TeRzO cApItOlO
Molto probabilmente ho trovato lavoro prima del previsto. Andrea mi ha chiamato questa mattina, dicendomi che un suo conoscente che vive a Chino conosce il proprietario di una mensa dove si è liberato un posto all'inizio delle feste natalizie. Una signora è appena andata in pensione e non hanno nessuno che possa sostituirla quando la mensa riaprirà dopo le feste. Non ho mai messo piede in una mensa ma sono certa che me la saprò cavare, in fondo sono abbastanza brava ai fornelli.
Mi ha sorpreso la sua chiamata, non mi aspettavo che pensasse a me, non dopo il modo in cui sono scappata da casa loro, ieri. Forse è il caso che torni lì a chiedere scusa... anche se non credo che la colpa sia esclusivamente mia. Mia madre ha fatto la sua parte per irritarmi.
Oggi la vita ha ripreso il suo ritmo normale e anche Lily è tornata dalla casa dei suoi genitori. Naturalmente non mi parla ma non credo che sia un male, anzi, mi risparmia il suo veleno, quindi forse dovrei ringraziarla.
Mi preparo per uscire, devo andare da Andrea per discutere su questo lavoro così ne approfitto per scusarmi con loro. Mi metto il giaccone ed esco senza salutare, manco ho visto cosa stava facendo Lily. Per fortuna oggi gli autobus hanno ripreso a funzionare, così come i taxi e tutti i negozi. Mi dirigo alla fermata, anche se preferirei la comodità del taxi non credo che potrei permettermelo, almeno non finché non avrò ripreso a lavorare. Una volta a destinazione Iris viene ad aprirmi la porta e io mi dirigo subito in salotto, dove Andrea sta leggendo il giornale sulla poltrona. Appena mi vede si alza e mi viene incontro.
"Ciao Sara, vuoi qualcosa da bere per riscaldarti?"
"No, grazie. Sono venuta per il lavoro e per darti questo." Dico tirando fuori dalla borsa il mio curriculum.
Lui lo afferra e legge di cosa si tratta. "Ah, il tuo curriculum. Brava, ma non era necessario."
"E perché no?"
Lui fa sentire una risatina. "Ti basta la mia parola."
A questo punto lo guardo sconvolta. "Ho imparato che il lavoro è un diritto, ma non va ottenuto per conoscenze, ma solo per meriti e se ce lo guadagniamo... questo mi è stato insegnato da che ho memoria." Recito guardandolo fisso negli occhi.
Lui torna subito serio. "Oh... scusa. Non volevo offendere la tua intelligenza. È sott'inteso che tu abbia tutte le qualità per poter trovare ogni lavoro che ti prefiggi di fare." Tenta di rimediare.
Faccio un respiro profondo tentando di accantonare questa piccola parentesi. "C'è mia madre?"
"Certo. Dev'essere di sopra con Veronica. Vuoi che te la chiami?"
"Sì... grazie!"
Lui mi fa un sorrisetto e sparisce per andare a chiamare mia madre. Per aspettarla mi siedo sulla poltrona. Appena la vedo apparire mi rialzo. Avanza verso di me con un sorriso radioso.
"Ciao Sara, come stai?"
"Bene..." la sua accoglienza mi spiazza. "Volevo chiederti scusa. Ieri forse ho esagerato."
Lei si avvicina sempre con un sorriso benevolo e mi prende il viso con entrambe le mani. "Non hai bisogno di scusarti, ti capisco. E forse anch'io sono stata un po' troppo invadente. Pace fatta?"
Mi strappa un sorriso. "Pace fatta." Ci abbracciamo brevemente, poi noto Veronica dietro di lei con la bambola in mano. "Veronica, ciao."
Lei mi guarda e avanza verso di me un po' titubante. "Ti va di giocare con me e la mia Judy?" Mi chiede mostrandomi la bambola.
"Uh... magari un'altra volta, ok?" Mi dispiace ma non ci tengo a ripetere il pomeriggio di giochi di New York; è una bambina molto dolce ma altrettanto appiccicosa.
Vedo il suo faccino farsi triste. "Ok..."
Sto già iniziando ad essere insofferente per la sua reazione. Da una parte vorrei consolarla, da un'altra invece vorrei solo andarmene per non doverla sopportare. Di colpo il mio cellulare inizia a squillare, disturbando questa atmosfera un po' tesa. Tiro un sospiro di sollievo e lo recupero dalla borsa. Il nome di Sandy campeggia sullo schermo. "Scusate..." dico allontanandomi per poter rispondere. Ognuno mi fa cenno di sì e io mi dirigo in giardino.
"Pronto?"
"Sara, sto per tornare a casa!" mi strilla Sandy in un orecchio attraverso il telefono.
"Oh... Wow! Credo di essere appena diventata sorda."
"Scusa, ma non sto più nella pelle. Ho il permesso da parte del giudice di portare con me mio figlio fino in America sotto la sorveglianza di un assistente sociale. Non è magnifico?"
Sandy è incredibilmente entusiasta, il suo tono di voce è talmente acceso e vivace che è impossibile rimanere seri. "Sono contenta per te."
"Contenta? Soltanto? Io non riesco a rimanere ferma! Non vedo l'ora di farti conoscere il mio Billy. È un bambino adorabile, è così dolce. Sono sicura che ti innamorerai di lui."
"Oh, beh... mi fa piacere che le cose si stiano sistemando con tuo figlio. Se ti permettono di portarlo in America vuol dire che hanno riconosciuto che sei la vera madre."
"Sara, va tutto bene?" mi chiede dopo un attimo di pausa. "Mi sembri strana, è successo qualcosa?"
"No, va tutto bene." Mento. Oddio, mi ci manca solo lei che mi ripete quanto sembri cambiata.
"Scusa, mi aspettavo una reazione diversa da te. Comunque dovrei tornare dopo il primo dell'anno... Sì, arrivo subito..." dice allontanando la cornetta dalla bocca. "Scusa, adesso devo andare, salutami Logan, ok?"
"Ehm... ok..."
"Ok, ciao. Vi voglio bene." Dice e subito riattacca.
Non ho avuto il coraggio di dirle che io e Logan ci siamo lasciati. Chissà cosa dirà quando lo verrà a sapere.
§
La mensa dove dovrò andare a lavorare è un po' più lontana da casa di Sandy rispetto alla Rolling Ridge, non potrei mai andare a piedi se un giorno mi venisse voglia di camminare o se perdessi l'autobus. E non potrei nemmeno appoggiarmi a Logan e a uno strappo con la sua macchina. Di conseguenza ho preso una decisione che era da tanto volevo prendere: Mi sono iscritta a scuola guida.
La banca di mio padre mi ha fatto recapitare l'ultimo resoconto del suo conto bancario, ci sono abbastanza soldi per restituire quelli del funerale che ha anticipato mia madre e pagarmi la scuola guida. Almeno potrò fare qualcosa di utile con i suoi risparmi.
Con l'aiuto di mia madre mi sono recata alla scuola guida per iscrivermi e, fortunatamente, almeno questa è molto vicina a casa di Sandy, quindi potrò venirci da sola senza l'aiuto di nessuno. A parte adesso, è ovvio.
Un giovane ragazzo dai tratti ispanici ci accoglie all'entrata, con un sorriso abbagliante: "Salve, come posso aiutarvi?"
"Salve, dovrei iscrivermi per prendere la patente."
"Ok!" Esclama con entusiasmo. Da cosa lo prenderà mai tutto questo entusiasmo, mi chiedo. Dal primo cassetto del bancone afferra un foglio e me lo porge. "Compili questo e poi me lo riporti." Mi dice, e intanto mi scruta con attenzione con i suoi occhi castani e caldi. Cerco di far finta di niente e ci sediamo su delle sedie lungo il muro della sala d'attesa.
"Carino, no? Hai notato come ti guarda?" chiede mia madre.
Tutto mi sarei aspettato tranne un commento del genere da lei. "Ma l'hai visto? Avrà trent'anni!" esclamo un po' irritata.
Lei lo osserva in silenzio mentre io mi concentro sul foglio da compilare. "Mmm... ok, forse è un po' grande per te, ma questo non dovrebbe impedirti di conoscerlo. Anche se Logan è sicuramente più bello di lui."
Alle sue parole mi blocco guardando nel vuoto. "Non voglio più pensare a Logan. C'è un motivo per cui l'ho lasciato... e non mi va di parlarne." Sbotto irritata. Mia madre si zittisce e cerca di far finta di niente, distogliendo lo sguardo da me. Ecco, ci mancava solo questo. "Scusa." Borbotto in preda ai sensi di colpa.
Mia madre sospira. "Credo che tu abbia bisogno di affrontare questo problema, Sara."
"Di quale problema stai parlando?"
"Dei tuoi scatti d'ira, della tua irritabilità ingiustificata... Sara, questa non sei tu."
"Ma di cosa stai parlando! Non sono affatto irritabile. Sto solo cercando di sembrare più matura, non mi va più di comportarmi come una bambina."
Bene, a quanto pare sembra che sia riuscita a zittirla. Sento che mi guarda senza parole. Ma mi sbagliavo...
"Secondo te prima ti comportavi da bambina?" mi chiede basita.
La osservo seria. "Sicuramente non davo l'impressione di una ragazza seria e intelligente, piuttosto di una ragazzina ingenua e confusa."
Questa volta sì che sono riuscita a zittirla. Rimane a bocca aperta a fissarmi mentre io mi alzo per dirigermi verso il ragazzo e ridargli il questionario compilato. Lui mi sorride e me lo prende di mano.
"Allora, vediamo... Sara Hall... Sara, che bel nome!" Esclama mostrandomi i suoi denti bianchissimi, che spiccano su quella carnagione ambrata. Mi sa che mia madre aveva ragione, questo tizio mi fa il filo.
Gli restituisco un sorrisetto insicuro. Oddio...
Spazio Autrice:
Perdonate questo capitolo, rileggendolo per metterlo qui mi sono accorta che è abbastanza insulso. Per ovviare a questo problema ne pubblicherò subito un altro. Siete contente?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top