Capitolo 5

Giulia's pov
È mattina, il giorno dopo la partita contro la Royal. Mi sveglio presto e mi preparo già per la scuola mettendomi la divisa. Mia sorella dorme ancora e dunque esco senza far rumore. Spero solo che la sveglia suoni per svegliarla. Comunque mi metto in cammino tranquillamente verso la struttura della Raimon e passo per il ponte, visto che è la strada più breve. Mi fermo ad osservare il fiume e il campo vuoto, tutto in un magnifico silenzio. Oltrepasso il ponte e osservo dall'alto un pallone solitario in mezzo al campo. Scendo le scalette per arrivarci e poggio la borsa sulla panchina al lato. Mi avvicino al pallone non staccando gli occhi da lì neanche per un momento. Lo prendo con le mani appena ce l'ho davanti e lo fisso come se lo volessi bucare.

<<Scusi, ci può ritirare il pallone?>> alzo lo sguardo e vedo due bambini correre verso di me.
<<Certo.>> rispondo seria e scuoto la testa per eliminare un pensiero che mi era passato per un attimo nella mente. Lancio con le mani la palla in direzione dei bambini e mi volto sentendo un leggero <<Grazie.>> da parte loro.

Prendo di nuovo la borsa e mi rimetto in cammino verso scuola. Arrivo davanti al cancello ancora chiuso per via dell'orario. Sbuffo, non mi va di aspettare per mezz'ora qua davanti. Decido quindi di fare una passeggiata, non avendo alternative. Mentre cammino mi ritorna in mente Axel e i suoi occhi scuri, senza un motivo preciso. Poi ripenso alle sue parole di ieri sera e sento di non capirci più niente tutto ad un tratto. Rimango stupita appena noto che, senza volerlo, sono arrivata fino alla torre. Visto che sono qui, salgo su di essa e osservo come la città man mano si sveglia grazie al sole che sorge lentamente. Sono incantata da quella scena e dal vento che mi accarezza leggermente il viso così tanto che non voglio andarmene. Però l'orologio mi riporta alla realtà e mi metto di nuovo in cammino per arrivare a quel cancello, sperando solo di rivedere il biondo.

Entro nel cortile principale dell'edificio e mi guardo intorno per un po' alla ricerca di qualche volto familiare.
<<Giulia, dov'eri finita? Ti ho cercata per tutta casa!>> mi volto di scatto sentendo mia sorella che si lamenta visto che esco sempre senza avvertirla.
<<Ho fatto una passeggiata. Niente di che.>> faccio spallucce e la osservo lanciarmi un'occhiataccia.
<<Vuoi dire che mi sono fatta tutte le rampe di scale di casa due volte per niente?!>> sbuffa e si continua a lamentare. Io non le rispondo e la sopporto solamente fin quando non si calma. Questo è un altro aspetto che abbiamo imparato a controllare: sopportarci. Tra sorelle è difficile ma ci siamo riuscite con tanti anni di battibecchi continui. Le voglio bene in fondo e sono sicura (forse) che me ne vuole anche lei, in fondo.

<<Hey ragazze!>> ci chiama Celia dal cancello da cui è appena sbucata (letteralmente).
<<Ciao Celia.>> diciamo in coro noi due mentre la raggiungiamo.
Facciamo dunque una passeggiata per il cortile parlando del più e del meno fino a che la campanella dell'inizio delle lezioni suona e Giuliette e Celia entrano.
<<Tu non vieni?>> mi chiede la blu.
<<No, vi raggiungo dopo.>> rispondo velocemente.
Le vedo entrare nella struttura e poi continuo a camminare per il cortile ancora con un bel gruppetto di ragazzi che non hanno la minima voglia di fare lezione. Decido di entrare dopo aver scrutato tutti gli angoli di quel posto e essere sicura che non ci sia il biondo.

Vado in classe e, per fortuna, la lezione non è ancora cominciata. Giuliette si è seduta al banco e, come suo solito, non parla con nessuno. È sempre fredda con gli altri, molto più di me, ormai non si fida molto, o almeno è molto raro.
<<Oggi che disegni?>> le chiedo, alludendo al foglio davanti a lei poggiato sul banco.
<<Non lo so.>>
Sgrano gli occhi a quella sua affermazione. Di solito sa sempre cosa disegnare, le idee non le mancano. In questi due giorni mi sembra abbastanza scombussolata ma non mi voglio intromettere in affari suoi. Quindi non dico niente e mi limito a sedermi al mio posto accanto a lei. Solo dopo noto che, dalla porta della classe, era appena entrato Axel. Sta in classe con noi e neanche me ne ero accorta, fantastico.

///Salto temporale///

L'ultima campanella della giornata è appena suonata. Durante le lezioni non ho fatto altro che guardare il biondo, che a quanto mi parve ha fatto lo stesso. Anche se sta un banco avanti a me ho notato la sua figura sempre girata dietro. Me lo starò solo immaginando ma mi sembrava proprio così. Assistetti anche all'entrata in ritardo di Mark che è entrato in classe affannato per l'estenuante corsa fatta per le scale dell'istituto.

Ora sono a passeggiare nel cortile della scuola per riprendere un po' d'aria fresca. Mia sorella è andata con Celia e ho perso di vista sia Mark che Silvia. Almeno ho la tranquillità che in classe non c'è.

Passo davanti allo spogliatoio dei ragazzi casualmente e decido di entrarci visto che non ho nulla da fare. Per terra sono sparsi i palloni che dovrebbero essere in ordine dentro il cesto di metallo. Alzo gli occhi al cielo e inizio a raccoglierli uno ad uno, mettendoli a posto. A un certo punto urto la cesta e mi cadono tutti di nuovo.
<<Che barba!>> mi irrito leggermente e tiro un calcio a uno dei palloni facendolo entrare direttamente nella cesta maledetta. Finisco dopo poco di sistemarli con questo metodo che non volevo usare ma ero troppo irritata per pensare di ricominciare da capo.

Esco da lì e vedo che i ragazzi hanno iniziato l'allenamento. Giuliette e Celia non ci sono e nemmeno Axel.
<<Giulia, vieni se no ti perdi l'allenamento!>> mi urla Silvia che era seduta sulla panchina.
<<Vengo dopo!>> le rispondo urlando e poi esco dal cancello della scuola.

Non può essere scomparso.

penso tra me e me, mentre cammino alla ricerca del ragazzo biondo. Neanche io so perché lo cerco o cosa farò appena lo troverò. È solo che voglio vederlo. Sono curiosa di sapere il motivo per cui non entra nella squadra o almeno perché non gioca più a calcio come mi ha detto. Vengo risvegliata dai miei pensieri appena scorgo in lontananza la sua chioma bionda e la divisa della scuola ancora indosso. Era fermo sul ponte sopra il fiume e osservava dei bambini giocare a calcio lì sotto.

<<È bello, guardare il campo da qua sú.>> dico appena sono vicina abbastanza a lui, in modo che possa sentirmi.
Annuisce semplicemente e sorride appena mi vede.
<<Non ci sono gli allenamenti a quest'ora?>> mi chiede girandosi verso di me.
<<Si.>> rispondo e faccio un piccolo sorrisetto. Rimaniamo in silenzio e dopo lui si decide a parlare.
<<Prima ti ho vista nello spogliatoio del club...anche tu giochi a calcio?>>
Quella sua domanda mi spiazza completamente. Lui non lo nota, ma sussulto per un istante.
<<No.>> dico secca dopo pochi attimi di riflessione.
<<Quei palloni però non si sono messi a posto per magia.>>
<<Non ci vuole molto a sistemare due palloni con i piedi. Sono solo un'appassionata, tutto qui.>> rispondo a tono via via con voce più flebile.
<<Come ti chiami?>> mi chiede dopo cambiando discorso.
<<Giulia Dehars.>> gli sorrido mentre pronuncio il mio nome e poi torno a guardare i bambini lì sotto. Lo vedo sorridere, con un po' di tristezza, e guardare anche lui i piccoletti come se, sentendo il mio nome, ha subito pensato alla persona a cui vuole più bene al mondo. Stava per dirmi qualcosa infatti che però fu interrotto.

<<Siete qui allora! Vi ho cercati dappertutto!>> sobbalzo, presa alla sprovvista da un Mark ansimante e con il pallone sotto braccio
<<Mark! Fermati!>> e Silvia che lo rincorreva per niente contenta del suo comportamento.
<<Oh, ciao Mark.>> dico e soffoco una risata alla vista di quella scena.
<<Ciao Silvia.>>
<<Ciao Giulia.>> mi risponde lei e riprende fiato. Poi riposo lo sguardo sul moro.
<<Come mai ci cercavi?>> gli chiedo per curiosità.
<<Non vi ho visti oggi e prima di iniziare l'allenamento ho preferito cercavi.>> sorride come solo lui sa fare.
<<Veramente siamo nella stessa classe Mark.>> gli faccio notare e poi guardo Axel che ride leggermente.
<<Ah, vero. Visto che siamo già qui che ne dite di fare qualche tiro?>> dice lui assolutamente ottimista come sempre. Io e il biondo ci scambiamo un'occhiata.
<<Io passo.>> dico e infilo la mani nelle tasche del giacchetto che indossavo.
<<Axel, tu?>> chiede ancora speranzoso il moro, ma il biondo non da risposta.
<<Dai Mark, torniamo dalla squadra. Loro ci raggiungono più tardi.>> dice Silvia, che cerca di sollevare il morale al ragazzo.
<<Hai ragione. Se volete noi ci alleniamo al campo, venite mi raccomando!>> urla come se non fossimo già a poca distanza. A questo punto il moro se ne va tutto felice senza pensare a Silvia che si rimise a corrergli appresso.
Così, come prima, rimaniamo da soli io e Axel. Ci scambiamo qualche occhiata fuggiasca e poi senza dirci nulla iniziamo a camminare insieme verso la Raimon come ci aveva chiesto Mark.
<<Perché non vuoi entrare nella squadra Axel?>> gli chiedo, troppo curiosa di saperlo.
<<Non gioco più a calcio.>> mi risponde semplicemente abbassando lo sguardo.
<<Il motivo ha qualcosa a che fare con la famiglia, vero?>> dico spontaneamente, senza pensarci. Lui mi guarda stupito e poi torna serio.
<<Si...>>
Lo osservo mentre non smette di tenere gli occhi fissi sui suoi piedi. Gli vorrei dire che anche io ho un problema simile, ma non mi sembra il caso.
<<Pensaci però, ad unirti a noi, saresti molto ben accetto, credimi.>> sorrido leggermente e dopo incontro i suoi bellissimi occhi profondi. Così continuo.
<<Quando sei entrato in campo durante la  partita contro la Royal sembrava che, solo con la tua presenza, la squadra potesse rimontare quei venti goal. Sei stato fondamentale, soprattutto per il morale di tutti. Quella vittoria, se così la possiamo chiamare, sta facendo andare avanti la Raimon. Magari potrebbero davvero partecipare al Football Frontier.>> mi venne tutto fuori, istintivamente. Lo guardo negli occhi mentre continua ad avere quello sguardo triste e serio allo stesso tempo.

Senza accorgercene arriviamo al campo e ci fermiamo al cancello a vedere l'allenamento in corso.
<<Quei ragazzi contano su di te.>> dico sentendo quanto ci tengano al calcio. Mi ero dimenticata quanto mi piace stare a contatto con questo sport, ma non posso dimenticare.

Vedo in lontananza mia sorella e le altre che si sbracciano per ottenere la mia attenzione. Alzo gli occhi al cielo.
<<Arrivo!>> urlo così che smettano di dimenarsi.
<<Ci vediamo Axel. Se vuoi noi siamo sempre qui.>> lo saluto e gli sorrido leggermente.
<<Ciao Giulia.>> mi dice e se ne va, incrociando per un'ultima volta i miei occhi con i suoi.

♥Spazio autrice♥
Oggi non ho nulla da dire.
Al prossimo capitolo.
~Giuly🖤

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