DeCiMo CaPiToLo

Emily irrompe nella mia stanza come una furia: "Tu adesso mi dici subito chi è e come lo hai conosciuto!"

Io sobbalzo sul letto e mi alzo in piedi. "Ehm... si chiama Nate, è il figlio di un maestro della mia scuola..."

Di colpo mi prende le mani tra le sue e inizia a saltellare sul posto e a urlare come una pazza. "Sì! Lo sapevo! Lo sapevo che ti sarebbe bastato uscire dalla solita routine per spiccare il volo!"

La sua esuberanza mi contagia e mi metto a saltellare sul posto anch'io, ridacchiando. "Grazie!" Sembriamo due sceme.

Quando finalmente la sua esuberanza si placa, si ferma e mi guarda con gli occhi che brillano: "Allora, vuoi che ti dia una mano per cosa? Per cosa metterti o per come truccarti?"

"Ehm... tutt'e due?"

Lei mi osserva divertita ma dalla sua espressione capisco che si sta mentalmente rimboccando le maniche, accettando la sfida. Aiuto!

Subito mi convince ad uscire per comprare i trucchi che le serviranno per truccarmi, menomale che c'è lei, io non avrei saputo dove sbattere la testa. Quando torniamo a casa ci mettiamo subito a lavoro. Ho paura che mi aspetta un pomeriggio di torture.

Tanto per cominciare mi fa lavare i capelli, non gliene importa niente che li ho lavati appena il giorno prima, vuole sistemarli in modo che restino fermi tutta la sera e ha bisogno che siano super puliti, poi sceglie per me quello che devo indossare, mi fa mettere un paio di jeans chiari con inserti di pizzo lungo entrambi i fianchi. Pratici ed eleganti. Ai piedi esigo un paio di carpe comode, la mia vescica è stata un po' medicata ma mi fa ancora male. Lei però pretende che mi metta i tacchi, dice che per una uscita le scarpe basse non sono indicate. Alla fine optiamo per un tacco di media altezza, ma mi metto un po' di cotone sulla vescica. Sopra i jeans, mi fa indossare una maglia nera che riprende il pizzo dei pantaloni. Secondo i miei gusti però è troppo attillata e afferro un cardigan da appoggiarmi sulle spalle. Appena mi vede me lo strappa di dosso, "Ma sei pazza? Sembreresti una stracciona con questo coso!"

"Ma sono troppo attillata, dai Emily!"

Lei sbuffa e infila il naso nel mio armadio, subito ne esce un lungo giacchino leggero senza maniche, che mi arriva fin sotto il sedere, "questo va bene?" chiede stizzita. Mmh, com'è suscettibile!

Per ultimo mi deve truccare. Mi fa sedere alla mia scrivania e mi mette dei pezzi di carta addosso per proteggere i vestiti. Me ne mette uno perfino nella scollatura della maglia. Mi sembra di essere un bambino piccolo col bavaglino. Parte con il fondotinta, che è l'unico trucco che conosco. "Scusa, ma come fai a saper truccare così bene se non ti sei mai truccata in vita tua?"

"Ehm... credo che su questo dovrei ringraziare mia sorella Amanda. Hai visto come si sta conciando ultimamente, no? Io ho sempre avuto alcuni trucchi, ma non li ho mai usati, lo sai, i miei non me lo hanno mai permesso, però Amanda se n'è sempre fregata delle loro regole e si è sempre truccata come e quanto le pareva. Alla fine mi ha contagiata."

"E da quant'è che ti trucchi? Non ti ho mai vista truccata!"

Lei sorride. "In pratica da quando conosco Drew."

"Ok, ora capisco tutto!" Dico in tono malizioso, lei sembra risentirsene.

"Cosa vorresti dire?" mi chiede scherzosa spingendomi una spalla. Ci mettiamo a ridere. Ho scoperto più cose sulla mia amica da quando mi sono trasferita qui che quando ci vedevamo tutti i giorni nella nostra piccola città. Devo dire che un po' mi sono stupita, pensavo che con me non avesse segreti, ma capisco che questi cambiamenti sono avvenuti con l'arrivo di Drew nella sua vita e la comprendo. Molto probabilmente anch'io avrei fatto la stessa cosa.

Mentre finisce di truccarmi penso a quanto ho speso per questi trucchi, fortunatamente ho ancora un po' di soldi per arrivare al primo stipendio, ma ho paura che dovrò tirare un po' la cinghia. "Meno male che mi ero messa da parte un bel po' di risparmi prima di venire a vivere qui, altrimenti adesso non mi potrei permettere di uscire stasera."

"Che cosa vorresti dire?"

"Che tra i soldi che ho speso per i vestiti e quelli per i trucchi di oggi non sono ancora a secco ma poco ci manca, altrimenti stasera avrebbe dovuto pagare tutto Nate."

"Mah... in realtà è proprio quello che dovresti aspettarti, stasera!"

"In che senso?" Chiedo corrugando la fronte.

"No, tieni rilassati i muscoli del viso, altrimenti non riesco a truccarti..." Mi bacchetta subito lei, "Dicevo, di solito per i primi appuntamenti è sempre il maschio che paga."

"E perché?"

"Beh... diciamo che fa parte del corteggiamento. È anche un modo di noi donne per farci desiderare, e per me anche per metterlo alla prova."

Non credo di aver capito, ma mi fido. "E Drew ha pagato tutto lui la prima volta che siete usciti insieme?"

Lei ridacchia. "Sinceramente non abbiamo ancora avuto un primo appuntamento del genere." La guardo stranita, chiedo silenziosamente spiegazioni, "be', lo sai, i miei genitori non mi avrebbero mai permesso di uscire con lui, almeno finché non sarei riuscita a laurearmi e a vivere per conto mio. E finalmente ci sono riuscita."

"Si può dire che è stato un vero colpo di fortuna che vi siete conosciuti..." lei si china per mettermi il mascara, "per questo dovresti ringraziare Amanda."

Lei fa una smorfia. "Diciamo di sì. Anche se quella ragazza è un po' troppo viziata per i miei gusti."

Non le rispondo. In realtà è quello che ho sempre pensato anch'io di sua sorella, ma non mi sono mai azzardata a dirlo. Come ultimo tocco, Emily mi mette il rossetto e finalmente ha finito di truccarmi, prende uno specchio e mi fa vedere il suo operato. Appena mi guardo rimango a bocca aperta: "Questa sono io?"

Lei continua a sorridere ma non mi risponde. Io continuo ad osservare il mio viso allo specchio, quasi non mi riconosco. La mia pelle sembra molto più vellutata e luminosa, le guance hanno quel tocco di colore che mi rende visibilmente più sana. Il castano scialbo dei miei occhi sembra risplendere sotto l'ombretto che mi ha steso sulle palpebre e le labbra sembrano molto più carnose con il rossetto rosa perla che mi ha messo. Persino la gobbetta sul mio naso è meno evidente grazie a Emily, non pensavo che fosse così brava a truccare. I capelli li ha lisciati perfettamente raccogliendoli dal lato destro, mentre al sinistro li ha lasciati liberi di incorniciare il mio viso. Sembro una principessa.

"Allora, ti piaci o vuoi che ti tolga tutta quella roba dalla faccia?"

La osservo sospirando e la abbraccio stretta: "Grazie!"

"Ehi, non ti mettere a piangere o ti picchio."

§

Faccio un profondo respiro per infondermi un altro po' di coraggio. Sono appena cinque minuti che sono per strada aspettando che Nate mi venga a prendere e già mi sto facendo prendere dal panico. E se ho fatto un errore colossale? Se ho sbagliato ad accettare di uscire con lui? In fondo non lo conosco, potrebbe essere un maniaco o un serial killer, potrebbe portarmi in un posto isolato e violentarmi. Sto quasi per voltarmi e tornare in casa quando una macchina grigia e lussuosa si affianca al marciapiede. Subito vedo il finestrino abbassarsi e apparire la faccia di Nate.

"Ciao, scusa per il ritardo."

Ha un tempismo perfetto. Il suo sorriso meraviglioso mi fa dimenticare tutte le mie paure e gli sorrido come una scema montando in macchina. Mi siedo e affondo nei sedili di pelle, è davvero un macchinone. Non me ne intendo, ma direi che questa macchina sia molto costosa. Io non riuscirei mai a permettermela, nemmeno tra una ventina d'anni. "Bella macchina." Mi scappa di dire, lui mi lancia un'occhiata sbrigativa.

"Grazie." Sorride, "è di mio padre," aggiunge dopo un po'. Poi torna a guidare in silenzio.

Come fa suo padre a permettersi una macchina del genere con lo stipendio da maestro?

Rimaniamo in silenzio per tutto il tempo della strada, fino a che non entra in un parcheggio di un grande ristorante. Vedo una sfilza di macchinoni lussuosi parcheggiati uno affianco all'altro. Alla fine Nate parcheggia vicino ad una pomposa auto sportiva, la osservo meravigliata mentre scende e fa il giro dell'auto, poi mi apre lo sportello e mi porge la mano. Sono lusingata del suo gesto, infilo la mano nella sua e mi aiuta a scendere. Quando sono in piedi me lo ritrovo vicinissimo. Ci sono davvero pochissimi centimetri tra i nostri visi, i suoi occhi dolci mi scrutano affondando nei miei. Lo osservo a mia volta e mi sembra di scorgere un lieve colorito sulle sue guance. I suoi occhi si muovono sul mio viso, sembrano studiare ogni centimetro di pelle, finché non si ferma sulle mie labbra: "Sarebbe sconveniente se ti baciassi per la prima volta in un parcheggio?" borbotta a bassa voce.

"Ehm... io... non saprei..."

Lui torna con lo sguardo sui miei occhi, fa un profondo respiro e poi un passo indietro. "Credo che sia meglio andare a mangiare, che dici?"

Annuisco a labbra strette e lo seguo all'interno del locale.

Cammina davanti a me ed ho finalmente la possibilità di osservare come si è vestito. Mi piace un sacco! Il suo fisico asciutto è coperto da un paio di pantaloni casual in tinta unita, ma dalla semplice luce dei lampioni non riesco a capire di quale colore siano. Sopra porta una camicia molto colorata, di quelle spiegazzate, che sembrano appena uscite dalla centrifuga. Non so se mi piace, ma devo ammettere che addosso a lui sta bene. Entriamo nel ristorante e dà il suo nome al cameriere che ci accompagna verso un tavolo in un angolo apparecchiato per due. Mi guardo intorno e osservo gli altri commensali intenti a mangiare. Noto un certo livello sociale medio alto attorno a me, quasi tutti sono vestiti con vesti eleganti. La maggioranza delle donne indossa lunghi vestiti sfarzosi e molti uomini portano la cravatta. Mi sento un po' a disagio qui in mezzo, non sono sicura che il modo in cui sono vestita vada bene. Sento addosso molti sguardi incuriositi e altezzosi, cerco di non badarci e mi siedo sulla sedia che il cameriere mi sta tenendo. Nate si siede di fronte a me in silenzio e subito inizia a studiare il menù, decido di imitarlo. L'occhio mi cade immediatamente sui prezzi, che cosa?! Venticinque dollari per un semplice piatto di aperitivi di mare?! Ma stiamo scherzando??! Sbircio Nate e sembra del tutto a suo agio in questo posto, è impossibile che non abbia notato quanto costino le pietanze. Poi mi soffermo più del dovuto a osservare i suoi lineamenti perfetti. Le guance lisce, la linea della bocca decisa. Mi piace quando ha l'aria seria, concentrata, come adesso mentre studia il suo menù. Come è possibile che un ragazzo così bello abbia voluto uscire con me?

"Hai già deciso cosa ordinare?" mi chiede di punto in bianco. Mi coglie di sorpresa.

"Ehm... veramente no..."

"Vuoi che ci pensi io?" Chiede premuroso. Annuisco e subito chiama il cameriere. Ordina due aragoste con due porzioni di patatine. Wow, non ho mai mangiato l'aragosta. E ancora mi chiedo come possa permettersi di mangiare qui con questi prezzi. Quando il cameriere si allontana mi osserva con gli occhi sorridenti. "Non sei un tipo di molte parole, vero?"

Io arrossisco e abbasso lo sguardo. "Non so cosa dire."

"Guarda che con me puoi parlare di tutto quello che ti passa per la testa, non ho niente da nascondere."

Così sì che mi sento a mio agio! Deve aver fatto un corso velocizzato per diventare motivatore... e deve esser stato bocciato, la voglia di aprire bocca è scesa a zero. Dato il mio prolungato silenzio lui ridacchia silenziosamente. Il cameriere ci porta il vino e l'acqua, quando se ne va riprende a ridacchiare.

"Ok, vorrà dire che sarò io a farti delle domande."

Di bene in meglio...

"Come mai una ragazza bella e giovane come te ha deciso di diventare maestra elementare?"

Sbaglio o mi ha appena detto che sono bella? Mi sento le guance in fiamme. "Beh... mi sono sempre piaciuti i bambini e sono sempre stata del parere che è in quell'età che si sviluppa il carattere, che si gettano le basi per il proprio futuro. L'età della seconda infanzia è la più importante per coltivare il carattere e i valori di qualsiasi individuo."

Lui mi osserva a bocca aperta, ho detto qualcosa di sbagliato?

Deglutisco. "Non voglio soltanto insegnare loro le regole di vita, ma anche l'importanza di seguirle. L'educazione non serve a niente se non ti entra nel cuore."

"Credo che tu abbia pienamente ragione."

Rimane in silenzio e io non so assolutamente cos'altro aggiungere. Mi sento come una bimba scema alla sua prima cotta. Oddio, forse è davvero così. Non è che io abbia molta dimestichezza con i ragazzi, Nate è praticamente il primo con il quale esco, ma ho pur sempre ventun'anni, credo che dovrei comportarmi in un modo un po' più disinvolto, no?

Dopo altri minuti di imbarazzo il cameriere finalmente ci porta le nostre ordinazioni. Osservo l'aragosta nel mio piatto senza avere la minima idea di come si mangi. Sicuramente ci sarà una tecnica particolare. Osservo Nate afferrare le sue posate e incidere il carapace per poterne scoprire la polpa e portarsela alla bocca con disinvoltura. Decido di imitarlo e afferro le mie posate. Incido con foga il corpo della mia aragosta con la forchetta, ma questa mi scivola dal piatto finendo sulla tovaglia immacolata, macchiandola di olio e sugo. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno ha assistito alla mia imbranataggine. Nate mi osserva senza dare nell'occhio e vedo che ridacchia sotto i baffi. Velocemente riprendo la mia aragosta con le mani e la rimetto nel piatto. Mammamia che imbranata! Con più attenzione affondo la forchetta nel suo corpo e col coltello cerco di tagliare la testa, ma questa scappa via dal piatto schizzando velocemente e atterrando sul pavimento. Una signora al tavolo vicino, china sul suo piatto, osserva la mia aragosta per terra e mi lancia un'occhiata di biasimo. Mi vergogno tantissimo, vorrei sprofondare. Nate penserà che sono un'imbranata. In quel momento un cameriere passa di lì e, notando la testa per terra, con nonchalance la raccoglie e la avvolge nella salvietta immacolata che tiene sul gomito, senza esprimere alcun giudizio con la mimica facciale. Nate sbuffa cercando di trattenere le risate. Alla fine riesco, non so come, ad aprire l'aragosta in due col coltello, anche se è più quello che butto via che quello che riesco a mangiare. Finisco per consumare solo tutte le mie patatine e pure alcune di quelle di Nate. Che figura! Menomale che non avevo molta fame...

Quando usciamo dal ristorante mi sento terribilmente confusa, come se fossi appena uscita da una lavatrice, come la sua camicia. Appena siamo all'aria aperta sento che la temperatura si è abbassata incredibilmente, o forse è solo la differenza tra dentro e fuori a farmi venire la pelle d'oca. Cerco di scaldarmi con le mani finché non montiamo in macchina. Mi metto comoda in quei sedili immensi e sento che ben presto si riscaldano, osservo Nate che mi sorride, in pochissimo tempo sono di nuovo a mio agio. "Sai, non mi hai ancora detto che tipo di lavoro fai." Credo di aver fatto una domanda più che legittima.

"Come no? Certo che te l'ho detto!"

"No... In realtà mi ha parlato di un tour e mi hai detto che spesso stai via per parecchi mesi, ma ancora non ho capito bene di cosa ti occupi."

"Ah... beh, sì..." balbetta, sembra che stia cercando di prendere tempo. "Sono spesso in tour insieme ad una ditta che... diciamo si occupa dei palchi."

"Dei palchi?"

"Sì, sai, di un concerto."

"Ah, vuoi dire quelle strutture dove il cantante canta?"

Lui mi guarda divertito. "Non sei mai stata ad un concerto?"

Oh, accidenti! Sento le mie guance partire in quarta col rossore. "Sinceramente no..."

E adesso perché ridacchia? "Come hai fatto a non essere mai andata a un concerto in vita tua?" mi chiede tra le risate.

"Beh... non ci sono mai andata..." che gli devo dire? Mi sto vergognando da morire. Non è colpa mia se non ho mai potuto appassionarmi a questo genere di cose.

Dato il mio mutismo, Nate cerca di addolcire un po' il suo tono di voce. "Ok, scusa, non volevo offenderti. Ma ammetterai che è strano che una ragazza della tua età non abbia mai assistito ad un concerto in vita sua."

Trattengo il respiro e tento di darmi un contegno. "Beh.. non per me."

"Quindi per te, io potrei anche essere un cantante super famoso ma non mi conosceresti."

Non so come rispondere, purtroppo ha ragione. "Se è per questo, potresti anche essere un famosissimo showman, sarebbe la stessa cosa."

"Cosa vorresti dire?"

Accidenti, ma perché non mi mordo la lingua prima di parlare la prossima volta? "Che... non ho l'abitudine di guardare la televisione. Anzi, diciamo che in casa mia non esiste proprio."

"Parli sul serio?"

Faccio un grosso respiro, mi sto pentendo di aver intavolato questo discorso. "In casa mia non abbiamo mai posseduto una televisione, l'unico strumento di svago era la radio, ma mio padre la usava prevalentemente per ascoltare il radio giornale." Mi rendo conto che questo fa di me una ragazza diversa dalle altre, e in passato mi sono sentita spesso così. "Ho sempre ascoltato con un po' d'invidia le mie compagne di classe parlare dell'ultimo film che avevano visto, o di quel cantante che tutte idolatravano, ma non ho mai potuto condividere con loro questa passione."

"Posso chiederti come mai?"

"Per mio padre gli oggetti come la televisione o i videogiochi servono solo per rimbecillirci. Diceva sempre che le famiglie che mangiano con la televisione accesa non si conoscono tra loro. Mi ha sempre invogliato a svagarmi in altri modi, come con delle bellissime passeggiate tra il verde, oppure a leggere molti libri. Ma è anche grazie a questa sua rigida educazione se ho potuto laurearmi a ventun'anni col massimo dei voti."

"Certo... credo che tu abbia ragione." Risponde pensieroso.

Proseguiamo per un po' in silenzio, vedo che sta guidando verso una zona della città quasi in periferia. "Quindi non hai mai visto nemmeno un programma televisivo?" Riprende.

"Vabbè, in realtà di film ne ho visti eccome! Tutte le volte che andavo dalla mia migliore amica li guardavo, ovviamente senza dirlo a mio padre. Spesso i suoi genitori ci lasciavano guardare film anche per tutta la notte, quando restavo a dormire da lei. Grazie a questo mi sono fatta una cultura sul cinema, e la adoro," ammetto con un sorriso. "Mio padre non ha mai saputo nulla, ovviamente." Sorrido ancora ripensando a quei tempi.

"Mmm, Sara è una bimba molto studiosa ma anche un po' ribelle." Dice in tono malizioso, io non posso che sorridere a questa frase. Mi fa sentire licenziosa. Che stupidaggine! Però mi piace questo suo modo di scherzare, come se lui fosse l'unico a potersi burlare di me senza che mi dia fastidio. "Senti, ho pensato molto a come passare questa prima serata insieme..." continua, "ma alla luce di quello che mi hai appena detto ho deciso di fare una cosa diversa da quella che avevo pensato."

Io sorrido, con lui andrei ovunque voglia andare. "E cosa hai pensato?"

"Volevo portarti in un locale qui vicino dove possiamo avere la giusta privacy e nessuno che ci disturba, ma dato le tue confessioni ho deciso di portarti da un'altra parte."

"E dove?"

"Ti andrebbe di vedere un film?"

"Vuoi andare a casa a guardare la televisione?"

Lui scoppia a ridere. "No! Ancora meglio."

Sorrido e mi lascio portare ovunque voglia andare.

Spazio autrice:

Buona serata mie care!

Dato che la prossima settimana non so se potrò aggiornare normalmente, ho deciso di farlo stasera. Se poi avrò la possibilità di farlo, meglio così, vi ritroverete con un aggiornamento in più, altrimenti avrete già il decimo capitolo.

So che molte già tifavano per Logan, ma anche Nate non sembra poi tanto male, che ne pensate?

Questo capitolo è importante però per un altro fatto; Sara ha ammesso di essere stata cresciuta in una maniera molto severa, che l'ha portata a sentirsi spesso diversa dalle sue coetanee.

Chi non si è mai sentito diverso, o peggio, inferiore?

Al prossimo aggiornamento, che non so quando avverrà.

Baci baci.

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