PrImO cApItOlO

Logan...

Le strade di questo quartiere sono incredibilmente tranquille la mattina. O forse lo sono oggi perché è Natale ed io sono arrivato solo ieri e non lo sapevo. Lorraine mi ha dato la camera dove finora ha sempre dormito mia madre ogni volta che veniva a trovarla, e che diventerà la stanza di Jeff appena avrà l'età per dormire da solo nel suo lettino. Per ora preferiscono farlo dormire in camera con loro perché questa stanza è troppo lontana per poterlo sentire se dovesse svegliarsi nel cuore della notte e mettersi a piangere. Ahhh, cuore di mamma! Ma devo ammettere che, forse, è proprio per la tranquillità di questo quartiere e la lontananza dalla camera di Lorraine e Robbie che qui si dorme incredibilmente bene.

Osservo un altro po' la gente che cammina pigra per la strada, quando una giovane ragazza con dei capelli castani cammina tenendosi per mano ad un bambino. Non c'è niente di particolare in lei, eppure per un attimo mi fa pensare a Sara. Distolgo lo sguardo e decido di vestirmi e raggiungere la famigliola felice; i classici rumori della colazione mi hanno avvertito che sono già svegli.

"Buongiorno." Borbotto sbadigliando mentre entro in cucina.

Robbie alza lo sguardo dal gioco per bambini che è sul tavolo e mi saluta. "Hai deciso di degnarci della tua presenza?" chiede scherzando. "Mi stavo giusto chiedendo se saresti arrivato prima che Jeff partisse per il militare." Dice muovendo la gamba per dondolare il bambino che tiene in braccio.

"Senti chi parla! Sbaglio o non eri quello che aveva dato appuntamento a mia sorella per le sette e poi è tornato a casa alle otto e mezza?"

"Sì, ma io non sono ospite a casa di parenti." Mi sfotte con un ghigno da cavernicolo.

"Robbie, lascialo stare!" Sbotta Lorraine voltandosi verso di me con il biberon in mano e porgendolo a Robbie. Subito Jeff allunga le sue piccole braccia; ha già capito che quello è per lui. Lo guardo sorridendo mentre succhia avidamente dalla tettarella. "Ho parlato con nostra madre stamattina per telefono," esordisce Lorraine. "Sono contenta che sei venuto qui per curare le tue ferite, ma avresti anche potuto dirmelo."

Ma perché mia madre non si fa gli affari suoi? "Buongiorno anche a te, sorella. Ho dormito bene, grazie, e anch'io gradirei un caffè." Le dico indicando la tazza di Robbie sul tavolo e sedendomi.

Mi lancia uno sguardo incendiario ma me ne prepara subito uno. "Non credi che sarebbe meglio fare colazione, piuttosto?"

"Conoscendo te e nostra madre dico di no. Mantengo lo spazio nel mio stomaco per il pranzo, dato che anche ieri sera mi hai quasi fatto scoppiare."

Robbie inizia a ridere guardandomi divertito, ma Lorraine gli dà uno scapellottolo sulla testa. "Vorrei vedere cosa diresti se per Natale vi lasciassi a bocca asciutta."

"Hai ragione, amore." La rassicura lui abbracciandola e facendola chinare per regalarle un bacio. Alla loro effusione anche Jeff vuol dire la sua ed emette uno strillo divertito che fa scoppiare a ridere tutta la cucina.

Osservo il loro quadretto familiare intenerito ma anche con una punta di malinconia. Faccio finta di niente e afferro il mio caffè. "Mi fate venire il diabete." Bofonchio tornando in camera. Purtroppo oggi tutti i negozi sono chiusi per poter fare un giro e svagarsi un po'. Mi accontenterò della compagnia di Robbie. In fondo poteva andarmi molto peggio. Tutto sommato mi va bene, ha deciso di uscire insieme dopo pranzo e farmi conoscere i suoi colleghi cogliendo l'occasione per fare gli auguri un po' a tutti.

Quando usciamo di casa ci dirigiamo direttamente nel garage, facendomi salire sulla sua Skoda.

"Ieri quando sono arrivato ho visto una piccola macchina rosa parcheggiata sul vialetto del garage, pensavo fosse di Lorraine."

"Oh, no no, Lorraine non ha una macchina sua, molto probabilmente era di qualche sua amica."

"Ah, giusto, forse era di quella ragazza... Vicky..."

"Vorrai dire Vivian." Mi corregge.

"Sì... mi sembra che hai ragione."

"Carina, vero?"

"La sua amica?" annuisco con una smorfia di assenso ma non dico niente e fortunatamente Robbie non insiste. Non sono il tipo da chiodo schiaccia chiodo e mi darebbe fastidio se cercassero di appiopparmi una ragazza per cercare di farmi dimenticare Sara. Dato che, purtroppo, non posso contare sulla discrezione di mia madre sono sicuro che anche Robbie conosce la mia situazione...

Quando torniamo a casa sono soddisfatto, in mezzo a tutti i colleghi di Robbie abbiamo visitato anche alcuni responsabili della sua ditta, ha tastato il terreno per una mia eventuale assunzione dopo queste feste. Non so ancora se resterò definitivamente qui o se prima o poi tornerò a Chino, ma in ogni caso voglio essere indipendente.

Quando entriamo in casa veniamo inondati da una musica ad alto volume e un uomo della stessa età di Robbie, e che gli assomiglia in modo incredibile, ci viene incontro abbracciando mio cognato e sorridendogli felice. "Auguri, paparino! Sei tornato, finalmente!"

"Accidenti, mi ero dimenticato che sareste venuti, altrimenti sarei rincasato più tardi." Risponde lui scherzoso, contraccambiando l'abbraccio. "Ti presento mio cognato Logan. Logan, lui è mio fratello Jason."

Jason lascia andare il collo di Robbie e mi porge una mano. "Ciao, mi fa piacere conoscerti."

"Il piacere è tutto mio." Rispondo stringendogliela.

"Ma vieni, ti presento mia moglie e i miei figli." Dice guidandomi lungo il corridoio verso il salotto, dove una donna di circa trent'anni sta sorseggiando un liquido frizzante da un bicchiere con lo stelo chiacchierando con mia sorella.

"Logan, siete tornati. Vieni, ti presento mia cognata Sharon." Mi accoglie mia sorella. Sharon si volta verso di me con un sorriso e mi stringe la mano.

"Piacere di conoscerti, tua sorella mi ha parlato di te."

"Il piacere è tutto mio." Ribatto. Spero che Lorraine non le abbia rivelato gli affari miei. Ultimamente sembra stranamente chiacchierona.

"Ora che ti guardo meglio mi ricordo di te, ci siamo conosciuti al loro matrimonio." Mi ricorda Sharon guardandomi intensamente.

"Ah... sì, mi sembra di ricordarvi..." le dico fingendo.

"E questi sono Simon e Jamie, i loro figli." Mi dice Lorraine indicando due gemellini di circa cinque anni intenti a giocare a terra con le costruzioni vicino all'albero di Natale.

Li guardo ma rimangono intenti nel loro gioco, senza minimamente interessarsi a noi adulti. Meglio così. Poi faccio il calcolo della loro età e di colpo mi torna in mente Sharon al matrimonio. "Hai ragione," sbotto rivolgendomi a lei, "tu al matrimonio avevi un bel pancione, ora che ci penso meglio."

Piano piano l'atmosfera si riscalda e mi ritrovo a parlare e scherzare con Robbie e suo fratello. È molto simpatico ed ho scoperto che anche loro sono di Chino. Il lavoro di Jason li ha tenuti a casa fino al 23 e non sono potuti partire prima per essere qui per la vigilia.

Quando finalmente è arrivato il momento di andare a tavola strabuzzo gli occhi a tutto il cibo che mia sorella è riuscita a preparare con l'aiuto di sua cognata. Mi metto a sedere e vedo che la tavola è apparecchiata per un posto in più.

"Chi deve venire, ancora?" chiedo candidamente mentre mi siedo vicino a Robbie.

"Ho invitato una mia cliente che oggi non aveva preso impegni con nessuno della sua famiglia. Dovrebbe essere qui a momenti." Mi risponde Lorraine guardando l'orologio al muro. Ma proprio in quel momento qualcuno suona alla porta e vedo mia sorella innervosirsi, non sapendo dove appoggiare il vassoio con le tartine che ha in mano.

"Tranquilla, ci penso io ad aprire." Esclama Sharon alzandosi in piedi e andando alla porta. Mi domando chi possa essere a rimanere da solo il giorno di Natale, quando una voce femminile che ho sentito per la prima volta appena ieri giunge alle mie orecchie.

"Grazie... tanti auguri..."

Mi volto verso la porta della sala da pranzo e vedo apparire Vivian, l'amica di mia sorella. Subito due occhi enormi e verdi mi guardando sorpresi, per poi sorridermi con calore.

Non posso mentire a me stesso, è decisamente una bellissima ragazza.

Mia sorella si libera dal vassoio che ha in mano e corre a farla sedere alla mia sinistra. Timidamente lei si mette composta e mi sorride. Le restituisco un sorriso gentile, e mi pare di intravedere uno sguardo di intesa tra lei e Lorraine. Ho capito...

Mangiamo tutti insieme con appetito, il tacchino è decisamente il piatto forte di mia sorella, ci fa decisamente leccare i baffi, e nonostante io mi senta già sazio ne prendo un secondo pezzo. Vivian è rimasta per la maggior parte del tempo in silenzio accanto a me, parlando solo con Sharon e Lorraine di tanto in tanto. A prima vista non si direbbe che sia così timida. Veste in modo molto ricercato e anche abbastanza costoso. I suoi abiti sono curati ed estremamente femminili, indossa un paio di jeans neri aderenti che le fasciano il fondo schiena in modo provocante, ma non è volgare. Ha un trucco molto preciso, se pur non troppo pesante, e si vede che cura molto il suo aspetto.

"Lorraine mi ha detto che suoni in una band." Mi dice di colpo vincendo la sua timidezza.

"Sì... facciamo musica pop-rock. Adoro suonare."

"Robbie dovrebbe avere una pianola da qualche parte, perché dopo non ci fai sentire qualcosa?"

"Ehm... in realtà io suono più volentieri la chitarra." Borbotto preso in contropiede. Vedo la scintilla di curiosità nei suoi occhi spegnersi alle mie parole, allora decido di rimediare. "Ma... posso provare anche con la pianola. Potrebbe essere divertente."

Un sorrisetto timido ma ampio si disegna sul suo viso, e mi sorprendo a chiedermi come sarebbe portarla a sentire i Fleas suonare al pub. Già... ci siamo sempre considerati delle piccole pulci, fin da quando suonavamo nel garage di Nate. Eravamo quasi invisibili, ma riuscivamo lo stesso a dare noia a sua madre e alla sua vicina, raggiunte dalla nostra musica anche a distanza.

A questi pensieri mi ammutolisco, pensare a Nate mi fa automaticamente pensare anche a Sara. Sarebbe facile per lui farsi di nuovo avanti con lei dato che io non ci sono. Ma non credo che lei accetterebbe le sue avances una seconda volta. Poi però mi viene in mente che alla fine Sara si è rivelata decisamente diversa da quella che mi era sembrata quindi non posso essere più sicuro di niente con lei. Anche dopo che l'ho conosciuta meglio ha dimostrato di essere poco sensibile ai sentimenti altrui, nonostante sembrava esattamente la sua caratteristica predominante. Ma forse lo era per tutti tranne che per me; a distanza di giorni non ho sentito nemmeno una chiamata da parte sua, non si è scusata... se ne frega altamente della fine che ho fatto. Sono felice di essere venuto qui, lontano da lei.

Vivian richiama la mia attenzione chinandosi verso di me. "Ti va un po' di vino?" mi chiede con la sua voce melodiosa e dolce.

Osservo la bottiglia che tiene in mano e poi la guardo negli occhi. Mi guarda con curiosità e gentilezza, ha decisamente un modo di fare diverso da quello di Sara. Chissà cosa sarebbe successo se l'avessi conosciuta prima. "Ehm... sì, grazie." Afferro il mio bicchiere e la aiuto a versarmene un po'.

Lei mi guarda e mi sorride, facendo scintillare una luce maliziosa in quegli occhi verdi. Per la seconda volta mi lascia senza parole.

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