OtTaVo CaPiToLo

Logan...

"Sei ancora pentito di essere uscito con me?" mi chiede Vivian, sorridente, mentre sto guidando e lei mi indica da che parte devo andare per portarla al suo luogo di lavoro. Ancora non ho capito perché ho accettato di uscire con lei, stasera.

"No... mi chiedo solo perché non hai potuto dirmelo tu stessa invece di portarmici di persona."

"Lo vedrai quando arriverai. Diciamo che è una sorpresa." Il tono della sua voce è malizioso e morbido, come se ogni frase pronunciata sia fatta esclusivamente per sedurmi. Le sorrido, incuriosito da questa ombra di mistero.

Da quando ci siamo baciati durante la festa di capodanno le ho chiesto molte volte di parlarmi di lei, ma è sempre stata avara di parole. Poi dopo appena quattro giorni ho cominciato a lavorare insieme a Robbie, quindi la sera l'ultima cosa che volevo fare era uscire... cavolo, quel lavoro è davvero pesante! A parte che, pur sentendomi attratto da Vivian, c'è sempre qualcosa che mi frena con lei. Non riesco a togliermi Sara dalla testa. O, almeno, è quello che è successo finora. Ma dato che domani sarà il mio primo giorno di riposo dopo una settimana sfiancante mi ha convinto ad andare nel locale dove lavora. Adesso sono curioso di sapere che tipo di lavoro faccia.

Mi indica un parcheggio lungo una strada moderatamente trafficata e quando scendiamo mi ritrovo a osservare l'insegna al neon di una sorta di pub, chiamato "Il canto della Sirena", dove l'immagine di una ragazza dentro una coppa di champagne muove le gambe su e giù, invitando ad entrare. Ho uno strano presentimento. Percorriamo un breve vialetto ed entriamo attraverso una porta a vetri di stile antico, subito un signore di colore con una barba bianca e un cappellino di traverso mi chiede di pagare il biglietto da dietro un piccolo bancone. Ma Vivian intercede per me.

"Lascia stare, Jin, lui è con me."

"Garantisci tu per lui?" Chiede come se potessi fare chissà quali danni, rimango sbalordito.

"Sì, non ti preoccupare." Cinguetta lei e subito mi prende per un braccio e mi trascina oltre una pesante tenda rossa. All'improvviso mi ritrovo all'interno di una sorta di teatro un po' antico. Un grande palco in fondo alla gigantesca sala è coperto da un tendone rosso, come il più classico dei tendoni da teatro. Le luci sono soffuse e l'intera sala è disseminata di tanti tavoli rotondi dove molti uomini, e anche qualche donna, sono seduti e sorseggiano da dei bicchieri, chiacchierando tra loro generando un chiacchiericcio confuso. Al lato destro del salone c'è un lunghissimo bancone del bar dove un ragazzo biondo e smilzo, con un cappellino di traverso simile a quello di Jin all'entrata, è intento ad asciugare dei bicchieri... e dove Vivian mi dirige immediatamente. Il barista non ha solo quel ridicolo cappellino ma anche una maglietta attillata e altrettanto ridicola, con disegnato il colletto e la camicia di un frack, con il papillon.

"Ciao Leo," lo saluta Vivian.

"Ehi, tesoro, Rose ti cercava, a quanto pare sei in ritardo per il primo spettacolo."

Il primo spettacolo? Mi sembra di brancolare nel buio.

"Sì, lo so... ma prima volevo farti conoscere il mio amico Logan. Dagli tutto quello che ti chiede, a spese mie, ovviamente."

"No, non c'è nessun motivo per cui mi devi anche pagare da bere." Ribatto riprendendomi dalla mia confusione mentale.

"Non ti preoccupare, Logan, Rose non mi farebbe mai pagare dei drink per un mio amico."

"Rose... quella della festa dell'ultimo dell'anno?" chiedo sorpreso.

"Esattamente. Lei e suo marito sono i miei datori di lavoro." Sorride. "Ora devo scappare, altrimenti sono guai. Ciao." Mi dà un bacio a stampo sulle labbra, mi fa l'occhiolino e poi sparisce oltre una porta nascosta lungo il muro.

"A quanto pare Vivian ha recuperato un bel bocconcino, stavolta." Borbotta il barista. Mi volto verso di lui e noto che oltre ad essere vestito in maniera alquanto stramba, ha pure gli occhi pesantemente truccati da uno strato di matita e di mascara. OK, ora mi è tutto chiaro. "Allora, tesoro, cosa vuoi che ti serva?"

Sbuffo, indeciso. "Ma... dammi un'acqua tonica."

Lui mi guarda a bocca aperta per alcuni secondi. "Tesoro, non per farmi gli affari tuoi, ma qui è difficile bere qualcosa di analcolico, ti suggerirei qualcosa di forte."

"Ti ringrazio, amico, ma non sono un tipo che beve." Affermo, calcando la parola amico.

"Non ti offendere, caro, lo dico per il tuo bene, fossi in te prenderei qualcosa di alcolico, per iniziare magari qualcosa di leggero ma di certo non analcolico."

Sospiro spazientito. "E io ti ripeto che non bevo, dammi un'acqua tonica, grazie."

Lui mi osserva storcendo la bocca, poi sbuffa infastidito ma afferra una bottiglietta da un piccolo frigo e me la versa in un bicchiere. La afferro con un gesto teatrale. "Hai visto? Ci voleva tanto?"

Mi volto verso il palco per osservare la sala, mentre lo sento sbuffare e dirigersi a servire un altro cliente. Mi siedo su uno sgabello del bar e mi gusto un sorso di acqua tonica.

Di colpo una musica rock ad alto volume invade l'aria e le luci si abbassano ulteriormente, impedendoci di vedere del tutto, poi il grande tendone sul palco si apre di scatto, la musica diventa pop e sensuale e una ragazza vestita succintamente appare in piedi al centro del palco, dando le spalle al pubblico. Balla in modo sensuale a ritmo di musica, muovendo il bacino con movimenti felini, e appena la canzone inizia a cantare, lei si volta e comincia a ballare molto più selvaggiamente. Appena metto a fuoco il suo viso strabuzzo gli occhi e rimango senza fiato: Al centro del palco c'è Vivian, con delle calze bianche sorrette da delle giarrettiere scintillanti e dei tacchi a spillo vertiginosi. Un bustino le stringe la vita, rendendole il seno strizzato quasi fino a scoppiare... e mentre canta e balla, inizia a togliersi uno dei suoi lunghi guanti bianchi, in tinta con il resto del suo vestiario. Sono completamente sbalordito. È un locale di burlesque! Ecco perché non voleva dirmelo!

Osservo il suo spettacolo solitario, mentre, sedendosi su una poltrona, inizia a togliersi le scarpe e le calze di nylon, continuando a cantare e a muoversi in modo sexy e sensuale.

"Ho cambiato idea, amico, dammi qualcosa di forte." Dico a Leo senza nemmeno girarmi verso di lui.

Da dietro le spalle lo sento sghignazzare: "Adesso sì che mi piaci!" e lo schioppo di un tappo che salta dalla bottiglia accompagna la sua frase.

"Logan!"

Una voce femminile ma che ho già sentito mi chiama di colpo. Mi volto verso la sua direzione e vedo Jordan, l'amica di Vivian, camminare verso di me in modo sensuale. Anche lei lavora qui, lo intuisco dal trucco e dal vestito che indossa. È appariscente ma non in modo volgare e il suo vestito da sera ha uno spacco vertiginoso che le parte da metà coscia fino a tutta la lunghezza del vestito. Chiudo la bocca e deglutisco... non mi ero reso conto di essere rimasto a bocca aperta.

"Jordan... ciao."

Con gesti sensuali si siede ad uno sgabello vicino a me e mi sorride. "Sei qui con Vivian?"

"Sì, io... Mi ha fatto una sorpresa."

"Una sorpresa? Non dirmi che non ti aveva detto di lavorare in un locale di burlesque."

Scuoto la testa. "Eh, no."

Lei ride. "Tipico di lei... Ci mette un po' a fidarsi. Non te la prendere, è solo che è rimasta scottata molto spesso con i ragazzi che le interessavano, e adesso aspetta prima di dire loro del suo lavoro. Ma se lo fa vuol dire che le interessi davvero molto. Dammi retta, non fartela sfuggire."

"Certo..." Non so cosa dire. Come ci si comporta in questi casi? Non credo che ci sia nulla di male in un lavoro del genere, in fondo mica vanno a letto con i clienti del locale. Non credo che il loro lavoro sia come le spogliarelliste di un night club, non fanno spogliarelli personali, ma si esibiscono dal vivo su di un palco creando uno spettacolo sexy e anche ironico... Anche se ammetto che per alcuni ragazzi potrebbe essere un problema avere una fidanzata che fa un mestiere dove tutte le sere altri uomini si eccitano a guardarla danzare e spogliarsi.

Jordan ridacchia ancora. "Immagino che con te ci stia andando particolarmente cauta. So che ancora non hai conosciuto nemmeno Paul."

"E chi diavolo è, Paul?"

Jordan scoppia a ridere fragorosamente, mentre si alza con movimenti dolci e aggraziati. "Perdonami, ma adesso tocca a me. Ci vediamo, Logan..." Mi fa l'occhiolino anche lei, e sparisce dietro la stessa porta dove è sparita Vivian.

Torno ad osservarla proprio nel momento esatto in cui, con un gesto brusco, si strappa il corpetto, rimanendo praticamente in mutande, tranne che per due copricapezzoli con degli strass. Un boato di fischi e acclamazioni si alza dal pubblico in sala, mentre io mi volto alla ricerca del bicchiere che Leo mi ha preparato. Lo afferro e subito ne bevo un lungo sorso, mozzandomi il fiato per la gradazione alcolica.

Lo spettacolo di Vivian ha termine e lei abbandona il palco tra applausi e fischi di approvazione. Subito le luci si spengono e la musica cambia. Una melodia più lenta e divertente si diffonde nel teatro, tre occhi di bue si accendono sul palco, illuminando tre ragazze vestite di piume dalla testa ai piedi; una di quelle è Jordan. Iniziano a cantare e a ballare in sincrono, inscenando una scenetta simpatica mentre la canzone le fa ballare in modo sensuale ma che riesce a strappare qualche risata al pubblico presente. Anch'io rido alla loro performance. Poi all'improvviso Vivian appare in piedi alla mia destra, vestita in modo formale ma con il trucco di scena. Mi guarda seriamente per alcuni istanti, ma poi sorride.

"Ti è piaciuto lo spettacolo?"

Sono senza parole. "Sì... sei stata bellissima!"

Continuando a sorridere si siede vicino a me e ordina qualcosa a Leo, che glielo prepara in un batter d'occhio. Poi si volta di nuovo verso di me. "Ti aspettavi una cosa del genere?"

"No... sinceramente no. Anche se l'atmosfera di questo posto e l'insegna al neon qualcosa mi avevano suggerito."

"Non ci sei rimasto male?"

"No... perché, dovrei?"

"Non so..." abbassa lo sguardo, tuffando gli occhi nel suo bicchiere.

Le alzo il mento per farmi guardare. "Avevi paura che pensassi male di te?"

Storce la bocca. "Forse."

Accidenti, era un gesto che non doveva fare. Quelle labbra catturano la mia attenzione. Le osservo, così piene e lucide, rosse come due ciliegie e altrettanto dolci. Non posso fare a meno di chinarmi verso di lei e baciarla. Lei risponde immediatamente, rendendo il bacio subito profondo e intenso. Dura un tempo interminabile e quando ci stacchiamo i suoi occhi mi fissano, lucidi e morbidi.

"Non devo più esibirmi per stasera, ti va di venire a casa mia?"

La sua richiesta mi lascia senza fiato. Prendo un grosso respiro gonfiando il petto, poi annuisco sorridendo. Il suo sorriso dolce mi scioglie e subito si alza prendendomi per mano. La seguo, abbandonando il bicchiere sul bancone, al quale avevo dato solo un sorso.

§

"Ciao, fiu fiu fiu." Paul fischietta dall'interno della sua enorme gabbia. Alla fine il mitico Paul si è rivelato essere un pappagallo bellissimo, di quelli che parlano. Sorrido, strano come animale da compagnia.

Vivian mi ha lasciato solo nel suo salotto, arredato con gusto molto femminile, pieno di ninnoli e fronzoli tipici di una ragazza che vive da sola da tanto tempo. Durante il tragitto in macchina mi ha raccontato finalmente del suo passato più prossimo e del suo presente, e che ha iniziato a lavorare lì quando ha conosciuto Jordan dopo che era rimasta fuori casa perché il suo vecchio lavoro di pulizie non le permetteva di pagare l'affitto e coprire tutte le spese. Poi, per esigenze di lavoro, ha trovato un'inserzione di mia sorella sul giornale, dove diceva che faceva lavori di estetista a domicilio, e piano piano è diventata amica anche di Lorraine, aiutandola con il lavoro facendole conoscere le sue colleghe. Adesso anche loro sono clienti di Lorraine, e sono talmente affezionate che, da quando è nato Jeff, sono disposte ad andare da lei invece di pretendere che sia Lorraine ad andare da loro.

Mi siedo sul divano, sprofondando letteralmente tra quelle sete viola e quei cuscini rosa. A proposito, quella macchina rosa che trovai sul vialetto di mia sorella era sua, non di Lorraine. Le ho confessato che l'ho trovata ridicola e che mi ricordava quella della Barbie, lei si è messa a ridere. Immagino che non sia stato il primo ad averle fatto vedere quella similitudine.

Il bicchiere di brandy che mi ha offerto si sta scaldando tra le mie mani mentre continuo a guardarmi intorno, finché la sua voce soave che mi chiama non mi raggiunge attraversando la tenda a fantasia che divide il salotto dal corridoio che porta in camera da letto, poi una mano affusolata la scosta e lei appare con una lunga veste da camera rosa antico e semi trasparente, chiusa in vita da una cintola di seta, lasciando scoperta una gamba setosa e liscia. Un fischio di apprezzamento arriva dalla gabbia di Paul. Cavolo, mi ha tolto le parole di bocca.

Lei si appoggia sullo stipite e mi guarda, giocando con la cintola. "Ho comprato questa veste da camera l'anno scorso, ma è la prima volta che la metto. Ti piace?"

Deglutisco completamente sconvolto: Vivian è letteralmente una visione. Senza aspettare una risposta sorride e avanza verso di me, mentre il tessuto che la ricopre fluttua attorno a lei, come una nuvola leggera e impalpabile. Si ferma di fronte a me, e senza avvisare, tira la cintola aprendo la sua veste, rivelandomi che sotto non ha nient'altro. Poi, in silenzio, mi afferra una mano e mi fa alzare in piedi, tirandomi verso la sua camera da letto. Abbandono il bicchiere sul primo ripiano che trovo e la seguo, questa volta non ne ho bevuto nemmeno un sorso.

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