alzarmi. Alla fine finiamo per fissarci negli occhi ad una distanza minima, troppo corta per la mia salute mentale. Sposta il suo sguardo continuamente dai miei occhi alla mia bocca, e solo adesso mi accorgo che ho voglia di baciarlo.

Nate fa capolino tra i miei pensieri rovinando questo momento particolare e distolgo lo sguardo. Avverto la sua delusione nel ritmo del suo respiro e in quel piccolo sbuffo di impazienza che gli esce dalle labbra. Fa un passo indietro rimettendo la giusta distanza tra di noi. In silenzio mi sposto dalla macchina e lascio che Logan chiuda lo sportello. Subito si volta e si incammina verso il portone, senza aggiungere niente.

Lo seguo ad una certa distanza con un senso di vuoto nel petto.

Saliamo le scale in un silenzio rotto soltanto dal rumore dei nostri passi, quando arriviamo al nostro pianerottolo si ferma davanti alla sua porta e si volta a guardarmi, ma prima ancora che possa ricambiare il suo saluto qualcuno apre la porta del mio appartamento e ne esce l'investigatore di Sandy, ovvero quello che lei crede trattarsi di un avvocato. Restiamo impalati a fissarlo mentre saluta Sandy e poi si volta verso di noi. Rimane un attimo sorpreso dalla situazione, ma poi ci rivolge un sorriso di circostanza e ci saluta con un gesto della testa, iniziando a scendere le scale. Logan mi lancia uno sguardo interrogativo e io annuisco in risposta alla sua tacita domanda.

"Ehi, mister Lowfalls?" Lo chiama a gran voce affacciandosi dalla ringhiera.

Questi si volta e lo guarda. "Sì, sono io. Mi dica."

"Lei è l'avvocato di Sandy, vero?"

Vincent Lowfalls sorride, come lusingato che qualcuno lo riconosca e che la sua fama lo preceda, risale le scale e torna sul pianerottolo. "Sì. Vedo che la mia cliente vi ha parlato di me, molto piacere, lei è?" Chiede allungando una mano verso Logan, ma lui non la stringe e lo guarda negli occhi stringendoli in due fessure furiose.

"Un amico. Posso farle una domanda?"

"Certo, come posso aiutarla?"

"Mi spiega per chi cazzo lavora veramente?"

Ahi, ho paura che la situazione stia per prendere una piega sbagliata. L'espressione di Lowfalls si fa subito seria. "Che cosa intende?"

Logan si avvicina a lui con fare minaccioso, appoggiando le mani sui fianchi e divaricando le gambe. "Credo che lei sappia di cosa parlo. Essere avvocato non le si addice, e a quanto ne so nemmeno come investigatore privato è un granché."

"Ma come si permette?" Il finto avvocato corruga la fronte, palesemente nervoso, "lei non mi conosce, non può dirmi queste cose."

"Io invece credo di sì, perché raggirare una donna sola, facendo leva sui suoi problemi, fa di lei un parassita vigliacco, non di certo un avvocato o un investigatore."

"Io chiamo la polizia!" Afferma l'altro prendendo il suo cellulare dalla tasca interna della giacca. Ho sempre più paura, le cose si stanno mettendo male.

"Fossi in lei non lo farei, invece!" Logan alza la voce e gli toglie il cellulare di mano.

"Mi ridia subito il mio cellulare, chi si crede di essere?!" Urla Lowfalls.

"L'unica cosa che dovrebbe fare è andarsene da qui e non farsi più vedere!"

I toni si stanno facendo sempre più forti e concitati e da lì ad alzare le mani il passo è breve.

"Ho detto di restituirmi il mio cellulare!" Lowfalls si getta su di Logan, spingendolo contro il muro, io caccio un urlo di spavento, ma Logan subito si difende e in poco tempo si stanno prendendo a pugni distesi sul pianerottolo.

Il loro trambusto attira l'attenzione di Sandy, che si affaccia alla porta. "Che cosa sta succedendo?" Chiede concitata.

D'improvviso anche la porta dell'appartamento di Logan si apre e una donna di circa cinquant'anni, robusta e vestita elegantemente, si affaccia a sua volta. "Ma... Logan, cosa stai facendo?"

Lui non si aspettava questa intrusione, si blocca a guardarla a bocca aperta. "Mamma!"

Approfittando della distrazione del suo avversario, Lowfalls gli lancia un pugno in pieno mento, facendogli sbattere la testa contro il pavimento. Un altro urlo di spavento esce dalle mie labbra senza che io me ne accorga.

Di colpo un altro signore scende le scale e si ferma tra i gradini. "Cosa sta succedendo? Chiamo la polizia!"

Sparisce di nuovo per le scale tornando in casa. Spaventato, Lowfalls si districa dalle braccia di Logan, che ormai è sofferente disteso per terra, e di corsa recupera il suo cellulare fuggendo per le scale. In quel momento concitato, la prima cosa che mi viene da fare è inginocchiarmi per terra accanto a Logan chinandomi e tenendogli il viso tra le mani. "Stai bene?"

Strizza brevemente gli occhi e poi mi guarda: "Sì... tranquilla..." Rimaniamo a fissarci sul pavimento per un lungo istante, ma veniamo subito interrotti.

"Si può sapere cosa diavolo è successo? Chi era quello lì?" La madre di Logan guarda suo figlio con aria severa. Cavolo, ha i suoi stessi occhi!

"Anche a me piacerebbe sapere cosa diavolo è successo!" Esclama Sandy. Io e Logan ci guardiamo preoccupati. È arrivato il momento della verità.

*Fatto realmente accaduto in Italia, apparso a "Chi l'ha visto" dell'anno scorso.

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