DiCiAsSetTeSiMo CaPiToLo

Oggi è davvero una bellissima giornata. Il sole splende nuovamente, sia sulla mia vita che sulla città. Anche se siamo quasi a ottobre fa ancora molto caldo, ed io sono felice. Chiudo gli occhi e mi rilasso sul sedile mentre Nate sfreccia tra le strade di Chino riaccompagnandomi a casa. Sento la brezza entrare dal finestrino aperto e sfiorarmi il viso, spostandomi i capelli e facendoli ondeggiare ad un loro ritmo personale.

"Ma più precisamente, cosa ti ha detto quel manico di scopa?" Mi chiede Nate.

Sbuffo divertita per come ha chiamato mrs Thomas. "Ma niente, te l'ho detto. Che questo primo periodo di insegnamento mi ha portato già dei buoni frutti e che presto dovrò sostenere l'esame finale."

"E sai già quando lo dovrai sostenere?"

"Assolutamente no! Mi ha detto solo di riaprire i libri e ricominciare a studiare e ripassare il programma."

Lui mi guarda con gli occhi che brillano: "Sei felice?"

"E me lo chiedi?" Si sta comportando in modo strano da quando gli ho parlato di questa notizia. Non sembra molto sorpreso. "Ma non mi fai i complimenti? Non sei felice per me?"

"Certo che sono felice per te. Soprattutto sono felice che tu sia felice." Afferma mentre accosta davanti al mio portone.

"Pensavo che saresti stato sorpreso di scoprirlo."

"No, non lo sono."

La sua affermazione raffredda un po' il mio entusiasmo. "Ah..."

"Non sono sorpreso perché con te c'era da aspettarselo che avresti raggiunto i tuoi obiettivi in tempo record." Si sbriga a giustificarsi. "Sei la ragazza più intelligente che conosca. Oltre che la più bella..." aggiunge sussurrando. Subito mi passa una mano tra i capelli avvicinandomi a sé e poi mi bacia. Ecco, questo è il Nate che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata.

Ci salutiamo con un ultimo bacio e salgo in casa con le ali ai piedi. Voglio subito telefonare a mio padre, appena chiudo la porta alle mie spalle, però, mi torna in mente che in questo momento lui ce l'ha ancora con me e la rabbia mi riaffiora. Mi blocco nell'ingresso e mi torna in mente quello che è successo il giorno prima. Forse è meglio non chiamarlo, per ora, sono certa che non mi lascerebbe nemmeno parlare, convinto com'è delle sue idee e di aver ragione.

Mentre sono immersa nelle mie riflessioni, Sandy fa capolino dalla sua stanza e cammina verso il bagno ma a metà strada mi vede e si blocca a guardarmi.

"Sandy, io..."

Tento di scusarmi per il mio comportamento, ma lei non mi lascia finire che si rifugia in bagno chiudendosi la porta alle spalle. Sono davvero mortificata per essere andata a frugare tra le sue cose senza il suo permesso, ha ragione ad avercela con me. Poi di colpo esce dal bagno e mi guarda.

"Ok, voglio passare sopra a questa storia se mi spieghi perché lo hai fatto."

"Beh, vedi... credevo che se ti avessi fatto domande dirette non mi avresti mai risposto, sembri un tipo molto chiuso, riservato, ed io vorrei tanto vederti più aperta e solare... e ora che ho visto le tue foto sono convinta che in realtà tu lo sia davvero, ma..."

Mi interrompo, non so più come continuare. Lei sospira sonoramente. "Vieni, voglio dirti una cosa," dice e poi mi precede in camera sua. Io la seguo e mi invita a sedermi sul letto, si siede vicino a me e mi guarda. "Ti ringrazio di preoccuparti per me, ma non devi accollarti i miei problemi."

"Sandy, non volevo sembrarti impicciona, volevo soltanto capire perché sei sempre chiusa... Poi qualche tempo fa ti vidi piangere in camera tua..." lei mi guarda senza tradire nessuna emozione, "e credo che in qualche modo c'entri quel signore che vidi uscire di qui la prima settimana del mio arrivo."

"Quale signore?"

"Non so chi fosse, mi ricordo solo che era vestito bene e che mi sorrise cordiale."

Lei fa un grosso respiro. "Sei davvero un'impicciona, lo sai?"

Rimango un po' offesa dalle sue parole, ma poi mi sorride benevola. "Però hai ragione, io in realtà non sono così chiusa e introversa, o almeno, prima non lo ero." Si china e prende la scatola da sotto il suo letto, ne estrae l'album di foto e lo apre all'ultima pagina, dove c'è la sua foto che la ritrae in posa con il pancione. "Qui ero incinta del mio Billy. È nato... era nato in Francia."

"Era nato?"

Lei inizia a sfogliare l'album dall'inizio. "Immagino che tu lo abbia visto tutto." Annuisco. "L'uomo nelle foto con me è mio marito, o meglio, il mio ex marito. Ci siamo conosciuti quando avevo appena sedici anni e mi sono innamorata subito di lui. Era un tipo sempre in movimento, non stava mai fermo, aveva sempre le mani in pasta dentro qualche affare. Ma i miei genitori non lo vedevano di buon'occhio, per loro non era affatto quel bravo ragazzo come lo vedevo io, e mi hanno sempre impedito di frequentarlo, finché, appena ho compiuto diciotto anni, sono scappata e sono andata a vivere con lui. Avevo chiuso i ponti con la mia famiglia. Non volevano che io stessi con Victor, ma io ero innamorata e a quell'età più vieti di fare una cosa e più la vogliamo fare. Ci siamo sposati pochi mesi dopo, e nonostante i cattivi rapporti che incorrevano con i miei genitori, quando seppero che mi ero sposata mi regalarono questo appartamento."

"È stato un bellissimo gesto da parte loro."

"Sì... in questo modo almeno sapevano che avevo un posto mio e speravano di ricucire i rapporti... per poi convincermi a lasciarlo. Non si erano dati per vinti. Ma io invece volevo vivere con lui e li allontanai. Adesso è tanto che non li vedo... Comunque cominciai a vivere come moglie in questo appartamento che era mio, ma a Victor questo fatto andava un po' stretto, e dopo essere stato licenziato dalla ditta di trasporti per la quale lavorava, venne assunto da un'agenzia che si occupava di procurare modelli per un giornale di gossip in Francia, e così dovette trasferirsi là. Per i primi quattro anni io rimasi qui da sola mentre lui viveva in Francia, tornava in America una volta ogni due o tre settimane, nei week-end soprattutto. Mi chiedeva sempre di lasciare questo posto e di andare a vivere con lui, non voleva vivere lontano da me, ma io lavoravo come segretaria per uno studio medico e non volevo lasciare il mio lavoro. In fin dei conti, anche se il suo lavoro non ingranava come si era aspettato, non ci mancava nulla; io badavo a me stessa e avevo la mia casina. Ho sempre desiderato che lui lasciasse quel lavoro per tornare in America, ma a lui piaceva e alla fine riuscì a convincermi a seguirlo in Francia. Presi un anno sabbatico dal lavoro e mi trasferii da lui per un periodo di tempo imprecisato." Poi mi guarda e mi sorride: "Sono sempre stata una persona che ha sempre seguito il suo cuore a discapito di ciò che mi diceva il cervello. I primi tempi fu tutto perfetto, eravamo innamorati e ci comportavamo finalmente come una coppia che si ama e che era sposata da poco. E non ci volle molto che rimasi incinta del mio Billy." La vedo sorridere distante e accarezzare la sua pancia nella foto. "Quello è stato il periodo più bello della mia vita, vivevo con l'uomo che amavo e ben presto avrei avuto anche il frutto del nostro amore da stringere tra le braccia," poi da dentro la scatola ne estrae un ciuccio giallo e verde, "questo lo comprai appena seppi di essere incinta, dicevano che portava fortuna, ma a me non ne ha portata molta."

"Perché, cos'è successo?"

Lei rimane per un po' in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, assorta nei suoi ricordi. "La gravidanza non mi diede assolutamente nessun problema particolare, se non le normali nausee mattutine e i soliti disturbi di tutte le gestanti. Sentivo quella piccola vita crescere dentro di me, muoversi, scalciare... Gli parlavo chiamandolo già per nome," sorride ricordando quel periodo e si porta una mano alla pancia. "A Victor sembravo fuori di testa, mi diceva sempre che rivolgermi al bambino in quel modo non mi faceva bene, ma io non gli credevo. Cominciai a chiamarlo per nome appena seppi che si trattava di un maschio e cominciai a rivolgermi a lui come se fosse già nato, come se potesse sentirmi... I problemi ci furono durante il parto..." La sua espressione si fa tesa, continua a parlare senza guardarmi negli occhi, come immersa nei ricordi, "avevo instaurato già un profondo legame col mio bambino, e non mi importava se Victor mi diceva che un comportamento simile portava sfiga, io ero felice. Poi, però, prima ancora che finissi il tempo, iniziai a perdere sangue senza motivo... Victor mi portò all'ospedale di fretta e furia, e dopo un attento esame mi dissero che il mio Billy era in sofferenza fetale, doveva nascere subito."

Continua a parlare senza sosta e io non accenno minimamente a interromperla, sono completamente catturata dalla sua storia.

"Victor stette tutto il tempo accanto a me, tenendomi per mano e cercando di calmarmi, mentre i medici cercavano di indurmi al parto con medicinali e iniezioni di ossitocina. Ma sembrava che non mi facesse effetto niente, e quando ero ormai allo stremo delle forze dalla gran quantità di sangue che avevo perso, optarono per un cesareo d'urgenza. Non riuscii nemmeno a vederlo bene, subito dopo svenni." Si porta una mano alla bocca come per soffocare un singhiozzo. "Quando mi ripresi il giorno dopo, mi riferirono che era nato morto."

"Oddio!" Esclamo senza accorgermene. Non riesco nemmeno ad immaginarmi quello che può aver passato dopo questa esperienza. Non dovrebbero mai succedere queste cose.

"Quando tornai a casa caddi in una profonda depressione. Victor ha cercato inizialmente di aiutarmi, ma io non ne volevo sapere niente e a malincuore ci lasciammo. Mi rispedì in America e dopo poche settimane mi arrivarono i documenti per il divorzio."

"Mi dispiace tanto."

"Grazie, ma non ce l'ho con lui. Con la morte del nostro bambino anche il nostro rapporto si era ormai guastato, non saremmo mai tornati quelli di un tempo. Ha fatto bene a rispedirmi a casa, solo che tornare alla vita di prima è difficile. Più di quanto si possa immaginare."

Senza aggiungere niente le passo un braccio attorno alle spalle e la stringo forte. Mi vergogno profondamente per averla giudicata male. All'inizio mi era sembrata solo una sciroccata senza cervello, invece è solo una donna spezzata, che sta cercando di rimettere insieme tutti i suoi pezzi senza l'aiuto di nessuno, senza potersi appoggiare a nessun'altra persona. Altro che sciroccata, è una donna molto forte. Le vedo scendere due lacrime, che non fa niente per asciugare. Vorrei potergliele asciugare io, ma ho paura che sia un gesto troppo intimo per lei, quindi sto ferma, mi limito a stringerla. Spero di trasmetterle la mia volontà di starle accanto, e che sono contenta che si sia confidata con me. Alla fine allungo una mano d'istinto e le asciugo il viso con le dita. "Grazie."

La vedo deglutire. "No, grazie a te, Sara. Mi hai messo con le spalle al muro, e anche se è doloroso, raccontarlo ad altre persone mi aiuta a comprendere che devo lasciarlo alle spalle."

"Non hai provato a riallacciare i ponti con la tua famiglia dopo questo fatto?"

Lei scuote la testa in modo nervoso. "Non ci riuscirei..."

"C'è solo una cosa che non capisco e che non hai detto nel tuo racconto."

"Che cosa?"

"Alla fine non mi hai detto niente su quell'uomo ben vestito che ho visto uscire di qui e cosa c'entra con questa storia."

Lei sorride, anche se non è un sorriso divertito. "Quello è Vincent Lowfall, è un avvocato. È amico di Victor e... viene qui come mio avvocato pagato da lui. In pratica lavora per me."

"Per cosa? non capisco."

"Lo so che posso sembrare pazza ma... credimi, io non lo sono. Non ancora almeno. Ho voluto assumerlo perché voglio che mi aiuti a scoprire una cosa, e Victor si è offerto di pagarlo come ultimo favore per me. Deve dirmi tutto quello che può scoprire su ciò che successe durante il mio parto."

Sono ancora confusa. "Ma perché, cosa dovrebbe scoprire di così importante?"

Lei mi guarda negli occhi, seria e grave. "So che posso sembrare pazza," ripete, "ma anche se mi hanno sempre detto da subito che il mio Billy era nato morto... prima di svenire io l'ho sentito piangere!"

Spazio Autrice:

Capitolo tosto, vero? Chi di voi si era fatto un'idea sbagliata di Sandy alzi la mano.

I pregiudizi e i giudizi affettati spesso portano ad avere un'idea sbagliata delle persone. Non possiamo permetterci di giudicare senza conoscere bene.

Al prossimo capitolo...

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top