TrEdIcEsImO cApItOlO

Quando è venuto sotto scuola questa mattina, Nate non mi ha detto dove ha intenzione di portarmi stasera. Lo seguo docile in questo locale particolare. Ci sono diversi tavoli lungo tutto il perimetro, ma ognuno di loro è separato da dei muri di cartongesso che promettono la giusta intimità. Noto che ci sono solo coppiette intente a guardarsi negli occhi e a sussurrarsi dolci parole nelle orecchie. Sembra quasi un luogo per appuntamenti, ma non dà l'idea di qualcosa di squallido, solo un posto dove poter avere la giusta intimità ed essere serviti come in qualsiasi locale. La luce è soffusa e una musica pop in sottofondo ci fa compagnia, accrescendo l'atmosfera intima che vi regna. Ci sediamo ad un tavolo con doppia tovaglia, una bianca e una rossa. Cos'è, San Valentino? Al centro del tavolo c'è un classico telefono di quelli antichi, quelli che per comporre il numero devi far girare la ruota col dito. Nate subito se ne impossessa e ordina una bottiglia di vino. Non sono sicura di gradire tutto questo, ma è anche vero che per me è tutto una novità e voglio scoprire tutto quello che fanno le persone per divertirsi in questa città.

Ci sediamo su dei morbidi divanetti, anch'essi di stoffa rossa come la tovaglia, e appoggiamo i nostri giacchetti vicino a noi. C'è spazio da vendere. Nate mi sorride e si avvicina a me, scorrendo sul divanetto. "Ti piace questo posto?"

"È... è molto romantico," balbetto. In effetti non è male, ma non mi sento a mio agio. Lui mi sorride e mi prende per mano.

"Sono contento che ti piaccia. Non amo particolarmente stare in mezzo alla gente, penso che ormai tu lo abbia capito, preferisco l'intimità che posti come questo possono regalarti. Godi meglio la compagnia della persona con la quale sei uscito. Non credi?"

Credo che il mio viso sia diventato della stessa tonalità della tovaglia, non ho il tempo di rispondergli che subito una cameriera con una divisa impeccabile compare tra i due separè che ci proteggono dagli sguardi e ci porta il nostro vino, stappandolo davanti a noi e versandoci due calici, per poi svanire subito. Lui li afferra entrambi e me ne porge uno.

"A noi." Dice picchiando con il suo bicchiere contro il mio. Mi guarda fisso negli occhi e il suo sguardo dolce e gentile mi ammorbidisce un po'. Beve un sorso e io lo imito. Il vino è fresco e lievemente fruttato, un novello. Lo sento arrivarmi nello stomaco e donarmi un piacevole tepore. Poi sento che Nate mi lascia la mano e la appoggia sopra la mia coscia, avvicinandosi velocemente al mio inguine.

Era l'ultima cosa che mi aspettavo da lui. Di riflesso, il braccio con in mano il bicchiere di vino schizza in alto, come se avessi preso la scossa. Il vino al suo interno viene sbalzato in aria, compie un arco sopra le nostre teste e va ad atterrare sulla sua camicia inamidata e bianca come il latte. Soprattutto bianca come il latte.

Nate balza in piedi sbattendo contro il tavolo e rischiando di rovesciare l'intera bottiglia. "Porcamiseria, Sara!" sbraita.

Io lo guardo inorridita: "Oddio mi dispiace tanto!" affermo tappandomi la bocca.

"Ma non potevi stare più attenta? Guarda cosa cazzo hai combinato! Ma dove ce l'hai il cervello?"

Le sue parole e il tono volgare e adirato con cui le pronuncia mi fanno sobbalzare, questo me lo aspettavo ancora meno della sua mano sulla mia coscia. "Scu... scusa," balbetto.

Lui cerca di asciugarsi con un fazzoletto, ma allarga solamente la macchia peggiorando la situazione. "Accidenti Sara! Ma cosa ti è saltato in mente?!" inveisce. Io mi sento le lacrime agli occhi. Alcune persone si affacciano dai separè per vedere da chi arriva questo trambusto, mentre lui tenta inutilmente di arginare il danno. Spazientito decide di allontanarsi senza degnarsi di dirmi dove, prende e se ne va. Del tutto confusa rimango sola come una stupida. Vedo gli altri clienti borbottare tra loro e tornare a loro posto. Mi sento terribilmente mortificata, forse ha ragione, sono solo un'imbranata. Però la sua reazione mi è sembrata esagerata. Senza dir niente mi alzo, prendo il mio giacchetto, la mia borsa e mi dirigo fuori dal locale. Ho il fiatone e non voglio mettermi a piangere lì dentro.

L'aria fresca della sera mi aiuta a calmarmi. Mi stringo nel mio giacchetto e osservo la gente che cammina per strada. Non credevo che si sarebbe arrabbiato così, alla fine non gli ho mica rovesciato il vino addosso deliberatamente, è stato un incidente. Cerco di fare dei profondi respiri per calmarmi del tutto quando la sua voce mi fa sobbalzare.

"Sara!" Mi volto di scatto, Nate mi sta fissando con la fronte corrucciata. Ha la camicia con i primi bottoni aperti, bagnata e stropicciata. "Cosa ci fai qui fuori?"

Deglutisco. "Io non... scusa, ma..."

Fa qualche passo verso di me e allunga un braccio. "Dai vieni dentro, non è successo niente."

Non è successo niente? "Scusa ma non me la sento di rientrare."

"Cosa vorresti dire?"

"Preferirei andarmene. Non ho più voglia di tornare in questo posto."

Rimane in silenzio e poi sospira spazientito. "D'accordo, aspettami qui."

Rientra dentro, forse per pagare, e poi torna fuori stringendo in mano il suo giacchetto. "Ok, possiamo andare." Dice impassibile. Mi apre lo sportello e attende che sia salita, ma non sembra premuroso come il suo solito. Guida in silenzio fino al mio quartiere e si ferma davanti al mio portone, poi spenge il motore. Rimango irrigidita al mio posto. Non mi aspettavo che si comportasse così. Dopo alcuni istanti sospira di nuovo.

"Senti... mi dispiace per essermi comportato così, ho esagerato. Non è colpa tua, sono solo molto nervoso in questi giorni, il lavoro mi dà un po' di pensieri."

Già, il suo lavoro. Ancora devo capire di preciso quello che fa. Guardo fisso davanti a me senza degnarlo di uno sguardo, finché non mi chiama e sono costretta a girarmi verso di lui. "Davvero Sara, mi dispiace. Te l'ho detto, sono solo nervoso, ma non sono abituato a comportarmi in questo modo. Ti chiedo scusa."

Io suoi occhi castani mi imprigionano. Alla fine non ha fatto niente di grave, se è vero quel che dice, è stata solo una reazione che non si ripeterà. E poi non posso avercela con lui se mi guarda in questo modo...

Sorrido. "Ok, è tutto a posto."

"Davvero?"

"Sì, dai, non è successo niente." Voglio credergli, anche se potrei sbagliarmi.

Sorride e si avvicina per baciarmi. Appena le sue labbra toccano le mie dimentico tutto e il cuore inizia a correre veloce. Bacia divinamente! Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da questo bacio, finché non riappoggia la sua mano sopra la mia coscia. Riapro gli occhi di scatto ma non smetto di baciarlo. Decido di lasciar correre e li richiudo. La sua mano sale piano piano, accarezzandomi, finché non la sento intrufolarsi sotto il mio giacchetto e fin dentro la mia maglietta, sfiorandomi la pelle nuda. Questa volta riapro gli occhi e cerco di far finire il bacio, ma lui non molla. Con l'altra mano mi spinge contro di sé appoggiandola alla mia schiena, mentre tenta di toccarmi un seno. Adesso non so cosa fare. Tento di allontanarlo da me, ma lui non molla la presa. "Nate... per favore." Si stacca dalla mia bocca e scende a baciarmi lungo il collo.

"Hai un profumo buonissimo, Sara."

Ho troppo caldo, il cuore mi batte all'impazzata, ma soprattutto ho paura. Non capisco cosa abbia intenzione di fare, ma qualunque cosa sia io non voglio! Spingo un gomito contro il suo petto con forza, lui si allontana di poco ma riesce lo stesso a prendermi un seno con tutta la mano e lo palpa. Grazie ad una scarica di adrenalina riesco a spingerlo via e a scendere dalla sua auto in un battibaleno. Lo sento biascicare il mio nome ma non mi fermo. Ho il cuore in gola e mi stanno tornando le lacrime agli occhi. È solo poco più di un mese che usciamo insieme, cosa vuole fare? Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo dentro il mio portone, lo richiudo con un tonfo e mi appoggio al muro col fiato corto. Le lacrime mi pungono gli occhi ma tento di non farle arginare, se inizio a piangere ora poi non la finisco più. Strizzo gli occhi e riprendo fiato, mentre sento la macchina di Nate rimettersi in moto e allontanarsi lungo la strada. Una lacrima riesce a sfuggirmi, scendendo lentamente lungo la guancia, lasciando una scia fredda sulla pelle infuocata. Me l'asciugo con un gesto nervoso e prendo a salire le scale. La scarica di adrenalina mi ha dato la forza per scappare da un momento pericoloso, ma adesso mi ha lasciato sfinita, completamente priva di forze. Salgo le scale svogliatamente, come in una specie di limbo. Perché? Perché mi è saltato addosso in quel modo? Quando mi accorgo di essere al mio pianerottolo sento un rumore strano, di colpo la porta di Logan si spalanca e lui piomba nel pianerottolo guardandomi preoccupato.

"Sara, cos'è successo?"

Non riesco più a trattenermi, questa sua strana dimostrazione di affetto, o di qualunque cosa sia, mi fa scoppiare in lacrime. Mi getto tra le sue braccia e lui mi stringe a sé, confortandomi. Era proprio quello di cui avevo bisogno. Mi sento svuotata, completamente debole, come un fantoccio. Singhiozzo sul suo petto senza ritegno, mentre lui tenta di calmarmi.

"Shh... basta ora."

Continuo a piangere, bagnandolo in modo esagerato, la sua maglietta è fradicia ma le sue braccia continuano a stringermi. Poi di colpo, stanco di questa situazione, mi allontana da sé e mi asciuga le lacrime. "Dai, smettila, sembri un panda."

Io sorrido tra le lacrime, è un modo originale per dirmi che mi è colato il trucco. Poi realizzo la strana situazione in cui mi sono cacciata, sono scappata dal ragazzo che credevo essere il più dolce del mondo e mi rifugio tra le braccia di quello più irritante. "Cos'hai adesso da ridere?"

Oh, non mi ero accorta di stare ridendo, tiro su con il naso e mi asciugo meglio il viso, scuoto la testa. "Grazie, Logan."

Lui mi osserva in silenzio per alcuni secondi, poi sembra riscuotersi. "Senti, ti va di entrare due minuti? Ti siedi, ti calmi un po', bevi qualcosa e poi vai a letto."

Annuisco e lo seguo docile in casa sua, mi fa entrare per prima e mentre chiude la porta alle mie spalle alzo lo sguardo e sulla parete di fronte vedo la gigantografia di una foto di un bambino di pochi mesi. Indossa solo il pannolone, in mano ha un mestolo di legno e ai piedi un mattarello. In testa gli hanno messo un piccolo cappello da cuoco, ma la cosa veramente bella di questa foto, oltre il sorriso di questo bambino, è il fatto che la foto sia in bianco e nero tranne che i suoi occhi, colorati di un intenso blu splendente. Esattamente come quelli di Logan. "Chi è?" chiedo indicandolo.

"Sono io," risponde sbuffando, poi prosegue verso il salotto. Non mi resta che seguirlo.

Mi guardo intorno e il calore che mi trasmette questa stanza mi fa sentire subito meglio. Un grande mobile in stile antico, di legno scuro, copre una parete intera. Si vede che è vissuto ma è tenuto bene, con amore. Al centro della stanza c'è un classico tavolo rotondo con una tovaglia di pizzo dove vi è appoggiato un vaso di fiori bellissimo, direttamente al centro. Noto molti altri fiori sparsi per tutta la stanza, colorandola e vivacizzandola in modo naturale, mi fanno ricordare quelli finti che sono fuori dalla porta. "Sei sicuro che non disturbo? Non vorrei svegliare tua madre."

Logan scuote la testa e mi fa cenno di accomodarmi sul divano, dove finisco per sprofondare in mezzo a tutti quei cuscini. Subito un buonissimo odore di pulito mi invade, mettendomi subito a mio agio. Questa stanza sembra raccontare storie di vita a cui ha assistito, storie di vita vera, di amore e passione. "Tua madre ha buon gusto," dico guardandomi attorno.

Logan sorride. "Glielo riferirò. Cosa vuoi da bere?"

"No... non vorrei approfittarne, sono sicura che sto già disturbando abbastanza."

Lui si stringe nelle spalle. "Ormai sei qui..."

Sbatto gli occhi, disorientata. "Ok..."

Lui sparisce in cucina senza aggiungere altro e io mi accoccolo tra questi cuscini morbidissimi. Ne approfitto per controllare il mio trucco. Dalla mia borsetta tiro fuori uno specchietto portatile e subito spalanco gli occhi, sbigottita. Logan aveva ragione, ho gli occhi completamente circondati di nero. Tento di struccarmi con le dita ma riesco soltanto a spargerlo ulteriormente. Sfrego energicamente ma l'unica cosa che concludo è di avere la pelle intorno agli occhi arrossata e basta.

"Stai facendo più danni che altro. Tieni, prova con questo." Logan mi allunga una salvietta imbevuta.

"Grazie." Gli sorrido intimidita. Non sono abituata alla sua gentilezza.

"Se hai bisogno di andare in bagno è la porta sulla destra. Adesso rilassati."

Lo osservo spiazzata da tutte le sue premure. Certo, è un po' ingessato, ma sembra che si sforzi di essere gentile. Ci guardiamo per alcuni istanti, forse l'ho giudicato male finora. Lui sbatte le palpebre poi distoglie lo sguardo. "Scusa un secondo." Sparisce in cucina e torna subito dopo con una tazza fumante. "Tieni, ti aiuterà." Me la offre gentilmente.

Rimango sbalordita e gliela tolgo di mano. Sono letteralmente senza parole dalle sue premure, non c'è traccia del ragazzo antipatico e irritante con il quale litigo sempre, questo nuovo Logan non sapevo che esistesse ma mi piace.

Bevo una bella sorsata di latte caldo, me lo sento scendere attraverso l'esofago e riscaldarmi dall'interno. "Grazie... era proprio quello che mi ci voleva."

Logan rimane in silenzio ma si siede dolcemente vicino a me sul divano, senza sfiorarmi. "Ti va di dirmi cosa è successo?" Scuoto la testa nervosa, non ho alcuna intenzione di rivivere quei momenti. "Ok, non importa, l'importante è che tu stia bene."

Si sistema meglio sul divano, si toglie le scarpe e incrocia le gambe, bevo un altro sorso. "Finisco questo e poi tolgo il disturbo."

"Tranquilla, non avere fretta, puoi rimanere quanto vuoi. E poi saresti sola a casa, Sandy è sicuramente già a letto e Lily sarà ancora al pub con tutti gli altri."

Lo guardo spaesata. "E tu perché sei già a casa?"

Fa spallucce. "Non mi andava di rimanere lì dopo che avevamo finito di suonare."

Annuisco sorseggiando il mio latte caldo. "Avete suonato le canzoni nuove?"

Lo sguardo che mi rivolge mi fa sentire strana. "Sì..."

Inizio a sentire un piacevole tepore in questo divano, vorrei non dovermi più alzare. All'improvviso un telecomando appare magicamente tra le mani di Logan e la tv si accende. Inquadrata nel mobile del soggiorno, sembra fuori contesto tra quei pannelli in stile antico. Inizia facendo un po' di zapping poi trova un film e si ferma lì, pochi minuti dopo siamo entrambi concentrati a guardare la televisione. In poco tempo mi sento completamente rilassata, avvolta comodamente tra questi cuscini profumati, comoda e coccolata manco mi accorgo che qualcuno mi toglie la tazza dalle mani. La testa mi scivola su qualcosa di caldo e solido. Un leggero odore muschiato e dolce mi accarezza le narici e mi sento avvolgere da una coperta morbida. Piano piano il mondo scompare, ci sono solo io, coccolata da Morfeo.

Mi risveglio completamente spaesata, mi guardo intorno e non riconosco il posto in cui mi trovo.

"La bella addormentata finalmente si è svegliata!"

La voce divertita e ironica di Logan mi arriva dalle spalle, mi volto mettendomi seduta e vedo Logan nell'inquadratura della porta. Rimango a bocca aperta, ha indosso soltanto un paio di lunghi boxer, tipo pantaloncino. I suoi pettorali sono lisci e sodi, e le braccia muscolose sembrano compiere un movimento ipnotico per i miei occhi. Si appoggia allo stipite alzando un braccio e il muscolo si flette, evidenziando il tribale tatuato sul costato fino a metà petto sinistro. Mi sento la bocca secca. Deglutisco e distolgo a fatica lo sguardo. "Ho dormito sul tuo divano..."

"Già..."

Lui cammina verso di me e si siede sul bracciolo, non riesco a guardarlo, quei capelli scuri e spettinati e quegli occhi blu mi mettono in soggezione. Mi sento strana. Mi guardo addosso e vedo una coperta di lana avvolgermi completamente, le mie scarpe sono ordinatamente riposte per terra sotto ad una sedia e il mio giacchetto sullo schienale della stessa. Deglutisco di nuovo, è stato lui a coprirmi e a togliermi le scarpe?

Mi passo una mano sul viso: "Oddio, devo sembrare un mostro!" esclamo stropicciandomi la faccia, pensando al trucco sbavato.

"Effettivamente sembri uscita dalla centrifuga."

Gli rivolgo uno sguardo irritato, ma lentamente inizio a ridere. "Mi sa che hai ragione."

Si unisce a me e ridiamo insieme senza motivo, chi se ne frega se non c'è un motivo valido per ridere! Per la prima volta sento che non mi sta prendendo in giro, stiamo ridendo insieme del mio trucco sbavato e della mia faccia stralunata, è una bella sensazione.

Smette di ridere e mi guarda con un sorriso: "Mi dispiace metterti fretta ma io devo andare a lavoro."

"Oh, giusto!" Mi metto a sedere buttando giù le gambe dal divano e mi scopro del tutto. "Che ore sono?" chiedo stropicciandomi la faccia di nuovo, ma Logan non mi risponde, lo guardo e ripeto la mia domanda: "Che ore sono?" Vedo che mi sta fissando a bocca aperta. Cos'ha da fissare tanto? Seguo il suo sguardo e noto che la camicetta mi si è completamente aperta, rivelando del tutto il reggiseno bianco con il bordo in pizzo. Cerco febbrilmente di riabbottonarmi con gesti nervosi. Logan distoglie lo sguardo e lo sento sospirare.

"Ok, ehm... sono, sono le sette e mezzo."

"Le sette e mezzo?" balzo in piedi, colta da un'improvvisa paura, afferro il mio giacchetto e la borsa e corro verso la porta: "Alle otto devo essere a lavoro!" Recupero le mie chiavi e mi fiondo nell'appartamento di Sandy. Entro come un turbine nella mia stanza, senza badare a Lily che sta ancora dormendo nel suo letto. Spalanco il mio armadio e recupero le prime cose che trovo da mettermi.

"Sara... ma che succede?" mi chiede Lily assonnata.

"Scusa Lily... sono in ritardo..."

Lei si copre fin sopra la testa e torna a dormire. Io afferro un paio di semplici jeans, una maglietta e le mie amatissime ballerine. Fortuna che esistono loro quando si ha fretta. Corro in bagno, mi getto sotto la doccia e in cinque minuti riesco a lavarmi quel tanto che basta per non puzzare. Ho imparato ad ottimizzare i tempi vestendomi man a mano che mi asciugo e che mi lavo i denti. Quando sono vestita e pronta mi pettino velocemente ed esco di casa come una furia. Sono le sette e quarantadue, oddio, non ce la farò mai! Inizio a scendere le scale di corsa, ma la voce di Logan mi ferma. "Sara, aspetta!" mi blocco alla fine della prima rampa e mi volto, lui chiude il suo portone e inizia a scendere. "Ti accompagno in macchina." Mi passa davanti finendo di abbottonarsi la giacca. Con quel gesto mi torna in mente quel tribale... Ah, meglio non pensarci!

Lo seguo fino alla sua macchina e monto su, in un batter d'occhio mi lascia fuori dal cancello della scuola, cinque minuti prima del suono della campanella. "Grazie Logan, non so come avrei fatto senza di te."

"Senza di me? Ti saresti fatta licenziare dopo una settimana."

Ma che cavolo sta dicendo? Mi volto verso di lui un po' adirata, ma lui ha quel sorriso strafottente e subdolo come se niente fosse, che fa sorridere anche me. "Dai, fammi andare, se no arrivo in ritardo anch'io." Aggiunge.

"Oh, scusa." Scendo dalla macchina e lo saluto, riparte subito lasciandomi da sola al centro di strada, ma lui a cosa avrebbe fatto tardi?

Spazio Autrice:

Il vero Logan sta uscendo fuori? o è Nate che si sta dimostrando per quello che è?

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