PrImO cApItOlO
L'abbraccio di mio padre mi lascia quasi senza respiro, sembra che abbia deciso di non staccarsi più da me. "Brava la mia bambina, lo sapevo che ce l'avresti fatta!" esclama.
"Grazie papà!"
Finalmente mi scioglie dal suo abbraccio e mi guarda negli occhi, ha di nuovo lo sguardo lucido, palesemente emozionato. "Sono così orgoglioso di te!"
Sorrido, quando è commosso per qualcosa non so mai cosa dirgli. Con un tempismo perfetto la mia amica Emily si getta su di me, buttandomi le braccia al collo e stritolandomi in un abbraccio soffocante, in pochi minuti quasi non ci rimetto la pelle per ben ben due volte.
"Ce l'abbiamo fatta, Sara!!! Sono così felice!" Mi dondola tra le sue braccia con entusiasmo. Ed ha ragione, sia io che lei abbiamo lavorato sodo per arrivare a laurearci insieme all'età di ventun'anni. Finalmente si stacca da me e si accorge di mio padre. "Oh, signor Hall. Mi scusi tanto, sono solo molto felice. La vedo bene."
"Grazie cara. E fai bene ad essere felice, ve lo siete meritate entrambe." Sorride mio padre. In effetti è vero, Emily ha fatto spesso la pendolare per non perdere il suo lavoro e studiare contemporaneamente all'università. E come lei, anch'io ho fatto spesso su e giù, dividendomi tra il lavoro nell'ambulatorio veterinario di mio padre e le saltuarie ripetizioni che davo a qualche bambino in città.
Emily sorride e arrossisce. É tremendamente timida quando qualche adulto che non conosce o che conosce poco le rivolge la parola. È peggio di me.
Di colpo anche Felicity Ferguson si avvicina e mi abbraccia stretta. "Ah, bambina mia, ce l'hai fatta, tesoro!" Mi stringe forte a sé, facendomi sentire amata. Lei è l'unica donna che mi è stata vicina durante questi ultimi dieci anni. È la mia figura femminile di riferimento, non potrei volerle più bene di così. Rimaniamo a chiacchierare per un bel po' mentre, un po' alla volta, moltissime altre persone della nostra cittadina vengono per fare le loro congratulazioni. Sono tutti felicissimi dei miei risultati, sono un po' la beniamina della città, ognuno di loro ha contribuito alla mia crescita da quando mamma se n'è andata, e sono tutti contenti dei miei risultati. Sono un po' come una grande famiglia per me...
All'improvviso Charlotte, la cugina di Emily, si materializza vicino a noi, sempre con la sua esuberanza prorompente e fastidiosa. "Ragazze, ce l'abbiamo fatta! Stasera siete entrambe invitate a casa mia per la festa di laurea, ci tengo!" dice tutto d'un fiato e subito si allontana, senza nemmeno ricevere una risposta da noi. Io ed Emily ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
"Devi scusarla, non cambierà mai. Ma ormai dovresti conoscerla, no?" si scusa lei.
Sto quasi per risponderle che non importa quando mio padre mi precede. "Se vuoi andare a quella festa, Sara, puoi andare."
Mi blocco sbalordita e lo guardo a bocca aperta. "Dici sul serio?"
"Tesoro, ti sei appena laureata con il massimo dei voti e nessuno meglio di me sa quanto hai sudato e lavorato per arrivare a questo traguardo, direi che ti sei pienamente meritata un po' di divertimento."
Sono davvero sbalordita. Sinceramente ha di nuovo ragione, ho sgobbato come un mulo per arrivare a laurearmi a questa età senza trascurare tutti gli altri impegni e il lavoro, ma non mi sarei mai aspettata che mi lasciasse andare a questa festa così a cuor leggero. È più di un mese che Charlotte ha invitato sia me che Emily, è tanto che ne parliamo, ma non avevamo dato nessuna risposta perché non sappiamo chi altri sarà presente, e conoscendo Charlotte ci aspettiamo qualcosa di eclatante ed enorme, con tantissima gente della nostra università e non. Ed è proprio per questo che non mi aspettavo che mio padre mi avrebbe dato il permesso di andarci. Gli getto le braccia al collo, di colpo non vedo l'ora di essere alla festa.
Il ricevimento tra genitori ed insegnanti nella palestra della nostra università si è prolungato più del previsto, per non rischiare di arrivare troppo tardi alla mitica festa di Charlotte, ci stiamo facendo accompagnare dai genitori di Emily direttamente a casa sua. La casa del sindaco è davvero immensa e bellissima, soprattutto se messa a confronto con la mia. Osservo i ragazzi che invadono giardino di fronte, entrando e uscendo dalla porta d'ingresso. Il padre di Emily accosta la macchina sul marciapiede e li guarda preoccupato.
"Mi raccomando ragazze, fate attenzione. So che siete giovani e avete il diritto di divertirvi, ma non date troppa confidenza ai ragazzi, d'accordo?"
È da quando siamo partiti dall'università che ci sta mettendo in guardia su questa festa. Ha iniziato dicendo che non dobbiamo bere, poi ci ha fatto promettere che non avremmo accettato niente da persone che non conosciamo, come se fossimo due bambine che non devono accettare caramelle dagli sconosciuti, e infine ci fa questo discorso sui ragazzi, sto cominciando a infastidirmi. "Non si preoccupi, signor Franklin, baderò io a sua figlia, non le succederà niente!"
Alla mia battuta Emily si mette a ridere, ma suo padre mi guarda con solo mezzo sorriso in faccia. "D'accordo ragazze, divertitevi." Conclude rassegnato. Io ed Emily finalmente scendiamo dall'auto e imbocchiamo il vialetto della casa del sindaco guardandoci intorno; è davvero pieno di gente qui! Tutti hanno in mano un bicchiere di plastica rossa, piccoli gruppi di ragazzi qua e là fumano sigarette mentre scherzano tra di loro e una musica assordante si propaga per tutta la casa. Mi sento un po' spaesata, è la prima volta che partecipo ad una festa del genere. Emily cammina vicino a me, continuiamo a guardarci intorno come due disperate. Noto che anche lei sembra del tutto persa in mezzo a questa folla, come lo sono io...
Ovunque guardiamo ci sono ragazzi che sembrano appena usciti da una palestra, tutti muscolosi e bellissimi, tutti con addosso camicie semi sbottonate e jeans strappati all'altezza delle ginocchia. Tutti con capi firmati o comunque alla moda. Le ragazze non sono da meno, quasi tutte sono fasciate in vestitini super sexy, corti e scollati, che lasciano poco spazio all'immaginazione. Alcune sono un po' più coperte, indossano pantaloni lunghi ma aderentissimi e top che le fasciano in maniera provocante. Sembra che solo io ed Emily siamo vestite in modo normale. Sarà per questo che tutti ci guardano con espressioni incredule o apertamente derisorie? Prima di adesso non pensavo di essere vestita male. Per la cerimonia di laurea ci siamo vestite in maniera adeguata all'occasione: abbiamo entrambe un vestito che ci arriva ai polpacci, femminile e decoroso. Non ci siamo truccate, anche perché nessuna delle due si è mai truccata in vita sua, ma noto che tutte le ragazze qui presenti sono pesantemente truccate e acconciate all'ultima moda. Mi sento fuori posto.
Lentamente arriviamo in cucina, dove Charlotte sta tenendo banco offrendo da bere a tutti quelli che sono attorno a lei. Notiamo che si è cambiata d'abito, non ha più quel vestito che indossava alla festa di laurea, adesso ha un top corto che le mette in mostra l'ombelico e un paio di jeans a vita bassa e strappati in più punti; sembra che abbia fatto la lotta con il gatto. Si è tirata su i capelli rossi in una lunga coda alta e voluminosa. Mentre è intenta a preparare un cocktail con una bottiglia di vodka in mano alza lo sguardo e ci vede. "Eccole! Siete arrivate, finalmente!" Sbraita. Mi sento sempre più a disagio ma cerco di non darlo a vedere, come penso stia succedendo ad Emily. Charlotte abbandona la bottiglia sul tavolo e ci viene incontro. "Sono felice di vedervi qui, venite, prendete qualcosa da bere!" ci dice abbracciandoci e facendoci avvicinare al tavolo. Torna alla sua postazione e riprende a versare la vodka dentro uno shaker d'alluminio. Poi lo tappa e inizia a scuoterlo. Dopo di che afferra due bicchieri con il gambo alto e ce li mette davanti. "Questi sono per voi!" afferma, e versa il contenuto dello shaker.
Attorno al tavolo ci sono diversi ragazzi, tra cui un ricciolino pieno di tatuaggi e con due occhi verdi incredibilmente luminosi. Ha i capelli lunghi e un piercing al sopracciglio. Mi guarda un po' strafottente. "Ehi, Charlie, e queste due chi sarebbero?"
Queste due?! Ma chi lo conosce? Charlotte torna verso di noi e prende Emily per mano. "Questa è mia cugina Emily, ti ho parlato di lei, non ti ricordi?" Il tatuato fa una smorfia un po' schifata, lei continua. "E questa è la sua amica Sara." Sghignazza dopo avermi abbracciata goffamente. Ma è ubriaca? Afferra uno dei due bicchieri e me lo lascia tra le mani. "Avanti, prendi, questo l'ho preparato apposta per te!". Afferro il bicchiere, soprattutto perché ho la vaga impressione che possa farlo cadere, non la vedo molto stabile. Ma lei afferra anche l'altro e lo lascia tra le mani di sua cugina. "Bevete alla mia salute!" esulta su di giri, poi si getta tra le braccia del moro tatuato che la stringe e si allontanano insieme senza troppi complimenti.
"Ancora non mi capacito come zio Dan possa accettare una cosa del genere." Mi sussurra Emily all'orecchio, io la guardo ma mi metto a ridere. Mi guarda stranita. "Che c'è?"
"Tua cugina ti ha lasciato il suo marchio sulla guancia," le dico indicandole il viso, lei afferra il tostapane e si specchia sul metallo lucido. Una linea nera di matita per gli occhi e il colore verde acceso dell'ombretto di sua cugina sono spalmati sul suo viso.
"Oddio, che schifo!" esclama ammirandosi nel riflesso. Tenta di cancellare il trucco con le dita ma il risultato è quello di spargerlo ancora di più su tutta la guancia. "Ah! sto combinando un macello!"
"Ti conviene andare in bagno e lavarti col sapone." Le consiglio.
"Già, ehm..." si guarda intorno, "faccio in un lampo, tu aspettami qui, va bene?"
"Ok!" rispondo con un sorriso. La guardo allontanarsi e salire le scale mentre io rimango da sola, con il bicchiere in mano e senza sapere cosa fare. Mi guardo intorno, vedo alcuni miei compagni di corso chiacchierare allegramente tra di loro. Qualche mia compagnia mi riconosce e mi saluta, entusiasta, sembrano quasi sorprese di vedermi lì. Effettivamente non sono il tipo da frequentare queste feste. Non so nemmeno cosa ci sto a fare.
Gironzolo per il salotto in mezzo a tutti quei ragazzi. Alcuni ballano, altri chiacchierano mentre sorseggiano cocktail colorati dai loro bicchieri, alcune coppiette sono appartate a sbaciucchiarsi, ma non c'è nessuno che conosco se non di vista.
"Hai intenzione anche di berlo?"
Una voce maschile con tono divertito mi fa sobbalzare, mi volto nella sua direzione e mi ritrovo a fissare due occhi intensamente blu, incorniciati da delle lunghe ciglia nere. Accidenti!
"Ti senti bene? Hai bisogno di qualcosa?" mi chiede ancora vedendomi imbambolata a fissarlo.
Mi riscuoto e finalmente gli rispondo, sbattendo le palpebre. "No, scusa... sto bene."
"Ah, menomale, avevo paura di dover chiamare un ambulanza." Cosa c'entra l'ambulanza? Gli sorrido, imbarazzata. Accidenti è davvero carino! è molto alto, ha i capelli castano scuro, quasi neri, folti e mossi, lineamenti decisi e i suoi occhi... ha gli occhi più belli che abbia mai visto. "Sei sicura di stare bene? mi sembri un po' strana."
Ma a lui cosa importa? "Sì, sto bene, grazie." Sarà anche carino ma è così irritante!
"Ok..." dice scettico, e si volta dandomi le spalle.
Imbarazzata mi volto anch'io continuando a guardarmi intorno, ma quanto ci mette Emily a tornare dal bagno? Rimango imbambolata ancora un po', con il bicchiere in mano e senza sapere dove andare. Ho paura che se mi allontano ed Emily torna dal bagno poi non mi trova.
"Si può sapere cosa diavolo ci fai in questo posto?"
Mi volto di nuovo e mi ritrovo a fissare gli stessi occhi di prima, ma adesso mi stanno guardando strafottenti e ironici. "Posso sapere a te cosa importa?" chiedo irritata, ma chi lo conosce?
"Oh, scusa tanto, principessa", risponde lui alzando le mani in segno di resa, sfottendomi, "Non volevo urtare la sua sensibilità."
Gli lancio uno sguardo carico d'odio e gli do nuovamente le spalle, spero che capisca di non infastidirmi.
"Più che altro mi sembri del tutto fuori luogo, sei sicura di essere alla festa giusta?" mi chiede ironico. Sta cercando di sfottermi? Ci mancava solo questo!
"Si dà il caso che questa festa sia per quelli che si sono appena laureati alla California State University San Bernardino e si dà anche il caso che io sia una di quelli." rispondo stizzita. Ma cosa vuole questo?
Lui sbuffa divertito, continuando a sfottermi con quegli occhi blu: "Ti sei appena laureata?" chiede incredulo.
"Perché? È così difficile da credere?"
"No, è che..." corruga la fronte, "scusa, ma quanti anni hai?"
Tiro su le spalle: "Ventuno," affermo. Perché, non si vede?
I suoi occhi mi squadrano dalla testa ai piedi e poi torna a guardarmi in viso. "Se lo dici tu..." borbotta per poi voltarsi e darmi le spalle.
Sono letteralmente sconcertata da questo tizio, ma chi si crede di essere? Lo richiamo, picchiettando un dito sulla sua spalla. "Scusa, ma potrei sapere tu chi saresti?"
Lui si volta verso di me e mi sorride, sempre con quell'espressione divertita e antipatica, poi sbatte il suo bicchiere contro il mio: "Piacere, Logan. Sempre che tu abbia anche intenzione di berlo oltre che a tenerlo in mano," conclude indicando il mio bicchiere.
Oddio, ha ragione! In pratica è da quando sono qui che tengo questo bicchiere in mano come una stupida, non l'ho nemmeno assaggiato, imbarazzata lo avvicino alle labbra. L'odore forte e pungente dell'acool mi brucia le narici, strizzo gli occhi e ne bevo un sorso. All'improvviso sento un forte bruciore liquido scendermi attraverso l'esofago e arrivare allo stomaco, mi sento mancare il fiato e inizio ad annaspare in cerca d'aria, non riesco a respirare.
"Ehi, ehi, respira!" mi dice lui e intanto mi trascina in cucina, dove sostituisce il mio bicchiere con uno d'acqua del rubinetto. Senza pensarci lo bevo d'un sorso. Gli effetti benefici dell'acqua mi aiutano istantaneamente a sentirmi meglio, il bruciore si attenua lentamente e finalmente torno a respirare. "Grazie!" riesco a dire tra un respiro e l'altro, lui sbuffa, divertito.
"È decisamente la festa adatta a te, questa!" sbotta sarcastico e subito si allontana. Che cosa voleva dire? Lo guardo allontanarsi e mescolarsi tra gli altri ragazzi finché due braccia magre e fresche non mi avvolgono le spalle.
"Eccoti, finalmente ti ho trovata, dov'eri finita?"
Emily mi sta abbracciando continuando a saltellare sul posto come una stupida, ma cosa le prende? Poi avverto, chiaro e forte, l'odore di alcool nel suo fiato. "Hai bevuto?"
Subito avvicina il pollice e l'indice della mano: "Un po'," ridacchia, poi si volta indicando qualcuno dietro di lei. "Questo è il mio amico... Andrew..." un ragazzo biondo con un orecchino, i capelli lunghi e un viso alla James Dean mi sorride e allunga una mano.
"Ciao, sono Drew."
"Piacere, Sara," mi presento stringendogli la mano, poi mi rivolgo nuovamente a Emily. "Quanto hai bevuto?"
Torna a farmi il gesto con il pollice e l'indice, sbuffo spazientita e gli riabbasso la mano, ma lei mi guarda arrabbiata: "Andiamo, non rovinarmi la serata. Mi sto divertendo!" farfuglia. Io sospiro, pensando a quando dovremo tornare a casa e dovrò riportarla dai suoi genitori. Adesso sì che avrei preferito prendere la patente quando era il momento. Di colpo Emily sembra attratta da qualcosa dietro di me.
"Ma quello cos'è?" chiede prendendo alla cieca la mano di Andrew, o Drew, e dirigendosi in giardino. Attraverso la finestra vedo la luce soffusa di un fuoco che hanno acceso, attorno ad esso ci sono molti ragazzi che ballano a ritmo di una musica che esce da delle casse lungo il vialetto d'ingresso, decido di seguire Emily. La trovo fuori con una bottiglia di birra in mano.
"E quella dove l'hai presa?" chiedo indicandola.
Lei la osserva come se la vedesse per la prima volta, poi si stringe nelle spalle. "Me l'ha data un tipo," e subito ne beve una bella sorsata. La guardo inorridita, questa non è la mia migliore amica... "Accidenti, questa si che è forte!" esclama asciugandosi la bocca col dorso della mano, poi prende Andrew o Drew e lo trascina tra la folla. "Balliamo," gli ordina.
Rimango immobile ad osservare quella scena. Emily, vestita con un classico vestito casto e lungo, che balla ubriaca in mezzo al giardino avvinghiata ad un ragazzo sconosciuto, coi capelli lunghi, l'orecchino e vestito in modo alquanto sciatto. Ma cosa le è successo? Se la vedesse suo padre non la farebbe uscire di casa per un mese intero. E adesso cosa faccio? Mentre è intenta a ballare con quel tipo mi guarda e alza un braccio "Dai, vieni a ballare, è divertente!" Oddio, vorrei sprofondare. Non le rispondo e lei riporta la sua attenzione sul ragazzo, subito lo bacia. Sono completamente sconcertata, l'acool le fa davvero un brutto effetto. Mi sento un pesce fuor d'acqua. Qui tutti o si baciano o ballano in modo provocante, sto iniziando a pentirmi di essere venuta a questa festa, se non fosse per Emily me ne andrei subito.
E proprio quando si dice che non c'è limite al peggio, la voce sarcastica e irritante del ragazzo di prima torna ad insinuarsi nella mia vita. "Di' un po', la conosci?"
Lo guardo, lui è accanto a me, le mani in tasca ed un sorriso sghembo sulla faccia facendomi cenno verso di Emily. "Sì..." affermo scocciata.
"Già, era difficile non pensarlo, siete vestite tutte e due da suore," lo guardo sgranando gli occhi, ma come si permette? "Solo che a differenza tua, lei sembra divertirsi," conclude.
"Non si sta affatto divertendo, è solo ubriaca!"
"Ubriaca o no, io la vedo divertirsi. Forse dovresti ubriacarti anche tu." Conclude con un sorrisino derisorio avvicinandosi al mio orecchio. Questa vicinanza mi regala uno strano brivido, velocissimo.
"Non ci penso nemmeno!" esclamo indignata.
Lo sento sghignazzare mentre si allontana, sempre con quel sorriso antipatico sulla faccia. Che nervi!
Un'ora dopo sono ancora al punto di partenza, Emily sembra essere stata rapita dagli alieni, al suo posto ne hanno lasciato una versione disinibita e un po' volgare. Fortuna che non ha deciso di spogliarsi in mezzo agli altri. Non ancora, almeno. Per adesso si è limitata a sbaciucchiarsi col suo hippie in mezzo a tutti, continuando a bere come uno scaricatore di porto. Ho provato a farla smettere o a portarla via, ma non ne vuole proprio sapere e sinceramente non ce la faccio a portarla via con la forza. Per ora mi limito a vegliarla da lontano, mentre lei continua ignara a ballare in mezzo alla folla. Non la riconosco più. Da lontano noto il ragazzo di prima, non mi ricordo nemmeno come si chiama, che mi saluta alzando il bicchiere nella mia direzione. Si diverte proprio a prendermi in giro. Gli lancio uno sguardo arrabbiato e lui ride ancora di più. Non ho mai conosciuto un ragazzo più irritante di lui. Quando mi volto nuovamente verso Emily mi sento sprofondare: è sparita!
Mi guardo attorno cercandola con lo sguardo, cammino in mezzo al giardino nel punto in cui l'avevo vista l'ultima volta, ma di lei nessuna traccia. Rientro in casa in preda al panico e inizio a scandagliare ogni stanza del pian terreno, sono sempre più preoccupata, non la trovo da nessuna parte. Decido di salire e cercarla al piano di sopra, spero che non sia con quel ragazzo rinchiusa in una stanza da letto. Inizio a bussare a tutte le stanze che vedo, ma la maggior parte sono chiuse a chiave. Sto sudando! Finalmente la vedo uscire dal bagno mentre il ragazzo coi capelli lunghi la sostiene per un braccio. Corro subito verso di lei. "Cos'è successo? Che ha fatto?" chiedo allarmata.
"La tua amica mi ha quasi vomitato sulle scarpe, poi ha continuato nel water, ma non so se ha finito di svuotarsi lo stomaco." Dice il tizio e subito me la passa mettendomi il suo braccio intorno al collo. Lei si appoggia con tutto il suo peso su di me. Accidenti quanto pesa!
"Saraaaa, amica miaaaa..." cantilena guardandomi con un sorriso ubriaco.
Sospiro, esasperata. "Per favore, aiutami a portarla al piano di sotto," dico rivolgendomi a quel ragazzo che era con lei, ma quando mi volto di lui non c'è più nessuna traccia. E adesso dov'è finito? "Emily... Emily, coraggio, ti porto fuori." Le dico, mentre cerco di sospingerla verso le scale.
"Ohhh, voglio andare a casa..." Si lamenta. Già, per quello però dovrei chiamare suo padre e farci venire a prendere. Ma come faccio se lei è in questo stato?
Piano piano riesco a scendere le scale, nonostante Emily si stia completamente appoggiando a me con tutto il suo peso. Faccio qualche passo verso il divano, con l'intento di lasciarla lì e pensare ad un modo per uscire da questo impiccio. Ma prima di riuscirci, neanche a farlo a posta mister simpatia torna ad infastirdirmi. "Ehi, Principessa, serve una mano?"
Sono sicura che se gli sguardi potessero uccidere, lui sarebbe già agonizzante disteso sul pavimento. Lo sguardo che gli lancio è il più adirato che sia mai riuscita a fare, ma lui rimane simpaticamente di fronte a me, sorridendo con quella faccia tosta e con quel sorriso strafottente. "Dico, ma non hai nient'altro da fare che importunarmi?" sbotto mentre lascio cadere Emily sul divano, come al solito lo sento sbuffare di sano divertimento.
"Certo che non ti smentisci mai, Principessina. Mi sembravi solo un po' in difficoltà, ma se non ti serve aiuto, me ne vado."
"No, aspetta!" Non posso credere che lo sto davvero per fare. "Ho bisogno di una mano per portarla a casa. Conosci qualcuno che ha la macchina?"
Il sorriso che mi rivolge mi fa imbarazzare. "Sei fortunata, Principessa. Si dà il caso che sia venuto con la mia macchina."
Spazio autrice:
Lo so, vi avevo detto che avrei aggiornato una volta alla settimana, ma ho pensato che forse l'introduzione e basta fosse troppo poco per conoscere questa storia...
Ok, avete ragione, non ho resistito nemmeno qui!
Cmq grazie per aver letto anche il primo capitolo, cosa ve ne pare? Mi raccomando, se vi è piaciuto regalatemi una stellina, purtroppo anch'io ne sono drogata. E se per qualche motivo non vi è piaciuto, non abbiate paura, scrivetemi cosa non vi piace di questo capitolo, o comunque fatemi sapere cosa ne pensate.
Il vostro parere è molto importante per me, sia bello che brutto.
Besos a todos!!!
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