Capitolo Ventuno

Il sole forte di quella mattina obbligò Seung Hyun a tenere la testa bassa, per non rimanere accecato. Sulla spalla teneva una sacca pesante con i cambi d'abito e poche necessità. Seduto sulla banchina del porto era in attesa che la barca partisse per risalire lungo il fiume e condurlo a Chang'an. Nella mano destra stringeva un fazzoletto unto di sangue. Era il sangue che proveniva dal suo cuore, dai crisantemi che gettava fuori con un tale dolore da lasciarlo spesso senza fiato.

Andare a Chang'an lo liberava dalle afflizioni. Lì poteva studiare e imparare lontano da casa, da Kang Jo e Min Rin. Lei gli aveva dato una possibilità, ma non era stato capace di accettarla. Per essere leale a tutti coloro a cui teneva doveva andare via.

Quando il vento mosse la coda, si alzò per accomodarsi sulla barca, ma una voce piena come il calore del sole lo fece voltare.

«Doryeonim[1]!»

Baek Soo era comparso sulla banchina, affannato stringeva un pezzo di carta tra due dita.

«Doryeonim non potete partire. Il villaggio in cui si nascondono i Ribelli è stato scoperto!»

Quelle parole bastarono a farlo saltare giù dalla barca, gettò la sacca sul pontile e gli strappò dalle mani il messaggio.

«Cos'è successo?»

«All'alba i Nangdo di Kang Jo Doryeonim hanno trovato il suo cavallo davanti alle Porte Sud di Seorabeol e incastrato sotto la sella vi era questo messaggio con le indicazioni del luogo in cui trovare i ribelli. L'ho sottratto prima che potesse finire nelle mani sbagliate, ma se non lo riporterò indietro finirò nei guai.»

Seung Hyun lesse il messaggio. Lo stritolò con una tale forza che avrebbe potuto spezzarsi le dita. Quello sciocco di Kang Jo non gli aveva dato ascolto.

«Non possiamo nascondere quanto accaduto. Torna a Seorabeol, Baek Soo, e consegna il messaggio che sto per scrivere con le indicazioni errate.»

«Doryeonim, quando si accorgeranno che il messaggio indica un luogo sbagliato...»

«Abbiamo bisogno di guadagnare tempo, intanto mi recherò al villaggio e deciderò cosa fare.»

*

Le indicazioni che aveva memorizzato dal reale messaggio di Kang Jo erano corrette. Un villaggio come quello, lontano dal fiume e in una posizione così aperta, nel mezzo del nulla, sarebbe potuto diventare un facile bersaglio per chiunque lo avesse scoperto.

Seung Hyun incitò il cavallo al galoppo. Era certo che nessuno lo avrebbe fermato. Superò le case iniziali, costruite con mura di fango, e si fermò solo quando udì una risata provenire dall'ombra di una veranda di paglia, malmessa, che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro.

Kang Jo era seduto lì sotto. I capelli liberi da acconciatura scendevano giù come pioggia. L'espressione del viso era contratta, e inspiegabilmente rilassata. Davanti a lui un bambino con una finestrella fra i denti rideva.

Seung Hyun smontò da cavallo e piombò a terra senza attutire il proprio peso. Le gambe tremarono fino a intaccare la schiena. Si avvicinò a loro, superò il bambino, e afferrò Kang Jo per il bavero della jeogori. Lo strattonò per farlo alzare in piedi e guardarlo in viso.

Lui, sorpreso di vederlo, boccheggiò soltanto.

«Non ti avevo detto di non seguire i Ribelli?» gli gridò contro.

Il bambino sparì dentro casa, forse per chiamare i rinforzi. Non importava. La sua preoccupazione, per una volta, aveva superato la solita calma.

«Tu sapevi tutto, Seung Hyun?»

Lo sguardo accusatorio di Kang Jo si macerò nelle iridi liquide.

Seung Hyun continuò a tenere il bavero stretto fra le mani.

«Solo uno sciocco non si sarebbe reso conto che i Ribelli sono sempre stati protetti dalla famiglia di Min Rin!»

«Perché non me lo hai detto?»

«Non mi fidavo di te.»

Lo zigomo destro bruciò quando Kang Jo sferrò un pugno in quella direzione. Seung Hyun perse la presa su di lui e cadde a terra. Rotolò sulla schiena e tornò in piedi. Sfiorò la guancia dove il dolore pulsava. Non appena Kang Jo si avvicinò, gli restituì lo stesso pugno. L'altro indietreggiò, ma sorresse di più l'impatto.

Seung Hyun avrebbe insistito, se un calcio sul retro del ginocchio non fosse arrivato dal nulla. Si inginocchiò, e voltandosi riconobbe occhi che non aveva mai dimenticato. Occhi truccati, che erano appartenuti ad un uomo che avrebbe dovuto uccidere, perché tutto si fosse risolto.

Goo Myung era dietro di lui, nella mano destra stringeva quella del bambino. Lo afferrò per la coda dei capelli e lo tirò indietro per sollevargli il viso. Seung Hyun lo lasciò fare. I respiri nel petto non facevano che contrarsi, e diminuire.

«Il tuo sguardo è mutato. Non ho temuto il bambino che sei stato, ma oggi vi è qualcosa di diverso in te.»

Lo aveva riconosciuto, dunque. Era normale. La morte imprime i volti, e i sentimenti, ovunque essa vada.

«Sei stato mandato qui per ordine del Ministro Choi?» gli domandò il Ribelle.

Seung Hyun sciolse la coda e ondeggiò avanti, premendo le ginocchia sulla terra. Lanciò uno sguardo carico di disappunto verso Kang Jo e piegò in basso le labbra.

«Sono qui per aiutarvi.»

Goo Myung esplose in una terribile risata. Il bambino si nascose dietro di lui.

«Due giovani Hwarang che hanno giurato di difendere il Re, scoprono il villaggio dei Ribelli e dovrei credere che non abbiano intenzione di tradirci?» sollevò la voce mentre il viso si piegava in una smorfia contratta. «Non solo il figlio di colui che ci ha aizzato una guerra contro, ma anche il suo cane da guardia che ha ucciso la maggior parte dei miei uomini.»

Sì, le sue mani si erano sporcate di sangue, senza che si fosse mai fermato. Seung Hyun si voltò verso Kang Jo. Teneva la testa bassa.

«Seung Hyun!»

La voce cristallina di Min Rin lo aiutò ad alzarsi. Seung Hyun superò Goo Myung e si diresse verso la ragazza che spuntò dalla veranda di paglia. Quando le fu abbastanza vicino le afferrò il viso con entrambe le mani. Le spostò i capelli per studiare lo sguardo colmo di tensione. Vi era apprensione, gelo, in lei.

«Stai bene, Min Rin?» le domandò in un sussurro.

«Oh, ora mi è tutto più chiaro» commentò Goo Myung, scuotendo la testa.

Seung Hyun si allontanò da lei, rassicurato della sua condizione. Superò Kang Jo, rimasto in disparte, con i pugni stretti sulla lunga veste. Si avvicinò al Capo dei Ribelli e piegò il mento in basso.

«Sarebbe futile chiedere perdono per quanto ho fatto, e il tempo non mi concede di farlo. Se sono qui è solo per avvertirvi. Dovete andare via, il villaggio è stato scoperto.»

«Come è possibile?» domandò Min Rin, che lo afferrò per un braccio.

Seung Hyun si voltò verso Kang Jo. Solo allora lui tornò a guardarlo. Doveva aver compreso la tremenda situazione in cui li aveva cacciati.

«Non è il momento per discutere di questo. Se volete salvarvi, dovete spostarvi in un altro posto.»

*

Seung Hyun posò un fazzoletto contro le labbra per lavare via i grumi di sangue. Min Rin aveva insistito per discutere da sola con Goo Myung e prendere una decisione. Così, si era recato, pur osservato da alcuni Ribelli a distanza, al confine del villaggio.

Seduto sotto un verde albero di maehwa ne fissò i rami. Erano anni, ormai, che non assisteva alla sua invernale fioritura. Quei fiori lo legavano al passato, a quando era stato innocente. Trattato come una bestia, si era trasformato davvero in essa.

Piegò le braccia sulle ginocchia e nascose il fazzoletto nella jeogori. Una figura alta mascherò la luce della luna. Aveva il respiro forzato di chi soffriva di problemi di stomaco. Sospirò, sollevando lo sguardo verso Kang Jo, che teneva le mani ferme sui fianchi. La veste azzurra da Hwarang fasciava il corpo esile, allungato dai capelli sciolti.

«Sono stato io a spedire quel messaggio a Seorabeol. Perché non lo hai rivelato?» gli domandò.

Seung Hyun rimase seduto. Non era in vena di discutere con lui. Il bruciore alla guancia pulsò di nuovo, e la gola chiese aria che non arrivò.

«Chi avrebbe tratto giovamento dal tuo linciaggio? Non lo avresti mai mandato se avessi saputo di Min Rin.»

Kang Jo incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo altrove. Credeva forse di poter nascondere ciò che provava?

«Come puoi saperlo, Seung Hyun?»

«Ti conosco.»

«Eppure non ti sei fidato di me, e hai preferito mettermi alla prova.»

«Ora so che per lei saresti disposto a tradire tuo padre. Perché è questo che stai facendo, non è così?» lo incalzò di proposito.

L'altro inspirò a fondo e si sedette accanto a lui. I capelli adombrarono la parte graffiata della guancia.

«Ho scelto Min Rin. Così come avrei scelto te, se mi fossi rimasto accanto.»

Le sue parole erano amare, dolci. Seung Hyun chinò la testa per fissare la punta dei suoi stivali. Fra loro, nonostante ci fossero miriadi di cose mai dette, non era cambiato nulla.

«Non volevo che lo facessi. Nessuno dovrebbe mai compiere scelte simili» confessò.

Kang Jo si voltò, battendo un pugno sul ginocchio. Cristalli di lacrime comparvero fra le ciglia.

«E hai preferito allontanarti. Eri il mio unico amico, Seung Hyun.»

«Anche tu lo eri per me.»

Il silenzio che ne seguì lo portò a sollevarsi in piedi. Era tardi per parlare in quel modo. Che senso poteva avere rivelare se stessi quando ormai il tempo aveva consumato entrambi?

«Credevo non ti fossi mai considerato tale...» lo ammonì Kang Jo che, alzandosi, posò una mano sulla sua spalla.

Seung Hyun lo guardò in tralice.

«Mi dispiace non averti dato fiducia.»

Non avrebbe detto altro, né avrebbe desiderato udire altro. Avrebbero rimandato a tempi più calmi una conversazione che appesantiva così tanto il cuore. Si voltò a guardarlo, staccandosi dalla sua presa.

«Domani tornerò a Seorabeol e condurrò gli uomini di tuo padre lontano da qui. Se entro tre giorni non avrete mie notizie, dovrete spostare il villaggio altrove.»

Non riuscì a terminare di dare le sue indicazioni che la gola si infiammò di una tosse fastidiosa. Battendo una mano sul petto Seung Hyun cadde su un ginocchio e curvando la schiena lasciò che un fiotto di sangue uscisse dalle labbra. Sebbene Kang Jo avesse preso a gridare il suo nome, le orecchie avevano già smesso di ascoltarlo. Petali di crisantemo insozzati di rosso graffiarono il palato per poi uscire con una tale forza che sarebbe potuto soffocare. La tensione dei muscoli si spense, il corpo lo abbandonò e si accasciò a terra finché il cielo non divenne pavimento.

*

Fino ad allora Seung Hyun non aveva mai perso i sensi per accessi di tosse incontrollati e questo poteva voler dire solo una cosa: la malattia stava avanzando.

Si ritrovò disteso su una coperta calda. Quando aprì le palpebre si accorse che la mano destra era tenuta stretta da quella di Min Rin, inginocchiata accanto a lui. Da quanto tempo era lì?

Le loro dita intrecciate erano un dolore più grande dei respiri che faticavano a trascinarsi su per la gola. Il suo tocco così caldo, gentile, era quasi insopportabile ma allontanarlo sarebbe stato ancora più difficile.

«Seung Hyun!» esclamò lei, forzando la stretta. Si chinò insieme alla cascata di capelli per studiarne il viso. «Ci siamo preoccupati così tanto: Kang Jo ti ha portato qui dicendo che -»

«Non dovete preoccuparvi per me» mormorò lui, sollevandosi a fatica per mettersi seduto.

Dando una rapida occhiata alla piccola stanza notò che oltre la carta di riso della porta ombreggiava una sagoma lunga. Un mezzo sorriso scandì le labbra, dove il sangue vi era ancora immerso. Quello sciocco era rimasto lì fuori per accertarsi che stesse bene, o per ascoltare quello che avrebbero detto?

Min Rin reclamò la sua attenzione, tirandolo per la mano che non voleva mollare.

«La tua malattia, Seung Hyun... non me ne hai mai parlato» lo rimproverò.

«Per quale motivo avrei dovuto menzionarla?»

«Sono tua amica.»

Se ne avesse avuto la forza avrebbe riso. Ritirò la mano, posandola sulla veste di seta che ancora lo circondava. Doveva essere immerso nella febbre, perché il corpo rabbrividiva e non prestava ascolto ai suoi comandi.

«Ed è il motivo per cui mi ritrovo così, ma non devi dire nulla. So cosa provi per Kang Jo, immagino di averlo sempre saputo.»

Gli occhi neri di Min Rin divennero pozzi ancora più profondi. Si strinse fra le braccia, come a voler cancellare azioni crudeli. Non era ancora pronto, per questo. La conosceva bene, la sua determinazione un giorno avrebbe potuto portarla a superare la dolcezza del suo carattere e a fare in modo che il rancore venisse a galla.

«Questo non diminuisce l'affetto che mi lega a te» rispose, senza guardarlo in viso.

«Lo so, Min Rin. Saresti in grado di scaldare il cuore di chiunque: persino il mio.»

Lei si avvicinò strisciando sulle ginocchia e lo avvolse in uno stretto abbraccio. Seung Hyun, inizialmente immobilizzato da quello slancio inaspettato, lo ricambiò con riluttanza, sprofondando col viso nei suoi capelli. Era così piccole ed esile fra le sue braccia, sarebbe potuta svanire come neve al sole. Neve che non sarebbe mai stata sua.

Si staccò solo quando lo colpì un nuovo accesso di tosse, che lo portò a sdraiarsi.

«Riposati, veglierò su di te fino a quando non starai meglio» lo incoraggiò Min Rin in un sorriso.

Seung Hyun lo ricambiò e annuì. Era troppo debole, e stanco, per obiettare. Perciò, quando chiuse le palpebre non si rese nemmeno conto di esser sprofondato nel sonno.

Si risvegliò solo quando coni di luci del primo mattino si immersero nella stanza. Guardò alla sua sinistra e si accorse che Min Rin era stesa lì accanto, rannicchiata su se stessa per contenere il freddo, mentre alla sua destra dormiva Kang Jo con una espressione così impassibile da non sembrare nemmeno lui. Seung Hyun raddrizzò la schiena e si sollevò in piedi.

Loro due, fatta eccezione per suo padre, erano le cose più preziose che avesse al mondo e avrebbe protetto entrambi da qualunque avversità. Prima di andare via, ora che il corpo sembrava essersi riassestato, lasciò loro un messaggio. Li avrebbe incontrati di nuovo dopo tre giorni, per stabilire dove il nuovo villaggio sarebbe stato al sicuro.

**
Note: [1] Doryeonim: Signorino

Riuscirà Seung Hyun a mantenere la promessa fatta a se stesso? Lo scoprirete nel prossimo capitolo <3. 

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