DiCiAnNoVeSiMo CaPiToLo

Logan...

Stare con Vivian mi ha insegnato quanto siano belle le serate passate in casa a coccolare Jeff insieme a lei. Lorraine è più che felice quando decidiamo di dispensarla dal ruolo di madre per qualche ora, e stasera lei e Robbie ne hanno voluto approfittare per uscire insieme, lasciando Jeff sotto la nostra protezione. Fortunatamente Vivian non deve lavorare stasera... in effetti ultimamente si è anche fatta sostituire diverse volte pur di restare in casa con me. Mi sento lusingato.

"Qua qua qua, di chi è questo pancino?" gli chiede con versetti strani Vivian mentre gli fa il solletico muovendo la mano come se fosse una papera. Le risatine di Jeff sono la cosa più esilarante che abbia mai sentito, e quegli occhietti chiari stretti in due fessure divertite sono troppo dolci.

"Sembri molto brava con i bambini." Le dico continuando a fare il solletico a Jeff, sostenuto dalle mie gambe, felice di essere al centro dell'attenzione.

"Ho dovuto imparare molto presto a stare dietro i bambini, essendo la più grande di quattro figli."

"Ah già..." Me lo aveva già detto, anche se, come sempre, era stata un po' avara di parole.

Poi alza gli occhi su di me e mi fissa. "E a te piacciono?"

"Perché, non si vede?" Rispondo giocando ancora un po' con Jeff, che continua a ridere divertito.

"Sì, ma io dico... ti piacerebbe averne dei tuoi?"

A questa domanda mi blocco a fissarla. Non ho mai pensato ad avere dei figli miei e adesso non so come interpretare la sua domanda. "Sì... immagino che quando arriverà il momento, con la donna giusta, li vorrò."

Noto la sua espressione farsi lievemente delusa. Accidenti! Mi alzo in piedi prendendo Jeff in braccio. "Si è fatto tardi, è meglio metterlo a letto." Borbotto portandolo nel suo lettino.

Vivian rimane in silenzio seduta sul divano, senza rispondermi, mentre io mi allontano. La sua reazione mi ha lasciato addosso una brutta sensazione, sulla quale non mi voglio soffermare.

Resto in camera con Jeff per un po' di tempo mentre lo faccio addormentare, e mi assicuro che niente possa svegliarlo. Quando si è addormentato rimango a guardarlo aggrappato alla culla, sempre con questa strana sensazione addosso. Non vorrei che Vivian avesse fatto progetti su di noi senza consultarmi. Spero di no, perché sinceramente adesso pensare al futuro è esattamente l'ultima cosa che intendo fare.

All'improvviso un paio di mani fresche e minute si appoggiano sulle mie braccia, lentamente mi volto e Vivian mi osserva, preoccupata. "È successo qualcosa?" chiede timidamente.

"No... è tutto apposto."

"E allora perché te ne sei andato?"

"Dovevo mettere Jeff a letto, era evidente che aveva sonno."

La sua espressione mi indica che non mi crede ma mi rivolge un sorriso finto. "D'accordo. Adesso dorme?"

Ci volgiamo a guardarlo, osservando per diversi istanti quel faccino rilassato dal sonno e i pugnetti sopra la coperta. Vivian gliela rimbocca e poi mi fa cenno di uscire, prima di accendere il baby monitor.

Ci risediamo sul divano e, in silenzio, accendo la televisione, mantenendo il volume basso. Lei si siede vicino a me senza aprire bocca, ad una certa distanza.
L'atmosfera si è fatta tesa e ho paura di sapere il perché. Non vorrei che Vivian sia una di quelle ragazze innamorate dell'amore, che non vedono l'ora di accasarsi e sfornare bambini. La sbircio di sottecchi e la vedo rigida come una statua a guardare la tv.

"Tutto bene?" le chiedo, non sopporto questa situazione.

Lei mi guarda e annuisce, poi torna a guardare la tv. Mi sento un po' in colpa per questa storia, magari stava solo facendo una domanda disinteressata e io l'ho interpretata male. Di colpo mi avvicino a lei e le passo un braccio attorno alle spalle. "Ehi, vieni qui, perché te ne stai da sola?"

Lei si lascia avvolgere dalle mie braccia e si appoggia a me. "Mi era sembrato di aver detto qualcosa che ti ha dato fastidio.

"Beh... no, voglio dire... è normale che voglia dei figli, ma non adesso."

"Sì... me lo hai detto, quando troverai la ragazza giusta. Ho capito." Aggiunge con tono rassegnato.

Sospiro e la stringo in modo da guardarla negli occhi. "E perché fai quella faccia, adesso? Penso solo di essere ancora troppo giovane per pensare a queste cose... tu non c'entri niente."

Lei mi guarda negli occhi, il suo verde è come una tempesta torbida, mi scruta per verificare la veridicità delle mie parole. Poi sorride: "Davvero?" Bingo.

"Non ho nessun motivo per mentirti. Ci sto bene con te, mi piaci e sei una bellissima ragazza..."

"Ma non mi ami." Mi interrompe in tono serio.

La fisso cercando le parole migliori da usare. "Beh... non si può mentire su certe cose, però in futuro chi lo sa?"

Sospira di delusione e si appoggia di nuovo al mio petto. "Hai ragione, scusami."

"Credimi, io sto benissimo con te, e ti voglio molto bene. Forse non ti amo... o forse è solo troppo presto per dirlo, ma non ho intenzione di lasciarti andare tanto presto." Le dico stringendola un po' più forte. Non so proprio come fare per farle dimenticare questo momento. Ho paura che qualsiasi cosa possa dire peggiorerei solo la situazione. In fondo ho detto la verità, con lei ci sto molto bene. È divertente, simpatica, non ha mai richieste particolari, mi dà mille attenzioni, come potrei non volerle bene? Però ha ragione, non la amo. Fortunatamente vedo che sorride e si rilassa. Non aggiungo altro e mi limito a coccolarla tra le mie braccia.

All'improvviso sentiamo la porta aprirsi e vediamo Robbie e Lorraine entrare in salotto alcuni secondi dopo, entrambi con un'espressione seria e arrabbiata. Lorraine ci guarda brevemente e ci fa un cenno di saluto con la testa, ma non dice niente, poi si guarda intorno: "Dov'è Jeff?"

"Ehm... sta dormendo." Rispondo quasi impaurito.

Lei annuisce senza rispondere e si toglie il giacchetto, imitata da Robbie che, in silenzio, lo appoggia sull'attaccapanni e sempre in silenzio esce dal salotto.

"Lorraine, tutto bene?" Chiede Vivian timidamente.

"Certo. Perché?"

Vivian incassa la testa nelle spalle, intimidita dal suo tono. "Mi sembrate un po' irritati."

"Non sono irritata, sono proprio incazzata!" Sbraita di colpo, rossa in viso. "Perché quello scemo di mio marito ha preteso di lasciare il cellulare acceso nel cinema, che immancabilmente ha preso a squillare, e invece di spegnerlo si è alzato ed è uscito per parlare con chiunque fosse, lasciandomi lì da sola per tutta la durata del film..."

"Guarda che era una chiamata di lavoro, non stavo chiacchierando del più e del meno con un mio amico!" Urla Robbie piombando prepotentemente in salotto. Al suono delle sue parole, Jeff, dal suo lettino, inizia a piangere, disturbato dalle urla.

"Ma bravo, tu sì che sai come parlare con un bambino in casa. Che padre che sei!" Lo rimprovera Lorraine, poi si dirige in camera a passo pesante, seguita da Robbie che continua a blaterare sulla sua importantissima telefonata.

Rimasti soli io e Vivian ci lanciamo uno sguardo incredulo e poi scoppiamo a ridere. "Resti a dormire qui?" Chiedo divertito.

"No, mi dispiace, domattina devo essere presto al Canto della sirena per imparare una nuova canzone, e voglio alzarmi presto." Dice alzandosi in piedi.

"Puoi alzarti presto anche se dormi qui." Le dico avvicinandomi a lei.

I suoi occhi tornano a scrutarmi sorridenti, forse ha accantonato il momento di prima. "Per alzarmi presto dovrei prima dormire, e non credo che se restassi qui dormirei molto."

Alle sue parole ridacchio e le metto le mani sulle costole per avvicinarla a me. "D'accordo, per questa volta hai vinto tu." Mi arrendo e le do un bacio a stampo, ma lei se ne approfitta subito per rendere il bacio molto più coinvolgente. "Pensavo volessi andare a casa..." Borbotto appena mi stacco ma tornando subito a baciarla.

"È colpa tua... sei tu che baci troppo bene..." Borbotta continuando a baciarmi. Finché non riesce a staccarsi definitivamente. "Ok, meglio che me ne vada."

Stordito la accompagno alla porta, dove la saluto un'ultima volta prima di vederla salire su quel confetto con le ruote e allontanarsi lungo la strada. Chiudo la porta e faccio un respiro profondo, credo di averla scampata bella...

§

Se devo essere del tutto sincero con me stesso non amo particolarmente andare a vedere Vivian quando si esibisce, non tanto perché non mi piace quello che fa ma per chi la guarda. Che tipo di uomo è quello che viene a guardare la ragazza di un altro che si spoglia e canta su di un palco? Uh... ok, forse non sono obiettivo, a chi non piace vedere una bella ragazza mezza nuda? Però stare lì nel mezzo mentre intorno a me vedo uomini di tutte le età, anche dai cinquanta in su, che applaudono e si divertono mi dà fastidio. Eppure oggi ho acconsentito a venire di pomeriggio al Canto della sirena per assistere alle prove.

Stasera ci sarà la prima dello spettacolo nuovo che sta provando da una settimana, e dato che è sabato mi ha convinto a venire a vedere le prove... ma adesso che l'ho visto non so se ne sono contento.

Vivian è una delle più brave a esibirsi, forse anche la più bella tra le ragazze, perciò i suoi spettacoli sono quelli che molti aspettano con ansia tra i clienti abituali. Come sono fortunato! In questo spettacolo dovrà esibirsi con un gruppo di ragazzi che le terranno, in un susseguirsi di mosse e coreografie, dei ventagli enormi fatti di piume di struzzo bianco, il tutto perché lei si esibirà con una mise estremamente succinta che lentamente si leverà, rimanendo completamente nuda.

Non ho capito come può aver accettato di fare un lavoro del genere.

Certo, è creato ad arte in modo che, ad ogni sua posizione, dal pubblico non si veda niente di troppo indecoroso, ma i ragazzi che saranno sul palco con lei qualcosa la dovranno vedere. O no?

Ad ogni modo sono già trenta minuti di tortura che sono seduto su questo sgabello del bar, mentre Vivian sta provando un particolare punto del balletto dove la musica non corrisponde molto bene ai passi che deve fare. Ho già imparato a memoria il periodo e sto iniziando a chiedermi che razza di idiota sia stato il compositore di questo pezzo. Ma non capisce che la nota deve essere più breve susseguita subito da una nota più lunga? Per il passo che deve fare lei il do lungo non va bene. Sto iniziando ad essere davvero insofferente, invece di cambiare la musica cambiano i passi, senza venirne a capo.

"Ok, facciamo dieci minuti di pausa." Sbraita finalmente il signor Altmann, che a quanto pare è lui ad occuparsi delle prove degli spettacoli.

Vivian scende dal palco con un accappatoio bianco e viene a sedersi vicino a me, sorridendomi gentile. "Pare che siamo arrivati ad un impasse. Ho perso il conto delle volte che ho provato quel pezzo." Bofonchia afferrando un succo di frutta e bevendo dalla cannuccia.

"Forse perché il vostro musicista non riesce a sentire la differenza tra un do lungo per tre quarti e un breve seguito da un do lungo per due quarti." Sbotto irritato. La sua espressione alle mie parole mi mette soggezione. "Ho detto qualcosa di sbagliato?"

Lei chiude la bocca di scatto e si alza in piedi prendendomi per mano. "Vieni con me." Ordina e mi guida oltre la porta che conduce dietro le quinte.

"Dove stiamo andando?"

"Dal compositore di quel pezzo. Voglio che gli dici le stesse cose che hai detto a me." Resto basito dalla sua reazione ma la seguo su per delle scale fino ad una porta con su scritto Staff. Bussa ed entriamo senza attendere di venire invitati. Subito una console enorme che prende quasi per intero una parete attrae la mia attenzione, sopra c'è un'enorme vetrata, da dove è possibile osservare il palco dall'alto, poi un ragazzo di colore si gira verso di noi sulla sua sedia e ci guarda.

"Vivian, cosa ci fai qui? Lo sai che George e Rose non vogliono che qualcun altro a parte me entri qua dentro." Sbotta appena entriamo.

Ma Vivian non si lascia intimidire: "Hai presente quel pezzo del mio spettacolo che non riusciamo a risolvere? Ti ho portato un aiuto." Afferma indicandomi.

Il ragazzo mi guarda con aria scettica. "E lui chi sarebbe? Non mi interessa che il tuo amichetto sappia strimpellare qualcosa con la pianola, se non ha fatto almeno un anno di conservatorio non ho bisogno di lui."

"Aspetta almeno di sentire quello che ha da dire." Ribatte lei senza dare l'opportunità di rifiutare e poi esce dalla stanza, lasciandomi solo con quel ragazzo sconosciuto.

Ci guardiamo imbarazzati senza fiatare, poi mi allunga una mano. "Sono Curtis."

"Logan..." mi presento.

"Allora, Logan... dimmi tutto quello che hai in mente." Dice sospirando e facendomi cenno di sedermi sulla sedia nell'angolo.

La afferro e mi siedo accanto a lui, poi mi faccio dare lo spartito e lo studio velocemente, in breve tempo gli espongo la mia idea, subito decide di modificare un file dal computer con quel pezzo di traccia e si mette ad ascoltare con le cuffie. Crea un file gemello con la traccia modificata e decide di provarla appena i dieci minuti di pausa sono finiti. Con la presenza di Vivian sul palco riproviamo solo il pezzo che creava problemi con la traccia corretta. Con una certa meraviglia la coreografia non ha più inceppamenti. Un incredibile senso di orgoglio mi invade appena vedo la sorpresa dipingersi sul volto di Curtis.

Alla fine delle prove io e Vivian torniamo a casa mia, in modo che possa riprendere la sua macchina e tornare al suo appartamento. Mi tiene per mano mentre camminiamo verso la mia Prius, continuando a sorridermi e a farmi complimenti. "Non credevo che fossi così bravo. Hai risolto un problema che ci trascinavamo dietro da una settimana, sei il mio idolo!" Esclama entusiasta.

Io rido mentre saliamo in macchina. "Ma dai, non ho fatto niente, era solo una questione di orecchio. Molto spesso chi ascolta troppe volte un pezzo finisce per non accorgersi più degli errori che ci sono, pur essendo del mestiere e con un orecchio allenato, a volte ci vuole solo un estraneo per riuscire a correggere certi errori."

"E tu sei stato l'uomo giusto al momento giusto." Afferma guardandomi trasognata, poi si avvicina per baciarmi.

Ricambio il bacio un po' con difficoltà, mentre continuo a guidare. Tutta questa storia mi ha fatto pensare a quanto mi manchi la mia musica e tornare a suonare con i ragazzi. Parcheggio di fronte a casa e scendiamo prendendoci subito per mano. Lei si appoggia a me, euforica per quello che è successo. Mi guarda con quella solita luce maliziosa che ormai conosco bene. "Non vedo l'ora di dire questa cosa a tua sorella."

"E perché mai?" Chiedo ridacchiando, contagiato dalla sua allegria.

"Sono sicura che sarà fiera di te."

Continuo a ridere scuotendo la testa. Questi momenti di entusiasmo mi fanno apprezzare la nostra storia, anche se mi fanno rendere conto che manca qualcosa quando stiamo insieme. La stringo mentre prendo le chiavi e apro la porta. Entriamo in casa continuando a sghignazzare come due cretini, non riesco a smettere di ridere, riesce a contagiarmi senza alcuno sforzo anche quando ho i miei momenti malinconici. Continuiamo a ridacchiare finché non arriviamo in salotto... e di colpo mi blocco.

Sara è seduta sul divano assieme a mia sorella, i suoi occhi castani mi stanno osservando sorpresi, delusi e anche con una punta di qualcos'altro che non riesco a decifrare. Resto a fissarla immobile col cuore in gola. Cosa diavolo ci fa qui?

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